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Autore: EleWar    03/03/2023    8 recensioni
“Non dovevi andare in quel club per imparare a sparare, non ti permetterò di uccidere nessuno!” sentenziò l’uomo, cercando di ergersi sull’esile figura della socia.
E' difficile non ricorrere alle pistole quando si è degli sweeper professionisti, ma Ryo non vuole che Kaori diventi un'assassina... eppure... sarà solo questo che metterà in subbuglio i nostri amati City Hunter?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ho cercato di fare prima possibile, ad aggiornare, ma la mia RL ultimamente è quella che è :D
Detto ciò, GRAZIE per aver accolto con tanto entusiasmo questa mia nuova ‘fatica’, spero di potervi ripagare, capitolo dopo capitolo.
Nel frattempo… buona lettura *____*

 
 
Cap. 2 - Kaori dove sei?
 
“Ryo, ti prego smettila!” gridò per l’ennesima volta Saeko, fermandogli il braccio pronto a colpire di nuovo “Non è massacrandolo che riuscirai ad avere altre informazioni!” gli ingiunse perentoria l’ispettrice Nogami.
 
“Questo lurido bastardo sa molto più di quello che dice, ed io so come fargli sputare il rospo!”
 
Kyokun Seitaro sedeva sbracato sulla sedia girevole dell’ufficio privato di Saeko: spettinato, con i vestiti stazzonati, con gli occhi fuori della testa, portava sulle guance i segni evidenti di sberle e schiaffi.
Ansimava, terrorizzato, tenendosi stretto con le mani alla seduta della poltroncina.
Non c’era stato bisogno di ammanettarlo o legarlo, era troppo impaurito per provare anche solo a fuggire; tenersi ancorato alla seggiola era solo un ultimo tentativo per non cedere di fronte a quel ciclone che lo stava investendo, e che era niente meno che il grande Ryo Saeba, in tutta la sua rabbia distruttrice.
 
Ryo, tormentato dall’Angelo della Morte che premeva per resuscitare dai bui recessi del suo animo, gli si avvicinò fin quasi a sfiorargli il naso con il suo e gli sibilò:
 
“Dimmi dov’è Kaori!”
 
“Te-te l’ho già detto! Io. Non. Lo. So.” piagnucolò.
 
“Menti!” gli urlò in faccia lo sweeper; e stava già per colpirlo di nuovo quando, nell’ufficio, irruppe trafelato un sottoposto della Nogami che, tutto concitato, disse:
 
“Abbiamo una traccia!”
 
Ryo si voltò di scatto verso l’agente,  poi di nuovo verso Seitaro e, con un sorriso diabolico che gli fece venire la pelle d’oca, gli disse:
 
“Salvato dalla campanella! Ma non ho ancora finito con te…” e si allontanò di scatto verso i due poliziotti.
 
 
 
oOo
 
 
 
Kaori ricordava… sì, ricordava che quella sera era andata al poligono; aveva indossato la sua solita tuta, quella che aveva portato con sé nel borsone, e preso le cuffie d’ordinanza; aveva scelto la pistola che avrebbe fatto al caso suo, e che l’addetto le aveva dato in consegna, non prima di aver compilato e firmato tutti i moduli del caso.
 
Lei e Seitaro avevano sparato a lungo, in due postazioni affiancate, e avevano fatto a gara a chi facesse più centri sulle sagome in movimento.
Erano presenti anche gli altri del corso, proprio come aveva detto lui al telefono, e c’era pure Kurai, con il suo solito abbigliamento dark e l’aria lugubre; non si addiceva tanto al clima gaio del ritrovo, ma era una ragazza in gamba, di poche parole, e Kaori non aveva motivi particolari per averla in antipatia.
 
Avevano passato almeno due ore a sparare ed era chiaro alla fine chi fossero i primi della classe: Kaori e Seitaro erano i più bravi nel tiro in movimento e a lunga distanza, e la sweeper non stava più nella pelle, era euforica, per i risultati raggiunti.
 
Si era iscritta al corso all’insaputa di Ryo, dal momento che lui non solo non glielo avrebbe permesso, qualora lei gli avesse chiesto consiglio, ma soprattutto perché lui si ostinava a non darle lezioni di sorta.
Era stanca di essere la solita imbranata che mirava in un posto e sparava in un altro, ed apprendere che il socio, volutamente, le aveva manomesso la pistola dell’amato fratello Hideyuki affinché, intenzionalmente, non uccidesse mai nessuno, non l’aveva di certo consolata.
 
Si sentiva tagliata per il mestiere di sweeper, ma se non avesse imparato a sparare, quantomeno per difendersi, non sarebbe mai diventata una professionista in grado di badare a sé stessa e difendere i più deboli che si affidavano a lei.
Le trappole che così magistralmente aveva imparato a fabbricare sotto la supervisione del grande Falcon, non servivano a nulla in uno scontro a fuoco, in un attacco repentino ed improvviso, e non sempre poteva ricorrere ad armi pesanti come bazooka o mitragliatrici, sempre per lo stesso motivo.
I rudimenti che aveva appreso grazie all’aiuto di Mick e Miki, non sarebbero mai stati sufficienti davvero.
 
Ma Ryo non voleva… già, non voleva; aveva deciso così e così doveva essere.
E lei si era ribellata.
Ed ora aveva trovato la sua strada, accanto a persone che come lei si erano impegnate a fondo, erano migliorate giorno dopo giorno e, in quel salutare ambiente cameratesco, erano diventati tutti perfetti tiratori.
Si sentiva a suo agio in quella stretta cerchia di giovani, anche se le uniche donne erano lei e Kurai, perché finalmente c’era chi apprezzava le sue capacità, e la sana competizione la portava sempre a migliorarsi.
 
I ragazzi del corso non potevano sapere che, per Kaori, andare al poligono non era un semplice hobby come per loro, ma un’esigenza di vita, e lei si era guardata bene dallo spiegargli che tipo di vita conducesse e perché.
Apparentemente si riunivano lì al club tutti dopo l’orario di lavoro e, appunto, sparare era solo uno sport come un altro.
 
Lontana dall’orbita di Ryo, inoltre, era riuscita a farsi nuovi amici, e la corte discreta di Seitaro la faceva sentire viva e vitale; era tornata ad essere la Kaori di una volta, molto più sicura di sé e delle sue capacità, e non si sentiva sminuita da nessuno.
Non c’era chi le ripetesse che non era neanche una vera donna, che il suo appeal era pari a zero; non c’era chi frustrasse ogni suo più piccolo slancio affettuoso; semplicemente, poteva essere la Kaori che voleva essere, senza remore, freni o finzioni.
Sotto sotto, però, le dispiaceva non poter condividere i suoi traguardi e le sue soddisfazioni proprio con Ryo; ma, ironia della sorte, era arrivata a tanto proprio perché non c’era lui, proprio perché lui non faceva parte di quell’angolo di vita tutta sua.
Era stato divertente, dopo la sessione di tiro, ritrovarsi tutti nel locale a poche centinaia di metri da lì, ne ricordava perfettamente il nome, l’evocativo One Shot, e manco a dirlo che gli avventori erano gli stessi frequentatori del poligono.
Il divertente clima cameratesco era continuato anche lì, e i drink non si erano fatti desiderare; cibo e bevande non mancavano mai al loro tavolo, e perfino Kurai era rimasta con loro per un bel pezzo, pur non unendosi alle sbicchierate e alle risate.
Silenziosamente sgranocchiava patatine e noccioline, ma era già tanto per una come lei che, solitamente, si dileguava dopo l’ultimo sparo.
 
Ad un certo punto si erano pure trasferiti nella sala karaoke e lì avevano tutti dato il meglio di sé.
Kaori non ricordava di essere stata mai così allegra come quella volta e, finalmente, non pensava a niente.
Ma poi cosa era successo veramente?
 
 
 
oOo
 
 
 
“Torniamo a te, Seitaro” gli rivolse la parola con fare inquisitorio Ryo, dopo essere tornato dal breve incontro con l’agente e l’ispettrice Nogami “Raccontami come è andata…”
 
“Ve l’ho già detto! Eravamo al One Shot già da un po’, avevamo bevuto, e tanto, e poi anche cantato, e ancora bevuto. Ci stavamo divertendo e non facevamo nulla di male…” quasi piagnucolò.
 
“Questo lo sappiamo…” sbuffò innervosito Ryo.
 
Pensare alla sua Kaori che si divertiva con quella massa di idioti lo faceva andare su tutte le furie, ma molto di più essere inchiodato lì, senza sapere dove lei fosse e con chi, temendo il peggio e non riuscendo ad estorcere, a quel mollusco, una dichiarazione o un’informazione utile su dove andarla a cercare. “E poi…?” chiese in tono minaccioso.
 
“Non lo so… non sono sicuro. Credo di essere crollato su di un divanetto, ma poi mi sono risvegliato perché avevo urgentemente bisogno di andare in bagno. Solo allora ho visto che al nostro gruppo si era aggiunta altra gente, persone in giacca e cravatta, e anche loro ridevano, si divertivano… non lo so, non lo so! La testa mi girava, girava tutto il locale e credo di essere svenuto”.
 
“Maledizione!” sbottò Ryo, colpendo violentemente con un pugno la scrivania lì vicino.
 
Da quel cretino non riusciva ad avere nulla di più che pigolii atterriti e lacrime, mentre lui avrebbe tanto voluto prendere un mezzo qualsiasi e correre a salvare Kaori, perché era sicuro che lei fosse in pericolo.
 
Non era mai successo che lei non tornasse a casa di sera, nemmeno quando litigavano come avevano fatto la sera dell’uscita al poligono.
Avevano avuto un acceso diverbio, proprio quando lui aveva scoperto che lei aveva frequentato un corso di tiro al bersaglio a sua insaputa; l’aveva redarguita, si era arrabbiato, piccato, perché lei non doveva farlo a prescindere, e non solo di nascosto da lui.
Makimura gliel’aveva affidata e lui si era votato a lei, alla sua incolumità, alla sua salvezza.
Si sentiva fin troppo in colpa per averla fatta entrare nel suo mondo malato e pericoloso, ci mancava che lei imparasse a sparare e diventasse un’assassina come lui!
No, Kaori doveva rimanere pura e innocente come quando l’aveva conosciuta, e a nulla valevano le proteste di lei, quando affermava che restare al suo fianco era stata una sua libera scelta, e che saper sparare ne andava della sua stessa incolumità, nonché delle clienti per cui lavoravano.
Ryo era stato irremovibile, e lei si era incaponita: lei, la testarda!
Gli aveva disobbedito, lo aveva contrariato, ma più di tutto gli scottava che lei si fosse allontanata da lui, avesse preso a frequentare altre persone che non fossero le solite della banda, si fosse aperta agli altri, si fosse fatta altre amicizie… lontano da lui.
E poi c’era quel Seitaro, così belloccio e delicato: Ryo amava terrorizzarlo, metterlo in difficoltà, perché voleva punirlo di averci provato con la sua Kaori; voleva fargli scontare il fatto di aver osato mettere gli occhi su di lei, e più lo minacciava, più annientava la sua virilità, riducendolo ad una mammoletta piagnucolante.
Nessuno poteva competere con il grande Ryo Saeba, nessuno era più uomo di lui.
 
Ma questa rivalsa tardiva non gli dava soddisfazione alcuna, perché all’atto pratico Kaori era sparita, non era tornata a casa, non aveva dato notizie di sé, e le ricetrasmittenti dei suoi bottoni lo avevano condotto ad un sudicio vicolo dalle parti del porto, dove giaceva,in un angolo, la sua camicetta, aggrovigliata e strappata… e questo non era un buon segno.
La socia non si sarebbe privata di tale indumento per nulla al mondo, sia per ovvia pudicizia, sia perché conosceva l’utilità dei suoi bottoni, quindi tutto ciò dimostrava che era stata costretta a spogliarsi, o peggio ancora, qualcuno aveva provato, riuscendoci, a spogliarla.
Ed ecco che la rabbia gli annebbiava la ragione: immaginare un infido omuncolo, o un gruppo di balordi, aggredire e spogliare la sua Kaori, era un incubo che non gli dava pace.
Gli strappi e la sporcizia dell’indumento poi, testimoniavano che c’era stata una colluttazione; sicuramente la socia si era opposta, c’erano tracce di sangue…
Ryo aveva rischiato, seduta stante, di trasformarsi nell’Angelo della Morte; si era trattenuto a stento perché prima doveva individuare i responsabili di quell’atroce gesto.
Poi, non ci sarebbe stato più scampo per nessuno.
 
E quel coglione di Seitaro, che aspirava alla bella socia, non era stato capace di proteggere colei che avrebbe voluto diventasse la sua donna!
Che razza di uomo era costui?
Si era ubriacato e poi era svenuto, pisciandosi addosso.
Il tanfo che emanava dai suoi pantaloni gli confermavano che quella sera non era riuscito a raggiungere il bagno in tempo.
 
Ryo stava per avventarsi nuovamente su Seitaro, quando Saeko tornò alla carica e riuscì a fermarlo in tempo:
 
“Ryo, lascialo stare, non lo vedi che è un povero cristo? Concentriamoci sugli altri avventori, magari sanno dirci qualcosa di più. Inoltre i miei uomini stanno controllando la soffiata che ci hanno fatto poco fa” poi, allontanandolo da Seitaro che, ripiegato su se stesso, continuava a frignare a bassa voce, gli disse: “Ti prometto che la troveremo” e gli strinse forte il braccio.
 
Ryo la guardò con occhi assenti, cupi e immensamente neri, e Saeko si spaventò per la disperazione che vi lesse dentro.
Il suo amico amava visceralmente la sua socia, e forse proprio perché non si decideva a ricambiare i suoi sentimenti, si condannava a soffrire pene indicibili.
La amava tantissimo, ma non era in grado di aprirsi a lei, di dirglielo, a lei che ne era innamorata da tempo immemorabile, e la faceva soffrire in maniera assurda.
Il pensiero che la compagna potesse essere in pericolo di vita e lui non fosse in grado di trovarla e salvarla, lo stava facendo diventare pazzo, e forse, ipotizzò l’ispettrice, pensare di perderla anche e soprattutto senza averle mai detto che l’amava, era un dolore troppo grande da poter anche solo immaginare.
 
Saeko era molto affezionata a Kaori, e lo sarebbe stata anche se non fosse stata l’adorata sorellina del suo Hideyuki.
Con il suo carattere aperto e solare, con la sua bontà, aveva finito per conquistare anche la bella e algida Saeko Nogami, e quest’ultima avrebbe fatto di tutto per lei.
Ma le premesse non erano buone, la situazione sembrava realmente preoccupante e non voleva cedere alla disperazione.
Kaori, in quanto sweeper, ne aveva vissute di cotte e di crude insieme a Ryo, ma ecco, la parola adatta era insieme, mai da sola, e quando era stata in pericolo Ryo non ci aveva messo tanto a trarla in salvo.
Qui, invece, sembrava sparita nel nulla e, apparentemente, nessun nemico dello sweeper aveva rivendicato il rapimento o lo aveva sfidato apertamente dichiarando di aver preso la socia come ostaggio.
Chi era il nemico stavolta?
Perché Kaori non si trovava più?
Era fuori discussione un suo allontanamento volontario, perché quell’ultimo screzio con Ryo non era stato dei più gravi.
E allora da dove cominciare?
Brancolavano nel buio.
E se la capacità di Ryo di risolvere i casi al limite o oltre la legge, le aveva fatto comodo in più di un’occasione, ora doveva tenere a bada proprio lui, perché non dubitava che, una volta individuato il responsabile della sparizione di Kaori, Ryo si sarebbe fatto giustizia a modo suo.
   
 
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