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Autore: tbhhczerwony    30/12/2022    1 recensioni
[OC & Mirton centric | accenni a qualche ship (ajnashipping, juxtapozshipping) | demenziale, angst, a tratti violento | ambientato durante BW2]
«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»
«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»
Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

La vita di Jenna si alterna tra piacere e dovere, unendo anche il sogno di diventare Superquattro come suo zio, Mirton. Il percorso è tutt'altro che facile, ma la ragazza non vuole perdersi d'animo e credere di più in sé stessa.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Artemisio, Camilla, Catlina, Mirton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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indovinate chi è tornato? GUESS WHO'S BACK? no, ma seriamente, non ricordo neanche quando ho postato l'ultimo capitolo e questo è... non so neanche io come descriverlo. pensavo che fosse uscito corto perché appunto volevo comunque dividerlo in due parti, ma alla fine posso riassumere questo capitolo con "sogno", "not-funny-meme" e "scalinata", il prossimo devo ancora scriverlo ma spero di poterlo postare presto. non so se ho anche già accennato al fatto che vorrei cercare di finire questa "long" il prima possibile perché vorrei passare a scrivere altro, oppure ritradurre daccapo la fanfic di alola, forse sì perché sono molto ripetitivo. se no, allora lo comunico ufficialmente qui anche se non frega a nessuno, ma giusto per un reminder personale visto che mi dimentico spesso le cose. sto finendo anche il repertorio di icon di mirton, quindi devo sbrigarmi a far apparire più personaggi o perlomeno fare un'altra iconina di jenna. in ogni caso, buona lettura e buon anno!!
 
 



Riunione (parte 1)



 

Pavimento bianco e nero a scacchi, l’inconfondibile corridoio del college con gli armadietti verdi e arrugginiti, alcuni decorati, strapieni fino all’orlo tanto da essere semiaperti e altri completamente vuoti. Tra la cacofonia del viavai di studenti e insegnanti, si poteva sentire in sottofondo la melodia ovattata di Highway to Hell. Però nessuno stava suonando, Mirton aveva Artemisio e gli altri compagni di band vicino a lui, che stavano sistemando i libri e altri oggetti dentro gli armadietti.

Proprio in quel momento capì che era un sogno, non sapeva neanche lui come, ma aveva senso. Artemisio aveva ancora i suoi occhialini con lenti rosse, la camicia a fiori e i pantaloni a zampa di Copperajah. Mirton invece aveva nuovamente i suoi capelli lunghi fino al fondoschiena, le creste sui capelli fatte in modo molto più grezzo, i bracciali e il collare con le borchie e vestiti altrettanto neri. Sì, era tornato ai tempi del college quando cantava e suonava.

«Stasera sarà un grande trionfo, ragazzi!» esclamò uno dei suoi amici, biondo e con una camicia blu con teschi, «Barbie Girl piacerà a tutti!»

Barbie Girl? Non avevano mai inciso canzoni con questo titolo. Ma Mirton non si fece domande, era tutto come se fosse normale. Anche la macchina rosa che era appena entrata nel corridoio, con il tenente Surge alla guida. Il Capopalestra si tolse gli occhiali da sole, sfoggiando un sorriso smagliante.

«Salite, ragazzi!»

Prima che Mirton potesse fare un passo avanti, si sentì prendere il lembo della maglietta. Voltandosi, vide una Jenna di dieci anni, con lo sguardo appena accigliato e le mani sui fianchi.

«Zio, devi svegliarti!»

«Eh? Svegliarmi?»

A quel punto, Barbie Girl si fermò proprio all’inizio del ritornello. L’immagine davanti a lui si offuscò piano piano, venne accecato dalla luce solare della vita reale e la vera Jenna, che sospirò con le mani sui fianchi. Nella mano sinistra aveva gli auricolari che precedentemente erano attaccati alle sue orecchie.

«Zio, è tardi!» lo avvisò nuovamente lei, «Sono le sette e mezza, devi andare alla riunione!»

Mirton aveva ancora gli occhi semichiusi, ma si mise comunque lentamente seduto sul letto per stiracchiarsi.

«Ho fatto un sogno assurdo… ma perlomeno non era un incubo…»

«Io mi preparo per scuola!»

Fu quell’esclamazione da parte della nipote a farlo svegliare completamente. Si alzò di scatto dal letto e uscì dalla sua stanza, raggiungendo la ragazza nella sua.

«Non se ne parla, tu oggi a scuola non ci vai.»

«Eh? Perché no?» Jenna si voltò verso di lui con una maglietta gialla tra le mani.

Mirton sospirò, «Sai che spesso mi capita di essere trattenuto, conviene che tu venga con me»

«Secondo questa logica, non sarebbe meglio se io restassi a casa?» la ragazza gli rivolse uno sguardo confuso, inarcando un sopracciglio, «E poi non te ne sei mai preoccupato, sono sempre tornata a casa da sola, perché ora mi stai dicendo questo?»

«Perché—» il Superquattro tirò un altro sospiro. Non sapeva più quanto fosse sicuro nemmeno parlare tra le quattro mura di casa, ormai, e diede uno sguardo alla prima finestra che dava fuori, «Te lo spiego più tardi, ora vestiti»

Jenna non proferì parola sul comportamento dello zio, in quel momento pensò solamente a fare quello che aveva precedentemente richiesto. Dopodiché, una volta finito di prepararsi, si diressero entrambi alla loro auto. Jenna salì per prima, sedendosi al solito sedile a fianco al posto di guida, e notò dai finestrini che Mirton era ancora fuori, girando intorno alla macchina con certa veemenza e angoscia negli occhi. Il Superquattro salì dopo poco, chiudendo velocemente la portiera a fianco a sé con un sospiro, per poi prepararsi a partire.

I due restarono in silenzio per un po’, rimasero solamente a guardare la strada davanti a loro una volta usciti da Spiraria. Però, quel silenzio, insospettiva ancora di più Jenna che, quando si voltò a guardare lo zio, vide nuovamente quella stessa espressione di poco prima nel suo volto, con le sopracciglia aggrottate e gli occhi quasi completamente assottigliati. In quel caso probabilmente si stava solo concentrando sulla strada, però era stato troppo tempo zitto.

«Zio…» cercò di attirare la sua attenzione, «Sei un po’ strano, stamattina. Stai bene?»

Mirton tirò un leggero sospiro, «Sì… sto bene. Mi chiedo solamente di che cosa vogliano parlare oggi»

«Non ti avevo mai visto così in ansia per una riunione» affermò lei, accennando un colpo di tosse.

Il Superquattro ridacchiò con una velata ironia, «Vero? Nemmeno io mi ero mai visto così».

«E dire che avevi detto di non aver fatto nessun incubo poco fa»

«Sì, questo è vero. Ma è anche strano.» il più grande fece una pausa di qualche secondo, «Forse è meglio così».

Jenna sospirò, non ne poteva più di sentirlo mentire, «È successo qualcosa, non è vero? Avevi detto che me l’avresti spiegato»

Quando la loro auto si fermò in mezzo al traffico, Mirton si guardò intorno velocemente prima di parlare.

«Sì, siamo abbastanza lontani, te lo posso dire…»

«“Abbastanza lontani”…? Da che cosa?» ripeté Jenna, confusa.

«Da casa.» rispose lo zio, quasi evasivo, per poi riprendere parola un attimo dopo, «Non ci sono modi delicati per dirtelo… ma sono sicuro che capirai comunque. Ieri un ragazzo è venuto a sfidarmi per la seconda volta alla Lega, ma rispetto alla volta precedente ieri sembrava molto più deciso a voler vincere contro di me. Tu che stai studiando per diventare Superquattro sai benissimo che cosa voglia dire una volta che lo sfidante ti sconfigge, no?»

La ragazza lo guardò in silenzio per qualche secondo, per poi guardare la strada davanti a sé una volta che la macchina ripartì, «Non ne sono sicura, però quello che so è che dopo che sei stato sconfitto, a seconda della tua posizione, lo sfidante andrà ad affrontare il prossimo Superquattro o il Campione»

«Questo sì, ma se lo sfidante prende anche un permesso legale, può decidere di voler sconfiggerti per prendere il posto di Superquattro.» il sopracciglio destro di Mirton si alzò di riflesso mentre parlava, «Certo, il Superquattro attuale può decidere di non accettare, ma… l’esito sarà comunque lasciato al risultato di una lotta Pokémon»

Jenna si sporse leggermente in avanti nel sedile, per guardare meglio lo zio in volto, «E questo che cosa c’entra con l’essere lontani da casa?»

«Perché quel bastardo si è ossessionato a tal punto da sapere il nostro indirizzo. Ho come l’impressione che sa dove vai a scuola e ti abbia seguito fino a casa.»

Nonostante Mirton non la stesse guardando in volto, concentrato sulla strada, Jenna udì nel suo tono la stessa angoscia che poco prima presentava sul viso. Successivamente, la ragazza deglutì e abbassò lo sguardo.

«Ora hai capito perché non ho voluto farti andare a scuola oggi? Se ti avesse seguito di nuovo non me lo sarei mai perdonato, e neanche tuo padre»

Jenna rialzò lo sguardo, «Ma non posso ulteriormente assentarmi per colpa di quel tipo! Prima per via dell’allenatore Healey e ora questo? Dobbiamo trovare un modo per fermarlo… anche perché non voglio che ti faccia del male, da come ne parli sembra un delinquente…!» Questa volta tossì leggermente più forte, e si coprì le labbra con una mano.

«Mmh… non mi piace.» mormorò Mirton.

Il Superquattro approfittò dello stop per togliere le mani dal volante e posarle sulla sua sciarpa, per poi scioglierla e darla a Jenna, mettendola delicatamente intorno al suo collo.

«Perché l’hai fatto? Mi fa caldo…»

«Sì, ma è sempre meglio essere prudenti»

Sentendo l’Interpoké squillare, Mirton controllò il piccolo schermo e rispose alla chiamata che si rivelò essere di Artemisio.

«Ehiii, sei pronto per il drama?»

«Ma che drama, sicuramente sarà una riunione come tutte le altre. Non è successo nulla di particolare»

Jenna poté vedere che Artemisio aveva scrollato le spalle all’affermazione dello zio, «Sì, beh, ma potresti approfittarne per segnalare quello che mi hai scritto in chat ieri sera»

«Non c’è niente che possiamo fare, a parte ammonirlo. Non possiamo impedire a uno sfidante di farsi avanti senza delle prove, ricordi?»

«Questo sì, ma potresti almeno mettere bene la telecamera, invece di farmi vedere Jenna a testa in giù?»

La ragazza sopracitata non riuscì a trattenere una risatina, mentre Mirton realizzò che, avendo le mani sul volante, il dorso del polso destro dava a sua nipote e la telecamera dell’Interpoké era al contrario. Prima di partire, approfittò di quell’attimo per togliersi il dispositivo dal polso e metterlo al posto dell’autoradio bluetooth.

«Sei contento, adesso?» Mirton ridacchiò a sua volta e posò nuovamente le mani sul volante, «Dovevi dirmi qualcos’altro?»

«No, volevo romperti le scatole» rispose velocemente il Capopalestra di tipo Coleottero, facendo così scoppiare a ridere la ragazza a fianco al Superquattro, che ripartì una volta che il traffico si fece meno fitto.

«Oggi ce l’abbiamo onesto, secondo me deve versare il tè su qualcosa»

Artemisio rise, «Scherzi a parte… anche da voi c’è un traffico assurdo? Io sono ancora nella strada del nono percorso»

«Guardalo come si lamenta dopo che ha fatto la strada più lunga» scherzò Mirton, guardando avanti.

«Ma se te l’ho anche detto che non ero a casa ieri!» ribatté rapidamente l’amico, «E non avevo soldi per il cargo»

«Intanto mi devi ancora dire che cosa ci facevi a Ponentopoli» dopo aver detto ciò, Mirton sgranò gli occhi e guardò velocemente lo schermo, «Ma sei con Camelia?»

«Ti avrei ammazzato se ci fosse stata.»

«Allora ci ho preso, tu eri da Anemone» 

Jenna osservò la scena in silenzio, nello stesso momento in cui i due smisero di parlare per qualche secondo. Realizzando che aveva ragione, Mirton alzò le sopracciglia.

«DAVVERO?» gridò.

«Sì» Artemisio rispose a bassa voce, per poi alzarla dall’imbarazzo, «MA NON PER QUELLO CHE PENSI TU»

«Sì, sì, certo» il Superquattro annuì lentamente.

«Non prendermi in giro!»

«E chi ti prende in giro? Ho solo detto sì»

 Il Capopalestra sbuffò sonoramente, «Il tuo non era un semplice sì, era un sì sarcastico» gli disse, «Ma comunque Camelia lo sapeva già, e Anemone non è certo tipa da fare brutti scherzi ad un’amica»

«Sei comunque beato tra le donne. In ogni caso io sto arrivando, qui ci sono i fossi, quindi devo chiudere»

«A dopo!»

La chiamata finì lì, lo schermo dell’Interpoké si spense da solo. Percorsa la strada per la Lega Pokémon e trovato parcheggio—cosa abbastanza facile—Mirton e Jenna scesero dall’auto e andarono dentro l’edificio insieme. Il Superquattro toccò la statua con il suo ID, che una volta riconosciuto, permise alla statua di agire come ascensore per portare il giovane con la nipote giù, di fronte alle scale del palazzo del Campione.

Jenna sospirò rassegnata, guardando la scalinata, «Non c’è un’ascensore anche per quelle…?»

«Scherzi? Se ce ne fosse stata una l’avresti trovata affollata tra noi e i dipendenti» le rispose Mirton, «Però… io ho sempre Tyranitar.»

«Oh, sì, tirala fuori!» lo incitò la ragazza, battendo le mani.

«Sì, così si rompe la schiena a portare tutti e due»

«Oh, e dai… era un’idea carina…»

«Facciamo così» Mirton si parò davanti a lei dopo aver avanzato di qualche passo, tirando fuori la sua moneta dalla tasca destra dei pantaloni, «Testa, la cavalco io. Croce, la cavalchi tu»

Jenna ridacchiò con fare fiducioso, «Ci sto!»

Mirton lanciò la moneta in aria, per poi farla atterrare sul dorso della sua mano sinistra. Scoprì la moneta, e con evidente sorpresa vide che non era altro che croce. 

«Yippie!» esclamò con gioia la ragazza, saltellando.

Il Superquattro tirò un leggero sospiro, prendendo la Poké Ball di Tyranitar dal marsupio che indossava intorno alla vita, «Sembra proprio che sia il tuo giorno fortunato» Alzò successivamente lo sguardo verso di lei, «Però fai attenzione: le devi dire di fermarsi davanti al portone, e se non lo fa richiamala più volte. Ti potrebbe aiutare a fare un po’ di esperienza con i tipi Roccia»

«Però è l’unica di tipo Roccia che hai, no? Non puoi fare di tutta l’erba un fascio»

«A questo proposito, potresti almeno lasciarmi Lily a farmi compagnia nel tragitto?» le chiese, tirando fuori Tyranitar dalla Poké Ball, «Almeno così può curarmi la stanchezza con il suo profumino»

«Ah, certo che sei proprio furbo!» Jenna si mise le mani sui fianchi.

«Non si tratta di altro che uno scambio equivalente, signorina» Mirton scrollò le spalle con un sorriso.

«Peccato che Lily come mossa curativa abbia solamente Sintesi»

I due rimasero in silenzio per qualche secondo, con Tyranitar che li guardava spaesata.

«…Che mosse ha Lily?» domandò lui infine.

«Sintesi, Verdebufera, Petalodanza e Fascino»

Il Superquattro la guardò con delusione, «E io che mi aspettavo che al posto di Fascino ci fosse Sonnifero, che teoricamente servirebbe anche a te»

«Mi sembra che me la stia cavando benissimo anche senza quella mossa!» affermò lei, avvicinandosi a Tyranitar per salire sul suo dorso, «Comunque hai anche Krookodile, tu»

«Sei matta? Lei è più piccola di Tyranitar, le farei male» Mirton si avvicinò ad accarezzare la pancia del Pokémon Armatura, «Accompagni Jenna fino a lassù?» chiese, e notando che Tyranitar comprese quello che aveva chiesto con sguardo un po’ interrogativo, il Superquattro scosse appena la testa, «Me la caverò. Credo. Spero.»

Successivamente, Tyranitar cominciò a salire le scale con Jenna in groppa. Mirton lasciò loro un po’ di spazio per passare, per poi iniziare a percorrere lentamente la scalinata.

«Morirò.»

 
   
 
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