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Autore: Sia_    31/01/2023    6 recensioni
Fred alza gli occhi al cielo, ma sorride anche lui. “L’altro giorno mi è capitato di leggere un curioso articolo di Rita Skeeter, Le 36 domande che portano all’amore, sapevi che esistono cose del genere?”
[...]
“Trentasei domande per innamorarsi.” Fred le prende il piatto e lo porge a George per riempirlo. Hermione trattiene il respiro mentre gli occhi seguono la piega del collo del gemello e il braccio tirato lontano. Ne assapora la posizione delle vene e la forma delle dita. “Ti va di rispondere con me?” chiede, quando torna rivolto verso di lei.
La strega non dà peso alla torta che adesso è nascosta tra i suoi gomiti e che non troverà mai spazio nel suo stomaco. “Voglio solo assicurarmi che la vendita di filtri d’amore non sia compromessa da un articolo della Skeeter: il mio ego ne risentirebbe.”
“E se finissimo per innamorarci davvero?”
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
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Capitolo tre 

 

Dev’essere stato una sera di fine inverno, quando Fred ha riso a una sua battuta seduto su una delle poltrone in Sala Comune. Le labbra gli si sono distese e una leggera fossetta ha fatto capolino sulla guancia, ombreggiando una manciata di lentiggini. E a Hermione è mancato il fiato: pensare che lo vedeva davvero tutti i giorni, ci respirava la stessa aria. E poi d’un tratto s’è accorta che Fred le si era conficcato in mezzo al petto. Una scoperta che si porta dietro anche adesso, è come le cicatrici della guerra: il momento passa, ma il ricordo resta. Fred si è impresso sulla sua pelle e ha deciso che non se ne voleva andare più.

Il polpastrello del gemello smette di accarezzarle il polso. “Dobbiamo fare tre affermazioni a testa su noi due. A esempio, ‘Siamo entrambi in questa stanza e ci sentiamo…’.” 

“Siamo entrambi in questa stanza e siamo felici.” Improvvisa lei e più che un tirare a indovinare è quello che le esplode tutto intorno. 

Fred sorride e dà le spalle al fuoco del camino, stringe le gambe al petto e la guarda in volto: ogni minuto che passa, sono sempre più vicini. “Ci piace sperimentare con le pozioni.” Qualche mese dopo la guerra, Hermione è venuta a trovarlo nel laboratorio: non era la prima volta, non sarebbe stata l’ultima. Quel giorno lei ha staccato prima da lavoro, ha già raccolto i capelli in una crocchia bassa e ha portato le maniche della camicia ai gomiti: dev’essere stato per quello che Fred ha cercato uno sgabello su cui sedersi ed evitare così di non cascare giù; è che ha sentito, molto più di altri momenti, il vuoto allo stomaco.

“Ci piace ritagliare dei momenti in cui siamo solo noi due.” 

“Ci piace mangiare la pizza fredda la mattina.” Hermione sorride al ricordo di un cartone mezzo aperto sulla tavola della sua cucina e di Fred che mangia una fetta di margherita appoggiato al frigorifero. Sono passate quasi tre ore da quando lui le ha chiesto se potesse fermarsi ancora un po’; chiudono insieme la porta dietro le spalle di Harry e Ginny e lasciano che il silenzio prenda il posto di un terzo ospite. Fred l’aiuta a portare i piatti in cucina, si scansa per farla passare in salotto. Con l’alba ritrovano le parole. 

La strega si stringe nelle spalle. “E la cioccolata a notte fonda.” 

“Abbiamo imparato a capirci con gli anni.” 

Il capo di Hermione si inclina verso sinistra, “Abbiamo smesso di cercare solamente i difetti l’uno dell’altro.” 

“Siamo entrambi in questa stanza e siamo felici” dice lui e sa meno di improvvisata ora. 

“Vale se ripeti le cose già dette?” Si informa l’altra, tirando le gambe al petto e imitando la sua posizione. 

Fred sorride, “Non credo abbia particolari ripercussioni sul risultato dell’esperimento.” L’esperimento. È buffo che a Hermione non sia tornato in mente prima: con Fred il tempo passa senza che se ne renda conto. Quanto si è consumato il ceppo da quando sono lì? Quanta pioggia è caduta sulle colline? Quanti rintocchi di orologio si è persa? 

Si sente come si sentiva anni fa. Analizza il pensiero, mentre lui dice qualcosa che non fa in tempo ad afferrare. Anni fa s’è guardata allo specchio e ha ammesso che le piacesse così com’era, con tutti i difetti e gli spigoli. E ora come gli dice che l’esperimento è fallito? “Mh?”

Fred alza un sopracciglio, “Non mi stai ascoltando.” 

“Ti sto sentendo.” Concede lei, aggrappandosi come può a quella realizzazione: è innamorata di Fred. Sorride. 

Lui la copia, poi fa cadere la rivista davanti ai piedi e lascia penzolare i gomiti dalle ginocchia. “Dobbiamo completare una frase: ‘Vorrei avere qualcuno con cui condividere…’.”

La scoperta di essere innamorata di Fred. Vorrebbe trovare qualcuno a cui raccontare come sia calma la sua voce la mattina, qualcuno a cui dire che ha le mani ruvide a causa delle polveri delle pozioni. Vorrebbe dire che ha i capelli un po’ più scuri rispetto a George e che i suoi occhi, se accecati dal sole, diventano dello stesso colore dell’ambra. Vorrebbe dire che quando l’ha visto volare via da Hogwarts, ha pensato che se ci fosse mai stato un amore perduto nella sua vita, sarebbe stato lui. 

Fred aspetta una risposta e lei invece ha solo domande. Si chiede, a esempio, se lui si sia mai girato indietro a guardarla quel giorno. Se le volte in cui la veniva a cercare a scuola fossero straordinarie e non all’ordine del giorno. Se non ci fosse stata lei, nell’aula del sesto piano, Fred avrebbe tenuto così da conto quel pomeriggio? “Vorrei avere qualcuno con cui condividere le mie ore libere.” 

“Vorrei avere qualcuno con cui ridere.” 

Hermione alza un sopracciglio. “Molto originale da parte tua.” 

Fred non si scompone, e comincia a grattarsi il dorso della mano sinistra. “Ti è mai capitato di scendere presto la mattina a fare colazione? Quando papà non è ancora uscito per andare al lavoro?” 

La strega annuisce. Tornano le sensazioni assopite di quando è stata lì alla Tana durante le estati: il frusciare di lenzuola scostate e lo scricchiolio degli scalini di una casa semi addormentata. “A me pochissime volte, però quando succedeva e li sentivo ridere… è quella la risata che ho in mente se dico di voler avere qualcuno con cui ridere.” 

Hermione preme la lingua al palato, mentre lo sguardo corre verso di lui: come fa a non capire che è sleale? Fred ricambia: si guardano in silenzio per quindici secondi, poi le labbra di lui prendono la forma di un sorriso. Sa benissimo di essere sleale. Crede nei miracoli, ma è anche convinto che si è artefici del proprio destino. 

Sanno di star giocando a carte più scoperte del solito: Hermione è più consapevole di quello che ha sempre provato per il gemello e il gemello è semplicemente stanco di vedersela camminare a fianco senza riuscire ad afferrarla. Con te, se proprio volesse essere sincero, mi piacerebbe ridere così. In effetti, Hermione, non pensi che lo facciamo già? Hermione lo pensa, per questo la lingua è ancora tirata verso l’alto e non sa cosa dire, rubando al sonno altre ore libere da passare con lui. 

“Che cosa chiede dopo?” 

Fred allunga il collo per vedere che c’è scritto sulla rivista posata a terra. “Se dovessimo diventare amici intimi, qual è la cosa più importante che vuoi che sappia di te?” 

La strega sospira, lancia lo sguardo dall’altra parte della stanza e lo incastra tra una pallina di natale blu e una rossa. “È barare, noi siamo già amici intimi.” 

Fred ride, si morde il labbro inferiore con gli incisivi. “Qual è la cosa più importante che vuoi che sappia di te?” 

Le piacerebbe che sapesse quanti passi ci mette la mattina dal letto alla cucina, che si interessasse così tanto a lei come quando da bambino contava gli scalini della Tana per vedere se ci fosse qualcosa in più. “Voglio che tu sappia che sono Hermione, che sarò sempre Hermione.” 

“Lo so.” Il gemello sfrega lentamente i palmi delle mani. “E io sarò sempre Fred.” 

Lei annuisce e il cuore le fa bene nel petto, mentre osserva il corpo di lui farsi vicino. Le loro ginocchia si toccano: la sensazione di calore che le provoca quel contatto è molto più di quella che emana il fuoco dal camino. Fred si tira indietro con la schiena, tenendosi su con le mani. “Leggi tu le altre?” 

Tira la rivista, facendo pressione con i polpastrelli. “Dimmi onestamente cosa ti piace di più di me.” 

“La tua ciocca di capelli più scura, il neo che hai sulla guancia sinistra vicino all’orecchio, la forma delle tue dita.” Fred ha lo sguardo puntato verso l’alto: sta andando a memoria. “Mi piace che sei coraggiosa anche se hai tante piccole paure, mi piace che sei forte, mi piace che ci sono giorni in cui capisci che non ce la fai più e decidi di non alzarti dal letto. Mi piace che se ti metti in testa di fare qualcosa, poi la fai.” 

Hermione arrossisce. “E anche questo.” La prende in giro lui, alzando l’angolo della bocca, “Tocca a te.” 

Ha la gola secca però, deve trovare un modo per tergiversare. Prende un lungo respiro e abbandona il confortante sostegno del ginocchio di Fred, per incrociare le gambe e mettersi più dritta con la schiena – la rivista viene abbandonata sul tappeto a qualche centimetro da loro. Un piccolo slancio e la sua tempia è appoggiata dove prima c’era la sua rotula. “Mi piacciono le vene sulle tue mani.” Gliele accarezza con l’indice. “Mi piace il neo che hai sul collo, la fossetta che ti spunta quando ridi, il colore dei tuoi occhi.” Sorride. “Mi piace che se ti metti in testa di fare qualcosa, poi la fai. E mi piace che sei molto meno egocentrico di quanto gli altri pensino, mi piace che lavori per far ridere le persone e che ce l’hai talmente in testa da perderci il sonno.” 

“Sai…” 

“Mi piace che sei vivo e che anche se ha fatto tutto schifo per un sacco di tempo, tu vivo ti ci senta davvero.” 

“Credevo di starti molto più antipatico.” Le dita di Hermione lo lasciano andare e recuperano il volto di Rita Skeeter. 

Sorride. “Sono brava a nascondere quello che provo.” Glielo concede, non del tutto, ma glielo concede. Se non fosse stata brava, non avrebbe esitato tanto a lungo. “Raccontami un momento imbarazzante della tua vita.” Continua lei: non sa da quanto sono seduti lì, ma sente che il tempo deve ricominciare a scorrere in qualche modo. Lo stanno intrappolando loro in quella stanza?

“Li conosci tutti.”

“E il mio preferito rimane quello di quando sei diventato un vecchio in Sala Grande.” Lo stuzzica, chiudendo le palpebre un secondo: è sveglia, vuole solo sapere com’è la sensazione di avere gli altri sensi più stimolati, mentre lui ride. 

“Tu sei diventata un gatto.” 

Li riapre e tutta la sua vista è piena di Fred. “Un incidente di percorso con la Pozione Polisucco, mai più ricapitato.” Gli è grata per non averle rinfacciato quella partita di Quidditch alla Tana durante l’estate del suo sesto anno, quando è precipitata dalla scopa in una pozzanghera di fango.  

“La cosa che trovo più incredibile è la calma con cui mi confessi di aver usato la Pozione Polisucco più volte nella tua vita.” 

Hermione si stringe nelle spalle e si sistema meglio alla gamba per non sentire troppo male alla testa. “La cosa che trovo più incredibile è che tu l’abbia usata una volta sola.” 

Lui inclina il capo a destra e sinistra. “C’è stato George, finché abbiamo potuto: funzionava bene anche senza bere una schifosissima miscela.” Le stanno ancora care le sere in cui uno cercava di convincerla di essere l’altro: sono riusciti a ingannarla per qualche tempo. Fino quando, almeno, Fred e Hermione hanno creato una falla nel sistema. 

“Mi hai fatto ricordare che ho sete” dice lei, bagnandosi le labbra con la lingua. 

“Vuoi che vada a prendere altro té?” 

Scrolla il capo, “Sono molto comoda, mi addolorerebbe perdere il mio appoggio.” Fred riesce a sentirla sorridere contro il ginocchio. Ha sete anche lui, ma dubita di riuscire ad alzarsi. 

“Cosa si è inventata ancora la Skeeter?” 

“Qual è l’ultima volta che hai pianto da solo? E davanti ad altri?” Hermione si lascia scappare uno sbadiglio. “Onestamente, speravo che le domande tristi fossero finite.” 

Fred soffia un ciuffo di capelli dal volto, “Mi sembra di aver star facendo una sessione di terapia, non che mi dispiaccia mettere insieme i pezzi stracciati della mia anima.” 

“Hai pianto a causa dei pezzi stracciati della tua anima?” 

“Ho pianto, ma non ricordo quando o come o chi ci fosse.” 

Hermione non ha mai visto Fred con le lacrime agli occhi. Chissà come deve essere: è abituata a vederlo ridere, a vederlo serio e concentrato e persino triste. Al contrario, il gemello è stato un aiuto costante nei pomeriggi in cui il vuoto dei suoi genitori sembrava annegarla prima di lasciare la Tana. “Mi dispiace che tu abbia l’anima stracciata.” 

Lui sorride, si tira su flettendo gli addominali. A separarli c’è una manciata di centimetri adesso, “Ce l’abbiamo tutti, no? Se così non fosse il negozio non andrebbe bene.” Le sposta una ciocca dietro l’orecchio. “Lo rendi più sopportabile” sussurra poi. 

Un brivido le percorre la schiena e la costringe a spostare gli occhi sul colletto della maglietta del gemello. “Fred.” 

“Dimmi.” 

“Mi sta chiedendo di dirti, ancora una volta, cosa mi piace di te: è troppo ripetitivo. Nel caso volessi mandare qualche appunto alla Skeeter, potresti dirle che a furia di domandare sempre le stesse cose, ci si annoia.” 

“Non mi annoio a sentirti dire che ti piacciono i miei occhi, o le vene delle mie mani o…”

Lo ferma, “Esiste qualcosa di troppo serio su cui non si può scherzare?” 

Fred le concede la mossa e torna indietro, giusto lo spazio affinché lei si possa mettere un po’ più dritta. Hermione adesso ha lo zigomo arrossato e il cuore che non riesce a stare fermo: vorrebbe che quel dolore non finisse mai. “Potremmo stare giorni a discutere su cosa sia troppo serio: siamo persone talmente diverse che sarebbe impossibile trovare un punto che vada bene a entrambi. E francamente mi piace, è bello il pensiero di essere più cauto quando sono con te o di vederti sperimentare per venirmi incontro.” 

“Potremmo finire per litigare.” 

Lui alza le spalle al cielo e incrocia le gambe. Sente le ossa della schiena che si distendono e una smorfia di dolore fa capolino sul suo volto; la nasconde in fretta, però. “Abbiamo già litigato un sacco di volte, ma siamo ancora qui… dai a me, vado avanti io.” 

Hermione gli passa la rivista, “Se siamo ancora qui è perché ci siamo molto addolciti negli anni.” 

Fred piega l'angolo della pagina e annuisce: un confronto del genere non sarebbe stato possibile a Hogwarts. “La tua casa prende fuoco: dopo aver salvato Grattastinchi, hai il tempo di salvare un solo oggetto. Quale e perché?” 

Hermione si morde il labbro inferiore e socchiude gli occhi. “Cercherei di salvare la mia copia di Storia della magia, ci ho lasciato degli appunti e degli scarabocchi che mi sono molto cari… anche se ci metterei meno a spegnere le fiamme con un movimento di bacchetta.” 

“Salveresti anche molte più cose. Se mai io mi dimenticassi di essere un mago cercherei di proteggere la mia Scopalinda, non sopporterei l’idea di perdere l'incarnazione di così tanti bei ricordi.”

Hermione alza un sopracciglio, “Ti dimentichi di essere un mago, ma non ti scordi di poter volare? Una teoria molto affascinante la tua.” 

Fred arriccia il naso. “Sono le tre di notte e… mi dispiacerebbe molto se nella mia famiglia morisse George, ma non dire agli altri sette che ho un preferito: penso che non l’abbiano ancora capito. Tu?” 

“Non lo so, non è un pensiero su cui mi sono mai voluta soffermare: ho preferito cancellare la mia esistenza dalla loro memoria pur di non metterli in pericolo.” Non è stato facile: perderli, proteggerli e provare a ritrovarli dopo la guerra. E poi, una volta trovati, vivere con la consapevolezza che non sarebbe mai stato lo stesso. 

“Hermione.” La strega sposta gli occhi su di lui. “Non  ho voglia di rispondere alla prossima domanda e non, smettila di ridere, non è perché ho poca pazienza.” 

“È una domanda che richiede una risposta intricata?” 

“È possibile.” 

Hermione sorride, “Leggimela e basta, prometto che non la prenderò sul serio.” 

“Condividi un problema personale e chiedi all’altra persona un consiglio su come potrebbe affrontarlo.” 

Ha detto che non intende rispondere, e non lo farà. Però è invitante l’idea di pensarci soltanto: come dirti che abbiamo fallito l’esperimento? Lui saprebbe trovare le parole giuste: Hermione, avanti, l’esperimento è fallito in partenza. “L’abbiamo fatto già tante volte.” A scuola, a notte fonda in Sala Comune, Fred le ha suggerito che ingrediente sciogliere dentro una pozione e di non prendersela per non esserci arrivata da sola. Hermione gli si è seduta accanto a Grimmauld Place, gli ha tenuto stretto la mano per un pomeriggio intero. Prima uno e poi l’altro. 

“Ti chiedo l’ultima,” le dice e prende un lento respiro. Lei nota che sta tergiversando e l’attesa comincia a mangiarle lo spirito. “Se dovessi morire questa sera senza avere la possibilità di comunicare con nessuno, cosa ti dispiacerebbe non aver detto?”

Oh. Lei scuote il capo, “Non è stato grazie alla Skeeter, voglio che tu lo sappia: non darò a lei il merito di essermi innamorata di te.” Fred alza un sopracciglio e reprime una risata. La fossetta sulla guancia inghiotte dodici lentiggini. “E mi dispiacerebbe morire senza avertelo detto.” 

“Posso prendermi il merito?” C’è chi crede ancora nei miracoli, nelle piccole magie che possono arrivare a cambiare un momento. Fred crede che i miracoli – perché ci crede – siano in grado di tingere i colori delle stanze fino a farli diventare tutti variopinti e di trasformare i suoni in melodie mai sentite: il rosso del camino sul volto di Hermione è sempre stato così intenso? E il crepitio della legna? Fred crede ai miracoli perché adesso lei sta sorridendo. 

“Lo faresti anche senza il mio permesso.” 

Fred appoggia la rivista dove può e le allunga le mani per tirarla a sé. “La notte che sono quasi morto ho pensato la stessa cosa: non potevo andarmene senza avertelo detto in modo talmente serio da fartelo capire.” 

Le ginocchia di Hermione sbattono contro quelle del gemello, è un dolore piacevole. “Che ne sarà ora dei tuoi filtri d’amore?” 

Lui scuote il capo prima a destra e poi a sinistra, “Li lascerò sugli scaffali del negozio e manderò una lettera alla Skeeter, suggerendo un paio di cambiamenti strutturali.” 

“Potresti cominciare dicendo che ammiri molto il suo lavoro, ma che l’hai trovato a tratti ripetitivo.” La mano sinistra di Hermione si appoggia al petto del gemello e ne ascolta il ritmo del cuore: è una sensazione nuova. Le piace. 

Fred le sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Fa un ultimo sforzo con la schiena e la bacia. Lo aggiunge alla lista delle cose che gli piace di Hermione e si appunta mentalmente di dirglielo in modo da non far passare altri mille anni. Le sue dita percorrono la guancia della strega e si fermano sul collo. Pensa che sia un bene che non se lo siano detti prima: il tempo ha creato qualcosa di bello. “Non posso dirle che ammiro il suo lavoro, sarebbe troppo perfino per me.” 

“Per te sarebbe troppo scriverle.” 

Fred ride e le bacia l’angolo della bocca. “Sei innamorata di me.” Chiude gli occhi, ne assapora l’emozione. “Da quando? Come? Perché?” 

Anche Hermione ride, mentre scappa via – ha bisogno di un secondo per rendersi conto che non sta per morire – e si alza in piedi. “Ti ho già concesso trentasei domande.” 

Il gemello scuote il capo e recupera le due tazze vuote dal tavolino. “Troverò il modo di farmelo dire. Qualcosa tipo ‘Le sette domande per rafforzare la vostra relazione’... Ti andrebbe di rispondere con me?” Fa due passi verso la cucina e si ferma a guardarla. 

“Presupporrebbe che per rispondere dovremmo essere in una relazione.” 

Fred sorride, il rumore della ceramica contro la ceramica riempie la stanza. “Trentasette domande, dammene ancora una: ti andrebbe di stare con me?” Di riempire la casa di risate, di contare quanti passi ci sono dal letto al frigorifero. Di sapere quando piangiamo e come stanno le nostre anime. Ci sono così tante cose, Hermione, che possiamo fare insieme. 

Hermione lo sa e non vuole più rinunciarci. “Mi andrebbe molto.”  

 



Eccomi qui: metto con un sorriso la parola fine a questa storia. Mi ha fatto penare: trovo che l'equilibrio tra dialoghi e descrizioni sia tenuto insieme da una corda troppo sottile. Non mi importa davvero così tanto – o sto ignorando il dettaglio, sono brava a non vedere i problemi cofcof – perché Fred e Hermione sono tanto belli. 
Rubo queste piccole frasi per ringraziare chi mi ha accompagnato in questa avventura: è stata bellissimo tornare a scrivere, tornare a leggere, tornare a Fred che importuna Hermione. Grazie per tutte le belle parole (anche quelle personali, mi hanno raggiunto e mi hanno aiutato a stare meglio), 
Sia 


 

 
   
 
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