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Autore: luvsam    23/02/2023    2 recensioni
Per uscire da casa Brannon, John si era appoggiato a Dean lanciando occhiatacce a suo figlio minore e una volta arrivati al pronto soccorso, lo aveva fulminato costringendolo a rimanere da solo in macchina. Sam aveva aspettato il loro ritorno senza mai alzare lo sguardo e non aveva osato proferir parola quando aveva sentito dire a suo fratello che non potevano viaggiare a lungo e che si sarebbero schiantati al primo motel. Quando si erano fermati, aveva riprovato a sotterrare l’ascia di guerra, ma con un gesto stizzito della mano John gli aveva ribadito che non si sbagliava sul suo conto e che non avrebbe mai avuto le palle di un vero cacciatore.
Buffo, quella storia era iniziata proprio perché voleva dimostrargli il contrario…
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Famiglia Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sam lanciò un'altra occhiata verso il letto combattuto tra il desiderio di rivedere John cosciente e la paura di una nuova ramanzina, e si chiese se loro due avrebbero mai avuto un normale rapporto padre-figlio.
Lo desiderava da sempre, ma da qualche mese a questa parte erano capaci di passare ore nell'Impala, o nelle stanze di un motel senza rivolgersi la parola e quando lo facevano, le voci si alzavano: se non era papà che impartiva ordini, o lo accusava di essere stato sciatto nell’allenarsi, era lui che protestava contro l’ennesimo trasferimento, o per non aver avuto il permesso di vivere una serata da adolescente normale con quegli amici occasionali, che riusciva a farsi nelle varie scuole del paese.
Non doveva essere così perché amava suo padre e avrebbe fatto di tutto per lui, eppure sembrava che non avessero più niente da dirsi, come se vivessero in due mondi totalmente separati e questo, se a volte lo faceva incazzare, la maggior parte del tempo faceva male da morire.
Sapeva di aver fatto una serie di imperdonabili errori in tutta quella storia, ma a sua discolpa poteva dire che quello che era successo a casa Brannon era andato molto oltre le sue intenzioni e sentì forte il desiderio di togliersi il peso della colpa dal cuore.
Si avvicinò silenziosamente al letto e si sedette accanto a John. Abbassò lo sguardo sulla mano sinistra abbandonata sul lenzuolo bianco e la sua attenzione cadde sulla fede. Nonostante fossero passati molti anni dalla morte della mamma, papà non l'aveva mai tolta davvero. Da quando ne aveva memoria il cerchietto dorato era sempre stato lì ed era l'unica cosa che gli aveva visto pulire con una meticolosità maggiore di quella che usava per le armi: fango, incrostature di sangue, o tracce di qualsiasi altra schifezza soprannaturale, l'anello doveva tornare lucido.
Quando lo aveva notato, Sam si era detto che il non averne cura avrebbe significato per suo padre non avere più rispetto per Mary, o dimenticarla, e ne era stato felice perché, anche se mamma era solo un'idea, un'immagine sbiadita, aveva bisogno che rimanesse nelle loro vite per sempre. Quel cerchietto era la certezza che erano una famiglia e quando per un periodo non lo aveva più visto, aveva pensato che suo padre avesse trovato un altro amore e ne era stato follemente geloso. In fondo lo aveva visto in tv, succedeva sempre che chi rimaneva prima o poi si rifaceva una vita e lo trovava insopportabile.
Se mamma era stata il grande amore di papà, perché avere un'altra? Non glielo aveva mai detto, ma ne aveva sofferto per giorni, poi la fede aveva ripreso il suo posto ed era tornato a respirare. Aveva in seguito scoperto da una conversazione tra suo padre e suo fratello, spiata da dietro una porta, che non l'aveva tolta per un amore passeggero, o perché aveva intenzione di lanciarsi nella mischia, l'aveva solo portata a stringere perché durante una caccia gli era volata via e ci aveva messo un sacco di tempo per recuperarla: mamma era saldamente parte della famiglia e nel cuore di un bambino di dieci anni questo era più che sufficiente.
In fondo tutti hanno bisogno di avere delle certezze e la più grande del Sam di allora era che i Winchester erano e sarebbero stati sempre e solo loro quattro, poi era cresciuto e anche se la cosa lo infastidiva, aveva messo in conto che papà e anche Dean avessero le loro pause dal lavoro rallegrate dalle donne. Non ne avevano mai parlato apertamente, ma ad un certo punto aveva realizzato che certe volte che non uscivano e rientravano in piena notte solo per una birra. All'inizio lo aveva mandato giù come una brutta medicina  perché entrambi tornavano sempre da lui, poi con il tempo l'idea gli era sembrata meno insopportabile. Era sesso, soltanto sesso perché, quando le porte dell’Impala si chiudevano e il motore ricominciava a ruggire, non c'era mai un quarto incomodo, e, anche se lo aveva tenuto gelosamente per sé, anche lui aveva cominciato a fare i conti con certe sensazioni. Avrebbe voluto avere qualcuno con cui parlarne, ma temeva gli sfottò di Dean e rivolgersi a papà era ancor di più fuori discussione.
Lo considerava un moccioso senza palle, no? Come avrebbe potuto andargli vicino e chiedergli certe cose?
Non riuscivano ad essere d'accordo sul tipo di pizza da ordinare, figuriamoci se il grande John Winchester avrebbe acconsentito ad una chiacchierata da uomo a uomo. Non lo avrebbe mai fatto, lo sapeva per certo e l’ennesima prova gliel'aveva data quella storia.
Sam guardò di nuovo suo padre incosciente e nonostante la frustrazione, si sentì terribilmente in colpa e mormorò:
“Scusa, non volevo”
Il cuore di John perse un battito sentendo il tono di suo figlio, ma non si mosse. Non era proprio onesto quello che stava facendo, avrebbe dovuto aprire gli occhi e affrontare la questione, eppure allo scatto della porta aveva scelto di fingersi addormentato per vedere come si sarebbe comportata la testa calda.
Si era svegliato sentendo i suoi ragazzi discutere sul fatto di far entrare il più piccolo a portargli il pranzo e aveva ascoltato con interesse il loro scambio. Aveva sorriso sentendo parlare del cucchiaino e davanti all’immagine di un Sam spalmato sulle pareti, poi si era indispettito per il reciproco scambio di insulti.
Sapeva bene che dietro c’era un affetto enorme, ma non gli piaceva che i suoi figli fossero sboccati. Avrebbe voluto che non fosse così, ma ne era l’unico responsabile perché li aveva cresciuti tra bar e motel di un livello bassissimo e in entrambi i posti non potevi che aspettarti un certo tipo di persone. Se al mix aggiungeva che, mentre spesso Sammy si addormentava in braccio a lui ed era quindi inconsapevole di quello che gli succedeva intorno, Dean era sempre all'erta e non poteva pretendere che si tappasse le orecchie. Aveva perso il conto delle volte in cui lo aveva visto sbellicarsi dalle risate sentendo le perle di saggezza dell'ubriaco di turno, o sovraccaricarsi dinanzi ad una rissa. All'inizio aveva provato a fare il genitore severo e gli aveva intimato di non ripetere nulla di quello che sentiva, poi aveva realizzato che era fiato sprecato. Quegli occhi furbi gli avevano fatto capire che non aveva senso chiudere la stalla perché i buoi erano già scappati, così avevano raggiunto il compromesso che non sarebbe finito in punizione per il suo vocabolario sopra le righe, a patto che non avesse mai usato certe espressioni davanti a Sammy. Aveva funzionato per un po’, ma poi il più piccolo, desideroso di imitare il fratello, si era intrufolato al tavolo dei grandi e aveva alzato bandiera bianca.
Mary lo avrebbe asfaltato se avesse sentito i maschi di casa esprimersi con certi termini, ma lei non era lì a tirargli le orecchie per le birre di troppo e per tutto il resto, quindi il compito di tenere i ragazzi in riga era solo suo, anche ora che il suo secondogenito stava facendo ammenda.
La sua voce incrinata gli aveva quasi fatto aprire gli occhi, poi aveva deciso di restare in ascolto.
“Mi dispiace tanto, papà, davvero non volevo che ti facessi male. So di averti disubbidito e che mi punirai per questo, ma vorrei che capissi perché l'ho fatto”
Sam si prese una pausa e John temette che non  avrebbe vuotato il sacco, poi il suo ragazzo sospirò e continuò:
“Sono andato via da casa di Bobby perché mi hai lasciato indietro e volevo dimostrarti che io non sono…”
Il giovane Winchester si fermò di nuovo non riuscendo più a trattenere le emozioni e scacciò le lacrime con il dorso di una mano.
“Volevo dimostrarti che non sono uno senza palle e che provo davvero ad essere quello che vuoi mandando via quel fantasma, ma poi è andato tutto storto! So che ci dici sempre di non farci coinvolgere emotivamente nei casi e che ti sei ferito perché invece l'ho fatto, ma io ho bisogno di credere che nel mondo ci sia anche il bene e la possibilità anche per noi di avere una vita normale.
Capisco che tu voglia trovare chi ha ucciso la mamma, ma tu riesci a capire me?”
Sam a quel punto singhiozzò e John si impose di non muovere un muscolo per non metterlo in imbarazzo. Rimase fermo anche quando il suo ragazzo si alzò, poi non resistette alla tentazione di aprire leggermente gli occhi. Lo seguì con lo sguardo fino alla porta notando che si era preso una manciata di secondi per ricomporsi, probabilmente perché non voleva farsi vedere in quello stato da suo figlio maggiore.
Ma Dean avrebbe notato gli occhi arrossati e a modo suo lo avrebbe consolato, questa era una certezza.
John sospirò e fissò il sole che stava tramontando dietro la finestra.
“Certo che ti capisco, Sammy, e ti amerò per sempre”
   
 
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