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Autore: starlight1205    12/03/2023    4 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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 "You make me feel
Like my troubled heart is a million miles away
You make me feel
Like I’m drunk on stars and we’re dancing out into space”

( “Celestial” - Ed Sheeran)


- Ti dico che saranno stati una ventina, George! - la voce di Fred trasudava rabbia e stanchezza contemporaneamente.
- Ok ok, ci credo! - sbottò George frettolosamente - il freddo si è sentito fino a qua! 
- Orribile... - commentò Lee con la voce interrotta da quello che sembrava un brivido - ecco il motivo delle ondate di gelo di cui parlavano i giornali...erano loro..
- Ma che cosa diamine ci facevano qui dei Dissennatori? - domandò George in tono preoccupato.

Ancor prima di aprire gli occhi, Diana udì distintamente le voci dei tre ragazzi parlare come se lei non si trovasse a condividere la loro stessa stanza.
Quando si decise a riaprire debolmente gli occhi, l’unica cosa che riuscì faticosamente a mettere a fuoco fu lo schienale in pelle nera del divano del soggiorno. Qualcuno doveva averla avvolta in una pesante coperta che emanava un forte odore di stantio come se fosse rimasta per anni chiusa in un armadio umido.
Nonostante il lieve tepore emanato dal grezzo tessuto, Diana faticava comunque a riacquistare sensibilità a mani e piedi.
Si aggrappò al bracciolo in pelle per sollevarsi e sbirciare appena oltre lo schienale: Fred, George e Lee erano in piedi intorno al tavolo a scrutarsi l’un l’altro con espressioni tormentate e sguardi cupi.
- Potrebbe averli mandati qualcuno...oppure sono semplicemente liberi di nutrirsi senza restrizioni e sono arrivati qui per caso...non lo so...per essere sicuri dovremmo iniziare a difendere il perimetro con degli incantesimi - Fred ragionò in tono grave sedendosi sul bordo più esterno della sedia, come per poter essere pronto a scattare in piedi alla prima evenienza, e sfregando i palmi delle mani l’uno contro l’altro - siamo stati degli idioti a non pensarci prima! Potrebbero tornare...
- Potrebbe raggiungerci anche qualcosa di peggiore dei Dissennatori... - asserì Lee pensieroso e con uno sguardo di chi si preparava al peggio.

Per un attimo, i tre rimasero in silenzio, mentre sui loro visi calava lo spettrale timore di quale altra nuova minaccia avrebbe potuto raggiungerli.
- Ma si può sapere cosa siete andati a fare così lontano da casa? - domandò George al gemello in tono irritato, come se non fosse la prima volta che provasse a estorcergli una risposta.
- Te l’ho già detto! Diana voleva provare il suo potere e poi volevamo stare un po’ da soli... - Fred si strinse nelle spalle.
- Almeno le hai detto quella cosa? - chiese George abbassando la voce ma emettendo un sibilo tagliente.
- Non ne ho avuto il tempo - rispose seccamente Fred stringendo lo sguardo come per concludere velocemente quella discussione.
- Quale cosa? - Lee si inserì nella conversazione - di che state parlando?
Diana aguzzò l’udito e allungò il collo restando in curiosa attesa di carpire qualche dettaglio in più di ciò di cui i ragazzi stavano disquisendo.
- Di niente, Lee - Fred pose fine alle domande con lapidaria perentorietà - non è il momento!
Ci fu una pausa silenziosa in cui Fred e George si fissarono, mentre Lee squadrava prima un gemello e poi l’altro.
Diana sentì una delusione pungente stringerle la gola nel sentirsi esclusa, come Lee, da quella complicità segreta.
- Ok, andiamo a occuparci degli incantesimi difensivi - propose George in un sospiro carico di arrendevolezza incamminandosi verso l’esterno. Lee si voltò per seguirlo e incrociò lo sguardo di Diana che faceva ancora capolino da dietro lo schienale del divano.
- Diana, sei sveglia! - esclamò Lee aprendosi in un sorriso sollevato.

Fred alzò la testa e scattò in piedi. In un attimo era già al suo fianco.
- Come stai? - domandò preoccupato, chinandosi su di lei con un’apprensione degna di Molly Weasley.
- Ho freddo - gracchiò Diana con la gola secca e raggomitolandosi più a fondo nella coperta.
- Anche io - la confortò Fred con un sorriso tirato - è normale...
- Andiamo, Freddie...dobbiamo fare questa cosa ora! - lo incalzò George indicando la porta d’ingresso.
Fred, di malavoglia, stava per alzarsi e seguire il fratello, quando Lee intervenne: - Per gli incantesimi difensivi possiamo iniziare anche in due, George! Fred può raggiungerci più tardi, no?
George rimase a guardare prima il fratello e poi Diana e lentamente, anche se in modo titubante, annuì: - Ok - e si diresse a lunghi passi fuori di casa.
Fred si limitò a fare un cenno di ringraziamento con il capo a Lee, prima che anche lui seguisse George oltre la soglia di casa.
- Vai pure con loro - mormorò Diana a bassa voce - io...io vorrei farmi una doccia calda.
- O..ok - Fred sembrava estremamente a disagio - ti accompagno di sopra - e, avvolgendole un braccio intorno alla vita con un rapido gesto, smaterializzò entrambi sulla soglia del bagno.
Non appena la presa di Fred si allentò, Diana si appoggiò istintivamente allo stipite della porta perchè la testa le girava troppo dopo quel repentino spostamento.
Si sentiva smarrita e infreddolita, mentre le tornavano in mente labili sprazzi di quanto accaduto quel pomeriggio. 
Avvertì un brivido scendere giù per la schiena nel rammentare la sensazione di terrore provata.
Fred la scrutava a labbra strette e con occhiate ansiose che però erano molto abili nel non incrociare il suo sguardo; il ragazzo, infatti, dopo aver appurato che Diana fosse illesa, aveva di nuovo assunto quello strano comportamento che aveva sfoggiato durante l’intera giornata.
- Che cos’era quella cosa invisibile? - chiese lei appoggiando la fronte allo stipite per cercare di bloccare la testa che vorticava, mentre sentiva le gambe trasformarsi in gelatina.
- Erano Dissennatori - spiegò Fred grattandosi la nuca, mentre lo sguardo saettava a destra e a sinistra senza posarsi su Diana - sono...creature orribili. I bab...insomma, i non maghi non possono vederli, ma li percepiscono. Siamo...insomma, ci siamo salvati appena in tempo...ancora poco e...
- E ci avrebbero uccisi - terminò la frase per lui Diana entrando in bagno con passo instabile e lasciandosi cadere, senza forze, seduta sul bordo della vasca da bagno.
- Più o meno... - concesse Fred in un tono sbrigativo di chi non voleva addentrarsi in dettagli molto più lugubri.
Diana si alzò per ruotare il rubinetto della doccia e fece scorrere l’acqua affinchè diventasse calda, poi si sedette nuovamente sul bordo della vasca da bagno rialzando lo sguardo verso Fred che era ancora in piedi a fissare il pavimento con la bacchetta stretta tra le mani.
- Vado a vedere se George e Lee hanno bisogno di me - tagliò corto il ragazzo uscendo dal bagno e chiudendosi la porta alle spalle. 
Forse era solo una sensazione, ma ebbe l’impressione che Fred avesse fretta di allontanarsi da lei.

Diana, tremante come se avesse la febbre alta, si spogliò velocemente e si infilò sotto il getto di acqua calda, sperando che il calore contribuisse a farla sentire meglio e che potesse sciogliere il ghiaccio che sembrava esserle penetrato fino a farle stridere le ossa. 
L’acqua bollente scivolava sui suoi capelli e le incorniciava il viso. 
Si strofinò energicamente il bagnoschiuma sul corpo e lo shampoo nei capelli con l’intenzione di riattivare la circolazione sanguigna e di lavare via le incrostazioni di fango che si era ritrovata nei capelli.
Reclinò la testa all’indietro e chiuse gli occhi godendosi la cascata fumante lambirle le spalle e la schiena.
Improvvisamente, con la velocità di un missile, le scene causate dall’attacco dei Dissennatori si fecero di nuovo vivide dietro alle sue palpebre chiuse, come se le stesse vivendo nuovamente per la prima volta.
Sua madre.
Suo padre
Zia Karen.
L’esplosione azzurra e....Fred.
Aprì di scatto gli occhi, sentendo il respiro appesantirsi e il cuore accelerare il battito.
La doccia e l’intero bagno erano talmente avvolti dal vapore da farle mancare l’aria.
Appoggiò entrambi i palmi delle mani sul vetro appannato con lo sguardo chino sui propri piedi interrogandosi su quanto accaduto e cercando di ritrovare un briciolo di autocontrollo.
Di colpo ruotò il rubinetto interrompendo il flusso d’acqua e, uscendo dalla doccia, agguantò un asciugamano nel quale si avvolse velocemente per la paura di disperdere il poco tepore che era riuscita a immagazzinare.
Anche dopo essersi asciugata i capelli e aver indossato il pesante pigiama di flanella a quadrettoni, non riusciva a scacciare quella sensazione di gelo pungente accompagnata da una tremenda inquietudine causata dalle spaventose e confuse visioni.
Quando zampettò furtiva fuori dal bagno, la casa era stranamente avvolta da un denso silenzio e dalla finestra si intravedeva l’oscurità illuminata dalla luna e punteggiata di stelle.
Non era certa di che ore fossero. 
Non aveva fame, perciò si diresse con passo incerto verso la propria camera da letto chiudendosi la porta alle spalle per infilarsi rapidamente sotto alla pesante trapunta.
Il lucernario situato sul soffitto spiovente della stanza inquadrava una porzione di cielo stellato: Diana aveva scelto quella stanza proprio per quella particolare caratteristica, ma quella sera, nemmeno la compagnia degli astri le era di conforto perchè la sua mente continuava a scivolare involontariamente verso i ricordi di quel pomeriggio.
Oltre alla terrificante esperienza con quei Dissennatori invisibili, non riusciva a mettersi l’animo in pace per l’altalenante comportamento di Fred.
Dopo essersi rigirata più volte sotto alla frusciante trapunta, si alzò per avvicinarsi al camino di pietra per aggiungere un pesante ciocco di legno e ravvivare le pigre braci, sperando che quel gesto potesse infonderle nuovo calore, dato che quello acquisito con la doccia bollente sembrava essersi già volatilizzato.
Rimase inginocchiata sul tappeto logoro in una scomoda posizione a fissare la legna crepitare e sibilare, protendendo le mani verso le fiamme per scaldarsi.

Aveva fatto qualcosa di male che aveva in qualche modo offeso Fred?
Diana sgranò gli occhi a disagio nel ricordare un altro dettaglio di quel pomeriggio.
Si passò convulsamente una mano sul viso con l’intenzione di togliersi di dosso l’imbarazzo.
Gli aveva detto Ti amo ...
Era quello il motivo per cui il ragazzo aveva iniziato ad essere così a disagio?
No. 
Diana rammentò che già da prima Fred sembrava nervoso e inquieto.
Poco prima che arrivassero quei Dissennatori, Fred era stato sul punto di dirle qualcosa e tramite la conversazione origliata in soggiorno era divenuto chiaro il fatto che i due gemelli nascondessero qualcosa che George voleva che Fred le dicesse.
Diana percepì una fitta di dolore, mentre un timore strisciante si faceva largo tra i meandri dei suoi pensieri, nutrendosi voracemente di ogni recondita insicurezza.
Forse Fred voleva lasciarla?
Quella teoria avrebbe spiegato lo strano umore che il ragazzo ultimamente aveva.
E lei cosa aveva fatto? Gli aveva detto che lo amava...
Percepì i lembi di un’astratta ferita aprirsi con un dolore sempre più acuto e bruciante, mentre il timore si faceva sempre più definito e si leccava i baffi nel fagocitare la sua parte più ragionevole, lasciandola in balia di pensieri negativi.
Era ovvio che lui fosse a disagio dopo quelle parole, se la sua intenzione era quella di mettere fine alla loro relazione.
Diana si maledì per essere stata tanto sciocca e per avere abbassato le proprie difese rendendosi vulnerabile.
Come aveva fatto ad essere così idiota da essersi fatta abbindolare così da un bel sorriso, da quegli occhi espressivi, da quel ciuffo di capelli rossi, dalla faccia tosta e dalle battutine ironiche?
Nel rielencare mentalmente tutti quelle qualità di Fred, esalò un sospiro rassegnato perchè, dopo avercela messa tutta per andarci con i piedi di piombo, aveva finito per innamorarsi come una cretina fatta e finita.
Fred si era preso gioco di lei fin dal primo momento in cui si erano conosciuti, quindi magari tutta quella relazione, per lui, era solo un grande e divertente scherzo con cui passare il tempo.
Era stata così ingenua e inesperta da non rendersene conto?
Diana digrignò i denti per la cocente delusione, mentre sentiva crescere un moto di irritazione e frustrazione verso sè stessa e verso la propria ingenuità.
Aveva sempre fatto fatica ad esprimere i propri sentimenti e proprio quando si era decisa a dichiararli apertamente aveva ricevuto solo una sonora porta sbattuta in faccia. Quella fastidiosa sensazione di amarezza bruciava ferocemente di vergogna il suo rimasuglio di orgoglio ferito.
Eppure Fred l’aveva salvata più volte, l’aveva seguita in un’avventura assurda e pericolosa.
Ricordava perfettamente lo sguardo del ragazzo tormentato dalla preoccupazione al rientro al negozio TiriVispi Weasley dopo la lotta con i Mangiamorte su Shaftesbury Avenue.
Non sembrava lo sguardo di chi volesse solo scherzare...

La porta alle sue spalle si aprì lentamente in uno scricchiolio interrompendo quelle controproducenti torture mentali alle quali Diana si stava auto sottoponendo.
- Ah, sei qui - mormorò Fred in tono spossato e per niente sorpreso, entrando e chiudendo la porta dietro di sè.
Diana si voltò impercettibilmente a guardarlo: aveva il naso e le guance arrossate dal freddo come chi aveva passato parecchio tempo all’aperto e lei dovette adoperare molta concentrazione per evitare di soffermarsi sul fatto che anche così lo trovasse così maledettamente Fred Weasley da doversi trattenere dall’alzarsi, correre tra le sue braccia e baciarlo.
- Ma quanta legna hai messo nel camino? - domandò Fred accaldato infilando un dito nel collo del maglione per allargarlo - sembra di entrare dentro un calderone!
- Io sto gelando - dichiarò tetramente Diana distogliendo lo sguardo per tornare a osservare le fiamme.
Le guance le bruciavano per la vergogna della dichiarazione di quel pomeriggio, mentre sentiva lo stomaco contorcersi per l’angoscia.
Fred si avvicinò cautamente al camino.
L’attenzione di Diana fu catturata dal movimento del ragazzo che si sfilava il maglione, rivelando parte del suo addome pallido.
Diana si morse un labbro con determinazione e tornò frettolosamente a fissare le fiamme con tanta dedizione da sentire gli occhi bruciare per il calore, mentre Fred si risistemava la maglietta bianca a mezze maniche, lanciava il maglione sul letto e si sedeva a gambe incrociate accanto a lei.
Avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui e invece non poteva fare a meno di pendere dalle sue labbra come una tredicenne.
Si arrischiò a concedergli una fugace occhiata e rimase incantata dai bagliori che il fuoco gettava sui capelli rossi del ragazzo.
Avrebbe dovuto sentirsi offesa o ferita? Arrabbiata?
Fred si passò una mano tra i capelli e Diana non fu più certa di niente.
 - Abbiamo controllato tutti i dintorni. Se ne sono andati... - spiegò lui.
Diana annuì tentando di aggrapparsi alla propria volontà di ferro per non vacillare ulteriormente.
- Sei sicura di avere freddo? - domandò Fred in tono ingenuo sporgendosi in avanti e inclinando la testa per osservarle il viso - hai le guance così rosse...
- Si! No! Cioè, sto bene, grazie! - rispose Diana mentre le parole dai significati opposti si accavallavano le une sulle altre in un ridicolo tentativo di mantenere una parvenza di sanità mentale.
Sto bene, grazie
Poteva dire una frase più deficiente di quella?
Fred corrugò la fronte, confuso e protese una mano verso il suo viso per appoggiargliela sulla fronte:      
 - Sicura che non ti stai ammalando?
Diana si ritrasse istintivamente mentre sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto e si indignò: - Non fare finta che ti importi di me!
Fred parve ancora più confuso di prima: - Pixie, ma che stai dicendo?
- Pixie, ma che stai dicendo? - lo scimmiottò Diana con una smorfia provocatoria - guarda che non sono mica nata ieri! Ti sei divertito a prendermi in giro per tutto questo tempo?
- Ma io... - Fred, frastornato, tentò di contraddirla, ma Diana riprese a correre come un treno ad alta velocità.
- Ma tu... un bel niente! Oggi quei Dissennatori mi hanno fatto vedere delle cose! Delle cose orribili! E poi era tutto così freddo, così senza speranza che io...io...pensavo che saremmo morti! 
Fred continuava a scrutarla aprendo e richiudendo la bocca cercando il momento opportuno per parlare.
- E io ci sono cascata come una deficiente! - Diana sentiva l’irritazione crescere ad ogni parola - Pixie di qua...Pixie di là! Sei bellissima, non posso stare senza di te...! Aaah, ma come cavolo ho fatto a crederti!?
- Pixie...
- Sono una cretina! Una deficiente! Una...
- Pixie...
- Prova a chiamarmi così un’altra volta e ti strappo la lingua! - lo minacciò Diana con un’occhiata truce.
Inspiegabilmente, Fred contrasse le labbra in un sorriso e le appoggiò entrambe le mani sulle spalle.
- Tu sai che stai dicendo cose senza senso, vero? - chiese Fred divertito.
- Ma come ti permetti?  - Diana si divincolò ancora più irritata da quella reazione.
- Diana, che succede? Perchè sei così agitata?
- Perchè ho capito cosa mi volevi dire - sbottò Diana velocemente, perchè forse era meglio mettere fine quanto prima a quella lenta tortura.
Fred si irrigidì e impallidì assumendo, d’un tratto, un’espressione colpevole: - Tu...hai capito? C-cosa?
- Che mi vuoi lasciare! - mormorò Diana abbassando lo sguardo sulle proprie mani intrecciate che si tormentavano convulsamente.
Fred si rilassò emettendo un lungo sospiro; sbattè le palpebre, perplesso, e con un gesto separò le mani di Diana che ancora si torturavano.
- Ora ti puoi calmare e mi vuoi dire da dove ti sono uscite tutte queste sciocchezze? - continuò Fred parlandole lentamente come se fosse una bambina di tre anni un po’ dura di comprendonio.
Diana si sentì sprofondare nell’imbarazzo per quell’impulsiva scenata isterica. D’un tratto la stoffa del tappeto si era fatta tanto interessante da catturare il suo sguardo. 
Avevano vissuto un’esperienza terribile con i Dissennatori e lei si stava comportando come una bambina capricciosa.
 - Scusa...io, beh io oggi ti ho detto che ti amo e...se per te non è così fa niente, va bene lo stesso! Non c’è bisogno che ti comporti così e mi allontani! Ho corso troppo! Non avrei dovuto...
Fred buttò fuori l’aria dal naso in un sospiro e poi scoppiò a ridere rivolgendo lo sguardo al soffitto.
Una sberla lo colpì sulla nuca.
Ma perchè doveva sempre ridere? E soprattutto perchè era così maledettamente bello mentre lo faceva?
- Ahia!
- Se ridi un’altra volta di me ti strappo i capelli!
- Sì, però, non si può fare niente o mi strappi parti del corpo! Ti sembra una cosa tenera da dire al tuo ragazzo? - si lamentò lui massaggiandosi la nuca con una smorfia dolorante.
Diana lo scrutò con astio.
- Perchè devi ridere di ogni cosa? - chiese Diana spazientita.
- Non è colpa mia se sei buffa! - si giustificò prontamente Fred con una scrollata di spalle.
- Ti sembra una cosa tenera da dire alla tua ragazza? - Diana gli fece eco con un tono carico di acidità.
Il ragazzo si limitò a ridacchiare sommessamente, coprendosi la bocca con una mano in un vano tentativo di nascondersi.
Diana sbuffò roteando gli occhi al cielo per l’impossibilità di dare un senso a quella conversazione.

- Fred, ho avuto davvero paura che oggi...- Diana rabbrividì nel ricordare il gelo, la sensazione di disperazione e di terrore provocate dai Dissennatori.
- Pensi davvero che io ti voglia lasciare? - la interruppe lui con determinazione, sciogliendo le gambe incrociate e distendendone una sul pavimento, mentre l’altra rimase rannicchiata contro il corpo.
L’espressione perennemente beffarda di Fred si era addolcita in uno sguardo tenero.
Qualcosa dentro lo stomaco di Diana si agitò in maniera convulsa mentre sentiva capitolare la poca forza di volontà che era riuscita a racimolare.
Diana strisciò con piccoli movimenti le ginocchia sul tappeto per avvicinarsi a Fred, tenendo il fondoschiena appoggiato sui propri talloni.
- Spererei di no - confessò Diana a disagio - ma sì, ho avuto paura che tu mi volessi lasciare...
- Non ci ho mai pensato nemmeno per un secondo - rispose prontamente Fred protendendosi in avanti.
Diana percepì il proprio cuore mancare un battito prima di riprendere a martellare contro la gabbia toracica.
- Davvero? - Diana soffiò quella domanda puntellandosi sulle ginocchia e staccando il fondoschiena dai talloni per ergersi al di sopra di Fred, che fu costretto a inclinare la testa verso l’alto per guardarla, mentre lei gli allacciava le braccia intorno al collo.
Lui annuì con un sorriso e con lo sguardo totalmente rapito da Diana; sollevò un braccio per accarezzarle una guancia e affondare la mano tra i capelli biondi, facendoli sfilare tra le dita per tutta la lunghezza, abbandonandoli per far scivolare la mano sul fianco della ragazza.
- Sei bellissima - mormorò lui continuando a fissarla intensamente.
Diana fu percorsa da un tremito, mentre il cuore minacciava di bucarle il petto.
La paura provata quel pomeriggio si stava lentamente affievolendo lasciando dietro di sè uno strascico di turbinante trepidazione.
- Fred, ho addosso un pigiama di flanella che non è nemmeno della mia taglia - rispose Diana cercando di stemperare l’imbarazzo e l’ansia con dell’ironico scetticismo mentre lui le cingeva i fianchi per attirarla a sè.
- Potresti sempre togliertelo... - propose Fred in tono allusivo giocherellando con i primi bottoni della casacca del pigiama di lei e finendo per sbottonare il primo.
Diana si accorse di aver trattenuto il fiato.
Fred aveva ragione: in quella stanza iniziava davvero a fare molto caldo.
Diana emise un sospiro vibrante e subito si affrettò ad inspirare. 
Probabilmente non riusciva a ragionare perchè non c’era abbastanza ossigeno da respirare in quella stanza dal clima tropicale.
Con audacia, Fred si avventurò a slacciare anche il secondo bottone, sorridendo con malizia come se si aspettasse di essere fermato da un momento all’altro.
Totalmente in preda ad una magnetica attrazione, invece, Diana si protese in avanti per baciarlo con urgenza, mentre tutto il suo sangue sembrava andare in ebollizione e convergere verso il centro del suo corpo come per placare il tormento interiore provocato dalle visioni dei Dissennatori.
Fred emise un grugnito di soddisfazione, mentre Diana lo spingeva all’indietro e finivano entrambi sdraiati sul tappeto.
Le loro labbra si erano presto dischiuse e le loro lingue si cercavano furiose per unirsi in una danza appassionata.
Le mani di Fred percorrevano instancabili il corpo della ragazza che premeva sopra al suo.

- Pixie - riuscì a dire lui a fatica tra un bacio e l’altro - possiamo spostarci sul letto?
Diana, con il fiato corto, si ritrasse cercando di risistemarsi nervosamente i capelli spettinati e sfiorandosi le labbra arrossate, ma annuì, desiderosa di riprendere quanto interrotto come se ogni impetuoso bacio fosse in grado di allontanare sempre di più il terrore che ancora le annodava il petto.
Come se l’amore potesse in qualche modo ergersi vittorioso al di sopra della morte e della disperazione.
Fred si alzò tenendola per mano e guidandola verso il letto, lentamente, come se un gesto improvviso avesse potuto interrompere la magia di quel momento.
Si lasciò cadere seduto sul letto e attirò nuovamente Diana a sè.
Lei si mordicchiò il labbro inferiore, mentre nel goffo tentativo di sistemarsi febbrilmente i capelli, la casacca abbondante del pigiama scivolava di lato lasciando una pallida spalla scoperta.
Fred avvertì un improvviso guizzo di eccitazione attraversarlo nel rendersi conto che non ci fossero nient’altro che dei leggeri lembi di stoffa a separare i loro corpi.
In un attimo, entrambi cedettero nuovamente alla frenesia che li aveva completamente carpiti poco prima. Diana, totalmente annebbiata dal desiderio, stava dimenticando ogni dubbio, ogni interrogativo e ogni timore e si era arrampicata sul letto per finire a cavalcioni sopra a Fred, che, ancora seduto, assecondava ogni suo movimento invitandola a spingersi oltre.
Una mano si era insinuata sul fianco della ragazza, al di sotto del pigiama, mentre l’altra continuava, imperterrita e frettolosa a slacciare i rimanenti bottoni.
Non appena anche l’ultimo bottone fu slacciato, Fred percepì Diana trattenere il respiro, allora lui allungò la mano verso il letto per afferrare la bacchetta e spegnere la luce, lasciando come unica fonte luminosa quella delle fiamme che crepitavano nel camino dall’altra parte della stanza.
La penombra li avvolse.
Mentre le lingue di fuoco gettavano ombre lunghe sulle pareti spoglie, Fred stava per liberarsi di nuovo della bacchetta, quando Diana, con un improvviso movimento, chiuse la propria mano intorno a quella di lui che reggeva ancora l’arma.
Lo sguardo impaziente di Fred si fece confuso. 
- Puoi-chiudere-la-porta-e-fare-quell’-incantesimo-per-non-fare-sentire-i-rumori? 
Diana aveva posto l’interrogativo parlando velocemente e senza nemmeno riprendere fiato, come se se ne vergognasse terribilmente.
Fred si limitò ad inarcare un sopracciglio e sollevare l’angolo delle labbra con aria furba, prima di eseguire quanto richiesto dalla ragazza.
Diana tese le labbra in un sorriso sentendosi percorsa da un brivido.
Fred lasciò cadere la bacchetta tra le lenzuola e con un gesto deciso si ritrasse per sfilarsi la maglietta bianca.
- Hai ancora freddo? - chiese Fred con una sottile vena d’ironia riappoggiando una mano sul collo di Diana per accarezzarle una guancia con il pollice, mentre il suo sguardo si muoveva rapido tra gli occhi della ragazza e il pigiama slacciato che lasciava intravedere il solco tra i seni.
Lei non riuscì ad emettere nessun suono sensato. La sua voce sembrava essersi annidata in qualche luogo nascosto, mentre i suoi occhi guizzavano timidamente sul corpo di Fred. 
Non ricordava nemmeno più che cosa fosse il freddo. 
Se fosse riuscita a ragionare  si sarebbe imbarazzata fino alla punta dei capelli per la situazione in cui si trovavano, invece, riuscì solo a realizzare che il suo pigiama pareva essersi trasformato in una gravosa armatura di cui non vedeva l’ora di liberarsi.
Mentre Fred, in attesa di una risposta, la spogliava con lo sguardo, lei riuscì solo a scuotere la testa.
Deglutì a vuoto un paio di volte per cercare di ripristinare la salivazione che si era totalmente azzerata.
Il suo cuore era lentamente sprofondato verso il basso e palpitava in una zona ben diversa dal solito, parecchio al di sotto dell’ombelico.
La mano di Fred scivolò agilmente dal collo alla spalla di lei, insinuandosi al di sotto della casacca per sfilarla e lasciarla cadere a terra.
Prima che Diana potesse sentirsi in imbarazzo per l’improvvisa nudità, si ritrovò vestita delle mani di Fred che la accarezzavano, mentre le loro labbra si erano già unite di nuovo.
Diana rabbrividì e non a causa del freddo, mentre sotto al tocco di Fred la sua pelle sbocciava e si ramificava in un’ondata di fremiti che fiorirono presto come i primi germogli primaverili.
Si ritrovò presto distesa con la schiena sul materasso e con le dita affondate tra i capelli fiammeggianti, mentre ogni bacio si faceva sempre più audace.
Fred si divincolò a fatica per far scivolare le labbra più in basso, lungo il collo, la clavicola e sempre più giù verso le curve dei seni.
Diana serrò le palpebre ed emise un gemito involontario, che però ebbe come risultato quello di infiammare ancor di più Fred che risalì repentinamente a riappropriarsi delle sue labbra facendo scontrare volutamente il proprio bacino con quello di Diana che, di riflesso, inarcò la schiena per cercare di placare il turbine rombante che pulsava furiosamente nel suo basso ventre.
A quel punto, Diana non era più certa di essere in sè.
Una mano di Fred le aveva velocemente abbassato i pantaloni, e lei per incoraggiare quel movimento, affondò una mano tra i capelli rossi strattonandoli sulla nuca e morse il labbro di Fred facendogli emettere un gemito, poi gli scostò la testa con la mano sempre ancorata ai suoi capelli per piegargli il collo in modo da riuscire a lasciare una scia di baci alternati a piccoli morsi in quella zona.
Lo sentì sospirare profondamente sotto alle sue labbra fino a che lui non si scostò per guardarla.
I capelli rossi erano arruffati a causa delle mani di Diana che ci si erano più volte infilate e gli occhi brillavano per l’eccitazione.
Dal soffitto, la finestra riversava un freddo baluginio stellare sulla stanza e sulla pelle pallida di Fred.

Gli ultimi indumenti che ancora li dividevano precipitarono in fretta sulle assi del pavimento come stelle cadenti.
Il silenzio pervase la stanza illuminata solo dalle fiamme che scoppiettavano nel camino facendo danzare le loro ombre sulle pareti e conferendogli un aspetto un po’ sinistro. L’unico suono oltre ai rami del grande abete che frusciavano sotto il soffio del vento era quello dei loro respiri.
Diana percepì ogni parte del suo corpo riscaldarsi più di quanto avessero fatto la doccia bollente o il fuoco scoppiettante, mentre sentiva le guance contrarsi in un sorriso involontario e il cuore minacciava di esplodere.
Un ridacchiare eccitato riempì la stanza come vapore, mentre i due ragazzi sparivano al di sotto delle coperte.
I dubbi, le paure, la guerra e il mondo esterno ormai erano solo un’eco lontano. 
Era come se l’intero universo fosse evaporato e si fosse trasformato in quattro pareti e un letto: tutto ciò che per loro, al momento, contava.
Diana lasciò che le loro labbra si separassero per qualche attimo per incatenare i suoi occhi a quelli di Fred, che sopra di lei, si prese un momento per osservare i capelli biondi della ragazza aperti a ventaglio sul cuscino a formare una criniera color grano che gli rammentò l’aureola di un angelo.
Sopra di sè, Diana vedeva il viso di Fred, raggiante e incorniciato dal profilo del lucernario: il suo viso disseminato di lentiggini sfumava e si confondeva nel cielo nero illuminato da una moltitudine di stelle che si stagliava alle sue spalle
Per un fugace attimo, lo sguardo di Fred si velò della stessa tensione di quel pomeriggio, il quale sembrava un momento ormai lontano e surreale.
- Fred... - sussurrò Diana improvvisamente preoccupata, appoggiandogli una mano sul petto - c’era qualcosa che dovevi dirmi?
Lui continuò ad osservarla come affascinato dalla leggera smorfia di angoscia che faceva arricciare il naso della ragazza, dagli occhi verdi che lo fissavano emozionati e intimoriti da sotto le ciglia che si muovevano suadenti e dalle labbra che continuava a torturarsi con i denti come se stesse per essere sottoposta a una terribile prova che la rendeva più nervosa del dovuto.
- Anche io ti amo... - mormorò lui.
In quel momento, Diana si domandò che cosa fosse la paura, il terrore, la morte, la guerra e il mondo reale.
Niente di tutto ciò sembrava reale ad eccezione di loro due.
Si riavvicinarono lentamente, facendo sfiorare i loro nasi.
I pensieri tormentati di Diana erano totalmente sbiaditi grazie alle labbra di Fred che incontrarono di nuovo le sue per poi deviare lungo il suo collo lasciando una scia di baci.
Mentre i loro corpi si fondevano l’uno nell’altro per diventare una cosa sola, Diana pensava solo a quanto le sembrasse assurda la visione dei Dissennatori in cui Fred giaceva al suolo senza vita.
Il ricordo era diventato sfocato e frammentato come un sogno ore dopo il risveglio. 
Irreale di fronte alla sensazione di invincibilità che si propagava splendente da ogni cellula del suo corpo.
Mentre i respiri si inseguivano rapidi, le loro dita si intrecciavano furiosamente contro il materasso, i loro occhi luccicanti, emozionati e ubriachi di gioia, si specchiavano, Diana aveva totalmente dimenticato la sensazione di gelo. Anzi, in quel momento, la stanza era satura del calore proveniente dal camino e dal corpo rovente di Fred premuto contro il suo.

Fred, con la coda dell’occhio, osservava i propri pantaloni malamente abbandonati sul pavimento, come se fossero illuminati da un grande fascio luminoso perchè nella tasca posteriore riposava pigramente quella lettera, che gli toglieva il sonno da giorni e che occupava tutti i suoi pensieri.
Era così felice, in quel momento, da sentire solo vagamente il senso di colpa ghermirgli la nuca e quasi strattonarlo all’indietro. 
Avrebbe dovuto dirglielo.
Avrebbe dovuto trovare il coraggio di farlo prima di quel momento.
Dopo quella dichiarazione d’amore in piena regola non avrebbe dovuto continuare a mentire, ma era giusto rovinare un attimo tanto perfetto e agognato a lungo?
Poi le dita di Diana rimpiazzarono gli artigli del suo rimpianto, attraendolo di nuovo verso di lei. Verso le sue labbra. E fu tremendamente facile abbandonarsi e dimenticare ogni cosa, navigando a vele spiegate verso il piacere e la felicità.

Inizialmente, tutto ciò che Diana aveva percepito era stata una flebile fitta di dolore alimentata anche dalla tensione che non faceva altro che irrigidirla e tenderla come una corda di violino; man mano, però il dolore era lentamente scemato ed era stato rimpiazzato da una sensazione sempre più piacevole.
Ad ogni onda che la travolgeva, Diana sentiva di avvicinarsi un po’ di più alle stelle che li osservavano come mute spettatrici.
Si sentiva ormai così vicina al cielo da poterle afferrare.
Si sentiva così al di fuori di sè da sentirsi più parte di esse che con i piedi per terra. 
Fred continuava a muoversi in lei cercando di registrare mentalmente ogni dettaglio di quella notte, fino a che non sentì il corpo di Diana contrarsi intorno a lui.
Fu allora che Fred si sentì frammentare in mille pezzi come una stella morente che esplodeva in una supernova. 

Molto più tardi, Fred era sdraiato e puntellato su un gomito a reggersi la testa, il viso rischiarato da un sorriso estatico mentre Diana abbandonata sul cuscino studiava il suo sguardo con un enorme sorriso che non accennava ad andarsene, sentendo il proprio corpo galleggiare leggero, le gambe indolenzite e i muscoli piacevolmente tremanti.
Fred affondò la testa nel cuscino e si sdraiò supino, mentre Diana si raggomitolava contro di lui appoggiandogli la testa e una mano sul petto.
- Oggi pomeriggio - esordì Diana di punto in bianco voltandosi appena per guardare Fred in viso - che cos’era quell’animale argentato?
Fred si riscosse a fatica dal piacevole torpore in cui era scivolato, mentre con una mano accarezzava i morbidi capelli di Diana e intanto fissava le fiamme che crepitavano debolmente nel camino.
- Era il mio Patronus - rispose Fred semplicemente - serve per scacciare i Dissennatori.
Con un dito Diana disegnava pigramente dei piccoli cerchi sul suo petto mentre parlavano.
- Che animale era? - domandò Diana con curiosità.
- Una iena*, credo... - spiegò Fred - perchè?
Diana si strinse nelle spalle: - Era buffo!
Fred le appoggiò teneramente un dito sulla punta del naso: - Lo sai che senza di te non sarei riuscito ad evocarlo?
- Pff - sbuffò Diana ricordando ciò che le era stato raccontato in merito a quel particolare incantesimo - non mi sembri uno che possa essere a corto di ricordi felici...
- No, hai ragione - ammise Fred sfiorandole il braccio con una carezza - ma i Dissennatori erano davvero molti e tu mi hai dato una bella spinta!
- Almeno sono stata utile in qualcosa! 
Rimasero in silenzio a contemplarsi e a godersi quel momento, fino a che Fred non arricciò le labbra in un piccolo sorriso.
- E ora perchè ridi? - chiese Diana con rassegnazione.
- Stavo ripensando a quando mi hai minacciato dicendo - cercò di imitare la voce di Diana - il deflorare la mia virtù non ti deve passare nemmeno per l’anticamera del cervello - la frase si spense mentre Fred sogghignava.
- Dai! - Diana scoppiò a ridere smanacciando debolmente verso Fred per farsi giustizia, ma finendo per intrecciare le dita a quelle di lui e per sopprimere le sue risate con un bacio.
- Chi è stato a parlarti del Muffliato? - domandò Fred curioso riferendosi all’incantesimo insonorizzante.
- Non lo saprai mai - Diana ridacchiò mimando il gesto di cucirsi le labbra per custodire il segreto.

Nel cuore della notte, con la schiena di Diana appoggiata sul suo petto e il naso sepolto dai capelli biondi che gli facevano il solletico, Fred riuscì solo assurdamente a pensare che non avrebbe più avuto problemi nel trovare un ricordo felice abbastanza potente per evocare un Patronus.
Invece, fuori dalle mura di casa McKinnon, purtroppo, il mondo reale continuava tristemente ad esistere con tutti i suoi tormenti e la sua malvagità.
La guerra e la paura non riuscivano a scalfire il personale universo che Diana e Fred si erano abilmente costruiti e in cui si erano rifugiati quella notte.
I due ragazzi, ignari e arroccati nel proprio mondo, non potevano sapere che fuori da quelle mura ci fosse una persona che da settimane era sulle loro tracce e che non si sarebbe data per vinta fino a che non avesse stanato il loro nascondiglio.

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*Ho cercato nel web e sul Patronus di Fred ho trovato informazioni non del tutto precise, quindi ho scelto quest'opzione che, a parere mio, calza alla perfezione!

Ehilà!
Sopravvissuti/e a questo capitolo? 
Io a stento XD Sinceramente scrivere questo tipo di scene mi è risultato estremamente difficile tanto che per un bel po' ho meditato di eliminarla, ma poi mi sono incaponita a superare questa nuova sfida anche se le scene spicy non le sento affatto nelle mie corde!
Ditemi voi come vi sembra il risultato perchè per il momento questo è davvero il capitolo che mi ha fatto penare più di tutti ahahah
Vabbè a parte ciò, con il prossimo capitolo ci sarà parecchia carne al fuoco e finalmente tanti tanti interrogativi avranno una risposta :)
Se vi va va fatemi sapere i vostri pareri (negativi o positivi, eh...non mi offendo mica!) e intanto grazie a chi continua a seguire la storia!
A presto :)
  
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