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Autore: Gia August    20/02/2023    0 recensioni
Quando il confine tra illusione e realtà viene superato, il desiderio di un amore diviene ossessione e pone le vite di Bo e Luke in pericolo. Laura Dawson per possederne uno, deve impedire all'altro di mettersi tra lei e l'oggetto dei suoi desideri.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Luke Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ho iniziato a tradurre questa storia la bellezza di 16 anni fa. Non so proprio perché ad un certo punto l’ho abbandonata. Forse avevo perso l’entusiasmo o la voglia o l’interesse, chi lo sa. Mi è ricapitata sotto agli occhi per caso un paio di mesi fa e vederla così incompleta mi ha spezzato il cuore. L’ho ripresa in mano e nel giro di pochi giorni l’ho portata a termine. Lo dovevo alla meravigliosa autrice Gia August e alle splendide commentatrici di un tempo che ho mollato di punto in bianco senza una spiegazione. Spero ci sia ancora in giro qualcuno che ha voglia di leggere questa storia. Ringrazio tutti coloro che l’hanno letta e tutti coloro che la leggeranno in futuro. Lella

 

Capitolo ventisette: Non hai mai avuto nessuna possibilità

 

Luke era come sospeso nel nulla, si guardò intorno cercando di capire dove si trovava, ma non c’era niente di famigliare intorno a lui. Ad un tratto vide un muro di oscurità avvicinarsi. Si voltò e iniziò a correre solo per ritrovarsi quello stesso muro di fronte. Qualunque strada prendeva, il muro era lì sempre più vicino. Sfinito, rimase immobile.

Scrutò nel buio cercando disperatamente qualche variazione, un barlume di luce che potesse indicargli la via d’uscita. Ma l’oscurità lo circondava e si faceva sempre più vicina. Lo avvolgeva, gli alitava addosso, lo toccava, lo stava divorando. Era solo nelle tenebre.

Il cuore gli batteva forte, sentiva una stretta al petto. Il fiato gli divenne corto quando realizzò che l’oscurità era dentro di lui. Non poteva scappare da nessuna parte.

“Aiutami, Luke… aiutami, Luke…”

Sentiva voci che lo chiamavano. Arrivavano da lontano, lo supplicavano. Erano voci famigliari ma non sapeva a chi appartenessero. Sentì le voci di Bo, di Daisy e di zio Jesse. E quella di zia Martha. Riconobbe le voci dei genitori. Quelle dei suoi compagni d’armi. E ce n’erano tante altre che non distingueva. E sentì Laura che implorava il suo aiuto.

“Aiutami, Luke. Stanno venendo a prendermi.”

“Dove sei?”

“Sono qui, aiutami.” Singhiozzò Laura.

“Non riesco a trovarti.” Urlò disperato Luke. Avvertiva la sua presenza, ma non poteva toccarla.

“Aiutami…” La voce di Laura si faceva sempre più distante.

“Sono qui. Non riesco a vederti.” Rispose Luke.

“Sapevo che saresti venuto per me. Sapevo che mi amavi. Io lo sapevo…”

La voce di Laura svanì. Sembrava fosse stata inghiottita dalle tenebre. Non l’aveva salvata, aveva fallito.

“Laura!” Gridò Luke saltando nel letto.

Bo si alzò di scatto dalla sedia e si avvicinò al cugino, gli mise le mani sulle spalle per calmarlo.

“Piano, Luke. Era solo un sogno. Va tutto bene.” Sussurrò. “Mettiti giù prima di farti male.”

Confuso, Luke osservò il cugino “dov’è Laura?”

“Non ti devi preoccupare di lei. Non ti farà mai più del male.”

“Dov’è? L’ho sentita che mi chiamava.”

Bo scosse la testa mentre aiutava Luke con i cuscini. “Stavi sognando. Non è qui. Smetti di pensare a lei.”

Luke chiuse gli occhi per un momento, fece una smorfia di dolore massaggiandosi la spalla. Quando li riaprì domandò "dove l’ha portata Rosco?”

“Non devi preoccuparti di lei.” Insistette Bo.

“Per favore, Bo. Ho bisogno di sapere cosa le è successo.”

“Perché? Per quanto mi riguarda avremmo potuto rinchiuderla in quel tunnel con i suoi genitori. Sarebbe stata la giusta punizione.” Bo era arrabbiato. E più pensava a quello che Laura aveva fatto a Luke, più la sua rabbia aumentava.

Luke rabbrividì ripensando al terrore che aveva provato quando era stato rinchiuso al buio con i resti dei Dawson. Sospirò “non augurerei niente del genere a nessuno. Neanche a lei.”

“E invece è proprio quello che si meriterebbe. Ti ha quasi ammazzato.”

“Ma non l’ha fatto. Non sapeva cosa stava facendo, Bo.”

“Dici che non lo sapeva?” Bo era incredulo. “Lo sapeva eccome. Ha pianificato tutto dal momento in cui ti ha drogato a quando ti ha accoltellato.”

“Non era in sé. Credo le sia successo qualcosa di brutto in passato.”

Esasperato, Bo gridò “Lukas, non posso credere che tu sia dispiaciuto per lei e che la stia giustificando. Non mi interessa sapere cosa le è successo in passato. Non ci sono scuse per ciò che ti ha fatto. Ha fatto patire le pene dell’inferno a noi tutti, a te specialmente.”

“Che sta succedendo? Che sono queste urla?” Chiese Jesse entrando nella stanza con Daisy al suo fianco. “Ti si sente dal corridoio.”

“Zio Jesse, Luke è dispiaciuto per Laura e la sta giustificando. Riesci a crederci? Dopo tutto quello che abbiamo dovuto sopportare, lui si preoccupa di sapere lei ora dov’è.”

Daisy si avvicinò al letto di Luke. Gli posò un bacio sulla fronte e si accertò che non avesse la febbre. Gli spostò una ciocca di capelli “non ti preoccupare per lei, tesoro. Pensa solo a rimetterti in piedi in fretta.”

Jesse sorrise, i suoi ragazzi erano così prevedibili. Daisy aveva assunto il ruolo protettivo, il suo era un fare materno. Anche Bo aveva assunto lo stesso ruolo protettivo, ma lui lo esternava con la rabbia rivolta alla persona che aveva ferito il cugino. Un po’ di quella rabbia era indirizzata anche a Luke dal momento che lui domandava della sua carnefice. E Luke era il protettore per eccellenza delle persone in difficoltà. Si occupava da sempre dei cugini più giovani. I suoi anni nel corpo dei Marines avevano intensificato la sua necessità di proteggere gli altri. Era suo dovere, credeva di essere responsabile per le vite dei suoi uomini. Jesse capiva e condivideva la rabbia di Bo nei confronti di Laura, ma capiva anche il bisogno radicato in Luke di aiutare chi aveva bisogno.

“Zio Jesse, ti pare possibile che Luke sia preoccupato per Laura?” Bo era un po’ più calmo ora.

“Si, Bo.” Rispose Jesse. “Non mi sarei aspettato niente di diverso da Luke. Lui è fatto così, quindi lascialo stare.”

“Beh, a me sembra una follia.” Disse Bo mettendo il broncio.

Jesse gli diede una pacca sulla spalla e lo superò raggiungendo il letto di Luke. Gli passò una mano dietro il collo “come ti senti ragazzo mio?”

“Indolenzito e stanco, ma a parte questo sto bene.”

“Il dottor Appleby dice che ti serviranno un paio di settimane per ristabilirti quindi rimani tranquillo e non forzare i tempi.” Disse Jesse con tono severo. “Fai le cose per bene o ti prenderò sulle mie ginocchia, sai che ne sarei capace.”

“Ho capito, ho capito.” Il sorriso di Luke svanì quasi subito. Esitò un istante prima di chiedere “zio Jesse, cosa è successo a Laura? Ho bisogno di sapere che sta bene.”

Bo scosse la testa e iniziò a protestare “Luke…”

Jesse fece segno a Bo di tacere “l’ultima cosa che so, figlio mio, è che è stata portata in un ospedale di Capitol City dove si prenderanno cura di lei. Non sembrava avere coscienza di sé.”

“Un ospedale psichiatrico?” Chiese Luke.

Quando Jesse annuì, domandò ancora “cosa le è successo? So che non stava bene, ma non ho mai conosciuto nessuno nelle sue condizioni.”

Jesse assentì “il dottor Appleby ha provato a spiegarmi qual è il suo disturbo.”

“E? ...” Lo incoraggiò Luke.

“Si chiama erotomania. La persona che ne è affetta si convince che qualcuno che neanche conosce si sia innamorato di lei. E niente la convince del contrario neanche quando l’oggetto del suo desiderio, tu Luke, le dice che si sbaglia. Non ha importanza per lei. E’ presa totalmente dal suo delirio. Può dare il via ad episodi di stalking o spingersi oltre come ha fatto Laura.”

“Quindi ha una malattia mentale?” Luke chiese più a se stesso che come domanda vera e propria.

“Secondo Amos Appleby si tratta di schizofrenia. Questo spiega tutto.”

“Si è scusata per quello che ha fatto?” Intervenne Bo scettico.

“Non parla.” Rispose Jesse. “Amos dice che si trova in uno stato catatonico da quando è stata arrestata.”

“Che significa?” Chiese Daisy.

“Non è consapevole di cosa le accade intorno. Non ha più detto una parola.”

Luke affondò la testa nel cuscino e chiuse gli occhi cercando di assorbire tutte quelle informazioni. Ecco perché Laura si comportava in quel modo. Non cambiava niente di ciò che aveva fatto, ma quella spiegazione lo aiutava a capire.

Jesse accarezzò il braccio del nipote. Chiese preoccupato “Luke senti dolore?”

Luke aprì piano gli occhi “no, zio Jesse. Avrei voluto aiutarla, avrei dovuto fare qualcosa per lei.”

“Non avresti potuto fare niente, Luke. Non hai mai avuto nessuna possibilità. Non potevi conoscere il suo stato emotivo.”

“Se lo avessi saputo avrei potuto fare qualcosa.”

Jesse scosse la testa “qualunque cosa le è successa risale a molti anni prima che lei ti incontrasse.”

“Pensi che abbia ucciso i suoi genitori?” Domandò Luke.

“Così sembra.”

“Cosa le potranno mai aver fatto di male per finire così i loro giorni?”

“Non lo so, Luke. Forse Laura è nata così o forse le è accaduto qualcosa. In ogni caso non avresti potuto farci niente.”

“Potrei fare qualcosa adesso.”

“No, Luke.” Rispose fermo Jesse. “Non puoi. Adesso è nelle mani di medici e delle forze dell’ordine. Non è solo quello che ha fatto a te. Ci sono anche i suoi genitori.”

“Avrei dovuto capire che aveva bisogno di aiuto.”

“Non hai mai avuto nessuna possibilità.” Ripeté Jesse.

Luke sospirò “perché proprio io?”

Jesse alzò le spalle “forse le hai sorriso. Secondo Amos sarebbe stato sufficiente.”

Bo si sedette sul bordo del letto attento a non urtare la gamba di Luke. Sorrise “i gusti sono gusti.”

“Già.” Luke gli restituì il sorriso. “Non me la prenderò la prossima volta che una ragazza guarderà te e non me.”

Bo rise di cuore.

Daisy si abbassò e baciò Luke sulla guancia “sono felice che Laura sia sorvegliata a vista lontano da qui. Dovrò cominciare a tenerti d’occhio d’ora in avanti quando verrai al Boar’s Nest.”

“Si, lo farò anche io.” Convenne Bo.

“Avete ragione.” Concordò Luke.

“E io dovrò tenere d’occhio tutti e tre.” Si intromise Jesse. "Non posso distrarmi un attimo che uno di voi o due di voi o tutti e tre finite nei guai. Pensavo che invecchiando avrei avuto una vita più tranquilla.”

Quando si accorse che Luke cominciava con fatica a tenere gli occhi aperti, Jesse si alzò “hai bisogno di dormire, figlio mio. Sarà meglio andare a casa, così potrai riposare.”

Daisy si alzò controvoglia. Baciò ancora il cugino “porterò un po’ delle tue cose per farti stare più comodo. Chiamami se ti viene in mente qualcosa di particolare.”

“Grazie.”

Jesse si protese in avanti e abbracciò il nipote “cerca di riposare.”

“Sissignore.”

Bo si rivolse allo zio “rimango qui con Luke finché non si addormenta. Vi raggiungo più tardi.”

“Non farlo stancare.” Si raccomandò Jesse. “Sbrigati a tornare a casa, hai bisogno anche tu di riposo.”

Quando Jesse e Daisy uscirono dalla stanza, Bo tornò a sedere sulla sedia accanto al letto del cugino. Allungò una mano per spegnere la luce, ma Luke lo fermò “lasciala accesa.”

Bo annuì comprensivo “penso tu ne abbia avuto abbastanza di buio. Dormi, io rimango qui se hai bisogno di qualcosa.”

“Ma zio Jesse ti ha detto…”

“Sa dove sono, Luke. Non ti preoccupare. Lo sai che posso dormire ovunque.”

Luke chiuse gli occhi, grato per la comprensione del cugino. Con Bo al suo fianco riuscì finalmente ad addormentarsi sereno.

 

Laura sedeva con la schiena dritta sul letto d’ospedale. Le mani allacciate in grembo. Non si era mossa sin da quando l’avevano portata in quella stanza bianca e asettica. Sapeva che la porta era chiusa a chiave. Riusciva a vedere attraverso la finestrella dottori e infermiere fare avanti e indietro nel corridoio. Era immobile.

Non aveva più detto una parola. Non aveva risposto a nessuna domanda.

Si era totalmente estraniata da tutto e tutti.

Aspettava.

Aspettava Luke.

Aveva tutto il tempo del mondo.

 

Fine

  
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