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Autore: blissfvlness    15/03/2023    0 recensioni
Dal Capitolo II
Erano tornati all'epoca nella quale i loro genitori non solo erano ancora studenti di Hogwarts ma si odiavano.
E se veramente fosse stato il 1996 voleva dire che la II Guerra Magica era nel pieno del suo sviluppo. Voleva dire che ogni giorno qualcuno perdeva la vita a causa di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Voleva dire che ormai i Mangiamorte erano usciti allo scoperto, che di lì a poco tutto sarebbe cambiato, che Silente...
Silente.
All'improvviso James e Teddy si guardarono e capirono di aver avuto lo stesso pensiero.
Se veramente si trovavano nel 1996 allora Albus Silente...
«È ancora vivo» sussurrò Teddy.
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«Benvenuti, ragazzi» disse in modo cordiale.
«Potrete rimanere qui, nella Stanza delle Necessità» propose Silente. «Nel frattempo, potreste approfittarne per presentarvi agli attuali studenti di Hogwarts» aggiunse lentamente.
I ragazzi lo guardarono sbalorditi.
«Intende dire che potremo presentarci ai nostri genitori?!» chiese Hugo.
«Esattamente» gli sorrise Silente.
Cosa succederebbe se la Terza Generazione si ritrovasse improvvisamente nel passato e si presentasse a quelli che saranno i loro genitori?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Nuova generazione
Capitoli:
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«Chi è che mi sta tirando i capelli?!» esclamò una giovane sdraiata per terra.

«Scusami Sophie, colpa mia» replicò lo sbadato ragazzo che non aveva afferrato la Giratempo, togliendo la sua gamba dai capelli della mora. «Atterrando ho perso l'equilibrio e sono finito con le gambe sui tuoi capelli» aggiunse mortificato.

Sophie sbuffò ma non disse nulla.

«Dove siamo?» si sentì chiedere da una voce maschile.

«Non ne ho idea» rispose Albus guardandosi intorno.

Il luogo era tetro. I grandi alberi che circondavano i ragazzi erano talmente alti che quasi impedivano ai raggi del sole di raggiungerli.

«Siamo in una foresta, mi pare ovvio» si sentì dire da una saccente vocina femminile.

«Fin lì ci ero arrivato» precisò il ragazzo che aveva posto la domanda.

«Il problema è... come ci siamo arrivati in una foresta?!» intervenne Lily.

«Siamo qui grazie ai cinque geni che hanno rotto la Giratempo!» esclamò Elettra arrabbiata.

«Perché cinque? La colpa è di chi l'ha fatta cadere» affermò il ragazzo dalla pelle ambrata, voltandosi a guardare Albus e il giovane che non aveva afferrato la Giratempo.

«Cosa? Vuoi dare la colpa a noi? Siete voi che avete iniziato a lanciarla!» si difese quest'ultimo.

«Ma sei tu che l'hai fatta cadere!» intervenne uno dei gemelli.

Mentre i cinque litigavano si sentirono dei leggeri singhiozzi provenire da un punto alle loro spalle. I ragazzi si ammutolirono e videro una tenera bambina piangere. Elettra, vedendo la sorellina in quello stato si avvicinò a lei e la prese in braccio.

«Non piangere» le disse, cullandola dolcemente.

«Vollio andare mamma!» disse la piccola piagnucolando e mettendo il broncio. «Paura!» aggiunse.

«Non devi avere paura» le disse la sorella. «Siamo tutti qui, non può succederti niente» la rassicurò.

La piccola, di tutta risposta, si accoccolò tra le sue braccia.

«Questa cosa è completamente andata!» esclamò Rose, che nel frattempo aveva recuperato la Giratempo da terra.

«E adesso come facciamo a tornare indietro?» domandò Roxanne, nel panico.

«Non possiamo» rispose il ragazzo più grande del gruppo. Poi, vedendo i volti terrorizzati dei suoi amici, aggiunse «Non prima di averla riparata».

«Quindi si può riparare!» esclamò una ragazzina dal volto simpatico.

«Ve l'ho detto, basta un Reparo e...» iniziò a dire uno dei gemelli.

«Non è così semplice» lo interruppe sospirando il più grande del gruppo.

«Teddy ha ragione» lo spalleggiò una bellissima ragazza bionda. «Le Giratempo sono oggetti molto complessi da aggiustare, solo un mago esperto può farlo» spiegò.

«E quindi come facciamo a riparare questa giracosa?» chiese ingenuamente un bambino col viso pieno di lentiggini.

«Si chiama Giratempo, Hugo» lo corresse Rose.

«Sì quella» disse il bambino.

«Semplice, dobbiamo trovare un mago esperto» parlò di nuovo la ragazzina saccente.

«Certo, siamo solo in una foresta chi sa dove, trovare un mago esperto che sappia riparare la Giratempo è veramente la cosa più semplice del mondo» replicò Rose enfatizzando la parola "semplice".

«È inutile che usi quel tono da serpe con me, se hai un'idea migliore dilla!» replicò la ragazzina tagliente.

Rose la guardò male ma non replicò.

«Ragazze, calmatevi. Innanzitutto dobbiamo uscire da qui per capire dove ci troviamo» intervenne un affascinante ragazzo corvino.

«James ha ragione» convenne Teddy. «Forza, andiamo» aggiunse guardando i suoi amici.

I ragazzi si misero in cammino senza troppa voglia.

Dopo alcuni minuti, Albus, che si trovava davanti a tutti, si immobilizzò.

«Perché ti sei fermato?» gli chiese Rose.

Albus si girò a guardarla con il volto illuminato. «Quella è la capanna di Hagrid!» urlò entusiasta.

Dapprima i ragazzi si guardarono smarriti ma, una volta che ebbero realizzato dove si trovavano, i più piccoli iniziarono a correre contenti verso la capanna.

«Siamo ad Hogwarts!!» si sentiva gridare.

James e Teddy si guardarono sollevati, pensando che avrebbero potuto chiedere alla McGonagall di riparare la Giratempo.
Tuttavia, il sorriso sul volto di James scomparve quando in lontananza vide un ragazzino che assomigliava incredibilmente a... suo padre da adolescente.

Teddy, che si era accorto del rapido mutamento d'espressione sul viso dell'amico, si voltò per guardare nella stessa direzione in cui stava guardando James e rimase pietrificato.

Il corvino, riprendendosi dallo stato di trance in cui si trovava e rendendosi conto della situazione, corse dai più piccoli e li fece entrare velocemente nella capanna di Hagrid che, fortunatamente, era vuota.

Teddy si scosse dal torpore in cui era caduto e si avviò a grandi falcate verso i più grandi del gruppo, rimasti indietro. Quando li ebbe raggiunti gli spiegò brevemente cosa stava succedendo e i ragazzi riuscirono ad arrivare alla capanna di Hagrid senza essere visti.

Una volta che tutto il gruppo fu riunito, all'interno della capanna calò il silenzio.
Le facce dei più piccoli erano confuse, non riuscivano a capire perché James li avesse spinti così malamente all'interno della dimora di Hagrid. I più grandi, invece, avevano dei volti preoccupati.

A prendere parola fu James.
«Siamo nel passato» proruppe senza giri di parole.

«Ma è fantastico!» trillò un ragazzino dai capelli ossigenati.

«Se abbiamo viaggiato indietro di un anno o due posso ancora evitare che il me di allora distrugga il laboratorio di pozioni beccandosi la punizione più lunga di sempre!» esclamò speranzoso un ragazzo dai capelli rossi.

«Non abbiamo viaggiato due anni indietro nel tempo» disse Teddy serio.

«E allora quanti?» chiese Roxanne con un pizzico di esitazione nella voce.
Non era sicura di voler sapere la risposta.

«Non ne sono totalmente sicuro ma...» rispose Teddy esitante.

«Ma...» lo incitò Elettra.

«24» disse James secco.

«24?!» esclamarono i gemelli sbalorditi.

«Ma non puoi esserne certo! Insomma potremmo essere capitati...» tentò di dire Roxanne ma venne interrotta da James.

«Lo sono, ho visto mio padre e sono certo di aver visto una foto del 1996 in cui era tale e quale» spiegò il corvino.

La quiete calò sulla stanza, l'unico rumore udibile erano i respiri profondi della piccola dai capelli ricci e dagli occhi color miele che si era addormentata tra le braccia della sorella maggiore. Tutti gli altri avevano un'aria pensierosa. Se James avesse avuto ragione e loro avessero viaggiato veramente 24 anni indietro nel tempo, si trovavano in un bel guaio.

Erano tornati all'epoca nella quale i loro genitori non solo erano ancora studenti di Hogwarts ma si odiavano.

E se veramente fosse stato il 1996 voleva dire che la II Guerra Magica era nel pieno del suo sviluppo. Voleva dire che ogni giorno qualcuno perdeva la vita a causa di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Voleva dire che ormai i Mangiamorte erano usciti allo scoperto, che di lì a poco tutto sarebbe cambiato, che Silente...

Silente.

All'improvviso James e Teddy si guardarono e capirono di aver avuto lo stesso pensiero.

Se veramente si trovavano nel 1996 allora Albus Silente...

«È ancora vivo» sussurrò Teddy.

Il gruppo di ragazzi si girò a guardarlo, non capendo a chi si riferisse.

«Chi è ancora vivo?» chiese una ragazzina dall'aria timida.

«Albus Silente» rispose James sorridendo.

I più piccoli spalancarono gli occhi.

«Ma Albus Silente non può...» iniziò a dire una giovane dalla pelle ambrata.

«Sì, è vivo» la interruppe quello che doveva essere suo fratello maggiore.

«Siamo nel 1996, Silente è stato ucciso nel giugno del 1997» spiegò.

Il volto della giovane si riempì di stupore.

«Che figata!» si lasciò scappare di nuovo il ragazzino dai capelli ossigenati di prima.

I più grandi ridacchiarono.

«Dobbiamo riuscire a parlare con lui» disse risoluta una ragazza dallo sguardo magnetico.

«Come facciamo?» chiese Lily.

«Dobbiamo trovare un modo per arrivare al suo ufficio senza essere visti!» esclamò Albus.

«Potreste smaterializzarvi!» esclamò euforica la giovane dalla pelle ambrata.

«Non è possibile smaterializzarsi ad Hogwarts, Tess» le fece notare il fratello.

«Oh...» sospirò lei delusa.

«Forse potremmo travestirci e far finta di essere dei normali studenti di Hogwarts» propose Roxanne.

«E i vestiti da dove li prendiamo?» obiettò Lucy.

«Potremmo aspettare che si faccia sera e restare nascosti qui, poi, quando tutti saranno nella Sala Grande per la cena, uno o due di noi potrebbero infilarsi nell'ufficio di Silente ed aspettare che lui rientri» propose uno dei gemelli.

«Ora capisco perché sei Corvonero!» esclamò l'altro.

«Idiota» gli disse di rimando il gemello.

«Secondo me potrebbe funzionare» opinò James.

«Lo credo anch'io» disse Teddy, e gli altri assentirono.

Così, il gruppo di amici rimase chiuso nella capanna per un lasso di tempo inquantificabile.

Mentre alcuni di loro riposavano e altri stavano amabilmente chiacchierando sottovoce per non farsi sentire, la porta alle loro spalle si spalancò.

I ragazzi svegli impallidirono.

Sulla soglia della porta si stagliava la figura di un omaccione dai capelli neri e dalla lunga barba crespa.

Lo riconobbero immediatamente: Rubeus Hagrid.

Il guardiacaccia scrutò il gruppo di ragazzi corrugando la fronte.

«Scusate, devo aver sbagliato» disse grattandosi la testa per poi girare i tacchi e andarsene.

Dopo aver fatto tre passi, il Custode delle Chiavi e dei Luoghi ad Hogwarts sembrò rifletterci su e si fermò bruscamente. Si girò di nuovo e tornò a passo spedito nella sua Capanna.

«Chi siete voi e cosa ci fate nella mia Capanna?!» gridò, cercando di suonare imponente ma facendo trasparire un pizzico di stupore nella sua voce.

A causa dell'urlo di Hagrid i più piccoli del gruppo, che stavano dormendo, si svegliarono.

«Perché state urlando?» chiese uno di loro stropicciandosi gli occhi assonnati.

«Oh mi dispiace averti svegliato, piccolo Malfoy» si scusò Hagrid per poi girarsi a guardare i più grandi del gruppo. «Allora, volete rispondermi o no?!» disse in tono sicuro. Poi sembrò ripensare alle parole che aveva appena pronunciato e si girò di nuovo verso il ragazzino biondo. Strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca in un'espressione di stupore. «Perché tu sei uguale al furetto da piccolo?!» esclamò. Poi si girò di nuovo verso i più grandi e aprì ulteriormente gli occhi. «E perché tu sei uguale a Harry?!» aggiunse. «E tu! Sei la copia di Hermione, e lei...» continuò  esterrefatto. «L-lei sembra la perfetta unione di... NO. Non può essere!»

Hagrid sembrava impazzito. Continuava a far scorrere lo sguardo su quei ragazzi trovando in ognuno di loro delle somiglianze a dir poco bizzarre.

«Hagrid, ascoltami» intervenne Teddy, cercando di attirare l'attenzione del guardiacaccia.

Hagrid si girò verso il ragazzo, lo scrutò e poi disse «Tu... somigli tantissimo a...»

«Remus Lupin» lo anticipò il giovane uomo, che poi aggiunse «sono suo figlio».

Hagrid spalancò ancor di più gli occhi e fece per aprire la bocca ma non riuscì ad emettere alcun suono.

Tuttavia, dopo un momento di silenzio, il guardiacaccia si riprese ed iniziò a parlare a raffica.

«N-non è possibile. T-tu non puoi essere il figlio di Remus, lui non ci ha mai parlato di te, poi sei troppo grande, i conti non tornano, no, no, no...»

«Lo è, Hagrid. Non sapevi esistesse perché in quest'epoca Teddy... non esiste» cercò di spiegargli James.

«Teddy» ripeté Hagrid.

«Sì, mi chiamo Teddy» confermò il ragazzo guardandolo.

«Non esiste. In quest'epoca» continuò a farneticare Hagrid totalmente scioccato.

«Hagrid, so che sembra assurdo, ma noi veniamo dal futuro» aggiunse una bellissima ragazza bionda, appoggiando delicatamente una mano sulla spalla dell'uomo per confortarlo.

«Dal futuro» ripeté Hagrid guardandola.

«Sì» confermò la ragazza dallo sguardo penetrante. «Siamo qui a causa di un piccolo incidente» aggiunse.

«Proprio un piccolo incidente» borbottò Elettra guardando storto i suoi amici.

«Che tipo di piccolo incidente?» domandò Hagrid diffidente, ponendo enfasi sulle ultime due parole.

«Del tipo che accidentalmente si è rotta una Giratempo e noi siamo stati catapultati qui, nel passato» rispose Albus.

«Accidentalmente» ripeté il ragazzo che non aveva afferrato la Giratempo.

Hagrid, leggermente più tranquillo, li scrutò attentamente. Si convinse che ciò che i ragazzi gli stavano raccontando non poteva che essere la verità a giudicare dalle loro sembianze. «Bene, qui c'è solo una persona che può risolvere questo piccolo incidente... Albus Silente» sentenziò solennemente.

I ragazzi, che per un momento temerono che Hagrid non li avrebbe aiutati, si tranquillizzarono e concordarono con lui.

Così, il guardiacaccia decise di andare personalmente dal Preside di Hogwarts per metterlo al corrente dello strano incontro appena avuto.

— — —

Hagrid fu ricevuto immediatamente da Silente che, vedendolo dinanzi a lui con un'espressione al tempo stesso corrucciata e meravigliata, lo esortò a parlare.

«Vedi, Silente, prima stavo tornando alla mia Capanna dopo aver fatto una breve visita ad Hogsmeade per comprare il mangime per le mie adorate Creature Magiche, sai quelle che mostro ai ragazzi durante le ore di Cura delle Creature Magiche» iniziò a raccontare Hagrid, divagando. «Beh si, ecco, dicevo... una volta arrivato alla mia Capanna pieno di mangime per uccelli e cibo vario, che tra l'altro costa un occhio della testa, sono dei veri e propri ladri quelli di Hogsmeade...» continuò.

«Hagrid» lo interruppe Silente con un sorriso. «Cos'è che ti ha turbato così tanto da chiedere di vedermi immediatamente?» domandò al gigante in piedi davanti a lui.

«Sì, scusami Silente. Dicevo, quando sono entrato nella mia Capanna, pensavo di aver sbagliato casa, perché dentro ci ho trovato un gruppo di ragazzi».

Silente corrugò leggermente la fronte ma non disse nulla, così Hagrid continuò.

«Quando sono uscito mi sono reso conto che in realtà non avevo sbagliato casa, insomma, c'è solo una capanna qui ad Hogwarts!» sottolineò. «Il punto è, che quando sono rientrato li ho osservati attentamente e alcuni di loro... sono le copie esatte di certi studenti che si trovano ad Hogwarts quest'anno!» esclamò.

Silente lo guardò stranito. «Mi stai dicendo che alcuni studenti che si trovano ad Hogwarts sono entrati nella tua capanna?» chiese.

«No, mi sono spiegato male. I ragazzi che sono entrati nella mia capanna sono le copie esatte di alcuni studenti che quest'anno frequentano Hogwarts ma in miniatura o versione cresciuta!» tentò di nuovo il guardiacaccia.

Silente lo guardò attentamente con un'espressione indecifrabile in volto. «Mi stai dicendo che potrebbero essere loro... figli?» chiese.

«Esatto!» confermò Hagrid, contento che il Preside avesse capito. «Mi hanno detto che sono qui per via di un piccolo incidente e io gli ho subito detto che solo tu avresti potuto aiutarli a risolverlo» aggiunse.

Silente lo guardò annuendo. «Hai fatto bene, Hagrid» gli disse. «Prima di prendere qualsiasi decisione devo incontrarli» aggiunse.

Hagrid annuì.

«Ti prego di tenerli nella tua Capanna e di dar loro da mangiare. Fai in modo che nessuno li veda. Far entrare in contatto persone provenienti da epoche diverse può essere molto pericoloso se non si prendono le giuste precauzioni» sottolineò il Preside.

Hagrid gli assicurò che ci avrebbe pensato lui.

«Hagrid, domani mattina, all'alba, portali qui, ma mi raccomando non fatevi vedere da nessuno» gli disse l'anziano mago prima di congedarlo.

Quando il guardiacaccia uscì dal suo ufficio, Silente si mise a riflettere sulla situazione.

Pensando ai giovani maghi e alle giovani streghe che si trovavano nella Capanna del Custode delle Chiavi e dei Luoghi ad Hogwarts, iniziò ad immaginare chi potessero essere i loro genitori. A giudicare dall'espressione sbalordita di Hagrid, alcuni di loro dovevano essere figli di studenti che, in quel momento, sarebbe stato impossibile immaginare insieme in futuro.

Alla fine, constatò che sarebbe stato più corretto pensare alla questione dopo aver incontrato personalmente i ragazzi, l'indomani.

— — —

Il giorno successivo arrivò velocemente e il gruppo di ragazzi del futuro si presentò nell'ufficio di Silente, all'alba.

Molti di loro non si può dire fossero propriamente svegli ma, grazie ai più grandi che ogni tanto li scuotevano, riuscirono a non addormentarsi.

Albus Silente li scrutava in silenzio e nessuno aveva il coraggio di prendere parola e rivolgersi all'anziano mago di fronte a loro.

Dopo una manciata di minuti, che ai ragazzi sembrarono infiniti, Silente si mise seduto dietro la sua scrivania e sorrise.

«Benvenuti, ragazzi» disse in modo cordiale.

I più grandi lo ringraziarono. 

«Come siete giunti fin qui?» chiese il mago.

«C'è stato un piccolo incidente» replicò Albus.

Silente spostò lo sguardo su di lui, sorridendo. Quel ragazzo era identico ad Harry ma i suoi occhi non erano quelli del ragazzo che è sopravvissuto, avevano qualcosa di diverso ma familiare. Purtroppo però, non seppe dire cosa. «Che tipo di incidente?» domandò tranquillo.

«Una Giratempo si è rotta e siamo stati catapultati in quest'epoca così lontana dalla nostra» spiegò James.

Silente lo guardò, era identico a suo padre. «Capisco» rispose. «Avete la Giratempo?»

«Sì!» esclamò Rose porgendogliela.

Silente la guardò. «Capelli rossi, lentiggini, sguardo... furbo» disse, esitante sull'ultima parola. Lo sguardo della ragazza gli sembrava troppo furbo. «Tu devi essere una Weasley».

«Sissignore!» esclamò Rose fiera.

Silente sorrise, per poi passare ad esaminare la Giratempo rotta.

Dopo un paio di minuti, sospirò. «Credo che per aggiustarla ci sia bisogno di un po' di tempo» constatò.

«Ciò significa che dovremo restare qui a lungo?» chiese Roxanne.

«Direi per un tempo... considerevole» le rispose Silente. «Ma vi prometto che cercherò di aggiustarla nel minor tempo possibile» aggiunse.

«E dove staremo? Insomma, non possiamo andare in giro per Hogwarts come se niente fosse!» chiese una giovane ragazza dagli occhi color ghiaccio.

Silente si girò verso di lei e rimase stupefatto dal suo aspetto. Fu in quel preciso istante che un'idea gli balenò per la mente. «Potrete rimanere qui, nella Stanza delle Necessità» propose. «Nel frattempo, potreste approfittarne per presentarvi agli attuali studenti di Hogwarts» aggiunse lentamente.

I ragazzi lo guardarono sbalorditi.

«Intende dire che potremo presentarci ai nostri genitori?!» chiese Hugo.

«Esattamente» gli sorrise Silente.

«Ma far interagire persone provenienti da epoche diverse potrebbe essere molto pericoloso» fece notare Elettra.

Silente la guardò e sul suo volto comparve un sorriso appena accennato. «Signorina, lei è brillante come sua madre» disse. «Quello che dice è vero ma farvi incontrare i vostri futuri genitori potrebbe portarli a prendere delle decisioni... inaspettate, cambiando le sorti della guerra in atto ma non necessariamente ciò che d'importante e bello avverrà in futuro» aggiunse.

«Quindi se ci presentassimo potremmo evitare che accadano le tragedie che noi tutti conosciamo ma ciò non ostacolerà eventi come la nostra nascita? È fantastico!» esclamò la ragazza dagli occhi magnetici.

«Oh ma certo che è fantastico. Per te! I tuoi genitori in questo periodo già si amano, non corri nessun pericolo! Siamo noi che dovremmo preoccuparci!» sottolineò uno dei gemelli.

Silente li interruppe prima che iniziassero a discutere. «Nessuno di voi è obbligato a presentarsi. Tuttavia, vi posso assicurare che farvi conoscere da loro potrebbe servire ad evitare le tragedie a cui accennavate in precedenza» spiegò.

«Ma come potrebbe non incidere sulla nostra nascita il fatto che i nostri genitori ci conoscano?» domandò Elettra, confusa.

«Per amore» disse semplicemente Silente.

I ragazzi non sembrarono comprendere totalmente la risposta del Preside ma nessuno replicò.

Ci furono alcuni istanti di silenzio.

«Voglio farlo» disse Teddy.

Tutti i presenti nella stanza si girarono a guardarlo.

«Ma Teddy...» tentò di dire la bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi.

«Niente ma. Se c'è anche una sola possibilità di evitare ciò che è accaduto ai miei genitori... devo coglierla» affermò con voce tremolante.

Silente lo guardò, potendo solo immaginare cosa fosse successo ai suoi genitori, e gli sorrise.

«Teddy ha ragione» disse una ragazza dai lunghi capelli neri. «Lo devo a mio padre» aggiunse.

Gli altri ragazzi si guardarono e alcuni di loro annuirono convinti.

«Capisco le vostre motivazioni, ma se i miei genitori scoprissero di aver creato una famiglia insieme, noi rischieremmo veramente di non esistere» disse la ragazza dagli occhi di ghiaccio.

«Andromeda ciò che dici è vero» le rispose Scorpius, «ma entrambi sappiamo cosa ha cercato di fare nostro padre durante quest'anno scolastico...»

«E quanto si sia pentito delle decisioni che ha preso» aggiunse il ragazzino dai capelli ossigenati.

«Presentarci potrebbe evitargli, almeno in parte, il dolore che ha provato» concluse il giovane che aveva parlato per primo.

La sorella li guardò e poi, sospirando, accettò la proposta del Preside.

«James, voi cosa farete?» chiese uno dei gemelli.

James guardò suo fratello e sua sorella e poi, tranquillamente, rispose. «Ci presenteremo».

Silente sorrise, forse quel piccolo incidente si sarebbe rivelato una vera e propria benedizione.

 

   
 
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