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Autore: Flofly    10/03/2023    2 recensioni
“a-lḗtheia” è l' assenza di cose nascoste, ciò che è svelato nell’accezione di aderenza a sé. Tre donne così diverse tra loro, eppure accumunate dallo stesso sangue.Tre sorelle nel momento in cui cadono tutte le maschere e si scoprono nel loro essere.
La prima storia partecipa contest "Birdwriting – Pesca un dialogo" indetta da Sia_ sul Forum Ferisce più la penna.
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Attenzione: in questa storia si fa riferimento all'uso ​ della tortura come punizione. Non considero Lucius e Narcissa come OOC, ma in fondo alle note spiego il perché. 

 a-lḗtheia

 

Le spesse mura centenarie sembravano aver assorbito ogni suono, ma il silenzio che aveva tanto desiderato ora gli sembrava insopportabile.

Se solo avessero consegnato Potter… Se solo quello stupido elfo non si fosse messo in mezzo…

Era stato sul punto di riavere la sua vita indietro, tornare al posto che gli spettava, ristabilito agli occhi del Signore Oscuro.

Ma Draco… Suo figlio, il sangue del suo sangue, aveva detto di non riconoscere quella dannata ragazzina, nonostante avesse trascorso cinque anni a lamentarsi di lei,dei suoi voti, della sua insopportabile saccenza. Perfino lui, annebbiato dal vino elfico e dalla disperazione, sapeva che stava mentendo, che stava spingendo tutti loro ancora più a fondo nel baratro nel quale il fallimento della missione al Dipartimento dei Misteri li aveva gettati.

Per quello aveva deciso di chiamare lui stesso il Signore Oscuro, afferrando al volo quell’unica opportunità di tornare ad essere l’uomo che era stato. O, semplicemente, di  essere di nuovo un uomo.

La voce di Narcissa era entrata affilata come un coltello nella sua mente, pregandolo di non farlo, di pretendere che non sapessero che la ragazzina tremante e sanguinante in casa loro non fosse lei.

Se è la Granger, significa che abbiamo Potter. Saremo noi a consegnarlo al Signore Oscuro. Sai cosa vuol dire? Le parole correvano febbrili nella sua testa, accavallandosi con l’eccitazione di riuscire in quella missione apparentemente impossibile.

So cosa vuol dire per Draco. Non farlo, Lucius. Ha già visto morire la sua insegnante, divorata da un serpente sul tavolo, in casa sua. Non ti basta? Non farlo diventare un assassino.

Non capisci... Io devo farlo. Per tutti noi. Non sei stanca di tutto questo?

Non cambierà nulla, Lucius. Nulla. Non fare questo a nostro figlio. Guardalo, Lucius! Guardalo!

Stretto tra la furia gelida di sua moglie e lo sguardo penetrante di Bellatrix aveva preso la sua decisione: avrebbe fatto quello che era necessario per la sua Famiglia. Draco, un giorno, avrebbe capito. E, forse, anche Narcissa.

Aveva pensato solo alla gloria e agli onori. Il suo cervello annebbiato non aveva concepito la possibilità di fallire in quel modo. L’ennesimo. Il peggiore.

Alla scoperta della fuga di Harry Potter, l’ira del Signore Oscuro si era riversata senza limiti su di loro.

Ma il dolore delle Cruciatus non era niente rispetto a quello che sarebbe venuto dopo.  Mentre era ancora in terra, Lord Voldemort si era inginocchiato accanto a lui, porgendogli la bacchetta, la sua bacchetta, con un sorriso enigmatico sul volto ormai simile ad una maschera.

Aveva stretto le dita avide sul legno famigliare, la magia che sembrava attraversargli la pelle come era accaduto quel pomeriggio lontano ormai perso nel tempo, sperando per un attimo di essere stato perdonato. Tutto ciò era però ben presto stato cancellato dal terrore, quando aveva capito cosa stesse accadendo: quello era solo un prestito, la concessione per adempiere ad un dovere terribile.

Narcissa, si era alzata lentamente, tremante di dolore e silente di rabbia, frapponendosi tra lui e Draco.

«Cissy

Una volta tanto, la voce di Bellatrix aveva perso quella nota infantile e folle che sembrava ormai contraddistinguerla, ma Narcissa l’aveva ignorata, mentre il rantolo di dolore di Draco che soffocava nel suo stesso sangue risucchiava ogni altro suono nella stanza.

«Narcissa, mia cara, c’è qualcosa che vuoi dire per spiegare l’ennesimo fallimento di tuo figlio?». Sfogata la sua ira, Lord Voldemort sembrava deliziarsi nell'infliggere loro quel tormento. 

«E’ stata colpa mia, mio Signore,Draco non c’entra nulla. Gli ho detto che doveva esserne assolutamente certo. Devi punire me, mio Signore, sono stata io a fallireaveva detto lei con la voce appena incrinata per via delle torture, ma non di certo insicura.

Lui aveva schioccando la lingua, quasi stesse pregustando quello che sarebbe accaduto dopo.

«E’ vero, Lucius? E’ colpa della tua deliziosa moglie quello che è successo? Che peccato…» aveva chiesto con un lampo divertito negli occhi gelidi, rigirando la bacchetta che gli aveva nuovamente sfilato dalle mani, agitandola a pochi centimetri dalle sue dita chiuse nel vuoto.

Lucius deglutì a fatica,mentre un’immagine terribile a fatica si faceva strada nella sua mente. Non poteva chiederglielo. Non poteva chiedergli di scegliere chi sacrificare. Gli era stata tolto tutto: la libertà prima, la sua stessa casa poi. Ma uccidere le persone che amava…

Guardò disperato Bellatrix, immobile e con un’espressione indecifrabile sul volto, lo sguardo d’ossidiana che si spostava tra il suo Oscuro Signore, Narcissa e il corpo scomposto in una posa innaturale di Draco in terra.

«Mamma…» la voce spezzata di loro figlio ebbe il potere  di distrarre Narcissa per un attimo, un battito di ciglia appena, ma sufficiente alla sorella per lanciarle un incantesimo stordente. 

Salva Draco. A qualunque costo. Era stato l’ultimo pensiero che era riuscito a cogliere nella confusione della sua mente, la bocca impastata dalla bile e dal residuo di whiskey incendiario che aveva buttato già cercando di ritrovarsi in fondo ad un bicchiere.

Un gesto e Narcissa era sparita insieme a Bellatrix.

E lui era rimasto solo con l’orrore dei suoi sbagli, nessun liquido abbastanza potente da permettergli di dimenticare.

 

Erano passati due giorni, e da allora non aveva avuto notizie di nessuno dei due, per quanto implorasse Bellatrix, che però si limitava a guardarlo con disgusto, scuotendo la testa.

Erano andati via tutti, nessuno che si era premurato di dirgli dove o quando sarebbero tornati. E ora, solo in un luogo che non aveva più nulla della sua casa, si era trascinato soffrendo ad ogni respiro aprendo una porta dopo l’altra, ogni stanza vuota più dolorosa della Cruciatus. 

E poi lo sentì, così intenso da pensare di esserselo immaginato, il profumo speziato  di fiori bianchi di Narcissa, così vivido da sentirlo sulla lingua. Aprì lentamente l’ultima porta, quella che era stata la nursery di Draco, temendo che fosse tutto un parto della sua mente sconvolta.

E invece lei era li, pallida e sconvolta, ma indiscutibilmente viva. Così come Draco, rannicchiato sul divano una volta immacolato, e ora ricoperto di disgustose macchie scure. Erano feriti, laceri, sofferenti. Ma erano vivi. Per un attimo gli sembrò addirittura di riuscire nuovamente a respirare.

Narcissa lo guardò senza parlare, lo stesso lampo di furia negli occhi azzurri che le aveva visto nel momento in cui aveva deciso di ignorare la sua richiesta.

Lui aveva sbagliato, lo sapeva. Ma lei… se solo non avesse deciso di sfidare Lord Voldemort… se solo si fosse fidata di lui. Non avrebbe mai potuto uccidere Draco, doveva saperlo. Avrebbe assecondato la folle richiesta di torturarlo, ma così lo avrebbe salvato. E invece lei aveva rischiato di farsi uccidere… E poi, pur sapendo quanto questo l’avrebbe tormentato, era rimasta li senza dargli alcuna notizia.

«Perché?Come hai potuto farmi questo?» sputò fuori, ancora prima che le parole formassero una frase di senso compiuto. Avrebbe potuto dirle che l’amava, che li amava, che sarebbero stati al sicuro. Ma tutto ciò che riusciva a ricordare era il corpo inerme di Narcissa che spariva, lacerandogli l’anima.

«Che cosa vuoi dire?» chiese lei, senza staccare gli occhi da Draco, profondamente addormentato.

«Parlavano di un cadavere da seppellire nei giardini... Quando pensavo che fossi tu, che fossi morta… è stato insopportabile. Perché l’hai fatto? Hai rischiato di farti uccidere...di farci uccidere. Avrei gestito la cosa, lo sai.»

«Come hai gestito tutto il resto, Lucius? Non mi pare che ci sia riuscito granché» rispose piano, accarezzando il grosso livido che spiccava sulla guancia pallida del figlio- «Non puoi chiedermi di guardare mentre torturano mio figlio. Io sono quello che sono, non posso rinunciarci.»

L’uomo senti le gambe cedergli sotto il peso di quella responsabilità che, almeno per una volta, non poteva scansare. 

«Non ti sto chiedendo di rinunciare, non lo farei mai.» disse, inginocchiandosi accanto a lei e posando una mano sulla sua, rabbrividendo nel sentire la pelle gelata di Draco sotto le loro dita sovrapposte.

«Preferisci rinunciare a me? O alla nostra famiglia? Sacrificheresti questo? Se lo facessi, è come se fossi morta per davvero. Devi fare una scelta, Lucius.» domandò, guardandolo finalmente negli occhi.

Aveva sempre amato il potere, il prestigio, l’essere superiore agli altri, tutto ciò che incarnava la promessa dell’Oscuro Signore. Aveva speso fiumi di denaro, tempo ed energie per assicurarsi di essere il primo tra tutti, svettare sopra la massa indegna dei mezzosangue e babbanofili. Ma quello… la sola idea di dover vivere senza la sua famiglia gli era semplicemente insopportabile.

«Non ci lascerà mai andare via...» commentò amaro, portandosi la lunga mano affusolata della moglie alle labbra, sfiorando con un bacio l’opale rosa che la donna portava all’anulare destro: l’unico anello che le avesse mai regalato che non provenisse dai gioielli di famiglia, quello che considerava il suo vero anello di fidanzamento.

Finalmente lei sorrise, sfiorandogli leggera uno zigomo ancora gonfio.

«Arriverà un momento per salvarci, Lucius. E noi saremo pronti», rispose enigmatica, spostando nuovamente lo sguardo su Draco. «O forse dobbiamo sperare che lo sia il Signor Potter.»

 



Ed eccoci, infine, arrivati a Narcissa. Come avrai notato ho preso spunto sia dai libri che dai film per questa storia, mischiandoli sino a farli combaciare nella mia idea di quello che è successo a  Malfoy Manor dopo la fuga del Trio.  In particolare, quest’idea che Voldemort volesse che fosse Lucius a torturare Draco la sto usando per un’altra storia,ma la trovo plausibile sempre secondo la visione che Lucius sia un imbecille ma che ami la sua famiglia, una cosa che non può che provocare disgusto in Voldemort, tanto quanto l’inutilità di Malfoy. E in questo modo, da bravo sadico qual è, riuscirebbe a massimizzare l’effetto della punizione.
Perché allora non porta avanti il suo piano? Forse si era annoiato, forse lo fa per evitare anche la più piccola possibilità che Bellatrix rinsavisca vedendo uccidere sua sorella, o forse vuole solo prolungare il più possibile la tortura. E’ Voldemort, è sadico ed è folle.
Ho cambiato spesso idea sul quando sia stato il momento di svelamento di sé per Narcissa. Inizialmente ero certa che dovesse essere nel momento in cui decide di mentire a Voldemort, ma poi ho riflettuto su una serie di elementi, prima di tutti il suo essere Serpeverde. Mi è quindi sembrato plausibile che abbia iniziato a tramare nell’ombra, soprattutto vedendo  il modo in cui la sua famiglia venisse fatta a pezzi giorno dopo giorno.
Questo potrebbe essere in contrasto con il fatto che Narcissa in questa storia compie una scelta senza senso, cercando di prendersi la colpa al posto di Draco, ma vedendosi sul punto di veder realizzato il suo peggiore incubo,credo che possa essere diventata avventata. Da brava Black, però, sopravvive e usa tutte le sue risorse per preparare la sua vendetta.
Se hai letto le due storie precedenti, hai notato che seguono tutte lo stesso schema: sparizione per qualche motivo della donna- marito che l’attende- sollievo- citazione presa dal pacchetto di Sia- scelta che mostra la vera essenza della strega.  E’, senza troppe sorprese, avrai capito che per me si tratta comunque di uomini innamorati, anche nel caso di Rodolphus e di Lucius ( Ted lo diamo per scontato, perché è Ted  e credo ci siano pochi dubbi a riguardo). Qui però ho voluto cercare di restituire il cieco egoismo di Lucius, che continua ad essere ripiegato su sé stesso.
               Concludo ricordando che i credits di una parte del dialogo vanno a  Sia che li ha proposti all'interno del contest "Birdwatching-pesca un dialogo" , su cui ho deciso di costruire questa raccolta di one shot. Manca solo Tonks, ma anche lei mi sta dando filo da torcere.
"Che cosa vuoi dire?”
“Quando pensavo che fossi tu, che fossi morta… è stato insopportabile.”
“Io sono quello che sono, non posso rinunciarci.”
“Non ti sto chiedendo di rinunciare, non lo farei mai.”
“Preferisci rinunciare a me? Sacrificheresti questo? Se lo facessi, è come se fossi morta per davvero
 
Infine, capisco che Draco dovrebbe dire "Madre" ( come traduzione di Mother)... ma mi sembrava fuori da ogni tempo. Perdonami per queste note lunghissime ma sento che questa storia ne ha bisogno, ancora più  delle altre. Ah, se clicchi sul titolo puoi vedere la copertina che ho preparato. Infine, un doveroso ringraziamento a Mari Lace che mi ha segnalato un refuso nell'ultima frase ( ora, decisamente, ha molto più senso). 
   
 
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