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Autore: starlight1205    04/03/2023    3 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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“ Waiting for the end to come
Wishing I had strenght to stand
This is not what I had planned 
It’s out of my control
Flying at the speed of light
Thoughts were spinning in my head
So many things were left unsaid
It’s hard to let you go”
(“Waiting for the end” - Linkin’ Park)



Fred Weasley osservava impaziente il prato incolto e umido che si estendeva intorno a casa McKinnon.
Il piede sinistro tamburellava ritmicamente sul pavimento, in attesa.
Aveva il viso così vicino alla finestra del soggiorno da aver creato una macchia appannata sulla vetrata di fronte a sè.
La sua attenzione, però, non era focalizzata nè sull’erba illuminata da dei tiepidi raggi di sole nè dai rami del grande abete che si innalzava a pochi metri dalla villa, ma era interamente concentrata nel trovare un modo per parlare a Diana della lettera di Benjamin Murray.
Aveva rimandato il momento il più possibile, continuando a fingere di non aver trovato quello stupido pezzo di carta, ma non riusciva a non sentirsi inquieto ed avvilito nel realizzare quanto stesse proseguendo a sbagliare nel tenere la bocca chiusa sulla questione.

- Pixie! - chiamò Fred voltandosi verso le scale che portavano al piano superiore  - sei pronta? Non dobbiamo mica andare a fare una sfilata di moda!
- Arrivoooo - la voce di Diana gli rispose con esasperazione, mentre trotterellava giù dalle scale.
Fred si voltò istintivamente verso il rumore dei passi.

Quel giorno Diana aveva raccolto i capelli in una coda di cavallo che oscillava ancora a destra e a sinistra per la corsa giù dalle scale, portava ripiegato sull’avambraccio un capo d’abbigliamento mentre con una mano tormentava il palmo dell’altra, ancora fasciato con una benda dopo il taglio che si era procurata raccogliendo stupidamente i cocci della bottiglia rotta qualche giorno prima.
Fred le sorrise, mentre una fitta di dispiacere gli affondava nello stomaco all’idea di ciò che si era ripromesso di compiere.
Diana sbuffò scrutando con sdegno il maglione verde brillante nelle proprie mani e poi rivolse un’occhiata a Fred, imbronciandosi.
- Non potevi scegliere un colore più normale? - si lamentò lei.
- Ma se ho scelto questo colore proprio perchè si intona ai tuoi occhi!  - la prese in giro Fred conoscendo ormai l’avversione di Diana per i capi dai colori troppo sgargianti.
Qualche giorno prima, infatti, Fred e George erano andati in missione per recuperare dei capi invernali per tutti, dato che nessuno aveva previsto che si sarebbero fermati così a lungo lontani da casa.
Diana gli scoccò un’occhiata sbieca mentre con aria rassegnata faceva sbucare la testa dal collo del maglione, riducendo la propria acconciatura ad una massa arruffata.
- La tua splendente bellezza illumina comunque ogni angolo di questa casa - continuò Fred con tono ironico, mentre Diana si chinava per infilarsi le scarpe - e..ahia!
Diana gli aveva lanciato addosso una scarponcino.
Lee Jordan salì energicamente dal seminterrato trasportando con l’uso della magia altra attrezzatura utile per Radio Potter, per la quale stavano effettuando le prove generali.
- Bel maglione, Diana! - le sorrise Lee soffocando una risata.
Lei si limitò a guardarlo male da sotto la frangia troppo cresciuta, mentre si risistemava la coda e si chinava a raccogliere lo scarponcino usato come arma.
George raggiunse il soggiorno poco dopo commentando: - Diana, finalmente ti sei messa qualcosa di decente!
Fred ghignò nervosamente, mentre Diana, chinata, stringeva i lacci delle scarpe con un gesto secco.
- Questo lo chiami decente? - sbottò Diana istericamente di fronte alle prese in giro, rimettendosi in piedi e tirando la stoffa del maglione tendendola con eccessivo risentimento - è un colore orrendo! Ho già perso almeno quattro diottrie solo nel guardarmi allo specchio!
- Cos’è che ha perso? - domandò George confuso avvicinando la testa a quella di Fred.
- Non ho capito... - rispose Fred scrollando le spalle con serafica tranquillità, come se Diana non si trovasse in quella stanza con loro - saranno cose babbane che non si ricorda dove ha messo...
Diana roteò gli occhi al cielo.
- Beh, il maglione si può trasfigurare in qualsiasi colore tu voglia... - si intromise Lee con il cipiglio di chi sottolineava un’ovvietà.
Diana, in atteggiamento volutamente intimidatorio, strinse le palpebre voltandosi verso Fred: - Quando ti ho chiesto se tu potessi farlo diventare di un altro colore mi hai detto che non era possibile!
Il ragazzo si stava già sbellicando dalle risate, seguito a ruota dal fratello.
- Freeeeed! - lo rimproverò Diana esasperata.
- Eddai, Pixie! E’ troppo divertente prenderti in giro! 
- Giuro che un giorno o l’altro te la faccio passare io la voglia di prendermi in giro - lo minacciò Diana avvicinandosi risentita con un dito già teso in atteggiamento accusatorio e pericolosamente vicino al naso di Fred.
- Uuuh... - Fred schioccò la lingua dando una gomitata complice al gemello - siamo già alla parte dei rimproveri! E’ quella che preferisc- dovette interrompere la frase a metà perchè Diana si stava già sbracciando mentre saltellava per prenderlo a sberle con tanta energia che Fred fu costretto ad arretrare di qualche passo.
- Andate a fare i piccioncini? - si informò George notando che Fred aveva appena lanciato un Incantesimo di Appello verso la propria giacca.
- Pff, piccioncini... Diana si è decisa a usarmi come cavia per sperimentare il suo potere - spiegò Fred con tranquillità - se non dovessi tornare, almeno sapete il perchè...
George sollevò appena l’angolo delle labbra e rivolse a Fred una pacca sulla spalla: - Ti ho voluto bene...
Fred si finse estremamente addolorato, mentre George gli reggeva il gioco nel fingersi altrettanto distrutto dal dolore.
- Avete mai pensato di fare gli attori? - li schernì Diana, mentre a braccia conserte di fianco a Lee Jordan aspettava la fine di quell’improvvisato teatrino - E comunque io non ti userò come cavia per un bel niente!
Fred si irrigidì staccandosi dal gemello, sporgendo il labbro inferiore in un’espressione mirata a intenerire il cuore di pietra di Diana: - Cosa? Non mi vuoi proprio usare per niente di niente?
- NO! - si indignò Diana di fronte a quell’idea, allacciandosi la giacca.
- Oh...- rispose Fred con tono deluso e poi, con un guizzo allusivo nello sguardo, aggiunse: - che peccato!
- Ciao ragazzi - esclamò Diana con enfasi salutando George e Lee e tirando Fred per la manica del giubbotto - lo porto a fare un giro perchè sta diventando scemo!
- No, tranquilla era già così! - intervenne con noncuranza Lee Jordan già affaccendato intorno alla radio - solo che gli sbavavi troppo addosso per accorgertene!
Diana rivolse a Lee una smorfia, mentre Fred apriva la porta di casa e scambiava una lunga occhiata con George.
Fred non fece nemmeno in tempo ad afferrare la mano di Diana che lei aveva già iniziato a correre su per la collinetta verdeggiante alle spalle di casa McKinnon, ridendo per la gioia di trovarsi all’aria aperta.
Lo sguardo di Fred fu catturato dall’ipnotico movimento della coda bionda che ondeggiava al ritmo della corsa di Diana, sentendo il petto scaldarsi da un buonumore così inappropriato da farlo sentire in colpa.
Dopo qualche metro lei si voltò indietro per guardarlo e per esortarlo a raggiungerla: il viso arrossato con un enorme sorriso e gli occhi verdi luccicanti per l’entusiasmo.
- Muoviti, Weasley! - lo incalzò Diana riprendendo a correre e a ridere.
Fred si incamminò dietro di lei, infilando le mani in tasca e sorridendo amaramente nel sentire una nuova fitta di dolore all’idea di cancellare quel momento di spensieratezza.
 
°°°°°°°°°°°°

Prima di varcare la soglia di casa, Diana aveva colto un fugace ma eloquente scambio di sguardi tra i due gemelli: aveva rinunciato da parecchio tempo a cercare di comprendere quello strano e muto linguaggio allo stesso modo in cui aveva gettato la spugna di fronte al tentativo di mettersi in mezzo a quelle strane conversazioni silenziose dalle quali anche Lee Jordan sembrava essere estraneo.
Aveva indugiato più del solito sulle inusuali espressioni dei due fratelli che non erano sorridenti o progettanti qualche nuovo scherzo, ma particolarmente serie; Fred, nonostante cercasse di mascherarlo, aveva irrigidito le spalle in una posizione che tradiva parecchio nervosismo dopo l’occhiata che George gli aveva rivolto.

Diana e Fred camminavano una accanto all’altro lungo il sentiero che si inerpicava tra la vegetazione.
- Tu ti approfitti sempre della mia ignoranza sulla magia! - si lamentò Diana scherzosamente e pestando i piedi sul terreno più del dovuto a causa del colore del maglione che ancora la infastidiva.
- Ma non è vero! - Fred tentò di rabbonirla avvolgendole un braccio intorno alle spalle per attirarla a sè e rivolgendole uno dei suoi sorrisi beffardi che lasciavano intendere proprio l’opposto di quanto si impegnasse a dichiarare. 
Diana tentò di divincolarsi senza troppa dedizione, fingendosi più offesa di quanto non fosse in realtà  e notando quanto il sorriso di Fred fosse però caratterizzato da una leggera tensione che impediva alla sua solita ironia di dilagare fino al suo sguardo furbo.
Il vento autunnale iniziava a portare con sè aria più fredda che preannunciava l’inverno, ma il sole era ancora tiepido quando non giocava a nascondersi dietro a spesse nubi scure. 
Arrivati in cima alla collina, Fred aveva già il giubbotto ripiegato su un avambraccio, un sorriso vagamente più rilassato e le guance arrossate per la camminata.
- Eccoci! - esclamò Fred indicando a Diana la distesa di acqua scura increspata in grandi cerchi dal soffio del vento.
Quel tratto di lago era circondato da qualche albero chino a specchiarsi nella superficie liquida e da bassi cespugli che iniziavano a perdere le foglie, trasportate inevitabilmente ad appoggiarsi sull’acqua. A fare da sfondo al lago, c’era un ammasso di pietre ingrigite dal tempo e che moltissimi anni primi doveva essere stato un maestoso castello: ora non ne restava che una piccola porzione, ma già così si era investiti da un senso di imponenza e di vertigine che fece subito pensare a Diana a come sarebbe stato suggestivo trovarsi di fronte al maniero al suo massimo splendore.
- Mi dici che ti succede? - domandò Diana curiosa di sapere cosa avesse il potere di scalfire il perenne sorriso di Fred Weasley.
- Hai...insomma avuto altri incubi? - si informò Fred passandosi una mano tra i capelli e scrutando l’orizzonte.

Qualche giorno prima, Diana si era finalmente decisa a parlare con lui del sogno delle mani insanguinate: si era sentita sollevata di un enorme peso nel rivelare almeno una parte dei suoi tormenti, nonostante non avesse trovato il coraggio di affrontare anche l’altro incubo.
Si sentiva colpevole già solo per l’aver sognato l’eventualità di fare del male a Fred da non riuscire a raccogliere le forze per raccontare anche quell’episodio.

- No... - rispose sinceramente Diana sfregando le mani sugli avambracci come per scacciare una sensazione di gelo - però ho sempre lo sgradevole presentimento che mio padre centri qualcosa con quel sogno! Lui non è presente, ma è come se io sapessi che lui c’era... Sembra tutto così vivido che a volte mi sembra di aver vissuto realmente quel momento! E quella strana energia che il Blackhole sembra aver lasciato su di me non fa altro che mettermi inquietudine...
Fred lasciò cadere il giubbotto a terra e si sfregò i palmi delle mani con espressione determinata, mentre abbassava lo sguardo su Diana: - Dai, prova ad usarla su di me!
- E se ti faccio male? - Diana si mordicchiò il labbro inferiore, improvvisamente titubante.
- Con il Blackhole mi hai mai fatto male? - domandò Fred in tono calmo e ragionevole.
Diana scosse la testa: - No, ma era diverso...
- No, era la stessa identica cosa! Dai, fai almeno un tentativo! - la esortò lui con decisione e sfoderando già la bacchetta.
Diana sbuffò, consapevole che quando Fred si metteva in mente qualcosa era impossibile fargli cambiare idea. Chiuse gli occhi borbottando: - Ci provo, ma stai più indietro, per favore! 
Siccome non aveva sentito Fred spostarsi, riaprì gli occhi e, con tono supplichevole, implorò -  Ti prego, Fred! Non voglio farti del male...
Il ragazzo, poco convinto, annuì e si allontanò di qualche passo, in modo che Diana potesse tornare a chiudere nuovamente gli occhi.
Una volta isolata nel buio della sua mente provò a replicare la concentrazione che aveva sempre cercato di allenare con il Blackhole, ma la cosa si rivelò molto più complicata.
Il Blackhole era sempre stato una presenza solida e concreta nella sua mente e nelle sue mani, un qualcosa che poteva afferrare; invece, quel ronzio residuo e impalpabile che il magico oggetto si era lasciato dietro come la scia di una cometa sembrava evaporare sotto al suo immaginario tocco ogniqualvolta si accingesse ad afferrarlo per farlo suo.
Digrignò i denti artigliando la stoffa dei suoi jeans con le unghie per lo sforzo di acciuffare qualcosa di inconsistente ed effimero.
- Succede qualcosa? - si accertò Diana emettendo un sibilo a denti stretti, senza riaprire gli occhi.
- Mmh.. no - rispose Fred assorto - però forse potrei darti un aiutino...
Diana spalancò gli occhi di scatto: - Che cavolo vuoi fare?
- Beh, potrei provare a colpirti con un incantesimo... - azzardò Fred indietreggiando di un passo come se avesse paura che Diana avrebbe potuto aggredirlo per aver osato fare una proposta del genere - uno piccolino...che non fa male!
Diana schioccò la lingua per esprimere flebilmente il proprio dissenso: - Io non so se...
- Con quell’imbecille del Ministero ha funzionato... - continuò Fred sicuro della propria idea - e poi io starò pronto a difendermi!
Diana lo scrutò attentamente, mentre percepiva una sgradevole sensazione di disagio davanti alla potenziale realizzazione di uno dei suoi peggiori incubi.
Fred aveva già la bacchetta puntata verso di lei, in attesa di un cenno di assenso.
Diana osservò la punta legnosa per la prima volta puntata contro di lei.
Deglutì un nodo di incertezza.
- Se va tutto bene non ti succederà nulla - spiegò lui in tono tranquillo - se va male, beh...galleggerai per aria, ma poi ti faccio scendere subito....ok?
Ammutolita, Diana non potè fare altro che annuire, perchè anche se era infinitamente spaventata, era allo stesso tempo dannatamente curiosa di sapere se potesse essere in grado di governare quello strano potere.
- Levicorpus! - la voce di Fred la raggiunse insieme a una strana sensazione di improvvisa leggerezza che le fece provare l’impulso di osservare i propri arti, angosciata dal fatto che potessero essere evaporati come per magia. 
Fortunatamente, le sue braccia e le sue gambe erano ancora al proprio posto.
L’imprecisato sentore di essere più simile a un palloncino che a una persona si dissipò mentre ancora si fissava incredula i palmi delle mani, già pervasi da un famigliare chiarore azzurrino.
Diana sentì il cuore battere a ritmo accelerato per il timore di quello che sarebbe potuto accadere; cercò aiuto con lo sguardo verso Fred che la scrutava con concentrazione, facendole segno di mantenere la calma e spostandosi ancora di qualche passo all’indietro per evitare che lei si agitasse ulteriormente.
Diana esalò un profondo sospiro e si tuffò ad occhi chiusi nella profondità di quel principio di formicolio che aveva preso a risalirle lungo le braccia, le gambe, il busto e il collo, lasciando dietro di sè un calore che sembrava essere fatto di piccole lingue di fuoco.
- Ok, Pixie... - la voce di Fred sembrava più lontana che mai - stai andando bene...credo! Tutto a posto?
Diana aprì gli occhi mentre il suo personale incendio interiore si faceva strada lungo il collo per avvolgerle la testa, tanto da farle bruciare gli occhi.
Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Fred, lui si irrigidì, meravigliato: - Ouhhh....
- Che c’è? - domandò Diana con tono intriso di panico, mentre gli occhi avevano preso a lacrimarle e tutto nel suo campo visivo assumeva una sfumatura azzurra e perlacea.
- I tuoi occhi - mormorò Fred impressionato - sono diventati...azzurri e luminosi!
Di fronte a quella rivelazione, Diana percepì la propria concentrazione afflosciarsi come un sacco repentinamente svuotato; le lingue di fuoco si ritrassero fino a sparire come se qualcuno vi avesse gettato addosso una secchiata di acqua gelida.
Diana rimase a fissarsi le mani tremanti ombreggiate ancora da un leggero sfavillio soprannaturale.
- E’ stato fighissimo! - esclamò Fred esprimendo un misto di entusiasmo e apprensione.
- Riproviamo? - domandò Diana con determinazione.
Dopo vari tentativi in cui Diana riuscì a gestire più o meno bene l’ondata di energia provocata dall’incantesimo, la stanchezza cominciò a prendere il sopravvento.

- Direi che per oggi può bastare! Ho bisogno di sedermi... - asserì faticosamente sentendo le ginocchia cedere e asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica della giacca.
Si adagiò a terra incurante dell’erba umida e Fred si sedette accanto a lei continuando a scrutarla.
- Sta funzionando esattamente come con il Blackhole... - ragionò il ragazzo ad alta voce - assorbi l’incantesimo e poi ti carichi! Come è possibile?
- Forse è uno degli effetti collaterali... - bofonchiò Diana con la gola secca.
- Cosa? 
- Lupin aveva detto che si poteva instaurare una sorta di connessione con il Blackhole, ma aveva parlato anche di effetti collaterali... - spiegò Diana amaramente portandosi le ginocchia al petto e appoggiandovi sopra il mento, visibilmente preoccupata delle possibili conseguenze.
- Beh, a me sembrano degli effetti collaterali con i controcazzi! - esclamò Fred galvanizzato da quella teoria.
Diana non potè fare a meno di sorridere: - Se tua madre ti sentisse parlare in questo modo!
- Non si stupirebbe neanche più - ridacchiò Fred con aria di chi la sapeva lunga.

Rimasero in silenzio per un po’ ad osservare l’acqua scura e torbida del lago gorgogliare, seduti sul prato, l’uno accanto all’altra.
Fred era tornato a indossare quell’inconsueta espressione di impazienza, mentre iniziava a tamburellare un piede sul terreno.
- Sarà quel famoso mostro? - ruppe il silenzio Fred con un sorriso indicando le bolle che increspavano la superficie del lago.
Diana si limitò a ridacchiare mentre spiegava a Fred che il mostro di Loch Ness era una leggenda.
- Beh, anche i maghi per te erano una leggenda... - puntualizzò Fred fissando l’acqua scura sempre con la medesima aria tesa.
- Vero - ammise Diana cercando di alleggerire quella strana e incomprensibile situazione - ma poi sei arrivato tu....Ci pensi mai a come sarebbe andata se non avessi mai attraversato Victoria Street per dirmi che dei maghi fuori di testa avrebbero cercato di uccidermi? - domandò stringendo le palpebre dato che un raggio di sole aveva eluso una nuvola per illuminarle con insolenza il viso.
Fred rimase stranamente in silenzio e deglutì. Diana poteva vedere il suo pomo d’Adamo muoversi su e giù, a disagio.
- Certo che ci ho pensato - rispose lui a bassa voce appoggiando i gomiti sulle ginocchia con una desueta rassegnazione.
- Probabilmente sarei morta - constatò Diana amaramente con un brivido che le percorreva la schiena nel ricordare l’attacco al negozio Harvey da cui si erano salvati per un pelo.
- Oppure i Mangiamorte avrebbero semplicemente rubato quello che stavano cercando e la vostra vita sarebbe proseguita come se niente fosse accaduto... - Fred parlava in tono monocorde come se rivelasse una cosa che in realtà lo aveva sempre tormentato.
Diana rimase a guardarlo sbigottita.
- Non puoi rimproverarti per questo - lo ammonì Diana in tono severo - quante volte sarei morta senza di te?
Fred sorrise amaramente e rispose a sua volta con una domanda: - E quante volte non avresti rischiato di morire senza di me?
Diana scosse la testa e afferrò una mano di Fred, mentre con un’occhiata severa diceva: - Smettila!
- Non avresti preferito continuare ad uscire con il normalissimo Lyall? - la punzecchiò lui ironico.
- Ma nemmeno per sogno! - sbottò Diana indispettita dal ricordo di quando lei e il barista pensavano ancora che tra loro potesse esserci qualcosa in più dell’amicizia.
Fred alzò gli occhi al cielo sorridendo, mentre Diana si lanciava di peso sopra di lui facendolo ricadere di schiena sul prato con un grugnito.
- Non è che adesso hai paura di me? - Diana sondò il terreno puntellandosi su un gomito per guardare il ragazzo in viso e cercare di capire cosa non andasse.
- Pfff - sbuffò lui in risposta sghignazzando - paura di te? Ma se sei alta quanto uno gnomo!
Diana gonfiò le guance con aria offesa prima di utilizzare un tono di tagliente ironia: - Ti faccio il culo quando mi pare, Freddie!
Fred si morse il labbro inferiore per evitare di ridere di nuovo e rispose con lo stesso tono: - Non vedo l’ora, Pixie!
- Oh, stai zitto... - mormorò lei chinandosi in avanti.
Avvicinò le loro labbra in un bacio, mentre Fred le appoggiava una mano sulla nuca attirandola maggiormente a sè. Le dita del ragazzo, in un attimo, risalirono ad agganciarsi ai capelli raccolti nella coda e a sfilare l’elastico che fino a quel momento li stringeva, facendoli ricadere come un sipario dorato ad incorniciare i loro visi ancora uniti dal bacio sempre più appassionato.

- Non cambierei nulla di tutto quello che abbiamo passato - mormorò Diana poco dopo, mentre riprendeva fiato con la testa appoggiata al petto di Fred, dove poteva distintamente sentire il battito forte e preciso del suo cuore farsi più accelerato dopo le sue parole.
Anche il cuore di Diana martellava con forza le costole, mentre il sangue le rombava nelle orecchie con un ronzio vibrante.
Questa volta il Blackhole non centrava nulla.
Diana era certa che quella fosse solo pura e semplice felicità.
- Non vorresti neanche un normale appuntamento? Una cena come vogliono tutte le ragazze? Fiori, cioccolatini? - la tormentò Fred tornando a sorridere.
- Beh...si, ovvio - ammise Diana giocherellando con uno stelo di erba secca - senza cioccolatini e fiori, però, ti prego!
Fred la osservò senza capire.
Le nuvole si muovevano rapide nel cielo sopra di loro.
- Come minimo, il tuo mazzo di fiori sarebbe incantato da qualche magia e si metterebbe a schizzare acqua da tutte le parti...
- Mi hai dato una nuova idea... - sogghignò Fred divertito da quella prospettiva.
Diana sbuffò una risata: - Non ti ci vedo proprio con cioccolatini e fiori...
Fred inclinò la testa di lato, soppesando le parole di Diana: - No, nemmeno io! Dai - si rianimò pulendosi una mano sporca di terra nel maglione marrone scuro - quando tutto questo sarà finito dove vuoi andare?
Diana rimase un po’ spiazzata dalla domanda e non ebbe subito una risposta pronta. Provò a cambiare discorso, ma Fred era irremovibile come se i programmi che stavano ipotizzando si sarebbero realizzati il giorno successivo.
- Mi raccomando, scegli bene perché deve essere memorabile! - la ammonì Fred.
- Sai...hanno in programma la costruzione di una nuova attrazione a Londra...si chiamerà London Eye e sarà una enorme e altissima ruota panoramica...ecco, vorrei che andassimo lì per il nostro primo appuntamento! Anche se forse ci vorrà un po’ di tempo prima che sia pronta...
- Ok, Pixie, non so esattamente cosa sia una ruota panoramica, ma per me va benissimo! 
Diana rise di gusto per mettersi poi a spiegare in che cosa consistesse l’attrazione.
- E tu, invece? - chiese Diana timidamente - cosa fanno i maghi al primo appuntamento?
Fred scrollò le spalle: - Pff...di solito vanno ad Hogsmeade.
- Cos’è Hogsmeade? - domandò Diana curiosa.
- Un villaggio interamente magico che si trova vicino a Hogwarts! Ci si va in gita! Non è male! C’è Mielandia che è un negozio di dolci, i Tre Manici di Scopa è una specie di pub...ma il mio negozio preferito è sempre stato Zonko! E’ il negozio di scherzi a cui io e George ci siamo ispirati per aprire il nostro... - spiegò Fred con entusiasmo.
Diana sorrise nel sentire parlare di quello strano luogo che per lei sembrava uscito da un libro fantasy.
- Mi piacerebbe andarci! - annunciò Diana appoggiando di nuovo la testa sulla spalla di Fred.
- Ok, allora prima che venga pronta la nostra ruota panoramica, ti porterò a Hogsmeade! - si illuminò Fred.
- Si certo, la stanno giusto costruendo per noi! - ridacchiò Diana e poi tornando seria aggiunse: - Comunque, credo che sia questo il nostro primo appuntamento...
- Immagino di si - concordò Fred - perchè non va bene?
- E’ perfetto - rispose semplicemente Diana accoccolandosi contro di lui, mentre la ronzante felicità tornava a pervaderla.

Rimasero distesi per parecchio tempo a fare progetti intervallando le chiacchiere con dei frequenti baci, a guardare le nuvole assumere forme diverse a causa del vento, incuranti dell’umidità che si stava ormai infittendo, fino a che Fred non si alzò per dirigersi verso la riva del lago.
Diana stava osservando uno stormo di corvi volteggiare intorno all’unica torre del castello rimasta eretta, fantasticando al pensiero di un normale appuntamento come due normali persone, mentre Fred, in piedi sotto i rami di un albero, lanciava pigramente dei sassi nel lago cercando di fare più di un rimbalzo sulla superficie.
Di tanto in tanto lui si voltava per guardarla e sorriderle.
Diana non poteva fare altro che sorridere a sua volta, sentendosi perfettamente in pace con il mondo e continuando a far volare l’immaginazione verso un’improbabile appuntamento a cena con lei e Fred elegantemente vestiti e divisi da un tavolino illuminato da una candela. 
Sarebbe stata davvero una giornata perfetta se non fosse stato per lo strano umore altalenante di Fred: nonostante lo mascherasse piuttosto bene, continuava ad esserci qualcosa di inusuale nel modo in cui osservava Diana, le sorrideva o nel modo in cui sembrava trattenere il fiato prima di parlare.

- Fred, è tutto a posto? - provò a insistere Diana socchiudendo gli occhi per osservare la sagoma del ragazzo di spalle, illuminato dagli obliqui raggi di sole.
Lui si voltò scrollando la testa e stringendo le labbra come se fosse sul punto di confessare una delle sue malefatte.
- C’è una cosa che ti devo dire... - soffiò a fatica il ragazzo guardandosi i piedi e rigirandosi un sasso nella mano con nervosismo.

L’aria si fece improvvisamente più fredda, mentre una nuvola transitava davanti al sole gettando lunghe ombre sul lago. Diana sfregò le mani tra loro per scaldarle, mentre, inspiegabilmente, il suo fiato si condensava in una nuvoletta di vapore davanti ai suoi occhi.
Guardò la scena stranita, perchè era impossibile che improvvisamente facesse così freddo.
Anche Fred rabbrividì guardandosi intorno spaesato, lasciando cadere nel lago anche l’ultimo sasso che ancora teneva tra le dita, il quale rimbalzò con un secco rumore molto diverso dai precedenti tonfi acquosi.
Diana si alzò di scatto e raggiunse Fred che fissava il lago con il viso deformato da una strana smorfia di incredulità e paura.
Il ciottolo era rotolato sulla superficie del lago senza affondare perchè la grande massa d’acqua, ora percorsa da venature chiare e perlacee, si stava trasformando in un’enorme lastra di ghiaccio.
- Ma che sta succedendo? - domandò Diana spaventata stringendosi nelle spalle nel vano tentativo di scaldarsi, anche se il freddo pareva esserle penetrato dentro alle ossa come se si trovasse dentro una cella frigorifera.
- Merda - sibilò Fred, più pallido di quanto Diana lo avesse mai visto e con lo sguardo assottigliato rivolto verso la sponda opposta del lago.
Diana strinse le palpebre per capire cosa lo avesse spaventato, ma la sponda del lago le appariva deserta come lo era stata da quando vi avevano messo piede. 
Nonostante fossero soli, era chiaro che qualcosa stesse accadendo. Sembrava che anche il sole si stesse lentamente spegnendo, mentre il freddo non faceva che aumentare.
Il vento era diventato gelido e sferzante: Diana iniziava a sentire la punta del naso e le guance intorpidite.
Le mani e i piedi le bruciavano per la temperatura che ormai doveva essersi avventurata ben al di sotto dello zero.
Gli steli d’erba cristallizzati dalla brina erano frustati dalle violente folate di vento. 
- Li vedi? - domandò Fred con una cautela simile a quella di chi avesse davanti un animale feroce pronto ad attaccarlo. La bacchetta era stretta nella mano tremante.
- V-vedo cosa? C-cosa dovrei v-vedere? - chiese Diana battendo i denti e guardandosi febbrilmente intorno per capire di che cosa stesse parlando Fred.
Le parole le uscirono a fatica dalle labbra insensibili per il freddo. Continuava a guardarsi intorno, angosciata, domandandosi chi o cosa non riuscisse a vedere, ma l’unico dettaglio che riuscì a cogliere fu un rumore prima flebile e che si faceva via via più intenso, come se qualcosa si stesse avvicinando.
Era una specie di basso respiro metallico, un rantolo soffocato che non fece altro che accrescere la quantità di brividi che già la percorrevano sia per il freddo che per l’inquietudine.
Fred sembrava aver perso l’uso della parola, mentre, immobile e con la bacchetta stretta in mano, fissava intensamente un punto di fronte a sè.
- Fred - provò a dire Diana prendendolo per un braccio - andiamo v... - ma le parole le morirono in gola, perchè oltre al gelo pungente, si sentì lambire la gola e poi lo stomaco e, in breve, ogni parte del corpo da una disperazione senza fine, da una tristezza incolmabile, da un terrore primordiale.
Senza una precisa motivazione, nella sua mente prese forma una domanda.
Perchè preoccuparsi di scappare quando era chiaro che non ci fosse via di fuga?
Il congelato torpore la invase del tutto, mentre le sembrava di non avere più nemmeno una goccia di sangue allo stato liquido all’interno del corpo.
Dato che comunque non era in grado di vedere quella strana cosa invisibile, serrò le palpebre, sempre più impaurita.
Non appena i suoi occhi si chiusero, fu risucchiata dalla visione di una scena sfocata e tremolante.

Davanti a sè aveva una porta aperta per metà: lo spiraglio lasciava intravedere un letto dove Daniel Harvey era chino al capezzale di Sarah McKinnon, sdraiata e morente. Diana tentò di aprire la porta e di entrare, ma la maniglia sembrava allontanarsi sempre di più facendola sbuffare per la frustrazione.
Diana fu come riportata indietro, all’inizio del medesimo corridoio che terminava con la medesima porta socchiusa, ma c’era qualcosa di diverso e famigliare allo stesso tempo. 
Sul pavimento le dava il bentornato la solita macchia di sangue sulla quale scivolava terrorizzata nei suoi incubi.
Diversamente dalle altre volte, però, udì la propria voce agire in totale autonomia e chiamare con tono acuto e infantile: - Papà? Papà, dove sei? 
Poi tutto accadde con la stessa sequenza che già conosceva: le mani insanguinate, la porta che si apriva e un bagliore accecante che la colpiva.


La scena vorticò e mutò in un’altra che, sfortunatamente, Diana conosceva fin troppo bene.

Il soggiorno della Tana quasi distrutto dalle fiamme. 
Zia Karen era riversa a terra, senza vita.
Diana provò lo stesso dolore e la stessa incredulità che erano scaturiti in lei anche la prima volta che aveva vissuto quel momento.
Diana si precipitò verso di lei sentendo le lacrime spingere per uscire, mentre scuoteva il corpo della zia. Come in un incubo, gli occhi di zia Karen presero vita in una sinistra scintilla inquietante, mentre si rimetteva in piedi, come uno zombie, e con lo sguardo tagliente, più morto che vivo, sibilava: - Sei stata tu! E’ solo colpa tua....
- No - mormorò Diana con le mani a coprire la labbra e le lacrime che le rigavano il viso.


La figura di zia Karen si dissolse come per magia e una famigliare luce azzurra invase la scena, facendosi più intensa fino a trasformarsi in un’esplosione abbagliante.
Il penetrante bagliore le fece bruciare gli occhi tanto da farglieli lacrimare e quando riuscì faticosamente ad aprirli tutto ciò che le apparve fu la figura Fred Weasley, pallido, esangue e privo di vita come nei suoi peggiori incubi. Al suo fianco, entrambi senza vita, George e Lee.

Un urlo straziante lacerò il silenzio.
Diana ci mise un po’ a capire che l’urlo proveniva da lei.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò riversa sul duro terreno gelato riconoscendo a malapena la riva del lago.
Era madida di sudore gelido, con lo sguardo annebbiato dalle lacrime, le tempie doloranti, la gola in fiamme e il corpo scosso da tremori violenti.
Fred era ancora in piedi, ma barcollante, mentre tentava ancora di respingere quel qualcosa che Diana non riusciva a vedere. 
Una sottile nebbiolina argentea fuoriusciva a piccoli sbuffi dalla bacchetta magica del ragazzo, ma dopo poco si ritraeva svanendo in fili di fumo grigiastri.
- Diana - udì Fred chiamarla con una voce che le giunse attutita come se lei fosse un pesce rosso in un acquario e a dividerli ci fosse una lastra di vetro. 
Fred aveva teso la mano verso di lei.
Diana cercò di puntellarsi con i gomiti al suolo per sfuggire a quell’orrendo buco nero di disperazione che cercava di attrarla e risucchiarla con sè.
Non potevano scappare. 
Diana guardò nuovamente Fred e, come una scossa elettrica, la attraversò la consapevolezza che non sarebbero sopravvissuti. Che sarebbero morti lì. Sopraffatti da qualcosa di invisibile e letale che non erano in grado di fronteggiare.
Era come se da un’enorme e immaginaria clessidra scivolassero sempre più debolmente gli ultimi granelli di sabbia che li avvisavano che il tempo a loro disposizione fosse agli sgoccioli.
- Pixie - sentì nuovamente la voce di Fred chiamarla. La sua mano ora sembrava molto più vicina. Forse se fosse riuscita ad allungare il suo braccio, sarebbe riuscita ad afferrarla. Diana affondò i denti nel labbro inferiore per lo sforzo e spinse il suo braccio verso Fred, dove trovò la mano gelida del ragazzo ad afferrare la sua.
- Aiutami - la pregò lui battendo i denti per lo sforzo e per il freddo - sono troppi...
- Che cosa devo fare? - chiese lei in un flebile sussurro, l’unica voce che era riuscita a tirare fuori, mentre sentiva il risucchio di morte portarla sempre più sull’orlo dell’incoscienza.
Troppi? A che cosa si riferiva Fred?
Anche la sua mente sembrava ormai così ovattata dal freddo da non riuscire più a formulare un pensiero coerente.
- Pensa a un ricordo felice - anche la voce di Fred era poco più di un sussurro ormai.

Un ricordo felice? 
Che senso aveva?
Ne aveva mai avuti? 
In quel momento le sembrava di no.

Sentì le dita di Fred stringersi più forte intorno alle sue, mentre le forze la abbandonavano.

I granelli all’interno del corpo della clessidra erano quasi terminati.

Dipanò a fatica il groviglio disordinato a cui era ridotta la sua memoria. 

Una sera sul divano della Tana a parlare tutta la notte con Fred. 
Un bacio sotto alla quercia nel giardino dei Weasley.
La gioia di quando avevano rimesso in funzione la radio e i sorrisi radiosi di Fred. Di George. Di Lee.
La scena che si era immaginata di lei e Fred che uscivano a cena e poi passeggiavano mano nella mano davanti a una ruota panoramica alta quanto il Big Ben stava sfumando sempre più fino a 
diventare irrealizzabile.

Non aveva senso.
Tutto quanto non aveva più senso, perchè l’oblio era troppo vicino e la morte dietro l’angolo.

Riaprì gli occhi con un sforzo sovrumano e mise a fuoco il volto di Fred. Il viso pallido, il naso arrossato per il freddo, le labbra screpolate dal gelo. Gli occhi scuri erano semichiusi dalle palpebre che si erano fatte pesanti. Anche lui stava per cedere. 
Non era sicuramente il momento adatto, ma Diana si ritrovò a domandarsi se Fred fosse sempre stato così bello o se lo stesse notando solo in quel momento perchè era diventata consapevole del fatto che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto il suo viso. Le loro dita erano ancora intrecciate, quando dalle labbra della ragazza scivolarono fuori le uniche parole sensate che i suoi pensieri erano riusciti a plasmare.
- Ti amo - mormorò Diana sperando che lui potesse sentirla, perchè se quello doveva essere un addio, non potevano separarsi senza che lui lo sapesse. 
L’espressione sofferente e moribonda di Fred parve distendersi, mentre pronunciava una formula magica e un grosso animale argenteo e poco aggraziato scaturiva con un vigoroso balzo dalla sua bacchetta.
Diana si afflosciò senza forze nell’erba pungente e coperta di brina. 
Si sentiva esausta e con il corpo scosso da tremiti incontrollabili.
Rimase distesa con la guancia appoggiata sull’erba: il prato non era più gelido e duro, ma fangoso e morbido.
Non faceva più così freddo.
Riaprì appena le palpebre e, nonostante la vista sfarfallante, le parve che il magico animale riuscisse a proteggerli aggirandosi loro intorno in una corsa baldanzosa composta di goffi movimenti.
Sarebbe stato bello se fosse riuscito a salvarli.
Una flebile speranza si accese come una tiepida scintilla nel suo petto.
Fred aveva appoggiato la schiena al tronco dell’albero per reggersi in piedi e riprendere fiato.
Il suo sguardo esausto incrociò quello di Diana aprendosi in uno stanco sorriso.
Erano vivi.
Fred era vivo.
Diana esalò un sospiro di sollievo crogiolandosi nel tepore del disgelo provocato dalla scintilla che si era lentamente trasformata in una tenue fiammella.
Poi tutto si fece nebuloso e nero, mentre perdeva i sensi.

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Ehilà!
Vi chiedo scusa per questo ritardo, ma due settimane di trasferta lavorativa hanno messo a dura prova la mia ispirazione!
Come vi avevo accennato, questi capitoli continuano a concentrarsi su Diana e Fred mentre si godono la relativa tranquillità a casa McKinnon; moooolto relativa oserei dire vista la capatina dei Dissennatori 😅, ma questo episodio mi serviva per sbloccare ancora una volta Diana, che ormai lo avrete capito meglio di me, non si dà una mossa a meno che non abbia la strizza XD
Prometto che il prossimo è l'ultimo capitolo del filone romantico!
Grazie a tutte le persone che stanno leggendo e che seguono ancora questa storia! ❤️
A presto!
  
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