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Autore: lulette    15/01/2023    4 recensioni
Dal capitolo I
[...Era da un po' che Merlin ci pensava.
Il suo re passava ogni sera in camera sua con la sua fidanzata, Gwen. Li sentiva sospirare e gemere, fuori dalla porta. Erano settimane che nessuno poteva entrare nella camera reale dopo l'orario di cena, nemmeno lui...]
[...Gli frullava in testa quell'idea strana.
Era un mago.
E se per una volta avesse voluto usare la magia unicamente per sé? Perché non poteva utilizzarla per una cosa alla quale lui teneva così tanto? Perché doveva usarla per salvare Arthur e Camelot e non per altro?...]
[..."Che ci fai qui? Vattene via, Merlin!" urlò Arthur feroce.
Nell'uscire, il servo passò di fianco al letto e guardò il re con occhi furenti, sbottando: "Potevate almeno chiudere a chiave, sire!"
"Tira le tende del letto, prima di uscire!" gridò ancora Arthur.
"Tiratevele da solo!" e se ne andò sbattendo la porta...]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Periculis in horizonte
















 

Quando il vassoio della colazione per Arthur fu pronto, Merlin l'afferrò e s'incamminò verso l'uscita della cucina. Era ancora tutto sottosopra. Provava dei sentimenti contrastanti verso il re. Non gli erano affatto piaciute le parole che aveva usato per lui, durante l'estenuante interrogatorio a cui l'aveva sottoposto poco prima.

Appena uscì dalla cucina, Merlin si trovò davanti Julius.

"Ciao Merlin. Ho bisogno di parlare con te…"

"Adesso sono impegnato, ma se volete parlarmi seguitemi o aspettatemi qui."

Julius scelse di seguirlo e Merlin sospirò seccato.

"Siete poi riuscito a trovare le erbe per Gaius?"

"Non tutte, ma non sono venuto a Camelot per fargli da assistente" disse l'uomo con risentimento.

 

"Vi sentite meglio oggi?"

"Sto bene, perché?"

"Ieri sera eravate messo piuttosto male, quando vi ho trasportato fino al laboratorio."

"Davvero? Io non ricordo nulla, ma mi sento bene." 

'Nemmeno un grazie. Che uomo sensibile e affabile!' pensò Merlin causticamente. Se anche l'aveva trovato un bell'uomo, ora gli pareva sgradevole alla vista quanto lo era per il comportamento.

"Non ricordate che abbiamo parlato? Volevate che vi mostrassi il castello."

"Quello lo ricordo vagamente…"

"Forse dovreste scusarvi con il re … avete vomitato sui suoi piedi…" sorrise Merlin. 

"Questo non lo ricordavo. Mi converrà scusarmi, ma perché non mi hai fatto fare il giro del castello?"

"Dovevo stare con sua maestà… e nelle condizioni in cui eravate, non avreste potuto apprezzarne la bellezza"

"Forse hai ragione! Oggi, potresti?"

"Devo chiedere prima il permesso al re. Sto andando da lui. Glielo domanderò tra poco."

"Oh, sì, Merlin! Ti prego. In cambio farò tutto quello che vuoi."

'Come ad esempio sparire?' pensò Merlin. Tuttavia era abbastanza stupito. L'uomo doveva tenerci tanto perché non pensava che avrebbe mai visto Julius supplicare qualcuno.

"Gaius mi ha detto che state cercando qualcosa, qui, a Camelot."

"Sì, per i miei studi. Si tratta di un antico manufatto"

"Prezioso?"

"No, non per pregio almeno. Ma per la mia ricerca, sarebbe davvero come trovare un tesoro."

"Posso chiedervi cos'è?"

"È un talismano appartenuto a un grande sacerdote dell'antica religione, un certo Aldanius"

"Mai sentito"

"Per quanto ne so è di forma esagonale con un disegno stilizzato sopra che ricorda un volto arrabbiato. È forgiato con un metallo sconosciuto. Hai idea di dove possa trovarsi?"

"Da qui non potete proseguire… Forse so dove potrebbe essere, ma se davvero si trovasse lì, nessuno potrebbe accedervi se non lo stesso re… buona giornata Julius"





 

***





 

Merlin entrò nelle stanze di Arthur, posò il vassoio poi si occupò del re. Lo rivestì di tutto punto, quasi senza parlare. Era ancora offeso con Arthur per le parole che aveva avuto per lui poco prima.

"Maestà, Julius mi sta tormentando perché vuole che gli mostri il castello. Cosa devo dirgli?"

"D'accordo, anche se preferirei ti occupassi di Valiant. A proposito, dovresti andare da lui e invitarlo a restare qui per un'altra settimana. Ho intenzione di mostrargli alcuni miei possedimenti, quelli sulla collina qui vicino, per la precisione."

A Merlin parve strano, visto che il re e Valiant si detestavano cordialmente.

"Tanto lo so che lo fate per me, ma vi ho già detto che Valiant non m'interessa. Vi ho anche detto che al momento non sono interessato a legarmi con nessuno. E nel caso preferirei arrangiarmi da solo. Alla festa c'erano due o tre giovani contadini che avrei potuto anche prendere in considerazione. Ma lo farò se e quando ne avrò voglia"

Arthur provò ancora quel senso di bruciore allo stomaco, che stava diventando un'abitudine. 

"Non capisco perché ti scaldi tanto."

"Siete strano maestà. Mi avreste gettato tra le braccia di qualsiasi donna, ma non ci sono uomini con cui sopportereste di vedermi stare, a meno che non si tratti di colui che voi avete scelto al posto mio!"

"Come sei complicato! Non ho scelto io. Mi hai fatto capire che Valiant ti incuriosiva. Poi non mi sembra di avere scelto un brutto uomo… sei tu che sei strano, Merlin!"

"Non capite? Non m'importa se Valiant è bello o brutto! Voi non potete decidere per me!"

"Forse sto decidendo anche per me, non credi?"

"E come?"

"Odin e Julius abitano molto lontano da Camelot. Per di più, Julius è un uomo freddo e anaffettivo per cui non va bene per te che sei tra le persone più bisognose di affetto e dolcezza che io conosca." E qui Merlin avrebbe avuto qualcosa da dire ma preferì tacere. "Di Odin poi" continuò il sovrano "saresti solo uno dei tanti amanti. Non posso permetterlo! Sei un bravo ragazzo e non voglio che tu venga corrotto da un individuo simile. E siccome voglio che continui a svolgere il tuo lavoro qui a Camelot, ho pensato di scegliere il male minore."

"Anche Valiant abita lontano!"

"Non se si trasferirà in uno di quei possedimenti sulla collina di cui ti parlavo … sto pensando a Little castle."

"Quel rudere? Non andrebbe a viverci nemmeno il più disperato dei briganti ..."

"La tua idiozia non ha limiti! Ho intenzione di farlo completamente restaurare. Verrà a costare un putiferio ma il gioco vale la candela."

"E tutto questo per trovare un fidanzato al vostro servo?"

"Appunto! Pensa a questo! Pensa a quanto posso tenere a te! Invece di arrabbiarti solo perché ti ho chiesto che cosa ci trovssi negli uomini. Sei un ingrato!"

Merlin pensò che continuare a battere sullo stesso chiodo con il re fosse una partita persa in partenza.

"E se Valiant vi dicesse di no?"

"Farò in modo che la mia offerta risulti irresistibile. E poi il premio finale sei ... tu! Non fare il modesto come al solito ... Sei considerato un bel bocconcino dai tuoi 'pari'... Viceversa, dovrà rinunciare a te."

"State diventato ancora più dispotico e testardo… Non so nemmeno se gli piaccio ... non so nemmeno se gli piacciono gli uomini!"

"Credevo lo volessi anche tu…rimanere a Camelot, intendo!" rispose Arthur inviperito.

"Sì, ma, vi ripeto, non siete voi a decidere della mia vita."

 

"Ecco ... parli così perché ce l'hai ancora con me per prima. Non riesce proprio a entrarti in testa che il mio era solo un tentativo, forse maldestro, lo ammetto, per arrivare a comprenderti maggiormente. Se non mi fosse importato di te, non ti avrei chiesto nulla…"

Merlin era dispiaciuto per il comportamento egoistico che il re dimostrava con lui e di cui non sembrava minimamente accorgersi. E senza dire altro lasciò la stanza.




 

***




 

Quando Merlin era entrato nelle stanze del re, Julius era tornato indietro, completamente immerso nei suoi pensieri.

Con Merlin aveva dovuto scoprirsi, almeno parzialmente, per poter avere delle informazioni in più. Ovviamente aveva nascosto il vero motivo della sua venuta.

Aveva in mente un progetto ambizioso, grandioso, che se fosse andato in porto, avrebbe completamente cambiato la sua vita. Avrebbe finalmente potuto ottenere tutto ciò che voleva.

La sera prima aveva osservato attentamente il re, i cavalieri, gli uomini e i ragazzi che sembravano avere un carisma particolare. Per fare in modo che nessuno sospettasse di lui, si era finto ubriaco.

Aveva bevuto un po' più del dovuto, per sembrare più convincente come beone, ma era stato male, tanto che il suo stomaco si era ribaltato, letteralmente.

Ma era sempre stato lucido e al contrario di quanto aveva detto a Merlin, ricordava tutto. Partire da Merlin per arrivare al re era sembrato un buon piano. Ma non si sarebbe mai aspettato che fosse così un buon piano!

Ricordava di aver visto le tracce di vomito sulle sue vesti sparire come per magia. In quel momento aveva percepito una lieve luce alle sue spalle, pur senza aver udito nulla. E siccome era solo con Merlin, gli era venuto il sospetto che il servo possedesse la magia.

Doveva controllare. Doveva metterlo nelle condizioni di usare la magia. Per avere la certezza dei suoi poteri.

Avrebbe poi dovuto capire se Merlin fosse nato mago e fosse quindi molto potente o se fosse solo un uomo che attraverso uno spasmodico studio della magia, fosse arrivato a padroneggiarne una piccola parte. Come Gaius o sè stesso. Anche se Gaius un po' per età e un po' per attitudine veniva considerato nell'ambiente uno dei maggiori esperti di magia acquisita. 

Avrebbe dovuto studiare qualcosa.




 

***




 

Arthur raggiunse la stanza del consiglio reale previsto per quella mattina.

Fuori dalla porta trovò Lancelot ad aspettarlo. 

"Buongiorno, maestà! Ieri sera mi avete chiesto di aspettarvi, solo che ad un certo punto non vi ho più visto…"

Con tutto quello che era successo con Merlin, Arthur si era completamente scordato di lui.

"È vero, Lancelot. Ti ringrazio di essere passato da qui. Io voglio che tu rimanga a Camelot, al mio servizio. Come cavaliere, visto che sei sempre stato il più prode e leale dei miei uomini."

"Come vostra maestà desidera. Sono onorato e felice di tornare a fare parte dei vostri cavalieri" rispose Lancelot facendo un lungo inchino al re.

"Ti verrà data una stanza, al castello, come l'altra volta. Ricomincerai oggi pomeriggio con gli addestramenti. Ho bisogno di misurarmi con un combattente d'eccezione, come sei tu. Io e Camelot abbiamo sentito la tua mancanza."

Lancelot confuso e un po' commosso, chinò di nuovo il capo in segno di deferenza ed Arthur entrò nella sala del consiglio.




 

***




 

Quel pomeriggio Arthur si recò al campo riservato agli addestramenti.

Era agitato e nervoso e non vedeva l'ora di misurarsi con i suoi uomini nei combattimenti. Li avrebbe messi a dura prova, i suoi cavalieri, e avrebbe letteralmente schiantato i giovani cadetti che un giorno sarebbero diventati i suoi soldati, se fossero sopravvissuti a quel giorno. Decise di prendere la scorciatoia, che passava per un tratto nel bosco, molto più scomoda ma decisamente più veloce.

 

"Sono contenta che Arthur ti abbia chiesto di restare a Camelot." 

Arthur riconobbe la voce di Gwen e si nascose dietro un fitto cespuglio. Lancelot era vicino a lei: stava gettando sassolini nel laghetto vicino.

"Ti sei sempre distinto per nobiltà d'animo e coraggio."

"Grazie! Camelot mi è mancata molto e avrò il piacere di frequentare delle persone care, come Arthur, Merlin, i cavalieri e voi… naturalmente. Ma se la mia presenza vi disturba in qualche modo, lascerò Camelot immediatamente."

"La tua presenza mi è gradita. In passato siamo stati legati da un profondo sentimento, almeno per parte mia e non ho intenzione di rinnegare quello che c'è stato. Eri molto importante per me"

 

Gwen non stava dicendo niente che non sapesse, ma Arthur ci rimase male. Tuttavia rimase immobile ad ascoltare.

 

"Mai quanto voi per me" rispose Lancelot. "Il mio cuore è sempre stato vostro e lo sarà sempre. Voi mi ricordate il periodo più felice della mia vita e non vi ho mai dimenticata, nemmeno un giorno."

Gwen sorrise: "Siete sempre stato un perfetto cavalier servente! "

Lancelot diventò serio: "Avete ragione. Non ho diritto di parlarvi così. In fondo mi preme una sola cosa. Ditemi … siete felice?"

"Preferirei che non me lo chiedessi…"

Lancelot rimase muto.

"Perdonami Lancelot, ma ci sono cose che preferisco non condividere con nessuno."

Lancelot rimaneva con lo sguardo a terra. Aspettava che Gwen lo congedasse.

"Ma so che la vostra domanda nasce dal bene che mi portate. Quindi ti dirò che non è più il tempo della felicità per me e credo che anche per Arthur sia lo stesso. Ma potrebbe essere il mio senso di colpa a farmi dire questo. Ora è il tempo della responsabilità che deve prevalere su qualsiasi altro sentimento."

 

Il re rimase confuso da quelle parole. Gwen non era felice con lui. Almeno non più. E invece di provare sconcerto, provò un lieve senso di liberazione. Poi però prevalsero l'orgoglio e la gelosia. Gwen si apriva con Lancelot come non aveva il coraggio di fare con lui.

 

"Voi siete ancora così giovane e anche Arthur" continuò Lancelot afflitto. "I vostri discorsi possono andare bene per una coppia di reali avanti con gli anni. E non avete ancora sposato nessuno. Se vi tiraste indietro, sareste ancora in tempo. Se davvero è ciò che volete."

"Sono la promessa sposa di Arthur. Quando ho accettato la sua proposta ero sinceramente felice e innamorata. Ne ero convinta. Ho fatto una scelta di vita molto importante e non cambierò idea. Potrò fare qualcosa per il popolo di Camelot. Ci pensi?"

 

Arthur a questo punto provò dolore e risentimento per Gwen. L'avrebbe lasciata quanto prima.

 

Lancelot continuò:

"Questo vi fa onore. Sono però sicuro che Arthur vi darebbe modo di operare per il popolo anche se non lo sposaste. Arthur è un uomo orgoglioso, ma è anche l'uomo più giusto che io conosca. Se gliene parlaste, dopo un po' si convincerebbe."

"Voi non capite … Sono stata sua! Mi sono sempre vantata con me stessa di essere una donna onesta…"

Senza volere il volto del cavaliere si trasformò in una maschera di dolore che fece sentire Gwen piena di vergogna.

"Se una persona" disse il cavaliere nonostante tutto "si è lasciata andare per amore, io la capisco. È una cosa naturale e ... bella. Ma continuare a stare con una persona solo per dovere… questo è sbagliato."

 

Arthur sospirò. Non vedeva l'ora che la conversazione tra i due finisse, ma se si fosse spostato in quel momento, si sarebbero sicuramente accorti di lui.

 

"Non importa" rispose Gwen. "Non verrò mai meno ad una promessa fatta al re."

Lancelot rimase un attimo titubante poi osò: "Se non volete pensare a voi stessa, pensate ad Arthur. Lui merita al suo fianco una persona che lo ami completamente. Fatelo per lui."

Quando il cavaliere la guardò si accorse che la donna aveva il viso inondato di lacrime e Gwen parlò con voce malferma.

"Farò tutto il possibile per tornare ad amarlo come merita. Ci riuscirò e lo renderò felice … adesso lasciami sola, per favore."

 

Lancelot addolorato si inchinò. "È chiaro che lo renderete felice. Quale uomo non sarebbe felice con voi accanto? …Vi chiedo scusa!"

E si congedò.

L'ultima cosa che udì Arthur prima che anche Gwen si allontanasse fu il suono dei singhiozzi della sua fidanzata.





 

***

 




 

Arthur raggiunse il campo di addestramento. Si comportò in maniera più dura di quanto lui stesso si aspettasse. Cominciò dai cadetti, umiliandoli con pochi colpi di spada e facendoli cadere a terra in breve tempo. 

Gwaine lo fermò un paio di volte con la scusa di dovergli sistemare l'armatura. "È solo un addestramento, maestà" gli sussurrò il cavaliere che aveva visto Arthur determinato come lo aveva visto solo in battaglia.

"Dov'è Merlin?" si lamentò Arthur.

"Mi ha detto che doveva mostrare il castello a qualcuno…"

'Me n'ero dimenticato! Maledizione! Per una volta che ho bisogno di lui!' si disse il re.

"Che ne dite di misurarvi un po' con me. I cadetti sono qui per imparare… se li farete fuori tutti in questo modo… non avrete più cavalieri in futuro!" disse Gwaine.

"D'accordo, ho capito!"

 

Avevano combattuto strenuamente. Gwaine era un osso duro e resistette a lungo agli affondi di Arthur, per poi crollare a terra sfinito.

Fu poi la volta di Elyan, di Leon e di Percival.

Il re vide Lancelot pronto per il suo turno, ma Arthur non se la sentì di combattere contro di lui. Provava troppi sentimenti contrastanti nei confronti del giovane cavaliere e non voleva rischiare di fargli male. Così scelse di mentire.

"Perdonami Lancelot, ma combattendo contro Percival ho preso un colpo al braccio e non riesco più a muoverlo bene … per oggi mi fermo qui."






 

***





 

Merlin stava mostrando il castello a Julius. L'uomo gli aveva fatto centinaia di domande e il ragazzo era stanchissimo. 

"Questo castello è meraviglioso" disse Julius "potrei vedere le stanze del re?"

"Mi dispiace ma l'intero piano dove risiedono le stanze del re, non può essere visitato da persone esterne al castello. Sapete… per ragioni di sicurezza."

"Che peccato! Credevo che con te che sei il valletto reale, avrei potuto accedere in ogni luogo."

"Sono il servo personale di Arthur ma sempre servo rimango."

"Eppure mi hanno detto che hai un certo potere sul tuo re…"

"Non so chi vi abbia detto una sciocchezza simile, ma è chiaro che non conosce Arthur… C'è rimasta un'ultima zona da vedere, ma non credo vi interessi. Si tratta della zona sottostante il castello."

"Ti prego Merlin, è la parte che più mi interessa"

"Contento voi"

Poco dopo giunsero a destinazione.

"In questa parte non si può andare: ci sono le prigioni, la stanza delle torture e l'abitazione del boia"

"Che forza!"

"Avete dei gusti insoliti, Julius! Questa è la biblioteca."

L'uomo sospirò: "Credevo di trovare qualche passaggio segreto"

"La biblioteca ha un reparto di libri proibiti, ma può accedervi solo il re e Geoffrey, il bibliotecario."

"E in questa stanza?"

"Nessuno sa cosa ci sia lì dentro, tranne il re. La gente la chiama 'stanza del tesoro', chissà perché…"

"Molto intrigante! Non c'è altro?"

"No. Tutto qui. Andiamo" disse Merlin. Non pensò neanche per un attimo di mostrargli la caverna che era stata la prigione del drago per vent'anni. Si fidava sempre meno di Julius.





 

***





 

Merlin aprì la porta a fatica, portando l'enorme vassoio con la cena del re. 

Arthur era seduto sul bordo del letto, con le mani tra i capelli. 

Si mise ad apparecchiare la tavola e quando tutto fu pronto, il re non si era ancora mosso. 

"Non avete fame, maestá?"

Arthur si riscosse e si alzò. Era tutto spettinato e aveva un'espressione derelitta. 

"Arthur, cosa vi è successo?" chiese veramente preoccupato per lui.

"Oh, se sapessi! Oggi è successo di tutto, Merlin!"

"Di cosa parlate?"

"Ho bisogno di confrontarmi con te. Puoi rimanere un po' qui?"

Merlin non aveva ancora mangiato ed era così stanco che avrebbe pagato per poggiare la testa sul suo cuscino, ma come poteva lasciare Arthur in quelle condizioni?"

"Va bene, sire. Non so ancora quale sia il problema, ma insieme troveremo una soluzione, vedrete..."






 







 

Ciao! Ho tardato parecchio stavolta, ma ho fatto molta più fatica a scrivere questo capitolo rispetto agli altri. 

Spero non deluda. Mi rendo conto che l'atmosfera è più pesante rispetto ai primi capitoli. Fatemi sapere cosa ne pensate! Un abbraccio!






 
   
 
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