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Autore: Marcuc    07/02/2023    1 recensioni
*Sono tornata*
-Dal primo capitolo-
Lei in quel momento, con gli occhi umidi, col panico e i suoi nervi suscettibili, era diventata la nuova Mirtilla Malcontenta in carne ed ossa. Tutti evitavano quel bagno per colpa sua, la nuova infestatrice insopportabile e piagnucolona. «Fantastico!» le scappò detto ironicamente.
....
Dal 4° capitolo:
« No che non va bene... » singhiozzò « sono rimasta sola! » chiuse gli occhi e si lasciò andare ad una vera e incontenibile disperazione, alle lacrime genuine di chi tira fuori le sue angosce e i suoi guai tutti interi.
La guardò impotente senza cercare alcun altro contatto, temendo ciò che una mano su quel volto deformato dal pianto, un abbraccio di consolazione, un pollice che asciugava le lacrime brucianti, avrebbe cambiato tutto troppo in fretta. « Non sei sola, Granger. » le sussurrò stringendo ancora l'unico pezzo di loro che si mischiava.
La scopro anche io con voi, man mano che scrivo. Con la speranza che non siate stanchi delle Dramione!
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Sono stanca della mia vita




Nel Ministero deserto, a quell’ora, i due erano rimasti abbracciati per talmente tanto tempo da non saperlo quantificare. Era strano, troppo strano, interromperlo e darsi una spiegazione. Come si sarebbero potuti guardare in faccia dopo tale esplicita dimostrazione di affetto? Fu come quella volta nel bagno, si ricordarono mentre cercavano scuse plausibili rimanendo comunque lì, abbracciati. Era come quando avevano ancora bisogno l’uno dell’altra per affrontare ogni giorno senza arrendersi.

Era passato troppo tempo da quando lo avevano fatto l’ultima volta. Era passato troppo tempo da quell’anno del diploma che avevano affrontato contro tutti.

Erano passati quasi due mesi dall’irruzione in Bulgaria di Hermione, da quella lite terribile che li aveva tenuti lontani in modi così diversi dai sette anni precedenti. Per orgoglio o vergogna, o entrambe le cose, non si erano scritti neanche quando fu chiarito che Draco Malfoy avrebbe testimoniato e volesse tornare. Hermione aveva affidato a Barrow il compito di sistemare quella specifica faccenda e non avrebbe cambiato idea. Aveva già formulato le domande per lui, gliela aveva inviate poco dopo febbraio e non era intenzionata a riformulare il lavoro per un colpo di testa, anche se sospettava della sua gelosia.

Quella faccenda del bacio con Viktor e dei giornali aveva creato fastidi, furono costretti a citarlo come testimone e dovette rientrare per una giornata dalla sua trasferta asiatica per raccontare la sua versione dei fatti. Inutile dire che l’avvocato della Difesa aveva fatto insinuazioni e calcato la mano su quell’appuntamento e che i giornalisti, in particolare Rita Skeeter, avevano ricamato e insinuato complotti e macchinazioni. Era stata una settimana difficile, quella di Krum, Hermione si era ben guardata da comprare o notare qualsiasi giornale e titolo di qualsiasi testata.

Krum fortunatamente non gliene aveva fatto una colpa, aveva accettato di testimoniare senza difficoltà, nonostante la sua assenza dagli allenamenti per i due giorni necessari al presentarsi in Tribunale in Inghilterra, avrebbe potuto danneggiare le sue prestazioni. Barrow si era preso la responsabilità di convocarlo e interrogarlo, per non dare adito ad altre insinuazioni, anticipando molte delle domande della difesa di Stoev sul conflitto d’interessi e prove compromesse. Erano state mostrate le tracce magiche sulle date delle lettere, era stato provato senza ombra di dubbio che la questione di Mila era molto più vecchia di quel bacio e che Hermione aveva accettato le prove in coerenza per sottolineare il modus operandi di Stoev e compagnia.

Dopo il controinterrogatorio della difesa era stato chiaro a tutti come Hermione avesse rifiutato il più bello, famoso, talentuoso e ricco giocatore di Quidditch del mondo magico. Anzi, Krum lo aveva detto apertamente «Hermione Granger avere rifiutato me dopo quel bacio. Io ho provato con lei tutta sera, perché me piacere lei dai tempi scvola, ma lei dire che non provare niente per me. Ed io arreso. Non avere parlato di niente altro in qvel locale che non essere nostre vite da amici che essere stati lontani per dieci anni e più. Perché fare dramma. Umiliare me per essere stato rifiutato da bellissima e intelligente donna, eroe di Mondo e tu ricordare.» aveva ridacchiato alla mercé dell’avvocato ed Hermione era arrossita nascondendo il viso sotto la mano mentre Krum continuava « Noi essere qui per ciò che fare a mia sorella Mila Krum qvel criminale Stoev, non per processo a mia vita sentimenti e qvella di Hermione Granger. Non avere andato contro legge. Qveste domande solo per sporche bugie di giornalisti.» disse duramente rivolto a tutta la sala, quel giorno piena come se fossero ad un concerto. Hermione gli fu grata di non aver detto perché lo aveva rifiutato.

I due si erano a malapena salutati dopo i contributi di lui. Ad Hermione era dispiaciuto, anche se per lui non provava niente di più che una sincera e affettuosa amicizia. La ragazza si disse che sicuramente avrebbe avuto altre occasioni più in là nel tempo per parlargli senza preoccupazioni. Subito dopo la testimonianza tutti si erano chiesti perché Hermione Granger lo avesse rifiutato. Quel processo aveva rischiato di diventare una Soap Opera. La situazione era rientrata la settimana successiva quando le testate si erano occupate poi del Caso in modo più specifico abbandonando i gossip.


 

Harry aveva indagato sulla scorta di Auror lasciati in Bulgaria a proteggere Malfoy. Aveva scoperto che qualche sera almeno cinque di loro avevano fatto insinuazioni a dir poco ambigue avendo cura di farsi sentire da Draco o addirittura parlandone apertamente con lui, per questo il protetto si era scoraggiato molto nel procedere e nel desiderio di tornare. Le foto furono solo un’ulteriore prova che in Inghilterra nessuno lo stesse aspettando, che tutti avessero di meglio, soprattutto lei.

Harry non poteva impedire ai suoi Auror di parlare o di pensare, non voleva e poteva punirli per questo, ma aveva fatto una riunione per valutarne le intenzioni. Aveva spiegato i loro scopi a tutti i suoi sottoposti, aveva ribadito che avevano il compito di proteggere la popolazione Magica tutta, anche quella che non andava a genio o che aveva fatto errori in passato. «Siamo Difensori, non giudici.» aveva concluso. Una testa era saltata. Uno dei ragazzi che aveva fatto da scorta a Draco decise di dimettersi dopo un lungo discorso rancoroso. Harry se ne era dispiaciuto, aveva provato a rispondere alle sue argomentazioni, ma non lo aveva convinto.

Il processo procedeva di giorno in giorno, i testimoni che si erano presentati erano già tante decine, sia da una parte che dall’altra, mancavano più del triplo di testimoni ancora da sentire. Ne avrebbero avuto per due anni almeno contando pause, appelli e lungaggini burocratiche.

Il giudice Edwards, che in tempi normali ricopriva la carica di Vice Pezzo Grosso della Confederazione Internazionale dei Maghi, garantiva l’imparzialità e il corretto svolgimento del processo. Lo affiancavano come giuria altri trentasei giudici provenienti da tutte le nazioni europee con un Ministero della Magia. Quei giudici dopo soli due mesi di dibattimento avevano accumulato già due migliaia di pergamene di trascrizioni.

Sarebbe stato un processo sfiancante sotto tutti i punti di vista e mancava ancora il testimone supremo, quello che Hermione Granger stava abbracciando in mezzo ad un Atrio che credeva vuoto. Il suo interrogatorio avrebbe richiesto almeno tre giornate di processo per l’accusa e almeno due per il controinterrogatorio della difesa.

Quando si decisero a staccarsi erano già passati i primi sei minuti di sabato primo luglio. Erano stati abbracciati davvero a lungo. Ma forse sentivano che serviva al perdono quel tempo e se lo concessero.

« Vuoi che ti aiuti con questi documenti? » chiese lui subito per mascherare l’imbarazzo.

Hermione scosse la testa: «Non ti preoccupare, uso la bacchetta e uno dei camini aperti può farmi arrivare direttamente in quello di casa. Dovrei farcela. » si girò a guardare il disastro per non doverlo guardare in faccia e con un colpo di bacchetta radunò i fogli e li fece levitare accanto alla borsa.

Lui annuì e l’affiancò per raggiungere i camini insieme, entrambi seguiti da una borsa e una pila di documenti.

« Allora, come stai? » chiese lei tentando di risistemarsi lo chignon e la camicetta sgualcita.

Impercettibilmente lui rallentò: «Ora sto meglio. » disse alludendo a quel disastro con la lettera. La guardò con la coda dell’occhio «Vedo che invece tu stai peggiorando Granger. »

Fece finta di offendersi «Ehi, non è carino da far notare ad una signora. »

«Non vedo signore qui. » la provocò facendo finta di guardarsi attorno.

Hermione rise: «In effetti io sono ancora una signorina. Non ho fede al dito. » si bloccò davanti ad un camino aperto, uno dei pochi che lo rimanevano dopo mezzanotte. Lui si bloccò con lei.

«Alludevo al fatto che assomigli più ad uno scheletro che ad una signora. » disse guardandola apertamente ed indicando il suo ventre «Preferirei averti viva durante il processo.» dissimulò.

«Sarebbe utile, in effetti. » ci scherzò su lei «Non ti preoccupare, comunque, se non dovessi sopravvivere ci saranno sempre i miei collaboratori a portarlo avanti.»

«Come se fosse la stessa cosa.» disse lui seriamente.

Hermione non se la sentì di proseguire in quel gioco, avrebbe fatto di tutto per sopravvivere e per concludere quel processo, pensò non badando al fatto che era una battuta. Ci aveva investito tutta sé stessa e voleva farla pagare a chi nei sette anni precedenti l’aveva fatta sentire così sola senza il suo… strano amico, neanche la denutrizione poteva fermarla.

Seguì qualche secondo di silenzio teso e dubbioso.

«Ti inviterei da me a prendere qualcosa per festeggiare il tuo rientro ma… mi hanno già massacrato per Krum, ti dispiace se rimandiamo a quando tutto sarà finito? » chiese desolata.

Annuì: «Non che avrei accettato, ma è meglio essere cauti. Ho seguito dalla Bulgaria che cosa è successo durante la testimonianza di Krum. Non ho proprio voglia di esserci io al suo posto.» disse.

Hermione alzò un sopracciglio: «Certo perché saresti tu quello più massacrato dei due.»

Si strinse nelle spalle: «Poco o tanto non ho voglia di passare quell’inferno anche qui. »

«Giustamente. » convenne Hermione e si girò per entrare nel camino «Buon...» stava per dire.

Lui la interruppe: «Senti Granger. Mi scuso per quanto non...quanto ti ho detto in Bulgaria a maggio. »

Lei ne rimase stupita e disse lentamente, con un sorriso comprensivo e un respiro profondo: «Sei già stato perdonato.» voleva aggiungere “perché alla fine sei tornato” ma le sembrò che lui lo avesse intuito comunque.

Lui gli sorrise grato. Il disgusto che aveva provato con la consapevolezza di aver pronunciato davvero quell’insulto lo aveva accompagnato e tormentato in quelle settimane. Il senso di colpa per non aver detto e ammesso tante cose, con lei finalmente lì anche se furiosa, gli si era posato sulle spalle come un macigno. Aveva avuto un’occasione e non sapeva per quanto tempo ancora non ne avrebbe avute.

«Il Ministero è un luogo sicuro per prendersi un tè ogni tanto, almeno lo è il mio ufficio.» disse lei senza aggiungere altro.

E lui non volle aggiungere di più. Lasciarono lì quella specie di invito a rivedersi fuori dalle aule del tribunale. Si salutarono con la mano e con due camini diversi tornarono a casa un po’ più felici di qualche ora prima.


 

***


 

Il tre luglio era afoso ma Draco Malfoy si era vestito completamente di nero. Serio e funereo si era recato al Ministero alle otto del mattino come se dovesse andare al patibolo. Mentre entrava pensò che ciò che lo aspettava probabilmente non era molto meglio di una Cruciatus subito seguita da una Anatema che Uccide.

Non incrociò la folla che attendeva l’inizio della sua testimonianza ma sapeva che praticamente tutto il Mondo della Magia Inglese e una buona parte di quello straniero aspettavano quel giorno come si aspetta la mattina di Natale. Si recò subito in una stanza defilata dove attendevano sempre tutti i testimoni dei processi. Ad attenderlo trovò Hermione precisa e salda come lui non era ormai da tanto tempo. Vedendolo varcare la porta si era aperta in un sorriso che era un misto di rassicurazione e fiducia.

Non si erano preparati al suo interrogatorio, Draco non sapeva il perché ma sospettava una qualche sorta di vendetta per quei giorni di maggio, Hermione invece, semplicemente, si fidava di lui. Si era limitata a spedirgli le domande e a non farne più menzione. Non aveva paura di ciò che poteva uscire da quella giornata, non aveva paura che Draco potesse dire qualcosa di sbagliato o compromettente. Lui era la vittima, niente dei fronzoli che avrebbero potuto metterci attorno poteva favorire o danneggiare la causa.

«Buongiorno.» disse lei.

«’Giorno Granger.» rispose senza incrociare il suo sguardo, sapendo però che lei lo stesse cercando.

«Tutto bene?» chiese dopo un po’ di tentativi di capirlo dai suoi occhi.

Fece una risatina ironica « Vorrei dire che sono stato meglio ma non mi ricordo io stesso a quale momento migliore possa riferirmi.» finalmente prese coraggio e la guardò in viso.

Ma era una bugia, di momenti migliori di quello se ne ricordava tantissimi, molti dei quali c’era anche lei, compagna in gioia e dolore.

Hermione fece un passo verso di lui che era rimasto in piedi accanto alla porta come se fosse pronto a scappare. «Tu fingi che non ci sia nessun altro. Rispondi alle mie domande come faresti davanti ad un tè a Diagon Alley. Del mondo mi occuperò io.» cercò di infondergli coraggio ma era un’impresa, il suo volto era ancora più pallido del solito.

Draco alzò un sopracciglio scettico «La fai semplice Granger. »

«Lo è. Limitati a dire la verità. »

Proprio su quelle parole una guardia bussò alla porta che dava sull’Aula del Wizengamot e senza aspettare risposta entrò, chiedendo ad Hermione di andarsi ad accomodare nei banchi dell’accusa. Lei ringraziò e senza aggiungere altro a ciò che aveva appena detto fece a Draco un fugace occhiolino e sparì dietro al pannello di legno di pino.

Draco attese di sentire l’entrata del giudice, sentì il saluto e il riepilogo dei testimoni della settimana precedente, qualche commento e poi la voce di Hermione lo chiamò al banco dei Testimoni. Sicura, irremovibile e quasi soddisfatta. Sembrava davvero che niente, in quella circostanza, potesse spaventarla.

Draco fu chiamato dalla stessa guardia di poco prima e scortato si avviò nella sedia al centro dell’aula. Gli venne fatto un Sonorus alla gola e dopo aver giurato di dire la verità, in piedi e con migliaia di occhi addosso, si era seduto temendo di non riuscirci. Le catene non si chiusero sui suoi polsi come era successo nel processo dopo la guerra, ma se lo era aspettato così tanto che aveva arpionato i braccioli aspettando il gelo del ferro sulla pelle.

Sentì i tacchi delle scarpe di Hermione muoversi dalle gradinate ed avvicinarsi allo schienale della sedia, superarlo e finalmente la vide affiancarsi a lui . Aveva una lunga pergamena che le volava accanto e una penna PrendiAppunti pronta a scrivere. Per un folle attimo temette che la Skeeter si fosse presa il posto di Pubblico Ministero e che toccasse a quella sanguisuga fargli delle domande. Ma era solo il modo magico di compiere ai doveri di trascrizione per poterli poi trasmettere a giudici e avvocati per la massima trasparenza e un giudizio imparziale.

Lui incrociò lo sguardo di lei, sentì distintamente il sangue risalirgli al volto e gli arti sciogliersi un po’ quando lei gli sorrise.

«Professor Draco Malfoy, comincerò con una semplice domanda: lei ha il Marchio Nero tatuato nell’avambraccio sinistro?» era una domanda semplice, sì, ma brutale, Hermione ne era tristemente consapevole.

Tutta la sicurezza che aveva sentito dopo averla vista sembrò fuggire via dal suo corpo. Quella era tra le domande che la Granger gli aveva inviato, ma non era certo la prima che credeva di ricevere. «Sì.» disse flebilmente.

«Da quanto tempo? »

«Sono dieci anni oggi.» rispose mestamente e nella sua testa si riproposero tutte le immagini e i dolori che quel giorno di anni prima gli erano stati inflitti da Voldemort in persona. Rabbrividì ma almeno quello solo Hermione riuscì a notarlo.

Lei avrebbe voluto scusarsi, non si era aspettata che quella fosse una ricorrenza che immaginava dolorosa e vergognosa. Continuò con tono leggermente più delicato: « Perché le è stato impresso il Marchio?»

Draco deglutì: «Voldemort» sentì tutti nell’aula trattenere il respiro sconvolti e non aveva ancora detto la parte peggiore della frase «voleva che uccidessi Albus Silente.» come aveva previsto la folla dietro di lui si agitò ancora di più, tanto che il giudice dovette richiamare ordine e silenzio.

Hermione ignorò lo sconcerto generale e procedette: «Lei voleva ucciderlo?»

Una voce si levò e dura chiese un’obiezione: «Non essere qui per ricordare il passato di Malfoy.» Aveva parlato uno degli avvocati difensori di Stoev, un uomo basso e piuttosto anziano, dal volto quasi inespressivo incorniciato da capelli radi e bianchi. Draco lo ricordava da una foto sulla Gazzetta.

Hermione intervenne immediatamente con fermezza e tranquillità: «La Difesa in Arringa introduttiva ha dichiarato più volte che Draco Malfoy è un Mangiamorte e che noi non vogliamo assumere Mangiamorte. Come Ministero Inglese siamo stati accusati di penalizzare cittadini liberi, per questo si sono dichiarati gli unici a sopportare il suo essere Mangiamorte. Oltretutto sto per dimostrare il fatto che non sopportassero il suo essere Mangiamorte ma che lo hanno chiamato solo perché secondo loro lo è ancora e per uno scopo ben preciso. Ma tutto ha bisogno di contesto Vostro Onore.»

Draco ammirò Hermione e il fatto che non si fosse scomposta rispondendo alla provocazione, non si era infervorata per far valere le sue ragioni. Tranquillamente si era rivolta al Giudice sicura e lui l’accontentò con un piccolo monito di non prendere tutto a maglie troppo larghe.

«Bene, dicevamo, lei voleva uccidere Albus Silente?» si rivolse ancora a lui mentre in sottofondo gli avvocati della difesa borbottavano indignati in bulgaro.

«Sì.» disse ed un’altra ondata di proteste ed indignazione si era levata dagli astanti.

«Perché?» chiese senza paura alcuna dopo che tornò il silenzio. Era sicura di ciò che stava facendo e stava andando tutto come doveva andare.

Draco deglutì: «Perché Voldemort mi disse chiaramente che la mia famiglia era ormai inutile e stava pensando di disfarsene, solo uccidendo Silente avrei potuto fargli cambiare idea sulle nostre sorti. » la folla sembrò calmarsi e tornare ad un ascolto attento.

«Quindi aveva una minaccia di morte che le pendeva sulla testa?»

«Sì. E che non riguardava solo me.» chiarì.

«Ma è anche vero che ti aveva promesso grandi onori dopo il tuo successo.»

«Sì. Disse che il Marchio Nero era solo un piccolo assaggio della gloria che avrei avuto uccidendo Silente. »

«Lei ha mai visto il Marchio come Premio? »

«No. Era stato doloroso farlo e bruciava ogni volta che qualcuno lo chiamava. Ho convissuto con il dolore fino alla fine della Guerra.» ammise sperando che nessuno prendesse in considerazione quell’ammessa fragilità.

«Era quindi come una catena. Era uno schiavo. » non era una domanda, piuttosto un incoraggiamento a confermarlo.

«Sì. O almeno così mi sentivo. » la guardò negli occhi e si dimenticò finalmente di tutto. Raccontò come un fiume in piena gli anni della guerra, di come Piton avesse ammazzato per lui Silente e di come lui era stato torturato per aver delegato quel compito. Raccontò di quanto la sua famiglia fosse diventata zimbello dei Mangiamorte, di come avesse cercato e ottenuto di non frequentare parte del suo settimo anno a scuola e di come in casa sua ci fossero sempre occhi che lo controllavano.

Si ritrovò da solo con lei in quel bagno, in uno dei pomeriggi in cui si erano ritrovati a raccontarsi i momenti dolorosi delle loro vite, in cui si erano spiegati come fossero troppo giovani per aver fatto già tutto ciò che avevano fatto. La guardò e la rivide più giovane di quasi dieci anni. I capelli corti, la divisa non più in ordine come lo era stata nei primi anni di scuola quando aveva imparato ad odiarla. Parlava a lei come le aveva parlato nell’ultimo anno di scuola, il loro anno, quello dei feriti e dei reietti.

Quando concluse il suo racconto non sentì la folla rivoltarsi, non sentì protestare nessuno. Erano stati in silenzio come un sol uomo ad ascoltare quel racconto e sembrava che nessuno potesse negare che fosse stato tirato dentro ad una cosa più grande di lui.

Sentì solo Hermione chiedere « Quanti anni aveva? »

«Avevo compiuto sedici anni da meno di un mese quando mi è stato imposto il Marchio.»

«E voleva essere un Mangiamorte?»

«No, volevo solo che la Guerra finisse.» anche quello fu poco più di un sussurro imbarazzato, ma venne ugualmente sentito da tutti come se lo avesse gridato.

«Prima dell’imposizione del Marchio lo voleva? »

«L’ho desiderato per qualche mese, prima del quinto anno ma cambiai idea in fretta quando cominciarono a radunarsi in casa mia. Tra di loro c’era anche Grayback, che sembrava ogni volta volermi uccidere quando mi vedeva.» ammise controvoglia.

Hermione fece una pausa per far sì che Giudice, Giuria e spettatori assimilassero tutta la storia di Draco Malfoy. Tra di loro sapeva esserci anche Ron, Harry e Ginny, nascosti nelle retrovie. Sperava che Ron riuscisse finalmente a convincersi che tutto ciò che facevano in quelle aule, tutto ciò che avevano fatto in quegli anni, avesse un senso. Il secondo in comando di Harry non aveva più la stessa acredine verso Malfoy, ma con qualche battuta aveva fatto intendere ad Hermione che a dir poco non capiva il suo impegno per riportarlo a casa, perché Harry ci tenesse tanto che lo proteggessero e perché entrambi si infervorassero tanto quando si dimenticava di mettere almeno “ex” davanti all’appellativo Mangiamorte.

«Ha mai tentato di togliere il Marchio Nero?» era convinta che le rispondesse di no ed era pronta a spiegare come un tatuaggio così maledetto fosse permanente. Si era informata molto della maledizione che era legata a quel simbolo Oscuro di servitù e fede.

Ma Draco rispose «Sì.» lasciò qualche secondo di pausa quando la vide sussultare a quell’assenso. Di certo non se lo aspettava. Poi continuò: «Nonostante mi fosse da subito stato ripetuto che avrei dovuto portarlo fino alla morte, da quando la guerra è finita ho provato in tutti i modi a strapparmelo via. Ero arrivato molto vicino ad amputarmi un braccio, nel mio ultimo anno di scuola. Per un periodo mi convinsi che avrei dovuto conviverci. Ma in Bulgaria ho cominciato a sperimentare pozioni che mi potessero aiutare. Ne ho trovata una che per ora è efficace, ma è dolorosa più di un’amputazione. Posso sottoporre solo qualche centimetro di corrosione alla volta e ne pago il prezzo per i tre mesi successivi con dolori costanti e molto forti. »

Hermione lo guardò ancor più sconcertata e le uscì solo un allarmato : «Che cosa? E da quando lo fa?» anche se tutto ciò andava a suo favore, più di qualsiasi altra cosa avesse potuto raccontare o giustificare, non poteva fare a meno di pensare a quanto dolore si stesse provocando. Hermione tremò impressionata quando lui dichiarò di essere in sperimentazione da almeno un anno e mezzo e di essere riuscito a mandar via solo metà del serpente che usciva dalla bocca del teschio.

La donna dovette ricercare contegno e fermezza quando Draco slacciò il polsino della camicia e mostrò alla giuria l’avambraccio che si stava rimarginando dopo l’ultima tortura. Un violaceo malsano con punte di nero striava il braccio e contornava interamente il Marchio Nero, sembrava quasi uguale alla mano di Silente durante il sesto anno. Hermione pregò che il risultato non fosse lo stesso di quello di una maledizione mortale.

Dietro i due ragazzi la Difesa protestava animatamente contro quella prova che era saltata fuori all’improvviso e poteva cambiare il corso delle cose. Draco non la guardava, non aveva voglia di leggere nello sguardo di lei pena e spavento mischiate a sospetto e impazienza di voler risolvere la situazione. Hermione guardava ancora il braccio, tornato riparato dalle maniche di giacca e camicia, ed era chiaro che nelle sue iridi passasse tutto ciò che Draco aveva sospettato e che non voleva vedere.

Quella rivelazione aveva fatto si che il processo si interrompesse e che tutti si ritirassero per vedere di gestire quella novità che poteva deviare il percorso. Qualche ora dopo venne stabilito che la prova era valida, nonostante le argomentazioni in inglese misto a bulgaro violentemente espresse dal team di Stoev. La giornata proseguì tutta dedicata a Draco. Venne raccontato della sua guerra, venne raccontato del suo ultimo anno di scuola. Non si occupò Hermione di quello specifico spicchio della sua vita, aveva chiesto a Barrow di studiarsi i suoi voti e le sue vicende nell’anno del recupero diploma, aveva liquidato le perplessità del collega dicendogli semplicemente «A scuola c’ero anche io quell’anno, non voglio offrire alla Difesa altri appigli per accusarmi di conflitto d’interessi. »

La prima giornata di interrogatorio di Draco passò ma Hermione aveva ancora stampata nelle retine il suo braccio malandato e quel desiderio così possente di voler cancellare quel simbolo tanto da fargli passare un nuovo, terribile inferno di dolori. Voleva parlargli alla fine della giornata, ma furono entrambi assaliti dai giornalisti appena il Giudice interruppe il dibattimento, lui riuscì a svicolare bene dalle loro domande e quando ci riuscì anche lei Draco era già sparito.

Hermione pensò che lo avrebbe messo all’angolo il giorno dopo, ma il giorno dopo lui si presentò all’ora della sua deposizione, così preciso al minuto da rischiare un lieve ritardo, lei non ebbe modo di avere dei minuti in privato per chiedergli spiegazioni. Come non li ebbe i giorni successivi.

Arrivati al quinto giorno in cui Draco era protagonista, stavolta interrogato dalla Difesa, gli venne fatta la domanda regina delle domande, quella che tutti si aspettavano gli venisse fatta molto prima:

«Perché crede che il Professor Stoev, il Ministro dell’istruzione Yankova, i funzionari Trifonov, Dineva e Chakarova volessero proprio lei a servizio della Scuola? Non era un eccellente professore, non ha mai voluto piegarsi alla richieste disciplinari… eppure la volevano in quelle aule. Lei fa causa a qualcuno che ha visto in lei una persona da accogliere e proteggere dai pregiudizi del Mondo Magico Inglese. »

«Obiezione vostro onore » quasi lo gridò Hermione alzandosi di scatto dal suo posto e battendo furiosamente il pugno nel tavolo davanti a lei. La sala aveva trattenuto il respiro, ma Draco nel risentire la sua voce dopo molte ore e molte altre voci si sentì ancora coraggioso, quasi quanto lo erta lei, mentre stanchezza e vulnerabilità sembrarono dargli tregua.

La voce ferma ma volitiva di Hermione risuonò ancora: « Non è il Professor Draco Malfoy che sta facendo causa a queste persone ma la Comunità Magica Europea. Non vorrei che venisse dimenticato, soprattutto che non venga dimenticato dai giornalisti che riportano le notizie. Il Professor Malfoy è per ora solo testimone e come avremo modo di dimostrare in seguito anche una vittima di un reato. » fece una pausa aspettando che i giudice parlasse ma non lo fece immediatamente, continuava a guardarla sapendo bene che non avesse finito. «Non vorrei che si facesse passare il messaggio che il merito o peggio ancora la colpa di questo dispendio di forze sia attribuibile ad un solo testimone o ad una sola vittima, anche se sarebbe del tutto giustificabile. Ne abbiamo anche altri in lista che forniranno deposizioni più sostanziose del Professor Malfoy. »

Prima che il giudice potesse accogliere alcunché l’avvocato della difesa disse rivolto ad Hermione «Eppure signorina Granger...»

«Avvocato Granger » lo corresse con sicurezza « Non sono qui perché ho vinto il posto migliore in aula scartando una Cioccorana. Esigo che mi venga riconosciuto il medesimo rispetto che porta al mio collega e riconosca i miei studi come ha fatto chiunque altro a parte lei e il suo team.» un borbottio di approvazione stava provenendo dagli spettatori.

«Quindi oltre ad una causa di redenzione per il signor Malfoy...» stava per provocarla lui.

«Professor Malfoy. » lo corresse ancora lei prima che potesse finire e sortì l’effetto desiderato.

«Vostro Onore… » disse esasperato l’Avvocato Collins guardando il giudice furioso. «È possibile che questa ragazzina non mi dia modo di parlare da cinque giorni senza interrompermi? Pensavo fossimo in un’aula di tribunale e non di scuola.»

Non aveva fatto i conti con l’affetto che la popolazione magica provava per Hermione. Quello scoppio irritato fece sollevare quasi una sommossa. Gli spettatori urlarono indignati e gli Auror quasi faticarono a contenerli. Solo dopo mezz’ora abbondante si riportò l’ordine grazie anche al fatto che almeno metà dei presenti era stata costretta ad uscire.

Quando venne riportato il silenzio Draco non si era mosso dalla sedia. Quando l’Avvocato Collins – inglese di nascita e di studi ma stanziato da molti decine d’anni a Sofia, dove esercitava come avvocato in uno studio altisonante di cui era illustre socio – aveva parlato in quel modo di Hermione era quasi scattato in piedi per rifilargli un pugno. Era stato bloccato solo dalla consapevolezza che in passato e anche nel presente anche lui si era rivolto a lei con quegli appellativi senza mai scusarsi. “Ho sempre usato un tono scherzoso” si blandì ma subito dopo ricordò che non aveva mai pensato che potesse ferirla essere chiamata ragazzina o sottuttoio, soprattutto in ambito lavorativo nelle lettere di risposta che lui le inviava dopo che riceveva plichi da leggere e firmare che gli occupavano tutto il weekend. Finita quella sua parte nel Tribunale si ripromise anche Draco di scusarsi con lei, come se il giudice rivolgesse anche a lui quella ramanzina infuriata che stava dedicando a Collins e che durò parecchi minuti. Non si sentiva molto diverso dall’Avvocato in quel momento.

La normalità non si ripristinò più veramente, mancava davvero poco alla fine delle mattinata lavorativa, ma c’era ancora una risposta in sospeso che gli astanti più educati potevano ascoltare.

«Può rispondere alla domanda che le ho posto Professor Malfoy? » disse Collins guardandolo più mite ma con un gran risentimento negli occhi, calzando con la voce su quel titolo accademico in segno di sfregio.

«Sinceramente non me la ricordo. Se può riformularla sarei lieto di rispondere.» ammise Draco Malfoy impassibile.

Collins sbuffò dal naso come un toro e consapevole che tutti esercitassero doppia attenzione per le sue parole riformulò. «È consapevole del perché gli imputati facessero pressione – da lei definita rapimento- per tenerla in Bulgaria? »

«No. Non ho mai voluto sapere il perché, volevo solo andarmene da lì e non potevo. »

«Non le hanno spezzato la bacchetta per smaterializzarsi o impedito di prendere un mezzo Babbano per allontanarsi da Sofia.» disse come se insinuasse che non gli avessero impedito di esercitare le sue facoltà.

«Un incantesimo mi legava al suolo e mi inibiva l’utilizzo della bacchetta quando tentavo di superare i confini del villaggio dopo Durmstrang. Ho imparato presto che superati i confini della scuola difficilmente riuscivo a sollevare una pietra con un incantesimo, figurarsi Smaterializzarmi con i miei bagagli. » rispose lui.

« Questa sì che è una bella fantasia. » ridacchiò Collins senza divertimento.

« Non è una fantasia, ne abbiamo parlato il mio terzo giorno di testimonianza mostrando la traccia magica autenticata anche da voi, appartenente al mio contratto di lavoro. Senza ovviamente contare la sentenza di Colpevolezza per sequestro di persona avuta in Bulgaria un mese fa, che la vedeva come prova regina. Almeno lei dovrebbe ricordarlo, credevo fosse l’Avvocato della Difesa allora come oggi.» attorno a lui tutti risero tranne gli avvocati di Stoev e ovviamente Collins, faticò a riprendersi dalla figuraccia con le due domande che seguirono quel colpo a vuoto.

Faticò molto anche a non ricordare del processo avvenuto a Sofia, vero e pubblico, che si era tenuto per reati di sequestro di persona, intercettazioni non autorizzate e coercizione. Si era svolto con Rito abbreviato e alla fine del processo, durato un paio di settimane, Stoev era risultato colpevole di tutti i capi d’accusa. Aveva da scontare almeno sette anni di carcere, troppo pochi per molti, a Nurmengard subito dopo la conclusione del processo a Londra, che era quello più importante e con almeno ottanta anni di sentenza da giocarsi.

Collins ritornò sul tentativo di ribaltare il ruolo di vittima e protettore:« Non pensa che stessero cercando di salvarla da una società piena di pregiudizi come quella inglese? »

«Se per loro salvare significa impormi di insegnare veleni mortali alle classi del primo anno, sinceramente non mi interessa, non ho mai avuto paura di dirlo a Stoev. Nelle mie prime lettere al Sovraministero ho sempre parlato di divergenze con il piano didattico. Poi quando ho capito che non stavano arrivando ho cominciato a sospettare che ci fosse una ragione grave sull’insistenza a mantenermi nel corpo docente, anche se non ho mai capito quale sia. Confido che l’abbiano scoperto.» disse indicando impercettibilmente con il capo dietro di lui.

«Voglio che lo ripeta Professor Malfoy: lei è convinto che non la volessero a Durmstrang per darle una possibilità?»

«No, sono convinto che non sia per quello.»

«Allora perché nella sua ultima lettera cita il testo di legge che non le permette di fare carriera in Inghilterra e chiede di rimanere dove ha subito- secondo lei- tanti soprusi e dove – sempre secondo lei- vogliono abusare di una sua qualsiasi nascosta qualità per un qualche piano oscuro? »

Draco sentì Hermione inspirare forte pronta ad obiettare ma sorprendentemente non lo fece. «Non è di mia competenza indagare su qualche legge infranta. La mia ultima lettera è stata scritta in un momento di fragilità, a ridosso del mio trasferimento in un luogo in cui sapevo sarebbe stato difficile farmi considerare una persona diversa da ciò che ero da adolescente. » spiegò Draco senza timore.

«E cosa le ha fatto tornare all’idea originale di scappare dalla Bulgaria? »

Draco aspettò qualche secondo prima di rispondere. Poi disse: «Un’amica mi ha fatto riflettere e ritornare in me.»

«Questa amica deve essere stata ben informata dei guai che poteva portare quella lettera all’Accusa, vero? Per farle cambiare idea in meno di due giorni deve essere più che aggiornata sul processo e con grande cultura giuridica… mi spingo a dire anche con un certo potere sulle leggi. Magari le ha proposto di cambiarne addirittura alcune per lei? » insinuò con un ghigno che rivolse prima a Draco e poi al banco dell’Accusa.

La pressante sensazione che c’era qualcosa che non sapessero né lui, né l’Accusa, né la platea cominciò a mandarlo in agitazione. Draco sentì ancora Hermione prender e fiato per parlare ma lui la precedette sicuro di saper gestire quella domanda «Non ho avuto nessuna proposta di piegare le leggi a mio favore, io stesso le considero comprensibili e giuste visto che sono nate come limitate del tempo. Mi è solo stato spiegato sin dal processo dopo la guerra, che dobbiamo avere il tempo di riabilitarci noi con ll Marchio ma anche la società inglese. E questo è per rispondere alla sua squallida insinuazione. - Hermione dietro di lui arrossì – Per l’altra squallida insinuazione… Non credo sia reato avere amici colti e che ci tengano a farti ragionare quando sei turbato, soprattutto all’alba di un cambiamento. Mi hanno tolto la libertà di decidere del mio futuro professionale in Bulgaria, non sono più disposto a cedere diritti ad altri sulle decisioni che prendo, anche sulle scelte di chi mi voglio amico, stupido o non stupido che sia. » disse con veemenza perdendo definitivamente la calma, contro ogni suo proposito.

Collins lo aveva lasciato sfogare sorridendo sinistramente: «Risponderò ai suoi dubbi sul “reato di amicizie colte”. Sì, è reato di Conflitto d’Interesse se quell’amica è il Capo dell’accusa con un interesse specifico a farle cambiare idea, interesse che risiede nel vincere un processo farsa… questo processo farsa. » disse Collins e tutta l’aula rimase in sospeso mentre lui continuava «Queste foto la ritraggono che si abbraccia con Herm… con l’Avvocata Hermione Granger poco dopo essere tornato definitivamente dalla Bulgaria, due giorni fa, nell’atrio di questo stesso edificio. Ora mi viene da pensare che tutto questo processo sia una farsa per riunire due vecchi cosa… amici? Amanti? Per far alzare la media di vittorie dell’Avvocata Granger? Ne ho a milioni di ipotesi poco edificanti del perché vi hanno trascinato qui, signori giudici e platea...» disse soddisfatto di aver lasciato boccheggianti tutti coloro che assistevano al processo mentre un fascio di stampe raggiungevano Giudice e Giuria. «Noi chiediamo l’annullamento del processo perché basato su prove francamente ridicole e viziate dai favori che si devono quei due. » concluse Collins indicando sia Hermione che Draco.

I due erano sprofondati insieme e divisi in un baratro da cui sentivano a malapena ciò che accadeva loro attorno. Non sentirono Barrow fare obiezione urlando, la folla agitarsi in un assordante brusio e richieste di far vedere le foto a tutti, i giornalisti cominciare a fotografarli, il Giudice urlante che rischiava di mandare in mille pezzi il martelletto per appianare la furibonda lite tra Kingsley e Collins, a cui si aggiunsero Stoev, tutti gli altri imputati e infine Barrow.

Dietro di loro qualcuno sogghignava soddisfatto per quel caos.

Solo quando un Sonorus Maximum regalò una voce quasi da Padreterno al Giudice tutti si calmarono e tornarono furibondi ai loro posti.

Si decise che in pausa pranzo si sarebbe diramata la questione e questa volta fu richiesta anche la presenza di Draco Malfoy davanti al giudice. Si avviarono tutti a passo svelto nell’ufficio ceduto ad Edwards fin quando si sarebbe trattenuto per quel processo, Hermione e Draco fanalino di coda e decisamente cadaverici, come due scolaretti beccati dalla maestra a fare cose inappropriate in un angolo.

Ad affollare la stanza, uno studio dall’aspetto barocco e soffocante, erano tre Avvocati dell’Accusa, tre della Difesa, cinque imputati, un testimone ed infine Kingsley e il Giudice .

A vederli tutti lì, senza occhi esterni ad aspettare le loro mosse, Hermione sembrò rianimarsi di furia e l’ingiustizia le bruciò in petto come il fuoco di un Ungaro Spinato. Senza badare al reato di Oltraggio strappò le foto di mano al Giudice e le guardò. Era un bel resoconto dell’incontro che aveva avuto con Draco giorni prima e volutamente mancavano le foto dove si erano salutati e avevano preso due camini diversi per andare ognuno a casa propria.

«Questa è PERSECUZIONE nei miei confronti!» ululò alla mercé di Collins e degli imputati. «Prima Krum poi queste… Io li denuncio! Mi rendono impossibile fare il mio lavoro come Avvocato e avere una vita privata. » non la smetteva di urlare « Sono stanca di essere trattata da ragazzina o essere sempre sotto esame.» disse «In queste foto non c’è niente di più di un abbraccio del tutto uguale a quelli che mi scambio con altri due testimoni del processo: Ronald Weasley e Harry Potter. » le scaraventò addosso alla piccola platea e si sparsero nell’ufficio come giganteschi coriandoli.

« Si sa che Harry Potter e Ronald Weasley sono suoi amici, è interessante sapere perché lo è diventato lui.» Disse Collins con una calma spietata indicando Malfoy che rimase a testa bassa « Vostro Onore. Abbiamo assistito all’interrogatorio di due amanti che si confessavano le loro avventure per ritrovarsi dopo che sono stati separati. Non mi sembra professionale da parte del SovraMinistero, e del Ministero Inglese, portare affari personali a livello internazionale. Accusare dei loro guai amorosi dei professionisti dell’istruzione… »

Hermione era paonazza, Kingsley aveva fatto un passo avanti per intervenire al suo posto consapevole che la donna non fosse più in grado di mantenere una calma da professionista e che avrebbe potuto pagarne le serie conseguenze. Stava per intervenire per rispondere a Collins ma il Giudice Edwards lo precedette.

«Se pensa di convincere me allo stesso modo dei lettori di qualche settimanale scandalistico di basso profilo, si sbaglia Collins. E questa è l’ultima volta che le permetto di insultare la mia intelligenza, il mio ruolo e di svilire la mia professionalità. Alla prossima insinuazione sui motivi che ci hanno portato ad istruire questo processo c’è la condanna per Oltraggio alla Corte senza cauzione e potrà vedere come sono ospitali le celle di Azkaban rispetto a quelle di Nurmengard.» sputò lui sprezzante facendo impallidire Collins «A me della vita privata di testimoni e Pubblici Ministeri non importa. In queste foto non c’è niente di più di un incontro di due vecchi compagni di scuola e due persone che hanno lavorato insieme per anni ad un processo. »

Hermione lo aveva sempre saputo, in fondo, che Edwards non era Caramell e che il suo giudizio non sarebbe stato influenzato da un semplice gossip, ma gli fu grata quando lo sottolineò. Il problema erano gli spettatori del processo. Se quella storia non fosse stata chiarita l’intera opinione pubblica si sarebbe rivoltata contro di loro, oscurando la vittoria del processo che era quasi certa.

« Ho una testimonianza che prova che la Signorina...» Collins non demordeva.

« Avvocata! » tuonarono all’unisono Edwards, Kingsley e Barrow.

« Ok, Avvocata Granger … ho le prove che è stata a Durmstrang per inquinare delle prove e fare chissà cosa con Malfoy. »

« E quali sarebbero queste testimonianze? » chiese Collins scettico.

« Nell’elenco testimoni abbiamo l’ex Auror Brown che ha scritto una testimonianza e ben prima ha denunciato la cosa per poi essere licenziato da Harry Potter, un altro amico della Granger.»

Hermione intervenne veemente: « Non è stato licenziato da nessuno, si è dimesso perché non accettava di dover proteggere un ex Mangiamorte, Harry gli ha proposto anche altri incarichi pur di mantenerlo come Auror, ma se n’è andato di sua iniziativa “per principio”. Così ha detto e scritto nel rapporto. Ci sono pergamene firmate, controfirmate e autenticate. »

« Lui sostiene il contrario, ovvero che gli è stato imposto di andarsene e di dimettersi con una scusa. Tutto per coprire l’Avvocata Hermione Granger dopo che era stato denunciata la Bombarda Maxima usata in Bulgaria e il colloquio blindato con Malfoy in cui lui è sicuro di aver sentito le parole “ c’è stato solo quel bacio. Spero che tu possa credermi anche se ho cercato fino adesso di convincerti del contrario. Mi conosci e hai capito tutto anche tu.”» disse riportando esattamente le parole che si erano detti dopo che lei aveva tolto l’isolamento acustico dall’ufficio di Malfoy in Bulgaria, Hermione si chiese se Brown tenesse da qualche parte una registrazione dell’incontro data l’ostentata esattezza della citazione, anche nei toni drammatici che aveva utilizzato lei stessa. «Hanno chiaramente ammesso di essersi baciati e di provare qualcosa e drasticamente la decisione del professor Malfoy cambia? Come è possibile? Lo dico io: si sono sicuramente visti prima di quel giorno in segreto per fornicare, lei lo ha rifiutato, lui ha mandato la lettera e lei è tornata per corromperlo ancora…»

Hermione si portò le mani tra i capelli e sbiancò, traballando sulle scarpe con il tacco, era furiosa, confusa e disperata. Stava precipitando tutto e lei non sapeva come fermare la caduta libera verso il baratro. Draco alzò lo sguardo di qualche millimetro solo per essere pronto ad afferrarla nel caso fosse caduta; non aveva intenzione di dire niente, non voleva aggravare la situazione, ma dentro la sua testa si agitavano improperi impronunciabili e istinti omicidi, tanto che il braccio menomato dal Marchio cominciò a pulsargli dolorosamente, come ad incoraggiarlo ad agire.

« Non mi ricordo che lei abbia trasmesso testimonianze di Brown. Devo fosse ricordarle la legge avvocato Collins? » disse Barrow fulmineo.

« La legge ammette la trasmissione di prove all’ultimo minuto, l’ho avuta solo questa mattina da parte di terzi. » disse lui soddisfatto con un ghigno malefico a tagliargli il volto.

« Ma noi dobbiamo autenticarla! Non possiamo prendere per vere le testimonianze di chiunque! I diretti interessati devono avere occasione di difendersi davanti a lei per farle valutare l’ammissibilità della testimonianza.» disse Kingsley sicuro di aver ragione.

« Propendo per dare ragione al Ministro. Collins: ha un’ora per portarmi qui il suo testimone, chi le ha consegnato le foto e la testimonianza scritta, mentre Granger: avrò bisogno dell’Auror Potter e che lei torni più tardi con Barrow e il Signor Malfoy. » disse Edwards per poi aggiungere disgustato: « Non è mio costume dare adito a pettegolezzi ma lei, Collins, ha mosso accuse ad un dipartimento intero e al suo Capo, ho il dovere di verificare procedure e dichiarazioni, prima di decidere come procedere con lei. Non vi nasconderò però il mio disappunto per il fatto che questo processo si stia trasformando nella “Posta del Cuore” di un settimanale per adolescenti. Ora sparite! »

Annuirono tutti, solo Collins e la difesa con un ghigno di soddisfazione.

Hermione sapeva bene che avrebbe vinto anche quella battaglia, che non aveva fatto nulla contro la legge che conosceva a menadito, era qualcos’altro a preoccuparla senza che lei riuscisse a dargli un nome. Si sentiva le viscere risalirle su per la gola, le ricacciò indietro e appena il Giudice lo permise si dileguò dalla stanza in cerca di Harry Potter. Con la coda dell’occhio aveva visto Draco tentare di parlarle ma lo aveva ignorato con rammarico e grande sforzo.

Quando il suo amico la vide correre verso di lui si preoccupò immediatamente: era pallida come un fantasma, arrancava tra la gente e scansava giornalisti e curiosi con la forza delle braccia e dei ringhi. Era visibilmente sull’orlo di una crisi senza pari.

«Hermione cosa...» disse quando fu abbastanza vicina.

Lo interruppe, voleva fare in fretta per avere il tempo di calmarsi prima di tornare davanti al Giudice e in Aula di Tribunale « Brown gioca per l’altra squadra, ti ha accusato di averlo costretto alle dimissioni per difendere me e la mia gita a Durmstrang per far cambiare idea a Draco. Il Giudice vuole valutare la realtà dei fatti alle 14 nell’ufficio 308, pensi di poter farmi questo favore? Porteresti i verbali della riunione in cui Brown si è dimesso? So che fai firmare a tutti l’uscita e il verbale di riepilogo, che hai dei testimoni dell’Ufficio dell’Interno alle riunioni, potresti chiamarli? Serve anche a te, potresti essere dispensato dall’incarico se fanno passare per vera questa cosa. »

Lui aveva ascoltato quell’elenco svelto di bisogni e allarmi, facendo difficoltà a seguirla passo a passo, ma aveva un vantaggio su di lei. Aveva già avuto il sentore che Brown potesse far danni, pochi giorni prima aveva richiesto il verbale della riunione in cui “era stato licenziato”. Si era preparato quindi ad un processo che lo riguardasse, anche se non si aspettava di essere coinvolto in quel processo per quel fatto.

« Ho già tutto pronto, Marge e Darius saranno in ufficio, vado a mandare loro un promemoria Interufficio, saremo lì puntuali. » la rassicurò prima di chiederle « Ma tu stai bene? » Ma lei assicuratasi di essersi fatta capire si era già tuffata nella folla perdendosi al suo sguardo.


 

Hermione si era diretta al bagno del Wizengamot, voleva sciacquarsi la faccia e tirare un pugno a qualcosa prima di ritornare dentro in mezzo a quei piranha. Appoggiata al lavabo si era specchiata senza vedersi davvero. Voleva lasciarsi andare e svenire, le girava la testa, lo stomaco tentava ancora di cercare una via d’uscita. Niente aveva pace in lei ed attorno a lei. Voleva che finisse tutto, voleva piombare nell’oblio. Voleva morire.

La porta si aprì ma a malapena Hermione se ne accorse.

Chi entrò voleva proprio parlare con lei.

« Signorina Granger. Quale grande piacere. » la voce acuta di un rapace aumentò la nausea di Hermione. Rita Skeeter era ferma a pochi metri da lei, impettita e sicura, con la borsetta rossa a tracolla e un vestito verde acido che aumentava ulteriormente le nausee di Hermione.

« Questo è il bagno del personale Skeeter, quello per gli avvoltoi è dall’altra parte dell’edificio. »

«Oh sono stata chiamata dal giudice per testimoniare. Ho pensato di rinfrescarmi un po’ prima di presentarmi alla Corte. »

Hermione capì ma non si stupì: « Sei tu che hai dato le foto di me e Malfoy a Collins, vero? »

Fece una smorfia compiaciuta « Non resisto alle tragiche storie d’amore… Mangiamorte ed Eroina, mi ha regalato emozioni.» disse facendo finta di commuoversi asciugandosi dalla gota una lacrima inesistente.

Hermione non raccolse la provocazione, le chiese soltanto: « Perché mi stai perseguitando? »

« Signorina Granger io seguo le persone d’interesse per il mondo della magia. Lei lo è. E mi trovo a dirle anche che è di interesse per me da tanto tempo. » le si avvicinò continuando a sorridere ma con minaccia «Come può una studentessa quattordicenne osare minacciare una professionista? Volevo andare a fondo. Mi sono quindi presa come missione personale quella di dimostrarle che nemmeno lei è senza macchia. Anche io posso distruggere a lei la carriera e la vita. E finalmente ecco arrivato il suo passo falso… Innamorarsi di un Mangiamorte… che scandalo succulento! Avro da scriverne per mesi, forse anni! » fece un’altra smorfia, le pinzò una guancia come ad una bambina e se ne andò dal bagno.

Hermione ne aveva la prova, aveva la minaccia. Skeeter si stava vendicando di quando l’aveva ricattata al suo quarto anno. Era lei che stava cercando di distruggere tutto il suo lavoro.

Barcollò ancora e si arpionò al lavabo. Le ci volle un po’ per riprendersi e guardare l’orologio al suo polso. Mancavano meno di cinque minuti all’udienza di convalida. Decise che non si sarebbe fatta intimidire da quell’avvoltoio con la penna.

Quando arrivò nell’ufficio 308 c’erano tutti tranne il testimone a sorpresa, ovvero l’ex Auror Brown. Lei scivolò accanto a Malfoy che cercò di incrociare il suo sguardo per capire ciò che era successo. Hermione lo evitò, non voleva fargli vedere quanto fosse spezzata dentro, terrorizzata e sfinita dalla sua vita. Sentiva lo sguardo famelico della Skeeter su di lei, a caccia di qualsiasi gesto affettuoso tra di loro, a cui era chiaro dovesse rinunciare per sempre.

« Signor Collins il suo Testimone? » chiese il giudice guardando l’orologio spazientito.

« Arriverà, ma qui abbiamo l’autrice delle foto nell’atrio e il tramite con il testimone.» disse invitando la Skeeter a farsi avanti.

« Abbiamo già stabilito che quelle foto sono irrilevanti ai fini del processo. È inutile la sua presenza signorina Skeeter. »

« Ma sono le prove di un conflitto di interessi… » tentò lei.

« Come ho già ripetuto all’avvocato, non sono uno dei suoi lettori e non mi baso sui suoi articoli per fare i miei giudizi. Spero non la ritenga un offesa alla sua professionalità ma qui si va ben oltre dei meri pettegolezzi. » ma dal tono della voce che aveva usato Edwards tutti avrebbero ritenuto quella giustificazione un’offesa professionale, il disgusto nel pronunciarla era quasi palpabile.

« Ma è un’inchiesta… » rincarò facendo appello alle sue ragioni professionali.

« Non intendo ascoltare oltre questa sceneggiata, se non se ne va di sua spontanea volontà, sarò costretto a farla scortare fuori. Qui vi è la diffida a diffondere queste foto. Le è impedito pubblicarle perché presentate come prova ad un processo.» firmò una pergamena con uno svolazzo e gliela consegnò con rabbia « Le consiglio di leggere bene tutto, anche le pene previste in caso di pubblicazione. »

Fu allora che la Skeeter salutò e lasciò l’ufficio con la furia negli occhi e sbattendo la porta violentemente, Hermione poté tirare un breve sospiro di sollievo.

« Allora... il signor Brown si è perso nel Ministero dove lavorava fino al mese scorso??» chiese con ancora più rabbia Edwards dopo non aver risposto al saluto della Skeeter.

« Vostro Onore io non … » provò a giustificarsi Collins in evidente difficoltà.

Ma il Giudice aveva definitivamente perso quel poco di pazienza che aveva provato a trattenere e lo interruppe urlando: « É chiaro che sia stato un tentativo inutile di rallentare un processo che è già lungo ed estenuante. Non ha prove oltre alle parole di uno che non ci mette neanche la faccia. Chi mi dice che questa sia la sua firma? » sventolò le pergamene che gli aveva consegnato poco prima alzandosi minaccioso « Lei è inqualificabile e io la condanno per Oltraggio alla Corte, lei passerà il weekend in gattabuia avvocato Collins. Ha fatto venire qui persone che avevano il diritto di starsene a casa o in ufficio a fare il loro lavoro, ha fatto perdere tempo e il pranzo a tutti. Si scuserà con loro mentre l’ammanettano e la conducono ad Azkaban. » era furibondo « Io comunque ringrazio il signor Potter per il verbale e la presenza dei suoi testimoni. Siete congedati con le mie sentite scuse. Ci rivediamo al processo.»

Hermione si sentì sciogliere di sollievo mentre ringraziava e procedeva fuori, ancora verso il bagno per bere dell’acqua. Camminò affiancandosi al muro per scongiurare il rischio di cadere a terra nel caso avesse avuto un mancamento all’improvviso. Non si accorse di essere seguita da lontano.

Quando entrò andò ancora ai lavabo dove poco prima era stata minacciata dalla Skeeter. Quando lo stomaco di contrasse finalmente decise di assecondarlo. Ma non fu la colazione a risalirle l’esofago. Il suo volto riflesso venne coperto da un’ondata rosso cremisi proveniente dalla sua bocca. Fece in tempo a sentir urlare il suo nome prima che tutto attorno a lei si fece buio.


 

 


 

  
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