Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Scribbling_aloud    13/02/2023    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 46 - Sunrise
 
Qualche giorno dopo Harry era seduto sul divano con Ginny. Erano già le undici di sera e si sentiva a pezzi dopo una giornata lavorativa particolarmente intensa. Si stava godendo le coccole di Ginny che, soddisfatta, osservava le foto del Settimanale delle Streghe che aveva fatto incorniciare ed erano ora appese sul muro. A intermittenza faceva uscire vari commenti a cui Harry rispondeva sull’assonnato andante.
‘Tra l’altro, volevo chiedertelo da un po’, quanto ci hanno pagato per l’intervista?’ Chiese sbadigliando.
‘Novecento e settantadue mila galeoni netti di tasse’
Il silenzio calò nella stanza. Harry si sentì improvvisamente sveglissimo. Spalancò gli occhi, si sedette dritto, e la guardò sconcertato.
‘Novecento e settantadue mila’. Ripeté stupidamente, pensando di aver capito male.
Ginny annuì ‘e qualche falce e qualche zellino.’
Harry era esterrefatto.
‘Novecento e settantadue mila????’ esclamò ora alzando la voce.
Ginny roteò gli occhi irritata ‘Sì, Harry, sì. Novecento e settantadue mila.’
‘Porca eva!! E’ più di quello che faccio in un anno’ Harry si lasciò scappare allibito.
‘Harry, era un sacco di tempo che non rilasciavi interviste, in più sapevano che avrebbero venduto da matti. Sono sicura che avremmo potuto chiedere anche di più se solo avessimo voluto.’
Un lungo silenzio seguì quest’affermazione. Un silenzio nel quale Harry stava facendo un veloce calcolo. Se avesse rilasciato un’intervista ogni, diciamo sei mesi, i suoi discendenti non avrebbero avuto bisogno di lavorare per parecchie generazioni.
Sotto questa rivelazione l’intervista sembrò un po’ meno fastidiosa di quello che era stata veramente. Aveva solo riposto ad alcune domande… E firmato migliaia di autografi… E passato ore a essere comandato a bacchetta… E assillato per le settimane seguenti… Senza contare che alla fine era stato totalmente inutile per tutte e due le ragioni che l’avevano spinto a farlo…
Nah, che se ne andassero a lavorare…
‘Harry…’
‘Lo so, vero?! E’ da matti!’ lui esclamò pensando lei stesse seguendo lo stesso filo di pensieri ‘Avremo bisogno di un caveau più grande tra non molto’
‘No, Harry…’
‘E penso che potresti anche considerare di lasciare il lavoro se vuoi. Potrei smettere anche io volendo ma non so se…’
‘HARRY’ lei esclamò interrompendolo.
Harry si fermò e la guardò ‘Cosa?’ chiese. Lei guardava fisso davanti a sé, come se ascoltasse qualcosa.
Nessuna riposta arrivò. Era immobile fissando vuotamente il muro. Improvvisamente fece una smorfia.
‘Cosa?’ chiese di nuovo.
‘Penso che mi si siano appena rotte le acque’ lei sussurrò senza cambiare postura.
‘Cosa?!’ esclamò ora in allarme ‘Ma mancano ancora due settimane!’
‘Lo so ma sono abbastanza sicura che stia accadendo ora’
Harry la fissò per qualche momento e poi, comprendendo le implicazioni, scattò dal divano ‘Ok, stiamo calmi! Non facciamoci prendere dal panico’ blaterò in una fitta di puro panico.
Io sono calma, Harry’ lei rispose molto tranquillamente.
‘Cosa facciamo? Dobbiamo andare al St. Mungo, no?’ chiese, la sua mente confusa camminando per la stanza ‘Ci materialzziamo lì? Ci riesci? Magari una passaporta?’ continuò a blaterare agitato cercando di indossare una giacca senza risultato.
‘Harry, calmati’ Ginny ordinò alzandosi con fatica dal divano ‘Prima cosa vai in camera, sotto il letto c’è una borsa. Prendila. Ci sono le mie cose dentro.’
Harry annuì ripetendo stupidamente frammenti della frase senza comprenderne il significato. Quando mise insieme i pezzi, fece cadere la giacca ed esclamò ‘Giusto! Ok, borsa sotto il letto’ e volò di sopra per recuperarla.
Mentre era nella stanza, sentì un urlo provenire dal salotto che lo fece rabbrividire. Prese la borsa e si lanciò di sotto.
Ginny aveva una mano sulla pancia, supportandosi contro il tavolo, la sua faccia contorta in una smorfia.
‘Sono già cominciate le contrazioni’ disse prendendo un respiro.
‘Ok, va bene. Ho la borsa! E ora?’ balbettò cercando di mantenere l'agitazione sotto controllo.
‘Manda un Patronus alla mia guaritrice per dirle che stiamo arrivando, mandane uno anche alla mamma’
Senza neanche sapere cosa stesse facendo afferrò la bacchetta e uno dopo l’altro due fenici ne spararono fuori. Due dei Patronus più facili mai fatti. Probabilmente non tra i più efficienti però. Dio solo sa se il significato che dovevano convogliare sarebbe stato chiaro con una mente così annebbiata come l’aveva lanciandoli.
Una volta che anche quello fu fatto, aspettò ubbidientemente di ricevere altri ordini, la sua capacità di qualunque pensiero razionale completamente disabilitata.
‘Non penso che dovrei smaterializzarmi e neanche una passaporta, non in questa condizione. Abbiamo bisogno di un taxi’
‘E’ quasi mezzanotte! Non abbiamo un telefono! Dove lo trovo?! Ti ho detto che dovevamo prenderci un telefono!’
‘Harry, trova un dannato taxi! Ora!’ ordinò.
Harry recuperò la giacca e la borsa dal pavimento, lanciandosi fuori dalla porta, seguito instabilmente da Ginny.
Corse sulla via principale e assaltò il primo taxi che gli si parò davanti. Neanche dieci minuti dopo erano di fronte alla rovinosa facciata del St. Mungo. Il conducente del taxi li lasciò lì con un’espressione dubbiosa domandandosi cosa potessero voler fare a mezzanotte davanti ad un negozio abbandonato. ‘Siete sicuri che non volete andare ad un ospedale?’ chiese mentre scendevano, adocchiando Ginny che nel frattempo aveva avuto un’altra contrazione.
‘No grazie, siamo a posto’ Harry ripose tra i denti supportando Ginny, sperando che se ne andasse il prima possibile per permettergli di passare inosservati attraverso la vetrata del negozio.
Quando finalmente fu fuori di vista, si affrettarono all’interno. La guaritrice li stava aspettando (apparentemente il suo Patronus era stato comprensibile), gentilmente gli lasciarono usare l’ascensore di servizio e non quello principale. L’ospedale a quell’ora era quasi deserto ma c’erano comunque delle persone in giro e Harry era ancora abbastanza in controllo delle sue facoltà per voler evitare che l’evento diventasse pubblico.
La guaritrice diede a Ginny una stanza privata in una corsia separata e dopo aver controllato le sue condizioni uscì per assistere altri pazienti.
Ginny cominciò a camminare su e giù per la stanza di tanto in tanto emettendo urli quasi disumani.
Harry, dopo un’ora di ciò, non ce la faceva più; acchiappò per il colletto il primo guaritore che passò davanti alla stanza e gli sibilò furiosamente ‘Non potete dargli qualcosa, santo dio? Una pozione? Un incantesimo? Qualsiasi cosa!!!!’
Il guaritore, un piccolo omino pelato con occhiali grigi, squittì terrificato che non potevano darle nulla ancora e comunque non senza l’approvazione della sua guaritrice prima.
‘Vai a cercarla allora!’ lui gridò dando uno spintone al pover’uomo nella direzione dove la guaritrice era sparita.
Tornò nella stanza e le prese la mano per rassicurarla. Lei la strinse e, respirando affannosamente, si sedette sul letto cercando di sorridere ‘Non preoccuparti Harry, è tutto…’ si fermò improvvisamente, il suo corpo rigido, strizzò la mano di Harry così portentosamente che si sentì quasi un crick, poi urlò così forte che Harry quasi svenne per la tensione.
Aveva assistito a tutti i suoi parti, ma ogni volta era come la prima. Era la più orribile e terrificante cosa a cui avesse mai assistito in tutta la sua vita e aveva assistito a molte cose terrificanti. Ma essere testimoni delle urla di dolore della persona amata senza poter fare niente per aiutare è una delle cose più insopportabili al mondo.
Gli venne in mente quando nella villa Malfoy potevano sentire Hermione che veniva torturata al piano di sopra mentre erano chiusi a chiave in quella cella senza poterlo impedire. Ron era fuori di sé. Esattamente com’era lui era. La sola differenza era che alla fine ce l’avevano fatta a liberarsi e salvarla. Qui non poteva fare nulla se non farsi ridurre la mano in polvere.
Appena la contrazione fu passata, si fiondò fuori dalla stanza in ricerca della guaritrice. Si stava prendendo un thè tranquillamente nella sala riservata al personale.
Cercando di darsi un contengo in un’apparenza di calma, chiese educatamente se potesse venire a controllare Ginny di nuovo perché convinto che fosse pronta. Lei sorrise comprensiva vedendo la sua espressione forzata.
‘Potter, non è ancora il momento. Ci potrebbe ancora volere qualche ora. Perché non ti prendi anche tu un thè? Potrebbe aiutarti a rilassarti’ lei disse girando del latte nella tazza facendo segno alla sedia davanti a lei.
Ma che!!!!! Qualche ora???? Qualche ora di questo???? Rilassarsi???? Un thè????????
Non si fidò ad aprir bocca, non poteva essere così irruento come con l’altro guaritore, non con una donna.
Investendo tutta la sua energia per non cadere in un’escalation, prese la tazza dalla mano della guaritrice, la posò sul tavolo, le afferrò un braccio e senza una parola la trascinò nella stanza di Ginny dove la trovarono di nuovo urlante.
La guaritrice, dopo che la contrazione fu passata, sorridendo comprensiva, si rivolse a Ginny ‘Suo marito sembra essere sull’orlo di un tracollo nervoso. Devo somministrargli una pozione?’
Ginny ridacchiò debolmente. La guaritrice la fece stendere sul letto da parto per controllare la situazione. Il suo sorriso sparì velocemente ‘Penso che sia il momento’ mormorò.
Harry le tirò uno sguardo esasperato ‘E io cos’avevo detto?!!’ sibilò. Senza rispondere lei sparì velocemente dalla stanza portandosi dietro, qualche minuto dopo, una pozione da farle mandar giù e il piccolo guaritore che lanciò uno sguardo intimorito nella direzione di Harry.
Dopo di ciò tutto diventò frenetico.
La pozione fece poco effetto, Ginny soffriva molto e Harry, attraverso quella connessione che li univa nel bene e nel male, lo sentì tutto.
Non lasciò la sua mano per un istante trovandosi stupidamente a seguire le istruzioni date a Ginny con lei.
Quando il bimbo fu finalmente fuori e lo sentirono urlare a squarciagola, la mano di Ginny si rilassò finalmente nella sua e Harry si rilassò ugualmente. Era stato così teso e coinvolto che si sentiva quasi come se avesse partorito lui.
Il bimbo fu subito tra le braccia di Ginny e lei rise e pianse allo stesso tempo.
‘Non è la cosa più bella che tua abbia mai visto?’ chiese tra le lacrime, tenendosi il fagotto contro il petto.
‘Certo’ rispose solamente rapito da questo nuovo piccolo, rugoso, rosso e mingherlino essere. Baciò Ginny molte volte ‘Sei stata fantastica’ le sussurrò nell’orecchio.
I due guaritori si stavano affaccendando intorno a loro per controllare che tutto fosse a posto ma loro erano persi nella contemplazione di questa nuova creatura e non avevano occhi per nient’altro.
Un paio di ore dopo Ginny stava dormendo in un letto fresco e pulito. Il bambino era in una culla vicino a lei. Harry era esausto ma non voleva ancora dormire.
Lo prese tra le braccia e si sedette a contemplarlo. Aveva già dei capelli neri sulla sua piccola testa e, nonostante nessuna rassomiglianza fosse ancora distinguibile, era sicuro che quel tratto provenisse da lui.
Come ogni volta prima di quella, fu sopraffatto dalla nozione che un nuovo essere umano fosse nato su questa terra. Un essere umano pronto ad amare, ridere, piangere, arrabbiarsi; un essere umano pronto a vivere.
Ed era parte di lui. Connesso in un modo indivisibile. Aveva creato questa nuova stupenda creatura. Era certamente una responsabilità ma era anche qualcosa di grandioso. E non si era mai sentito così orgoglioso come in quel momento.
Pensò ai suoi genitori e li si sentì vicino come probabilmente mai nella sua vita. Questo era quello che avevano provato tenendolo tra le braccia per la prima volta. E ne sentì fortemente la mancanza. Avrebbe tanto voluto condividere quel momento con loro per dirgli che il loro sacrificio non era stato vano. Grazie a quello aveva vissuto e a sua volta dato vita a quattro stupendi bambini, due dei quali stavano crescendo per diventare degli adulti più che decenti.
Una tranquilla tristezza pervase la sua mente pensando ai suoi genitori.
E sperò con tutto se stesso che dopo la morte ci fosse qualcos’altro e che potessero vedere questa stupenda creatura e che potessero vedere lui che la teneva stretta.
A quel punto della sua vita era arrivato a comprendere molto bene quel sentimento che li aveva spinti a buttarsi avanti senza esitazione per difenderlo da Voldemort sapendo che sarebbero stati uccisi, per salvarlo. Lui avrebbe fatto lo stesso per qualunque dei suoi figli. L’amore per loro molto più forte di quello che provava per la sua stessa esistenza.
La realizzazione di quello che aveva conquistato nella sua vita fu vivido in quel momento. Con questo nuovo neonato tra le braccia, ringraziò di nuovo tutte le persone che avevano dato la vita per aiutarlo a sopravvivere fino a quel momento. E la felicità montò in lui spazzando via la tristezza. La felicità nell’avere la famiglia che aveva. Era un miracolo. Questa era la sua più grande conquista. Niente di meno di quello.
Fuori dalla finestra il sole stava sorgendo progettando una luce rosata nella stanza. La prima mattina di questo bellissimo bambino. Si mosse debolmente tra le sue braccia, aprì gli occhi e lo guardò, muovendo qualcosa di doloroso in Harry ricordando lo stesso momento, sette anni prima con un’altra bambina. Un’altra bambina che non avrebbe mai avuto l’opportunità di diventare lo stupendo adulto che sicuramente sarebbe stato.
Sbatté le palpebre cercando di trattenere quelle lacrime che stavano emergendo ma una scappò. Cadendo sulla guancia di questo suo nuovo neonato. La pulì via gentilmente.
‘Benvenuto in questo mondo’ gli sussurrò ‘Ti divertirai, spero. Potrà essere difficile di tanto in tanto. Ci saranno momenti in cui avrai paura o soffrirai. Forse, ci saranno momenti in cui penserai che non potrai più sopportare la vita e, forse, quando sarai adolescente potresti pensare di odiarmi’ ridacchiò per poi continuare ‘ma non cambia niente, qualsiasi cosa succederà, imperfetto come sono, e nonostante tutti gli errori che farò, sono tuo padre e ci sarò sempre per te.’
Il neonato gli afferrò il pollice e fece una di quelle smorfie che solo gli infanti sanno fare, procurando in Harry un riso sommesso.
Posò il bimbo nella sua culla e silenziosamente lasciò la stanza. Chiuse la porta dietro di lui e ci si appoggiò contro riflettendo. Il turbine di emozioni provate stava svanendo lasciando spazio a molti altri pensieri. Si strofinò gli occhi stanco e confuso.
Il corridoio era vuoto. Harry sapeva che da qualche parte nel corridoio la famiglia Weasley stava aspettando notizie e doveva andare da loro, ma aveva bisogno di tempo per fare ordine nella sua testa.
Un grido disturbò l’immobilità del corridoio facendolo sussultare ‘Papà!’ disse.
‘Cosa ci fai qui?’ Harry chiese sorpreso riconoscendo James dall’altro lato del corridoio.
‘Bill ha chiesto a Longbottom di inviarci qui con una passaporta.’ Spiegò camminando spedito verso di lui ‘Sono tutti nella stanza dietro l’angolo. Però io non ce la facevo più ad aspettare e me la sono battuta con una scusa. C’è qualcosa che non va?’ concluse vedendo la sua espressione ‘Come sta la mamma?’ chiese con un leggero allarme.
‘Sta benissimo’ Harry rispose forzando un sorriso ‘Dormendo’
‘E…’ James mormorò, visibilmente indeciso se rompere la sua avversione con una domanda sul bambino.
Harry gli risparmiò la difficoltà ‘Sta bene anche il bambino’
‘Allora, cosa c’è che non va?’
Harry stava per rispondere che era solo stanco. Quella sarebbe stata la risposta data all’inizio dell’estate.
La riposta appropriata da dare a un bambino. Ma in qualche modo tutto era cambiato in quei pochi mesi.
Guardò suo figlio e forse per la prima volta i suoi occhi furono aperti sul fatto che era cambiato. Poté finalmente scorgere, non quello che la sua mente era abituata a vedere guardandolo, ma quello che era veramente. Un giovane adulto, intelligente, con sentimenti acuti e pronto a capire questioni più complesse.
Non era mai stato facile per Harry essere aperto sui suoi sentimenti, era troppo come dimostrare una debolezza, qualcosa in cui non sentiva di avere il permesso di indulgere. Ma stava incominciando a capire l’importanza di fare uno sforzo. Specialmente verso James. Era della più grande importanza dimostrargli quanto lo considerava in alto nella sua stima. E poteva essere fatto solo trattandolo come l’adulto che stava diventando. Doveva dimostrargli la sua fiducia.
‘Vieni con me’ disse aprendo la porta e facendogli segno di entrare ‘Fai piano però per non svegliare la mamma’
Una volta nella semioscurità prese una sedia e gli fece segno di sedersi.
Andò a prendere il bimbo volendolo posare sul grembo di James. Lui ne sembrò terrorizzato e cercò di opporsi ma Harry lo zittì gentilmente e gli mise le braccia nella posizione corretta. Quando il bimbo fu finalmente lì, James ero un misto di profondo timore e goffaggine ma ne fu anche completamente incantato, il che gli ricordò la prima volta che aveva tenuto in braccio lui.
Prendendo un’altra sedia gli si sedette accanto.
‘E’ una bambina’ ammise.
James annuì, i suoi occhi incollati su quell’essere minuscolo.
‘Questo mi terrorizza’ disse riuscendo a spingere fuori questa verità.
James spalancò gli occhi e li staccò dalla bimba per incollarli su di lui.
‘Questa possibilità mi ha spaventato fin dall’inizio. Speravo fosse un maschietto’ continuò, meravigliandosi della facilità in cui veniva fuori dopo aver superato lo scoglio della prima ammissione.
Le labbra di James si mossero a formare una domanda ‘Perché?’
‘Per via di tua sorella. Non voglio che questo bambino prenda il suo posto. Lei è troppo importante. Non voglio che rimpiazzi Lily’
James fece scivolare il suo sguardo da lui al bambino in meditazione ‘Capisco…’ disse e poi aggiunse ‘Un po’ come quand’è nato Albus e ha preso il mio di posto’
Harry gli mise un braccio attorno alle spalle e scosse la testa fermamente ‘James, questa nozione che stai nutrendo è completamente sbagliata. Albus non ha mai preso il tuo posto e neanche Lily. Tu hai il tuo spazio personale che non può essere affetto da nessuno di loro, esattamente come loro hanno il proprio. Avete tutti la stessa importanza ai miei occhi. Non ce n’è uno che prevale sugli altri.’
James fu silenzioso per un momento e poi aggiunse ‘Se quello che dici è vero, non hai niente da temere da lei’ disse facendo un cenno con la testa in direzione della bimba che dormiva pacificamente ‘Avrà anche lei il suo di spazio’
Harry fu colpito da quelle parole. James aveva ragione. Non aveva mentito e se aveva funzionato così per tutti i suoi figli, avrebbe funzionato allo stesso modo per questo.
‘E comunque, ho l’impressione che sarà molto diversa da Lily’ disse con un sorriso sornione, sfiorando delicatamente un ciuffo dei suoi capelli neri.
Ridacchiarono sommessamente a quel tratto che li accomunava e che ora era passato anche alla nuova bambina.
‘Io speravo fosse una femmina’ James disse sottovoce finalmente scalfendo la finta avversione mostrata dal primo giorno.
Harry fu sorpreso da questa inaspettata ammissione ‘Perché?’
James piegò la testa da un lato, cullando involontariamente la bimba che aveva appena emesso un soffocato vagito ‘Non so’ borbottò con una smorfia ‘Mi piace avere una sorella’ disse un po’ cupo.
‘E ho anche pensato a un nome’ borbottò intimidito.
‘Quale?’ Harry chiese interessato.
‘Non te lo dico. E’ stupido. Mi prenderai solo in giro e comunque non lo vorrai usare’ borbottò incupendosi ancora di più.
‘Non ti prendo in giro e non possiamo usarlo perché ne abbiamo già scelto uno. E’ già registrato quindi puoi dirlo’
James incoraggiato, senza guardarlo negli occhi, farfugliò timidamente ‘Ho pensato a Sunrise. Sembrava carino e sai… Sembrava appropriato. Sai… La mamma e… sai, te… Tutto era… E ora è…’ balbettò in una visibile difficoltà e Harry per riportarlo a suo agio lo interruppe ‘Lo so. Hai ragione. E’ perfetto’
Nessun nome sembrava più appropriato considerando che qualcosa di così bello come questo bambino era infatti nato dalla più profonda oscurità fatta di dolore, disperazione e violenza, e come, per di più, con la sua sola presenza in quei se no desolanti mesi aveva portato la luce di cui avevano così tanto bisogno.
Sorrise pensando a come suo figlio, nonostante il suo rifiuto e accuse, aveva capito qualcosa di così profondo.
‘E’ un bel nome’
James scrollò le spalle ‘Sì, era solo un’idea comunque. Sapevo che ne avreste scelto uno diverso. Quale avete scelto?’
Harry sogghignò ‘Non l’abbiamo scelto. Volevo solo farti sputare il rospo’
James prese un’aria indignata ma Harry, prendendo una risoluzione, una subitanea risoluzione che era sicuro avrebbe incontrato l’approvazione di Ginny, continuò ‘Ma penso che l’abbiamo appena scelto insieme, non pensi? Dì ciao a Sunrise’ disse con un piccolo buffetto alla guancia della bimba.
E il sorriso che apparve sul volto di James gli fece capire, in un istante, che quello sarebbe stato il pensiero felice che avrebbe scatenato il futuro Patronus di suo figlio.
 
 
Ho sognato di nuovo Lily stanotte; è stato stranamente vivido.
Ero in camera mia e ho sentito un rumore provenire dal corridoio. Era buio tutto intorno a me ma una luce proveniva dalla sua stanza. Quando mi sono avvicinato lei era lì, giocando con il suo coniglio di peluche nella luce del mattino. Come se non se ne fosse mai andata. Mi ha sorriso e mi ha salutato allegramente. Sono rimasto di stucco nel trovarla lì. Mi sono inginocchiato e l’ho abbracciata con tutte le mie forze. Potevo sentire tra le dite i suoi capelli e potevo percepire quell’odore di latte e biscotti che l’accompagnava sempre. Sembrava così vero. Le ho detto quanto felice fossi di sapere che non era morta veramente. Le ho chiesto di non andarsene più via. Mi sono messo a piangere. Non ho potuto contenerlo; il sollievo era stato così intenso. Lei mi ha detto di non piangere che non se ne sarebbe andata.
Mi sono svegliato in quel momento e avevo delle lacrime sul viso. Me le sono asciugate via. E’ strano però, ho pensato che il dolore nello scoprire che era stato solo un sogno sarebbe stato straziante e lo è stato, ma solo per un momento. Dopo mi sono sentito meglio. E’ stato consolante in un certo qual modo. Come se avessi avuto l’occasione di incontrarla di nuovo. Ci ho pensato tutto il giorno. E’ assurdo come i sogni possano sembrare così veri.
Mi sono sentito meglio di come mi sono sentito negli ultimi mesi. Sereno.
Ho deciso di condividerlo con Ginny quella sera; mi sembrava giusto. Ha pianto un po’ ascoltandomi ma poi ha sorriso; mi ha detto che l’ha sognata anche lei.
Abbiamo preso la foto di me e Lily dal comodino della sua stanza e l’abbiamo appesa in salotto con tutte le altre foto di famiglia.
Non penso che le toglieremo più.


 

Fine del libro secondo di tre

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Scribbling_aloud