Cap. 16: I’ll reach you
Seven years and seven days you've been gone
Seven years of changing faith and opinion
Would you recognize me
If you walked beside me?
I would keep on waiting
It's been to long
Here's to you if you care to listen
Here's to you, let me cross the distance
Even if you're not here
I'll reach you, I'll reach you
Even though you're away, I'm near
We'll forgive and forget
I'll reach you!
(“I’ll reach you” – Delain)
Hvitserk e Helgi partirono una settimana dopo
per il Danelaw, dopo aver organizzato tutto ciò che serviva per il viaggio e il
soggiorno nel luogo che avrebbero gestito come sovrani e aver scelto gli uomini
di fiducia da portare con loro. Il momento della partenza, al porto, fu
piuttosto commovente: Floki teneva abbracciato Helgi come se non volesse
lasciarlo andare, Aethelred stringeva le mani di Hvitserk con gli occhi pieni
di lacrime e Tiago guardava tutti loro con un faccino triste e desolato, come
se non riuscisse a credere che davvero tutte le persone a cui teneva finissero per
lasciarlo solo… Harald gli si era messo accanto per fargli sentire la sua
presenza, senza opprimerlo, ma semplicemente per fargli capire che lui era lì,
che non lo avrebbe lasciato e che, se aveva bisogno di sfogarsi, lo avrebbe
ascoltato volentieri. Ovviamente erano presenti anche Bjorn, Gunnhild e tutti
gli altri a salutare i due e per Kattegat era motivo di orgoglio che fossero
proprio due suoi concittadini ad andare a governare le colonie Norrene in
Wessex.
“Non vi commuovete tanto, torneremo
spessissimo a trovarvi” promise Hvitserk. “Tanto spesso che vi verremo a noia!”
In tutta quella commozione, eccitazione e
malinconia l’unico a starsene in disparte era proprio Ivar. Certo aveva
salutato anche lui Hvitserk e Helgi augurando loro buona fortuna, ma poi si era
messo da una parte e non aveva più aperto bocca.
La nave vichinga si staccò dal molo e iniziò
ad allontanarsi sempre di più mentre i cittadini di Kattegat guardavano gli
occupanti farsi sempre più piccoli e nessuno si mosse dal molo finché l’imbarcazione
non fu del tutto scomparsa all’orizzonte. In un certo senso era un pezzo di
Kattegat che se ne andava, e anche se Hvitserk e Helgi avevano assicurato che
sarebbero tornati il più spesso possibile era comunque chiaro che le cose
sarebbero cambiate, non solo per Kattegat o per Hvitserk e Helgi personalmente,
ma in un senso più generale. Era la prima volta nella loro storia che dei
Norreni venivano scelti per governare delle colonie in un Paese straniero,
colonie che erano un’estensione di terra talmente vasta da avere un suo proprio
nome, il Danelaw. Prima di allora c’era stato Rollo, il fratello di Ragnar, che
era rimasto in Francia dove adesso governava il Ducato di Normandia, tuttavia
il suo potere gli derivava dal fatto di aver sposato la Principessa Gisla, la
figlia dell’Imperatore Carlo; Hvitserk e Helgi invece sarebbero andati come
sovrani Vichinghi senza alcun legame matrimoniale con nobili Sassoni. Era un
enorme passo avanti per i Norreni e chiunque poteva rendersene conto.
Quando la nave fu completamente svanita
all’orizzonte, Aethelred si lasciò sfuggire un sospiro e si diresse verso Ivar,
sapendo che non poteva più fare finta di niente: il giovane Vichingo non si era
comportato come al solito, non aveva preso in giro il fratello minacciandolo di
andare a razziare nelle sue colonie o cose del genere, era rimasto silenzioso e
cupo in volto e questo non andava bene, non andava per niente bene. Il Principe
Sassone doveva provare a parlargli e cercare di capire che cosa lo tormentasse,
ma sapeva che non sarebbe stato semplice perché Ivar parlava sempre tanto, ma
mai delle cose che veramente lo toccavano nel profondo.
In realtà, però, Aethelred non ebbe bisogno
di fare domande scomode a Ivar perché fu lui a interessarsi a tutt’altro. Era
stato cupo e irritato per tutta la mattinata, ma quando vide Harald che si
dirigeva verso la casa di Tiago e Floki tenendo amichevolmente un braccio attorno alle spalle del giovane spagnolo,
con l’apparente intento di consolarlo per la partenza degli amici, si mosse più
velocemente con la stampella per raggiungerlo.
“Harald, mi fa piacere vederti” lo salutò,
“perché era da un bel pezzo che volevo chiederti alcune cose e non ce n’è mai
stata l’occasione.”
Il Vichingo sorrise, sempre cordiale con
tutti gli abitanti di Kattegat e con i Lothbrok in particolare.
“Ma certo, Ivar, puoi chiedermi tutto quello
che vuoi” rispose.
Nel frattempo Aethelred aveva raggiunto i tre
e ora si chiedeva cosa potesse aver interessato tanto Ivar, sentendosi anche
sollevato perché comunque vedeva il suo compagno distratto dai pensieri neri
che lo avevano tormentato, perciò qualsiasi cosa fosse stata andava bene.
“Hvitserk e Helgi mi avevano raccontato di
averti trovato in un vicolo, durante la battaglia contro Re Egil e i suoi, e di
averti soccorso, ma Hvitserk continuava a rimuginare su qualcosa che gli era
parso strano” iniziò a spiegare Ivar. “Poi tra una cosa e l’altra non c’è mai
stato modo di parlare di questa stranezza, comunque ora non ci sono altri
impegni e abbiamo tutto il tempo del mondo. Insomma, loro si erano stupiti di
averti trovato gravemente ferito alla schiena in quel vicolo, mezzo
dissanguato, ma senza alcun cadavere di Danese attorno, c’erano solo i corpi di
altri due Norreni. Sembrava che tu e i tuoi foste stati attaccati alle spalle
dai Danesi e che aveste avuto la peggio, ma sembra davvero incredibile anche a
me, come a Hvitserk e a Helgi, che un guerriero esperto come te possa essersi
fatto sorprendere in modo così sciocco da uomini inesperti come i soldati di Re
Egil. Io credo piuttosto che ci sia qualcosa sotto e, se non ti dispiace,
vorrei sapere com’è andata davvero.”
Harald fissò gli occhi in quelli di Ivar e
per un lungo momento si chiese se parlare o no, ma poi decise che era la cosa
giusta da fare, anche perché Ivar e i suoi fratelli avrebbero potuto aiutarlo
nel caso in cui Olaf avesse deciso di tentare di nuovo di farlo fuori.
“Hai perfettamente ragione, Ivar, le cose non
sono andate come sembravano” replicò. “Non sono stati i Danesi ad attaccarmi,
bensì due sicari di mio fratello Olaf, che lui aveva inviato dal Rogaland per
uccidermi a tradimento, confondendosi tra gli altri Norreni. Loro hanno cercato
di farmi fuori in quel vicolo colpendomi alle spalle, ma io sono riuscito a
difendermi in qualche modo e a ucciderli tutti e due prima di perdere i sensi…
e per fortuna Hvitserk e Helgi mi hanno trovato in tempo.”
“Ma… come? Tuo fratello Olaf ti vuole morto?”
intervenne Aethelred, sconvolto. Per lui era una cosa inconcepibile e ricordava
fin troppo bene come avesse ritenuto folle sua madre che lo credeva capace di
fare del male ad Alfred… “Perché? È una cosa terribile!”
“Non più di tanto, anch’io ho cercato più
volte di uccidere i miei fratelli” sottolineò Ivar, che non perdeva mai l’occasione
di ricordare a tutti che razza di impunito fosse stato… e fosse ancora, almeno
un po’! “Ma io avevo sempre delle ottime ragioni, per cui… perché questo Olaf
vorrebbe ucciderti?”
Harald guardò Tiago e notò che era turbato,
come se fosse preoccupato per lui… e la cosa gli fece molto piacere. Forse,
finalmente, il giovane spagnolo iniziava a interessarsi a lui? Il Vichingo
sorrise rassicurante al ragazzo e poi iniziò a raccontare la sua vicenda.
“Olaf è il Re del Rogaland, la corona è
spettata a lui in quanto fratello maggiore, ma non è un buon Re, non ha a cuore
gli interessi delle nostre terre ma solo i suoi guadagni personali, le
ricchezze e le alleanze vantaggiose” disse. “Io ho sempre pensato che sarei
stato un sovrano più saggio e di mente più aperta e così ho deciso di offrirmi
volontario con una guarnigione di soldati per sostenere la difesa di Kattegat,
sperando che Bjorn, come Re di tutti i Norreni, potesse destituire Olaf e
mettere me al suo posto. Sì, lo so, è la solita vecchia storia, ma io ho
cercato di ottenere il potere in modo leale, mettendo a rischio la mia vita
combattendo al fianco di Kattegat, Olaf invece… in qualche modo è venuto a
sapere dei miei piani e ha mandato due sicari per uccidermi a tradimento.”
Tiago aveva gli occhi sbarrati e, suo
malgrado, cominciava a sentirsi sempre più spaventato per Harald e per la sua
incolumità. Anche Aethelred era turbato perché quella storia gli ricordava
troppo le trame di sua madre Judith, anche se lui e suo fratello in realtà si
erano sempre voluti bene e appoggiati l’un l’altro. Ivar, inaspettatamente,
scoppiò in una risata che sembrò stemperare tutti i suoi malumori degli ultimi
giorni.
“Ah, allora non sono solo io l’unico pazzo
che cerca di far fuori i fratelli per ottenere il potere, sono quasi deluso!”
fece, sarcastico. “Quindi cosa farai adesso? Chiederai a Bjorn un esercito per
andarti a conquistare il Rogaland?”
Aethelred sbarrò gli occhi. Possibile che
Ivar volesse già una nuova guerra? Erano stati così fortunati poche settimane
prima contro gli eserciti di Re Egil, avevano vinto senza troppe perdite e ora…
ora l’unica cosa che pareva motivare Ivar, fino a poco prima nervoso e
irritabile, era la prospettiva di partire per il Rogaland alla conquista di un
Regno per Harald?
Era dunque solo l’avventura, l’azione, la
battaglia a dare un senso alla vita di Ivar e lui non contava niente? Lui lo
annoiava?
“Non ne ho la minima intenzione” sorrise
tuttavia Harald, rivolgendo il suo sorriso soprattutto a Tiago. “Come ho detto,
non voglio uccidere mio fratello e neanche vendicarmi di lui. Pensavo che sarei
stato un Re migliore di lui, ma se devo fargli guerra per strappargli la corona
allora non sono migliore di lui.”
Ivar e gli altri sembrarono molto colpiti
dalla serenità con cui Harald parlava e dalla saggezza delle sue parole. Anche
lui era un Vichingo e amava l’azione e il potere, ma sapeva quando era il
momento di dire basta.
“Ma… non c’è pericolo che tuo fratello mandi
degli altri sicari a tentare di ucciderti, visto che lo ha già fatto?” domandò
Aethelred. Tiago non aveva detto nulla, ma nei suoi occhi si leggeva la stessa
domanda e la medesima preoccupazione e la cosa non sfuggì allo sguardo acuto di
Harald.
“Non credo. Lui sa che adesso sono a
Kattegat, sotto la protezione del Re dei Norreni, e sarebbe un vero idiota se
cercasse di farmi uccidere proprio qui” rispose Harald. “Significherebbe
dichiarare guerra a Bjorn La Corazza e non penso che abbia voglia di imbarcarsi
in una simile missione suicida. Ha mandato i sicari perché sperava di
eliminarmi e di far credere a tutti che fossero stati i Danesi, ma adesso
dovrebbe per forza manifestare i suoi intenti e lui non è così coraggioso,
preferisce metodi più subdoli.”
“Beh, meglio così, allora” disse Aethelred,
sollevato. “Tu potrai restare a Kattegat quanto vorrai e Bjorn sarà felice di
averti al suo fianco. Magari potresti diventare uno dei suoi consiglieri o
comandanti militari, visto che Hvitserk e Helgi sono partiti per il Danelaw.”
Harald allacciò la vita di Tiago con un
braccio e lo strinse a sé con un altro dei suoi sorrisi luminosi.
“E io sarei onorato di far parte degli uomini
di fiducia del grande Re dei Norreni. Del resto, la mia intenzione era comunque quella di restare a Kattegat,
mi trovo molto bene qui e ho conosciuto tante persone interessanti” disse, con
un tono malizioso.
“Mi fa piacere. A Kattegat si sentirà molto
la mancanza di Hvitserk e Helgi e avere un amico in più sarà una buona cosa non
solo per Bjorn” replicò Aethelred, intenerito alla vista del gesto affettuoso
di Harald verso Tiago. Chissà, forse anche il suo giovane amico spagnolo
avrebbe finalmente conosciuto la felicità dopo le esperienze terribili vissute
con Erik? “Probabilmente Bjorn ti inviterà a vivere nella dimora regale, credo
che già ti consideri uno dei suoi uomini.”
“Beh, vedremo. Adesso sto bene e di certo non
posso occupare il letto della piccola casa di Floki e Tiago per sempre, no?
Anche se mi dispiacerebbe perdere una certa compagnia… ma ne parleremo meglio
se e quando Bjorn deciderà di farmi questo onore” ribatté Harald, guardando
Tiago con intensità e stringendolo ancora di più.
Il Vichingo, poi, iniziò ad incamminarsi
verso la casetta che ancora occupava, tenendosi Tiago al fianco ma, ad un certo
punto, si fermò e si voltò verso Ivar e Aethelred.
“Vi ho detto che non credo che mio fratello
sia tanto sciocco da voler sfidare il Re dei Norreni, ma nel caso lo fosse,
spero di poter contare sul vostro aiuto” disse.
“Naturalmente” dichiarò Ivar, con gli occhi
che gli brillavano. “Bjorn è sempre pronto a difendere i suoi amici e Kattegat
non si tira mai indietro davanti alla prospettiva di combattere!”
Harald annuì e sorrise ancora, poi riprese la
sua strada con Tiago accanto.
Aethelred sembrava turbato, adesso, mentre
Ivar era tornato il vivace impunito di sempre.
“Immagino che tu non aspetti altro che
questo, vero, Ivar? Tu speri che Re
Olaf voglia eliminare Harald e che, quindi, dichiari guerra a Kattegat, non è
così? A te interessa solo questo, o forse… forse stare con me non ti basta…”
disse il Principe Sassone, in un tono a metà tra delusione e irritazione.
Ivar restò allibito.
“Ma cosa dici, Aethelred? Senti, non fingerò
di essere altruista e di volermi sacrificare per la felicità di Harald, ma è
vero che la prospettiva di avere qualcosa
da fare mi ha rimesso di buon umore. Tu stesso ti sei accorto di quanto io
abbia preso male la partenza di Hvitserk e Helgi e, magari, avrai anche pensato
che io fossi invidioso di lui” replicò Ivar, prendendo sottobraccio il suo
compagno e avviandosi con lui verso la dimora regale.
“In effetti ho pensato anche questo” ammise
Aethelred, sempre più depresso all’idea di non essere abbastanza per il suo
Ivar.
“Ma il motivo del mio malumore non era l’invidia”
spiegò finalmente il giovane Vichingo. “Io sono stato Re di Kattegat e a dire
la verità non mi è piaciuto, era più una cosa che voleva Freydis, a me piace
razziare, vivere avventure e… fare il Re, ascoltare le lamentele dei cittadini
e prendere decisioni era monotono e per niente entusiasmante. Figuriamoci poi
se avrei voluto trovarmi al posto di Hvitserk nel Danelaw, dove noi Norreni non
conteremo quasi niente! Sarà Alfred a comandare e Hvitserk dovrà sempre
chiedere il permesso a lui per qualsiasi cosa: io non potrei mai vivere così.”
“Ma allora perché sei stato irritabile e scontroso
per tutti questi giorni? Io non capisco” mormorò il Sassone. “E tu in genere
non ti confidi mai…”
“È vero che sono stato nervoso ed è vero che
non ti ho spiegato niente” ammise Ivar, “ma la verità è che non riuscivo a
capire bene neanch’io cosa provassi e perché mi sentissi insoddisfatto. Poi,
parlando con Harald, ho capito. Ciò che mi infastidisce tanto sono tutti questi
cambiamenti, ognuno che trova il suo posto
nel mondo e la sensazione che Kattegat e in generale la vita dei Norreni stia
cambiando. Bjorn ora è il Re supremo e ha scelto di evitare il più possibile
razzie e guerre non necessarie per fare di Kattegat una cittadina commerciale,
magari più ricca… ma tanto più noiosa! Hvitserk è andato a fare il Re nel
Wessex, sotto l’egida di tuo fratello, e farà in modo che non ci siano più
incursioni dei Vichinghi in Inghilterra. Ubbe è nella Terra Dorata dove governa
pacificamente insieme ai nativi del luogo. Insomma, è come se i miei fratelli
fossero diventati adulti senza di me
e a me l’idea di crescere e diventare come loro non piace, però non posso neanche
fare in modo che le cose tornino com’erano prima. Non lo so, a volte mi sembra
che il vero mondo Vichingo, quello di Ragnar Lothbrok, stia scomparendo e credo
di non riuscire ad accettarlo.”
Aethelred fissava il suo compagno con i
grandi occhi chiari: adesso comprendeva perché Ivar fosse stato così scontento
e nervoso, non era per colpa sua ma lui non poteva aiutarlo, vedeva che non si
sentiva a suo agio e non poteva fare niente per lui.
“Mi dispiace davvero, Ivar, ora capisco come
ti senti ma purtroppo… purtroppo noi non possiamo fermare il tempo o impedire
che le cose cambino” disse, piano.
“Però è stato proprio grazie a Harald che ho
capito che, in realtà, il mondo Vichingo non cambierà mai, non veramente, non
del tutto” riprese Ivar, con una nuova luce di entusiasmo negli occhi. “Olaf ha
cercato di far uccidere suo fratello per non perdere la corona e chissà,
potrebbe anche riprovarci, oppure dichiarare guerra a Kattegat sperando di
eliminare Harald. Oppure potrebbe essere Harald a decidere di partire per
qualche altro Regno più debole da conquistare… insomma, il vero spirito dei
Norreni non si è sopito e non verrà mai meno, ci saranno sempre nuovi luoghi da
esplorare, terre da conquistare, nemici da combattere, e Ivar Senz’Ossa sarà
sempre pronto a pianificare nuove strategie perché i Vichinghi prevalgano! Se
non potrò più farlo con Hvitserk allora lo farò con Harald o con qualche altro
che incarna ancora lo spirito Vichingo… e, ovviamente, con te, sempre,
Aethelred.”
“Allora non ti senti più infelice e
scontento?” domandò ancora il Principe Sassone, preoccupato.
“No, assolutamente. So che tante nuove
avventure emozionanti mi aspettano e che le vivrò al tuo fianco. Come potrei
essere scontento?” concluse Ivar.
E, tanto per dimostrare al compagno che
diceva sul serio, lo condusse non più verso la dimora regale, bensì verso i
boschi che circondavano Kattegat. Camminarono insieme in mezzo alla
vegetazione, mentre il mare in lontananza scintillava di schegge dorate sotto
il sole, poi Ivar strinse a sé Aethelred e si distese con lui in un luogo
nascosto tra i cespugli dove l’erba era più folta e morbida; iniziò a baciarlo
con foga e passione spogliandolo e liberandosi delle proprie vesti, avvolgendo
la bocca del Principe Sassone con labbra roventi e invadendolo con la lingua.
Il corpo di Ivar fremeva di tensione e frenesia, ogni fibra desiderava possedere
il giovane Sassone e, alla fine, entrò in lui con decisione e impeto e
Aethelred, sfibrato e tremante, si perse in lui, lo accolse dolcemente in tutti
i suoi affondi esigenti, nel bruciore del bisogno inarrestabile. Il mondo
scomparve e si dissolse insieme a qualsiasi altro pensiero o preoccupazione, i corpi
dei due amanti annullarono tutto il resto e, fusi insieme, ognuno divenne l’unica
realtà per l’altro, la pelle, il profumo, la passione e la totale fusione di
anime e corpi fino a giungere all’apice del piacere, con scosse travolgenti che
attraversarono la pelle, le vene, il sangue di Ivar e Aethelred, uniti e
allacciati in un delirio splendente d’amore.
Ivar aveva ragione, la vita dei Vichinghi
avrebbe continuato ad essere impetuosa, ardente e tempestosa, nel bene e nel
male, e ci sarebbero state tante altre avventure per lui e per tutti gli altri
ma, in quel momento, contava solo la luce e il calore dell’amore appassionato
fra lui e Aethelred.
FINE