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Autore: lulette    12/02/2023    4 recensioni
Dal capitolo I
[...Era da un po' che Merlin ci pensava.
Il suo re passava ogni sera in camera sua con la sua fidanzata, Gwen. Li sentiva sospirare e gemere, fuori dalla porta. Erano settimane che nessuno poteva entrare nella camera reale dopo l'orario di cena, nemmeno lui...]
[...Gli frullava in testa quell'idea strana.
Era un mago.
E se per una volta avesse voluto usare la magia unicamente per sé? Perché non poteva utilizzarla per una cosa alla quale lui teneva così tanto? Perché doveva usarla per salvare Arthur e Camelot e non per altro?...]
[..."Che ci fai qui? Vattene via, Merlin!" urlò Arthur feroce.
Nell'uscire, il servo passò di fianco al letto e guardò il re con occhi furenti, sbottando: "Potevate almeno chiudere a chiave, sire!"
"Tira le tende del letto, prima di uscire!" gridò ancora Arthur.
"Tiratevele da solo!" e se ne andò sbattendo la porta...]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Nimium tanti

 

(Troppo per così poco)








 

Merlin era straziato. Ma come? Non era stato in assoluto la cosa più bella che gli fosse capitata? Oh, sì. Lo era stata! Peccato che fosse  tutta una menzogna. Ormai poteva dire di avere perso Gwen per sempre. Ma non gli importava più di lei. Né di Lancelot. Non gli importava più di niente. 

 

Era entrato in contatto intimo con Arthur, letteralmente, ed era come se gli fosse rimasto attaccato addosso un pezzo del re.

Sentiva ancora la sensazione della guancia leggermente pungente di Arthur sul suo petto. E della mano fra i suoi capelli. 

Sentiva ancora le labbra umide della sua bocca. Mise una mano sul materasso dove poco prima era sdraiato Arthur e percepì chiaramente quel calore che gli sciolse l'anima. 

Subito dopo provò dolore. Dolore per la mancanza di quel corpo. Erano stati abbracciati così a lungo mentre aspettavano Gwen: non si sarebbe immaginato di abituarsi così in fretta a quel contatto, piacevole, rassicurante. Passato l'iniziale quanto giustificabile imbarazzo, Merlin si era sentito felice. Se all'inizio gli era sembrato tutto strano, dopo un po', soprattutto grazie ad Arthur che si era fatto in quattro per metterlo a suo agio, Merlin si era sentito in pace con il mondo. Non sentiva neanche quel disperato desiderio fisico, che pensava avrebbe provato, perché tutto quello che voleva per loro due, veniva esaudito in quel momento, in quell'abbraccio avvolgente.

Quello era il massimo cui Merlin aveva aspirato. Perché non era stupido. Non dimenticava di essere per Arthur un grande amico, ma sempre e solo un amico.

 

E invece, niente era andato come doveva! Arthur non avrebbe dovuto baciarlo! Non era nei piani. Che cavolo gli era preso? Gli aveva detto che non sarebbe successo nulla del genere. E lui si era fidato. Ma poi quando Gwen era entrata, il re l'aveva attirato a sé, con forza, e l'aveva baciato.

 

E Merlin, aveva perso la testa. E se stesso.

 

Si era dimenticato di tutto: il suo ruolo, i motivi per cui si trovava in quella situazione, l'autocontrollo e la lealtà che doveva al re. Senza una precisa volontà aveva istigato Arthur, socchiudendo la bocca e il re non si era fatto pregare. Esisteva solo Arthur in quel momento: le sue braccia che lo stringevano, la pelle caldissima a contatto con la sua molto più fredda, il suo odore nelle narici e il suo sapore nella bocca. Se qualcuno da lassù avesse voluto renderlo pienamente felice, avrebbe dovuto farlo morire in quell'istante. Non era poi stato così lontano dalla morte. Il cuore gli batteva talmente forte nelle orecchie, che pensava che sarebbe potuto anche esplodere.

 

Aveva aperto un occhio. E aveva visto lo sguardo inorridito di Gwen. Ed era stato come precipitare da cielo a terra con uno schianto.

Come addormentarsi nell'Olimpo e risvegliarsi nell'Ade.

 

Gwen era fuggita, mentre Arthur si era staccato da lui, guardandolo per un momento con espressione persa e atterrita. 

Forse il re sul momento aveva pensato che fosse una buona idea, per rendere la cosa più realistica per Gwen.

 

Poi Merlin maledì se stesso. Era stata anche colpa sua! Avrebbe dovuto starsene fermo e buono. Si era illuso nel suo cuore che quel bacio fosse di più di quel che era e cioè una bugia bella e buona che serviva solo ad allontanare la fidanzata del re, divenuta ormai scomoda.

 

E perché Arthur aveva continuato in quel modo? 

Perché … sapeva di non aver sognato… lui l'aveva ricambiato. 

Almeno su questo non aveva dubbi. 

Non è che se uno che ti bacia in quel modo possa poi pensare o dire che la lingua gli sia scivolata per sbaglio!


Questa era la cosa che lo addolorava e, al tempo stesso, lo faceva infuriare di più. 

Arthur l'aveva voluto prendere in giro?

L'aveva fatto per orgoglio, per mostrargli che lui era meglio degli altri uomini da cui si era fatto baciare?

L'aveva fatto per vendetta, proprio perché aveva osato considerare altri che non fossero lui? 

L'aveva fatto per dimostrargli il potere che aveva su di lui? Potere di innalzarlo e di distruggerlo? Potere di illuderlo e di umiliarlo? Magari non era niente di così complicato: forse quella di Arthur era solo curiosità e si era voluto semplicemente togliere uno sfizio.

Mille altre idee frullarono per la mente di Merlin e ogni nuova risposta che si dava sembrava più assurda della precedente.

 

Continuando a piangere si era alzato per sistemare il letto di Arthur, ma voleva uscire al più presto da lì.

Tremava come una foglia e non riusciva a concentrarsi. L'ultima cosa che voleva era rivedere il re in quel momento.

Si aiutò con la magia e il letto fu rifatto alla perfezione in un attimo. 

 

Passò davanti alla cucina, ma andò oltre.

Se Arthur soffriva anche solo la metà di come stava lui, Merlin era sicuro che il re non avrebbe toccato cibo.

E decise di non portargli la cena: non voleva avere l'occasione di rivederlo. La sola idea di doverlo andare a svegliare la mattina seguente gli provocava un grande senso di smarrimento.

 

Si fermò dietro una colonna del porticato per piangere di nuovo. Si sentiva come l'avessero pestato a sangue. Se il re l'avesse malmenato per bene invece di baciarlo, era sicuro che avrebbe patito molto meno. Si mosse lento fino al laboratorio, asciugandosi gli occhi prima di entrare.

 

C'era il suo vecchio amico che lo aspettava per mangiare. Julius non c'era. Era da un po' che non lo vedeva. E non sapeva se fosse un buon segno o meno.

"Gaius, mi dispiace, ma non ho fame. Ho assaggiato i dolcetti che Sefa mi ha portato dalla cucina" mentì per non impensierire il medico.

 

"Devo farti vedere una cosa che ho trovato Merlin. Subito. È molto importante…" 

Gaius si diresse in camera di Merlin che lo seguì. Il vecchio andò a chiudere la porta e parlò a voce molto bassa.

"Guarda qui. Questo è il talismano di Aldanius. Leggi."

Sembrava una scatolina esagonale con tre dei sei spicchi colorati che dalla disposizione ricordavano vagamente una faccia dall'espressione arrabbiata. "Sì è questo! Julius me l'aveva descritto così." e lesse:

"Aldanius era un grande mago, sorto dal nulla. Era in possesso di un talismano in grado di rubare la magia a uno stregone per farla propria. Anche una persona completamente priva di poteri poteva fare suoi i poteri magici così rubati."

"Leggi a bassa voce, Merlin. Julius potrebbe sentirci."

"Qui dice che l'ultima volta, il talismano è stato visto a Camelot e che potrebbe trovarsi nascosto in mezzo al tesoro reale."

"Merlin, quel talismano va assolutamente distrutto, quanto prima. È un'arma terribile…"

"Voi pensate che Julius voglia impadronirsi della magia di uno stregone?"

"È esattamente ciò che fece Aldanius!"

"E a chi vorrebbe rubarla?"

"L'unico che mi viene in mente qui, sei tu. Sei sicuro che lui non sappia nulla della tua magia?"

"Credo di no! A meno che non fosse nei pressi di Little Castle, quando ho salvato Valiant."

"Potrebbe essere Merlin…"

"La sensazione di non essere solo con Valiant mi ha sfiorato un paio di volte. Se poi penso a ciò che ha fatto quel cavallo…"

 

"Per me è stato lui, Merlin. Come me, anche lui è in grado di praticare piccole magie."

"Allora è … un criminale! Ha cercato di uccidere Valiant! Ci mancava solo Julius e proprio adesso!"

"Qui c'è scritto anche che" continuò Gaius "per portare a compimento il trasferimento della magia, lo stregone in questione, dovrà essere legato ad una betulla bianca, per evitare che adoperi un incantesimo prima o durante il cambio dei poteri magici!"

"Ma non ci sono betulle a Camelot…"

"Non a Camelot, ma nei boschi tra Camelot e il regno di Cenred ce ne sono molte."

"È vero. I boschi vicini a Ealdor sono pieni di betulle..."

Gaius camminava su e giù sempre più agitato.

"Purtroppo la porta della stanza del tesoro è a prova di magia. Altrimenti sarebbe già stata saccheggiata chissà quante volte. L'ho costruita io molti anni fa, ancora prima del veto sulla magia di Uther. E modestamente, ho fatto un lavoro con i fiocchi. Ma adesso me ne dispiaccio"

"Allora come farò?"

"La chiave è l'unico modo per aprire la stanza del tesoro. Il re la indossa appesa alla cintura, tutti i giorni. E di notte la tiene in un comodino accanto al letto."

"Non posso andare da Arthur. Non oggi" si lamentò Merlin con le mani nei capelli.

"Dovrai solo 'prenderla in prestito', stanotte!"

"È possibile che stanotte il re non dorma. Ha troppi pensieri."

"Allora dovrai essere molto cauto!"

"Abbiamo litigato Gaius…"

"Non è certo una novità!"

"Sì, ma stavolta è diverso…"

"Perché?"

"Credo che Arthur e Gwen si lasceranno e …mi sono intromesso…"

"Dio, Merlin. Non sai che non bisogna mai mettere il naso in una coppia!"

"Ormai è fatta! Ma non andrò da Arthur."

"Andrò io allora. Gli dirò che non stai bene!" disse Gaius, paziente.

"No, va bene … ci proverò!"

Merlin si stese sul letto. Per il momento doveva solo attendere.


Nel frattempo Arthur camminó in fretta fino alla stanza di Gwen. Non ne aveva alcuna voglia, ma non poteva fare altrimenti: doveva accertarsi che la ragazza li avesse visti bene e che decidesse di fare qualcosa in proposito, visto quello che stava per costargli in termini di serenità quella situazione che aveva creato. Ci mancava solo che Gwen facesse finta di non aver visto niente.

Quando Arthur entrò nella sua stanza, vide Gwen, seduta sul letto con le mani al volto che piangeva disperatamente.

Il re richiuse la porta e si fermò in piedi davanti a lei.

Appena Gwen lo vide urlò: "Uscite subito dalla mia camera, maestà!"

Il re sospirò di sollievo. Almeno Gwen ammetteva così di averli visti.

"Prima devo parlarti!"

"Voi e Merlin? È … assurdo! Da quanto mi tradite con lui?"

"Oggi è stata la prima volta!"

"Tanto non cambia niente. Posso anche capire Merlin!" disse Gwen con la voce che gli tremava dal nervosismo. "Mi sono sempre accorta che pendeva dalle vostre labbra. Avrei dovuto capirlo che era innamorato di voi, ma voi, Arthur? Non ho mai notato niente di strano quando stavamo insieme, non da parte vostra. Vi ha … drogato?"

"No, nessuna droga. Sono stato io a prendere l'iniziativa. Lui era … restio. È solo che mi sono sentito attratto da lui."

"Vi prego di risparmiarmi i dettagli! Sono già abbastanza sconvolta!"

"D'accordo, ma lascia solo che ti dica che per nessun altro, uomo o donna, avrei fatto questa pazzia. Perdonami!"

"Non vi perdonerò Arthur.  Me ne andrò da questa stanza stasera stessa e il fidanzamento è rotto. Non c'è bisogno che ve lo dica."

Gwen gli stava dicendo esattamente ciò che desiderava, ma perché non si sentiva contento? 

"Mi dispiace. Posso chiederti di tenere la cosa segreta?"

"Avete un bel coraggio, Arthur. Ma potete stare tranquillo. Non ho nessuna intenzione di finire sulla bocca di tutti, assieme a voi e a …!" disse con un'espressione di disgusto sul volto.

"Non avercela con lui, Gwen, ma solo con me…"

"Non preoccupatevi! Ce l'ho anche con voi…"

"Comunque ti ringrazio per la tua discrezione!"

"Potete lasciarmi adesso?"

"Cosa intendi fare con Lancelot? È chiaro come il sole che lui è ancora pazzo di te."

"Questi non sono fatti che vi riguardano, Arthur. Qualunque cosa io faccia d'ora in poi non è più affar vostro. E ora gradirei essere lasciata sola…"

Arthur s'inchinò profondamente e aprì la porta, ma inaspettatamente Gwen lo fermò:

"Ditemi solo una cosa: voi lo amate per davvero?"

Arthur si girò verso di lei, guardandola negli occhi: "Sì, Gwen, lo amo davvero!" E uscì richiudendosi la porta alle spalle.

 

 

Non aveva dovuto mentire. Nel dire quelle parole che gli erano venute fuori così facilmente, si era reso conto all'improvviso che era la verità. Quasi gli si piegarono le gambe. Era una notizia davvero sconvolgente per il re. Forse avrebbe dovuto capirlo prima, ma non si era minimamente immaginato che sarebbe potuto accadergli una cosa del genere. Non a lui! Con tutte le donne che aveva avuto... Cominciò a respirare con affanno come se non l'aria non gli bastasse più.

Era stato cieco e sordo! Presuntuoso e irresponsabile!

 

Tornò in camera. Vide il letto rifatto e sentì un moto di nostalgia. Chissà cosa doveva pensare Merlin di quella situazione! Cosa avrebbe dovuto fare con lui? Non voleva affrontarlo, perlomeno non in quel frangente.

Si rintanò sotto le coperte, sperando di dormire e di dimenticare tutto per un po'.


Quella notte non fu affatto tranquilla a Camelot.

 

Gwen appena congedati i servi che l'avevano aiutata a traslocare i suoi bagagli, guardò con tristezza i bauli sul pavimento della sua vecchia casa e sospirò notando quanto fosse piccola e malandata. 

Ma non era pentita di aver lasciato Arthur.

Camminò su e giù a lungo poi uscì di casa, non considerando quanto potesse essere pericoloso muoversi a quell'ora, da sola. Camminando alla svelta giunse verso l'ala del palazzo dove risiedevano i cavalieri. Chiese alla guardia di poter vedere sir Lancelot. La guardia le fece un sorriso sghembo che non le piacque neanche un po'.

'Uomini! Volgari e traditori! Possibile che una povera ragazza, oltre a cercare di tenere a distanza le altre donne che vogliono insidiare il suo uomo, debba  guardarsi anche dagli altri uomini?'

Ma quando vide Lancelot correre verso di lei, questi pensieri evaporarono in un istante. Era un uomo bellissimo. Incredibilmente dolce. E aveva un disperato bisogno di lui.

Passarono la notte abbracciati sul materasso di Gwen. Lei parlava, piangeva, si addormentava e riscoppiava a piangere.

Lui la teneva abbracciata, le accarezzava la testa, l'ascoltava e a volte le sorrideva. Era lì per lei e tanto bastava.

Non successe altro, ma quella che per Gwen si era prefissata essere la notte peggiore della sua vita, forse era diventata, quasi magicamente la notte più bella. La notte in cui scoprì quanto amava l'uomo che l'amava.

 

Era notte fonda, quando Merlin si svegliò di soprassalto, ancora vestito. Quando uscì dalla sua stanza vide Gaius dormire placidamente e notò che Julius non era nel suo letto. Era quasi un giorno che non lo vedeva. Era una cosa strana! Che fosse partito senza dirlo a nessuno? Lo sperò poi vide le sue carte e i suoi libri sparsi su un tavolo. Non sarebbe mai partito senza. Che gli fosse successo qualcosa?

 

Si avvicinò alla camera di Arthur con un vassoio recante una brocca ed una coppa. Le guardie erano addormentate, ma se gliel'avessero chiesto avrebbe detto che il re aveva sete.

 

Merlin entrò nelle stanze reali, con grande cautela. Sarebbe ricorso alla magia solo se strettamente necessario. La flebile luce che ancora proveniva dal camino acceso fu sufficiente per muoversi con disinvoltura in quella stanza che conosceva a menadito. Il re dormiva, bello come un dio, come al solito. Trovò subito la cintura e sganciò la chiave per poi infilarla in tasca. 

Si diresse alla porta, sollevato di non avere svegliato il re. 

"Che ci fai qui, Merlin?"

Come non detto. Il servo si girò verso Arthur con un sorriso di circostanza.

"Volevo solo sincerarmi che steste bene, maestà. Mi dispiace di avervi svegliato."

"Eri preoccupato per me?"

"In effetti sì, sire! Ma mi sembra che stiate bene, per cui vi auguro la buonan…"

 

"Vuoi che ne parliamo?" lo interruppe il re. 

Merlin quasi si strozzò con la saliva e cominciò a tossire.

"Se stai morendo di tisi, però, potremmo fare un'altra volta…"

Il re ironizzava. Lui stava per morire e l'altro faceva il cretino. Un senso di rabbia lo scrollò e rispose al re per le rime. "Giá, la tisi! Chissà da chi potrei averla presa, Arthur. Nessuna idea?"

"No. Visto il da fare che stai avendo ultimamente, potresti averla contratta da almeno la metà degli uomini di Camelot."

Merlin si arrese. Con lo stato d'animo sotto le scarpe, non riusciva a tenere testa nemmeno alle peggiori battute di Arthur e continuò.

"Sì! Parliamone. Cosa ha detto Gwen?" chiese per svicolare dal discorso, ma anche perché sinceramente curioso.

"Piangeva!"

"Mi dispiace, ma era da mettere in conto"

"Era arrabbiata anche se non furiosa. Si è già trasferita nella sua vecchia casa. Ha detto che il fidanzamento è rotto"

"Lo dirà in giro, di noi?…"

"Mi ha detto di no, ma sinceramente non so se fidarmi"

"E non vi ha detto altro?"

"Mmh, no! Direi di no!" mentì Arthur sorvolando sull'ultimo scambio di battute avute con lei. 

"È andata bene, direi…" sembrò concludere Merlin.

"Sì, la nostra scenetta ha funzionato…"

 

Merlin guardò in basso.

"Perché l'avete fatto?"

'Eccoci… devo essere convincente.' pensò Arthur un po' scosso.

"Credevo fosse chiaro: perché Gwen non avesse alcun dubbio!"

"Certo, ma parlavo del tipo di bacio…Credo di avere il diritto di saperlo, se non come servo, perlomeno  come persona…"

"E va bene. L'ho fatto semplicemente per te."

"Per me?" chiese Merlin confuso.

"Ho capito che era quello che volevi, quello che ti aspettavi da me. Non volevo deluderti…"

"Io non mi aspettavo niente…" disse Merlin, basito.

"Forse non te l'aspettavi, ma lo desideravi!"

Merlin fece un verso strano.

"Tutti e due sappiamo bene che voi non siete come me…"

"Tu lo sai. Ma non ti ha impedito di farti avanti. Io lo so. Ma non mi ha impedito di … accontentarti."

"Ma non ha senso!"

"Se ci pensi bene, potrai capire che invece ha senso!"

"Io non vi credo" fece il servo imbronciato.

Artù si alzò a sedere nel letto, con volto offeso.

Merlin cominciò a gesticolare. "Non credo di avere un potere così… grande su di voi. Io non ho alcun potere su di voi!"

"Come no! Ne hai molto, anche! Più di quello che io stesso immaginavo. Sei una persona unica, Merlin. Tutti ti vogliono bene e anch'io. Sei una delle persone che ho più a cuore e la tua felicità è importante per me!"

"Voi mi state dicendo: -Merlin caro, ti ho baciato alla francese perché non potevo deluderti.- Ma chi vi ha detto che volevo essere baciato da voi?"

"Beh, la tua risposta al bacio!"

Era vero e Merlin si sentì in enorme difficoltà. Ma subito si riprese. "Bene. Allora, se io mi spogliassi ora, qui e cercassi di sedurvi, voi accettereste… per non deludermi?"

Arthur aprì la bocca un paio di volte. "No. Certo che no… ma col tempo, non lo so, non posso escluderlo del tutto."

"Perché continuate a prendermi per i fondelli? Quando l'unica cosa che vorrei è la verità."

"La verità neanche tu l'hai detta a me, Merlin!... Io lo so. Lo so da un po'!"

"Cosa?" domandò Merlin serio.

"Che sei … romanticamente attratto da me!"

Un fiotto di panico prese il servo al ventre, ma dissimulò meglio che poté. Meno male che in penombra il rosso del suo viso non si notava. 

"E questo da cosa l'avete dedotto?"

"Da un sogno, dove tu me lo chiarivi…"

"Spero che stiate scherzando! Un sogno? Ma … d'accordo! Diamo per scontato che sia vero: a maggior ragione perché illudermi apertamente con quel bacio? Non sapevo foste anche sadico." 

"Ho sbagliato! Ti chiedo scusa! Vorrei che tu accettassi la proposta di Valiant, domani stesso."

"Accidenti,! Questo è un colpo basso Arthur! Se me lo chiedete come amico vi risponderò di no e poi ancora di no" lo fulminò Merlin con gli occhi assottigliati e lucidi di rabbia.

"È un ordine del tuo re, Merlin!"

"E non è più previsto che Valiant venga a vivere a Little castle, vero?" La voce di Merlin tremava sensibilmente.

"No, infatti!" aggiunse Arthur sospirando.

Il servo non riuscì più a trattenere le lacrime.

"Devo scusarmi, Arthur. Ho sbagliato anch'io. Io vi ho indotto. Non potremo semplicemente dimenticarci di tutto. In fondo si è trattato solo di un maledetto bacio…"

Anche Arthur aveva gli occhi lucidi e un'espressione terrea.

"Se tu restassi, io sarei in pericolo!" 

"In pericolo? Al contrario e lo sapete. Salvarvi dai pericoli è il mio dovere principale"

"Tu non hai niente di cui pentirti. Ma io potrei essere un pericolo per me stesso. Tu rappresenti una tentazione che non posso e non voglio permettermi!"

Lacrime amare scesero dal volto di Arthur.

Merlin provò a rispondere ma non gli usciva niente. Forse, sotto sotto, era una cosa bella quella che gli stava facendo capire Arthur! E cioè che provava attrazione per lui! Perché gli sembrava allora che fosse la cosa peggiore che gli avessero mai detto? Il re non voleva amarlo, e questo poteva accettarlo, in fondo l'aveva sempre messo in conto, più o meno, ma ora Arthur non voleva avere più a che fare con lui. L'incubo peggiore, il più grande, stava succedendo davvero. Avrebbe voluto per una volta usare la sua magia perché la terra potesse inghiottirlo. Se Arthur voleva che sparisse era come se tutta la sua vita fino a quel momento fosse stata inutile.

Merlin, si diresse verso la porta e mormorò: 

"Sarà fatto maestà!"

 

Raggiunse la stanza del tesoro. Perché lo stava facendo? Ormai cosa se ne faceva della magia? Se Julius ci teneva tanto poteva anche lasciargliela. Poi si riscosse un minimo. Julius poteva diventare uno stregone malvagio. Un nemico di Arthur.

 

Aprì la porta e fece un incantesimo per fare luce in quella stanza buia.

C'erano oggetti di ogni tipo, dai più comuni come calici e pugnali a quelli più strani che non aveva idea di cosa fossero. Di tutte le forme, materiali e dimensioni. La stanza era piccola ma era piena come un uovo e Merlin non sapeva dove cercare. 

Dopo aver osservato a lungo la stanza, vide che c'era una specie di ordine all'interno di quel caos. E si diresse verso un mucchio di oggetti tondeggianti e scatoline metalliche. Spostò un numero incredibile di manufatti, quando in fondo a una pila lo vide. Era molto più piccolo di quel che credesse, ma era proprio quello. Con l'orribile faccina stilizzata sopra.

Merlin lo afferrò, spense tutte le luci create poco prima e chiuse la porta con la chiave. Non si accorse dell'ombra dietro di lui, ombra che lo colpì alla testa, facendolo svenire all'istante.









 
   
 
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