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Autore: Fuuma    13/03/2023    2 recensioni
Alto, grosso e bello come un dio norreno, è stato lui ad aprire le danze, in uno scrosciare di applausi.
[..]Thor è stato il primo e a Tony un po’ brucia, ma non poteva pretendere di essere l’unico rappresentante dei grifondoro al Torneo Tremaghi – è una casata che vomita eroi a ogni ciclo lunare, di strano al massimo c’è che in giro non abbia ancora visto quell’altro gigante biondo tutto muscoli. Era convinto sarebbe stato lui l’apripista di Hogwarts, chi meglio di Capitan Puritano Rogers, che alla presentazione delle scuole di Dursmstrang e Beauxbatons è andato a stringere la mano di tutti e augurar loro buona fortuna?
{ stucky; pepperony; thorki; spideychelle | hogwarts!verse | scritta per il Torneo Tremaghi @ L'angolo di Madama Rosmerta }
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Loki, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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pairing

pairing: Steve/Bucky { stucky }; Tony/Pepper { pepperony }; Thor/Loki { thorki }; Peter/MJ { spideychelle}; Zemo/Bucky { winterbaron - accenni oneside }; Clint/Natasha { clintasha }

warnings: slash, incest, post-siero Steve, au (hogwartsverse), age difference

 

I personaggi appartengono a chi di diritto.

 


 

We are the Brave 

______________________________

 

 

III | Le ben educate frivolezze di un Ballo

Popolare, Tony Stark, lo è stato fin dal primo giorno di scuola. Di inchiostro per gli articoli su di lui, sul The Merlin’s Voice scolastico[1], se ne è sprecato a litri, senza contare le foto in movimento rubate dalla polaroid più veloce di Hogwarts – a chi appartenga davvero è ancora un mistero, la firma è un allegro “Il vostro amichevole stregone di quartiere”, che ha dato adito a tante speculazioni.

Dopo la vittoria alla Prima Prova del Torneo, la sua popolarità ha avuto un upgrade e ha fatto di Stark un vero e proprio eroe. Dalle finestre ad arco della Torre Grifondoro sventolano stendardi rossi con la sua immagine e una manticora svenuta ai suoi piedi; a pranzo c’è chi fa a gara per potersi sedere accanto a lui sulla panca o sviene quando per puro caso gli sfiora il mantello; non c’è fan del Fantaquidditch[2] che non lo abbia acquistato per la propria squadra fittizia; e perfino tra le fila della Casa di Salazar c’è chi lo guarda con ammirazione.

Non da meno, i suoi compagni di squadra vivono di fama riflessa.

Nemmeno Loki può sfuggire ai pigolii innamorati delle ragazze serpeverde. In Sala Comune, su una lavagnetta a diffindo nascosta dietro le braci del camino, i più piccoli tengono conta di ogni volta che il Prefetto rivolge loro la parola – di solito minacce velate. L’ultima tacca l’ha aggiunta Darcy Lewis, forse l’unica corvonero di tutto il Castello sempre informata sulle trame delle serpi.

Per Bucky, però, le cose si fanno un po’ diverse.

A seguirlo per i corridoi, a fissarlo con occhi a cuore durante le lezioni o a cercare di rubargli le piume dalla tracolla per avere un pezzo di lui a tutti i costi, non c’è soltanto la scolaresca di Hogwarts.

Da un po’ di tempo ha iniziato a sospettare di essere entrato nel mirino di uno dei professori che hanno accompagnato la delegazione di Durmstrang e del loro preside. Se quest’ultimo lo ricorda per aver rimesso in riga il loro Campione alla fine della Prima Prova, diversa storia è per il professore, che i ragazzi di Durmstrang chiamano con il soprannome di Baron Zemo.

Ogni scusa sembra buona a Baron Zemo per rivolgergli la parola e metterlo in imbarazzo davanti a tutti. E ora che il professore ha avuto il permesso di tenere una lezione speciale, Bucky cerca di farsi ingoiare dalla massa di studenti raccolti in cerchio intorno all’aula.

«Mi è stato riferito che i ragazzi di Hogwarts non conoscono l’importanza di un’arte antica quanto la danza. E dato che non vogliamo che facciano brutta figura al Ballo del Ceppo, vi insegnerò come si fa. Per quanto sia possibile insegnare qualcosa a delle scope babbane» afferma il professore, l’accento spigoloso delle Terre del Nord e gli occhi scuri che attraversano la scolaresca, rimbalzando sulle loro teste.

Dai ragazzi di Durmstrang e da quelli di Beauxbatons si levano ridolini di scherno.

«Per questa dimostrazione ho bisogno di un volontario.»

«Non me, non me, non me…» Bucky prega sottovoce, scivola dietro le spalle ampie di Thor Odinson, protetto dal borbottio annoiato che il ragazzo ha condiviso con la vicina Sif per tutto il tempo, e si convincere di essere al sicuro.

Sciocco illuso, ha dimenticato che il Grifondoro ha lo spirito dei guerrieri, di chi sa vedere dietro la schiena e a occhi chiusi potrebbe attraversare un nido di Acromantule, ma manca di tutto il resto.

«Signor Barnes?» chiama Zemo, fingendo di leggere il nome dall’elenco che Silente ha consegnato alle scuole ospiti.

L’aula tace, i ragazzi si guardano intorno; anche Steve alza la testa a cercarlo, perché fino a un attimo fa giura di averlo avuto al proprio fianco.

È Thor a mettere fine alla ricerca: alza la mano, richiama l’attenzione del professore e si fa di un passo di lato.

«È qui. Non lo vedeva perché coprivo il suo corpo gracile.»

Bucky lo guarda a braccia spalancate. «Gracile?»

Il grifondoro ride orgoglioso e sbatte una manata sulla schiena del ragazzo, che lo butta in avanti, oltre i compagni, verso il centro dell’aula.

«Grazie, Thor…»

«Non c’è di che, Beorn[3] dei tassorosso.» Con un sorriso largo, Thor annuisce – Bucky non si capacita di come condividere gli stessi geni di Loki non gli abbia affilato l’intuito, e dopo diciassette anni ancora non abbia naso per il sarcasmo.

Lascia perdere invece la strana pronuncia del proprio cognome; dopo anni che si conoscono, ha rinunciato ad ogni sorta di correzione (o alla preghiera di chiamarlo Bucky, non James, non Barnes, definitivamente non Beorn, ma solo Bucky). E quando il professore di Durmstrang lo invita a prendere posto letteralmente tra le sue braccia, l’aula si riempie di risate e il corpo di Bucky di brividi gelati.

Se solo avesse lasciato perdere le gobbiglie di Stark e avesse partecipato lui alla Prima Prova! A quest’ora almeno sarebbe già stato digerito da una Manticora, invece di ritrovarsi a muoversi a passo di danza insieme a un professore sconosciuto di una scuola rivale.

«Si rilassi, non sia timido» gli dice l’uomo, una manciata di centimetri più basso di lui, ma con mani grandi e dita lunghe da pianista che ne impostano il passo e quasi con prepotenza lo conducono dove vogliono.

Se non sapesse che si tratta di una lezione, giurerebbe che si stia divertendo a fare di lui un bambolotto da muovere a suo piacimento, e la cosa non gli piace affatto.

Di inviti ai Balli, Bucky ne ha avuti da tutta la vita; ci sono conti e duchi da qualche parte nell’albero genealogico dei purosangue Barnes e se anche il titolo non è giunto sino a lui, non esiste famiglia purosangue in tutta la Londra Magica che non gli abbia messo gli occhi addosso e non lo consideri un buon partito per le figlie.

È già stato il cavaliere di metà popolazione femminile londinese, ma assumere il ruolo della dama è un’esperienza nuova, che avrebbe preferito condividere con qualcun altro – ad esempio un certo grifondoro biondo, alto, con gli occhi azzurri e possibilmente non imparentato con gli Odinson.

Muove i piedi meccanicamente, senza prestare ascolto a quello che il professore ha da dire alla classe (Non guardate i vostri piedi, tenete le spalle dritte, scandite nella vostra testa il ritmo, un-due-tre, un-due-tre) finché questi non gli si rivolge direttamente.

«È portato per la danza, Signor Barnes.»

«È un dono di natura.» Solleva gli angoli della bocca nella brutta imitazione di un sorriso. «Abbiamo finito?»

È l’impazienza a fregarlo.

Un passo falso all’indietro e inciampa sui propri piedi, cadendo di schiena.

La presa del professore si stringe, l’uomo stende una gamba di lato, cambia il baricentro e ferma la caduta in un perfetto casquè[4] da mozzare il fiato, che fa scrosciare applausi dall’intera classe.

Rovesciato all’indietro, il cuore in gola e le mani aggrappate alle spalle del professore, Bucky mantiene i muscoli tesi. Avrebbe preferito ritrovarsi sdraiato a terra, una botta alla schiena e via, così invece gli tocca sopportare anche lo sguardo di Zemo che, a un respiro di distanza, gli serpeggia addosso, quasi a volergli entrare dentro. Riesce a sentire la forza delle sue dita che gli stringono un fianco, una presa dura che per un attimo gli sembra si muova in una carezza lenta, quasi inesistente, ma che Bucky percepisce dirigersi verso la cintura dei calzoni.

Di colpo fa leva sulle reni, sollevandosi a forza e obbligando il professore a fare lo stesso.

«Ora può lasciarmi.»

Lo sguardo stupito di Zemo è una piccola vittoria che si segna mentalmente.

 

 

Helmut Zemo sorride, il volto disteso, le emozioni di nuovo perfettamente sotto controllo.

Da giovane, Durmstrang è stata la sua casa, il rigore e la disciplina delle arti oscure il suo credo, ma di quel posto e delle terre che la ospitano non condivide null’altro. Tra i giganti di quella scuola sembra un nano, gli manca la minaccia dell’imponenza, l’intimidazione del fisico; ma dietro al sorriso quieto, allo sguardo ambiguo e all’eleganza figlia di nobili natali, c’è il volto di uno stregone calcolatore e pericoloso.

Non si aspettava che il ragazzo fosse in grado di rialzarsi da solo da quella posizione, ma deve ammettere che Barnes ha l’agilità di un felino e una muscolatura asciutta ed elastica che si rifiuta di essere modellata dalle sue dita.

È una sfida, quel James Buchanan Barnes, forse perfino più interessante del ragazzo nato magonò che ha tanto attirato l’attenzione del loro rektor[5].

Con calcolata lentezza, muove un passo indietro e allontana le mani dal tassorosso.

«Certamente.» Spera di non essere stato troppo precipitoso, l’ultima cosa che vuole è che qualcuno scopra il vero motivo per cui, tra tutti i professori di Durmstrang, il rektor abbia deciso di scomodare proprio lui, trascinandolo fin nelle Highlands.

«Può tornare al suo posto. Spero non si sia fatto male.» gli sorride, nella tinta nocciola dell’iride si accende una sottile traccia di divertimento appena visibile, messa in mostra perché l’altro lo noti.

E il ragazzo per un momento non fa nulla se non fissarlo – se ne è accorto, lo sa che se ne è accorto, ha l’occhio lungo quel Barnes, e un cervello che sembra lavorare più velocemente della media dei suoi compagni.

Sarebbe stato un ottimo studente di Durmstrang.

Zemo lo guarda riprendersi, tirarsi un paio di pacche sui pantaloni, distendendone le pieghe, e sorridergli con una sfacciataggine da dito medio alzato, che non c’è, ma si sente.

«Sono un Campione del Torneo, ci vuole più di un passo di danza per spezzarmi, professore.»

Davvero un ottimo studente.

 

 

Nei cieli delle Highlands si ammassano nuvole cariche di neve. Clint lo sente nell’aria, nell’odore pungente che si respira dagli Anelli del campo di Quidditch, dove se ne sta semi-sdraiato, in equilibrio con la schiena e le gambe all’interno dell’Anello più basso e la sua scopa incastrata sotto l’ascella.

Si gode la quiete dell’altezza e la vittoria di una partita d’allenamento, che da quando il Torneo è iniziato, sono diventate più uniche che rare. Il loro Cercatore di riserva è un disastro su tutta la linea e giocare con la squadra al completo è stato un miracolo di Natale anticipato.

Devono ringraziare il cielo che oggi Bucky li abbia degnati della sua presenza.

A cavalcioni sulla sua scopa, un paio di metri più in basso di Barton, Barnes se ne sta con il mento poggiato sulle braccia incrociate in cima al manico, attardandosi a lasciare il campo e puntando invece lo sguardo sulla porta che conduce agli spogliatoi rosso-oro.

Sulla bacheca, subito dopo i tassorosso, era segnata la prenotazione del campo da parte dei grifondoro, e poter guardare il loro Capitano che vola sudato e concentrato su una sgargiante Mark-2000 – made in Stark –, sarebbe la distrazione perfetta da quanto accaduto quella mattina.

Clint, però, non sembra della stessa idea.

«Pensi che quel Barone di Durmstrang ti chiederà di andare al Ballo del Ceppo con lui?» gli chiede, inquadrandolo con la coda dell’occhio.

Bucky scioglie l’incrocio delle braccia, si tiene aggrappato con una mano sola, si dà slancio con una gamba, e appoggia la caviglia davanti a sé, sul manico. Quando solleva il pantalone della tuta, lì agganciata si trova la bacchetta che quando non gioca tiene invece agganciata alla cintura.

«Devo ricordarti che ho una bacchetta e so come usarla?»

Clint scrolla le spalle, la sua l’ha lasciata negli spogliatoi. A parte Bucky e Rogers, non conosce nessuno che se la porti dietro quando giocano, senza timore che voli via o si rompa per una botta da bolide.

«Era tanto per dire. Nonostante tutte le richieste che hai avuto in questi giorni sei ancora senza partner.»

«Magari chiederò a Nat di accompagnarmi.»

Clint ruota il capo, inquadra il sorrisetto malizioso di Bucky con entrambi gli occhi.

«O magari ti ucciderò durante il sonno, facendolo sembrare un incidente.»

Bucky ride, ma se c’è qualcuno che potrebbe riuscirci quello è sicuramente Clint. Ha sentito che perfino l’Agente Coulson, del dipartimento segreto degli Auror, ha messo gli occhi su di lui offrendogli un posto come tirocinante una volta conclusi i suoi M.A.G.O.

«Ma seriamente, quando pensi di chiederglielo?» Clint si fa scivolare di lato in caduta libera. Non che rischi di schiantarsi, ha la scopa con sé, l’agilità di un falco a caccia e la stessa vista acuta – gli serve mezzo secondo per mettercisi a cavalcioni e fermarsi di fronte al compagno.

Non precisa di chi si parli, ma sanno entrambi che Natasha non c’entra niente – e con tutte le ragazze che ci sono al Castello, l’ultima cosa che desidera è che lo chieda proprio alla sua!

«Avrei voluto chiederglielo oggi, ma dopo quello che è successo preferirei nascondermi in dormitorio fino a capodanno. All’idea di cosa potrebbe aver pensato Steve, vorrei potermi auto-schiantare

«Guarda che ormai lo sa tutto il Castello che non hai occhi che per Rogers; solo lui non l’ha ancora capito, ma non brilla esattamente per furbizia.»

Bucky storce il naso infastidito e con una virata stretta incrocia il manico contro la scopa del compagno, facendolo traballare appena. «Hai iniziato a passare il tuo tempo con Stark?»

Clint serra la presa, reclina il busto e mantiene l’equilibrio senza sforzo – e Bucky sa benissimo che non basta un colpetto a disarcionarlo, Barton non è una preda, ma un Cacciatore nato. Natasha è l’unica che potrebbe eguagliarne la bravura in quel ruolo, ma per fortuna non ha mai avuto interesse per il Quidditch.

«No, ma per una volta devo dargli ragione» gli risponde.

«Steve non è stupido.»

«Allora chiamiamolo miope. Meglio?»

Bucky raddrizza il busto e scuote il capo per nulla convinto. «In confronto a te chiunque sembra cieco, Occhio di Falco

«Non faccio io le regole, Barnes.» Si gratta il mento, trattenendo un sorrisetto divertito. «O devo iniziare a chiamarti anch’io Beorn dei tassorosso

«Fallo ed è la volta buona che convinco Sam a buttarti fuori dalla squadra.»

«Lo sai che sei l’unico che vorrebbe buttare fuori, vero?»

«Maledizione. Avrei dovuto accettare il posto di Capitano, invece di proporre lui.»

«Eh già. Un errore da pivello, bucko[6]

Ma la verità è che quelle di Clint non sono chiacchiere a vuoto. Questo potrebbe essere un giorno buono come un altro per confessare a Steve quello che prova per lui, perché un conto è addormentarsi nello stesso letto, come facevano da bambini, un altro invece è tirare fuori le palle e dirgli una volta per tutte che non è la sua amicizia che vuole, ma il suo amore.

Può farcela.

Si tratta di Steve, in fondo, il suo prezioso Stevie; cosa potrebbe mai andare storto?

 

 

La risposta è tutto.

Tutto può andare storto e tutto è andato storto.

Le scale davanti a Bucky continuano a cambiare, si muovono collegando e scollegando corridoi, mentre il ragazzo guarda in alto, un pianerottolo che non porta da nessuna parte, al cui muro è appoggiata la schiena di Steve. Inginocchiato di fronte a lui, con il volto esattamente all’altezza del cavallo dei suoi pantaloni, c’è un ragazzo dal riconoscibilissimo guanto di pelle e placche in metallo rosso: Tony Stark.

Bucky è tentato di mangialumacarlo all’istante, se non fosse che non vuole che quel bastardo playboy e traditore vomiti lumache nei pantaloni di Steve, o sul suo…

«…cazzo…»

Indietreggia di un passo, si volta, e si allontana dalle scala con l’impellente voglia di sciacquarsi gli occhi con l’acido.

 

 

Steve ha l’impressione che Bucky lo eviti dal giorno della lezione speciale sul Ballo del Ceppo.

È fin da quando era uno scheletro di bambino, un Asticello d’altezza e trenta chili scarsi, che sogna di poter chiedere un ballo a Bucky Barnes – non conosce strega che non abbia volteggiato con lui sulle note di un valzer, ma non pensava che perfino un professore di Durmstrang sarebbe riuscito a fregarlo sul tempo.

L’ha invidiato – anche se forse invidiato non è la parola giusta – e quando ha visto il casqué con cui hanno chiuso la danza, Steve non ha desiderato altro se non di strappare l’amico dalle braccia di quell’uomo. Non gli piace il modo in cui lo guarda, è un professore per amor di Merlino!, dovrebbe tenere i suoi occhi rivolti da ben altra parte che non sugli studenti.

«Sei sicuro di non essertelo solo immaginato? Lo sai che James ti adora.» Natasha Romanoff sfarfalla le lunghe ciglia scure e ruota gli occhi al soffitto.

Ha preso in giro Clint per essersi accollato le pare del compagno tassorosso, e il destino beffardo la punisce facendole subire la stessa pena con Steve – e pensare che tutto quello che gli aveva chiesto era di farle compagnia fino alla porta della sala comune Serpeverde.

È proprio davanti alle scale che portano ai sotterranei che trovano Bucky e il ragazzo di Durmstrang con cui sta discutendo.

«Parli del diavolo.» Natasha si sofferma a studiare il ragazzo sconosciuto: poco più basso di Barnes, ma con un fisico ben piazzato che lo rende più muscoloso, e nel modo in cui tira fuori il petto e si atteggia a gallo del pollaio, deve esserne perfettamente conscio anche lui.

Se non ricorda male è uno dei Campioni del Torneo, Brock Qualcosa – un nome che sembra creato apposta per un bulletto da young adult, di quelli che non stanno mai simpatici a nessuno.

Steve alza la mano in saluto e si posiziona al fianco destro di Barnes; Natasha invece sceglie il sinistro, gli tira una pacca leggera sul braccio e sospira in una recita delusa. «Ero convinta che quelli di Durmstrang avrebbero fatto la corte a Loki, e invece li trovo sempre in tua compagnia.»

«Non fraintendere, dolcezza, stavo spiegando a questo sfigato che è meglio che rinunci al Torneo. Con quei piedini da tip-tap potrebbe giusto fare carriera come spogliarellista in un nightclub babbano.» Brock – Brock Rumlow – si mette in mezzo, spintona indietro Bucky e prende il suo posto al fianco di Natasha.

Il tassorosso non oppone resistenza. Il primo istinto è quello di tirargli un calcio là dove non batte il sole, per punirlo della troppa confidenza che si sta prendendo, ma se c’è una cosa che ha imparato dell’amica è che sa badare perfettamente a se stessa.

Loki sarà anche l’immagine da copertina del perfetto serpeverde: ambizioso, infame, bugiardo e velenoso; lo guardi e pensi che è così che dovrebbe essere un mago da lato oscuro, bello e maledetto. Quelli di Natasha invece non sono lati, ma curve voluttuose, lei dei serpeverde è la nota sexy, la femme fatale con la bellezza da Veela ma il cuore di ragno. Lunghi capelli rossi come il sangue, occhi verdi incorniciati da un pizzo di ciglia lunghe, una bocca piena e carnosa e un corpo che è un peccato di lussuria.

«Ne hai di cose da dire in relazione ai babbani, per uno che frequenta una scuola di purosangue» scherza lei con voce di velluto.

Brock la guarda ed è già perso.

«Questo è perché noi di Durmstrang sappiamo bene che il sapere è potere.»

Natasha si lecca le labbra e finge ammirazione. «Sei così intelligente~»

«E vuoi sapere cos’altro sono?»

«Qualcosa mi dice che me lo mostrerai tu.»

«Ci puoi scommettere, tesoro.» Le circonda la vita con un braccio, la tira a sé, e quando i due ragazzi di Hogwarts si limitano a starsene imbambolati come le armature vuote del corridoio al terzo piano, sa di averli in pugno. «Andiamocene altrove e molliamo qui questi idioti, che guardare le loro facce da perdenti mi dà il voltastomaco.»

Con la punta di due dita Natasha picchietta la linea dei pettorali di Brock, una lenta camminata che si ferma alla base del collo e con le unghie lunghe ne solletica la pelle esposta. È una carezza elettrizzante, in un cui mescola pericolo e seduzione e che fa aumentare la salivazione di Rumlow e ne appesantisce il respiro.

«Non così in fretta, tesoro» gli fa il verso.

Dietro di lei, Bucky si volta dalla parte opposta cercando di mantenere il cipiglio serio, nonostante il tremore delle spalle che tradiscono la beffa, mentre Steve solleva gli occhi al soffitto alto del corridoio e fissa l’intonaco con le guance gonfie di risa.

«Prima devi avere l’approvazione di Rasputin, diventa geloso con gli estranei.»

«E chi sarebbe?»

«Il suo famiglio» risponde Bucky, le labbra incurvate in un’espressione che Brock fallisce a decifrare.

«Non vedo dove sia il problema. Portami al tuo dormitorio, così prima faccio amicizia col tuo famiglio e poi mi faccio la sua padrona.»

La risata di Natasha è una colata di miele fuso, che Brock sarebbe disposto a bere direttamente dalla sua bocca, ma quando si spegne, al fascino da sirena si sostituisce quello dell’aracnide.

«Non preoccuparti, non dovrai andare da nessuna parte, lui è già qui.» La serpeverde si sistema una ciocca rossa dietro l’orecchio, affila lo sguardo e lo studente di Durmstrang ha un tremito. «Saluta, Rasputin.»

Da sotto la chioma sanguigna si muovono le zampe di un famiglio grosso quanto il palmo di due mani – otto arti pelosi che scivolano fuori dal loro nascondiglio, mostrando un terribile muso altrettanto ricoperto di peli irti, tra i cheliceri spalancati scivolano fili di bava e il volto di Brock si riflette su più occhi di quanti lo studente sia disposto a sopportare.

Spaventato, balza lontano.

«Che cos’è quell’affare?!»

Natasha reclina il capo, strofinando la guancia sul carapace del famiglio come fosse un docile gattino. «Rasputin è una Vedova Nera. Avevo capito fossi quello intelligente della tua scuola.»

«Voi di Hogwarts siete tutti fuori di testa!» urla Rumlow, spostando lo sguardo tra lei, l’enorme ragno e gli altri due ragazzi. «Tenetevale, sai che me ne faccio di una ibrida puttana!»

Steve inarca un sopracciglio, ma prima che possa fare qualcosa, è la vedova nera di Natasha a muovere le zampe nervosamente davanti ai cheliceri, sputando un bolo di seta che manca Brock di poco, ma lo costringe alla fuga.

«Bravo, scappa, in quello sembri bravissimo.» Natasha accarezza la testa del ragno. «È troppo facile con voi ragazzi, quasi non c’è gusto.»

Né lei, né Steve, però, si sono accorti del silenzio improvviso di Bucky.

Rigido e fermo a un paio di passi di distanza, il tassorosso cerca di non guardare la spalla di Natasha.

È allora che Steve si ricorda della sua paura dei ragni. Con un sorriso, si sposta di fronte a lui e lo rinchiude in un abbraccio protettivo che lo nasconde alla vista del ragno e viceversa.

«Ti proteggo io, Buck» dice scherzosamente, ma non ha dimenticato di essersi proclamato sua guardia del corpo personale.

Eppure Bucky prima si scioglie e poi si ricompone, tiene le mani contro il petto di Steve e lo allontana delicatamente con un sorriso stropicciato.

«Scusate, ma devo andare, ho promesso al nostro cercatore di riserva che gli avrei insegnato qualche trucco.»

Si defila sotto lo sguardo stupito degli altri due.

«Avevi ragione,» conclude Natasha «ti sta definitivamente evitando.»

 

 

Peter ha gambe molli e palpitazioni così veloci che non gli sembrerebbe strano, se ora, Fury spuntasse dal nulla e lo multasse per eccesso di velocità e sudorazione.

Strofina le mani sudate contro i calzoni, inspira ed espira un paio di volte.

«Ehi, MJ! Se partecipi al Ballo del Ceppo… cioè, lo so che ci vai, perché tutti ci vanno, beh, non tutti-tutti, ma tutti quelli che dovrebbero andarci ci vanno e, ehm, volevo chiederti, se ti va, se non hai già accettato l’invito di nessun altro, magari, ecco…» Strizza gli occhi e deglutisce rumorosamente, per buttar fuori tutto d’un fiato:

«Quellochestocercandodidirtièchemipiacidaimpazzire!»

A occhi chiusi rimane immobile.

Intorno a lui, solo silenzio, rotto dallo scandire di passi in avvicinamento.

«Signor Parker, quale che sia il motivo che l’ha spinta a dichiararsi alla porta della mia aula, desista. Posso già dirle da ora che non verrà con lei al Ballo del Ceppo, né da nessuna altra parte.» Avvolto nel mantello della levitazione, il professor Stephen Strange aggrotta le sopracciglia alla vista del ragazzo fermo di fronte alla porta che conduce all’aula di Antiche Rune.

Peter quasi si disintegra. «Ha ragione…»

«Raramente non ce l’ho.»

«Insomma, perché dovrebbe venirci con uno come me?»

Il professore si sfiora la fronte con la punta delle dita, scongiurando il mal di testa che è sempre dietro l’angolo quando ha a che fare con gli adolescenti – e considerato che insegna in una scuola di ragazzi, sarebbe più facile cambiare mestiere.

«Perché è una porta, Signor Parker.»

Non può credere di averglielo dovuto specificare.

Di colpo Peter si rianima e arrossisce. «Oh, intendeva quello!»

«Sì, quello

«Quindi crede abbia delle possibilità con MJ? Insomma, lei è un professore di rune, quindi magari, se ne lancia qualcuna adesso…»

«Non interpellerò le mie rune per predire il suo futuro in amore.»

«Giusto, giusto, lo capisco. È solo che—»

«Buon pomeriggio, Parker.» Strange calca la voce sul saluto e spera che basti a chiudere il discorso.

«Messaggio ricevuto. Buon pomeriggio anche a lei.»

Eppure, nessuno dei due sembra muoversi.

Imbarazzato, Peter si stropiccia la manica del maglione e risolleva lo sguardo sul professore.

«Uhm, aveva bisogno di me?»

Ma quando lo vede indicare spazientito la porta dell’aula davanti a cui si è piazzato, si rende conto di stargli bloccando il passaggio e scatta di lato con un balzello.

«Mi scusi, non mi ero accorto di—»

Il resto viene mozzato da una porta chiusa in faccia.

 

 

L’arrivo imminente del Ballo del Ceppo ha portato ad Hogwarts una ventata romantica che fa ingarbugliare lo stomaco di Loki.

 

«MJ! Ti stavo cercando. Ho incontrato il professor Strange e mi ha convinto a lasciar perdere la porta della sua aula e a venire a parlare direttamente con te.»

«Parlami di cosa? Alle volte sei proprio strano, Peter.»

«Ed è una buona cosa?»

«Dipende. Vuoi venire al Ballo del Ceppo con me?»

«Eh?»

«È un no? Se non vuoi non fa niente.»

«Stai... Stai scherzando?! Certo che voglio! È da giorni che cerco di trovare il coraggio di chiedertelo!»

«In questo caso sì, vengo.»

«Ahaaa! Grazie! Grazie! Grazie!»

«Pre— Waaa! Pe-Peter… ora puoi mettermi giù!»

 

Seduto tra le radici del Platano Picchiatore, assiste a ogni tipo di ridicola dichiarazione, allocchi su gambe convinti che un bacio di vero amore sia la soluzione a tutti i mali e che la loro storia finirà con un e vissero per sempre felici e contenti.

Esiste cosa più ridicola?

«Loki!»

La voce tonante di Thor lo raggiunge ancor prima che il grifondoro si palesi in giardino.

Loki inarca un sopracciglio, curioso sfrega la punta dei denti sulla mandorla dell’unghia del pollice.

Si chiede se…

Solleva il braccio, fa cenno al fratello perché lo noti all’ombra del grosso albero, e quando Thor lo vede non esita nemmeno per un secondo a corrergli in contro gridando soddisfatto: «Eccoti, finalmente!»

Se solo fosse un po’ più portato per erbologia o un po’ più informato sui luoghi pericolosi di Hogwarts, non sarebbe così veloce a dimenticare la vera natura di Loki e a fidarsi di un suo gesto gentile. Invece non riesce a compiere nemmeno un paio di metri, che uno dei pesanti rami nodosi dell’albero si abbatte con violenza contro di lui, scagliandolo lontano.

«Ops.» Loki riabbassa la mano con cui l’ha attirato. «Quello deve aver fatto male» commenta sottovoce per non indispettire il Platano.

Deve ricredersi, esiste eccome qualcosa di più ridicolo!

Sorride, si rialza in piedi portando sottobraccio il libro di Pozioni che gli ha fatto compagnia fino a quel momento, e lascia Thor al suo destino.

Non va molto lontano.

Pochi minuti dopo, Thor è di nuovo alle sue calcagna, con il mantello stropicciato, la divisa sporca di terra, ma la solita maledetta testardaggine da asino che non capisce mai quando è l’ora di darsi per vinto. È forse l’unica cosa in cui si somigliano, un difetto che il biondo direbbe essere di famiglia; ma Loki conosce la verità e “famiglia” per lui è una parola ormai vuota.

Prima che possa sfuggirgli, il polso gli viene intrappolato da una presa ferrea, che lo obbliga a voltarsi, ritrovandosi faccia a faccia con lui.

«Si può sapere perché è fin dall’inizio del Torneo che mi eviti?» gli domanda il grifondoro.

Loki sorride ma non lo guarda, l’occhiata svia di lato, lontano dal volto serio del fratello.

«Perché non abbiamo niente da dirci e perché non ho voglia di sentirti frignare per non essere stato scelto dal Calice. Per quanto divertente, dopo un po’ diventa patetico» dice, colpendo l’orgoglio con una stoccata di lingua e veleno.

Thor però non vacilla, conosce Loki da una vita ed è immune a quella sua lingua biforcuta. Sa come afferrare la biscia per la testa ed impedire che lo morda.

«Sicuro non sia invece perché temi che ti accusi di aver barato come tuo solito?»

«Giusto, invece del mio nome ci sarebbe dovuto essere il tuo, non è così? Perché il figlio di Odino è così degno.»

«Guarda che anche tu—»

«Grazie per la chiacchierata» taglia corto il serpeverde, liberandosi con uno strattone. «Ci vediamo in giro, ma se sono fortunato no.»

«Aspetta, non ti ho cercato per litigare.» Per quanto Loki lo desideri, Thor non demorde. «Non guardarmi con quegli occhi, Fratello, sono sincero. Ero venuto a complimentarmi visto che non me ne hai mai dato occasione.»

«Molto bene. Allora complimentati.»

Forse sarebbe stato meglio continuare a non dargliene modo: Thor spalanca le braccia e cala su di lui, sollevandolo di peso in un abbraccio che lo stritola e gli toglie il respiro.

«Cosa. Stai. Facendo.» Il tono interrogativo perso nel sibilo.

«Ti sto esprimendo la mia gioia.»

«Mi stai spaccando le ossa, inetto!»

Il grifondoro ride di gusto e stringe più forte, e perfino quando Loki lo colpisce con una ginocchiata infantile che a poco serve contro i suoi muscoli, lo abbraccia e non lo lascia.

Non ha la minima idea.

«Questo è per ringraziarti dello scherzetto con il Platano, adesso siamo pari.»

Quando lo mette giù e se ne va, Loki ha un motivo nuovo per odiarlo – Thor lo ha obbligato a indossare il suo profumo sulla pelle e il suo calore intorno al cuore.

E non ha la minima idea dell’effetto che gli fa.

 

 

Le mattine in Sala Grande sono caotiche, piene di chiacchiere, tintinnii di posate e battiti d’ali. Il giorno del Ballo del Ceppo non è da meno – con l’inizio delle vacanze natalizie il Castello si è svuotato degli studenti del primo e secondo anno, ma per tutti gli altri è un giorno speciale e il soffitto incantato è pieno di gufi che lanciano pacchi pieni di accessori dell’ultimo momento. Insieme a loro, un traffico aereo di aeroplanini di pergamena incantata continua a volare (e a precipitare) sulla testa di Bucky, qualcuno si affloscia tra le sue mani una volta che la magia si estingue, altri invece finiscono inesorabilmente nel suo bicchiere di succo di zucca o nella sua colazione, ma in tutti è scritta la stessa cosa: “Ti prego, sii il mio cavaliere stasera” con tanto di cuoricini finali o l’impronta a rossetto di un bacio stampato su carta.

A meno di una manciata di ore dall’inizio dei festeggiamenti, non ha ancora deciso chi portare a quel maledetto Ballo. E in quanto Campione del Torneo è costretto a partecipare e aprire le danze con gli altri otto.

Abbattuto, sospira accarezzando il piccolo Alpine accoccolato sulle sue gambe.

«Era ora!» Dalla tavolata rosso-oro, la voce di Stark si fa raggiante quando dalle finestre entrano due grosse civette che trasportano un pacco su cui il suo cognome risplende in eleganti lettere dorate.

«Finalmente i miei domestici si sono dati una svegliata!» commenta afferrandolo.

Virginia Potts, che ha scambiato il posto con Steve, per poter sedere alla tavolata dei Grifondoro, lo guarda perplessa.

«Intendi dire elfi domestici.»

«No, intendo dire domestici-domestici.» Risposta che solleva sguardi confusi anche dalle tavolate vicino. «Ancora non vi è ancora arrivato il memo in cui si diceva che la Torre Stark si trova a Babbanoland

Tra i suoi genitori, è sua madre infatti la strega che gli ha trasmesso la magia, e suo padre il babbano che ha saputo trarne vantaggio.

Senza perdere altro tempo, si alza e si dirige dai tassorosso. Punta spedito Steve, che ha preso posto accanto a Bucky, e sbatte il pacco davanti al compagno di Casa, obbligandolo a liberare in fretta il passaggio.

«Cap, mi sei debitore e dopo questo mi aspetto uno di quei biglietti raffinati di ringraziamento scritti a mano o a punto croce, così come vuole il galateo!»

«Pure…» bisbiglia Bucky e questa volta che Merlino lo assista, perché non è disposto a sopportare ancora la vista di quei due insieme. Con un colpetto sul sedere del gattino ordina: «Alpine attacca.»

«Cos’hai detto?» chiede allarmato Steve.

La risposta è un cucciolo agguerrito che si getta in avanti e balza ad artiglietti spianati e fauci spalancate sul volto di Stark, contro cui scatena tutta la sua minuscola ira pelosa. E Tony avrà pur sconfitto da solo una Creatura Magica di livello XXXXX, ma questa è tutt’altra bestia!

«Ma che cazz… Barnes! Richiama il Kraken! Richiama il Kraken!» urla il ragazzo.

A notare come Bucky non sembri avere alcuna intenzione di fare qualcosa, è Steve a mettersi in mezzo: allunga una mano e acciuffa il felino per la collottola, allontanandolo dal compagno di Casa.

Lo sguardo che rifila a Bucky sa di rimprovero; quello di Tony si gonfia d’irritazione: «Si può sapere che diavolo ti è preso?! Odinson ha affatturato i tassorosso e ha fatto di te il suo assassino personale?»

«Io non ho fatto niente» si lamenta Thor.

«L’altro Thor!» ribatte Tony.

Dai tavoli serpeverde Loki finge di non sentire, anche se gode del caos appena nato.

Bucky invece risponde senza enfasi. «Scusa, mi è scivolato il gatto.»

«Sì, certo. E ora vuoi vedere come il mio pugno scivola sulla tua faccia, Barnes?»

«Nello stesso modo in cui la tua bocca è scivolata sul pacco di Steve?»

Quello è il momento in cui tutti i nodi vengono al pettine. Un momento di stasi in cui Steve si guarda stupidamente intorno, alla ricerca di pacchi e regali che invece di quello di Stark dovrebbero avere il suo nome, ma che ovviamente non trova.

Tony impallidisce, apre e chiude la bocca, in preda a un reflusso gastrico.

Pepper lo guarda incredula, con una mano sulle labbra.

E quando anche Steve realizza cosa voglia dire la frase dell’amico, arrossisce di botto, scuote il capo e getta le mani in avanti a negare ogni cosa.

«Stai parlando di quando eravamo sulle scale? Ci hai visti? Hai frainteso! Non stavo… non mi stava… non stavamo…»

Al suo imbarazzo gli viene in soccorso Tony: «Ho la faccia di uno che succhia uccelli sulle scale, Barnes?»

«Dimmelo tu, Stark. Che diavolo ci facevi lì in basso? Avevi perso uno degli orecchini che non indossi?»

«Ah-ah, sei un comico nato.» Stende il braccio, sbattendo più volte la mano sul pacco rimasto tra vassoi di cibo, bicchieri e piatti stracolmi. «Stavo prendendo le misure di Rogers! Quel Rocco Siffredi dei poveri non ha fatto altro che lamentarsi per settimane di non avere l’abito adatto per il Ballo e si vergognava ad andarci vestito come uno straccione CON TE!»

A quella rivelazione, l’intera Sala Grande si volta a fissare Steve.

Un paio di ragazze tassorosso piangono e fuggono via in corridoio.

All’improvviso tutto sembra più chiaro, più logico, e se Bucky ripercorre con la mente quel momento, riesce a ricordare di aver notato di sfuggita un metro da sarta tra le mani di Stark.

Che stupido è stato.

«N-non lo sapevo…»

«Già, è per questo che non dovresti lanciare gatti volanti in faccia alla gente! E, senza tralasciare il particolare che la mia bocca appartiene solo a Pepper, – non può vederla, ma dietro le dita Virginia nasconde un sorriso dolciastro –  lo hai visto il suo “pacco”?» Mima le virgolette con le dita. «Un affare del genere potrebbe soffocarmi, come minimo l’hanno messo come Seconda Prova al Torneo, e ti ricordo che io ho già dato!»

All’apice dell’imbarazzo, Steve sposta una mano tra le gambe e si chiude nell’abbraccio del mantello.

«Avete finito di parlare di cose di cui non sapete niente?» sibila piccato, rosso come i colori dello stemma di grifondoro.

Tony nemmeno lo guarda. «Seah, come se fosse roba nuova per il tuo amichetto del cuore.»

«Perché non dovrebbe?»

Lentamente, Tony si volta a fissarlo – ha il volto pieno di piccoli taglietti, se quello di Barnes fosse stato un gatto adulto gli avrebbe fatto davvero male, ma nonostante l’istinto del serial killer in miniatura il danno è stato contenuto.

«Cioè, tu e gatto pazzo non…»

Lo sguardo confuso di Rogers gli blocca la domanda in bocca.

«Per la miseria, Rogers! Per forza il suo cervello perverso gli suggerisce male, con te uno fa tempo a farsi venire le ragnatele!»

Dopo questa scoperta non ha la forza di prendersela con il tassorosso, che al momento compatisce e non invidia. Senza contare che in fondo ha raccolto ciò che ha seminato: ha sempre dipinto il famiglio dell’amico come un Mangiamorte in incognito aizzandolo contro Steve per puro divertimento, e oggi ne ha pagato le conseguenze.

«Mi siete debitori a vita. Tutti e due.»

Almeno tutto è bene quel che finisce bene.

O quasi.

«Si può sapere chi è Rocco Siffredi?»

«Oh, Peter…»

 

 

«Ti fa ancora male?»

Pepper è bellissima nel suo abito blu navy; tinteggiato di cristalli diamantini, è come se indossasse l’intero firmamento questa sera. Con un sorriso morbido pizzica la guancia liscia di Tony, completamente guarita dopo un giro in infermeria.

Sotto un cielo magico da cui cadono fiocchi di neve incantata, che a ogni contatto esplodono in polvere d’argento, la conduce con sé in un lento, insieme agli altri otto Campioni che come lui stanno aprendo le danze.

«Se ti dico di sì, mi dai un bacio sulla bua

Stark scherza, ma la tassorosso gli sorride e reclina il capo, baciandolo sulla guancia e poi sulle labbra, con una morbidezza dolce che coglie di sorpresa perfino Tony.

«È il tuo premio per essere stato così romantico oggi.»

Non è sicuro di capire a cosa si riferisca, ma chi è furbo, davanti ai baci di Pepper, non si fa domande, chiude gli occhi e in quella bocca dipinta di rosso ci si perde all’infinito.

 

 

Fili d’argento, nastri di seta e campanelle di cristallo riempiono le pareti della Sala Grande, mentre il pavimento si piastrella di lastre di vetro incantate, a ricreare l’immagine di uno specchio d’acqua. A ogni passo si allargano cerchi concentrici e di quando in quando intorno alle gambe dei ragazzi si levano spruzzate di bolle azzurrine o piccoli pesciolini d’acqua che circondano le coppie e scoppiano in una colata di petali bianchi e blu.

Bucky non crede di essere mai stato così felice come in questo momento, ballando tra le braccia di Steve di fronte a tutto il Castello.

L’abito che Stark ha fatto cucire su misura per lui è semplicemente perfetto, e anche se il grifondoro si muove rigidamente, con la paura di rovinarlo, quando le sue mani gli stringono la vita e si incrociano a quelle di Barnes, è come se tutto fosse tornato al posto a cui appartiene.

«Mi dispiace che Tony ti abbia obbligato ad accettare il mio invito davanti a tutti in Sala Grande» gli bisbiglia Steve, all’orecchio.

Sapeva che le scuse non sarebbero bastate con il grifondoro, ma Bucky sorride e pensa che dopotutto Stark potrà anche essere un pessimo compagno, ma a modo suo sa sempre come dimostrarsi un buon amico.

«È proprio vero, lo sai? Sei una talpa, Stevie.»

Prima che il ragazzo apra la bocca, Bucky gliela tappa e con un bacio conquista le sue labbra.

Di Steve conosce l’ostinazione, il coraggio, il cuore grande e generoso. Conosce la sua luce e le sue ombre, i suoi difetti e i suoi pregi, la sua magia e il suo sangue.

Di Steve, ora, conosce anche il sapore.

 

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[1] Forse mi sbaglio, ma non credo che esista un giornale scolastico ad Hogwarts, quindi l'ho inventato io perché un certo amichevole ragnetto di quartiere aveva bisogno di "lavorare" per il giornale nei suoi anni da teenager! A presto con il resto della sua origin story! (#no)

[2] Premetto che non mi piace il calcio e ancor meno ho una vaga idea di come si giochi a Fantacalcio, ma ho pensato che sarebbe stato divertente avere una versione di quel gioco anche ad Hogwarts. Per chi proprio non sa di cosa si tratta, l'internet mi suggerisce che: Il fantacalcio è un gioco sociale del tipo fantasport basato sul calcio, consistente nell'organizzare e gestire per svago squadre virtuali formate da calciatori reali, scelti fra quelli che giocano il torneo cui il gioco si riferisce. In questo caso Tony non è un giocatore di Quidditch professionista ma visto che la fic è mia, le regole le decido io!

[3] C'è più di una teoria sull'origine del cognome "Barnes". Il più delle volte viene suggerito sia di origine anglosassone, norrena o irlandese. Secondo una teoria il nome deriverebbe dall'inglese antico beorn – che significa guerriero – e che a sua volta è di origine norrena. (Per chi è interessato, secondo un'altra teoria, era la parola usata per indicare chi di professione lavorava, viveva o possedeva un granaio (barn).)

[4] Figura di danza, caratteristica del tango: la dama si piega sulle reni rovesciandosi all’indietro fin quasi a toccare terra, sostenuta dietro la schiena dal braccio sinistro del cavaliere.

[5] Preside

[6] Non sta storpiando il nome di Bucky, ma è un termine inglese slang che significa "amico" (alle volte inteso in senso perculatorio, altre amichevole, altre offensivo, a seconda di chi lo dice e come)


 

Cosa? Doveva essere un capitolo dedicato al Ballo del Ceppo e il Ballo del Ceppo dura a malapena venti righi? Ops. *__*"

La verità è che feste, party e balli li ho sempre trovati di una noia mortale, senza contare che avevo tante di quelle cose da inserire prima, che arrivati alla fine, il capitolo si era già fatto troppo lungo.

Comunque è arrivato il momento in cui Fuuma aggiunge la tw age difference! All'inizio come figure adulte di Durmstrang doveva comparire soltanto il preside ed era con lui, in realtà, che puntavo alla ship oneside con Bucky; ma considerato i personaggi (il nome del preside non è ancora uscito, ma chi mi conosce può ben intuire chi possa essere) c'era il rischio che i toni si facessero troppo seri e angoscianti, e questa non è la fic adatta. C'è già Loki che mi uccide il mood! E quindi ho optato per infilarci Zemo ... perché la soluzione al problema "infilarci un uomo adulto che si interessa a Bucky è troppo complicato" è "infilarci DUE uomini adulti che si interessano a lui"! Logico! Comunque a parte il fatto che in realtà la ZemoxBucky c'è solo per chi la vuole vedere (perché lo stesso Zemo ammette di avere un secondo fine) non aspettatevi molto altro sulla ship – che già in questo capitolo il suo personaggio mi è sfuggito di mano e mi ha allargato una sottotrama che non prevedevo così importante e non ho idea di come risolverò, ma quello è un problema di future me, e ci penserò quando sarà il momento.

Veniamo invece alle cose importanti: i famigli! Sì, Nat ha una vedova nera e non me ne pento, il pensiero mi disgusta e quando ho descritto la scena volevo piangere, ma così è e così rimarrà! Non credo ci sia bisogno di spiegare perché l'ho chiamato Rasputin, insomma, Natasha si chiama Romanoff non ci vuole molto a capire da dove arriva quel cognome, senza contare che il suo vero cognome effettivamente è Romanova. Quindi, yeha, Rasputin è stata un po' una scelta obbligata XD

Un'ultima nota riguarda il titolo: stavo disperando perché non avevo idea di come intitolare il capitolo, poi alla ricerca di una certa informazione mi è capitata la scena in italiano in cui la McGranit introduce il Ballo del Ceppo per la prima volta e le "ben educate frivolezze" sono una sua citazione che non potevo non utilizzare. Come al solito, quella donna, è sempre la più utile tra tutti i personaggi!

 

Non c'entra nulla, ma per chi sta seguendo la long "Bucky through the looking glass", mi spiace ma questo mese salterà l'aggiornamento, se ne riparlerà il 15 di aprile. Spero.

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Scritta per Torneo Tremaghi - Multifandom edition @L'angolo di Madama Rosmerta

( pss, pss, la volete vedere una cosa carina? BlueBell ha creato un banner per la storia e potete trovarlo here )

   
 
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