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Autore: Siluan    03/01/2023    5 recensioni
Uno stregone immortale che protegge la sua patria Albion in attesa del ritorno del suo re.
Un alieno millenario che può viaggiare ovunque nel tempo e nello spazio e che più volte si è proclamato difensore del pianeta Terra.
Possono due personaggi così non essersi mai incontrati?
Crossover tra Merlin e Doctor Who, con brevissimo accenno di Merthur.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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DISCLAIMER: I personaggi delle serie televisive “Merlin” e “Doctor Who”, citati in questa storia, non mi appartengono, ma sono di legittima proprietà dei loro ideatori e della della BBC.

Essi sono stati da me utilizzati a solo scopo di intrattenimento personale e senza nessuno scopo di lucro.
 



“No.”

“E dai! Quante volte dovrò ancora chiedertelo?”

Merlin rise di cuore.

“Puoi chiedermelo all’infinito, la mia risposta sarà sempre no! E il tempo a noi non manca, dico bene?”

Il Dottore si corrucciò per un attimo, poi il suo viso si illuminò in un sorriso, una scintilla di entusiasmo quasi infantile negli occhi scuri.

“Facciamo così: una volta. Soltanto una volta, e dopo potrai dirmi ‘no grazie’ e non te lo domanderò più per il resto dell’eternità.”

Trattenendo un altro sorriso, Merlin lo guardò scuotendo la testa ed alzando gli occhi al cielo.

“Certo, e se mi perdo il ritorno di Arthur perché sono in giro con te chissà dove?”

L’altro incrociò le braccia, segno che questa volta non intendeva cedere tanto presto.

“Il solstizio è stato quattro giorni fa, hai quasi un anno di tempo davanti a te! E comunque sai che posso riportarti in qualsiasi istante, anche solo un secondo dopo che siamo partiti.”

Merlin mise le mani sui fianchi e lo guardò con aria di sfida: “Allora portami al giorno in cui Arthur ritorna…”

Il Dottore sospirò esasperato: avranno avuto quella discussione almeno mille volte.

“Te l’ho già spiegato Merlin: la morte ed il ritorno di Arthur sono due punti fissi nel Tempo, non si può modificarli o interferire con essi.”

Certo, Merlin lo sapeva perfettamente, ma doveva provarci.

“E allora la mia risposta resta no, non entrerò nel tuo Tardis, e non ti seguirò nelle tue folli avventure.”

Erano decenni che l’alieno che si faceva chiamare ‘Il Dottore’ lo pregava di unirsi a lui nelle sue esplorazioni di spazio e tempo, ma lui aveva sempre declinato l’offerta. Non che non fosse tentato, anzi! La sua innata curiosità l’avrebbe fatto accettare subito, ma la sua lealtà andava prima di tutto ad Arthur, sapeva fin nel profondo del suo essere che il suo posto era lì, e fino a quando lui non fosse tornato non poteva permettersi distrazioni di sorta.

Il Dottore gli mise le mani sulle spalle e lo fissò sollevando le sopracciglia.

“Ascolta, ti prometto che ne varrà la pena. Un viaggio veloce, niente di stravagante o pericoloso, solo un breve spostamento nel tempo restando sulla Terra.”

Merlin sostenne lo sguardo e sospirò, ma non rispose. La verità è che aveva paura, paura che il viaggio gli piacesse così tanto da volerne fare un altro, e poi un altro ancora, rischiando di mancare all’appuntamento più importante della sua vita, quello che stava aspettando da più di mille anni. Non poteva permettere che accadesse.

“Tornerai in tempo, te lo giuro!” sottolineò l’altro come se gli avesse letto nella mente. A volte pensava che ne fosse davvero capace.

Inaspettatamente qualcosa fece breccia, non seppe dire perché questa volta fosse diversa da tutte le precedenti, fu come un sussurro del suo animo che gli diceva ‘Vai’. Nei secoli aveva imparato a fidarsi del sui istinto più profondo, così si rilassò ed inspirando a fondo lasciò affiorare un lieve sorriso.

“Va bene”, disse solamente, e il senso di eccitazione che precedeva l’inizio di un’avventura sconosciuta gli fece crepitare leggermente la magia sulla punta delle dita.

Il Dottore rimase di stucco per un secondo, come se non fosse sicuro di quello che aveva sentito, poi esplose in una risata contagiosa, stringendolo in un abbraccio.

“Grandioso!” esclamò staccandosi da lui elettrizzato. “Vieni, non perdiamo tempo!”

Gli strizzò l’occhio e si avviò a grandi passi verso la cabina blu, le Converse rosse che facevano scricchiolare l’erba secca, il trench che gli svolazzava alle spalle per il movimento.

Ridendo a sua volta Merlin lo seguì e raggiunse il Tardis, osservandolo con genuina curiosità. Non ci era mai entrato, e anche se gli aveva spiegato per sommi capi cos’era e come funzionava, doveva ammettere che non vedeva l’ora di vederlo in azione.

Varcò la soglia e rimase a bocca aperta, perché un conto era farselo descrivere, e un conto era vederlo con i propri occhi. Si guardò intorno cercando di assimilare tutto quello che riusciva, l'ampio spazio interno inspiegabilmente più grande di quello esterno, mentre il Dottore aveva già iniziato ad armeggiare intorno alla consolle rotonda che occupava lo spazio centrale, su un piano rialzato.

“Allora, che te ne pare?” gli chiese con uno sguardo divertito, senza smettere di premere bottoni e girare manopole, in una sequenza che all’occhio inesperto di Merlin sembrava del tutto casuale.

“Beh Dottore, sicuramente è qualcosa che non si vede tutti i giorni”, rispose accarezzando una delle strane colonne ricurve che circondavano la plancia centrale, e realizzando che non aveva la più pallida idea di che materiale fosse.

Continuando a sorridere il Dottore si concentrò per qualche istante su uno schermo, poi si rivolse di nuovo a lui, che in quel momento stava scrutando su per una scala cercando di immaginare cosa potesse nascondersi lassù.

“Allora, preferenze per dove e quando?” chiese con entusiasmo.

Merlin ricambiò lo sguardo sorpreso, non pensava di dover decidere lui la destinazione; la mente vagò e dopo un secondo si fece serio, sentendo una morsa alla bocca dello stomaco.

“Non nel mio passato,” bisbigliò, “ti prego, non sopporterei di rivederlo com’era un tempo.”

L’altro annuì solenne, digitò una serie di dati, che lui intuì fossero coordinate, e poi con un sorriso annunciò: “Siamo pronti!”

Merlin sentì un brivido di adrenalina che lo scuoteva da capo a piedi; erano letteralmente secoli che non si sentiva così vivo, che non affrontava qualcosa di così nuovo e sconosciuto, e deglutì dall’emozione perché erano sensazioni meravigliose.

“Ti consiglio di sederti lì e reggerti”, aggiunse il Dottore indicandogli una poltroncina dall’altro lato della consolle.

Fece subito come gli era stato chiesto e poi annuì nella sua direzione, per indicargli che era pronto.

Il sorriso del Dottore si allargò: “Allons-y!” esclamò mentre abbassava una grossa leva.

Con le mani spasmodicamente strette al sedile, Merlin osservò affascinato il meccanismo nel cilindro centrale che si metteva in movimento, mentre il classico rumore del motore del Tardis, che ben conosceva, invadeva l’ambiente fino a diventare quasi assordante, e le luci si alzavano e si abbassavano a ritmo.

Il Dottore era felicità allo stato puro: se non pensasse che fosse del tutto assurdo, avrebbe detto che il suo rapporto con la nave fosse come quello tra lui ed Arthur. Scosse la testa di fronte a quell’idea ridicola, eppure una parte di lui non poteva escluderla, dopo tutto gli aveva raccontato che la nave possedeva una propria coscienza ed intelligenza.

Ma successe anche qualcos'altro: la sua magia sembrò reagire alla tecnologia dei Signori del Tempo, e la sentì pulsare alla stessa cadenza del Tardis, rispondendo ed adattandosi ad essa. Fu una sensazione bizzarra, che lo attraversò come un brivido facendogli rizzare i peli sulle braccia. Era ancora perso in tutte queste riflessioni quando avvertì il motore rallentare, fino a fermarsi del tutto.

“Siamo già arrivati?” chiese con autentica sorpresa, rilassandosi un po’ sul sedile.

“Te l’ho detto che non andavamo lontani”, e gli fece cenno con la mano in direzione della porta.

Merlin schizzò in piedi eccitato e lo seguì all’uscita; il Dottore aprì ed uscì senza indugio, mentre lui esitò un istante, accecato dalla luce solare che inondava l’ingresso.

Prese un profondo respiro e varcò la soglia.

 

Non sapeva esattamente cosa si sarebbe trovato di fronte, ma di sicuro quel che vide non era ciò che si era immaginato. Si trovavano in una semplice strada urbana, con una fila di piccoli condomini su un lato ed un parco erboso sull'altro; le casette di due-tre piani erano di colore bianco, con qualche dettaglio color pastello, e lungo la via erano ordinatamente parcheggiate una serie di macchine. Nel complesso sembrava un luogo tranquillo e confortevole, poteva essere un qualsiasi quartiere residenziale di qualsiasi città inglese.

Si voltò a cercare il Dottore, che stava esaminando i dintorni con quel suo attrezzo che si ostinava a chiamare 'cacciavite'.

“Sì! Sì! Siamo proprio nel posto giusto!” esclamò, dando l'impressione di non averci creduto del tutto neanche lui. Poi si accigliò leggermente. “Oh no!”

“Cosa? Cosa c'è?” domandò Merlin in allerta, aspettandosi qualche guaio da un momento all'altro.

“No niente, siamo solo arrivati qualche minuto prima rispetto a quello che avevo previsto.”

Il sorriso disarmante del Dottore lo fece rilassare e scattare allo stesso tempo.

“E ti sembra un motivo valido per farmi prendere un colpo!” sbottò con una mezza risata.

L'altro si strinse nelle spalle a mo' di scusa e si guardò di nuovo intorno.

“Quella è la porta che dobbiamo tenere d'occhio”, indicò con un cenno del capo.

Il mago la osservò con interesse, ma non ci trovò nulla di strano o particolare.

“Vieni, non dobbiamo farci vedere quando usciranno”, aggiunse trascinandolo dietro l'angolo nel vialetto tra una casa e l'altra.

Ora la curiosità stava prendendo il sopravvento, una strana euforia che gli impediva quasi di stare fermo, così per tenersi occupato si mise ad osservare le auto parcheggiate. Ad un esame più attento si rese conto che pur essendo simili a quelle che conosceva nel suo tempo, la metà degli anni '80, le linee erano diverse, meno squadrate forse, e molti modelli gli erano del tutto ignoti.

Futuro.

La parola gli attraversò la mente come una scarica elettrica. Quindi erano nel futuro? Di quanto? Dove? Mentre queste e mille altre domande gli si affollavano in testa vide passare dei ragazzini in bicicletta, e con sollievo notò che non sembravano molto diverse da quelle che conosceva.

Poco dopo una donna camminò accanto a loro sul marciapiede, tenendo davanti alla faccia un oggetto scuro e liscio a cui stava parlando ad alta voce; quando li superò, Merlin si meravigliò nel notare che sul lato rivolto verso di lei c'era l'immagine di un'altra persona che parlava, come se fosse un piccolo televisore.

Trattenne a sento un'esclamazione di stupore, sotto lo sguardo divertito del Dottore.

“E quello che cos'era?” gli chiese sottovoce.

“Un telefono cellulare di ultima generazione, lo chiamano 'smartphone', ma io ancora non mi ci trovo.”

“Cellulare”, ripeté Merlin piano, assaporando quella parola sconosciuta, poi lo guardò serio: “In che anno siamo?”

Il Dottore strinse le labbra e com'era ovvio Merlin indovinò la risposta.

“Non puoi dirmelo, giusto?”

L'altro scosse la testa, quasi dispiaciuto: “Non posso darti troppi dettagli del tuo futuro, lo sai... ma stando un po' più larghi, posso dirti che siamo nel primo ventennio degli anni 2000”.

Merlin assimilò l'informazione appena ricevuta, e anche quella che il Dottore si era lasciato scappare: quel luogo aveva a che fare col suo futuro.

“Ecco, ci siamo”, lo richiamò l'altro tirandogli leggermente una manica.

Deglutendo si sporse leggermente oltre l'angolo per osservare, e dal portone del condominio a fianco uscì... Merlin!

Trattenne il respiro e stette a guardare il sé stesso del futuro che faceva qualche passo e poi si fermava voltandosi verso la porta, come ad aspettare qualcuno. Era vestito più o meno com'era lui ora, jeans e maglietta, e aveva un'espressione che Merlin non riusciva del tutto a decifrare, nonostante fosse la sua ben nota faccia; sembrava... felice?

Dopo un attimo una seconda persona uscì dal portone e in quell'istante il cuore di Merlin si fermò, prima di esplodere in un tumulto di gioia incontenibile. Quei capelli biondi, solo un po' più corti di come li ricordava, quegli occhi azzurri in cui si specchiava il cielo, quel sorriso leggermente sghembo... Arthur! Arthur! Arthur! La sua mente non smetteva di ripeterlo, come fosse un mantra, e si tappò la bocca con la mano per soffocare i singhiozzi, mentre le lacrime cominciavano a scendere copiose arrivando a bagnargli la t-shirt.

Arthur guardò lungo la strada e poi scuotendo la testa appoggiò le mani e il sedere su un corrimano; Merlin, l'altro Merlin, gli si accostò parlando e poi scoppiò a ridere per qualcosa detto da Arthur, che lui da quella distanza non poteva sentire.

Merlin faceva fatica a respirare. Il tempo sembrava essersi cristallizzato e lui non riusciva a distogliere lo sguardo dalla figura atletica del nuovo Arthur, che chiacchierava amabilmente col suo sé futuro. Scosso dai singulti di un pianto che non voleva saperne di smettere, dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per resistere all'impulso di correre fuori e andare ad abbracciarlo.

Il suo Re. Il suo Destino. La sua Vita.

Era lì a pochi passi da lui, eppure irraggiungibile, e all'indescrivibile felicità che palpitava in lui nel rivederlo finalmente vivo si sovrapponeva una tristezza quasi dolorosa per il fatto che non poteva ancora riaverlo. Non ancora, ma Arthur sarebbe tornato, e averne l'assoluta certezza, anziché un'incrollabile speranza, era molto più di quanto avrebbe potuto desiderare. Si sarebbero ritrovati, ma tra quanto? Una trentina d'anni, stando a quanto detto dal Dottore. E trent'anni erano davvero poco, se paragonati ai lunghi secoli precedenti.

Col cuore che batteva furiosamente Merlin li osservò rapito, mentre Arthur mostrava all'altro Merlin qualcosa sul suo... come si chiamava? Ah sì, cellulare... qualcosa che fece ridacchiare entrambi; la scena sembrava così familiare che venne pervaso da una dolce malinconia; sopraffatto dalle tante, troppe emozioni che l'avevano travolto si ritirò dietro l'angolo facendo dei respiri profondi. Guardò il cielo e rise, rise perché ormai parte della felicità dell'altro Merlin doveva averlo raggiunto, perché un giorno non lontano sarebbe stato lui lì con Arthur a ridere, e tutto sarebbe stato finalmente perfetto.

Il Dottore sorrise a sua volta, partecipe della sua gioia, e quasi gli dispiacque che l'amico avesse distolto lo sguardo proprio ora, perché un attimo dopo Arthur aveva attirato a sé il suo Merlin, le mani languidamente sui suoi fianchi, e Merlin sorridendo aveva passato le braccia dietro al suo collo, chinando poi il viso per rubargli un bacio leggero.

No, forse è meglio così, pensò il Dottore, è giusto che Merlin scopra e viva le cose a tempo debito.

D'un tratto una macchina grigia si fermò in strada con due colpi di clacson e i due si separarono, salutando gli occupanti dell'auto.

Sobbalzando a quel rumore, il Merlin del passato si voltò nuovamente a guardare, ma tra il riflesso sui vetri e gli occhi ancora leggermente annebbiati di lacrime, non riuscì a scorgere chi ci fosse all'interno.

Vide Arthur ridere di gusto a qualcosa detto dal passeggero, e poi entrare nel veicolo; avvertì una fitta dolorosa di nostalgia nell'istante in cui sparì alla sua vista e strinse i denti.

Dall'altro lato il sé stesso del futuro si bloccò un attimo con la mano sulla portiera e guardò dritto nella sua direzione. Per una frazione di secondo i loro sguardi si incrociarono, poi gli sorrise e si accomodò a sua volta nell'auto.

Mentre la vettura ripartiva oltrepassandoli, Merlin si appiattì contro il muro dietro l'angolo, ansimando in preda al panico.

“Ci siamo guardati, Dottore! Io e l'altro me ci siamo guardati!” esclamò in tono stridulo. “Questo causerà uno di quei paradossi che distruggono lo spazio-tempo di cui mi hai parlato?”

Lo vide quasi mettersi a ridere, mentre lui era sull'orlo di una crisi isterica.

“No, stai tranquillo”, lo rassicurò l'altro poggiandogli una mano sulla spalla. “Tu sapevi chi era lui, e lui, beh, anche, perché probabilmente ricordava questo momento del suo passato; quindi no, per oggi nessun pericolo per il continuum spazio-temporale.”

Gli strizzò l'occhio e attese pazientemente che Merlin si calmasse, cosa di cui gli fu estremamente grato.

Quando finalmente riacquistò la padronanza di sé, si asciugò il viso e lo guardò con sincera e profonda commozione.

“Grazie Dottore, grazie di cuore”, disse con voce incrinata.

Il Dottore sollevò leggermente le mani verso l'alto ed esclamò: “Buon compleanno Merlin!”

Si fissarono per un attimo, poi Merlin scoppiò a ridere: “Ma oggi non è il mio compleanno!”

L'altro si accigliò confuso: “Davvero? Oh beh, allora consideralo un regalo per tutti i compleanni che non ho festeggiato con te!”

Risero entrambi, la tensione di tutto ciò che era accaduto negli ultimi minuti che iniziava finalmente a sciogliersi.

Poi gli venne in mente qualcosa e avvertì di nuovo una leggera stretta allo stomaco.

“Ma Dottore, non mi hai svelato troppe cose del mio futuro?” domandò accigliandosi preoccupato.

L'altro sbuffò scrollando le spalle: “Non sai né il luogo né la data, ti ho solo confermato qualcosa che sapevi già sarebbe successa, prima o poi”. Ammiccò con un sorriso gentile.

“Ed è bello sapere che sarà più prima che poi”, sospirò Merlin volgendo un ultima volta lo sguardo alla casa dove, evidentemente, avrebbe abitato con Arthur. Solo il pensiero lo faceva sentire pieno e appagato. Il futuro non era mai stato così luminoso.

“Dai, ti riporto a casa.”

Lo sgomitò leggermente e indicò il Tardis con un cenno della testa.

Merlin fece un profondo respiro ed annuì, seguendolo.

 

Il viaggio di ritorno fu, se possibile, ancora più breve dell'andata, ma Merlin non vi prestò attenzione. Stava rielaborando tutto e ogni singolo pensiero, ogni singola emozione provata lo riempivano di un calore straordinario; rivedeva davanti a sé il viso di Arthur, vivo, sorridente, bellissimo, e non poteva fare a meno di pensare che era valsa la pena aspettare tanto a lungo. Lottò per ricacciare indietro nuove lacrime che minacciavano di travolgerlo.

Anche questa volta la sua magia si intrecciò leggermente con la tecnologia temporale, e d'un tratto le note di una canzone si diffusero nell'aria.

Il Dottore si guardò intorno confuso e stupito.

“Sei stato tu?” gli chiese, mentre 'Who wants to live forever' dei Queen riverberava nel Tardis.

Merlin sorrise e si commosse allo stesso tempo: adorava quella canzone! Ed era sicuro che anche Arthur l'avrebbe amata.

“Credo che il Tardis stia reagendo al mio stato d'animo, siamo in qualche modo connessi attraverso la mia magia.”

“Oh, interessante. Evidentemente le piaci!”

“Le? Il Tardis è una lei?”

“Mmm, sì e no, è difficile da spiegare”, rispose gesticolando.

“Ok ok, lascia stare, non ha importanza”, tagliò corto Merlin, tornando a rilassarsi godendosi la musica. Chiuse gli occhi con un sospiro di contentezza.

Il Dottore sorrise ed accarezzò piano la consolle: “Ben fatto”, sussurrò ammiccando verso l'alto.

 

Come promesso ritornarono esattamente nel luogo e nel momento in cui erano partiti.

Uscirono nell'aria fresca della sera e il Dottore si fermò sulla porta, appoggiato allo stipite con le braccia conserte e un sorriso furbo sul viso.

“Allora, è sempre un no?”

Merlin sogghignò mentre si voltava a salutarlo.

“Avevi promesso che non me l'avresti più chiesto.”

“Sì, va bene, va bene.”

Alzò le mani al cielo in segno di resa, ma poi estrasse dalla tasca della giacca un bigliettino.

“Semmai dovessi cambiare idea, questo è il mio numero di cellulare, per quando ne avrai uno, ovvio, così potrai chiamarmi quando vuoi.”

Merlin prese il foglio come se fosse un raro e prezioso tesoro e lo mise al sicuro in tasca.

“Grazie. Di tutto. Davvero, io...” si interruppe con un groppo in gola: ciò che quel folle viaggiatore del tempo gli aveva regalato oggi era davvero inestimabile.

“Oh, su, non ti metterai di nuovo a piangere, vero? Cosa penserebbe di te il tuo Arthur?”

Solo sentire il suo nome faceva automaticamente comparire un dolce sorriso.

“Direbbe che sono una ragazzina,” rispose tirando su col naso e raddrizzando le spalle, “e forse stavolta potrebbe avere ragione”.

Il Dottore scoppiò a ridere, scuotendo la testa.

“Niente di più lontano dalla realtà, vero? Dovrò dirglielo, la prossima volta che lo vedo.”

“A-aspetta, tu conosci anche Arthur?” domandò Merlin spiazzato. “Come? Quando?”

“Ah-ah,” lo interruppe l'altro facendo oscillare un dito a destra e a sinistra, “spoiler.”

Poi gli strizzò l'occhio e arretrò di un passo.

“Abbi cura di te Merlin, il mondo avrà bisogno di te quando sarà il momento.”

“Anche tu abbi cura di te Dottore; di' un po', avrai ancora questa faccia quando ci rivedremo?”

L'altro ci pensò su un secondo. “No, probabilmente no, ma tanto tu mi riconosci sempre e comunque.”

Si guardarono ed annuirono, poi il Dottore rientrò chiudendosi la porta alle spalle. Qualche istante dopo il Tardis era scomparso.

Merlin fece un profondo sospiro e sorrise. Trent'anni passavano in fretta, vero?
 



ANGOLO AUTRICE

Ho stupito me stessa scrivendo questa fanfic a tempo di record (per i miei tempi!).

L'idea che il Dottore e Merlin si conoscano e che il Dottore lo voglia come suo compagno di viaggio non sono proprio mie originali, le avevo viste tempo fa in una serie di strisce di lao-pendragon, a cui mi sono ispirata.

La scintilla che mi ha spinto a scriverla è stata l'ultima scena dello speciale di Natale 2022 di Dr Who (che ovviamente non spoilero).

Inoltre, pur essendo un racconto fine a sé stesso, è anche un piccolo prequel a una long a cui sto lavorando da tanto tempo (e che chissà se vedrà mai la fine, dato che è la più complessa tra quelle che sto scrivendo).

Grazie per la lettura, e se vi va lasciate un commento.

Allons-y!

  
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