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Autore: AndyWin24    19/02/2023    5 recensioni
Una mattina Merlino trova per puro caso un vecchio libro di fiabe e, incuriosito, si mette a sfogliarlo. Così facendo, però, scatena involontariamente un potente sortilegio che colpisce Camelot e i suoi abitanti, trasformandoli nei personaggi delle storie narrate. Scoprirà ben presto che per far tornare tutto com’era prima esiste solo un modo: dare ad ognuno di loro il proprio lieto fine.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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… Lancillocchio

 
   Merlino si ridestò dal tavolo e si guardò intorno con frenesia, voltando gli occhi a sinistra e a destra.
   “Tutto bene, Merlino?”
   Di fronte a lui, seduta dall’altra parte del piccolo tavolo c’era sua madre, Hunith. Entrambi si trovavano nella loro casa a Ealdor.
   “Allora? C’è qualcosa che non va?”
   “N-no, madre.” rispose Merlino con aria spaesata “Credo di essermi distratto un attimo.”
   “Non mi sorprende.” disse la donna, riempendo due bicchieri con dell’acqua “Ultimamente stai lavorando troppo. Specialmente dopo quello che è successo…”
   Merlino annuì, accorgendosi solo in quel momento di avere davanti a sé una zuppa di verdure. Sentendo i morsi della fame, prese il cucchiaio poggiato nel piatto e lo portò alla bocca.
   Era successo di nuovo: Grimm, lo spirito del libro, lo aveva condotto in un’altra fiaba. Stavolta, però, era finito nel suo villaggio natale. Per un istante pensò a quanto fosse strano, dato che Ealdor non si trovava nel regno di Camelot. In teoria non avrebbe dovuto nemmeno essere vittima del sortilegio, ma, per quello che ne sapeva, l’incantesimo forse aveva colpito anche altre zone limitrofe. Ciononostante, era molto contento di rivedere sua madre, a cui non faceva visita da un po’. Il punto era che non ne poteva più di tutta quella situazione. Era stanco di dover portare il lieto fine a qualcuno, per poi doversi ripetere ancora… e ancora… e ancora. Doveva trovare una soluzione a quel problema. E in fretta, per giunta.
   Toc-Toc-Toc.
   Qualcuno bussò. Hunith fece per alzarsi, ma Merlino la precedette sul tempo.
   “Non preoccupatevi. Ci penso io.”
   Nell’aprire la porta, tuttavia, rimase impietrito.
   “Salve.” salutò un uomo dai capelli scuri “Non vorrei disturbare, ma sto cercando un ragazzo che abita da queste parti. Il suo nome è Merlino. Sapete dirmi dove posso trovarlo?”
   Hunith si avvicinò all’entrata e lo squadrò da capo a piedi.
   “Chi lo sta cercando?”
   “Chiedo scusa per non essermi presentato. Il mio nome è Lancillotto. Sono venuto a conoscenza dei fatti accaduti l’altra notte e avrei piacere di scambiare con lui qualche parola. Potete aiutarmi, per favore?”
   “Sono io la persona che cerchi.” rivelò Merlino.
   “Oh, bene.” disse Lancillotto con sorpresa “Quindi, mi concedete di entrare?”
   Hunith fece cenno di accomodarsi. Così, mentre gli altri due si sedevano, lei andò fuori con la scusa di controllare il bestiame, lasciandoli da soli.
   “Intanto, grazie per non avermi sbattuto la porta in faccia.” continuò Lancillotto con un mezzo sorriso “Non sareste stati i primi a farlo da quando sono arrivato qui, a Ealdor.”
   “Non c’è di che.” ribatté Merlino con un’espressione contenta. Erano anni che non vedeva il suo amico. Nonostante in quella storia fossero degli estranei, era bello poter parlare con lui anche solo per qualche minuto. Inoltre, non riusciva ancora a togliersi dalla mente il triste epilogo a cui era andato incontro nella realtà. “Allora, cosa vuoi sapere?”
   “Vorrei che mi parlassi di quello che è accaduto quattro notti fa.”
   A quel punto a Merlino prese il panico: cosa era successo quattro notti prima? Anche se viaggiava tra una fiaba e l’altra, non aveva ricordi di quel mondo precedenti alla sua “comparsa”. Quindi, non aveva la minima idea di cosa dire.
   “Non ne ha memoria.” rispose Hunith, appena rincasata. Nonostante i buoni propositi, evidentemente non era riuscita a lasciare il figlio da solo con quel forestiero.
   “Capisco.” commentò Lancillotto con una smorfia “È un vero peccato. Certo, comprendo che deve essere stato un terribile trauma, però speravo di ottenere almeno qualche risposta.”
   “Mi dispiace.” si scusò Merlino.
   “Non importa.” disse l’uomo, voltandosi verso Hunith “Voi, invece? Avete notato qualcosa quella notte?”
   La donna scosse la testa.
   “No, niente di diverso dal solito. Quella sera ero in casa a preparare la cena. Merlino, invece, era andato con Will ad aiutare un nostro vicino, Matthew, a far partorire una mucca. Sapevo che avrebbe tardato, ma… di certo non mi aspettavo quello che poi è successo…”
   Hunith si portò una mano alla bocca con le lacrime agli occhi. Merlino tentò di confortarla, accarezzandole la schiena. Ovviamente non sapeva perché fosse sconvolta, ma non gli piaceva vederla in quello stato. “Cosa diamine è successo quella notte?” pensò.
   “Vi chiedo scusa per avervi rattristata. Non dovete dire altro se non ve la sentite.”
   “Perché siete venuto qui?” chiese Hunith, guardandolo tutto ad un tratto con diffidenza.
   Lancillotto si prese una lunga pausa prima di rispondere.
   “Sono un cacciatore di taglie. Il caso che si è verificato qui l’altra notte non è isolato. Il responsabile è quasi certamente un nemico del regno di Camelot e del suo re, Artù Pendragon. Sono molti anni che gli do la caccia e ho giurato che avrei posto fine ai suoi crimini, anche se finora invano, purtroppo.”
   “Quindi, volevi parlare con me per avere la certezza che il criminale che stavi inseguendo fosse lo stesso che si è avventurato qui, a Ealdor?”
   “Esatto, Merlino, è proprio così. Quando mi è giunta voce che l’altro ragazzo, Will, era stato assassinato e che alcuni viandanti avevano notato un losco figuro col cappuccio nero lasciare il villaggio, non ho potuto evitare di venire qui a cercare qualsiasi indizio che mi conducesse a lui.”
   A Merlino mancò per un attimo il fiato. Will, il suo amico Will, era morto. Anche fuori dal sortilegio, molti anni prima, era andato incontro allo stesso terribile destino; nonostante questo, gli faceva male ugualmente constatare che lì non era cambiato niente.
   “Merlino e Will stavano tornando da casa di Matthew quando, all’improvviso, sono stati aggrediti da quell’uomo.” raccontò Hunith con voce provata, ma anche titubante “Mio figlio si è salvato solo perché…”
   “Perché?”
   “… perché alcuni paesani hanno sentito le urla del povero Will nella notte e sono accorsi in aiuto.” concluse la donna contrariata e sbrigativa “Ora, se volete scusarci, dovremmo finire di cenare. Non credo che abbiamo altro da aggiungere che possa aiutarvi.”
   Lancillotto annuì con una smorfia intristita, poi fece per alzarsi.
   “Ma certo. Vi ringrazio per la vostra disponibilità. Ora, è tempo che mi rimetta in cammino.”
   Quando però era sul punto di prendere l’uscita, Merlino lo fermò.
   “Aspetta!” esclamò concitato “Madre, vi prego lasciatemi un momento da solo con lui.”
   Hunith lo guardò apprensiva.
   “Non mi sembra il caso, Merlino…”
   “Non temete, madre. So quel che faccio. Abbiate fiducia in me.”
    La donna sembrò sul punto di controbattere, poi però annuì.
   “Va bene. Come vuoi.” disse, andando in un’altra stanza.
   “Perché mi hai fermato?” chiese Lancillotto confuso “Ti sei ricordato qualcosa e non vuoi far preoccupare tua madre?”
   “No. In realtà, volevo sapere una cosa da te.”
   “Che cosa?”
   “Dimmi la verità. C’era qualcos’altro che stavi per chiedermi prima, non è vero?”
   Lancillotto lo fissò accigliato.
   “Sì. Ma, alla fine, non me la sono sentita. Tua madre era molto agitata…”
   “Adesso siamo soli, però. Coraggio, chiedimelo ora.”
   “…Va bene. L’uomo che sto inseguendo è un criminale molto pericoloso, un fuorilegge senza alcuno scrupolo. Viene chiamato in vari modi, anche se il più comune è “Monstro”, tanto è brutta la sua fama. Come ti ho già detto, sono molti anni che lo cerco per portarlo davanti alla giustizia. In un tutto questo tempo, neanche una volta è accaduto che qualcuno sia sopravvissuto ad un suo attacco. Mai. Eppure, non so in che modo, ma tu ce l’hai fatta.”
   Merlino annuì.
   “Così sembra. E allora?”
   “Allora, voglio il tuo aiuto.” disse Lancillotto sicuro di sé “Non capisco perché tu sia diverso dagli altri, ma ti garantisco che c’è un motivo se tu sei riuscito a sopravvivere e loro no. Quello che voglio chiederti è di aiutarmi a trovarlo. Non so ancora come, ma non ho alcun dubbio che insieme possiamo farcela. Che ne dici?”
   Merlino tentennò un attimo. Sapeva che la scelta che stava per fare era quella che Grimm si aspettava da lui, ma non era questo l’importante. Non lo faceva di certo per lui. Lo faceva perché non poteva dire di no al suo amico e, soprattutto, perché in ogni mondo possibile non avrebbe mai voltato le spalle a qualcuno che avesse avuto bisogno del suo aiuto. Quindi, allungo la mano e la strinse a quella di Lancillotto.
   “Va bene. Ci sto.”
 
***
 
   “Ecco a voi.”
   Una donna posò due boccali sul tavolo a cui erano seduti Merlino e Lancillotto.
   “Pensi che si farà vedere? È in ritardo.”
   “Contaci. Lo conosco abbastanza da sapere che non perderà l’occasione di guadagnare qualche soldo in più così facilmente.”
   Dopo aver spiegato la situazione ad Hunith ed averla convinta che era molto importante per lui aiutare Lancillotto, Merlino era partito con l’uomo alla volta di Camelot. Durante il viaggio, però, avevano fatto una breve sosta in una taverna locale.
   “Eccolo.”
   Un tipo dall’aria trasandata si avvicinò al tavolo, sedendosi di fronte a Lancillotto.
   “Bene, bene, bene! Lancillotto! È da molto che non ti si vede in giro! Non dopo che Lucignolo…” esordì, facendo una pausa mentre distoglieva lo sguardo “Beh, comunque, ho sentito che mi cercavi.”
   “Sì, Kendrick. Mi è giunta voce che hai un’informazione di cui ho bisogno.”
   “E sarebbe?”
   Lancillotto gli lanciò davanti un sacchetto. A giudicare dal tintinnio che fece una volta caduto sul tavolo, al suo interno dovevano esserci parecchie monete.
   “Si dice in giro che sai dove si trova Monstro. È così?”
   Kendrick sgranò gli occhi per un lungo istante, poi fece per andarsene, ma Lancillotto lo bloccò subito, prendendolo per un braccio.
   “Stai seduto.”
   “Tu sei fuori di testa se credi che dirò qualcosa! Non voglio morire così giovane!”
   “Credo che tu non abbia capito il punto, Kendirck.” disse Lancillotto, mettendo sul tavolo anche un pugnale “O prendi il denaro e mi dici quello che sai, oppure puoi alzarti ed andare via, ma con questo conficcato nella schiena. Decidi tu.”
   Kendrick si asciugò la fronte sudata con la manica.
   “Se te lo dico, morirò in ogni caso!”
   “Come vuoi…” ribatté Lancillotto, allungando la mano verso il pugnale.
   “Aspetta!”
   Il cacciatore ritrasse il braccio.
   “Però, tu da me non hai saputo niente. Siamo intesi?”
   Lancillotto annuì. Kendrick, invece, si bagnò le labbra con la lingua e si guardò intorno per accertarsi di non essere ascoltato da nessun altro.
   “Io non l’ho mai incontrato di persona e non posso dirti molto su di lui, ma ho sentito che da un po’ di tempo lavora per qualcuno che io e te conosciamo bene.”
   “Chi?”
   “Hengist…” rispose l’uomo impaurito “Si dice che lui sappia chi sia in realtà e che abbiano degli affari molto grossi in sospeso. Ma non so altro, te lo assicuro.”
   Lancillotto lo fissò come interdetto per qualche secondo, poi ripose il pugnale nel fodero.
   “Vai! Ma se scopro che mi hai mentito… ti verrò a cercare di nuovo. In quel caso, però, non sarò così collaborativo.”
   Kendrick annuì frettolosamente e corse via, inciampando anche con la sedia su cui era seduto.
   “Quell’uomo aveva paura di te.” constatò Merlino, dopo un po’ che non aveva aperto bocca.
   “Sì. Il cacciatore di taglie è un lavoro difficile e pericoloso. Persone come lui non sanno cosa sia il rispetto, quindi per evitare ritorsioni devi infondergli paura. Non c’è altro modo per tenerli al loro posto.”
   Il giovane mago annuì pensieroso. L’uomo che aveva di fronte era molto simile al Lancillotto che conosceva, però alcuni tratti della sua personalità sembravano più duri. Del resto, in quella realtà non era mai diventato un cavaliere di Artù. Al contrario, sembrava aver vissuto una vita ben più difficile.
   “Chi è Lucignolo?”
   “Nessuno.” rispose secco Lancillotto “Solo un tizio con cui un tempo lavoravo.”
   “Se lo dici tu. Comunque, ci tieni molto a trovare questo Monstro. Non è così?”
   “Sì. E non mi fermerò finché non l’avrò stanato. Deve pagare per tutti i suoi crimini efferati, compreso l’assassinio del tuo amico Will.”
   “Già.” convenne Merlino “Ma credo che ci sia un altro motivo per cui ne sei così ossessionato. Qualcosa di personale…”
   Lancillotto si alzò di scatto dalla sedia.
   “Basta perdere tempo. Adesso che conosciamo la nostra prossima meta, propongo di muoverci.”
   Merlino lo seguì fuori dalla taverna con passo svelto.
   “Andiamo da questo Hengist, quindi?”
   “Sì. È un osso duro, ma io so come prenderlo, non temere. Se sa qualcosa, lo scopriremo.”
 
***
 
   Dopo un tanto lungo quanto silenzioso viaggio fino ai confini tra Camelot e Mercia, Merlino e Lancillotto si fermarono nei pressi di un imponente castello. Tuttavia, anziché incamminarsi subito verso il grosso portone malmesso all’entrata, i due si nascosero per bene in una piccola zona verdeggiante al limitare della fortezza.
   “Perché siamo venuti qui?” chiese il mago, smontando da cavallo.
   “Perché ho un piano.” rispose il cacciatore, imitandolo.
   “Sicuro che sai quello fai?” domandò ancora Merlino, passando all’altro la borraccia appena presa dalla sacca che aveva in spalla.
   “Non ti preoccupare.” lo rassicurò Lancillotto dopo aver bevuto avidamente ed essersi dissetato a sufficienza “Conosco bene Hengist. È tutt’altro che un brav’uomo, ma non dovremmo avere problemi se riuscirò a parlare con lui faccia a faccia.”
   Merlino si accigliò.
   ““Dovremmo” hai detto?”
   “Lascia fare a me.” disse Lancillotto sbrigativo, cercando di chiudere la questione.
   “Almeno dimmi cos’hai in mente! Non sono venuto con te solo per portarti l’acqua!”
   Il cacciatore lo fissò per un breve attimo, poi annuì.
   “Hai ragione, scusa. È che sono abituato a stare da solo. Comunque, se proprio vuoi saperlo, attendiamo che arrivi l’ora di pranzo.”
   “L’ora di pranzo?”
   “Sì. Ad Hengist non piace avere i suoi uomini intorno mentre mangia, così li manda via, tenendone solo qualcuno di vedetta. Noi entreremo nel castello esattamente in quel momento.”
   “Aspetta.” intervenne Merlino confuso “Hai detto “entreremo”, ma volevi dire “ci intrufoleremo”, giusto?”
   Lancillotto gli sorrise in risposta.
   “Non preoccuparti. Ti ho già detto che so come prendere quel balordo. Devi solo fidarti di me. Intesi?”
   Il mago lo guardò poco convinto, poi però sbuffò un sì forzato. Il piano che l’amico aveva in mente non gli piaceva per niente.
 
***

   Quando il sole fu nel punto più alto del cielo, Lancillotto e Merlino si avviarono con decisione verso l’entrata del castello. Ovviamente, essendosi palesati in quel modo, non poterono passare che pochi attimi prima di essere avvistati da due guardie, che andarono loro incontro con le spade sguainate.
   “Fermi lì!”
   “Calma.” ribatté Lancillotto, portando la mano destra sul fianco, proprio dove poggiava il fodero dell’arma “Siamo qui per parlare con Hengist.”
   Uno dei due uomini sgranò bene gli occhi, quasi incredulo.
   “Lancillotto! Cosa ci fai qui?!”
   “Come ti ho già detto, devo parlare col vostro capo.”
   “Lui non vuole vederti! E credimi quando ti dico che non lo vuoi neanche tu.”
   Lancillotto estrasse d’improvviso la spada e lo colpì con un attacco fulmineo, disarmandolo. L’altro tirapiedi, rimasto in un primo momento interdetto, gli andò subito contro. Ma anche lui si ritrovò ben presto a terra e inerme di fronte al cacciatore.
   “Cercherò di essere più chiaro! Se non volete farvi male sul serio, portatemi da Hengist… adesso!” esclamò Lancillotto adirato, ma deciso.
   Le due guardie, intimorite, annuirono velocemente e gli fecero strada. Merlino si accodò al gruppo, affiancando l’amico mentre varcava l’entrata del castello. Fin da subito avvertì una specie di brivido lungo la schiena. “È stato troppo facile!” pensò allarmato, mentre percorreva un lungo corridoio dal pavimento in pietra, pieno di pagliericcio tanto sporco quanto fetido. Sebbene si volesse definire “castello” un posto come quello, non poteva minimamente essere paragonato alla fortezza che vantava Camelot.
   “Ci siamo.” annunciò all’improvviso uno dei due uomini, prima di oltrepassare un grosso portone con un’anta mancante che conduceva ad una grande sala illuminata.
   “Capo, hai visite.”
   Un uomo di mezza età era seduto davanti ad una tavola imbandita con i cibi più disparati. A quelle parole, alzò la testa dal piatto, fissando con sconcerto le persone che aveva davanti.
   “Che mi venga un colpo!” esclamò con la bocca piena “Come sei entrato?”
   “Bentrovato, Hengist!” lo salutò Lancillotto con ironia, facendosi avanti “Nonostante sia passato del tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, posso constatare che non hai cambiato abitudini. Non ti piace proprio mangiare in compagnia! Solo due guardie all’entrata ed altre due dentro. Un po’ poco per un tipo pieno di nemici come te.”
   In quel preciso istante, gli unici due uomini armati, posti ai lati della stanza, gli si fiondarono addosso. Lui, però, li mise fuorigioco in un baleno, senza neanche estrarre la spada.
   “Brutto farabutto! Cosa ci fai qui?!”
   “Ho bisogno di un’informazione. Non preoccuparti, non ci vorrà molto.”
   “Che genere di informazione?” domandò Hengist, afferrando una coscia di pollo dal piatto e dandogli un grosso morso. Malgrado il trambusto che si era creato, l’uomo era rimasto composto a mangiare, suscitando una brutta sensazione in Merlino, che nel frattempo si limitava ad osservare la scena in disparte.
   “Mi è giunta voce che Monstro lavora per te. È la verità?”
   L’uomo bevve un lungo sorso dal calice, poi emise un rutto roboante.
   “E se anche fosse?”
   “Voglio che tu mi dica dove si trova, in nome dei vecchi tempi.” rispose Lancillotto, puntandogli d’improvviso la sua spada alla gola.
   In quel momento, però, una decina di tirapiedi di Hengist fecero il loro ingresso e lo accerchiarono. Furono talmente rapidi che Lancillotto si ritrovò sbigottito ad osservarli senza avere il minimo tempo di reazione.
   “Come vedi, ti sbagli! Sono cambiate molte cose da quando te ne sei andato. Ora, toglimi di dosso quella ferraglia o dovrai vedertela con i miei uomini!”
   “Maledizione!” esclamò furibondo il cacciatore mentre si trovava costretto ad abbassare l’arma.
   “Portate il traditore ed il suo amico nelle segrete.”
   “Non è finita qui, Hengist!” urlò Lancillotto mentre veniva afferrato e portato via “Te la farò pagare cara! Allora sì che parlerai!”
   L’uomo gli lanciò contro la coscia mangiucchiata, colpendolo sul petto.
   “Taci, traditore che non sei altro! Preferirei mangiare del fuoco piuttosto che darti quello che vuoi! A pagare non sarai altro che tu!”
   Come Lancillotto, anche Merlino venne catturato e trascinato via dagli uomini di Hengist. Nonostante la situazione, convenne che fosse più saggio non utilizzare i suoi poteri magici. La vicenda era tutt’altro che chiara e non voleva complicarla ulteriormente prima di averci visto giusto.
   “Ti caccerò la verità dalla bocca, Hengist! Che tu lo voglia o no!”
   “Non ti affaticare inutilmente. Piuttosto, è meglio se risparmi le energie. Perché stasera tu ed il tuo amichetto ci intratterrete a dovere… in nome dei vecchi tempi. La gabbia vi aspetta!”
   Lancillotto, a quel punto, abbassò la testa sconsolato. Il suo piano di cogliere Hengist di sorpresa e di fargli rivelare tutte le informazioni in suo possesso su Monstro era miseramente fallito.
   “Per fortuna sapevi come prenderlo…” commentò Merlino, facendo una smorfia.
 
***
 
   La porta della cella si chiuse con un tonfo, generando un forte rumore stridulo che riecheggiò nel piccolo spazio in cui Lancillotto e Merlino erano stati rinchiusi. Mentre il primo dei due prese subito posto in silenzio sopra una specie di branda putrida e lercia, l’altro si sedette a terra in un angolo. Il suo sguardo percorse da lato a lato la stanza fino a soffermarsi alla sua sinistra, dove riposava un altro prigioniero in una sorta di giaciglio improvvisato. Un manto lo copriva da capo a piedi ma poteva osservare come questo si alzasse e abbassasse a ritmo del suo respiro.
   “Scusa… ho combinato un disastro.”
   Lancillotto lo fissò con un’espressione straziata. Era conscio che l’eccessiva sicurezza che aveva avuto li aveva fatti finire in quella prigione, con la loro vita che adesso era appesa ad un filo.
   “Non fa niente. Ci inventeremo qualcosa.”
   “E cosa?” chiese il cacciatore “Siamo in trappola!”
   Merlino scosse il capo, senza rispondere. Non lo sapeva. Non poteva saperlo, d’altronde. L’unica certezza che aveva in merito a quella fiaba era che sembrava completamente diversa dalle altre in cui era stato “mandato” finora dallo spirito del libro. In un primo momento si era anche convinto che il lieto fine di quella storia fosse trovare “Monstro”, il criminale ricercato e colpevole di innumerevoli morti, tra cui quella di Will. Ma, in quel preciso istante, non ne era più sicuro. La vicenda lo aveva portato in viaggio con Lancillotto alla sua ricerca, ma la situazione si era fatta molto brutta.
   “Come mai quel tipo c’è l’ha con te?” domandò d’un tratto Merlino.
   “Un tempo lavoravo per lui. Io non avevo di che vivere e lui pagava bene, perciò all’epoca mi sembrò l’unica scelta possibile. Riuscivo a vedere solo i vantaggi che quella vita poteva offrirmi. Ricordo che avevo l’impressione di vivere in un villaggio pieno zeppo di balocchi, per dirla tutta.”
   “Poi cosa accadde?”
   “Un giorno, io ed il mio amico Lucignolo…”
   “Lo stesso che ha menzionato quell’uomo alla taverna?”
   “Sì, lui. Insomma, ci conoscevamo da poco tempo, ma diventammo subito grandi amici. Lavoravamo tutti e due per Hengist, questo almeno finché un giorno non fummo assegnati come diversivo per rubare un carico di merci piuttosto pregiate, destinato direttamente al re di Nemeth.”
   “Perché? Che successe?”
   Lancillotto batté un pugno sulla panca.
   “Il carro era ben sorvegliato, così ci ritrovammo attaccati da oltre una dozzina di uomini armati. Io ebbi salva la vita, ma Lucignolo non fu altrettanto fortunato…”
   Merlino abbassò la testa sconfortato.
   “Mi dispiace.”
   “Hengist ci mandò a morire, pur di intercettare quel carico. Ma non potevo certo prendermela con lui per essere un brigante. Quello lo sapevo anche prima. L’unica cosa che capii è che noi, i suoi tirapiedi, non eravamo dei privilegiati, bensì degli asini al suo servizio. Così, decisi che era meglio stare per conto mio piuttosto che con dei farabutti come lui. Fu in quel preciso momento che incominciai la mia vita come cacciatore di taglie.”
   “E fu così che iniziasti a metterti sulle tracce di Monstro, dico bene?”
   “…Sì. Più o meno.”
   “Ma perché vuoi catturarlo ad ogni costo?” domandò Merlino accigliato.
   “Perché… voglio che paghi per i suoi crimini…” rispose Lancillotto, tentennando.
   Il mago fece una smorfia.
   “Io intendo il “vero” motivo per cui gli dai la caccia. Non può essere che tu ne sia così ossessionato senza che ci sia altro oltre a questo.”
   “…È… complicato…”
   “Beh, abbiamo tempo, mi sembra.” ribatté Merlino, allargando le braccia ed indicando le quattro pareti anguste.
   Lancillotto abbassò gli occhi e serrò il pugno.
   “Ho fatto un errore, tempo fa… Un errore che ha permesso a Monstro di vagare libero per queste terre.”
   “Che genere di errore?”
   “Uno molto grave…” “Credimi… è meglio se non sai altro…”
   L’uomo si mise le mani tra i capelli, sconvolto.
   “E quindi, adesso, che fai? Ti disperi?” chiese Merlino con severità.
   “Non capisci! È mia la colpa delle sue terribili azioni! Finché non riuscirò a fermarlo non potrò sentirmi in pace con me stesso!”
   “Allora pensiamo a come uscire da qui, prima che sia troppo tardi.” propose il mago, alzandosi “Non siamo ancora morti, quindi abbiamo una speranza. Non arrendiamoci senza averci nemmeno provato. Ci sarà un modo per evadere da questo posto, no?”
   Lancillotto sorrise amaramente.
   “Non credo proprio. Hengist è un balordo, ma ha dei… metodi piuttosto efficaci per imprigionare, torturare e alla fine uccidere le sue vittime. Ha detto che stasera dovremo combattere nella gabbia e non c’è modo di salvarsi da quello che c’è là dentro. Fidati, è impossibile.”
   “Povero idiota!”
   Di fianco ai due, l’altro prigioniero scostò la coperta e si mise a sedere.
   “È incredibile come ci si possa convincere di una cosa a tal punto da farla sembrare vera!” esclamò l’uomo con un ghigno beffardo sul volto. Un volto, tra l’altro, che Merlino conosceva abbastanza bene.
   “Che vuoi dire?” chiese Lancillotto sorpreso da quell’entrata in scena.
   “Che sbagli se credi di non poter scappare.”
   “Tu conosci un modo?” domandò Merlino, curioso.
   L’uomo si mise in piedi e andò a controllare se fuori dalla cella ci fosse qualche guardia in ascolto. Poi, si rivolse agli altri due.
   “Sì, ma ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a metterlo in atto. Qualcuno come voi due, per esempio.”
   “Non sappiamo neanche chi sei e perché sei qui.” commentò Lancillotto diffidente “Non vedo il motivo per cui dovremmo fidarci di te.”
   “Chi io sia non vi serve saperlo e non vi riguarda. Sono qui, invece, solo perché ad Hengist piace fare debiti e poi non pagarli. Preferisce rinchiudere il suo creditore piuttosto che dargli quello che gli spetta.”
   “Un momento!” esclamò il cacciatore “Io ti ho già visto in passato. Tu sei Tristano, il contrabbandiere da cui si rifornisce Hengist, dico bene?”
   “Oh, ti sei ricordato di me! Mi esulta il cuore dalla gioia!” ribatté l’uomo sarcastico “Non credevo che fossi un sentimentale! Del resto, da come piagnucolavi poco fa non deve essere rimasto molto del grande cacciatore di taglie di cui si parla in giro.”
   “Piantatela di punzecchiarvi!” intervenne Merlino sbrigativo “Allora, è vero che sai come possiamo andarcene da qui?”
   L’uomo sbatté le braccia, spazientito.
   “Hai una voce acuta e fastidiosa come quella di un grillo parlante, ma almeno sei intraprendente. Questo te lo riconosco, ragazzo. Come ti ho già detto, sì, conosco un modo. Ma devo capire se volete darmi una mano a metterlo in pratica. Quindi, rispondetemi: ci state o no?”
   Lancillotto incrociò lo sguardo di Merlino, che annuì convinto. Poi, si voltò verso l’altro prigioniero.
   “D’accordo, dicci il piano.”
 
***
 
   Merlino, Lancillotto e Tristano vennero prelevati dalla loro cella poco prima che facesse buio ed accompagnati in un’ampia sala, dove Hengist e molti altri uomini avevano preso posto, seduti di fronte ad un lungo tavolo. Un angolo della stanza, però, era completamente sbarrato da dei pioli di metallo messi insieme a formare una prigione.
   “Dentro!” esclamò la guardia che li spintonava oltre l’unica porta che fungeva d’accesso “Non fate storie!”
   “Hengist, non credevo che saresti sceso così in basso!”
   L’uomo si alzò dal tavolo ed andò vicino alle sbarre.
   “Questa è la fine che fanno i traditori. Me la godrò per bene, stanne certo! Ti pentirai di essertene andato!” disse poi, ritornando a sedere “Liberate il Wilddeoren!”
   Di colpo, una grata sul muro adiacente alla gabbia iniziò ad alzarsi, rivelando un passaggio nascosto simile ad un buco. Da lì, rimbombarono diversi rumori tutti insieme, uno dei quali risuonò come un verso agghiacciante e sgradevole.
   “Wilddeoren”. Merlino ebbe un brivido nel sentir pronunciare quella parola. Già in passato aveva affrontato una creatura come quella e non aveva affatto voglia di ripetere quell’esperienza.
   “Mettetevi in posizione!” sussurrò concitato Tristano a lui e a Lancillotto.
   Tutti e tre serrarono le dita sulle spade di legno dategli da uno dei tirapiedi di Hengist. Le armi erano alquanto leggere e piuttosto grezze, ma erano anche l’unico mezzo di difesa su cui potevano contare per contrastare l’essere che stava per sbucare da quel tunnel nel muro. Dopo pochi secondi, infatti, una specie di enorme topo, molto simile ad una talpa, oltrepassò di corsa il buco e si mostrò in tutta la sua stazza.
   “Acc…!”
   Merlino sembrò non riuscire a trattenere un sussultò ed un mezzo urlo che però Lancillotto bloccò, mettendogli una mano sulla bocca. Come ormai aveva imparato, suo malgrado, i Wilddeoren erano animali ciechi, ma avevano comunque un udito ed un olfatto incredibilmente sviluppati, motivo per cui ogni minimo rumore poteva risultare fatale.
   “Di qua!” gridò uno degli sgherri di Hengist, attirando l’attenzione del Wilddeoren verso i tre prigionieri e vanificando i loro sforzi di rimanere in silenzio. La bestia, difatti, si mosse verso di loro a grande velocità.
   “Ci penso io!” esclamò Lancillotto andandole incontro “Voi state indietro!”
   Il cacciatore fece così uno scatto repentino in avanti, colpendo con la spada un fianco della creatura. L’attacco sembrò non scalfirla minimamente, ma riuscì a sorprenderla a tal punto da farle cambiare bersaglio.
   “Ci hai detto che ti serviva che guadagnassimo del tempo perché da solo non ce la facevi a tenere a bada il Wilddeoren! Ma di quanto tempo stiamo parlando, di preciso?!” chiese Merlino impaziente, rivolto verso Tristano.
   “Te l’ho già spiegato!” ribatté l’uomo “Dovrebbero bastare alcuni minuti, abbastanza perché il piano possa compiersi.”
   Mentre i due discutevano, Lancillotto, nel frattempo, respingeva come poteva le zampate del Wilddeoren che si facevano man a mano sempre più insistenti. Dopo diversi tentativi andati quasi a segno, Merlino decise di buttarsi anche lui nella mischia e gli si parò davanti, menandogli un fendente sul dorso. La bestia, in tutta risposta, si girò di scatto e gli assestò un colpo di coda in pieno petto che lo scaraventò contro le sbarre di ferro. Ma, non soddisfatta del risultato, gli si fiondò ancora contro, con tutta l’intenzione di finirlo. A quel punto, il ragazzo, preso dal panico, stava per usare i suoi poteri per respingerla, quando Tristano lo precedette sul tempo, allontanando il Wilddeoren di lato.
   “Grazie.” disse Merlino, stupito da quell’intervento.
   “Lascia stare. Ho detto che saremmo usciti vivi da qui tutti e tre e sono un uomo di parola. Per il lavoro che faccio, la reputazione è tutto.”
   Intanto, sfruttando il momento di distrazione, Lancillotto si gettò con un salto sopra la creatura. Questa, però, iniziò a dimenarsi in maniera forsennata, impedendo al cacciatore di provare anche solo a sferrare un attacco.
   “Blinnath ammittan!” sussurrò Merlino, senza che né Tristano e Lancillotto né nessun altro “spettatore” nella stanza potesse riuscire a sentire.
   Il Wilddeoren perse l’equilibrio, fino a cadere a terra. Vani furono i tentativi di tirarsi su, con le zampe che continuavano ad inciampare su se stesse. A quel punto, però, Lancillotto ne approfittò ed assestò un fendente preciso sul naso della bestia, che sbraitò a più non posso per il dolore. In quel preciso istante, accadde anche qualcos’altro di inaspettato: una specie di luce abbagliante illuminò l’intera stanza, con gran stupore dei presenti, Hengist compreso.
   “Che accidenti succede?!”
   D’improvviso, delle fiamme si fecero strada lungo la sala, facendo presa sul pagliericcio nel terreno, che andò a fuoco. Le grida degli uomini in fuga coprirono i lamenti del Wilddeoren, mentre una donna si avvicinò con fare concitato alla porticina della gabbia.
   “Isotta! Finalmente!” esclamò Tristano, afferrandole una mano tra le sbarre.
   “Scusa il ritardo. Ci ho messo un po’ per prendere questa.”
   Così dicendo, inserì una grossa chiave arrugginita nella serratura, sbloccandola e liberando i tre prigionieri, che uscirono di corsa. Il Wilddeoren, ripresosi, li inseguì fino a scontrarsi con l’apertura troppo piccola affinché riuscisse a passarvi.
   “Per un pelo!” sbottò Merlino, asciugandosi la fronte.
   Intanto, Tristano prese tra le sue braccia Isotta e la strinse forte a sé.
   “Quanto mi sei mancata!” disse con preoccupazione.
   “Anche tu.” ribatté lei, accarezzandogli il viso “Sono contenta di vedere che sei sano e salvo.”
   “Ma certo che è così! Non capisco come Hengist possa aver anche solo pensato di fregarci! Noi siamo “Tristano e Isotta”: astuti come un gatto e furbi come una volpe! Nessuno può niente contro di noi!” affermò l’uomo, sorridendo.
   Nel frattempo, Lancillotto si andò a sincerare delle condizioni di Merlino.
   “Tutto bene?”
   “Sì. O almeno credo.”
   A quel punto, il cacciatore posò una mano sulla sua spalla.
   “Comunque, volevo ringraziarti. Senza di te non ce l’avrei fatta.”
   “Che dici? Non ho fatto niente, a parte essere spintonato qua e là da quella specie di topo troppo cresciuto.”
   “No.” insistette Lancillotto “Intendevo quando hai usato la magia per fermare il Wilddeoren. Stavo per essere disarcionato, ma poi l’hai fatto cadere.”
   Merlino scosse il capo con vigore.
   “No! Ti sbagli! Io non ho fatto niente del genere! Figurati se ho dei poteri magici!”
   “Merlino, non mentirmi. “Blinnath ammittan”. Ho sentito quando l’hai pronunciato.”
   Il mago lo fissò negli occhi, ricordando quando anche il “vero” Lancillotto lo aveva scoperto ad usare un incantesimo. Come allora, sembrava che non avesse cattivi pensieri riguardo alla sua magia. Così, non poté che emettere un piccolo sospiro di sollievo.
   “E… non hai paura… di me?”
   “No. Fidati, in passato ho conosciuto diversi stregoni malvagi e tu non gli somigli per niente.”
   Merlino annuì rincuorato, notando solo in quel momento che Tristano e Isotta erano già spariti nel tumulto che si era creato. Hengist, invece, sembrava intento a scappare verso l’uscita, spintonando i suoi uomini uno ad uno nel tentativo di riuscirci. Quando Lancillotto lo vide, gli andò subito incontro, colpendolo con un pugno.
   “Dimmi dov’è Monstro!” tuonò con veemenza, puntandogli alla gola la spada di legno.
   “Fermati! Non faresti del male a chi ti ha dato da vivere per così tanti anni, dico bene?”
   “Dici male! Tu volevi darmi in pasto a quella bestia, non vedo perché a questo punto dovrei farmi degli scrupoli! Adesso, rispondi! Dove si trova Monstro?”
   Hengist deglutì, paralizzato dal terrore. Poi, annuì.
   “Non so dove sia di preciso. Non lo dice mai a nessuno. Con quel suo cappuccio, non si fa mai vedere neanche in volto. Ma, l’ultima volta che ci ho parlato, giorni fa, mi ha detto che era a caccia di Sidhe. Non so altro, lo giuro!”
   Lancillotto serrò la punta dell’arma ancora di più verso la gola dell’uomo, premendo al punto tale da fargli uscire qualche goccia di sangue.
   “Non ti credo! Dimmi dov’è!”
   Merlino lo prese per un braccio.
   “Aspetta. Forse so io dove si trova.”
   Il cacciatore lo guardò stupito.
   “Sei sicuro?”
   “Sì. C’è solo un posto, non lontano da qui, in cui si dice vivano gli Sidhe. Se vuoi andarci, conosco la strada.”
   Lancillotto diede un colpo d’elsa ad Hengist, scaraventandolo a terra.
   “Allora, cosa stiamo aspettando? Andiamo e facciamola finita una volta per tutte!”
 
***
 
   Con il castello di Hengist alle spalle, Merlino e Lancillotto si rimisero di nuovo in marcia, cavalcando senza sosta alla volta del regno di Camelot. La vicenda appena trascorsa li aveva scossi molto entrambi, ma, nonostante tutto, non sembrava averli fiaccati minimamente nello spirito. Difatti, neanche l’ennesimo cammino impervio riuscì a rallentare la loro avanzata che ormai li vedeva quasi giunti a destinazione.
   “Sei stato silenzioso per tutto il tragitto.” commentò Merlino preoccupato, mentre osservava con cautela il paesaggio boschivo che li circondava.
   “Questo perché devo prepararmi mentalmente allo scontro.” spiegò Lancillotto, fissando anche lui i dintorni con accortezza “Un buon cacciatore di taglie scova l’obiettivo e lo cattura, ma uno eccellente calcola ogni possibile complicazione e la neutralizza prima che questa si presenti.”
   Merlino annuì poco convinto. Secondo lui, il suo compagno di viaggio stava pensando a tutt’altro, ma non insistette oltre per non farlo agitare inutilmente.
   “Ci siamo.” annunciò poi, indicando davanti a sé.
   All’orizzonte comparve ben visibile ai due un grande e maestoso lago, illuminato parzialmente dalla flebile luce della luna: il Lago di Avalon, la casa degli Sidhe.
   “Bene.” disse Lancillotto, smontando da cavallo in tutta fretta e dirigendosi a passo felpato verso un grosso albero alla sua sinistra.
   Merlino lo seguì a ruota, scrutando nel frattempo l’area circostante. Dopo un breve sguardo, notò subito un individuo coperto con un mantello ed un piccolo cappuccio scuro afferrare con la mano destra una specie di luce azzurrina.
   “Eccolo!” esclamò il cacciatore con rabbia, intento ad andargli incontro.
   “Aspetta!” gli sussurrò Merlino di fianco “Prima di affrontarlo, calmati e riprendi il controllo delle tue emozioni. Se è pericoloso come dicono, non puoi commettere errori così sciocchi.”
   Lancillotto annuì, chiudendo gli occhi e facendo un lungo e profondo respiro. Poi, si fece avanti.
   “Ben arrivati.” li accolse prontamente Monstro mentre dava loro le spalle, facendo gesto al cacciatore di avvicinarsi “Cosa stai aspettando? Vieni più vicino.”
   “Come sapevi che ero qui?” chiese Lancillotto sorpreso.
   Una risata squarciò il silenzio della notte. La mano di Monstro si strinse a pugno, schiacciando la luce che teneva nel palmo.
   “Io so tutto di te.” disse, voltandosi verso l’altro uomo “So anche di quell’inutile mago che tenta di nascondersi alla mia vista.”
   A quel punto, anche Merlino decise di uscire allo scoperto, affiancando Lancillotto.
   “Non parlargli in questo modo! Lui è mio amico!” sbottò il cacciatore infuriato.
   “Non prenderti in giro. Tu non hai amici. Sei solo e sempre lo sarai. Del resto, io e te siamo uguali.”
   “No!” urlò Lancillotto “Io non sono come te!”
   “Ah, no?” domandò Monstro con ironia, avvicinandosi agli altri due. Quando fu a pochi passi da loro, abbassò il cappuccio che gli copriva il volto.
   Merlino trasalì.
   “Non può… essere…”
   Il viso del criminale che tanto avevano ricercato era identico a quello della persona che gli era di fianco.
   “Com’è possibile?” chiese il mago con assoluto stupore all’indirizzo di Lancillotto. Quest’ultimo, però, sembrò non avere la benché minima reazione “Tu lo sapevi già, non è così?”
   Il cacciatore annuì, abbassando la testa.
   “Sì. È dal principio che so come stanno le cose.”
   “Dal principio?”
   “Devi sapere, Merlino, che tempo fa, poco dopo aver lasciato Hengist e la sua banda ed essermi affermato come esperto cacciatore di taglie, commisi un terribile, terribile sbaglio. In un lampo di vanità e superbia, decisi fosse ora di mettermi in gioco con una sfida degna della fama che avevo guadagnato. Così, scelsi come mio obiettivo di caccia il nemico più temibile e pericoloso di tutto il regno di Camelot: la strega Morgana.”
   “Quindi era a lei che ti riferivi l’altro giorno, quando mi hai detto di aver già incontrato in passato una persona malvagia con dei poteri magici.” constatò Merlino, pensieroso.
   “Sì. Anni fa la sfidai, andandola a stanare direttamente nel suo covo. Un incredibile atto di stoltezza che pagai molto caro. Lo scontro durò solo pochi secondi, dimostrando la mia totale incapacità dovuta alla eccessiva presunzione che avevo accumulato nel tempo.”
   Lancillotto serrò i pugni dalla rabbia, poi cercò pian piano di calmarsi.
   “La strega, però, con mio grande stupore, non mi uccise, bensì mi fece suo prigioniero.” continuò a spiegare con voce tremante “Per giorni rimasi incatenato in una stanza buia e angusta, finché lei non mi legò ad un cavallo e mi portò sulla riva di un lago molto simile a questo, le cui acque però erano nere come la pece.”
   “Il lago di Nemhain.” disse Merlino, iniziando ad intuire cosa fosse successo.
   Nel suo mondo, era già accaduto qualcosa del genere. Con l’unica differenza che Lancillotto era morto tempo prima e Morgana aveva riportato in vita una copia, la sua “ombra”, secondo gli scritti di Gaius.
   “Esatto. Lì, mi costrinse ad immergermi nell’acqua. Poi, nell’istante stesso in cui io ne uscii, qualcun altro con le mie identiche sembianze riemerse insieme a me.”
   A quel punto, Lancillotto smise di parlare e si voltò verso Monstro.
   “Te l’ho detto.” intervenne quest’ultimo “Io e te siamo uguali: io sono te e tu sei me.”
   Il cacciatore sbuffò irritato, estraendo la sua spada.
   “Questo, però, deve finire!” esclamò deciso, andandogli incontro.
   Monstro schivò l’affondo ed impugnò anche lui con rapidità la sua arma, preparandosi a rispondere a quell’offensiva.
   “Il tuo destino è di arrivare sempre un passo dietro di me.”
   Lancillotto lanciò un grido di battaglia a squarciagola ed attaccò a piena potenza il suo avversario. Questo deviò il colpo e contrattaccò con un fendente che a sua volta venne parato. Merlino, intanto, alzò il braccio, pronto a lanciare un incantesimo.
   “No!” lo fermò Lancillotto “Questa è la “mia” battaglia! Lascia fare a me!”
   Il mago indietreggiò di qualche passo, acconsentendo al volere dell’amico. Però, si ripromise di intervenire senza remore qualora ce ne fosse stato bisogno.
   “Perché ti ostini a combattermi, quando potresti unirti a me?” chiese l’ombra, colpendo la spada del cacciatore “Insieme nessuno potrebbe fermarci!”
   “Mai!” ribatté Lancillotto, lanciando un fendente che lo fece indietreggiare.
   “Quanto sei stolto! Perché credi che Morgana ti abbia risparmiato? Lei ha visto in te dell’oscurità latente, che non desiderava altro che uscire. È così, del resto, che sono nato io! Ed è così che diventerai tu, prima o poi!”
   “Maledetto!” urlò Lancillotto, menando un colpo dopo l’altro “Smettila di parlare e combatti!”
   L’ombra schivò tutti gli attacchi senza troppa difficoltà, poi aggirò il cacciatore e gli assestò un calcio alla schiena.
   “Ahhh!” gemette Lancillotto, piegandosi in due dal dolore.
   “Non puoi sottrarti alla tua natura! Il tuo vero io è malvagio ed io ne sono la prova!”
   “No! Io rimedierò al mio errore, eliminandoti una volta per tutte!”
   Lancillotto si risollevò in piedi di scatto e fece partire un affondo dritto verso l’avversario. Questo non fece in tempo a spostarsi, venendo così trapassato da parte a parte all’altezza dello stomaco.
   “Ce l’ho fatta…” sospirò il cacciatore con soddisfazione.
   La testa di Monstro, però, si piegò all’indietro, sbottando in una grossa risata di scherno.
   “Povero ingenuo! Sono stato creato dalla magia oscura, una semplice spada non può ferirmi!”
   Lancillotto ritrasse in fretta l’arma ed indietreggiò, sconvolto.
   “No…”
   “Sì, invece.” rimarcò l’ombra “Non esiste niente in grado di fermarmi!”
   “Staremo a vedere!” intervenne Merlino, facendosi avanti “Astrice!
   Un fascio di luce si abbatté impietoso sull’uomo in nero, scaraventandolo all’indietro e facendolo finire a terra.
   “Merlino!” esclamò Lancillotto infastidito “Ti avevo detto di lasciar fare a me!”
   “Lo so, ma non è più solo una tua responsabilità. Se dietro a tutto c’è Morgana, questa battaglia è anche la mia!”
   Il cacciatore osservò la determinazione negli occhi dell’amico ed annuì.
   “Va bene.”
   “Dobbiamo fare attenzione, comunque. Il potere che emana quell’essere non è semplice magia!”
   “E che cos’è, allora?”
   “Non lo so. Ma è qualcosa di molto oscuro.”
   Una risata agghiacciante si levò in aria, attirando lo sguardo dei due. Monstro si apprestava a rialzarsi con agevole disinvoltura. I danni ricevuti dalla magia di Merlino sembravano pressoché insignificanti.
   “Ben detto!” disse compiaciuto “Morgana, la mia creatrice, la mia unica vera madre, mi ha affidato un compito ed io non intendo deluderla per nulla al mondo.”
   Lancillotto, a quel punto, strinse la mano molto forte sull’elsa della sua spada e si scagliò su di lui, menandogli contro un fendente. L’ombra, però, si scansò in tempo.
   “Ancora tenti l’impossibile, fratello?! La mia esistenza è legata alla tua e non c’è niente che puoi fare per cambiarlo.”
   “No!” urlò il cacciatore con veemenza “Io non sono tuo “fratello”!”
   “È vero, hai ragione. Tu sei me.”
   A quelle parole, Lancillotto caricò un altro attacco verso di lui. Tuttavia, il colpo trovò solo la lama di Monstro ad opporsi.
   “Ti sbagli! Tu sei solo un burattino nelle mani della sua padrona! Io, invece, sono una persona vera!”
   “Ah! Non dire bugie, tu non sei una…”
   D’improvviso, un fulmine si abbatté sull’ombra, generando un’esplosione che prese di sorpresa entrambi i contendenti.
   “Ma che…?” mormorò Lancillotto incolume, voltandosi verso Merlino, ancora con il braccio teso in avanti.
   “Non starlo ad ascoltare.” disse il mago rivolto all’amico “Tu sei Lancillotto, un uomo buono che non ha niente a che spartire con esseri così malvagi. Fidati di me. Io ti conosco meglio di quello che credi.”
   Il cacciatore lo fissò un po’ interdetto. Poi, annuì, grato di quelle belle parole che di rado gli erano state rivolte.
   “Ora basta!”
   Dalla densa nube creatasi nel punto in cui era caduto il fulmine, Monstro riapparve. I vestiti erano logori e bruciacchiati, ma il corpo dell’essere era ancora intatto.
   “Mi sono stancato di giocare!” esclamò adirato, scagliandosi contro Merlino. Il mago si spostò con giusto tempismo per schivare l’attacco, andandosi a posizionare così di fianco a Lancillotto.
   “Maledizione! Non possiamo continuare in questo modo!” commentò quest’ultimo scoraggiato.
   “Non perdere la speranza. Forse ho un’idea!” intervenne Merlino “Tu però preparati a colpire!”
   Lancillotto annuì poco fiducioso. Sembrava che per lui la battaglia fosse già persa.
   “Bregdan anweald heoru!
   La spada del cacciatore s’illuminò all’istante. Una luce celestina vorticava intorno all’arma mentre il suo possessore la osservava con un’improvvisa e rinnovata fiducia in se stesso.
   “Sento il potere dell’incantesimo scorrere tra le dita! È incredibile!”
   Merlino era sul punto di dire qualcosa, quando l’ombra si fiondò ancora una volta dritta verso di lui. Fu in quel momento che Lancillotto prese l’iniziativa e si lanciò in sua difesa. Un attimo prima che Monstro affondasse la punta della sua spada, il cacciatore si posizionò davanti al mago, ricevendo egli stesso il colpo in pieno petto.
   “No!” urlò Merlino, spiazzato, mentre osservava Lancillotto cadere in ginocchio di fronte al suo avversario. Inizialmente, quest’ultimo rimase confuso e sbigottito, poi però sorrise.
   “Mi dispiace, ma hai fatto la tua scelta.” disse, ritraendo l’arma.
   “Già, l’ho fatta.” ribatté Lancillotto in un debole, ma deciso sussurro.
   Prendendo un rapido respiro, mosse poi tutto d’un fiato il braccio che brandiva la spada in direzione dell’uomo che tanto gli somigliava, trafiggendogli l’addome.
   “Nooo!” urlò l’ombra scioccata “Che… che succede?! Perché… perché sento dolore?!”
   Le scintille celesti che avvolgevano l’arma del cacciatore infiammarono il corpo del nemico e lo consumarono in pochi istanti tra le sue grida strazianti e sofferenti. Alla fine, una potente esplosione si levò nell’aria e di Monstro non rimase altro che cenere.
   “Lancillotto! Ci sei riuscito! Ce l’hai fatta davvero, stavolta!” esclamò Merlino sorpreso da quegli sviluppi.
   Il cacciatore, però, lasciò andare d’improvviso la spada che aveva in mano e cadde in avanti, fino a stendersi sul terreno.
   “No, Lancillotto!”
   Merlino gli andò vicino e lo aiutò a mettersi supino. Le mani del mago si tinsero di rosso mentre la ferita inferta dalla lama nemica sanguinava copiosamente.
   “Monstro… è… andato?” chiese Lancillotto con soltanto un filo di voce.
   “Sì.” confermò Merlino “Ma risparmia le forze. Stai perdendo molto sangue.”
   “Non… importa…”
   “Sì che importa! Ma non temere, posso guarirti.”
   “Ic the thurhhaele thinu licsar!” disse Merlino, tentando di curarlo, invano “Ic the thurhhaele thinu licsar!” “Ic the thurhhaele thinu licsar!
   Lancillotto gli afferrò a fatica la mano che stava usando per lanciare l’incantesimo.
   “Lascia… stare. La ferita… è troppo… profonda.”
   “No! Non puoi morire così! Fammi riprovare, voglio salvarti almeno stavolta!”
   “Grazie… Merlino…”
   “E di cosa?” domandò il mago in lacrime “Non riesco neanche a curarti!”
   “Di… avermi aiutato.” rispose il cacciatore, con un flebile sorriso “Lo sapevo che tu… eri speciale… Lucignolo mi chiamava sempre… “Lancillocchio”… perché diceva che io ero in grado di… capire con solo uno sguardo… con una sola occhiata… chi mentiva e chi invece era… puro di cuore.”
   “Per questo hai chiesto il mio aiuto?”
   “Sì. E infatti… avevo ragione. Senza di te… non avrei mai… sconfitto… Monstro.”
   L’uomo si fece sempre più debole, a tal punto da non riuscire quasi a tenere gli occhi aperti.
   “Resta con me!” gli urlò Merlino, sconvolto.
   “Grazie, Merlino…” disse ancora Lancillotto “Ora che ho compiuto la mia missione… posso finalmente riposare in pace…”
   In quel momento, chiuse le palpebre. Merlino lo fissò attonito mentre una lacrima scorreva lungo la sua guancia e si infrangeva sul corpo dell’amico. Anche se quella era una fiaba, non riusciva a credere di non essere stato in grado di salvarlo. Già in passato era stato costretto a dirgli addio per ben due volte. Quante altre ne sarebbero venute prima che fosse davvero l’ultima?!
   Stava per rialzarsi, quando il corpo di Lancillotto iniziò a brillare. La luce si fece sempre più intensa finché non si trasformò in una sfera luminescente che volò in direzione del lago. Fu in quell’istante che Merlino si accorse di non essere da solo. Una giovane ragazza levitava con grazia ai piedi del grande specchio d’acqua. La veste lunga e turchina che indossava svolazzava lievemente, richiamando in tutto e per tutto il movimento delle onde. Il suo aspetto poteva essere scambiato per quello di una fata, ma lui sapeva alla perfezione di chi si trattava.
   “Freya?!”
   “Ti ringrazio, nobile mago. Io sono la dama protettrice di questo lago e ti porgo la mia più sincera riconoscenza. Il tuo aiuto è stato decisivo affinché questo prode guerriero riuscisse nell’intento di sconfiggere quell’abominevole creatura.”
   “Cosa è successo a Lancillotto?” chiese Merlino, confuso, mentre le andava incontro.
   “Il suo ultimo gesto prima di morire ha permesso agli Sidhe, le fate dell’Isola di Avalon, di continuare a vivere in grazia e armonia. Per questo, la sua anima si è guadagnata il diritto di riposare per sempre in pace in queste acque.”
   Merlino annuì, triste. Nonostante tutto, Lancillotto era riuscito a rimediare al suo errore e a trovare il suo lieto fine, anche se aveva dovuto sacrificare la propria vita per farlo.
   “Grazie.”
   “No, grazie a te, nobile mago.” “Sono onorata di averti incontrato, ma adesso è giunto per noi il momento di salutarci.” “Addio.” si congedò Freya, prima di scomparire anche lei tra le limpide acque del lago.
   “Addio.” ripeté Merlino, asciugandosi il viso bagnato dalle lacrime mentre ripensava con nostalgia alle ultime parole dell’amico.
   “Ti avevo avvisato che avresti pianto.”
   Ancora prima di voltarsi, Merlino riconobbe la voce fastidiosa ed irritante di Grimm, mentre camminava verso di lui con un ghigno soddisfatto e divertito.
   “Astrice!
   Merlino lanciò d’improvviso un raggio di luce contro lo spirito. Questo, completamente distratto, venne preso in pieno e sbalzato all’indietro di diversi metri.
   “Ehi!” protestò Grimm “Che ti prende?!”
   “Forbærnan!
   Il corpo rinsecchito dello spirito iniziò a prendere fuoco.
   “Forp fleoge!” recitò, infine, Merlino, scaraventandolo in acqua a grande velocità.
   Era stufo dei suoi comportamenti ambigui. Non ne poteva più delle sue chiacchiere. Per colpa sua aveva dovuto vedere morire una persona a lui cara. Cominciava anche a pensare che fosse una menzogna la promessa di liberarlo se avesse portato il lieto fine agli altri. Molto probabilmente voleva solo divertirsi e non avrebbe mai annullato il sortilegio. Ma poteva star certo che lui non se ne sarebbe stato buono a fargli fare i propri comodi mentre lo trattava come una marionetta.
   “Però! Che ti è preso?!”
   Merlino si voltò di scatto e lo trovò lì, alle sue spalle. Era tutto intero ed asciutto, come se la sua magia non l’avesse neanche scalfito.
   “Perché non sei ferito? O morto?”
   “Perché questo è il mio sortilegio.” spiegò pulendosi un orecchio col dito, mentre cercava di stiracchiarsi “Non puoi farmi niente, anche se il dolore l’ho sentito ugualmente! Quindi, ti chiedo cortesemente di non farlo più! Chiaro?”
   Merlino stava per ribattere qualcosa, quando il suo sguardo si posò per un attimo sul braccio che lo spirito aveva sollevato in aria. Sulla pelle verdognola che sbucava dalla manica era disegnato un simbolo che lui aveva già visto in passato, ma che fino a quel momento non aveva notato. Ora finalmente iniziava a comprendere da cosa dipendesse tutta quella vicenda. Per sicurezza, però, decise di non far capire all’altro quello che aveva intuito, così continuò a parlare.
   “Tu libera Camelot dal sortilegio e non dovrai più preoccuparti di me. In caso contrario, ti assicuro che m’impegnerò a rendere la tua vita un vero incubo, peggiore anche di quello che tu stai facendo vivere a me.”
   Grimm scoppiò a ridere.
   “Che impeto!”
   “Guarda che non sto scherzando. Sono disposto a tutto pur di far tornare il regno com’era prima del tuo incantesimo.”
   “Calma, Emrys! Un po’ di pazienza! Ci siamo quasi. Prima di liberarti, però, c’è ancora un’altra prova che dovrai superare.” disse l’essere magico, puntando l’indice al cielo “Prometto che sarà l’ultima, ma anche la più difficile che tu abbia mai affrontato.”
   “Perché sarà la più difficile?”
   “Perché, stavolta, il lieto fine che dovrai trovare…” rispose lo spirito, schioccando le dita “… sarà il tuo.”
   
 
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