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Autore: lulette    24/01/2023    4 recensioni
Dal capitolo I
[...Era da un po' che Merlin ci pensava.
Il suo re passava ogni sera in camera sua con la sua fidanzata, Gwen. Li sentiva sospirare e gemere, fuori dalla porta. Erano settimane che nessuno poteva entrare nella camera reale dopo l'orario di cena, nemmeno lui...]
[...Gli frullava in testa quell'idea strana.
Era un mago.
E se per una volta avesse voluto usare la magia unicamente per sé? Perché non poteva utilizzarla per una cosa alla quale lui teneva così tanto? Perché doveva usarla per salvare Arthur e Camelot e non per altro?...]
[..."Che ci fai qui? Vattene via, Merlin!" urlò Arthur feroce.
Nell'uscire, il servo passò di fianco al letto e guardò il re con occhi furenti, sbottando: "Potevate almeno chiudere a chiave, sire!"
"Tira le tende del letto, prima di uscire!" gridò ancora Arthur.
"Tiratevele da solo!" e se ne andò sbattendo la porta...]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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(Soluzioni atipiche)








 

"Venite a sedervi a tavola maestá."

"Ti ho già detto che ho lo stomaco chiuso, Merlin."

"Beh, venite lo stesso. Magari guarderete me mentre mangio, se non vi dispiace!"

Arthur chiuse gli occhi. "Cavoli, Merlin! Tu non hai ancora mangiato… mi dispiace…" E qui, Merlin capì che il re non era se stesso. Normalmente non si sarebbe dato alcuna pena per questo. Anzi probabilmente gli avrebbe riso in faccia.

"Farò volentieri onore alla  vostra tavola, se mi farete restare…"

"Certo … serviti pure!"

"Non tutti i mali vengono per nuocere. Non ho mai cenato qui, con voi ... "

Il re gli fece un piccolo sorriso.

Merlin si sedette e cominciò a mangiare una minestra di riso e verdure che fece schioccare sul palato ad ogni cucchiaiata. Era ottima, ma il suo intento era quello di invogliare il re a mangiare qualcosa.

 

"Che vi è successo Arthur, per ridurvi così?"

"Perché? Sono brutto?" fece il re increspando la bocca in un broncio ingenuamente tenero.

Merlin raramente l'aveva visto così indifeso e sentì un moto di dolcezza inondargli il petto. "Non siete brutto, siete sempre voi. Solo che sembrate molto ... abbattuto. Volete dirmi cos'è successo?"

 

Il re si sedette al tavolo e parlò guardando in basso.

"Oggi ho sentito Gwen e Lancelot parlare tra loro."

"Li avepe fpiapi? Non fi fa, maefpà!"* biascicò Merlin dopo aver messo in bocca quattro o cinque polpettine di carne in una volta.

"Non ho capito un accidente! Non si parla con la bocca piena!" ribatté Arthur infastidito più dalla indelicatezza del servo, in quel momento così difficile per lui, che non dal suo modo di mangiare.

Merlin masticò velocemente il tutto e ingoiò.

"Scusate… scherzavo!"

Arthur non lo guardava già più.

"Lancelot è ancora innamorato di lei…"

Merlin stavolta non disse nulla, per non interromperlo di nuovo.

 

"Lei non è più felice con me. L'ha detto chiaramente. Ma non mi lascerà, perché, primo, non vuole rimangiarsi la promessa che mi ha fatto; secondo, come regina potrà apportare dei cambiamenti positivi per i contadini e, terzo, ritiene ormai di essersi irrimediabilmente compromessa con me …"

 

Merlin era rimasto immobile, con un pezzo di pane imbevuto di sugo, in mano, a mezz'aria. E lentamente lo appoggiò sul piatto.

 

Stava funzionando? Il suo fantasioso piano stava funzionando per davvero. Allora perché non era contento? Vedere Arthur in quelle condizioni lo faceva stare male e provò una fitta di rimorso allo stomaco.

"Sei rimasto senza parole persino tu, Merlin!" disse il re con un sorriso amaro.

"No… pensavo a come potervi aiutare… volete che parli con Lancelot? Volete che gli chieda di andarsene?"

"Non è lui il problema, capisci? Gwen non era felice con me già prima che lui tornasse…"

"Scusatemi ... però anche voi avevate dei dubbi sui vostri sentimenti per lei…"

"Sì, ma forse i miei dubbi derivavano dal fatto di vederla meno coinvolta e più fredda nei miei confronti… non lo so."

"Se fosse così e se voi l'amaste ancora, visto che Gwen non vuole lasciarvi … potreste parlarne con lei e decidere di darle una possibilità. Io sono sicuro che lei provi ancora dei sentimenti per voi …"

"E credi che voglia accanto una persona che non mi ami come desidero? Dovrei accontentarmi di un amore a metà? Se fossi uno che si accontenta avrei sposato una delle tante belle principesse che mio padre voleva per me…"

"Non voglio dire questo. Anch'io al vostro posto non mi accontenterei. Solo che in amore, l'orgoglio sarebbe meglio metterlo da parte."

"Sei impazzito? Sei tu che parli o uno di quei leccapiedi dai quali mi hai sempre detto di stare lontano?"

 

Merlin che stava per addentare una pera, si fermò: forse quella risposta se l'era meritata. 

"Non voglio che soffriate… tutto qui!"

 

"Ho bisogno di capire cosa fare, adesso! Ma se il tuo aiuto è quello di dirmi ciò che pensi voglia sentirmi dire, finisci di mangiare e vai pure a coricarti per la notte!"

 

Il servitore tacque a lungo. Non aveva nessuna voglia di lasciarlo in quelle condizioni. 

 

"Quale sarebbe la prima cosa che vi è venuta in mente di fare?"

"Vorrei lasciarla, subito!"

"Non volete prima provare a dormirci su? Se domattina sarete ancora della stessa idea, agirete in questo senso. Ma vi dico subito che non potete lasciarla…"

"Ma cosa dici?..." Arthur si alzò dalla sedia del tutto sconcertato.

 

Merlin alzò la voce di un tono: "Lasciatemi finire, maestà!... Un gentiluomo e soprattutto un nobile sovrano, come voi, non lascia una ragazza… si fa lasciare."

"E che differenza c'è?"

"L'obiettivo è lo stesso. È la modalità che cambia. Ed è fondamentale. Credo si tratti di un patto segreto che gli uomini condividono tra loro da migliaia di anni e che è servito a non fare estinguere il genere maschile. E io adesso lo passo a voi, in modo che un giorno possiate passarlo ai vostri figli o ad altri uomini in difficoltà."

"Non ne avevo idea, ma ... per te come funzionerebbe?... Questo segreto vale solo per lasciare una donna o anche per lasciare un uomo? Voglio dire, in caso di uomini dev- … di uomini come te!"

"Vale anche per le coppie di uomini, sì! Ma cosa c'entra questo, adesso?… Non ricomincerete come stamattina. Stavate per darmi del deviato, vi ho sentito! Ma io non lo sono! È una parola piena di odio che non mi rappresenta…"

"Scusami, ma come dovrei chiamarti allora? Pederasta?"

"No! Chiamatemi Merlin. Solo questo, perché prima di ogni altra cosa, sono una persona. La stessa che conoscete da tanti anni. Io non sottolineo la cosa, di continuo, come fate voi, ad ogni frase. Quando parlo di voi ad esempio, io non faccio riferimento alle vostre preferenze. Io non vi ho mai detto: -Maestà, un uomo virile come voi, non potrà non aver apprezzato la bellezza della nuova cameriera!- oppure - "Ho visto che le signore di questa sera, pendevano tutte dalle vostre labbra. Con quale di loro vi piacerebbe intrattenervi?

"Che esagerato, Merlin!"

"Sarà, ma non mi sento molto lontano dalla realtà. Ma voi non lo capirete mai, temo!"

Arthur non sapeva se ridere o cos'altro fare. Merlin era sempre così sensibile, quando si toccava quell'argomento.

Il re sospirò. "Penso che tu abbia ragione. Non mi sono ancora abituato, ma lo farò e migliorerò, per te!"

Il re a volte sapeva farsi perdonare in fretta, e il servo apprezzò le sue parole. Sapeva di essere molto severo con Arthur, molto più di quanto lo sarebbe stato con altri. Ma non riusciva a farne a meno. Voleva essere accettato totalmente a dispetto di ciò che il re sapeva di lui anzi, proprio perché ne era era al corrente.

 

"E va bene! Dobbiamo pensare a un modo per farvi lasciare da Gwen. Avete qualche idea, sire?"

"Se le dicessi che l'ho sentita parlare con Lancelot?"

"Ha forse detto a Lancelot che lo ama?"

"No. Non l'ha detto, ma io l'ho capito."

"Non va bene. In questo modo lei lo percepirà come un benservito da parte vostra. Dovete fare in modo che sia lei a … cogliervi in fallo!"

"Ma come?"

Merlin aveva un'idea, che non gli piaceva neanche un po' e non avrebbe voluto suggerirla al re. Troppo dolorosa per lui. Ma il re ci arrivò da solo.

"Potrei fare finta di avere un'altra donna oltre a lei. Potrei farmi vedere da lei mentre bacio un'altra … serva. Una sua collega le darebbe ancora più fastidio."

"Temo non basterà. Se è così determinata, non vi lascerà solo per un bacio. Dovreste farvi trovare a letto con lei … ma c'è comunque la possibilità che non sia sufficiente neppure questo!"

"Ma …è impossibile!"

"Molte donne, almeno nel nostro tempo, tendono a perdonare le scappatelle dei loro mariti. Nemmeno io riesco a capirle, eppure è così! Preferiscono tacere. Sarà per i figli, per la casa o per paura di perdere lo status, la protezione e i vantaggi del matrimonio. Non lo so."

"Maledizione, è vero!"

Arthur si alzò dalla sedia. Era ancora più frustrato di prima e si buttò sul letto, coprendosi il viso con le mani.

 

Merlin sparecchiò il tavolo in silenzio. Era dispiaciuto di non essere riuscito ad aiutare Arthur in quella situazione così difficile e triste per lui. Prima di uscire si rivolse al re.

"Mi dispiace molto, ma non disperate, maestà! Troveremo un'altra soluzione!"

 

"MERLIN!" Arthur si tirò su a sedere con un'espressione tra il sorpreso e il felice.

"Oh, Merlin! Forse ho trovato una soluzione! Grazie a te e a ciò che hai detto, ma soprattutto è stata la tua presenza a ispirarmi!"

 

Merlin era curioso, ma anche piuttosto scettico. Il re, in battaglia, era l'uomo più esperto del mondo, ma non nelle questioni sentimentali…

 

"Dunque…" disse Arthur sovreccitato, alzandosi, mettendosi di fronte al servo, e appoggiando le mani sulle sue spalle. "Non dire subito di no. Perché ti conosco … Gwen mi troverà con qualcuno, ma non con una serva, bensì … con un uomo!"

 

A Merlin girò la testa istantaneamente e afferrò un polso di Arthur per sostenersi.

 

Non era vero. Tutto quello era impossibile!

 

Probabilmente si era addormentato da qualche parte e stava facendo un brutto sogno.

 

"Tutto a posto, Merlin?" 

"Quale uomo?" disse quasi senza voce.

Arthur abbassò il capo per catturare il suo sguardo e sorrise. "Secondo te?"

 

Non era affatto un sogno!

 

"Io?"

Merlin fece diversi passi all'indietro togliendosi così le mani dell'altro di dosso. Sul viso aveva un'espressione di dolore.

"No, no no no no! Per chi mi avete preso? Dio! Gwen mi odierebbe da morire. E poi non posso, mi spiace. Potreste scegliere un …vostro cavaliere … Gwaine! Certo! Gwaine è bello, licenzioso, leggermente ambiguo e leale fino alla morte… che c'é di meglio? È un attore nato, un vero commediante… si presterà a reggere la parte … sarà perfetto! Gli parlerò io e capirà. Vi prego, ragionate Arthur: sapete che darei la mia vita per voi, ma stavolta non me la sento… Non potete chiedermelo…" continuava Merlin a bassavoce.

Arthur sorrideva. E il servo lo odiò. Quanto si stava divertendo il sovrano a sue spese? Perché si stupiva? Arthur da sempre era un babbeo impenitente.

Arthur prese il vassoio della cena, lo appoggiò sulle mani di Merlin, lo accompagnò alla porta guidandolo con una mano sulla schiena, gli fece varcare la soglia e gli disse: "Vai a dormire ora, Merlin. Sarai stanco! Ci vediamo domani e grazie della tua disponibilità!" E gli richiuse la porta in faccia. 

Merlin rimase a lungo fermo sulla soglia di quella porta. Quando si accorse che le guardie lo osservavano, se andò mestamente.




 

_ _ _





 

Non era riuscito a dormire neanche mezzora. 'Maledetto Arthur! Oggi dovrà ascoltarmi…'

 

Sentiva dolori in ogni parte del corpo e ogni tanto gli veniva voglia di piangere. Gli era già successo in passato dopo una notte insonne. 

Quando giunse da Arthur con il vassoio della colazione, notò che le tende erano state già tirate e che il principe, completamente vestito, stava mettendo in ordine alcune carte, con l'aria di avere un po' di fretta.

"Che succede, maestà?"

"Buongiorno Merlin! Hai visto che giornata meravigliosa?" Arthur sprizzava energia e gioia da ogni poro. 

"Sembra che abbiate dormito bene, sire?" disse nascondendo la rabbia che provava.

"Come un angioletto, Merlin… ma tu hai un'aria esausta. Come mai?" disse osservando le occhiaie del suo servo.

"Sto bene, grazie!

"Dovresti farti dare qualche preparato di erbe da Gaius. In modo da irrobustirti e magari migliorare il tuo aspetto. Scusa, ma hai delle borse da fare paura! Non sei tu che una volta hai detto che se il servo di un re ha un bella presenza il sovrano ci guadagna in popolarità?"

"Non sono stato io a dirvelo. E io sono bello così, al naturale…" disse il servo, più per ripicca che per altro. Non si sentiva poi così bello, quella mattina.

"Vuoi che non lo sappia? In un solo giorno ti sei trovato ben tre spasimanti…" 

"Vi siete accorto che sono bello solo per quello?"

"No, Merlin. Solo che sai com'è con i familiari o gli amici più cari… non li vedi più per come sono realmente, ma per come l'affetto che provi per loro te li fa vedere.

"Cioè, voi mi vedete bello perché siete affezionato a me?"

"Esatto. Perché la tua anima è bella!" sorrise Arthur. 

Merlin invece di essere contento di aver scoperto un nuovo lato sensibile del re, quasi si offese.

"Io non credo che la popolarità di un sovrano dipenda dalla bellezza della sua servitù. Se così fosse dovreste licenziare subito la cuoca."

Arthur scoppiò a ridere e Merlin aggiunse:

"Se fossi la vostra fidanzata, allora avreste ragione … forse."

Arthur si avvicinò a lui di un paio di passi, scoccandogli un enorme sorriso sfacciato.

"Però … sei il mio amante segreto!" E si mise a ridere smodatamente, fino quasi a non respirare. Non la finiva più.

Era questo il momento che Merlin aspettava dalla sera prima. E quando il re si riprese, si fece coraggio.

"Ecco, appunto di questo volevo parlarvi, maestà! Io non …"

"Dio, Merlin!" lo interruppe il re. "È tardissimo."

"Ma è importante maestà…" brontolò il servo.

"Perdonami ma, adesso  ascoltami bene. Devi sostituirmi con Valiant. Oggi avrei dovuto fargli vedere Little Castle. Vai tu con lui e ricorda che devi cercare di farglielo 'amare'. Portati dietro il cibo e il necessario per un piacevole pranzo sull'erba. Scusati con lui da parte mia, ma adesso ho una riunione straordinaria con il consiglio. Si tratta di un'emergenza. Passa da me stasera se vuoi parlarmi…"

E Arthur lasciò velocemente la stanza e un Merlin prostrato e confuso.




 

_ _ _ 




 

Lo aveva visto sul selciato davanti al castello. Il ragazzo aveva stipato il suo cavallo di roba neanche fosse un mulo da soma. Era stato avvicinato da un cavaliere, senza armatura, ma la sua carica era manifesta se si osservava la sua spada e i finimenti del suo cavallo. 

Appena partirono Julius prese il suo cavallo e li seguì, da lontano. Cercando di non farsi vedere.

Li aveva seguiti lungo la collina, nascosto da un bosco che correva parallelo al loro sentiero. Li aveva visti scendere da cavallo, osservare i paesaggi circostanti, indicare i corsi d'acqua e alcune antiche costruzioni. Li aveva visti sedersi a mangiare ogni ben di Dio, chiacchierare amabilmente e poi sonnecchiare a lungo.

 

Era un po' contrariato. Aveva fame. Era dovuto partire così all'improvviso. Per fortuna era riuscito a portarsi dietro al volo un'otre d'acqua. 

Li aveva studiati attentamente e si era reso conto dei pericoli che c'erano attorno. 

Lui non era un mago, ma grazie a una vita intera dedicata in segreto allo studio della magia, era riuscito a perfezionarsi in una piccola branca di quella materia, dove aveva una buona percentuale di successo. Riusciva a condizionare telepaticamente gli esseri viventi più semplici e cioè gli animali. Era partito dagli insetti, e aveva continuato con gli anfibi, gli uccelli, i piccoli mammiferi e infine i mammiferi più grandi.

Non rientravano nelle sue capacità invece i contatti con gli animali feroci, con i rettili e con tutti gli organismi acquatici. Non si era mai spiegato il perché.

Aveva provato tante volte con gli esseri umani, che era poi il suo intento finale, ma era riuscito a imporre la propria volontà solo sui bambini di una certa età, purché maschi.

 

Julius, stufo di attendere oltre, condizionò uno stormo di uccelletti che stavano su un albero vicino, in modo che volassero vicino ai due dormienti e li svegliassero con i loro gorgheggi.

E funzionò. 

Valiant si svegliò, mentre Merlin continuava a dormire come un sasso. L'uomo sbocconcellò un po' di frutta, riordinò i resti del loro pranzo e si sedette a osservare Merlin dormire.

Era passata un'altra ora e Julius ormai stava per arrendersi. Si sarebbe addormentato anche lui e che gli altri due se ne andassero pure all'inferno! In quel momento vide quello grosso inginocchiarsi vicino a Merlin, e indugiare non sapendo dove mettere le mani per scrollarlo. 

"Merlin" sussurrò il cavaliere. Continuando così il giovanotto nell'erba si sarebbe svegliato il giorno dopo. Lo chiamò più volte, lo toccò su una spalla scrollandolo appena. Poi gli prese una mano tra le sue dandogli delle piccole pacche, come fosse una vecchietta in cerca di conforto. Infine gli prese la testa tra le mani, muovendola e chiamandolo forte.

Merlin trasalì e quasi cacciò un urlo quando si ritrovò Valiant così vicino.

"Scusami. Credevo stessi male…non ti svegliavi più!"

"Scusatemi voi. Stanotte non ho dormito."

"Mi dispiace, ma tra un po' sarà meglio muoversi…"

"Little Castle! Devo ancora mostrarvelo. È il motivo per cui siamo qui. Arthur ci tiene molto che voi lo vediate…"

"D'accordo Merlin… dove si trova?"

"Poco più su. Con i cavalli saremo lì in tre minuti."

Julius si mosse, quando capì le loro intenzioni. 

L'ultimo pezzo di strada che portava al castello, ormai di fronte a loro, era molto ripido. Merlin era in difficoltà, ma non Valiant. Il cavaliere si spostò dalla parte del dirupo in modo che Merlin non si trovasse in pericolo. Purtroppo il cavallo di Valiant, si mosse verso il burrone, mentre l'uomo cercava disperatamente di tenerlo dritto ma il cavallo s'impennò, disarcionando il cavaliere, proprio sul bordo del precipizio a strapiombo. 

Merlin smontò di volata e corse da Valiant che urlava il suo nome. L'uomo perdeva sangue. Cadendo aveva strisciato il volto sulle pietre. Si teneva appeso alle rocce con la sola forza delle mani, mentre i piedi brancolavano nel vuoto. Se Merlin avesse afferrato le sue mani sarebbero entrambi caduti giù. E le rocce a cui stava aggrappato Valiant davano l'idea di potersi staccare da un momento all'altro. Merlin non poteva fare altro. Aprì una mano da lontano verso un ramoscello frondoso che usciva dalle rocce e che si trovava poco sotto i piedi di Valiant. Pronunciò le parole "Gonvertat samum orbore". Valiant vide gli occhi del ragazzo illuminarsi di una luce color oro. Sotto di lui, il ramoscello crebbe fino a diventare un albero. Quando le rocce sotto le mani del cavaliere si staccarono dalla parete, Valiant si ritrovò in piedi sopra un largo tronco dall'aria stabile. Merlin non perse tempo. Andò a prendere la fune che teneva sul cavallo. Ne legò un capo alla sella e calò giù l'altro fino a raggiungere il cavaliere.

Valiant si legò la corda  sotto le braccia assicurandosi con un complicato nodo. Merlin infine guidò lentamente il suo cavallo avanti di qualche metro.

Una volta tratto in salvo, Valiant si sdraiò per terra, mentre Merlin corse da lui. Il cavaliere riuscì a mettersi in ginocchio e abbracciò l'altro tremando forte. Poi lo guardò in faccia e commosso gli prese il volto tra le mani insanguinate: "Grazie, Merlin. Se tu non fossi chi sei, io sarei morto…" e gli diede un leggero bacio sulle labbra.

Merlin non ebbe neppure il tempo di capire se provasse qualcosa. Aveva una preoccupazione molto più grande. "Valiant…"

E così dicendo gli tolse le mani dal suo viso e le strinse tra le sue, come se lo stesse supplicando.

"Vi prego, Valiant. Se mi siete grato come sembrate, non dite a nessuno quello che ho fatto…"

"Ma come? Non lo sa nessuno?" 

"Nessuno! Solo voi! Io… non volevo che moriste."

"Nemmeno il re lo sa?"

"No. La magia è ancora fuori legge. Sono il suo valletto personale perché è mio dovere proteggerlo!"

"Un segreto che ti fa onore! Sapevo che eri molto di più di un comune servo…"

"Posso fidarmi di voi?"

"Sì, certo. Io … non ho visto niente. Mi sono salvato grazie a te e ad un albero. D'accordo?"




 

_ _ _




 

Julius se n'era andato quatto quatto, dopo aver visto quello che gli serviva. Era molto soddisfatto. La connessione con la mente del cavallo aveva funzionato subito. Non era un risultato scontato. E Merlin era un grande stregone. Ne aveva avuto la conferma con i propri  occhi. Continuava a vederlo come l'ingenuo  ragazzino che aveva inquadrato fin dal primo istante. Infatti, nella fretta di salvare quell'uomo si era fatto prendere dal panico e si era fatto vedere, mentre agiva magicamente, non solo da lui ma pure dal cavaliere che stava salvando. Se fosse stato più maturo avrebbe trovato il modo di non farsi scoprire. Non solo! Il cavaliere gli aveva pure dato un bacio sulla bocca. E Merlin? Lui non aveva fatto una piega. Quel ragazzo era una sorpresa dietro l'altra! Non solo un potente stregone ma anche un ragazzo con i suoi stessi gusti in amore. Che stessero insieme Merlin e il cavaliere? Allora forse il suo amante sapeva già da prima della sua magia? Certo che avrebbe potuto scegliere qualcosa di meglio di quell'orso. 'Per Merlin ci vorrebbe un uomo più colto, più raffinato, un tipo più simile a me. Uno che lo aiutasse ad essere meno ingenuo. Uno che lo aiutasse a sviluppare la sua magia…No, un momento! Non è questo che devo fare con Merlin!

Io ho bisogno di lui, ma non così… Devo essermi fatto trasportare nel vederlo così … potente! I grandi maghi mi ispirano sempre questi pensieri! È solo per questo che per un attimo ho pensato di … tenerlo accanto a me. Ora basta! Devo fare ancora alcune cose prima di poter raggiungere il mio scopo…'



 

_ _ _




 

Arrivarono a Camelot quando era già buio e Merlin si diresse da Gaius per far curare Valiant, quanto prima. C'era anche Julius che stava mangiando e non li salutò neppure. Era molto tardi e Gaius disse a Merlin che il re l'aveva cercato.

Merlin si scusò e lasciò a Valiant il compito di informare Gaius sulla disavventura di quel giorno.

Quando Merlin giunse da Arthur, questi lo guardò con la bocca aperta.

"Dio, Merlin! Dimmi che non l'hai ammazzato!"

"Chi?"

"Valiant!"

"Ma se l'ho salvato…!"

"Di chi è quel sangue, allora. Il tuo? Stai … morendo?"

Merlin rise stancamente. 

"Valiant ha subìto un brutto incidente, e si è graffiato dappertutto. Stava per cadere giù dal dirupo ma sono riuscito a tirarlo su."

"Scusa ma… hai succhiato il suo sangue?"

Merlin nonostante la stanchezza trovò la forza di ridere. "No… Valiant era così sollevato e felice … e mi era così grato per averlo salvato che mi ha abbracciato e baciato! Per questo ho il suo sangue sul viso…" disse Merlin.

"Ti ha baciato sulla bocca?"

"Credo di sì, sulle labbra. Sarete soddisfatto, credo. In fondo è quello che volevate. Purtroppo per voi, penso si sia trattato di un trasporto istintivo dovuto alla gratitudine che provava per me al momento. Nessun fidanzamento all'orizzonte."

Arthur teneva la testa in alto e il corpo sembrava rigido.

"Bene!"

"Come? Avete detto bene?"

"Esatto!"

"Avete cambiato idea su Valiant e me insieme?"

"Solo per il momento… dovrai tenere a bada i tuoi impulsi ancora per un po', Merlin. Se Gwen dovesse vedere che vi baciate o se venisse a saperlo da altri, con quello che stiamo per fare, non sarebbe una buona cosa…"

"Io credo, al contrario, che se si venisse a sapere, darebbe una credibilità maggiore alla nostra recita."

"Perché diavolo credi che non abbia preso in considerazione Gwaine? Perché è un uomo dissoluto. Uno che viene e va. Gwen penserebbe ad  una storia "poco seria" e non darebbe peso più di tanto alla cosa. Lo stesso vale per te: se tu va in giro a sbaciucchiare altri uomini, penserebbe che non ci amiamo davvero, e il piano andrebbe a rotoli" 

Merlin era turbato nel sentire certe frasi pronunciate dal re. Gli facevano un certo effetto."Non l'avevo considerato da questo punto di vista. Io credevo che fosse semmai per preservare il vostro onore, in modo che gli altri non arrivassero a pensare che venivate tradito dal nuovo amante…"

"Beh, in effetti anche questa potrebbe essere una ragione di più. Cosa volevi dirmi stamattina?"

"Non mi reggo in piedi, maestà! Dovete scusarmi se non ho la forza di parlarne con voi, adesso. Ma di sicuro ve ne parlerò presto…"

"D'accordo. Buonanotte, Merlin!"














 

* "Li avete spiati? Non si fa maestà!"

Ciao! In questo capitolo ci tengo a precisare che anche nei momenti più "drammatici", Merlin utilizza una specie di ironia di fondo che forse stona con il resto (ad esempio il patto segreto tra gli uomini, dove prende per il naso il re che non se ne accorge) ma che prelude al momento, chiaramente tragicomico, in cui Arthur lo coinvolge nel suo piano paradossale, dove l'ironia di Merlin si rivolta contro se stesso. Da lì in poi, Merlin sarà un po' meno ironico. Probabilmente sì tratta del capitolo più demenziale che abbia mai scritto.

Un abbraccio!





 
   
 
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