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Autore: ChrisAndreini    14/02/2023    2 recensioni
[Seguito di Corona Crew, che si consiglia di leggere prima]
Cinque anni dopo la fine di Corona Crew, la situazione nel gruppo è per certi versi cambiata, per altri rimasta costante:
Felix e Mirren sono felicemente sposati e stanno concludendo le pratiche per adottare;
Max e Veronika sono a pochi passi dal potersi ufficialmente sposare;
Amabelle e Petra convivono e lavorano;
Diego e Clover sono pronti per uno stage lavorativo in Africa;
Mathi e Denny hanno due lavori piuttosto importanti, in città diverse;
Mentre Norman sta scalando la vetta della sua azienda.
Tutto sembra rose e fiori, vero?
Peccato che gli imprevisti siano sempre dietro l'angolo, quando si parla della Corona Crew. E il matrimonio reale, dove vige la legge di Murphy che prevede che tutto ciò che può andare storto andrà storto, è solo il culmine di nove mesi pieni di problemi per tutti.
Tra coppie che non stanno più insieme, chi vuole un figlio e chi non si sente pronto, routine che inizia a stare stretta, solitudine, doveri che allontanano dai propri principi, terzi incomodi e spie uscite di prigione per vendicarsi, questo potrebbe essere l'anno più difficile per la Corona Crew.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Terza settimana: Riunioni

 

Lunedì 26 Agosto 

Veronika aveva tanti bei ricordi associati alla piccola cittadina di Harriswood, e adorava fare un salto lì ogni tanto.

Anche se le mancava poterlo fare senza ritrovarsi paparazzi alle calcagna.

Ma dallo scandalo di cinque anni, prima, quando la sua immagine era diventata pubblica ed era finita sulla bocca di tutti a causa della sua fuga sotto copertura proprio a Harriswood, la vita privata della principessa di Agaliria era diventata ben lontana dall’essere privata. 

Soprattutto ora che aveva ammesso di aver iniziato una relazione con una persona comune che studiava all’Accademia di Agaliria.

C’erano tanti rumors e teorie che sostenevano che tale Accademia fosse stata istituita solo per permetterle di uscire con chi volesse, e non erano fatti troppo lontani dalla realtà, ma Veronika sapeva che se c’era qualcuno che meritava di essere re, quello era il suo adorato Max.

Si era anche laureato in anticipo!

Perché sì, i risultati non erano ancora usciti, ma era ovvio che Max sarebbe passato! Era perfetto!!

E quella sarebbe stata probabilmente la loro ultima vacanza a Harriswood prima che le cose si facessero ancora più ufficiali.

Le nozze sarebbero state favolose, e Veronika non vedeva l’ora di avere dei figli… ahhh, sarebbero stati la famiglia più bella dell’universo!

-Un penny per i tuoi pensieri… sembrano davvero belli- Max la distolse dal suo fantasticare e le porse un cono gelato che era andato a prendere al bar del lido marittimo dove i due erano andati in compagnia di Roelke, Kodie e il loro bambino di quattro anni Irwin, che Veronika adorava, anche se poteva vederlo poco.

Veronika diede al ragazzo tutta la sua attenzione, sorridendo caldamente e prendendo il gelato dalle sue mani.

Dopotutto era già tutto perfetto, non serviva pensare così tanto al futuro, per quanto meraviglioso sarebbe sicuramente stato.

-Grazie mille, tesoro. Gusto caramello?- chiese, assaggiandolo. Max le si sedette accanto, non perdendosi neanche un istante della sua reazione.

-E cannella… l’ho aggiunta io a parte- spiegò, orgoglioso.

Veronika sentì il sapore, e quasi si sciolse per il gusto del suo abbinamento preferito.

-Meraviglioso! Ti amo tantissimo!- gli diede un bacio sulla guancia con le labbra ancora sporche di gelato, ma a Max non importava, era felice di averla resa felice.

-Ti amo anche io- ricambiò prontamente sia il complimento che il bacio, macchiandola di gelato al limone e facendola ridacchiare.

-Ma… un momento… ti porti la cannella al mare? Dove la tieni nascosta?- Veronika si rese conto in quel momento di cosa significasse la frase del suo ragazzo, e iniziò ad osservare il suo outfit.

-Considerando le regole del decoro, ho molti nascondigli dove nascondere la cannella… ma porto sempre con me una borsa con ogni possibile evenienza- Max mostrò la sua borsa di cuoio.

-Lo so questo, ma… cannella?- Veronika non se ne lamentava, e lo trovava davvero adorabile.

-E caramello. Devo essere sempre pronto a soddisfare le papille gustative dell’amore della mia vita- Max tirò fuori dalla borsa una bottiglietta con del caramello con fare seducente, e Veronika scoppiò a ridere così forte che rischiò quasi di far cadere il gelato.

-Oh… cosa ho fatto per meritare un compagno così speciale…- lo complimentò, tornando a mangiare la sua delizia.

-Esisti e sei la ragazza più meravigliosa dell’intero universo- Max fece altrettanto, guardandola amorevolmente negli occhi.

-Ma come fate ad essere estremamente PG e al tempo stesso vietati ai minori?! Ci vuole talento- commentò Roelke dall’ombrellone accanto, rovinando il momento.

Era vero che Max e Veronika avevano imparato presto a mantenersi composti e posati in ogni circostanza, e a bilanciare l’assenza di dimostrazioni pubbliche di affetto con flirt sdolcinati che peggioravano sempre di più.

-Scusa zia, ma sono così felice di passare tre settimane qui a Harriswood, ci voleva proprio una bella vacanza da passare insieme- Veronika allargò il sorriso pensando ai giorni che li attendevano.

-È vero che ci voleva un po’ di relax… sarebbe anche meglio senza i nostri stalker- commentò Max, lanciando un’occhiata alle loro spalle e venendo accecato da un flash -Potreste fare foto senza flash, per cortesia? C’è un sole che spacca le pietre. E mi piacerebbe avere quantomeno l’impressione di non essere costantemente osservato- chiese poi con garbo al paparazzo che aveva scattato la foto, che ricevette uno scappellotto da uno dei suoi colleghi.

Erano invadenti, ma cercavano di essere il più possibile rispettosi. Nei mesi precedenti avevano imparato a conoscere Max, e lo adoravano in quanto una delle poche “celebrità” che non li trattava mai male, neanche dopo una giornataccia, o a telecamere spente. Una volta aveva offerto loro del pane appena sfornato. Non per corromperli o altro, ma li aveva visti affamati e sotto la pioggia, e aveva pensato di aiutarli almeno con un pasto caldo. Era davvero il sogno di ogni paparazzo.

E l’incubo di ogni giornale scandalistico che voleva comprare le foto ai paparazzi, perché nessuno di essi aveva mai offerto degli scatti compromettenti. 

…anche perché Max non faceva mai niente di compromettente.

E perché i paparazzi che l’avevano adottato terrorizzavano chiunque cercasse di portare Max al limite e lo trattasse senza rispetto.

Praticamente più che paparazzi, erano diventati guardie del corpo non pagate.

-È il periodo ad essere pieno di interesse nei vostri confronti. Quando vi sposerete scemerà in fretta- li rassicurò Roelke, disinteressata, osservando il marito che giocava con il figlio in riva alla spiaggia.

E si perse il rossore che aveva immediatamente tinto i volti dei due ragazzi alla menzione del matrimonio.

Era nell’aria, era scontato, ma non ne avevano ancora mai parlato apertamente.

Anche se Veronika aveva l’impressione, o forse solo la speranza, che il fidanzamento ufficiale sarebbe avvenuto nel momento esatto in cui avrebbero scoperto i risultati degli esami. Risultato che non ci avrebbe messo più di una, massimo due settimane ad arrivare.

Dopo cinque anni di attesa, Veronika non era certa che sarebbe ancora riuscita ad attenere a lungo, ma si stava facendo forza.

E aveva già mentalmente organizzato una fantastica festa di laurea ad Agaliria. Ci sarebbero state un sacco di feste nei prossimi mesi. Laurea, fidanzamento, matrimonio… Veronika era una sognatrice.

E a proposito di feste…

-Oh, Max! Quando pensi che riusciremo ad organizzare una rimpatriata tutti insieme?- Veronika sorrise al ragazzo, entusiasta all’idea.

Max ricambiò il sorriso, che non gli raggiunse del tutto gli occhi.

Ormai la principessa lo conosceva abbastanza bene da conoscere ogni singolo suo sguardo, e si incupì.

-Che succede? Qualcosa non va? È successo qualcosa al gruppo che non mi hai detto? Qualche litigio?- sebbene Veronika fosse ormai un membro importante della Corona Crew, era ancora più isolata rispetto ai membri anziani del gruppo, anche per via del suo ruolo di principessa. Era difficile per lei tenersi in contatto telefonicamente senza rischiare di dare troppo nell’occhio e creare uno scandalo. Certo, aveva il suo telefono segreto a nome Manny, ma non poteva usarlo più di tanto.

-No, niente di grave, è solo che sono tutti molto impegnati. Da quanto so Mirren è in viaggio di lavoro e potrebbe stare via per più settimane, Clover e Diego si stanno preparando per la partenza in Kenya e hanno già passato troppo tempo qui per il matrimonio di papà, quindi non sono sempre disponibili. E Denny…- Max abbassò lo sguardo, e sospirò.

-Sua zia continua a farlo lavorare troppo?- indovinò, posandogli una mano sulla spalla, confortante.

Denny era il suo migliore amico della Corona Crew, Max escluso. Era stato il primo a scoprire che Veronika era una principessa, e Veronika era stata la prima a sapere della sua omosessualità. Da quel momento erano diventati sempre più amici, e lo erano rimasti per anni.

Almeno fino a zia Evelyn.

Erano ancora amici, niente avrebbe cambiato questo fatto, almeno per Veronika, ma si sentivano sporadicamente, ed erano settimane che Denny non le rispondeva più ai messaggi se non con dei brevi “Mi dispiace, non posso parlare, sono impegnato”.

-Dovevi vederlo al matrimonio, sembrava un’altra persona. Da quando lavora per zia Evelyn sembra un guscio di quello che era prima. Sono felice di vederlo determinato e non guidato dall’ansia, ma sono comunque preoccupato. È andato via a metà cerimonia dicendo che ha un caso con un cliente innocente che deve assolutamente dimostrare colpevole… non riesco davvero a crederci- Max sfogò tutta la propria preoccupazione con la ragazza.

Veronika comprendeva il punto di vista, ma capiva come mai Max fosse così sconvolto che fosse uscito fuori da Denny. Denny era sempre stato un idealista, soprattutto riguardo il suo lavoro.

Anche se forse fare l’avvocato non era esattamente la carriera migliore per lui.

-Mi dispiace tanto, Max- Veronika gli si avvicinò ulteriormente, per offrirgli il massimo conforto.

Si intravide un altro flash in lontananza.

Max sospirò, ma cercò di non dare a vedere il suo sconforto e la sua irritazione.

Recuperò appena il sorriso, e prese una cucchiaiata di gelato che nel frattempo si stava sciogliendo.

-Il punto è che… non sono del tutto certo di quando potremo fare una rimpatriata, e non credo proprio che ci saranno tutti- tornò al discorso principale.

-Neanche al tuo compleanno?- chiese Veronika, dispiaciuta.

-Beh, al mio compleanno avevo un piano, in realtà. Insomma, la sera sicuramente ci vedremo con il gruppo, ma la mattina volevo…- la voce di Max si perse nel vuoto, e l’uomo arrossì appena.

Veronika non trattenne un sorrisino.

-Cosa?- indagò, avvicinandosi appena per mettergli pressione.

Max distolse lo sguardo, arrossendo ulteriormente. Era davvero un libro aperto.

-Niente! È una sorpresa!- cercò di chiudere il discorso.

-Daaii… almeno un indizio…- provò ad insistere Veronika, con occhi da cucciolo.

-Non è niente di particolare, tesoro, giuro! Solo… volevo passare un po’ di tempo da solo con te in un posto speciale, tutto qui- Max chiuse l’argomento con più convinzione.

Veronika avrebbe voluto insistere, ma decise di lasciar perdere. Alla fine le piacevano le sorprese, e avrebbe dovuto aspettare solo una decina di giorni.

La prospettiva di una giornata solo loro due era meravigliosa. Non avevano molti momenti liberi, negli ultimi tempi. Soprattutto non da poter passare completamente soli senza rischiare qualche scandalo.

Non che nei momenti di solitudine, anche assoluta, facessero cose scandalose.

Come da tradizione stavano aspettando il matrimonio.

…anche se era davvero, davvero difficile, per Veronika.

-Spero che almeno qualche serata la passerete al bar. Mi manca il caos causato dalla Corona Crew nel mio locale- Roelke si unì alla conversazione, salvando Max da eventuali ulteriori indagini riguardo il suo compleanno, e al tempo stesso rimproverandolo per essere meno presente a Harriswood.

Non un vero e proprio rimprovero, Roelke sapeva che fosse per cause di forza maggiore. Ma le dispiaceva che i suoi migliori clienti fossero cresciuti e avessero lasciato il nido, sparpagliandosi per tutto il mondo.

-Questa settimana sicuramente verremo. Norman è tornato e vuole venire questo weekend per festeggiare il compleanno di Amabelle. Un po’ in ritardo, ma si lavora su quel che si può- Max la rassicurò, accettando con piacere il cambio di argomento e tornando più sereno.

-Non vedo l’ora! I compleanni di Amabelle sono sempre interessanti- sorrise Roelke, divertita alla prospettiva.

-Non mi aspetterei niente di strano. Amabelle si è calmata davvero molto negli ultimi anni- Max spezzò le sue speranze.

 

Venerdì 30 Agosto

Amabelle era una scheggia impazzita senza controllo, in quegli ultimi giorni, e Petra non sapeva più che pesci prendere con lei.

Sembrava essere regredita al suo status di cinque anni prima, quando era stata disposta a tutto pur di accoppiare i membri del gruppo a causa del proposito. 

-Okay, senti questa… andiamo a New Malfair travestiti da Mirren e Felix, adottiamo un bambino, lo portiamo a casa e tutti i problemi si risolveranno perché saranno troppo occupati a prendersene cura per litigare!- propose, con occhi da pazza, mentre giungevano finalmente al Corona Café per la rimpatriata. 

Petra le lanciò a malapena un’occhiata.

Ormai sentiva una cinquantina di piani del genere al giorno, e non le facevano più molto effetto, dato che erano tante chiacchiere, e poca azione. 

…grazie al cielo.

-Oppure chiamiamo Mirren, fingiamo che Felix abbia avuto un incidente, così torna a casa, e sarà così terrorizzato che i due faranno sicuramente pace e tutto tornerà come prima! Oh, e potremmo anche portarli entrambi con l’inganno a New Malfair e far adottare un bambino, già che ci siamo!- Amabelle continuò.

Probabilmente neanche lei sapeva esattamente cosa stava dicendo.

Petra sospirò, e aprì la porta per farla entrare.

-Oppure potremmo…- Amabelle fece per continuare, ma si interruppe quando notò il loro tavolo.

Erano le ultime arrivate dei pochi membri della Corona Crew che si erano presentati a quella rimpatriata, e tra di essi c’era Felix, che stava giocando con la tovaglietta mentre fissava un punto imprecisato, distratto e decisamente triste.

Era guardato con una certa preoccupazione da Max, che però era troppo discreto per chiedergli qualcosa.

Veronika e Norman stavano parlando di affari e commercio con il tono e la semplicità di chi sta commentando la propria serie televisiva preferita.

E… basta, non c’erano altre persone, oltre a loro.

Amabelle cambiò completamente atteggiamento, mettendo su la solita maschera tranquilla e allegra che indossava con Felix negli ultimi giorni.

-Buonasera a tutti! Siamo le ultime? Siamo gli unici? Che fine ha fatto il resto del gruppo?- chiese, con entusiasmo, avvicinandosi al tavolo e allargando le braccia preparandosi agli abbracci.

-Amabelle!- Norman fu il primo ad alzarsi, e sorrise raggiante nel vedere la sua migliore amica.

Non era un tipo da abbracci, ma stritolò Amabelle facendola ridacchiare.

-Ciao Petra!- aggiunse poi, porgendo la mano alla donna, che gliela strinse professionale, ma gli sorrise con calore. Non fatevi ingannare dal saluto leggermente freddo, dopo Amabelle e forse Mirren, Petra era la persona più unita a Norman del gruppo.

-Ames! Quanto tempo! Troppo tempo! Come state?- anche Veronika si alzò, ma mantenne più distanza, e si limitò a stringere la mano di Amabelle e poi quella di Petra.

Era pur sempre una principessa, ed erano in pubblico, non potevano permettersi scandali.

Anche se si era vestita in modo da essere il meno riconoscibile possibile.

…l’avevano palesemente riconosciuta tutti quanti.

Anche Max salutò le due ragazze, ma per lui c’era meno interesse, dato che si erano visti da poco.

-Troppissimo tempo! Che bello che sei qui per qualche settimana! Un giorno di questi dobbiamo assolutamente vederci per fare una maratona di Gorgeous!- Amabelle non se la prese per il saluto distaccato, e rispose a Veronika con entusiasmo. Le due iniziarono immediatamente a parlare della serie televisiva più trash dell’universo, insieme ad un più mite ma ugualmente entusiasta Norman. Petra prese posto vicino ad Amabelle, proprio accanto a Felix, che non aveva dato alcun cenno di essersi accorto della loro venuta.

Petra decise di non pressarlo se non se la sentiva.

Era già tanto che fosse venuto. Fino all’ultimo secondo aveva cercato di trovare scuse.

-Allora… come va l’università? Sai già i risultati finali?- Petra si rivolse a Max, attirando la sua attenzione che per tutto il tempo era rimasta su Felix tranne che durante i saluti.

Lo sguardo di Max si fece spaventato, ma durò solo un attimo, e poi sorrise.

-Sono ancora in attesa. Dovrebbero arrivare la prossima settimana, al massimo quella seguente. Ammetto di essere un po’ timoroso, ma penso di aver dato del mio meglio- rispose, un po’ a disagio.

-È il migliore del corso, sicuramente è andato alla perfezione- si introdusse Veronika, accarezzandogli dolcemente la spalla, incoraggiante. Fiutava la questione come un cane da tartufi.

-Meglio non parlarne troppo, siamo qui per passare una serata tranquilla, dopotutto, senza affari burocratici o economici o politici, no?- Max provò a cambiare argomento, anche se accarezzò la mano della ragazza con affetto, incoraggiato dal suo elogio. 

Petra provava una certa pena per loro. Erano le persone che più amavano le dimostrazioni pubbliche di affetto, e quelli che potevano farne di meno.

Ma erano comunque adorabili.

-Giustissimo! Odio parlare di lavoro! Che mi raccontate? Non ci vediamo da tanto! Soprattutto tu, Norman!- Amabelle accolse il cambio di argomento con gioia. 

Norman alzò le spalle.

-Ad essere onesto… non è che ho molto da raccontare che non sia lavoro. Praticamente prende tutte le parti della mia giornata. Non che mi lamenti, adoro il mio lavoro. La prossima settimana ho un incontro d’affari a Madrid, non vedo l’ora!- Norman iniziò a parlare… di lavoro.

Il sorriso di Amabelle rimase in piedi, ma Petra notò che non aveva lo stesso calore di prima.

-Wow, la tua azienda si sta espandendo davvero in fretta se conclude così tanti affari internazionali- commentò Veronika, colpita.

-Sì, stiamo lavorando tantissimo in Europa. Chissà che un giorno non verremo anche ad Agaliria- aggiunse Norman.

-Spero che verrai proprio tu, così potrai vedere il palazzo e il nostro giardino- continuò Veronika, avvicinandosi appena a Max, che arrossì appena sentendo nominare il giardino come il loro. Come se fossero già sposati.

Diabetici!

-Sarebbe davvero fantastico- ammise Norman.

-Veronika, tu che hai da raccontare, di NON attinente al lavoro?- Amabelle si affrettò a cambiare discorso, rivolgendosi alla principessa.

-Beh…- Veronika dovette pensarci un po’ -…questi giorni stiamo visitando molti bei posti. Siamo stati in spiaggia, a vari giardini. Forse potremmo anche andare a New York un giorno di questi, per trovare Denny- rifletté Veronika, girandosi verso Max, che scosse la testa.

-Meglio di no, è molto stressato questo periodo, con il lavoro è tutto…- bocciò l’idea.

Il sorriso di Amabelle si incrinò appena.

-…in ogni caso sono felice di questa vacanza. Gli ultimi mesi sono stati impegnatissimi. Da quando sono una figura pubblica più di spicco sto partecipando a tantissimi progetti e a ogni seduta del consiglio. A volte si protraggono per ore. Ma la mia parte preferita sono le imprese di beneficenza. Sono la parte migliore del lavoro- Veronika sorrise nostalgica.

-Bello! Max?- Amabelle passò all’amico d’infanzia e ex vicino di casa. Il sorriso era ormai una linea che non le raggiungeva minimamente gli occhi. Sembrava quasi supplicante.

Petra iniziò sinceramente a preoccuparsi. Che stava succedendo, ad Amabelle, in quel periodo?!

-Il matrimonio è stato speciale, e… per il resto ho passato l’ultimo periodo a studiare come un matto. Sono felice anche io di questa vacanza… potremmo andare a New Malfair, uno di questi giorni, prima del mio compleanno. Magari possiamo vederci lì, Norman?- Max propose.

-Certamente, mi farebbe piacere. Magari ceniamo insieme da qualche parte dopo il lavoro- accolse la proposta.

Il sorriso di Amabelle sparì del tutto.

-Baelle… tutto bene?- le sussurrò Petra all’orecchio, preoccupata.

L’arrivo di Roelke interruppe ogni possibile risposta da parte della fulva.

-Il mio gruppo preferito è venuto a trovarmi! O meglio… metà gruppo. Che vi porto, mezza Corona Crew?- chiese, già pronta a segnare le informazioni sul taccuino.

Era inusuale che la proprietaria servisse i tavoli, ma per la Corona Crew faceva eccezioni.

-Purtroppo l’altra metà è impegnata, ma Clover ci tiene a dire che ha cercato in tutti i modi di liberarsi per essere presente oggi. Sia lei che Diego- Max difese la sua migliore amica, facendo ridacchiare Roelke.

-Lo so, lo so. Ma devo ancora abituarmi al fatto che siete ormai tutti degli adulti maturi con tasse e lavori- commentò, sospirando melodrammatica.

Amabelle sembrò sinceramente turbata da quell’affermazione.

-Io prendo dei pancakes ai frutti di bosco con gelato e tè alla pesca ghiacciato- interruppe la discussione dando il suo ordine e tornando sorridente, anche se Petra si accorse che era molto forzata.

-A cena?- chiese Norman, incredulo di fronte alla sua scelta.

-Perché no? Cena dolce! Ci vuole, ogni tanto, soprattutto d’estate. Voi che prendete?- Amabelle si giustificò, e dal suo sguardo si vedeva che stava cercando di convincere anche gli altri a seguire il suo esempio.

-Penso che prenderò solo un’insalata, quella di noci. E magari più tardi una fetta di torta al caramello- Veronika non si accorse dell’intento di Amabelle.

-Io prendo un bagel vegetariano. E da bere acqua naturale, per entrambi- ordinò Max, dando un’occhiata al menu anche se sapeva già da tempo cosa prendere, probabilmente.

-Uhhh, buono. Ti faccio assaggiare l’insalata e tu mi fai assaggiare il bagel?- chiese Veronika, interessata alla scelta del ragazzo.

-Era quello il piano- Max le fece un discreto occhiolino, che fece ridacchiare la ragazza. 

-Anche io prendo solo acqua, e… sono settimane che sogno una delle tue ottime omelette, Roelke- Norman non aveva alcun dubbio su cosa scegliere. 

Roelke gli lanciò un’occhiata complice.

-Solo le migliori omelette qui al Corona… Felix?- la proprietaria si rivolse all’uomo, ancora completamente assorto nei propri pensieri. Sembrava non essere neanche lì presente.

Petra gli diede un colpetto con il piede, per attirare la sua attenzione.

Lui sobbalzò come fosse appena svegliato da un sogno, e si guardò intorno disorientato.

-Cosa?- chiese, confuso.

-Cosa vuoi ordinare?- ripetè Roelke, per niente sorpresa dalla sua distrazione e molto comprensiva al riguardo.

-Io sto facendo cena dolce- ci tenne a sottolineare Amabelle.

-Penso che prendo un cheeseburger con patatine e una cola- rispose Felix, ancora piuttosto assente, tornando poi alla tovaglietta.

-Petra?- Roelke segnò velocemente l’informazione, e si rivolse all’ultima che doveva ordinare.

Petra avrebbe voluto un cheeseburger a sua volta. Lo desiderava fortemente. Ma poi notò l’espressione demoralizzata di Amabelle, e decise di assecondarla.

-Prendo un waffle sandwich di frutta e yogurt. E un milkshake alla fragola- cedette all’idea della cena dolce.

Amabelle si illuminò e le diede un bacio sulla guancia.

-Ottima scelta, tesoro!- si complimentò.

-Ogni tanto una cena dolce è giusto farla- borbottò Petra, iniziando già a pentirsi della scelta per come sarebbe stato il suo stomaco a fine serata, ma felice di aver fatto contenta la sua ragazza.

-Tu, Felix, che racconti?- osò chiedere Max, in tono un po’ esitante, rivolgendosi all’unico al tavolo che non aveva parlato quasi per niente.

-Oh, niente… sono giorni… pieni, alla galleria- rispose, in tono distante, anche se cercò di sorridere, senza alcun successo.

Felix indossava il suo cuore in bella vista. Era sempre piuttosto evidente quando era turbato da qualcosa.

E dopo quanto successo con Mirren… era davvero, davvero turbato.

Petra sapeva di dover prendere da contratto le parti di suo fratello, ma doveva ammettere che in quel caso simpatizzava molto più con il cognato.

Mirren aveva gestito malissimo la situazione.

-Qualche mostra interessante?- chiese Veronika, cercando di alleggerire l’atmosfera.

-Sì, c’è una bella mostra temporanea su sculture commestibili. Sarà ancora aperta per una settimana, poi verrà chiusa per ovvi motivi. Ma è stato divertente aiutare ad allestirla- il sorriso di Felix si fece leggermente più autentico mentre parlava del suo lavoro.

-Sembra davvero interessante. Dovremo visitarla, la prossima settimana- Max colse al volo l’occasione di parlare di qualcosa che sembrava piacere a Felix, e si rivolse a Veronika, che annuì vigorosamente.

-Sì, è da parecchio che non andiamo alla galleria d’arte. C’è anche qualche workshop alla mostra temporanea?- chiese, per far parlare Felix di qualcosa che chiaramente lo entusiasmava.

E Felix fece un vero, autentico sorriso.

-Sì, c’è un’area dedicata ai bambini che…- sorriso che non durò molto. La sua voce si perse.

Norman, che stava controllando qualcosa al telefono, probabilmente di lavoro, non si accorse del cambiamento repentino nell’umore di Felix.

-A proposito di bambini, tu e Mirren avete saputo qualcosa sull’adozione? Amabelle mi aveva detto che c’erano novità, ma… non…- la sua voce si perse quando notò con la coda dell’occhio che sia Amabelle che Petra gli stavano facendo discreti cenni di non continuare a parlare.

O meglio, Petra era molto discreta, Amabelle stava agitando le braccia per fermarlo.

-Eh… sì… ecco… è un po’ complicato…- ma nonostante Amabelle fosse discreta quanto un brufolo sul viso il giorno di un importante evento, Felix non si accorse di nulla, troppo occupato a farsi prendere dallo sconforto. I suoi occhi si riempirono di lacrime, anche se cercava con tutte le sue forze di mantenere un tono leggero e casuale. La sua mano andò, come spesso accadeva, verso l’anulare della mano sinistra, dove solitamente svettavano l’anello di fidanzamento e la fede.

Da qualche giorno gli anelli non erano al loro posto, e ogni volta che Felix si rendeva conto della loro assenza, assumeva sempre la stessa espressione di sofferenza mista a paura.

-Tutto bene, Felix?- osò chiedere Max, preoccupato.

-Sì, certo! Devo andare un attimo in bagno a lavare le mani… meglio lavarle spesso quando si lavora con tempere e pennelli tutto il giorno- Felix cercò una scusa al volo e corse verso il bagno, facendo cadere la sedia dietro di lui per la forza con la quale si alzò. 

Chiaramente non sarebbe andato a lavarsi le mani, almeno non solo.

Petra sospirò. Persino lei, che non aveva mai particolarmente apprezzato Felix, non riusciva più a vederlo così.

-È successo qualcosa?- chiese Veronika, continuando a guardare la zona dove Felix era sparito.

-È complicato… meglio non parlare di Mirren e di bambini oggi, diciamo. Faccende di famiglia- spiegò Petra, senza dare troppi dettagli. 

-Capisco… mi dispiace, non sapevo…- Norman iniziò a scusarsi, ma Petra scosse la testa.

-Si risolverà, non preoccuparti- cercò di rassicurarlo.

-Se Mirren smette di fare l’idiota- commentò Amabelle, con sguardo molto seccato. 

Era la migliore amica di Felix da anni, e aveva molto a cuore la sua felicità. 

-Meglio cambiare argomento e parlare di cose più allegre…- Petra cercò di chiudere la discussione. Non era il caso che Felix tornasse al tavolo e li trovasse nel mezzo di pettegolezzi su di lui e sul suo matrimonio.

-Sì… oh, avete visto Masterchef Italia?- Veronika fu veloce ad esaudire la richiesta, ma scelse un argomento decisamente inaspettato.

-Perché mai avremmo dovuto vedere Masterchef Italia?- chiese Petra, che non solo non vedeva Masterchef, ma a malapena sapeva che ci fossero edizioni internazionali oltre all’americana. Perché mai avrebbe dovuto vedere la versione italiana quando l’italiano non lo parlava.

-Perché tu vedi Masterchef Italia?- anche Norman sembrava piuttosto confuso.

Veronika sembrava sorpresa dalla domanda quasi accusatoria.

-Perché il cibo italiano è tra i migliori, quindi le versioni italiana e francese sono le mie preferite da vedere- alzò le spalle, e rispose con ovvietà.

Giusto, lei parlava un sacco di lingue. Petra era così abituata a vederla in vesti di ragazza normalissima che si dimenticava che parlava sei o sette lingue.

-Mi aiuta con la lingua, che sto cercando di imparare- Max prese le sue parti, e sorrise appena tra sé, come se sapesse già dove Veronika sarebbe andata a parare.

-Ecco… comunque, c’è un concorrente che è troppo simpatico! Lo tifiamo tutti quanti! È bravissimo e fa davvero ridere. Secondo me ti piacerebbe troppo, Amabelle. Si chiama Leonardo- ed infatti Veronika iniziò a fangirlare, prese il telefono e cercò una foto.

Petra continuava a pensare che fosse un argomento preso un po’ dal nulla, ma bisognava riconoscere che era servito a distendere appena l’atmosfera, e anche quando Felix tornò al tavolo, parecchio tempo dopo, con occhi palesemente rossi, alla fine riuscì a godersi la serata, dimenticando per un attimo i suoi problemi coniugali.

Parlarono di quello strano Masterchef Italia, di Gorgeous ovviamente, dei rispettivi lavori, argomento che continuava a rabbuiare Amabelle, e si scambiarono aneddoti particolari sulle loro vite.

Petra doveva ammettere, però, che per quanto le piacesse stare in compagnia della Corona Crew, l’assenza di quasi metà gruppo si faceva sentire. E se la sentiva lei, che non era mai stata attaccata al gruppo, tranne ad alcuni specifici membri, era certa che la sua compagna la sentisse ancora di più.

Dopotutto era sempre stata la fondatrice e collante del gruppo, l’amica che li aveva riuniti tutti, e che ancora adesso cercava di organizzare rimpatriate e raduni.

La serata si protrasse fino a dopo l’orario di chiusura, e quando ormai doveva necessariamente spegnere le luci e chiudere tutto, Roelke li cacciò fuori ed era già passata la mezzanotte.

-È stato davvero divertente. Speriamo di poter replicare al compleanno di Max, la settimana prossima- commentò Veronika, una volta fuori dal locale, per i saluti finali.

-Noi ci siamo, siamo sempre qui- rispose Amabelle, prendendo Petra e Felix sottobraccio, segno che si stava riferendo a loro tre.

-Io spero di liberarmi, ma non posso fare promesse. Madrid potrebbe tenermi occupato a lungo- ammise Norman, un po’ tristemente.

-Più che giustificato. Il lavoro è lavoro. Ma siamo davvero felici di averti visto oggi- Max rispose con garbo.

-Allora… buonanotte a tutti! Io devo tornare con mia zia- Veronika li salutò tutti con un ampio gesto della mano, e diede un veloce bacio sulla guancia di Max per salutarlo un po’ meglio, prima di seguire Roelke.

Norman si diresse alla propria auto, Max alla fermata dell’autobus, e Petra, Amabelle e Felix rimasero soli.

-Felix, come sei venuto qui? Vuoi tornare con noi- chiese Petra, pratica.

-No, sono in moto. E poi volevo fare un salto da una parte, prima di tornare a casa- Felix si scansò da Amabelle, che continuava a tenerlo sottobraccio, e indicò un punto in una direzione a caso.

-Dove? Possiamo andare tutti insieme?- provò ad imbucarsi Amabelle, con un gran sorriso incoraggiante.

-No, preferirei… è una cosa mia. Non aspettatemi alzate- Felix le salutò e si diresse alla propria moto.

Ora che la serata era giunta al termine, sembrava più abbattuto e triste che mai.

-Secondo te se rapiamo Felix e inviamo una lettera minatoria a Mirren e poi rapiamo anche lui e li rinchiudiamo insieme in una camera di tortura tipo Saw costringendoli a collaborare faranno pace?- chiese Amabelle, appena fu fuori dalla portata d’orecchio, fissando il punto dal quale era sparito.

Okay… questo piano era davvero preoccupante. Petra non poteva più far finta di nulla.

-Amabelle, dobbiamo parlare- disse in tono serio, prendendole la mano.

-Sì, assolutamente! Dobbiamo creare un piano perfetto per risolvere le cose tra quei due, e solo parlando riusciremo a trovarlo- Amabelle non si rese conto della serietà della situazione, e iniziò ad annuire, pensierosa.

-Non era a quello che mi riferivo… Amabelle, tutto bene?- Petra le prese anche l’altra mano, e la costrinse a guardarla negli occhi.

-Sì, perché?- Amabelle provò a sorridere tranquilla, ma non ebbe molto successo.

-Mi sembri strana, questi giorni. So che sei preoccupata per Felix e Mirren, ma sono due adulti sposati e devono essere loro a risolvere le loro divergenze, che non ci riguardano- Petra mise le cose in chiaro. Era giusto dare qualche spinta, ed era normale essere tristi se stavano male, ma non era loro compito farli mettere insieme. Era la loro vita di coppia, una faccenda estremamente personale.

E i tempi da matchmakers erano ormai giunti al termine.

-Ma che stai dicendo?! Certo che ci riguardano! Se Felix e Mirren si separano è finita!- Amabelle scattò, esagitata.

-Cosa è finita?- chiese Petra, che non capiva cosa potesse rendere Amabelle così terrorizzata.

Sì, erano la sua coppia preferita, erano coinquilini, e molte cose rischiavano di cambiare, ma non era una faccenda personale. Non sarebbe finito niente che riguardasse loro.

Amabelle esitò. Non sembrava sapere neanche lei cosa potesse finire, ma non voleva indagare e rischiare di soffrire di più.

-Il punto è che hanno bisogno di aiuto! Sono la nostra famiglia, ed è il nostro lavoro aiutarli!- insistette Amabelle, decisa, con tono sempre più acuto.

-Non è il nostro lavoro- il tono di Petra, al contrario, si fece sempre più calmo e rassicurante. 

Sentiva che c’era molto di più dietro lo sfogo di Amabelle. Molto più che semplicemente l’alterco tra Felix e Mirren.

-Beh, è il mio lavoro, okay?! Non è che abbia molto altro da fare, no? Allora almeno mi rendo utile in questo modo! Allora, dov’ero? Ah sì, potremmo…- Amabelle si liberò dalla presa di PEtra e le diede le spalle, tornando ai suoi piani machiavellici di impossibile realizzazione.

Petra ebbe un’illuminazione.

Amabelle, Felix e Mirren… lavoro…

Bingo!

-È questo il problema?- chiese, con tono di partecipazione.

-Cosa?- Amabelle si girò verso di lei, confusa.

-Il fatto che non hai un lavoro?- insistette Petra, con delicatezza.

Amabelle non rispose. Si morse il labbro inferiore.

Sì, Petra era certa di aver colpito nel segno.

-Non mi va di parlarne, Petra- disse dopo qualche secondo, a voce bassa e incerta.

-Invece secondo me dovresti parlarne. Se hai bisogno di stimoli o di opportunità posso aiutarti. Possiamo fare una ricerca e trovare annunci per…- Petra cercò di incoraggiarla e aiutarla, felice di essere riuscita ad arrivare da qualche parte. Non aveva idea che Amabelle si sentisse così a disagio ad essere l’unica del gruppo senza lavoro, ma ora che lo sapeva l’avrebbe aiutata in ogni modo. Era il suo compito più importante, come sua compagna e anche migliore amica.

-NON MI VA DI PARLARNE!- sbottò Amabelle, ammutolendo ogni tentativo di Petra, e facendole sgranare gli occhi.

Ci furono parecchi secondi di silenzio sbigottito.

Amabelle non urlava molto spesso, almeno non per rabbia. Petra poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui l’aveva sentita usare quel tono.

-Amabelle…- provò ad avvicinarsi, ma Amabelle, dopo un grande sospiro, tornò sorridente e allegra, come se non fosse successo niente.

-Scusa, Tray. È solo che sono preoccupata per Felix e Mirren, tutto qui. Vorrei che risolvessero in fretta, e vorrei tanto diventare zia per viziare il mio nipotino o nipotina… questa situazione mi ha scioccato. Ma sai che non metterei in pratica i piani di cui ti sto parlando. So che non funzionerebbero e rischierebbero di rendere tutto peggio… ma parlarne con te mi aiuta a sfogare la mia frustrazione- spiegò, con calma e professionalità, cambiando atteggiamento così radicalmente che a Petra iniziò a girare la testa.

La donna aveva ancora parecchi dubbi, ma decise che per questa volta poteva lasciar correre. Alla fine Amabelle aveva fatto un discorso molto maturo e autoconsapevole. Era giusto lasciarle i suoi spazi. Si fidava che se avesse avuto dei problemi seri sarebbe venuta a parlarne con lei.

-Va bene… sfogati pure mentre torniamo a casa- la incoraggiò.

-Stavo pensando che potremmo hackerare i telefoni di Felix e Mirren e far comparire annunci e messaggi subliminali per convincersi a parlare e ad adottare! Potremmo chiedere a Mathi!- Amabelle continuò con i suoi piani, come se niente fosse.

-A Mathi?- Petra sollevò un sopracciglio.

-…no, non a Mathi. Mannaggia! Era così utile avere un hacker in squadra! Perché ha lasciato Denny?!- si lamentò Amabelle, che era una delle poche persone che non odiava Mathi a prescindere, nonostante tutto ciò che era successo tra lui e Denny. Forse perché aveva ancora una remota speranza che potessero tornare insieme?

Petra non credeva che fosse possibile dopo il modo in cui avevano rotto, ma doveva ammettere che non si spiegava il motivo per cui Mathi, l’innamoratissimo Mathi, aveva lasciato Denny.

 

 

Domenica 1 Settembre

Mathi aveva sottovalutato parecchio la portata dei propri traumi infantili e adolescenziali. E aveva anche sottovalutato quanto lo avrebbe scompensato psicologicamente allontanarsi dal nucleo sicuro che si era costruito nei quattro anni da quando era riuscito ad uscire dall’agenzia che lo aveva reclutato illegalmente quando era poco più che ventenne e completamente incapace di provvedere a sé stesso. 

Continuava a credere di aver agito al meglio, con le migliori intenzioni, e nell’interesse di Denny per prima cosa… ma era davvero difficile per lui vivere la vita con una parvenza di normalità, negli ultimi tempi. 

Stava facendo del suo meglio, però. Aveva un lavoro stabile come cameriere in un ristorante piuttosto elegante che pagava anche bene, per arrotondare faceva anche alcuni lavoretti su commissione come riparare qualcosa, il pet-sitter, o cose del genere.

Puntava molto sul guadagnare il più possibile per permettere a sua sorella di vivere in pace, e mettere soldi da parte per ogni evenienza, e perché… lavorare sodo gli distraeva la mentre da altri pensieri.

Lavorare e guadagnare gli davano un obiettivo, dopotutto.

E stava cercando in tutti i modi di creare per sé una routine stabile finalizzata a tanti piccoli obiettivi raggiungibili per sentire come se avesse sempre uno scopo e non cadere nella disperazione più assoluta.

Siano ringraziati i libri di auto-aiuto.

Solo che a volte… a volte era stanco.

E sua sorella si arrabbiava con lui.

E l’appartamento era vuoto, e buio.

Solitario.

E si svegliava dopo un incubo vivido.

O aveva un attacco di panico provocato da quello schifoso odore di menta e nicotina che sembrava perseguitarlo.

O si ritrovava ad aspettare da solo l’autobus, alla fine del turno

E non c’era Denny.

Non c’era nessuno.

Nessuno che lo rassicurasse, che lo aspettasse a casa, a cui mancasse.

Grazie al cielo, quello non era uno di quei giorni.

Certo, sua sorella sarebbe rimasta a dormire fuori da una sua compagna di università, e quando sarebbe rincasato dopo la fine del suo turno avrebbe trovato la casa fredda e vuota, ma almeno quel giorno avrebbe festeggiato uno degli anniversari più importanti della sua vita: l’arresto di Will Hacks, il suo maggiore incubo. Era l’unico evento che riguardasse Will che Mathi ricordava con un sorriso e che non gli provocava un nodo opprimente al petto.

Pertanto aveva in programma di tornare a casa, vedere un qualche show stupido in TV, e poi mangiare un cupcake per festeggiare, prima di andare presto a dormire.

Non esattamente il modo più particolare di passare la sera prima del suo giorno libero, ma dopo quanto successo due settimane prima, Mathi preferiva evitare di uscire. 

Non voleva farsi trovare ancora una volta da Norman in uno stato pietoso a casa sua solo perché aveva troppa paura e vergogna di affrontare sua sorella.

-Hey, Matt! Sei dei nostri, stasera?- una voce in lontananza lo distolse dai suoi pensieri, e Mathi posò i piatti ormai vuoti in cucina e si voltò verso la direzione da cui tale voce, purtroppo molto conosciuta, era venuta.

-Stasera? Perché, cosa c’è stasera, Theon?- chiese, senza alcun interesse circa l’informazione, ma cercando di essere amichevole verso uno dei pochi colleghi che non lo guardavano storto quando passava, e che ancora lo invitava ad uscire con loro.

-Cri compie gli anni domani! Quindi dopo la chiusura pensavamo di uscire tutti insieme e bere qualcosa e poi farle gli auguri quando scocca la mezzanotte- spiegò tale collega, avvicinandosi con altri piatti sporchi e posandoli su quelli precedentemente lasciati da Mathi, a cui poi cinse le spalle con familiarità.

Mathi si irrigidì appena, ma lo lasciò fare.

-Non sapevo che domani era il compleanno di Cristine- ammise, sorpreso, valutando cosa fare. Non avrebbe affatto voluto uscire, ma Cri era una ragazza simpatica, non voleva farla stare male non partecipando ai festeggiamenti del suo compleanno.

-Lo sai come è fatta, sempre sulle sue. Allora… sei dei nostri?- chiese Theon, con un grande sorriso incoraggiante.

Mathi era decisamente combattuto.

-Non lo so, Theon. Avevo già altri progetti- provò a scrollarselo di torno, prendendo dei nuovi piatti e controllando a quale tavolo dovesse portarli.

Theon però non si diede per vinto.

-Awww, di nuovo? Un’altra serata con tua sorella? Non puoi venire almeno per un’ora? Il tempo di darle gli auguri. Pensavo che Cri fosse tua amica- gli fece gli occhioni, completamente incurante degli ospiti ai tavoli che i due stavano passando.

-Ti faccio sapere, ma se anche dovessi venire, non posso stare troppo, okay?- lasciò aperto uno spiraglio, ma mise anche in chiaro che non aveva la minima intenzione di ripetere quanto accaduto due settimane prima.

Era infatti tutta colpa di Theon se si era ritrovato in quella situazione.

Un attimo prima era solo una normale uscita con i colleghi del bar per bere qualcosa dopo il lavoro.

E un attimo dopo si era ritrovato a terra sbattuto contro un tavolino e così ubriaco da non ricordare neanche esattamente come fosse successo, ma certo che c’entrasse Theon, dato che era rimasto l’unico dei colleghi a non essersene andato, e colui che l’aveva accompagnato a casa di Norman.

Aveva chiesto di entrare, e Mathi glielo aveva quasi permesso, ma non era ancora così disperato da rischiare di perdere anche l’unica parvenza di porto sicuro che era riuscito a trovare a New Malfair oltre sua sorella, quindi l’aveva lasciato fuori senza troppe cerimonie.

Fortunatamente, o sfortunatamente, Theon non era tipo da prendersela quando rimaneva in bianco, e i giorni successivi aveva fatto come se nulla fosse successo.

E continuava a invitare Mathi fuori dopo l’orario di lavoro.

-Okay, non ti scaldare. Si festeggia solo Cri, oggi- gli assicurò l’uomo, alzando le mani in segno di resa ma con un sorrisino che non prometteva niente di buono.

Mathi decise che avrebbe trovato una qualsiasi scusa per non partecipare ai festeggiamenti. Quel giorno aveva dei programmi, e li avrebbe rispettati!

Arrivò finalmente al tavolo con il cibo ancora caldo e fumante, e per poco non fece cadere i piatti a terra, quando riconobbe la persona seduta a tale tavolo.

Duke Keaton. Il suo ex collega all’agenzia e responsabile principale che gli aveva permesso di scappare da lì. Non lo vedeva da anni, anche se sapeva che lo teneva d’occhio. Cosa ci faceva lì?! Mathi sperò con tutto il cuore che non fosse lì per lui. 

Riuscì per fortuna a riprendersi e a mettere su una faccia tranquilla e rilassata.

-Ecco le vostre ordinazioni- porse i piatti, professionale come sempre.

-Grazie mille- gli sorrise l’accompagnatrice di Duke. Sembrava più giovane di lui di qualche anno, e non aveva minimamente l’aspetto di un’agente. Forse era lei l’obiettivo. Duke stava cercando informazioni su qualcosa e aveva conquistato la sua fiducia per avvicinarsi a lei? Poveretta. Beh, non era un problema di Mathi.

…magari fosse stata lei, la missione.

Prima che Mathi potesse andarsene, o meglio, scappare da lì, Duke si alzò in piedi, e lo prese per un polso.

-Mi scusi, potrebbe indicarmi il bagno?- chiese, lanciandogli un’occhiata allarmata.

Il cuore di Mathi iniziò a battere furiosamente nel petto.

Oh no…

Duke era lì per lui.

Ma non aveva fatto niente di male! 

Non poteva avere nulla contro di lui!

Era per via della ricerca che aveva fatto la scorsa notte? L’unico motivo per cui aveva cercato gli agenti segreti era perché Aggie voleva assolutamente vedere l’ultimo film di James Bond, e… oh, forse lo voleva arrestare perché aveva scaricato tale film illegalmente?! Era solo un film! Era la prima volta in cinque anni! Non poteva chiudere un occhio?! 

-C_certo, signore… è in fondo al corridoio a destra- provò ad indicarglielo e a scappare, ma Duke lo tenne fermo sul posto.

-Mi può accompagnare?- chiese, lanciandogli un’occhiata ammonitrice. 

Mathi si era dimenticato quanto riuscisse ad essere minaccioso, se voleva.

Con il cuore che batteva sempre più forte nel petto, e terrorizzato per la sua sorte, Mathi annuì appena, e iniziò ad accompagnarlo verso il bagno, sperando con tutto il cuore che nessuno si accorgesse dello strano scambio tra i due.

Per fortuna la sala era troppo gremita perché i due attirassero l’attenzione.

Una volta davanti al bagno, Duke lo trascinò dentro, chiuse la porta alle loro spalle, e si premurò che non ci fosse nessuno e niente che potesse ascoltare e registrare la conversazione.

-Un po’ equivoco prendermi e chiudermi in bagno così- borbottò Mathi, cercando di scaricare la tensione con una battuta.

Duke gli lanciò un’occhiataccia.

-Ew, non sei affatto il mio tipo. E sono fidanzato, grazie tante- Duke gli lanciò un’occhiata quasi disgustata, e continuò a controllare meglio il bagno per sicurezza. 

-Aspetta, cosa?!- Mathi era completamente sconvolto.

Non si era mai immaginato che Duke potesse mettersi con chicchessia, uomo o donna che fosse. E… era illegale per i membri dell’agenzia fidanzarsi.

Che fosse un fidanzamento finto, magari per una missione, tipo in Spy x Family? Ma comunque… Mathi che c’entrava?! Era troppo grande per essere una bambina da adottare, ed era giapponese, mentre Duke e la sua accompagnatrice erano caucasici, quindi non poteva fingere di essere lo zio figo. Senza contare che non aveva più la minima intenzione di essere invischiato con l’agenzia. Era un uomo libero! Aveva già abbastanza casini personali e limitazioni dovuti al suo stato, non voleva farsi coinvolgere di nuovo dalla sua vecchia vita.

-Prima che ti fai qualche strana idea… non è una missione- spiegò Duke, come se potesse leggergli nel pensiero. Gli si avvicinò, e gli prese con sicurezza il telefono dalla tasca.

-Ehi, ma cosa…?!- provò a lamentarsi Mathi, mentre Duke gli toglieva con abilità la batteria e metteva uno strano chip all’interno.

-Okay, senti, la versione breve è che… l’agenzia è mezza crollata- spiegò poi, una volta assicuratosi che fossero completamente soli e non rintracciabili.

Il cuore di Mathi perse un battito.

-Crollata?- chiese, iniziando a riempirsi di speranza.

Se l’agenzia era crollata, forse poteva ricominciare a respirare.

Avrebbe potuto viaggiare, anche fuori dal suo stato. Non essere più tenuto d’occhio. Poteva andare a New York da Den… no, non poteva andare da Denny. Quella campana era ormai distrutta da tempo, ma sarebbe stato un po’ più libero. Avrebbe potuto portare Aggie in Giappone come aveva sempre voluto.

-Mezza crollata, Mathi. Non è una situazione bella, te lo dico subito- Duke infranse ogni sua speranza, in tono grave e preoccupante.

-Cosa è successo? Perché sei qui? Cosa cambia per me?- Mathi tornò a sentirsi terrorizzato.

Se Duke era lì per lui, con una notizia del genere, sicuramente qualcosa della sua situazione era cambiata, o col cavolo che lo avrebbe avvertito.

-Allora, non posso darti i dettagli per la tua sicurezza, ma il sunto è che dei documenti dell’agenzia sono andati completamente distrutti, e altri sono passati ad un’altra filiera. Il tuo caso… è passato all’altra filiera, internazionale, penso europea in particolare, ma non è questo l’importante, l’importante è che devi stare ancora più attento, perché questi sono molto più fiscali, e se scarichi un film illegalmente ti arrestano sicuro- lo avvertì Duke, con un dito per aria.

Okay, se era solo quello… non cambiava poi molto.

Ma Mathi sentiva che non era solo quello. Duke sembrava molto esitante, e si guardava intorno come se cercasse suggerimenti dai dintorni per trovare le parole giuste da dirgli.

-Va bene… e che altro?- provò ad indagare, anche se non era certo di voler effettivamente sapere che altro c’era.

-Tutti i documenti su… Will…- Duke sitò, e non lo guardò negli occhi.

Mathi sentì un enorme nodo formarsi nel suo petto, e la gola farsi immediatamente secca. No… no… assolutamente no. Si rifiutava anche solo di pensare che quello che Duke stesse per dirgli fosse vero.

Iniziò a scuotere leggermente la testa, tra sé, ma non aveva il fiato di dire alcunché.

Duke sospirò, e continuò.

-…sono andati distrutti. Ogni prova contro di lui è andata persa, e Will… è stato liberato- Duke ammise, e Mathi fu costretto ad appoggiarsi al lavandino dietro di lui, perché sapeva che altrimenti sarebbe crollato a terra.

Cinque anni…

Dopo tutto quello che aveva fatto… era uscito dopo soli cinque anni.

E sapeva perfettamente che il responsabile primario del suo arresto era Mathi. Era completamente spacciato!

L’unica consolazione stava nel fatto che quantomeno Denny sarebbe stato al sicuro. L’unico motivo per il quale Will si era avvicinato a lui, dopotutto, era stato per dare una lezione a Mathi, quindi ora che non stavano più insieme non c’era ragione di riavvicinarsi a Denny. Era un capitolo chiuso. Era solo Mathi quello in pericolo.

Non era mai stato così felice di aver lasciato Denny.

Ma doveva stare attento a Aggie.

-È ancora sotto osservazione costante, e penso che per qualche mese non proverà a fare assolutamente nulla. Inoltre non può lasciare neanche lui il paese, ma… sai che ha alleati potenti, quindi ti consiglio di stare attento, tutto qui, e…- Duke esitò nuovamente, e questa volta sembrava davvero molto in difficoltà.

Ma che altra notizia terribile poteva dargli che avrebbe potuto superare quella?! Non c’era niente che Mathi temesse più di Will Hacks! 

Tranne se Will Hacks se la prendeva con…

Ma non era possibile! 

Denny non era nessuno, per Will. Solo un tizio che aveva rimorchiato una volta. Ma non aveva mai avuto nessuna prova che Denny fosse coinvolto in alcun modo del suo arresto. Nessuna!

-…forse è meglio se… avverti Daniel- alla fine Duke sussurrò le ultime parole che Mathi avrebbe voluto sentire.

All’uomo sembrò che il mondo gli crollasse completamente addosso.

-Perché?- chiese in un soffio, così basso che non era neanche del tutto certo di aver parlato.

-Mathi… non so come dirtelo, ma… negli ultimi mesi, in prigione, Will aveva iniziato a seguire un corso d’arte, e…- Duke si portò una mano alla tasca della giacca, e tirò fuori alcuni fogli di carta strappati da un quaderno di appunti, che porse a Mathi.

Mathi non riuscì neanche a prenderli in mano. Anche a quella distanza, e anche se lo stile di disegno non era granché, Mathi avrebbe riconosciuto immediatamente il soggetto ritratto. I capelli gellati all’insù, il volto sottile, gli occhi grandi e un piccolo accenno di barba… quello era palesemente il Denny di cinque anni prima.

E Will… l’aveva disegnato a memoria dopo cinque anni.

-Non credo che tenterà niente, essendo sotto stretta osservazione, e Denny è sicuramente molto al sicuro a New York. È anche il fratello del futuro re di Agaliria, quindi non credo che ci sia assolutamente nulla che Will possa fargli. Ma è meglio se lo avverti così che possa stare un po’ attento, tutto qui- Duke cercò di rassicurarlo, ma non c’erano parole che potesse dirgli per calmare il terrore cieco e assoluto che si era impadronito di Mathi dopo aver visto quelle immagini e aver sentito quella notizia.

Non sapeva neanche come si sentiva, era come se la sua mente avesse raggiunto un punto di non ritorno, e il suo corpo non riusciva a reagire. Si era completamente spento.

-Mathi…- Duke si avvicinò, e gli mise una mano sulla spalla.

Questo contatto improvviso sembrò risvegliare Mathi dal torpore in cui era caduto.

Si costrinse a mettere su un sorriso di cortesia, e cercò di seppellire in fondo al suo animo la consapevolezza appena trovata.

Non poteva permettersi di crollare.

Era a lavoro, e Denny era lontano. E non c’era assolutamente nulla che Mathi potesse fare per avvertirlo o aiutarlo.

Quindi doveva assolutamente ignorare la situazione.

-Grazie di avermi avvertito. Dovresti tornare al tavolo dalla tua fidanzata. Il cibo si starà raffreddando, e io devo tornare a lavoro- asserì, in tono completamente meccanico, scansando la mano di Duke e avviandosi alla porta.

-Mathi… mi dispiace- Duke sospirò, e gli si avvicinò, restituendogli il telefono dopo averlo rimesso a posto.

Era ancora spento, ma era comunque capace di registrare e controllare di nuovo ogni singola conversazione di Mathi.

-Non è colpa tua se è crollato tutto- Mathi alzò le spalle e sbloccò la porta.

Duke non replicò, e tenne lo sguardo basso.

-…o almeno farò finta che non sia così- borbottò Mathi, prendendo quel silenzio come una smentita alla precedente affermazione.

Dopotutto Duke non era mai stato un tipo molto emotivo. Se si era messo in pericolo solo per avvertire Mathi, sicuramente c’era almeno in minima parte del senso di colpa. Aggiungendolo al fatto che era fidanzato… Mathi riusciva a immaginarsi Duke che distruggeva da solo un’intera agenzia. Un po’ meno riusciva a immaginarsi che potesse farlo solo per una ragazza, ma chi era lui per giudicare? Mathi avrebbe fatto lo stesso per Denny.

…anche se non aveva mai avuto abbastanza abilità da fare lo stesso per Denny.

Era stato Denny a salvarlo, più e più volte. Mathi aveva solo creato casini.

Ed era colpa sua se adesso Will…

No! Non doveva pensarci, doveva finire il suo turno.

Sorridere mentre portava i piatti.

Prendere le ordinazioni con abilità.

Pulire i tavoli.

Consigliare i dolci della casa e i piatti migliori.

Portare altri piatti.

Continuare a sorridere.

Salutare i clienti che se ne andavano.

E infine pulire.

Pulire il ristorante prima della chiusura.

Era arrivato alla chiusura?

…di già?

No!

Non voleva tornare a casa.

La sua casa vuota e solitaria.

Nel buio, nella notte.

Con un pazzo a piede libero che cercava lui, e i suoi pensieri intrusivi che ancora per poco sarebbero riusciti ad essere seppelliti in fondo al suo animo.

-Tutto okay, Matt?- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare mentre era intento a buttare la spazzatura.

Si girò verso il proprietario, che conosceva troppo bene.

Theon!

Una scappatoia.

-Ci sono per festeggiare il compleanno di Cristine- disse in fretta, aggrappandosi alla prospettiva di passare un po’ di tempo in più distratto, prima di tornare a casa.

Un’altra ora. 

Due… magari anche tre.

Non riusciva a tornare a casa adesso.

-Oh… in realtà la serata è saltata. Le coinquiline di Cri sono venute a farle una sorpresa, e lei è uscita con loro. In effetti ha senso perché lo sai, non le piace uscire e non beve nemmeno, quindi probabilmente non sarebbe stata così contenta del festeggiamento- Theon gli spiegò la situazione, un po’ a disagio, massaggiandosi il retro del collo.

Il cuore di Mathi gli sprofondò nel petto.

Non poteva tornare a casa in quelle condizioni. Non poteva! 

-Oh… okay- accennò un sorrisino, cercando di non mostrare il suo turbamento alla notizia appena ricevuta, e diede le spalle a Theon per chiudere il secchio della spazzatura.

Theon gli rimase dietro, senza muoversi. Come se fosse in attesa.

Mathi rimase immobile qualche secondo, a testa bassa, valutando le opzioni che aveva, ma senza avere la mente abbastanza lucida per farlo bene.

Alla fine si girò verso Theon, e gli si avvicinò.

L’uomo accennò un sorrisino, ma non disse niente, né si allontanò.

Mathi aveva giurato a sé stesso che si sarebbe tenuto lontano da quelle situazioni, ma quella notte sarebbe stata l’eccezione.

Aveva un vuoto enorme nel petto, un buco che aveva bisogno di colmare.

E una mente dai pensieri ingarbugliati che aveva bisogno di rischiarare.

Almeno per una notte.

-Tu hai già trovato altri programmi?- chiese, accennando un sorrisino e guardandolo dritto negli occhi.

-No, perché, qualche idea?- chiese Theon, allargando il sorrisino, e avvicinando il volto a quello di Mathi.

-Beh, potremmo uscire, bere qualcosa… casa mia è libera stanotte. Mia sorella dorme da un’amica- propose, in un sussurro.

Theon gli mise una mano sul fianco, e Mathi sobbalzò appena, dato che aveva fatto pressione proprio sulla zona doveva ancora aveva un livido. Theon sapeva perfettamente che lì c’era un ematoma, ma non tolse la mano, anzi, la premette maggiormente, e prese il volto di Mathi con quella libera.

-Mi sembra una prospettiva davvero interessante- commentò, annuendo appena, prima di separare le distanze tra di loro.

Mathi lo lasciò fare, chiudendo gli occhi e concentrandosi maggiormente sul dolore, molto più che sul bacio. Era un ottimo modo per distrarsi.

E per punirsi per ciò che stava facendo, e tutto quello che aveva fatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)
BUON SAN VALENTINO!! 

Ho una confessione da fare: una delle cose che trovavo più difficili da scrivere nel primo libro erano le interazioni Sonja/Max/Manny, in particolare la seconda coppia, perché avevo sempre problemi con i pronomi maschili per Manny, e questo ha tolto parecchie possibili scene di loro due durante la relazione Manny/Max.

Beh… sto recuperando parecchio con la Veromax allo scoperto.

Sono o non sono la coppia più stucchevole e diabetica dell’intero universo?! Li adoro!

E finalmente hanno lo spazio che non sono riuscita a dare loro nel primo libro. Dopotutto il Royal Wedding sarà il loro, sono un po’ i protagonisti della storia.

Anche se altre trame saranno ugualmente importanti. Alla fine sono tutti protagonisti.

E parlando anche di questi altri… 

La riunione del gruppo è andata… bene? Insomma, erano in pochi, inizia a sentirsi che sono passati anni e che ognuno di loro ha la sua vita personale e di coppia. Nel prossimo capitolo torneranno Clover e Diego, non vi preoccupate. 

Felix e Mirren non hanno ancora chiarito (ovvio, mica possono farlo off-screen!) e Amabelle sembra aver accusato molto di più di Petra il loro litigio, anche se sia io che Petra pensiamo che ci sia molto di più sotto.

E Mathi… uh, Mathi… eh… Mathi non sta bene psicologicamente. E ora che si è scoperto che Will è uscito, e sta puntando Denny, penso che sia davvero sull’orlo di un crollo nervoso.

Povero Mathi.

Mi sa che devo aumentare il rating di questa storia, comunque… affronterà temi molto più seri rispetto al prequel :-/

E a proposito di Mathenny… cercherò di non soffermarmici troppo, ma preparatevi a vederli con altre persone, in questa storia. Sono la coppia più incasinata di tutte. E, vi dico, sono la persona a cui più dispiace, ma è un male necessario per il lieto fine più lieto… si spera. 

Comunque non disperate. Adesso Mathi deve necessariamente incontrare Denny per avvertirlo riguardo a Will, quindi magari si vedranno presto :D

 

 

   
 
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