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Autore: LadyYuna94    23/01/2023    1 recensioni
Sequel della mia "Guard Me For Eternity" che è necessario aver letto prima di cominciare questa
"La tua anima gemella giace in un corpo perduto nel passato e rigenerato per un nuovo futuro [...] La sua mente è plagiata e la sua nera arma scintilla come una fiamma nel buio. Una fiamma distruttrice che ha sete di potere [...] Ricorda, figlia del solstizio d’estate, solo tu puoi vincere il gelo nel cuore di un’anima spenta e dimenticata"
Lyn Kon è la meravigliosa figlia adolescente di Rei ed Elena; il giorno del suo sedicesimo compleanno parte per la Cina insieme ai suoi genitori e, come membro della Tribù della Tigre Bianca, deve sottoporsi ad un rito di passaggio, nel quale le verrà predetto il futuro dal Grande Saggio della Tribù. Ma la profezia di cui l'anziano parla non presagisce nulla di buono...
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 31:

Dopo tre giorni fuori casa, col telefono spento e con dei terribili mal di testa che si susseguivano a cadenza regolare nel tentativo di dare un senso a tutto quello che era successo, Lyn sentì il bisogno di dover tornare a casa. Insieme a Kei.
Le sue rivelazioni, la mattina dopo aver passato la notte insieme a letto, erano state a dir poco sconvolgenti e nonostante fossero passate quarant’otto ore, la ragazza ancora faticava a credere a tutto quello che lui le aveva raccontato.
Aveva bisogno di chiedere aiuto ai suoi genitori e non poteva più fare finta di niente.
La sua mente era andata più volte a suo padre, all’espressione dura che aveva dipinta sul volto quando lei aveva sbattuto la porta e se ne era andata, aveva pensato a sua madre, chissà quanto era preoccupata per lei, senza sapere dove fosse e come stesse e per di più, l’aveva costretta a stare male proprio nel momento più delicato della sua gravidanza. Lyn si sentì schifosamente egoista per un attimo ed era stata quella serie di ragioni, prima su tutte il senso di colpa, a spingerla a voler tornare a casa.
Quando lo aveva proposto a Kei, lui in un primo momento si era rifiutato con fermezza.
- I tuoi non vogliono vedermi, hai visto cosa è successo l’altra sera- rispose lui.
- Sì, ma eri anche uno dei migliori amici di mio padre, posso capire lo schock nel rivederti vivo e vegeto dopo trent’anni come se niente fosse, vedrai che ora a mente fredda e dopo avergli spiegato tutto, andrà meglio- lo rassicurò Lyn.
- Capiranno anche loro, come ho fatto io- incalzò la ragazza, con un sorriso dolce.
- Voglio fidarmi di te, anche se non so effettivamente a cosa possa servire- aveva detto lui con un sospiro e si lasciò quindi convincere da Lyn a chiedere aiuto a Rei ed Elena.
Sfuggire ad un miliardario psicopatico con chissà quali terribili intenzioni nei confronti del suo ragazzo, faceva sentire Lyn come se il mondo si stesse avviando alla fine. Quella era una situazione decisamente più grande di lei e chi meglio dei suoi genitori, che avevano praticamente sfidato la Morte a testa alta, potevano aiutarla a uscire da quei guai. Guai seri, soprattutto per Kei.
Mentre lui si stringeva nuovamente alla sua vita a bordo dello scooter, il cervello di Lyn viaggiava molto più veloce di quelle due ruote e quando la giovane intravide casa sua, svoltato l’angolo di quella stradina isolata, fece un sospiro di sollievo.
Almeno erano tornati a casa senza essere seguiti, era decisamente un punto a loro vantaggio, pensò Lyn.
- Ancora non sono sicuro che stiamo facendo la cosa giusta- rispose secco Kei togliendosi il casco e sistemandosi il ciuffo. Lyn si prese qualche secondo per ammirare quella scena, sentendo le guance diventare rosse per qualche istante. Nonostante la delicata situazione in cui si trovassero, il pensiero di loro due nudi in quel letto improvvisato al castello, fece accelerare i battiti del cuore della ragazza.
- Abbiamo bisogno d’aiuto. Hai bisogno d’aiuto, non puoi cavartela da solo, non stavolta- riprese lei prendendolo per mano e avviandosi insieme davanti al portone di villa Tornatore.
Kei sospirò profondamente alzando gli occhi al cielo, mentre Lyn bussò al campanello.
- Lyn! Grazie al cielo, ci hai fatto stare in pena per te!- la voce sollevata che al contempo nascondeva una strigliata bella e buona di Hilary Kinomiya fece sentire decisamente la piccola Kon a casa.
- Zia, che bello vederti, ma cosa ci fai qui?- chiese la ragazza aggrottando la fronte, realizzando che la donna non abitasse esattamente dietro l’angolo, ma Hilary rimase per un istante sconcertata nel ritrovarsi Kei davanti, facendo poco caso alle domande della sua nipotina.
- Però… non sei cambiato di un giorno- commentò la donna, strabuzzando gli occhi.
Kei assunse la sua solita espressione accigliata e poi fece un sorrisetto da furbo.
- Fammi indovinare, la palla al piede di Takao- rispose e Hilary socchiuse gli occhi guardando Kei in cagnesco.
- E non sei cambiato neanche nei modi, vedo- ribatté infastidita, poi si spostò per fare entrare entrambi in casa.
- Tua madre è arrabbiatissima, ma soprattutto preoccupata- mormorò frettolosa Hilary sottovoce a Lyn per avvisarla, mentre si dirigevano in salone.
Quando Lyn arrivò nella stanza dove era solita riunirsi con la sua famiglia per passare del tempo insieme, fu scioccata nel vedere che oltre a sua madre c’erano anche sua zia Emily e i suoi amici di una vita.
- Ragazzi, che sorpresa- riuscì a dire piano mentre passava in rassegna i loro volti, via via più sollevati nel rivederla. Quando gli occhi color miele di Lyn incontrarono quelli gonfi e stanchi di Elena, la ragazza dovette trattenersi dal piangere.
- Mamma, perdonami, ti prego- disse cercando di avvicinarsi a lei, per poi bloccarsi subito, quando vide Elena alzarsi in piedi e andare verso di lei con sguardo minaccioso.
Le due si guardarono per qualche istante, Elena studiò le espressioni di sua figlia e Lyn quelle di sua madre, poi la donna fece uno scatto in avanti e strinse forte tra le sue braccia la sua bambina, finalmente sana e salva a casa.
- Non farlo mai più, hai capito?- la ammonì Elena, cercando di controllare la sua voce, mantenendo dunque un tono duro mentre le accarezzava i capelli e Lyn annuì, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio nascosta nei boccoli della sua mamma, come faceva da bambina.
Quando Elena liberò sua figlia dalla stretta, anche Judy, Makoto e David la salutarono calorosamente.
- Poi dovrai raccontarmi tutto- le disse Judy lanciando uno sguardo malizioso e al contempo eloquente a Kei, che era rimasto sotto lo stipite della porta con le braccia incrociate e lo sguardo basso. Lyn riuscì a sorridere e annuì velocemente alla sua migliore amica.
In quel momento rientrarono in casa anche gli uomini e Takao, Max e il Professore dovettero fare i conti con la sensazione di trovarsi davanti una specie di fantasma, quando si accorsero della presenza di Kei.
Era più che un deja-vu.
- Non posso crederci, sei davvero tu?- mormorò Takao avvicinandosi lentamente al ragazzo, che aveva un’espressione tra l’incredulo e lo spaventato sulla faccia. Il Professore si sistemò meglio gli occhiali sul naso e si scambiò un’occhiata sconvolta con Max.
- Kei- disse Rei sospirando, realizzando che anche i loro amici avevano avuto la stessa reazione nel rivedere il compagno di squadra che credevano di aver perso tanto tempo prima.
Kei, dal canto suo, nel ritrovarsi Rei, Max, Takao e il Professor Kappa tutti e quattro di fronte, cambiati, diversi, cresciuti, ma pur sempre i campioni che erano stati, sentì che l’ultimo tassello mancante di quelli che erano i suoi ricordi e le sue esperienze di quella vita che temeva di non aver mai vissuto davvero, andò al suo posto.
- Non so come sia possibile, ma porca troia, sei proprio come l’ultima volta che ti ho visto!- disse divertito Takao, dandogli una pacca sulla spalla e Kei inizialmente infastidito, si rilassò visibilmente non appena tutti i suoi ex compagni lo salutarono come se non si fosse mai separato da loro.
Come se invece che trent’anni fossero passati pochi giorni.
- Papà, possiamo parlare?- chiese Lyn mordendosi un labbro, vedendo che Rei le aveva rivolto uno sguardo glaciale, autoritario, uno sguardo da padre severo. Uno a cui lei non era decisamente abituata.
- Oh, sì che possiamo, anzi dobbiamo, perché la situazione in cui ti sei cacciata è ben peggiore del previsto- disse lanciando una veloce occhiata a Kei.
- Lo so- ammise lei, abbassando lo sguardo.
- E voglio aiutarvi e aiutare lui- aggiunse Lyn.
Rei sospirò, esausto quasi.
- Siediti, vi spiegheremo tutto- disse alla figlia, per poi richiamare l’attenzione di tutti.
- Abbiamo appena incontrato Vorkov- cominciò Rei, non appena i presenti si misero attenti all’ascolto.
Kei si staccò dallo stipite della porta su cui era tornato ad appoggiarsi e lasciò cadere le mani lungo i fianchi, sgranando appena gli occhi.
- E’ già qui?- chiese per poi digrignare i denti.
- Già e non è da solo, Yuri e gli altri gli fanno da guardie del corpo, praticamente- aggiunse Max.
Lyn guardò preoccupata il suo ragazzo e poi lasciò continuare suo padre, che aveva rivolto anch’egli lo sguardo al giovane.
- Ci ha raccontato cosa ti è successo, la storia dell’ibernazione e quello… che hai dovuto passare- disse Rei con non poco sforzo, ricordando le parole di Vorkov.
Kei strinse i pugni ancora un po’ e serrò le labbra.
- Vi ha raccontato di quando mi ha quasi ammazzato perché non ho obbedito ai suoi ordini?- chiese lui nervoso e Rei, Max, Takao e il prof si lanciarono un’occhiata interrogativa.
- Sappiamo che ti ha trovato mezzo morto il giorno dopo la fine del mondiale e ti ha risvegliato dal ghiaccio dopo anni- disse Takao, aggrottando la fronte.
- Non parlo di quella volta, ma di un episodio molto più recente- lo interruppe il ragazzo dal ciuffo grigio e Takao notò che persino la sua voce non era affatto cambiata. Dura, fredda, affilata come un coltello.
- Kei, no- disse Lyn scuotendo la testa.
- Se vogliamo sperare di avere il loro aiuto, devono sapere- la bloccò il ragazzo, con un gesto eloquente della mano.
- La memoria non è mai andata via dopo che sono diventato Bit Power Supremo e non so come, in qualche modo ero sopravvissuto allo scontro- cominciò Kei.
- Quando mi sono svegliato dal criosonno ero cosciente, pensavo che fossero passati soltanto pochi giorni dalla fine di quel maledetto torneo. Vi ho cercati per settimane- ammise con dolore, alzando anche il tono della voce.
- Nessuno mi parlava, ero chiuso in una stanza come una fottuta cavia da laboratorio. Mi legavano per farmi dei test, prelievi e ricordo solo che urlavo di farmi uscire e… chiamavo i vostri nomi-
Gli ex Bladebreakers ascoltavano quel racconto sentendo una spada girare nel cuore ad ogni parola che Kei pronunciava e, per la prima volta in vita sua, quello che una volta era stato il membro più freddo e scontroso della squadra, aveva gli occhi pieni di lacrime.
- Quando uscì dall’isolamento, un ragazzo lì al monastero mi chiese di allenarlo, lui è stato l’unico vero amico che ho avuto in quel periodo e solo grazie a lui ho scoperto che non erano passate poche settimane dalla finale, ma bensì più di vent’anni- disse lui, guardando negli occhi tutti i presenti.
- E che una giovane blader italiana, moglie di Rei Kon, il mio storico compagno di squadra, aveva vinto sul Team delle Tenebre già molto tempo prima- concluse, guardando Elena negli occhi che sospirò pesantemente.
- Potete immaginare il mio totale sconcerto nell’apprendere una notizia del genere- proseguì Kei, cercando di trattenere le lacrime.
- Voi eravate chissà dove e io ero nuovamente il giocattolino preferito della Borg- commentò con disgusto, mentre gli altri si sforzavano di mantenere la calma, scacciando quel terribile senso di colpa che già per via di Kei, li attanagliava da sempre.
- Quando Vorkov capì che il pensiero di venire a cercarvi era diventato troppo concreto, iniziò a somministrarmi dei farmaci che provocano amnesie temporanee, così lui aveva tutto il tempo di farmi il lavaggio del cervello- continuò, con un sorrisetto amaro.
- Oh mio Dio- mormorò Hilary sottovoce.
- Mi propose un accordo: mi avrebbe lasciato libero se avessi portato finalmente a termine la missione che mi aveva affidato anni prima- disse Kei.
- Rubarci i Bit Power- lo interruppe Takao posando lo sguardo su di lui, che non poté fare altro che annuire.
- Cosa? Ma è fuori di testa?- sbottò Makoto.
- Lascialo continuare- lo ammonì suo padre, continuando a guardare Kei.
- Le medicine che mi stava dando mi facevano avere degli incubi terribili e mi procuravano dei mal di testa tremendi ogni volta che tentavo di ricordare qualcosa del mio passato- proseguì il ragazzo.
- Sentivo di essere sull’orlo della pazzia e avevo il terrore che presto o tardi quel vile avrebbe avuto pieno controllo sulla mie azioni e sulla mia vita- disse, abbassando lo sguardo e stringendo nuovamente i pugni.
- Non potevo permetterlo e, quindi, decisi di scappare prima di dargliela vinta...- concluse, in un sospiro.

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(https://www.youtube.com/watch?v=ZQ7oqmikZDQ COLONNA SONORA)

Otto mesi prima

Eludere la sicurezza di Vorkov era stato un gioco da ragazzi per Kei.
Conosceva quel monastero, le sue mura, ogni piccolo mattone o passaggio alla perfezione e poi studiava quel piano di fuga da giorni ormai.
Si calò il cappuccio sulla testa per mimetizzarsi con l’oscurità di quegli antichi corridoi e si avviò a passo sicuro verso l’uscita, quando un rumore impercettibile attirò la sua attenzione.
- Chi è là?- chiese quasi sottovoce, la gola secca per quell’attimo di terrore che aveva preso possesso della sua mente, annebbiandola completamente.
- Kei, sono io-
Un giovane sulla ventina apparve dalla penombra, con uno zaino in spalla e gli occhi spaventati. Kei sbuffò scocciato.
- Yuya, che cazzo ci fai qui?- chiese esasperato.
- Non si vede? Vengo con te- lo informò velocemente.
- Che cosa? Non pensarci nemmeno, parto da solo- ribatté il ragazzo dagli occhi violacei.
- E dai, Kei, lasciami venire! Sai meglio di me che domattina non appena si spargerà la notizia della tua scomparsa, sarò in cima alla lista di tuo padre nella sessione di torture- disse il giovane agitato.
- Non è mio padre, lo sai- ribatté l’altro con una smorfia.
- Come preferisci, in ogni caso non ci tengo minimamente a restare qui alla sua mercé, senza di te...- ammise Yuya con gli occhi lucidi.
- Sei l’unico amico che abbia mai avuto, ti prego, lasciami partire con te, cercheremo insieme i tuoi vecchi compagni di squadra- cercò di convincerlo il ragazzo dai capelli castani e gli occhi dolci ed espressivi del medesimo colore. Kei si ritrovò a pensare che semmai avesse avuto un figlio in futuro, lo avrebbe voluto esattamente come Yuya, buono e altruista, tutto il contrario di come era lui. Almeno nella maggior parte delle occasioni, tralasciando il gesto eroico che aveva compiuto contro i blader della Morte, ma quella ormai era acqua passata.
Kei sospirò arreso.
- Sai guidare la moto?- chiese con un sorrisetto, facendo tintinnare le chiavi e Yuya era già su di giri.
- Certo, da’ qua- ordinò al suo amico, facendosi lanciare le chiavi e corsero fuori dal monastero, guardandosi intorno circospetti, con la pressante paura di essere scoperti da un momento all’altro.
Kei liberò la sua moto blu e rossa dal telone che la ricopriva e poi Yuya salì veloce in sella, con l’amico già pronto alle sue spalle.
- Merda, i caschi- mormorò il giovane già pronto alla guida.
- Non c’è tempo per recuperarli, tra poco si accorgeranno che non siamo nei nostri letti- lo avvisò Kei, intimandogli di partire a tutto gas.
- Mio signore, come previsto, l’Aquila sta scappando-
Yuri fece irruzione nell’ufficio di Vorkov, accompagnato da un ragazzo più giovane, suo figlio ventiquattrenne Ivan, identico a lui nell’aspetto e nei modi di fare. Il capo se ne stava sulla sua solita poltrona, osservando attento dalle telecamere del cortile esterno l’attuazione del piano di fuga del suo pupillo.
- Sai cosa fare- si limitò a dire l’uomo senza staccare gli occhi da quegli schermi che proiettavano tutti la stessa immagine: Kei a bordo di una moto che sperava di lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita.
Yuri annuì e poi si rivolse a Ivan.
- Fagli male, ma lascialo vivo, uccidi l'altro- gli ordinò ermetico suo padre e il ragazzo fece un sorrisetto soddisfatto. Annuì e lasciò la stanza, mettendosi subito alla guida della sua auto sportiva, che in pochi minuti raggiunse la moto di Yuya e Kei.
- Cazzo, è Ivan, ci hanno trovati!- urlò Kei quando si accorse dei fari lampeggianti della costosissima auto del figlio di Yuri alle sue spalle. 
Kei ordinò allora all’amico di andare a manetta.
- Vi prenderò, stronzetti- mormorò Ivan dall’abitacolo della sua auto, accelerando alla stessa maniera. L’auto rossa fiammante del russo si accostò alla moto dei ragazzi e cominciò a tampinarli ripetutamente.
La risata divertita e sguaiata di Ivan aumentava di intensità nel leggere la paura negli occhi degli altri due, mentre era preso a fare lunghi sorsi dalla sua bottiglia di vodka.
Quel riso fastidioso fece innervosire Kei all’estremo.
- Che cazzo vuoi, stronzo?- chiese il blader dal ciuffo grigio urlando, ma l’altro di tutta risposta gli rise in faccia ancora una volta e gli alzò il dito medio, per poi afferrare il volante con entrambe le mani spostandolo tutto a destra, avvicinandosi sempre più alla ruota anteriore della moto, per far perdere il controllo ai centauri.
- Amico, ho paura- confessò Yuya, mentre teneva le mani piuttosto sudate sotto i guanti di pelle salde sui manubri.
- Non dargli retta, continua a guardare la strada e a mantenere il controllo della moto, ci penso io al cazzone- lo rassicurò Kei, cercando nella borsa il Beyblade che era riuscito a rubare ad un tizio in palestra solo quella mattina.
Certo, non era il suo Dranzer andato perduto chissà dove dopo la finale mondiale, ma si sarebbe dovuto accontentare.
- Vuoi giocare, bastardo? Vediamo se la tua testa di cazzo riesce a fare tre cose contemporaneamente- e tentò di lanciare il Bey, ma proprio in quel momento Ivan mise il piede a tavoletta, superando la moto dei ragazzi quanto bastava per tagliargli la strada.
- Kei, aiuto!- urlò Yuya.
Ma tutto fu troppo veloce.
La moto impennò con la ruota posteriore in un tentativo disperato di frenata ad alta velocità, facendo finire Kei sul tettuccio dell’auto di Ivan distrutta nella fiancata destra nell’impatto, mentre Yuya venne sbalzato via in un volo di parecchi metri, finendo con la testa contro il marciapiede.
Kei non avvertiva più nulla, solo il corpo bruciare nel buio e dolore ovunque.
- Portatelo al mio ospedale, assicuratevi che venga operato, curato e salvato, ma soprattutto, che gli vengano somministrate le medicine per l’amnesia - disse Vorkov, osservando l’incidente da uno dei suoi schermi.
- Dite al Dottor Rotojski di metterlo sotto sedativi, mi occuperò io di tutto quanto- concluse l’uomo, mettendosi comodo contro lo schienale della sua seduta in velluto, nel suo sontuoso ufficio, mentre Kei e Yuya giacevano apparentemente senza vita sull’asfalto freddo.


Ciao a tutti!!!
Siamo ormai in là con la trama e grazie a chi ancora sta seguendo questa storia! Ho lasciato la colonna sonora in questo capitolo perché la trovo perfettamente azzeccata (ricordo di aver piano nello scrivere questa scena) soprattutto vi invito a guardare il video della canzone così capirete meglio il tutto <3
Un abbraccio forte e buon inzio settimana <3

 

   
 
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