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Autore: blissfvlness    20/03/2023    0 recensioni
Dal Capitolo II
Erano tornati all'epoca nella quale i loro genitori non solo erano ancora studenti di Hogwarts ma si odiavano.
E se veramente fosse stato il 1996 voleva dire che la II Guerra Magica era nel pieno del suo sviluppo. Voleva dire che ogni giorno qualcuno perdeva la vita a causa di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Voleva dire che ormai i Mangiamorte erano usciti allo scoperto, che di lì a poco tutto sarebbe cambiato, che Silente...
Silente.
All'improvviso James e Teddy si guardarono e capirono di aver avuto lo stesso pensiero.
Se veramente si trovavano nel 1996 allora Albus Silente...
«È ancora vivo» sussurrò Teddy.
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«Benvenuti, ragazzi» disse in modo cordiale.
«Potrete rimanere qui, nella Stanza delle Necessità» propose Silente. «Nel frattempo, potreste approfittarne per presentarvi agli attuali studenti di Hogwarts» aggiunse lentamente.
I ragazzi lo guardarono sbalorditi.
«Intende dire che potremo presentarci ai nostri genitori?!» chiese Hugo.
«Esattamente» gli sorrise Silente.
Cosa succederebbe se la Terza Generazione si ritrovasse improvvisamente nel passato e si presentasse a quelli che saranno i loro genitori?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Nuova generazione
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Quella mattina la Sala Grande era più rumorosa del solito. Gli studenti parlavano allegramente fra di loro tra un sorso di succo di zucca e un morso a qualche delizioso biscotto presente sulla tavola imbandita d'innumerevoli pietanze.

Al tavolo dei Grifoni un ragazzo dai capelli rosso fuoco era intento a divorare la sua colazione.

«Ronald potresti anche evitare di mangiare come se fossi un selvaggio!» sbuffò Hermione guardandolo male.

Ron alzò lo sguardo dal suo piattino pieno di delizie per rivolgerlo all'amica.

«Hermione, fare una colazione sostanziosa è fondamentale per un adolescente» disse serio.

La ragazza alzò gli occhi al cielo e lui tornò ad abbuffarsi, sperando che nessuno lo interrompesse di nuovo. Proprio in quel momento li raggiunse Harry, accaldato.

«Dov'eri?» gli domandò Hermione scrutandolo attentamente.

«In biblioteca» rispose Harry in modo conciso.

«In biblioteca?» ripeté Hermione, sorpresa. «E cosa ci facevi in biblioteca?» inquisì.

«Io...»

Harry non riuscì a concludere la frase perché Silente prese parola, chiedendo agli alunni di fare silenzio. Era in piedi di fronte ai tavoli delle quattro Casate.

«Cari studenti di Hogwarts... Ho un annuncio da fare» esordì il Preside in tono solenne.

Gli alunni lo guardarono, in attesa.

«Per oggi e fino alla fine della settimana le lezioni saranno sospese» annunciò.

La Sala Grande esplose. Si udivano urla di giubilo, schiamazzi, risate. Tutti festeggiavano la lieta notizia. Tutti, tranne una studentessa dai folti capelli e dai tratti gentili.

«Tuttavia, questa decisione riguarderà soltanto alcuni studenti del quinto, sesto e settimo anno» continuò Silente.

Un mormorio di protesta si levò dagli alunni più giovani.

«Suvvia ragazzi, dovreste essere felici di imparare» osservò il Preside, sorridendo.

Nessuno replicò, probabilmente per la soggezione che l'anziano mago era capace di infondere in ogni suo interlocutore.

«Verrà affissa una lista con i nomi degli alunni esonerati dalle lezioni sul muro antistante la Sala Grande, potrete consultarla una volta finita la colazione. Gli interessati dovranno tornare ai loro posti, gli altri potranno andare a lezione come di consueto. Non vi rubo altro tempo, buon appetito» concluse Silente.

«Una settimana senza lezioni?» ripeté Hermione scandalizzata. «Ma com'è possibile!» aggiunse.

«Andiamo Hermione, non fare la guastafeste, è una notizia fantastica. Spero di essere tra i fortunati» disse Ron con il volto illuminato dalla gioia.

«Non faccio la guastafeste Ronald» rispose l'amica. «Se Silente ha annullato le lezioni dev'essere successo qualcosa di grave» ragionò.

Harry la guardò e il sorriso che aveva dipinto in volto scomparve.

— — —

Finita la colazione, molti studenti si precipitarono fuori dalla Sala Grande per scoprire se il loro nome facesse o meno parte della famosa lista di cui aveva parlato il Preside, ma la maggior parte di loro rimase delusa.

Sulla pergamena affissa in corridoio figuravano una trentina di nomi, tra cui quelli di Harry Potter, Hermione Granger, Ron e Ginny Weasley, oltre a quelli di tutti gli alunni che durante il quinto anno avevano aderito all'Esercito di Silente. Insieme ai loro, comparivano anche i nomi di Draco Malfoy, Blaise Zabini, Astoria e Daphne Greengrass, Theodore Nott e Pansy Parkinson.

Tutti gli studenti chiamati in causa si recarono nuovamente in Sala Grande e si sederono ai rispettivi tavoli in attesa del ritorno di Silente, che non tardò molto.

L'anziano mago scrutò gli alunni nella Sala e accennò un piccolo sorriso prima di iniziare a parlare. «Ho fatto allontanare gli altri studenti perché di qui a poco accadrà qualcosa che sconvolgerà le vite di tutti i presenti» disse.

Tutti si fecero attenti.

«Ieri notte ho ricevuto una visita alquanto inaspettata. Dei ragazzi che hanno più o meno la vostra età sono giunti ad Hogwarts» iniziò a raccontare il Preside.

Al tavolo dei Serpeverde molti ridacchiavano a causa delle parole di Silente, quell'uomo sembrava non avere tutte le rotelle al posto giusto.

Non Draco Malfoy. Il ragazzo, dall'inizio dell'anno scolastico, sembrava spento. Aveva sempre un'espressione preoccupata, pensierosa, la fronte spesso corrucciata. Sembrava... triste.

«Draco!» Theodore Nott, che era seduto accanto a lui, attirò la sua attenzione sottovoce.

Il biondo si voltò verso di lui.

«Sembri sulle nuvole, cos'hai?» gli domandò.

«Niente che possa interessarti» gli rispose sgarbatamente il purosangue.

Theodore non se la prese. Conosceva l'amico e sapeva che c'era qualcosa che non andava. Qualcosa di cui Draco non voleva parlare. Cambiò discorso. «Quel pazzo di Silente ha ricominciato a farneticare» gli disse.

Draco lo guardò ma non rispose, così Theodore continuò ad ascoltare il Preside.

Malfoy, incuriosito da ciò che gli aveva detto l'amico, si voltò e prestò attenzione a quello che l'anziano mago stava dicendo.

«Questi ragazzi, che ho incontrato personalmente, vengono dal futuro» disse Silente.

Nella Sala Grande si alzò un mormorio.

«Com'è possibile?» chiese Dean Thomas.

«Sono arrivati nella nostra epoca involontariamente, a causa di una Giratempo rotta» gli rispose Silente.

Hermione, che conosceva perfettamente quell'oggetto, si fece ancora più attenta.

«Saranno nostri ospiti per qualche giorno, così ho pensato che vi avrebbe fatto piacere conoscerli» aggiunse il Preside.

«Ma se li conoscessimo potrebbe accadere un disastro. Non si possono incontrare persone appartenenti a epoche diverse! È categoricamente vietato» intervenne Hermione parlando a raffica.

Silente la guardò e sorrise. «Lei ha ragione, Signorina Granger. Ma si può fare un'eccezione se, e solo se...» continuò squadrando gli alunni presenti in Sala Grande «ognuno di voi si impegnerà a non stravolgere il futuro, che questo sia o meno di vostro gradimento» concluse.

Hermione non rispose, pensierosa.

«Come può essere certo che nessuno di noi cercherà di cambiare il futuro?» intervenne Ginny Weasley, preoccupata.

«Per amore» disse semplicemente il Preside.

«Per amore?! Ho sentito bene?!» ripeté Draco Malfoy, schernendo l'anziano mago.

«Sì Signor Malfoy, ha sentito benissimo» gli rispose Silente, per nulla infastidito.

«Perché dovremmo provare amore per dei ragazzi che nemmeno conosciamo?» domandò Blaise Zabini. C'era qualcosa in tutta quella storia che non lo convinceva per niente.

Albus Silente sorrise, consapevole che dopo aver pronunciato le parole che era in procinto di dire, tutto sarebbe cambiato. «Perché sono i vostri figli» rispose con calma.

L'atmosfera, di colpo, cambiò.

Ronald Weasley, intento a bere il succo di zucca che aveva rubato prima della fine della colazione, per poco non si strozzò. Hermione Granger ed Harry Potter si guardarono, increduli. Pansy Parkinson, dall'altra parte della Sala, si lasciò sfuggire un urletto stridulo, non riuscendo a credere a ciò che aveva appena ascoltato. Draco Malfoy rimase impietrito. Blaise Zabini, dopo le parole del Preside, deglutì rumorosamente e guardò Theodore Nott, che sembrava in stato di shock. Nessuno riusciva a parlare. Ginevra Weasley aprì la bocca, volendo intervenire, ma la richiuse, non riuscendo ad articolare alcun suono.

«È una cosa bellissima» si sentì dire da una dolce voce proveniente dal tavolo dei Corvonero.

«Lo penso anch'io, Signorina Lovegood» convenne Silente. «I ragazzi che ho incontrato sono figli solamente di alcuni di voi, ma tutti i presenti in questa Sala si sono contraddistinti, nel corso degli anni, per coraggio e intelletto, per questo meritano di essere a conoscenza delle informazioni che mi hanno rivelato. Ovviamente, se qualcuno di voi non volesse partecipare, è libero di andare» aggiunse, sperando che nessuno di loro andasse via.

Gli studenti sembrarono rifletterci su ma nessuno si alzò. Probabilmente, la curiosità di conoscere il loro futuro era più forte della paura di restarne delusi.

Le porte della Sala Grande si spalancarono di colpo per lasciare entrare nella stanza Filch e alcune vecchie conoscenze di Hogwarts. Fecero il loro ingresso Remus Lupin, Ninfadora Tonks, Angelina Johnson, la famiglia Weasley al completo e Fleur Delacour. I ragazzi li guardarono, sorpresi.

«Che ci fate qui?» domandò Ron rivolgendosi alla sua famiglia.

«Silente ci ha fatti chiamare» gli rispose George. «Non ti siamo mancati, fratellino?» aggiunse ghignando.

«Per niente» sbuffò Ron.

Harry si alzò, andando ad abbracciare Lupin, non potendo evitare di pensare che, se non fosse stato per Bellatrix Lestrange, anche Sirius sarebbe lì. Con lui.

Gli ospiti appena arrivati si accomodarono al tavolo dei Grifondoro.

«Ehi Ron» disse Fred sottovoce. «È vero che ti sei fidanzato?»

Il fratello, rosso come un pomodoro, rischiò di strozzarsi per la seconda volta quel giorno.

«Andiamo Ron, non essere vergognoso» lo prese in giro George.

Molly Weasley, stufa di quel chiacchiericcio, diede uno scappellotto in testa ai gemelli.

«Volete fare silenzio? Siamo qui per una questione importante. Il futuro è roba seria» gli ricordò.

«Sapete già tutto?» le chiese Hermione.

«Sì cara» rispose la Signora Weasley addolcendo il tono. «Silente ci ha già informati».

«Bene» disse il Preside di Hogwarts riprendendo la parola. «Visto che ora ci siamo tutti, se nessuno ha niente in contrario, inviterei Filch ad andare a prendere i vostri figli» concluse.

Il Magonò seguì le istruzioni del Preside e andò a chiamare gli ospiti.

Pochi minuti dopo, dall'enorme porta della Sala Grande, entrarono una trentina di giovani, tutti coperti da delle tuniche blu. Hermione intuì immediatamente che doveva trattarsi di tuniche magiche, visto che non lasciavano intravedere neanche un tratto del volto dei ragazzi.

Silente li accolse con un sorriso e trasfigurò un lungo tavolo per farli sedere proprio all'entrata della Sala Grande, perpendicolare ai tavoli delle quattro casate e leggermente distante da essi.

I ragazzi si accomodarono.

«Potete iniziare» disse Silente rivolgendosi a loro.

Un ragazzo incappucciato si alzò e si posizionò di fronte a tutti, dando le spalle al tavolo dei professori, vuoto. Prese un profondo respiro e poi abbassò il cappuccio della tunica.

Al tavolo dei Grifoni, Remus Lupin spalancò gli occhi. Quel ragazzo gli somigliava in maniera impressionante.

Il giovane era molto alto. Era biondo e aveva gli occhi di un azzurro chiarissimo.

«Buongiorno a tutti» iniziò a parlare lo sconosciuto. «Il mio nome è Teddy e, come penso molti di voi avranno intuito, sono figlio di Remus Lupin» aggiunse.

Il padre si alzò in piedi e lo guardò senza riuscire ad emettere alcun suono ma con un sorriso stampato sul volto. Teddy, che non aveva mai conosciuto realmente i suoi genitori, dovette lottare con tutte le sue forze per non scoppiare a piangere.

Deglutì e abbozzò un sorriso forzato in direzione di Remus. «Ciao papà» lo salutò.

Remus gli sorrise. «Ciao... figliolo» ricambiò dopo un attimo di esitazione.

In quel momento, il cuore di Teddy esplose per l'emozione. Non aveva mai avuto l'occasione di sentire quelle parole e avere suo padre lì, di fronte a lui, sapere di poterlo abbracciare una volta conclusa la sua presentazione, lo rendeva felice.

Remus rimase in piedi, imbambolato, non riuscendo ancora ad elaborare ciò che aveva appena appreso. Così, Harry gli tirò leggermente la manica della giacca che indossava e lo invitò a sedersi, con un sorriso.

Teddy si schiarì la gola e continuò. «Bene, come dicevo sono Teddy Remus Lupin e ho 22 anni. Mio padre è Remus Lupin e mia madre... è Ninfadora Tonks».

La donna, seduta accanto a Remus al tavolo Grifondoro, sbarrò gli occhi. Si girò verso il futuro padre di suo figlio e arrossì. Dentro di lei iniziò a crescere una certa emozione. Aveva sempre amato Remus e lottava ogni giorno sperando che lui si accorgesse dei suoi sentimenti. Sapere che di lì a poco avrebbero avuto un figlio la riempì di gioia.

Dal canto suo, Remus rimase piacevolmente sorpreso di sapere che sarebbe finito insieme a Tonks. L'amava. Da molto. Tuttavia, la sua condizione di lupo mannaro lo spingeva a pensare che lei non avrebbe mai potuto amare un uomo come lui. Sapere che invece ciò non aveva influito sul giudizio della donna, lo sollevava.

Teddy sorrise notando il rossore sulle guance di sua madre ma i suoi occhi si riempirono di malinconia. Cercò di non pensare al vuoto enorme che sentiva nascere nel petto e allargarsi sempre di più a causa del dolore provato per l'assenza dei genitori.

Si concentrò sulle persone di fronte a lui e continuò la sua presentazione. «Durante i miei anni ad Hogwarts ho fatto parte della casa di Tosca Tassorosso».

Tonks batté le mani, fiera.

«Attualmente lavoro come funzionario al Ministero della Magia, in particolare nel dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici» terminò.

I suoi genitori sorrisero orgogliosi.

D'un tratto però, il volto di Remus si rabbuiò. Guardò suo figlio che ricambiò il suo sguardo, intuendo a cosa fosse dovuta la preoccupazione del padre.

«No» gli disse, senza lasciargli nemmeno il tempo di formulare la domanda. «L'unica "stranezza" che ho ereditato, l'ho ereditata da mamma» aggiunse.

Il volto di Remus tornò a splendere, contento di non aver trasmesso a suo figlio quel gene maledetto.

Tonks, sentendo le parole di Teddy, sorrise ulteriormente.

«Quindi sei un metamorfomago?» chiese Hermione.

«Sì» confermò Teddy e, per dimostrare ai presenti di star dicendo la verità, fece diventare i suoi capelli blu.

«Che figata!» esclamò Seamus Finnigan.

«Ma come fa?!» si sentì dire da Padma Patil.

«Voglio farlo anche io!» affermò Alicia Spinnet.

«Non puoi» le rispose Teddy. «È un'abilità ereditaria. Io ce l'ho grazie a mia madre» concluse voltandosi verso Ninfadora e rivolgendole un tenero sorriso.

«Avete domande?» chiese il giovane ai suoi interlocutori.

Molti dei ragazzi alzarono la mano ma Teddy diede la parola a suo padre.

«Chi sono i tuoi padrini?» chiese Remus.

«Il mio padrino è Harry» gli rispose il figlio.

Harry non si aspettava di sentire il suo nome, ma ne rimase contento. Quindi, si girò verso Lupin e Tonks e li ringraziò calorosamente.

«Tesoro, il tuo nome è...» domandò la madre del ragazzo senza concludere la domanda.

«Sì» confermò Teddy. «Il mio nome è Ted in onore di mio nonno, Edward Ted Tonks».

Fu in quell'istante che il suo volto si velò di tristezza. Si chiamava come suo nonno. Un nonno che, al pari dei genitori, non aveva avuto l'opportunità di conoscere perché era stato assassinato poco dopo la sua nascita.

«C'è qualcosa che non va?» chiese Remus, rendendosi conto che l'espressione sul volto di suo figlio era mutata.

Teddy trattenne il fiato. Non sapeva se raccontare ai genitori ciò che era successo al nonno. Poi sospirò, pensando che fosse giusto metterli al corrente di quel che sarebbe accaduto, per quanto terribile esso fosse.

Prese un lungo respiro e parlò. «Mio nonno» iniziò, indeciso su quale fosse il modo migliore per comunicare a sua madre una notizia così sconvolgente. «Poco dopo la mia nascita, è venuto a mancare» disse Teddy, guardando Tonks mortificato.

Ninfadora pensò di stare per svenire. Suo padre, il suo adorato padre, di lì a poco sarebbe... morto. I suoi occhi iniziarono a inumidirsi. Improvvisamente, sentì un caldo braccio avvolgerle le spalle. Era Remus che cercava di darle conforto, abbracciandola. Ninfadora non poté più trattenere le lacrime e scoppiò a piangere. Remus la strinse più forte, accarezzandole i capelli con dolcezza.

Nessuno nella Sala Grande osava emettere alcun suono.

Dopo alcuni istanti di silenzio intervenne Silente. «Forse è il caso di fare una pausa» propose.

Teddy annuì, pensando che in questo modo avrebbe potuto comunicare ai genitori la notizia sul loro destino in privato e non davanti l'intera Sala Grande.

Neville, vicino alla futura coppia, porse a Ninfadora un fazzoletto per farle asciugare le lacrime.

La metamorfomaga lo prese, abbozzando un sorriso come segno di ringraziamento nei confronti del ragazzo.

Teddy, che nel frattempo aveva raggiunto i genitori al tavolo Grifondoro, attirò la loro attenzione schiarendosi la gola.

I due lo guardarono e senza attendere neanche un secondo lo abbracciarono.

A Teddy esplose il cuore di gioia.

Era lì. Con i suoi genitori. E lo stavano stringendo fortissimo.

Poteva sentire il calore dei loro corpi, il profumo di sua madre, le braccia forti di suo padre che lo avvolgevano.

Rimasero così per un tempo che a Teddy parve durare troppo poco. Quando si staccarono il ragazzo li guardò, con le lacrime agli occhi.

«Perché stai piangendo?» gli chiese Ninfadora preoccupata. «Se è per il nonno non preoccuparti, col passare del tempo elaborerò il lutto e starò meglio. Spero» aggiunse pensando che il figlio stesse piangendo per colpa sua.

Teddy la guardò dolcemente. Desiderava con tutto il suo cuore che le parole della madre potessero corrispondere alla realtà. Purtroppo però, la verità era che Ninfadora non avrebbe avuto neanche il tempo di elaborare la morte del padre.

«Forse dovremmo andare a parlare in un posto più riservato» disse ai genitori.

Loro lo guardarono, non capendo l'improvvisa angoscia che traspariva dai suoi gesti e dalle sue espressioni.

Nonostante ciò, annuirono.

Così, la famiglia uscì dalla Sala Grande per andare in un luogo più tranquillo.

— — —

I tre arrivarono al Cortile della Torre dell'Orologio e Teddy iniziò a camminare nervosamente lungo il perimetro della fontana che si trovava al centro del chiostro.

Ninfadora e Remus si guardarono, preoccupati.

«Teddy, cosa ti turba?» chiese Lupin al figlio.

Teddy s'immobilizzò e si girò verso i genitori. «Sediamoci» gli disse e loro annuirono, sedendosi sul bordo della fontana. A questo punto, prese un respiro profondo e iniziò a parlare. «Prima, durante la presentazione, non vi ho raccontato di un terribile evento che ha cambiato la mia vita» disse abbassando lo sguardo.

Remus e Ninfadora si fecero attenti.

«Teddy, guardami» lo chiamò Tonks, facendogli alzare lo sguardo verso di lei. «Qualunque cosa sia non devi avere timore. La affronteremo. Insieme».

Dopo queste parole il ragazzo non poté più trattenere le lacrime che iniziarono a scivolare copiose sul suo viso. «No, non potremo affrontarla insieme» disse tra i singhiozzi.

«Cosa intendi dire?» chiese Remus, mentre sentiva l'angoscia crescere dentro di sé.

Teddy non riusciva a parlare e i genitori attesero pazientemente che si calmasse.

Tonks, seduta vicino a Remus, si alzò e andò a posizionarsi accanto al figlio, accarezzandogli dolcemente una spalla. «Ssh... stai tranquillo, siamo qui» gli disse.

Quando il giovane si calmò, con la voce ancora spezzata, riprese a parlare. «Come stavo dicendo, non potremo affrontarlo insieme, perché voi... non ci sarete» disse.

Tonks rimase pietrificata, sperando di aver mal interpretato le parole del figlio. Come lei, Remus aveva un'espressione scioccata.

Teddy li guardò e respirando profondamente per non scoppiare a piangere di nuovo, parlò nuovamente. «La guerra in atto finirà con una battaglia, che avrà luogo il 2 maggio 1998, qui. Durante la battaglia voi...» continuò senza riuscire a finire la frase.

Non riusciva a dire ai suoi genitori che sarebbero morti. Non poteva dirlo. Non era mai riuscito a pronunciare quelle parole.

«Ma tu sei... nato, nel 1998» disse Tonks sottovoce.

Non riusciva a crederci. Aveva scoperto da poco che avrebbe avuto un fantastico figlio dall'uomo che amava. Era al settimo cielo. E poi, nel giro di pochi minuti aveva visto il futuro magnifico che le si era palesato davanti, sgretolarsi.

Venire a sapere che suo padre sarebbe venuto a mancare entro pochi anni era stato un duro colpo. Ma scoprire che anche lei e Remus sarebbero... morti, era stato tremendo. Non era la sua morte a preoccuparla e a distruggerla, ma la consapevolezza di lasciare suo figlio, così piccolo, solo. Pensare a Teddy, al vuoto incolmabile che sia lei che Remus avevano lasciato nella sua vita, al dolore da lui provato, era straziante per Tonks.

I pensieri di Remus non erano poi così diversi da quelli della sua futura moglie. Nel momento stesso in cui Teddy aveva pronunciato quelle parole, avrebbe giurato di aver sentito il suo cuore sgretolarsi, come se fosse stato stretto in una poderosa morsa.

Avrebbe avuto un figlio, un ragazzo dolcissimo da quello che aveva potuto vedere, e avrebbe passato con lui così poco tempo. Non avrebbe potuto vederlo muovere i primi passi, dire per la prima volta "papà" o "mamma", vedergli spuntare il primo dentino. Non avrebbe provato l'emozione di salutarlo dalla banchina del binario 9 ¾, di vederlo sul treno pronto a partire per Hogwarts e a iniziare una nuova avventura. Non avrebbe provato l'orgoglio di vederlo diplomato, di vederlo iniziare il suo primo lavoro. Non l'avrebbe visto innamorarsi, e chissà, formare una famiglia. Non lo avrebbe visto crescere e diventare l'uomo che si ritrovava davanti. E questo pensiero, lo logorava.

Dopo alcuni attimi, che a Teddy parvero eterni, Remus parlò. «Mi dispiace così tanto» disse piangendo.

Teddy lo guardò e le lacrime iniziarono nuovamente a scorrere sul suo volto. Scosse la testa. «Papà» disse. «Tu e la mamma siete i miei eroi, i miei punti di riferimento. Ogni volta che mi sento giù, che penso di non potercela fare, mi ricordo che è grazie voi e a chi si è sacrificato durante la guerra, che ho la fortuna di vivere in un mondo migliore» concluse.

Remus e Ninfadora lo guardarono con commozione.

«La tua vita è stata tanto... difficile?» domandò Tonks addolorata.

Il figlio abbozzò un sorriso amaro.

«Mentirei se dicessi di aver avuto una vita semplice. Quando da piccolo vedevo gli altri bambini con i loro genitori non potevo evitare di domandare a me stesso perché. Perché loro potevano ricevere l'affetto dei loro genitori e io no. Ho sofferto molto per la vostra perdita, com'è normale che sia, e so che ciò che sto dicendo vi sta distruggendo» rispose Teddy. «Per questo voglio assicurarvi che nonostante il dolore immane che ho provato per la vostra assenza, sono stato cresciuto con amore. L'amore di mia nonna» continuò guardando la madre, che abbozzò un sorriso tra le lacrime. «L'amore di quella che io considero a tutti gli effetti la mia seconda famiglia, i Potter» aggiunse.

Remus lo guardò sorpreso.

«Ho passato gran parte del mio tempo a casa loro. Sono cresciuto insieme ai loro figli, siamo come fratelli» spiegò Teddy. «E non sono stati gli unici a starmi vicino. Ho ricevuto l'affetto di tante persone, di tante famiglie. È come se avessi avuto tanti genitori perché tutti mi hanno trattato come un figlio» continuò sorridendo. «Quindi sì, ho sentito la vostra mancanza e sono stato male per la vostra assenza ma sono cresciuto circondato dall'amore di tante persone che, per quanto fosse loro possibile, mi sono sempre state vicino» concluse.

Ninfadora sorrise tra le lacrime. Pensare che suo figlio avrebbe ricevuto così tanto affetto e sarebbe cresciuto circondato da persone che gli volevano così tanto bene la faceva sentire leggermente meglio.

Remus si alzò e strinse Teddy in un abbraccio che trasmetteva al tempo stesso amore e dolore infinito.

Quando si staccarono lo guardò negli occhi, prima di parlare. «Non posso prometterti che il nostro destino cambierà. Ma posso prometterti che faremo di tutto per tornare a casa da te, dopo la battaglia».

Teddy abbozzò un sorriso. «Non chiedo altro» rispose. Poi si girò verso sua madre che li guardava ancora seduta sul bordo della fontana. «Tu non ti unisci all'abbraccio?» le domandò.

Ninfadora era ancora molto scossa ma le bastò incrociare i dolci occhi di suo figlio per sentirsi meglio. Gli sorrise alzandosi e lo abbracciò fortissimo. «Come ha detto tuo padre non sappiamo se riusciremo a cambiare il nostro destino, ma ora siamo qui e ho intenzione di passare tutto il tempo a nostra disposizione insieme. Voglio conoscere il mio bellissimo figlio» disse.

«E io voglio conoscere i miei fantastici genitori» le rispose Teddy, sorridendo.

Per lui, avere la possibilità di passare del tempo con loro era già una vittoria.

— — —

Nel frattempo, in Sala Grande, Luna Lovegood si era alzata dal tavolo dei Corvonero per andare a sedersi vicino a Ginny Weasley.

«Cosa ne pensi di tutta questa storia?» domandò la bionda.

«Non so che pensare» rispose la rossa.

«Io credo che potrebbe essere utile conoscere il nostro futuro» disse Luna.

«Utile?» domandò Ginny, non capendo.

«Il futuro potrebbe sorprenderci e spingerci a guardare la realtà da una prospettiva diversa» spiegò la Corvonero.

«E se ci sorprendesse in negativo? Cosa faremo?» chiese la Grifondoro.

Luna sospirò. «Non lo so» rispose candidamente. «Ma non mi dispererei prima di scoprirlo. Magari ci sorprenderà in positivo» aggiunse cercando di tirare su di morale l'amica, che vedeva molto preoccupata.

Ginny sembrò riflettere sulle parole dell'amica.

«Forse hai ragione» annuì. «Dobbiamo solo aspettare».

Dal lato opposto della tavola rispetto a quello in cui si trovavano le due ragazze, Ron era intento ad ascoltare i suoi amici parlare di Quidditch, quando una bionda piena di energia gli si sedette di fianco.

«Ron-Ron! Ti sono mancata?» squittì.

Ron, al sentire quella voce, per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.

«Lavanda» disse grattandosi la testa. «Ci siamo visti stamattina in Sala Comune, quindi non mi sei...»

«Anche tu mi sei mancato moltissimo!» esclamò la ragazza interrompendolo. «Allora, come pensi che saranno i nostri figli?» continuò con aria sognante.

«I n-nostri cosa?!» esclamò Ron alzando il tono della voce di un'ottava.

«I nostri figli» rispose tranquillamente Lavanda. «Quelli che si stanno presentando sono i futuri figli dei presenti. Ci saranno sicuramente anche i nostri!» spiegò.

«I-io non so...» iniziò a dire Ron in difficoltà.

I gemelli, che si trovavano lì vicino e avevano sentito tutta la conversazione, intervennero.

«Sì Ron-Ron cosa ne pensi dei tuoi futuri figli?» gli chiese George con un sorriso sghembo.

Ron diventò pallido. «Io...» tentò di nuovo.

«Scusalo... Lavanda, giusto?» intervenne Fred rivolgendosi alla ragazza seduta di fianco al fratello minore.

«Sì» gli rispose lei.

«Purtroppo ogni tanto si inceppa e non riesce a parlare» le disse prendendo in giro il fratello.

«Io non mi inceppo» ribatté Ron rosso come un pomodoro. Quei due si divertivano sempre a metterlo in difficoltà.

«Allora rispondi alla domanda» gli disse Fred con un sorrisetto furbo.

Ron impallidì di nuovo. Sinceramente non pensava che avrebbe mai avuto dei figli con Lavanda. Insomma, lui non era innamorato di lei! Ma come poteva dirglielo senza che la ragazza gli facesse una scenata davanti a tutti?

«Ron-Ron ti senti bene?» chiese Lavanda preoccupata, vedendo il fidanzato così pallido.

«Sì certo» si affrettò a dirle lui.

Per sua fortuna, in quel preciso istante la famiglia Lupin rientrò in Sala Grande e Silente prese parola.

«Bene, ora che siamo di nuovo tutti qui» disse alludendo ai tre appena entrati, «possiamo continuare con le presentazioni» decretò.

Così, una ragazza incappucciata si alzò dal tavolo del futuro, pronta a presentarsi alla Sala Grande.

   
 
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