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Autore: starlight1205    09/01/2023    3 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Un silenzio innaturale e sinistro calò come brina a ghiacciare l’atmosfera all’interno del piccolo bagno.
Fred si sentì attraversato dall’ennesimo brivido della giornata, mentre sbatteva le palpebre per riprendersi dalle parole di Diana.
- Greyback ti ha preso il Blackhole?- domandò Fred con aria sconvolta scrollando un’attonita Diana per le spalle.
Lei si limitò a fissarlo senza proferire parola, ipnotizzata dalla consapevolezza di non avere più il vecchio orologio con sè.
- Ti può essere caduto mentre venivate qui? - la incalzò nuovamente Fred con una seconda, lieve, scrollata di spalle.
- Io...non lo so...lui lo voleva... - balbettò Diana con lo sguardo perso nel cercare di ricordare come e quando potesse aver perduto il suo inseparabile Blackhole - ma poi George lo ha attaccato...è successo tutto in fretta...Non me sono accorta!
Fred lasciò la presa su Diana e si appoggiò con entrambe le mani al lavandino domandandosi se quella giornata avrebbe mai visto una fine, dato che gli eventi continuavano a colpirli come una pioggia di meteoriti. Non riuscì a trattenere un verso molto simile a un ruggito di frustrazione, mentre stringeva le dita sul bordo di ceramica.
- Vado a cercarlo - sentenziò infine cercando di raggiungere la porta del bagno.
Non ce la faceva proprio a starsene fermo in casa senza tentare di porre rimedio a quanto accaduto.
- Chi vai a cercare? - esclamò Diana preoccupata e minacciosa allo stesso tempo - Greyback? 
- Non lo so - sbottò Fred spazientito e inquieto - il Blackhole, Greyback...tutti e due! Non lo so, ok?
- Vengo con te - si offrì Diana seguendolo e risistemandosi in qualche modo il vestito slacciato per metà.

Fred sentiva il sangue ribollire per la rabbia. 
Durante l’attacco alla Tana, l’aveva persa di vista e poi l’aveva lasciata per aiutare Lee.
Greyback avrebbe potuto uccidere Diana e lui non c’era.
Si era ripromesso di proteggerla e tenerla al sicuro e aveva fallito.
E il Blackhole era sparito.
Non poteva andare peggio di così.

- No, tu resti qui!- ordinò Fred con un tono più tagliente di quanto avrebbe voluto, voltandosi di scatto per bloccare Diana con il proprio corpo, evitandole di varcare la soglia del bagno.
- Il Blackhole è mio, perciò vengo anch’io! - scattò Diana iniziando ad arrabbiarsi.
Fred scosse la testa con vigore, imperterrito nella sua posizione, e esclamò: - Tu non esci da questa stanza! Greyback avrebbe potuto morderti, te ne rendi conto? - emise un grugnito lamentoso perchè il solo pensarci gli faceva perdere le staffe - o ucciderti!
Diana rimase a fissarlo, forse cominciando a comprendere quanto lei e George fossero stati fortunati, e Fred approfittò di quell’attimo di incertezza per fare due veloci passi all’indietro oltre la soglia del bagno e per chiudere con rabbia la porta, lasciando Diana all’interno.
Per un attimo aveva visto solo lo sguardo profondamente sconvolto e offeso di Diana, prima che la porta di legno chiaro si frapponesse con forza tra loro.
- Colloportus! - risoluto, pronunciò l’incantesimo e sferrò un calcio alla porta per tentare di sfogare la collera.
Dall’altra parte, sentì Diana prendere a pugni la porta e gridare, ma almeno l’incantesimo sigillante l’avrebbe tenuta dove doveva stare. Al sicuro.
- Freddie? - domandò George facendo capolino dalla sua camera, lo sguardo preoccupato che si alternava tra Fred e la porta del bagno - che significa?
- Glielo hanno preso, George - esclamò Fred sfilandosi in un secco movimento la camicia insanguinata per mettersi una maglietta, muovendosi da una stanza all’altra in maniera convulsa - le hanno preso il Blackhole. Vado a cercarlo!
- Ok... - cercò di dire George in tono tranquillo, come per convincerlo a calmarsi - vengo con te!
- No - rispose Fred bruscamente puntando la bacchetta sulla ferita che aveva sul proprio braccio per fermare il sangue - resta qui con Diana!
George annuì, a labbra strette e poi, cercando di sovrastare le urla di Diana che li raggiungevano da dietro la porta del bagno, tentò: - Ok, ma almeno falla uscire...
- No - gridò Fred accecato dalla rabbia. Aveva già raggiunto l’imbocco delle scale, ma tornò indietro appositamente per lanciare un’occhiata penetrante al fratello - e non ti azzardare ad aprire quella porta!
- Freddie, calmati... - provò nuovamente a dire George, ma la voce del gemello si perse alle sue spalle, perchè lui stava già scendendo le scale di corsa.

Diana continuava a picchiare freneticamente i pugni sulla porta chiusa, tanto da farsi male alle nocche, mentre sentiva le voci di Fred e George parlare concitate in soggiorno.
- Fred, fammi uscire! - gridò per l’ennesima volta, senza ricevere una risposta e aggredendo la maniglia in ottone, senza successo.
Riprese fiato e sentì Fred alzare la voce contro George, prima che la casa sprofondasse in un desolato silenzio.
- Fred? - riprovò a dire Diana, cercando di sembrare convincente, mentre la gola le bruciava per aver gridato troppo a lungo.
Nessuna risposta.
- George? - tentò nuovamente, appoggiando l’orecchio alla superficie lignea per provare a cogliere qualche suono.
Dei passi si muovevano incerti avanti e indietro fuori dalla porta.
- George! - sbottò Diana sentendo le lacrime pungere per la frustrazione e ricominciando a prendere istericamente a pugni la porta - so che sei lì! Apri!
Dopo qualche attimo di silenzio, la raggiunse la voce di George.
- Io ti apro la porta, ma tu mi prometti di calmarti e di non fare la pazza, ok?
- Va bene - concesse Diana, esausta, appoggiando la fronte contro il legno.
Uno scatto la fece spostare e la maniglia si abbassò, mentre lo spiraglio della porta che si apriva lentamente rivelava il viso dubbioso di George.
Diana si precipitò fuori dalla stanza spingendo George di lato per raggiungere la porta che l’avrebbe condotta giù dalle scale e poi in strada.
Afferrò la maniglia, ma la porta sembrava chiusa a chiave, quindi si voltò a osservare George, profondamente offesa per esserci cascata.
- Credevi davvero che fossi così stupido? - domandò George inarcando le sopracciglia.
- Fammi uscire! Voglio andare con Fred! - gridò Diana oltraggiata.
- No! E’ pericoloso e senza di me non puoi uscire da Diagon Alley! - la prese per le spalle e la condusse, tranquillamente, verso il divano - quindi adesso tu ti siedi qui e fai la brava, intesi? E non farti venire altre strane idee, perchè non ci metto niente a bloccare tutte le finestre!
Diana sbuffò impotente e si lasciò cadere pesantemente sul divano.
- Che succede? - la voce di Lee Jordan li raggiunse allarmata, mentre il ragazzo zoppicante, che indossava dei pantaloncini, si trascinava in soggiorno.
George fece sedere Lee su divano e, mentre cercava di cicatrizzare la ferita di Lee con svariati incantesimi, si mise a riassumere gli eventi della serata.
Diana, incapace di riascoltare la cronaca della propria stupidità, si alzò dal divano sentendo lo sguardo di George controllarla ferocemente.
- Vado solo a farmi una doccia - borbottò lei contrariata, lasciando la stanza per chiudersi, questa volta volontariamente, in bagno.
Mentre si sfilava con gesti secchi e rabbiosi il vestito per infilarsi sotto al getto di acqua calda, stringeva i denti per evitare di cedere alle lacrime e alla disperazione.
L’acqua calda sembrò acquietare un poco la sua rabbia cocente nei confronti di Fred e la delusione e l’amarezza per essere di nuovo inerme come una neonata, la travolsero come una valanga.
Che cosa sarebbe successo se, effettivamente, i Mangiamorte e di conseguenza Lord Voldemort fossero entrati in possesso del Blackhole?
Si sentiva incredibilmente svuotata, ma allo stesso tempo la stessa identica persona di quando il Blackhole era ancora appeso al suo collo.
L’acqua tinta di rosso dal colore che grondava dai suoi capelli scivolava come sangue sul candido piatto della doccia, facendola riflettere su quanto lei, George e tutte quelle ignare persone fossero stati in pericolo. E a quanto lei fosse stata avventata ad utilizzare il potere del Blackhole con il rischio di fare del male a qualcuno a sua volta.
L’espressione preoccupata di Fred si affacciò nuovamente tra i suoi pensieri, facendole stringere lo stomaco.
Forse si era solo spaventato all’idea che le accadesse qualcosa di brutto.
Chiuse il getto d’acqua e si avvolse in uno dei due asciugamani per tamponarsi i capelli con l’altro.
Si sentiva irrimediabilmente dilaniata dallo sconforto e dalla rabbia.
Una volta asciutta, agguantò una maglietta blu che Fred le aveva appoggiato sul mobile.
Era enorme e probabilmente apparteneva proprio a lui.
Con uno sbuffo contrariato, Diana se la infilò constatando che quella bastava a farle praticamente da mini abito, quindi, ancora stizzita e frastornata, fece sbucare i capelli dal collo della t-shirt e si diresse nuovamente in soggiorno per prendere posto sul divano accanto a Lee Jordan.
Incrociò le braccia al petto, ben decisa a rimanere trincerata in un luttuoso silenzio, mentre si domandava se sarebbe riuscita ad essere altrettanto equilibrata una volta che Fred avesse fatto ritorno.
Lee si lasciò sfuggire un lamento dolorante e lo sguardo di Diana si posò sul viso sofferente del ragazzo.
- Ti fa male? - domandò preoccupata.
- Non smette di sanguinare - rispose per lui George arrivando dalla cucina con delle bende e delle garze.
- Faccio io - si propose Diana allungando una mano per offrirsi di aiutare Lee. Forse in quel modo sarebbe riuscita a non autoflagellarsi mentalmente.
George annuì e le passò le garze, mentre Diana si alzava e faceva appoggiare a Lee la gamba su una sedia per chinarsi a ripulire la ferita.
- Non ti fa senso? - domandò Lee, che invece sembrava sul punto di vomitare, ritraendosi sofferente.
- No - rispose Diana sentendo la rabbia e la frustrazione scemare lentamente ogni volta che sfregava delicatamente la garza sul polpaccio del ragazzo - io e zia Karen, in negozio, ci siamo tagliate un sacco di volte mentre riparavamo qualche mobile e quindi ho dovuto imparare ad arrangiarmi.
Lee si limitò ad osservarla in silenzio, perchè non poteva avere idea di chi fosse zia Karen nè di che negozio parlasse, ma si rilassò leggemente e si lasciò bendare la gamba, mente George osservava la scena a distanza, in piedi accanto alla finestra in attesa che Fred tornasse.

Nel frattempo, Fred ripercorse a passo svelto la strada di cui George gli aveva parlato, ma una volta arrivato all’incrocio tra Charing Cross Road e Shaftesbury Avenue, dovette fermarsi perchè la via era completamente allagata e la polizia babbana aveva transennato la zona per evitare che frotte di curiosi si avvicinassero, mentre altri bizzarri poliziotti con strane tute tentavano di fermare l’acqua che continuava a fuoriuscire dalle tubature danneggiate. Le sirene andavano avanti ad ululare nella notte, mentre la folla che si era inevitabilmente schiacciata sulle transenne, guardava impressionata la voragine apertasi al centro della strada. 
Anche Fred rimase immobile e stupito di fronte al disastro e a quanto Diana fosse stata in grado di fare. Deglutì a disagio nel constatare che, una volta rientrato a casa, con o senza Blackhole, sarebbe stata tranquillamente in grado di ridurlo in poltiglia per averla chiusa dentro al bagno.
Fred meditò per qualche minuto di lanciare qualche incantesimo per farsi largo tra la folla, ma c’erano troppe persone che avrebbero potuto vederlo.

Stava per tornare mestamente sui suoi passi, quando la sua attenzione fu catturata da una figura tra la folla che guardava con aria assorta il manto stradale squarciato. Giubbotto di pelle e anfibi non erano parte del suo solito abbigliamento, i capelli scuri non erano ordinati come al solito e lo sguardo nero come la pece era fisso a terra. 
Era chiaro che avesse tentato di mimetizzarsi al meglio tra i babbani, ma Fred lo riconobbe subito. 
Era Benjamin Murray.
Fred ricordò prontamente l’espressione crudele che aveva presto trovato spazio sul viso di Ben durante la conversazione tra lui e Daniel origliata durante il matrimonio.
Il bisogno di saperne di più lo spinse a dirigersi verso il mago.
Tentò di farsi spazio tra la folla per aggirare la zona transennata e raggiungere Ben, senza interrompere il contatto visivo con lui come per tenerlo inchiodato dov’era.
Stava per raggiungerlo quando un baffuto poliziotto babbano lo bloccò con una mano sul petto.
- Ehi, dove sta andando, giovanotto? - il tono di voce alto e autoritario attirò l’attenzione di Ben e gli fece sollevare lo sguardo ad incrociare quello di Fred, ormai a pochi metri di distanza - da qui non si passa!
Fred spinse di lato il poliziotto per raggiungere Ben, ma era troppo tardi. 
Ben Murray, con la solita espressione impenetrabile e con un secco rumore, si era già smaterializzato senza che qualcuno lo notasse.
Fred digrignò i denti per la frustrazione e sbuffò, mentre il poliziotto lo tratteneva per un braccio con una presa ferrea.
- Dove credeva di andare così di fretta da spintonare un agente? - lo apostrofò severamente il poliziotto baffuto, mentre Fred continuava a guardarsi intorno agitato - ora, con calma, risponderà alle mie domande. Cominci con il farmi vedere i suoi documenti!
Fred rimase ad osservare la mano dell’uomo protesa verso di lui.
- I documenti? - domandò Fred perplesso.
- Si, i suoi documenti! - lo incalzò l’arcigno poliziotto agitando la mano e facendo fremere i baffi per il disappunto - me li dia! Subito!
- Ok ok - brontolò Fred esitante, ma per niente intimorito, infilando una mano nella tasca dei pantaloni - li prendo subito! - aggiunse, lasciando appositamente cadere dalla tasca un Detonatore Abbindolante, custodito fino a quel momento solo per movimentare il matrimonio di Bill e Fleur. Il piccolo aggeggio sgambettò velocemente in mezzo alla folla, prima di mettersi a strombazzare, a emettere fumo rosso e giochi di luce stroboscopici, mandando velocemente i presenti nel panico e distogliendo da lui l’attenzione del poliziotto quanto bastava per un’agile e insospettabile fuga a ritroso verso Diagon Alley.

Per lo meno la passeggiata notturna era servita a schiarirgli le idee, anche se nel profondo sentiva una grande voglia di riempire di botte Benjamin Murray.
Improvvisamente, lo investì un senso di nausea per quello che aveva fatto a Diana e per aver alzato la voce anche con George.
Quando aveva visto il livido sulla schiena della ragazza aveva sentito le tempie pulsare e le mani fremere per il desiderio di fare del male a Greyback e non aveva capito più nulla.
Si era comportato come uno stronzo chiudendola nel bagno. 
Probabilmente anche lei stava da schifo per non avere più il Blackhole.
E George, come al solito, era riuscito a mantenere la mente un po’ più lucida rispetto a lui. 
Sperò solo che il fratello non lo avesse ascoltato e le avesse aperto la porta, anche se probabilmente questo non avrebbe diminuito la rabbia della ragazza.
Quando rientrò al negozio, controllando che nessuno lo avesse seguito, si addentrò in soggiorno a testa bassa e titubante.
Alzò lentamente il capo e i suoi occhi incrociarono quelli di Lee Jordan che lo aspettava guardingo, seduto sul divano e con la gamba bendata distesa su una sedia.
George era in piedi accanto alla finestra e non appena lo sentì rientrare, si avvicinò a lui con uno sguardo triste e preoccupato.
Diana era raggomitolata sul divano: i capelli bagnati erano tornati biondi e indossava solo una grossa maglietta che lasciava le cosce parecchio scoperte. La cosa che fece più preoccupare Fred, però, fu l’espressione che la ragazza assunse repentinamente alla sua vista: le labbra si contrassero per la rabbia e gli occhi verdi dardeggiarono una volta posatisi su di lui.
Come Fred già immaginava, il fatto che George l’avesse liberata non era bastato affatto a calmarla.
Fred osservò fugacemente il gemello che si giustificò subito dicendo: - Non potevo lasciarla chiusa lì dentro.
Fred annuì con il senso di colpa che gli martellava le tempie e prontamente rispose: - No, hai fatto bene, Georgie!
Infine, con un profondo respiro per infondersi coraggio, si rivolse a Diana.
- Pixie... - tentò di imbastire delle scuse, ma Diana, incenerendolo con un’occhiata fiammeggiante, si alzò di scatto dal divano per rifugiarsi in camera, sbattendo la porta con un tonfo.
Fred la seguì e, senza bussare, aprì con forza la porta: - Senti, mi dispiac- ma dovette interrompersi perchè lo schiaffo lo colpì in pieno viso. 
- Non farlo mai più! Hai capito? - lo aggredì inviperita. Diana tentava di spingerlo fuori dalla stanza, tra le lacrime, mentre Fred sentiva il taglio sul labbro riaprirsi per la seconda volta quella sera e la guancia bruciare dal dolore.
Diana, frustrata e affranta per non riuscire a smuoverlo di un millimetro, lasciò perdere e andò a raggomitolarsi sul letto cercando accuratamente di evitare di guardarlo negli occhi e di coprirsi quanto più poteva le gambe con l’ampia maglietta blu.
- Scusami, sono stato uno stronzo. Non dovevo chiuderti in bagno - snocciolò frettolosamente le scuse Fred, sperando di porre rimedio a quanto aveva fatto. Diana era rannicchiata in un angolo del letto con il viso arrossato e umido di lacrime, chiusa in un religioso e offeso silenzio.
- Pixie, per favore... - cercò di convincerla a dire qualcosa, mentre si sedeva cautamente sul letto davanti a lei - dammi un altro schiaffo, me lo merito. Quando ho visto cosa ti aveva fatto... quel...quel... - Fred non riusciva a trovare l’insulto più calzante per descrivere il lupo mannaro e per sfogare il suo senso di impotenza - Greyback... io non ci ho visto più. Non so se riesci a capire quanto sei stata in pericolo e cosa avrebbe potuto farti...
- Lo hai trovato? - si limitò a domandare Diana tirando su con il naso e riferendosi al Blackhole.
Fred scosse la testa ripulendosi dal sangue caldo che sentiva colare dal labbro.
- Scusa per lo schiaffo... - mormorò Diana asciugandosi gli occhi, mentre in modo inaspettatamente dolce, si protendeva verso di lui e con le dita gli sfiorava le labbra, inclinando leggermente la testa di lato e scrutandolo con aria concentrata.
Fred chiuse gli occhi, non sapendo cosa aspettarsi, e inspirò dicendo ironicamente: - Pugni, schiaffi, ormai sono abituato...però questa volta me lo sono meritato!
Quando riaprì gli occhi, Diana lo stava ancora studiando circospetta.
- Che c’è? - chiese lui teso, mentre lei gli accarezzava delicatamente la guancia schiaffeggiata poco prima.
Diana sospirò: - Non riesco a capire se ho voglia di picchiarti o di baciarti... - le sfuggì un altro sospiro di rassegnazione e aggiunse - è piuttosto frustrante...
Fred le scoccò un’occhiata furba tirando un sospiro di sollievo: - Posso consigliarti la seconda opzione?
Diana si aprì in un debole sorriso e Fred riuscì a sentirsi meglio nel vederla decisamente più calma di quanto si aspettasse.
- Promettimi che non lo farai mai più! - lo minacciò debolmente Diana.
Fred annuì con aria contrita: - Scusami, davvero...non lo farò più!
Diana sembrò calmarsi ulteriormente.
- Devo dirti una cosa - sentenziò Fred serio. Aveva fretta di archiviare tutte le cose negative accadute quella sera per potersi lanciare sul letto e non pensare a nulla almeno per le successive otto ore.
- Anche io - rispose Diana con lo sguardo basso e la voce ridotta a un sussurro incerto.
Fred distese la mano in avanti in un muto gesto per invitarla a parlare per prima.
- Insieme a Greyback c’era qualcun altro - iniziò a dire Diana tristemente - nè io ne George siamo riusciti a vederlo in faccia. Avevo quasi perso i sensi, ma sono abbastanza sicura di conoscerlo e...
- Era Benjamin - terminò per lei Fred decidendo di non tirare troppo per le lunghe la faccenda, ma notando come lo sguardo di Diana si fosse immediatamente velato di stupore e amarezza.
- C-cosa? - farfugliò Diana stravolta da quella notizia - sei s-sicuro?
Fred assentì gravemente: - Era in mezzo alla folla di gente su Shaftesbury Avenue ed è scappato appena mi ha visto, quel figlio di una banshee!
Diana rimase sconcertata a fissarlo mentre assimilava le sue parole. Con un gesto meccanico, la ragazza afferrò il cuscino dal letto e cominciò ad accarezzare la federa con le mani in gesti rapidi e uguali tra loro, come se rendere liscio il tessuto spiegazzato potesse in qualche modo tranquillizzarla.
- Non può essere - mormorò Diana con tono spento e assente - Ben...insomma, lui è Ben! 
- Si, penso sia proprio quello il problema... - commentò Fred con una punta di sarcasmo - insomma, quando ha parlato con tuo padre è stato parecchio strano e anche prima è sempre stato piuttosto misterioso!
- Ma abbiamo vissuto insieme per mesi! - Diana stava ragionando ad alta voce - Avrebbe potuto prendere il Blackhole o farmi del male in qualsiasi momento se avesse voluto! Non ha senso...
- E allora perchè scappare? - Fred rivolse la domanda che, a parere suo, inchiodava Ben all’interno della più netta cornice di colpevolezza.
- Ci deve essere un’altra spiegazione... - si intestardì Diana con lo sguardo fisso sulle lenzuola - dobbiamo tornare al negozio e parlare con lui e con Robert! Dobbiamo cercare mio padre e capire se stanno tutti bene!
- Domani penseremo a tutto, ok? - cercò di tranquillizzarla Fred con un sorriso rassicurante.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a che Diana, sollevando lo sguardo per incontrare quello di Fred, domandò: - Non c’è speranza di poter recuperare il Blackhole, vero? - il tono di voce era incredibilmente rassegnato.
Fred sospirò profondamente e, di malavoglia, rispose: - Se lo hanno preso i Mangiamorte, credo sia estremamente difficile...però ci possiamo provare!
Diana, gli occhi sgranati in una perenne espressione di incredulità, parve vacillare appena sotto il peso di quella presa di coscienza. Con dei movimenti lenti e controllati, scostò il cuscino per riappoggiarlo sul letto e si portò entrambi le mani ai lati della testa per massaggiarsi le tempie, mentre lo sguardo ricadeva di nuovo verso il basso.
- Per favore, almeno tu, puoi essere sincero con me?
Fred sobbalzò nel sentire una richiesta così schietta e struggente e subito si difese dicendo: - Io non ti ho mai raccontato bugie....
Diana annuì sorridendo appena: - Non ho detto che lo hai fatto. Ti ho chiesto di non farlo mai! Ci hanno già pensato in troppi a mentirmi...
- Non lo farò - rispose Fred più serio che mai - promesso!
Diana parve rinfrancata da quel giuramento e rilassò le spalle.
- C’è una cosa che devo chiederti su tuo padre... - Fred indugiò mentalmente sul discorso tra Ben e Daniel che poche ore prima avevano ascoltato, cogliendo al volo l’opportunità di parlare con una Diana così ragionevole.
Lei rimase in curiosa attesa.
- Lui...ehm... - Fred non sapeva bene come formulare la domanda senza sentirsi un idiota insensibile, ma aveva bisogno di sapere - ti ha mai fatto del male? Fisicamente, intendo...
Lo sai che non volevo farle del male quella volta
La frase di Daniel Harvey gli ronzava in testa da ore e più ci pensava più assumeva sempre maggior senso: spiegava di certo il motivo per cui Diana fosse sempre così restia a fidarsi delle persone, alla poca dimestichezza che aveva con il contatto fisico e soprattutto avrebbe spiegato il motivo per cui Diana preferisse tenere le distanze da suo padre.
Diana si accigliò e prese a mordicchiarsi l’unghia del pollice: - No...
La risposta della ragazza non era stata per niente convincente, ma prima che Fred potesse ripartire all’attacco, Diana lo interruppe di netto: - Parliamo d’altro, per favore! Ho bisogno di distrarmi...
Fred, anche se poco convinto, esibì un sorriso, lieto di poter tornare a sguazzare nell’ambito che gli era più congeniale, e aprendo le braccia, annunciò: - Sei fortunata, cara Pixie, perchè qui davanti hai il re delle distrazioni!
Diana inarcò un sopracciglio: sembrava combattuta tra il mantenere un certo contegno e tra lo scoppiare a ridere.
Fred non poteva forzarla a parlare, ma di certo, poteva provare a risollevarle il morale.
- Questa è la mia camera - sentenziò Fred aggirandosi per la stanza e indicando lo spazio intorno a sè come per condurre Diana in un tour guidato in cui ogni tanto si era imbattuto per la Londra babbana.
- Si, lo immaginavo - rispose Diana con un piccolo sorriso che faceva capolino sul viso.
- E questo è il mio letto - continuò Fred con uno sguardo furbo mentre si chinava per accarezzare le lenzuola.
- Ma non mi dire... - Diana iniziò a stare al gioco, fingendosi sorpresa, e Fred si sentì ancora meglio.
- Sai che cosa si fa nei letti? - domandò Fred muovendo le sopracciglia in un gesto allusivo.
- Si dorme - rispose prontamente Diana sorridendo innocentemente e infilandosi sotto alle lenzuola per voltare le spalle a Fred - buonanotte!
- Ma...come? Buonanotte? - cercò di articolare lui stupito, mentre Diana ridacchiava coprendosi con il cuscino per cercare di non farsi sentire.
Dopo essersi sfilato gli abiti per indossare il pigiama, raggiunse Diana, che ancora gli dava le spalle facendo finta di dormire, sotto alle lenzuola per abbracciarla e farla voltare verso di lui.
- Ehi, non mi guardare così - lo ammonì prontamente Diana scrutandolo attentamente e cercando di mantenersi impassibile.
- Così come? - tubò Fred sbattendo le ciglia in maniera angelica.
- Con quel sorrisetto lì di chi si è fatto già duecento viaggi mentali!
- Devi ammettere che è piuttosto semplice farsi viaggi mentali quando sei in un letto con una ragazza che nemmeno indossa i pantaloni... - rispose Fred allusivo indicando la sua maglia che la ragazza indossava.
Diana si alzò a sedere di scatto con gli occhi sbarrati, come se stesse realizzando solo in quel momento la situazione in cui si trovavano.
Fred scoppiò a ridere sinceramente divertito: - Merlino, Pixie, rilassati...mica è la prima volta che dormiamo insieme! E poi ormai mi pare che abbiamo una certa confidenza...
Diana stava cercando di non arrossire, ma ebbe ben poco successo, quindi borbottò: - Visto che abbiamo una certa confidenza...potresti smetterla con quello stupido soprannome?
Fred la afferrò per un braccio per riportarla sdraiata al suo fianco: - Visto che abbiamo una certa confidenza, posso fare quello che voglio.
- Figuriamoci se mi dai ascolto! - bofonchiò Diana issando bandiera bianca.
- Questo non è vero! Io ti do sempre ascolto - protestò Fred fingendosi offeso.
- Forse quando dormi... - concesse Diana con un sorriso - da sveglio, invece, sei un tormento...
- Però ti piace essere tormentata - la punzecchiò Fred con un sorrisetto malizioso.
- Lo fai perchè, in fondo, a te piace essere rimproverato! - rispose a tono Diana.
- Da te, si - ammise Fred facendole l’occhiolino - sei così sexy quando mi sgridi!
Diana parve imbarazzarsi un po’ a quell’affermazione, ma si schiarì la voce per assumere un tono autoritario: - Fred Weasley, adesso vai a dormire! E domani sistemi la tua stanza, altrimenti, a letto senza cena!
Fred finse di essere percorso da un brivido di eccitazione e, con un sorriso obliquo, rispose in tono concitato: - Oh, si ti prego, continua! 
- Sei proprio scemo - lo liquidò Diana tappandogli la bocca con una mano per soffocare sul nascere la sua risata, ma finendo per infilargli un dito nell’occhio.
- Oh si, gli insulti e le maniere forti! Meglio ancora! - continuò a recitare Fred, incapace di smettere di ridere di fronte alle facce di Diana e fingendosi nuovamente elettrizzato, mentre lei, nell’imbarazzato tentativo di zittirlo, si protendeva verso di lui.
- Beh, devi ammettere che almeno siamo una bella coppia! - constatò Fred notando quanto gli facesse assurdamente piacere pronunciare quella frase.
Diana, un po’ a disagio, sorrise e, come per provare come suonasse detto da lei, ritraendosi, ripetè con aria sognante: - Una bella coppia...
Fred lasciò scivolare una mano ad accarezzare una coscia di Diana, ma la ragazza, prontamente, lo bloccò scostandogli la mano: - Che stai facendo?
- Mi faccio perdonare? - tentò Fred con un enorme sorriso.
- Non credo proprio - lo stroncò Diana in tono lapidario ed esausto.
- Sei perfida! - si lagnò Fred in tono tragico coprendosi il viso con le mani.
- Così impari - ridacchiò Diana con superiorità.
Il sorriso della ragazza fu presto prosciugato da un’estrema serietà, mentre, stancamente, appoggiava la fronte contro quella di Fred: - Che succederà, ora? 
Fred intuì che il tempo di scherzare era di nuovo finito, perciò sospirò: - Non lo so...forse ora che hanno ciò che cercavano, sarai finalmente al sicuro...
- Lo spero - ammise Diana con un sospiro tremante, mentre si voltava per appoggiare la schiena contro al petto di Fred e raggomitolarsi contro di lui.
Fred vedeva solo la cascata di capelli biondi a pochi centimetri dal suo naso; la strinse a sè, come se in quel modo avesse potuto proteggerla.
- Hai paura? - le sussurrò Fred tra i capelli.
- No - rispose lei senza voltarsi, ma sembrando quasi sorpresa dalla sua stessa affermazione - non se sono con te.
Fred sorrise e sentì il petto bruciare per quella dichiarazione di incondizionata fiducia.
Diana intrecciò una mano alla sua e Fred spense la luce con la bacchetta per far sprofondare la stanza nell’oscurità.


Fred avrebbe voluto dormire per settimane, ma qualcuno non era della sua stessa opinione. 
Quel qualcuno stava bussando insistentemente alla porta, tanto che i ritmici colpi rimbombavano nella sua testa.
Diana, altrettanto infastidita, stava mugugnando qualche insulto, mentre si girava a pancia in giù e metteva la testa sotto al cuscino. La maglietta che Fred le aveva dato da indossare come pigiama si era arrotolata durante la notte fino a salire e lasciare il sedere mezzo scoperto, perciò lui dovette esercitare molto del suo poco autocontrollo per concentrarsi su qualcosa che non fosse Diana.
- Siete svegli? - chiese Lee da dietro la porta.
- Siete nudi? - alla voce di Lee si aggiunse quella di George.
- Si - rispose Fred sperando che li lasciassero in pace.
- No - rispose invece Diana improvvisamente sveglia e con gli occhi sbarrati.
- Sono un po’ confuso... - ammise George ridendo e aprendo la porta, mentre Fred tirava il lenzuolo a coprire lui e Diana.
Lee entrò nella stanza zoppicando e si sedette sulla sedia, mentre George si lanciava a peso morto sopra al letto.
- George, che cosa stai facendo? - brontolò Diana schiacciata per metà dal peso di George.
- Vi disturbo, mi pare normale! - le sorrise George.
- Si, questo era evidente - si imbronciò Diana raggomitolandosi contro Fred.
- Pff - sbuffò George - non farla tanto lunga! Ci sono ragazze che pagherebbero fior fior di galeoni per essere al tuo posto in questo momento!
Diana sgusciò di lato e si sedette sul letto a gambe incrociate guardandosi intorno con i capelli arruffati, mentre Fred scoppiava a ridere davanti all’espressione assorta della ragazza.
- Beh, dovranno farsene un ragione perchè almeno un gemello ora è occupato! - e si lanciò ad abbracciare Fred che la accolse tra le braccia compiaciuto, sotto lo sguardo incredulo di Lee Jordan.
- Ma non eravate cugini?? - sbottò sconvolto quest’ultimo.
- Non davvero, Lee... - spiegò Fred sorridendo.
- Beh, potevate dirmelo prima! - esclamò il ragazzo quasi schifato da sè stesso - stavo per provarci con la tua ragazza!
Fred scoppiò a ridere, seguito a ruota da Diana, e rispose: - Farò finta di non aver sentito! - e poi tornando serio e rivolgendosi a George domandò: - Ci sono notizie da casa? 
- Si, mamma ha mandato un gufo! Stanno tutti bene...Ron, Harry ed Hermione, ovviamente...
- Se ne sono andati - completò la frase Diana e siccome i gemelli la guardavano con gli occhi sgranati continuò - oh, beh ho sentito Harry e Hermione parlarne! Stavano pianificando da settimane di andare via a cercare qualcosa...Harry sta cercando qualcosa per uccidere Voi-Sapete-chi...
- Oh, beh...almeno loro fanno qualcosa. - ammise Fred in tono burbero sollevando il cuscino per appoggiarci il collo. L’idea di non poter fare nulla e lo stare fermo ad aspettare lo metteva di cattivo umore.
- Sei preoccupato per Ron? - chiese Diana premurosa vedendo lo sguardo torvo di Fred.
- No! Se è con Harry e Hermione starà bene - constatò Fred - sono più svegli di lui, lo terranno al sicuro...
- Sei cattivo - Diana lo guardò con aria truce - povero Ron!
- Tadadan - George mimò un rullo di tamburi e esclamò - ecco a voi, Diana, la paladina dei deboli!
- Siete due idioti! - si imbronciò Diana - è vostro fratello! Sono preoccupata io per loro tre e voi due ve ne fregate.
- Ma no che non se ne fregano - intervenne Lee Jordan per difendere i suoi amici.
Diana continuò la sua recita da imbronciata, fino a quando Fred non iniziò a tormentarla facendole il solletico tanto che lei, esasperata, dovette alzarsi in piedi, in preda alle risate, mentre cercava conforto con lo sguardo in direzione di Lee Jordan, che però si limitò ad alzare le spalle, rassegnato.
- Che facciamo, quindi? - chiese Diana ai tre ragazzi. 
Sembrava volersi tenere occupata con dei progetti per evitare di soffermarsi a pensare su ciò che le era stato portato via.
- Colazione? - propose Lee Jordan speranzoso.
- Che facciamo in senso più ampio... - spiegò Diana sorridendo a Lee - dopo colazione!
- Cerchiamo i Murray e il Blackhole - digrignò i denti Fred con aria assassina. Non aveva mai provato troppa simpatia per Ben e non vedeva l’ora di dimostrare a tutti che aveva sempre avuto ragione a non fidarsi di lui.
- Sì - annuì Diana guardando fuori dalla finestra - e anche mio padre! L’ospedale in cui si trovava è qui a Londra e potrei farci un salto per capirci qualcosa in più! 
- Ottimo - concordò George unendo le mani in un’espressione di soddisfazione - sembrerebbe che abbiamo un piano d’azione! Lee quando te ne vai? - aggiunse poi guardando l’amico.
- Oh, grazie, George! Non vedi l’ora di cacciarmi? Sei un amico! - rispose acido Lee incrociando le braccia al petto con aria di rimprovero - ti ricordo che i miei genitori sono babbani. Li ho convinti a stare con mia zia in America, per tenerli fuori dai guai, quindi io sarò dei vostri!
- Beh, almeno non mi farai fare continuamente il terzo incomodo! - George rise dando una pacca sulla spalla a Lee mentre indicava Diana e Fred.
Fred sentiva già l’ umore migliorare all’idea di avere una missione da programmare.
- Vado a preparare la colazione - si offrì Diana gettando le gambe fuori dal letto per dirigersi a piedi scalzi verso la cucina.
- No, Pixie, fa niente, lascia stare - cercò di fermarla Fred, ma la ragazza era già sparita nell’altra stanza e, dai rumori provenienti dalla cucina, Diana sembrava armeggiare con una grande quantità di pentole.
- Ahia! - esclamò improvvisamente Diana.
Fred si passò una mano tra i capelli, mentre George e Lee ridevano e la ragazza tornava verso la stanza tenendosi un dito, dolorante.
- Fred, il tostapane mi ha morso! - si lamentò Diana perplessa.
Lui si limitò a osservarla con un sorriso enigmatico.
- Non dirmi che è normale - domandò Diana speranzosa.
- Si, ogni tanto capita da quando ci ha messo le mani papà - le rispose Fred.
- Qua dentro ci sono un po’ di cose che mordono, effettivamente... - cercò di essere d’aiuto Lee Jordan - fossi in te, starei lontana anche dalla pattumiera, dal forno, dal terzo cassetto,...
- I tostapane babbani non mordono? -  George interruppe l’elenco di Lee.
- No, non sono mica cani! - spiegò Diana esasperata tornando verso la cucina.
- Andiamo di là - propose Fred - prima che faccia esplodere qualcosa...
- Ho trovato delle brioches - la voce di Diana trillò felice - sembrano buone, anche se sono di due colori diversi...
Fred sbarrò gli occhi e quasi inciampò nelle lenzuola per la fretta di raggiungere la cucina in tempo per evitare che Diana addentasse una delle Merendine Marinare: - No, Pixie, ferma! Quelle no!
Lee e George sbucarono in cucina ridendo.
- Ci sono parecchie cose da evitare, oltre al tostapane! - si scusò Fred facendo sparire le Merendine Marinare in un cassetto.
George annuì e, lanciando a Diana un quadernetto, annunciò: - Carissima, ti conviene iniziare a prendere appunti!

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Ehilá!
Ciclicamente devo avere un capitolo che mi fa pietà...e a sto giro tocca a questo qui! Da qualunque lato lo guardi e, nonostante lo abbia riscritto circa cinque volte, continua a non convincermi più di tanto, perche c'erano veramente tante situazioni e stati d'animo! Spero che il risultato non sia disastroso come sembra a me! 
Se pensate che la reazione che Diana ha avuto in merito alla sparizione del Blackhole sia troppo pacata per i suoi standard, lo capisco...e nel prossimo capitolo verrà approfondito il motivo della sua reazione...
Se vi va, fatemi sapere che ne pensate!
a presto!
P.S. Vi avviso già che non riesco a garantire un giorno fisso di pubblicazione, perchè gennaio, ahimè, si prospetta pieno di impegni e non voglio farvi leggere cose buttate lì proprio ora che siamo nel vivo della trama, cercherò di non farvi aspettare troppo, ma se non mi vedete, non allarmatevi! :)
  
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