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Autore: berettha    06/03/2023    7 recensioni
BARTYLUS, Barty Crouch jr x Regulus Black.
||La vita di Regulus dai primi anni ad Hogwarts, sino alla presa del Marchio Nero ed oltre ancora.||
Dal testo: Portami a casa Sirius, cambiami i vestiti, sistemami i capelli dietro alle orecchie, fammi sentire il tuo tocco sulla pelle, asciugami i capelli e lascia che io posi la testa sulle tue gambe.
Raccontami di Hogwarts, di James Potter e di quella volta che avete volato sopra al Lago Nero: come era il vento? Lo sentivi tra i tuoi capelli? Ti faceva lacrimare gli occhi?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Evan Rosier, Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Europa: This is the Tome of Immobility, of respite, of cessation. 
Drink of its bitter water once, Prophet, and never thirst again.” 
Angels in America,Tony Kushner. 
 
“Well, I taste you on my lips,  
lovely bitter water. 
The terrible fire of old regrets is honey on my tongue.” 
The Oh Hellos. 
 
Prologo. Nel nord della Francia, c’erano due bambini. 1972. 
 
Nella campagna francese, tra i campi di lavanda e le colline, c’era la vecchia magione dei Black: grandi finestre permettevano alla luce del sole di entrare a qualsiasi ora del giorno, illuminando gli altrettanti grandi salotti di marmo bianco italiano. Sul retro, file immense di alberi da frutto, una piscina in roccia, qualche statua su cui Sirius soleva sedere a cavalcioni. 
Ad una copia di Paolina mancava il naso, scalciato via erroneamente dal bambino durante quella che era stata una scalata molto difficile, ma era talmente buffa quella statua adesso che avevano deciso di lasciarla così. 
Per sei settimane l’anno, Regulus era orgoglioso di poterla chiamare casa. 
Sei settimane, che per due bambini equivalevano ad una vita intera, lontano dall’opprimente grigiume di Grimmauld Place. 
Ma soprattutto lontano dalla madre, che non avrebbe lasciato Londra neanche se fosse stata sotto attacco: niente schiaffi, niente urla, niente punizioni. Niente Orion che si chiudeva in ufficio per non sentirli piangere. 
Per sei settimane, il suo unico pensiero sarebbero state le ginocchia sbucciate, i pantaloncini corti, le mani costantemente sporche di terra senza nessuno che gli costringesse a lavarle, la torta alle pesche e il gelato alla vaniglia. 
Zio Alphard li portava al mare durante il weekend, e sebbene Regulus non si fosse mai avvicinato all’acqua, adorava perdersi in buche e castelli di sabbia. 
La sera invece scendevano nel villaggio vicino e Sirius, era sempre al suo fianco.  
Che si trattasse di esplorare qualche angolo remoto della magione nella speranza di scovare un Molliccio, oppure di correre a nascondersi nell’orto tra le file di pomodori, sporcandosi i piedi nudi di fango e terriccio, lui si trovava lì. 
 
C’era stato un momento durante la sua vita -e Regulus lo ricordava bene-, dove Sirius era stato tutto il suo mondo. 
Dove sapeva che avrebbe potuto girarsi, in qualunque momento, e trovarlo lì. Allungare la mano, e subito trovare la sua. 
Dove le lacrime gli venivano asciugate solo da lui, così come le ginocchia scorticate baciate, e le favole lette. 
Si sentiva amato, molto e profondamente, dal fratello. 
 
Sentimento che invece non riusciva realmente a sentire da parte dei genitori. 
Li amava, quasi quanto amava Sirius: ma non poteva non tremare di fronte agli occhi della madre, quando tirava fuori la bacchetta dalla manica. Non poteva non sentirsi in colpa, di fronte invece a quelli del padre, sempre tristi, spenti. Grigi, come quelli di Sirius, ma senza la stessa bellezza. I suoi invece erano verdi, come quelli della madre. 
Ricordava sua cugina, Andromeda, accarezzargli il volto e mormorargli “Da grande farai innamorare tutte con quegli occhioni.”  
*̥˚✧.·:*¨༺ ༻¨*:·.✧*̥˚ 
Regulus amava andare sull’altalena, anche se chiamarla “altalena” era farle un complimento: un’asse di legno che gli lasciava le cosce piene di schegge legata al ramo di un limone. 
“Penso di esser riuscito a scorgere un fiume!” Urlò al fratello, che si trovava a leggere una rivista di Quidditch all’ombra dello stesso albero. “Dici che era la Senna?” 
“Non puoi scorgere proprio nulla lì sopra, non vai abbastanza in alto. Dovresti avere una scopa. E poi la Senna? Davvero?”  
“Vorrà dire che quando imparerò a volare ad Hogwarts, tornerò e ti farò vedere che avevo ragione. È proprio la Senna quella.” 
“Sei un idiota.” Sirius aveva chiuso la rivista, rabbioso. Da quando era tornato a casa, qualche mese prima, non solo sembrava diventato molto più intollerante alle regole, ma anche alla presenza di Regulus e lui non riusciva a capire come mai.  
Eppure, doveva essere Regulus quello arrabbiato. 
Per tutto l’anno passato, aveva aspettato con ansia una lettera dal fratello, correndo ogni giorno in salotto quando sapeva che sarebbe arrivato il gufo di famiglia.  
Ma ogni giorno, nulla. Forse una letterina o due, sotto il periodo di Natale, ma dal contenuto talmente insignificante che gli era scivolato via dalla memoria qualche minuto dopo averla letta. 
 
Ciao Reg.  
Io e James abbiamo volato sopra il Lago e ci hanno messo in punizione. 
Salutami tutti, ciao! 
Sirius. 
 
Tu sei un idiota.” Frenò con i piedi, sporcandosi le scarpe di polvere. 
“Tu.”  
“Tu all’infinito.”  
Sirius alzò gli occhi al cielo, spostandosi una ciocca di capelli dalla spalla. Durante l’anno passato ad Hogwarts, erano cresciuti tantissimo, arrivandogli fino alle spalle. Sua mamma li aveva guardati con disgusto, ma a Regulus erano piaciuti da morire. Anche zio Alphard li portava in quel modo. “Sei proprio un bambino qualche volta.”  
E poi se ne andò, lasciandolo solo. Il sole non aveva ancora iniziato a tramontare, e mancava ancora molto all’ora di cena. Percorse con la punta delle scarpe i solchi che aveva lasciato poco prima sull’altalena. 
“Kreacher.”  
Un famigliare crack risuonò al suo fianco. “Dica pure a Kreacher padron Regulus, signorino.” 
“Sei mai stato ad Hogwarts?” Una zanzara gli si posò sulla pelle nuda della gamba.  
“No, signorino.” 
“Lo sai che ci sono tantissimi elfi domestici? L’ho letto in Storia di Hogwarts.” 
“Kreacher è felice di apprenderlo.”  
“Vorresti venire con me a settembre?” Scacciò la zanzara con un gesto della mano. Iniziava già a prudere. 
“Lo scopo di Kreacher è quello di servire la nobile famiglia Black, e non potrebbe mai lasciare la sua cara padrona, sebbene Kreacher sarebbe molto felice di stare con il signorino Regulus...”  
Ingoiò le lacrime che iniziavano a bruciargli gli occhi.  
Sua mamma odiava quando piangeva.  
E anche lui aveva iniziato ad odiarsi. “E poi ci sarà suo fratello, con lei, padrone.” Aggiunse l’elfo. 
“Ho paura che non mi voglia più.”  
 
“Parlami ancora di Hogwarts.” Regulus si aggrappò con entrambe le mani alla maglia del fratello, tirandola verso di sé. 
“Smettila, ti ho già detto tutto un milione di volte almeno.”  
“Parlami delle scale!” Gli comandò il più giovane, aprendosi in un sorriso tutto gengive e niente incisivi superiori. 
“A loro piace cambiare.” Risponde controvoglia, spingendolo via in malo modo. 
“E poi?”  
“E poi cosa?”  
“Fanno altro?”  
Si fermarono sulla soglia della camera di Sirius. 
I quadri alle pareti seguivano la conversazione con scarso interesse, intimando solo di tanto in tanto ai due bambini di smetterla di litigare. Non c’erano tanti come a Grimmauld Place, ed erano sicuramente più simpatici e meno spioni di quelli che erano a casa loro.  
“Per Merlino, Reg, sono scale, cosa ti aspetti? Che cantino la Marsigliese?”  
“Sarebbe fic-” Ma la porta della stanza si chiuse sul suo naso, prima che potesse finire di parlare.  
“Quel grossier petit garçon.” Borbottò zia Aeglé alle sue spalle, sporgendosi per quanto poteva dal ritratto.  
Regulus si voltò verso di lei, le guance arrossate ma non per il sole preso il giorno prima. “Ma cosa ne vuoi sapere, che sei solo un quadro!” Le urlò rabbioso.  
Zia Aeglé tirò su col naso, indispettita. “Si tu étais mon fils, tu ne t’en sortirais pas comme ça!”  
 
C’era stato un periodo, nella vita di Regulus, in cui sapeva che avrebbe potuto scendere dal letto in piena notte per raggiungere la camera di Sirius, e trovare la porta aperta.  
Non troppo, solo uno spiraglio. Abbastanza per fargli sapere: vieni quando vuoi. Sono qui, ti aspetto. E quindi Regulus non si preoccupava più di incubi o Banshee sotto al letto, perché a qualche metro di distanza, dall’altra parte del corridoio, c’era Sirius.  
 
Ma quel pomeriggio, nel luglio più caldo degli ultimi dieci anni, la porta rimase chiusa.  
E per la prima volta, Regulus rimase fuori. 






Note: 
Ciao!! Grazie per aver letto fino a qua, <3 
Spero ti sia piaciuta (ogni piccolo commento, recensione o dm è ben accetto!), per adesso!
I primi capitoli sono molto soft, ma ho lo stesso messo il raiting rosso per delle scene un po' forti che ci saranno in futuro, ma tranquill* che avvertirò con un tw!
Penso aggiornerò settimanalmente, o massimo due volte a settimana. Quindi, beh, alla prossima!
😊  
 
   
 
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