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Autore: Scribbling_aloud    29/01/2023    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 41 – Non c’è niente di spettacolare!
 
Harry era sdraiato sul letto perso nelle sue riflessioni.
Quello che James aveva detto l’avevo colpito profondamente. Sapeva o aveva indovinato alcune delle sue afflizioni ma quello che l’aveva più sconcertato era stata la rabbia, il risentimento nel suo comportamento. Era a conoscenza del fatto che James non lo odiava veramente ma era comunque sconvolgente sentirselo dire da un figlio. Sputato con tanto sprezzo.
Era di nuovo Ron. Tutta quella sensazione di essere in ombra e non amato dalla propria famiglia. Era esattamente Ron. E quel pensiero lo spaventò enormemente.
Ad Hogwarts, era cominciato innocentemente e lieve, appena percettibile da un estraneo. Harry ne aveva avuto molte avvisaglie in quel periodo ma la prova finale era arrivata dal medaglione di Serpeverde. L’horcrux, quando aperto, aveva rivelato tutto quello che tormentava Ron, ma non aveva mai sospettato quanto fortemente quel rancore fosse stato fomentato e nascosto, anno dopo anno, fino a Natale quando era spuntato fuori inaspettatamente portando a quelle disastrose conseguenze.
E stava succedendo di nuovo sotto ai suoi occhi.
Harry non era mai stato capace di spiegare a Ron quanto fuori luogo la sua invidia fosse stata, come assolutamente orribile era stato ogni evento della sua vita collegato a Voldemort e quanto sarebbe stato felice di essere risparmiato da tutto ciò che quella connessione aveva comportato nella vita. Aveva ucciso i suoi genitori forzandolo in un’infanzia infelice, trasformando la sua vita in una sequenza di perdite, paure e lotte. La sua situazione non gli aveva portato nessuna gioia. Solo afflizioni.
Ma poi, con James e Albus, non aveva mai neanche cercato di spiegarsi, avevano imparato dalla bocca di altri quello che la sua vita era stata e sembrava sempre così spettacolare e avventurosa quando raccontata da qualcun altro ed era stato invece così orribile viverla tutta.
Si era ripromesso di essere più aperto dopo quel Natale, di rispondere alle loro domande ed essere trasparente ma l’aveva trovato più difficile del previsto e non era stato in grado di mantenere la sua promessa.
Era però in tempo per rettificare la situazione, doveva farlo, per evitare che questa cosa diventasse quel sentimento tarlante che aveva corrotto l’amicizia tra lui e Ron. Non voleva perdere suo figlio come aveva perso lui.
Il povero ragazzo si sentiva trascurato e lui non se n’era neanche accorto. Aveva combattuto contro ciò per tutto il suo percorso da genitore per via di quello che aveva sofferto da bambino ed era successo comunque. Il suo amore per Lily l’aveva reso cieco alla richiesta silenziosa di James per delle attenzioni.
Ma non avrebbe perso suo figlio sotto questo malinteso; era venuto il momento di mettere completamente da parte il suo riserbo e avvicinarsi a lui. Hermione aveva avuto ragione mesi prima a proposito della sua reticenza a parlare di se stesso. Riusciva a risentirla ora con chiarezza “Li stai solo tenendo lontani da te”. Aveva ragione.
Sto tenendo James e Albus lontani da me.
Com’è possibile che le donne hanno sempre ragione??? Un giorno imparerò anche questo…
Il pensiero di James chiuso nella sua stanza, con quel sentimento di rifiuto addosso, agì in lui come uno stimolante. Dio solo sapeva se non fosse al corrente di cosa volesse dire con l’infanzia che aveva avuto, ed era stato orribile.
Non voglio che sia così anche per mio figlio!
E quel pensiero gli diede la forza di attivarsi, una risoluzione nacque in lui. Quello era il momento di porvi rimedio.
Si alzò dal letto guidato da questa decisione e determinato si diresse verso la stanza di James. Non bussò, spalancò semplicemente la porta. James era ancora sul letto e vedendolo entrare in quel modo trasalì, la sua faccia incupendosi immediatamente ma Harry non lo lasciò parlare.
‘Vieni con me’ disse solo severamente. James aprì la bocca per opporsi ma Harry non glielo permise; ripeté il suo ordine imperativamente articolando ogni parola.
James si alzò dal letto imbronciato e lo seguì. Harry, preso dal momento, andò a cercare anche Albus; se avesse dovuto fare questa cosa, l’avrebbe fatta una volta sola.
Albus era in salotto che lucidava la sua scopa. Chiamò la sua attenzione chiedendogli di seguirlo. Albus, vedendo il suo contegno severo, lasciò immediatamente la scopa e si diresse verso di lui. C’era lì anche Ginny seduta sul divano. Guardò Harry interrogativamente che le disse ‘Ginny, ho bisogno di parlare da solo con i ragazzi’, a cui lei annuì grave, pronta per alzarsi.
‘Stai pure’ aggiunse carezzandole la testa per rassicurarla ‘Andiamo in cucina’
Albus lo seguì docilmente al contrario di James che era ancora avviluppato nella sua rabbia.
Una volta lì, Harry indicò le sedie ‘Sedetevi’ gli ordinò.
‘Non voglio…’
‘Siediti!’ Harry ordinò, inducendo James all’ubbidienza.
Harry camminava avanti e indietro per la stanza pensieroso, la sua fronte corrugata, la sua mente sovraccarica di nozioni che voleva esprimere.
Raccolse tutte le sue forze e cominciò a parlare.
‘Spesso vi siete lamentati che non vi dico mai nulla di me, ora lo farò. Vi dirò tutto dal principio e voi ascolterete attentamente perché non sono sicuro che riuscirò a farlo di nuovo in futuro’
‘Non voglio…’ James si intromise sdegnoso e Harry, perdendo la pazienza, urlò ‘James, ora chiudi quella bocca e ascolti. Mi costa tutto questo ma penso sia necessario visto quello che ho sentito da te oggi’
James, che si stava alzando dalla sedia, si sedette di nuovo con uno sguardo truce.
‘Bene’ Harry disse fermandosi e spostando il suo sguardo da Albus, leggermente intimorito, all’altro suo figlio, che, con le braccia incrociate, guardava sdegnoso in un’altra direzione.
‘Non mi ricordo né mia madre né mio padre’ cominciò a raccontare ‘Quando avevo un anno, un amico di famiglia ruppe il Fidelius sulla casa in cui vivevamo permettendo l’accesso a Voldemort’
Vide tutti e due i suoi ragazzi sussultare, James a disagio alla menzione della rottura del Fidelius.
‘Uccise mio padre per primo e poi mia madre che stava cercando di proteggermi. Lei urlava e lo implorava ma lui la uccise comunque, senza un briciolo di pietà. Ho sentito le sue grida più di una volta quando gli scannatori mi si sono avvicinati e vi assicuro che è tremendo sentire vostra madre che urla terrificata in quel modo proprio prima di essere uccisa’
Albus sgranò gli occhi che teneva incollati su Harry, James continuò a guardare altrove facendo finta di non sentire.
‘Cercò di uccidermi ma non ci riuscì. Grazie a quello mi sono procurato questa dannata cicatrice’ disse spostando i capelli dalla fronte in modo che fosse visibile ‘La cicatrice che tutti adorano, l’ho avuto perché un mago oscuro ha usato l’Avada sui miei genitori e su di me.’ Albus abbassò gli occhi sul tavolo ‘Un’evento che ha creato una malata connessione tra le nostre menti, dandogli accesso alla mia e viceversa’
Albus trasalì e alzò nuovamente gli occhi su di lui, la bocca gli si schiuse come per chiedere qualcosa ma Harry stava già continuando il suo racconto.
‘Sono stato portato dai miei zii’ disse, e poi fermandosi un attimo a riflettere, ‘Sapete lo sgabuzzino di casa nostra, quello nel sottoscala, dove teniamo i bauli di Hogwarts? Quello che è troppo piccolo per tenerceli entrambi?’ chiese. Albus annuì fievolmente mentre James stava lottando per non mostrare troppo interesse nella narrazione.
‘Quella è stata la mia stanza fino a che ho compiuto undici anni’ ammise in costernazione ricordandoselo.
‘I miei parenti, le sole persone che avevo al mondo, mi hanno dimostrato solo crudeltà e cattiveria nei diciassette anni che ho vissuto con loro. Non ho mai avuto giochi o vestiti decenti o niente di mio. Loro figlio che mi bullizzava, picchiava e mi impediva di fare degli amici, aveva tutto quello che desiderava e di più. Ma quello era il meno’ disse infervorandosi sotto l’ingiustizia di quel comportamento e, come al solito, incredulo nel realizzare com’era stata triste la sua infanzia comparata a quella dei suoi figli e gli altri bambini in generale ‘Non ho mai ricevuto una parola gentile o di incoraggiamento. Ero solo isolato, insultato, trattato come feccia. Non ho mai ricevuto un bacio della buonanotte o qualsiasi tipo di tenerezza. Il primo abbraccio materno l’ho avuto da vostra nonna quando avevo quindici anni!’ disse battendo il pugno sul tavolo, ricordando tutti quei dolorosi momenti, e fu necessario essere arrabbiato ora; aveva bisogno di quella spinta per continuare la sua narrazione o non sarebbe stato in grado di continuare. Aveva bisogno di quella rabbia per tenere imprigionato il bambino abbandonato che era stato, quello che non poteva piangere e non aveva mai ricevuto un granello di affetto, in basso dove doveva stare per non essere sopraffatto da quella disperata solitudine.
Albus spostò uno sguardo desolato verso James che era ora particolarmente a disagio testimone dell’angoscia del padre.
‘Quando ho compiuto undici anni, ho scoperto il mio passato, ho scoperto che ero già famoso; le persone guardavano me e la mia cicatrice a bocca spalancata. Ed ero famoso solo per via di un omicidio. Il primo anno a Hogwarts mi sono fatto il mio primo amico... Il primo. Non ne avevo mai avuto uno! E quell’anno ho visto per la prima volta i miei genitori attraverso uno specchio che mostra quello che desideriamo di più in assoluto. Non li avevo mai visti prima di allora’
‘Ho incontrato Voldemort, incastrato nella testa di uno dei miei insegnanti e ho dovuto combatterlo per la prima volta e sono quasi morto. Avevo undici anni. Più o meno la tua età Albus tanto per farvi apprezzare quanto figo possa essere morire a undici anni’ disse amareggiato.
‘Il secondo anno, la camera dei segreti era stata aperta; le persone venivano attaccate da non si sa chi. Percepivo una voce, che nessun altro poteva sentire, dire delle cose macabre. Ho pensato di diventare matto, ho scoperto che riuscivo a parlare Serpentese, tutta la scuola l’ha scoperto insieme a me e per colpa di ciò si sono convinti che fossi io ad attaccare le persone’
‘Sai veramente parlare Serpentese? Ho sentito uno del sesto anno…’ Albus chiese con slancio ma Harry lo interruppe; era vitale continuare, se si fosse fermato ci sarebbe stato il rischio di non riuscire a cominciare di nuovo.
‘Non lo so, Albus. Non ci ho più riprovato. Quindi, dopo che vostra zia Hermione è stata attaccata, ho scoperto che la voce che sentivo era quella di un Basilisco. Sono entrato nella camera dei segreti e ho dovuto combattere un serpente gigante che poteva uccidere con uno sguardo. E tutto questo avendo sotto gli occhi vostra madre, trascinata lì da Voldemort come esca, morire lentamente, incapace di salvarla. Sono miracolosamente riuscito ad uccidere il serpente, aiutato da una fenice che l’ha accecato. Sono stato ferito dalle sue zanne velenose però, e di nuovo, a dodici anni stavo per lasciarci le penne insieme a vostra madre, dimenticati la sotto. Le lacrime della fenice mi hanno guarito; non l’ho letto da nessuna parte. L’ho sperimentato.’ Ammise sotto gli occhi scrutinatori dei suoi figli che non avevano occhi che per lui ‘Non è divertente realizzare che stai per morire o guardare qualcuno che sta per morire’ disse amaramente.
‘Continuando: terzo anno’ riprese a narrare riprendendo anche la sua camminata per la stanza ‘Scopro che un assassino riconosciuto come Mangia Morte, vuole uccidermi. Nel frattempo, gli scannatori scorrazzano liberamente intorno al castello inducendo svenimenti tutte le volte che me li trovo sulla strada e forzandomi ad ascoltare quegli urli tremendi ogni singola volta. Divertente, no?!’ disse scoccando uno sguardo cupo ai ragazzi ‘Vi risparmio i particolari ma scopro che l’assassino è il mio padrino, e non era veramente un assassino anche se tutto il mondo lo credeva tale. Sono stato attaccato da innumerevoli scannatori pronti a succhiare l’anima dai nostri corpi e ho protetto me e lui lanciando un Patronus che li ha scacciati. Sono riuscito a farlo scappare ma con lui se ne andava l’unica speranza di lasciare i Dursley per una casa dove qualcuno, finalmente, si sarebbe interessato a me. Non è successo. Bloccato dai Dursley.’
‘Quarto anno’ e si fermò a guardarli ironico ‘e qui le cose cominciano ad essere divertenti e veramente spettacolari’ disse ‘prima era solo uno scherzo comparato a quello che sta per succedere.’ Sia James che Albus erano troppo sbalorditi anche solo per emettere un suono.
‘Quindi, quarto anno. Sono stato scelto contro la mia volontà per il torneo Tremaghi. Avevo quattordici anni, gli altri campioni diciassette. L’intera scuola mi odiava, incluso il mio unico amico, vostro zio Ron, perché convinti della mia sbruffonaggine. Sotto quel peso ho sostenuto le mie prove e giusto all’ultima, quando pensavo che tutto sarebbe finito…’ rallentò il ritmo che fino a quel momento era stato veloce e concitato; stava arrivando ad una delle parti più difficili di cui parlare, quasi tutti i suoi incubi derivavano dritti da quel traumatizzante evento. Prese un profondo respiro passandosi una mano tra i capelli. Nella sua mente le immagini si susseguivano una dopo l’altra proprio come nei suoi sogni. Non era facile parlarne ma doveva. Quindi riprese il suo discorso velocemente, quasi non permettendosi il tempo di respirare nella speranza di lasciarselo alle spalle il prima possibile ‘La coppa era una passaporta. Io e Cedric l’abbiamo toccata allo stesso istante. Ci ha portato in un cimitero. Lui è stato ucciso subito. Il secondo prima vivo e l’altro morto. Per nessuna ragione se non quella di essere lì per errore. Sono stato legato ad una tomba e ho dovuto assistere alla resurrezione di Voldemort. Questa’ disse mostrando a James e Albus il suo avambraccio destro, dove una lunga cicatrice verticale divideva il suo braccio in due ‘è dove il mio sangue è stato preso per dargli un corpo e vi posso dire che nulla’ e pronunciando le parole lentamente e attentamente, ripetè ‘Nulla che vedrete mai nella vostra vita sarà mai così orribile, così terrificante, così completamente ripugnante come la resurrezione di Voldemort. Niente’ ripetè nuovamente.
James e Albus avevano la bocca spalancata, inorriditi.
‘Voleva uccidermi, davanti a tutti i Mangia Morte che mi deridevano. Un ragazzino di quattordici anni con una gamba fuori uso, sanguinante, senza una speranza al mondo. Ero convinto che sarei morto. Ma non volevo morire come un codardo. L’ho confrontato e grazie a un’antica magia delle bacchette, sono riuscito a scappare portandomi dietro il corpo di Cedric. E lì, distrutto, completamente fuori di testa, ferito e febbricitante, ho dovuto confrontare il mago oscuro che aveva organizzato il tutto. Sono stato salvato per pura fortuna. E ho scoperto che il ministro non mi credeva. La scuola pensava che fossi pazzo per via di un articolo che era stato pubblicato su di me. E sono stato rimandato in quella condizione dai Dursley dove ho incontrato di nuovo gli Scannatori.’
Si fermò tirando il fiato e chiedendosi se sarebbe mai riuscito ad arrivare alla fine della sua storia.
‘Quinto anno, Nessuno mi crede. Sono stato trattato con un matto. A scuola c’era questa professoressa maligna di cui vi ho raccontato. Le punizioni pesanti a cui alludevo mi hanno procurato questa’ e come lo disse gli mostrò la mano dove “Non devo dire bugie” si poteva ancora leggere chiaramente. ‘Mi ha fatto usare una penna che incideva le parole sulla mia pelle invece che sul foglio. E mi ha obbligato a farlo per così a lungo che mi sono guadagnato questa bellissima cicatrice’
I suoi figli si scambiarono uno sguardo orripilato ma Harry ne fu inconsapevole preso com’era dalla narrazione di quel difficile anno.
‘Per l’intero anno sono stato costretto a vedere nella mente di Voldemort mente uccideva, attaccava e torturava. Continuavo ad avere sogni che mi portarono dritto in una trappola. Per via della mia credulità ho messo in pericolo i miei amici e il mio padrino è morto. Era la cosa più vicina a un genitore che avessi mai avuto. Morto per via della mia stupidità…’ rifletté, fermandosi e appoggiando le mani sul tavolo, appesantito da quei cupi ricordi.
‘Voldemort mi è entrato nella mente quel giorno; voleva obbligare Dumbledore ad ucciderlo attraverso me. Non è bello avere la tua mente invasa. E’ un po’ come una violenza’ disse sottovoce ma poi, scrollandosi di dosso il fastidio, continuò.
‘La cosa buona è che sono riuscito a spingerlo via e il Ministro, arrivando lì in quel momento, l’ha visto. Mi sono liberato dallo stigma della pazzia. La comunità magica fu finalmente avvertita’.
‘Sesto anno’ disse stirandosi il collo, cominciando a sentirsi infinitamente stanco ‘Il mio ultimo anno ad Hogwarts’
‘Ultimo?’ James chiese sorpreso.
‘Sì, ultimo. Non ho finito la scuola, James’ disse fissandolo di traverso, sotto il quale sguardo James abbassò il suo.
‘Dumbledore ha cominciato ad istruirmi per sconfiggere Voldemort perché nel frattempo sono venuto a sapere che uno di noi due ci avrebbe lasciato le penne. E ovviamente speravo di essere io quello a sopravvivere nonostante stessimo parlando di un ragazzino di sedici anni con scarse abilità magiche contro un potente mago oscuro. Beh, cercando di mantenere il panico sotto controllo, cominciò questo divertente viaggio nel passato di Voldemort scoprendo perché non è morto quando ha cercato di uccidermi la prima volta e perché non poteva morire’
‘Come ci è riuscito?’ Albus chiese con veemenza.
‘Questo non te lo posso dire’ quel segreto non sarebbe stato rivelato per nessuna ragione.
‘Quell’anno, cercando di neutralizzare la protezione di Voldemort, ho assistito alla morte di Dumbledore, un’altra persona che era quasi come un genitore. Ah, tra l’altro, è successo subito dopo che sono quasi stato trascinato in un lago dagli Inferius’ James e Albus rimasero di sasso.
‘Però, dall’altro lato, quell’anno mi sono finalmente messo con vostra madre’
Albus scattò su sorridente.
‘Ma sono stato costretto a troncare la relazione solo qualche mese dopo perché non volevo metterla in pericolo’ Il sorriso di Albus sparì velocemente.
‘Da questo momento in poi ho visto così tante persone a me care morire intorno a me che non ha senso fare una lista. Quell’anno io con vostro zio Ron e vostra zia Hermione, abbiamo cominciato la nostra missione per neutralizzare quello che rendeva Voldemort immortale. E’ stato orribile, Eravamo continuamente in pericolo di morte. Il Ministero era stato infiltrato e noi eravamo braccati come criminali. Persone sparivano e venivano torturate. Continuavo ad averne mezze visioni tramite la mia connessione con la mente di Voldemort. Vivevo nella paura di scoprire che vostra madre fosse morta. Eravamo soli e spaventati, muovendoci in continuazione. Questo è un altro regalino che mi sono guadagnato da quegli anni spettacolari.’ E pronunciando quella parola ironicamente, si tolse la maglietta dove sul petto c’era ancora il segno lasciato dall’Horcrux ‘Un oggetto oscuro e potente che dovevamo tenere sempre attorno al collo e influenzava la nostra mente malevolmente. Hermione ha dovuto tagliarlo via dal mio corpo quando avevo perso conoscenza perché aveva cercato di uccidermi. Sono tornato ad Hogwarts per concludere la mia ricerca. La battaglia finale esplose, una battaglia a cui io non ho partecipato perché dovevo procedere con la mia missione. Le persone morivano per proteggermi mentre vagavo nel castello con ben poche speranze di riuscita. Beh, alla fine, sono arrivato alla conclusione che l’unico ostacolo alla sua morte ero io, Dovevo morire per renderlo mortale.’
Si fermò ricordando il dolore di quella realizzazione e tutta la nostalgia per quella vita che doveva abbandonare, la scelta difficile che era stato costretto a prendere.
‘Ho camminato verso la morte, senza dire addio a nessuno. Ho dovuto trovare la forza di camminare verso quella che sapeva fosse la mia fine’ disse con lo sguardo perso davanti a sé, di nuovo inconsapevole dello sguardo strabiliato dei suoi figli.
’Gli ho permesso di colpirmi con l’Avada ma, come sedici anni prima, non sono morto e finalmente, dopo una vita sull’orlo della morte, sono riuscito a finirlo.’ Concludendo la narrazione tornò in se stesso e guardò i suoi figli che, paralizzati, lo fissavano a bocca spalancata.
Il silenzio calò nella stanza grave e assoluto.
Lo ruppe per dire:
‘Tutto questo che vi ho raccontato non è stato divertente. Non è stata un’avventura. Non è stato spettacolare!’ disse duramente fissandoli dritto negli occhi ‘E’ stato spaventoso, e doloroso, e fortemente traumatizzante e avrei dato qualsiasi cosa per non doverlo affrontare. Ma non ho avuto scelta’
‘Non avete idea per quanti anni ho avuto incubi orripilanti in cui lui tornava per uccidere vostra madre e più avanti te’ disse guardando James ‘perché eravate le cose che avevo più care al mondo. E quando sei nato tu’ rivolgendosi ad Albus ‘è stato lo stesso.’
‘Non avete idea di quanto tempo mi ci è voluto per essere libero da paure e incubi. Quanto mi ci è voluto per tornare ad una vita normale che poi non lo è mai stata veramente perché, mentre stavo con tutto me stesso cercando di dimenticare e lasciarmelo alle spalle, tutti continuavano ad assillarmi, volendolo raccontato come se fosse qualcosa di intrattenente al posto che traumatizzante, continuamente ricordato e tormentato. Sonno perseguitato ogni giorno da persone che non mi lasciano in pace di vivere la mia vita, idealizzandomi e cercando di usarmi per ragioni meschine.’
‘E quanto è veramente straordinario e di cui vado fiero, non è il fatto che ho sconfitto Voldemort che è stata solamente una combinazione di colpi di fortuna e differenti tipi di aiuto da persone più in gamba e più intelligenti di me ma, che nonostante tutto quello che ho passato, sono riuscito ad avere una vita normale senza diventare pazzo o paranoico. Ho sposato la donna che amo e ho avuto voi due.’
Stava rivelando qualcosa che aveva realizzato solo in quel momento.
Riprese quasi sottovoce, eviscerando per la prima volta questo sentimento di cui sapeva Dumbledore sarebbe andato particolarmente fiero ‘La cosa più spettacolare è che ce l’ho fatta a non perdere la mia capacità di affezionarmi alle persone in generale e a voi due in particolare. Nonostante ho perso molte persone a me care, e sono consapevole che ognuno di voi potrebbe sparire ogni secondo da questo mondo, sono stato abbastanza coraggioso da volervi bene. Sarebbe stato più sicuro non affezionarmi più per proteggermi da sofferenze future ma ho deciso di trovare il coraggio di costruire una famiglia’.
Si accasciò sulla sedia passandosi una mano tra i capelli esausto dall’effetto di queste confessioni.
Prese la maglietta che era finita sul pavimento e la indossò sotto lo sguardo turbato dei suoi figli.
‘Ero terrorizzato quando sei nato, James’ continuò guardandolo di sottecchi, sentendosi a disagio ed insicuro a rivelare tanto ‘Avevo paura di fare un casino; eri così piccolo e bisognoso di cure e io mi sentivo così impreparato. Probabilmente non sono stato il padre migliore del mondo, ma ci ho provato. Avevo solo ventun anni all’epoca. Ero un bambino che cresceva un bambino. Ma ti ho sempre voluto bene con tutto me stesso. Forse non sono stato troppo effusivo e tu mi hai percepito come distante ma non è mai stato così. So di essere stato un padre migliore per Lily e spero di essere ancora meglio per quello che viene. Sono consapevole che tu sei stato quello più svantaggiato essendo il primo e me ne dispiace ma quando dici che non ne me ne frega niente, è pura idiozia.’ Concluse con un mezzo sorriso a suo figlio che stava guardando da un’altra parte ma non più per via di un rifiuto adolescenziale ma per un semplice imbarazzo.
Annuì fievolmente.
Harry si alzò dando la sua attenzione al bollitore per dare tempo a suo figlio di ricomporsi e di fare altrettanto. Nel frattempo, poteva percepire lo sguardo di Albus perforargli la schiena che esplodeva con un represso desiderio di interrogarlo.
Quando il thè fu pronto, sentendosi più tranquillo, tornò alla sedia ‘Allora’ disse serenamente come preludio soffiando sul suo thè ‘E’ il momento delle domande. Potete chiedermi qualsiasi cosa e, a meno che non abbia una buona ragione per non farlo, risponderò’
La sua frase non era neanche terminata che Albus stava già domandando con entusiasmo ‘E’ vero che sei riuscito ad intrufolarti in un caveau di Gringotts e sei scappato sul dorso di un drago?’
‘Sì, è vero’ Harry rise divertito da quell’entusiasmo ‘Il drago era imprigionato lì come difesa ed era quasi cieco la povera bestia’
La sua risposta non era ancora finita che un’altra stava già rotolando fuori.
‘E’ vero che hai ucciso il Basilisco con la spada di Griffondoro?’
‘Sì, è ve…’
‘E’ vero che hai salvato lo zio Ron dalle sirene nel lago di Hogwarts?’
‘Sì, era una delle…’
‘E’ vero che…’ ‘E che cavolo, Albus!! Fagli finire una cavolo di frase!’ James gridò dandogli una gomitata.
‘Scusa’ lui borbottò imbarazzato ma Harry, percependone la trepidazione, lo incoraggiò ‘Vai pure. Cosa stavi per chiedere?’
‘E’ vero che sei un Animagus e ti puoi trasformare in un Ippogrifo?’
Harry scoppiò a ridere ‘Un Ippogrifo?! Spaccherebbe! Sfortunatamente no però. Chi te l’ha detto?’
‘Un tipo in Tassorosso’ lui rispose intimidito. James approfittando del momentaneo silenzio, scoccando uno sguardo di avvertimento ad Albus per non essere interrotto, chiese curioso:
‘Perché era necessario che tu morissi per uccidere Tu-sai-chi?’
Harry esitò un momento, insicuro su cosa rivelare, ma poi decise di essere sincero per mostrargli la fiducia che aveva in loro ‘Avevo una parte dell’anima di Voldemort dentro di me. Quella doveva sparire per mano sua se no non avrebbe mai potuto essere ucciso. Avrebbe continuato a vivere dentro di me.’
James e Albus strabuzzarono gli occhi orripilati.
‘Quindi, tu avevi l’anima di tu-sai-chi…’ Albus borbottò e deglutì non in grado di finire la frase.
‘Sì, un pezzetto piccolo’
‘E non c’è più ora?’ Albus chiese terrificato da quel pensiero.
‘No, non c’è più’
‘Sei sicuro?’
‘Sicurissimo’ disse sorseggiando il suo thè ‘Ovviamente vi sarei grato se non andaste ad gridarlo ai quattro venti. E’ molto confidenziale quello che vi ho appena detto. Deve rimanere un segreto.’ Aggiunse per andare sul sicuro.
James e Albus rimasero silenziosi per un momento, sbalorditi da questa informazione. Ma James, poco dopo, svegliandosi da queste cupe riflessioni, lo ruppe.
‘Cos’è successo nelle vacanze di Natale quando sei rimasto da solo con la mamma?’
Harry inarcò le sopracciglia e rispose severamente ‘Questo è tra me e tua madre’ ma poi, in una fitta maligna, continuò ‘Anzi, ora che ci penso, è arrivato proprio il momento di spiegarvi cos’è successo’
James ne fu sorpreso ‘Veramente? Cos’è successo?’
‘Abbiamo fatto sesso’
James e Albus arrossirono fin sulla punta dei capelli.
‘Generalmente, è come le persone fanno figli, sapete’ continuò divertito dalle loro facce ‘Ed è arrivato il momento di dedicarci una seria chiacchierata’
James scattò dalla sedia e si fiondò come un fulmine alla porta, ma Harry fu più veloce. Tirò fuori la sua bacchetta e con un gesto si sentì la serratura scattare. La porta era ora chiusa a chiave.
James afferrò la maniglia cercando di girarla disperatamente ‘Pa’ per favore, apri la porta! So già tutto’ implorò arrossendo furiosamente,
‘Vediamo cos’è che sai’ disse sorridendo per niente sfiorato dalle sue suppliche ‘Potremmo anche addirittura scoprire che ne sai più di me.’
   
 
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