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Autore: Clodie Swan    21/03/2023    3 recensioni
Questa partecipa al contest “D&D Mania” indetto da Ghostro sul forum di Efp"
Una misteriosa Glaciazione comincia ad avanzare nelle terre del Continente Verde. Il giovane mago Damien, sospetta che ci sia qualche magia oscura dietro ed inizia ad indagare. La sua ricerca lo porterà nella Foresta delle Lame, dove la sua strada incrocerà quella di altri incredibili personaggi, che lo aiuteranno a portare a termine la sua missione. Maghi, guerrieri, principesse, sono i protagonisti di un'avventura fantasy divertente e appassionante.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Quarto

La ricerca della Torre
 
 
Non ci volle molto tempo ai tre uomini per condividere insieme tutte le informazioni in loro possesso e ben presto Damien poté farsi un’idea della storia del Continente Desertico. Da secoli quelle terre erano sempre state aride, prive di grandi, risorse, abitate da popoli sempre in guerra tra di loro finché i Sultani di Agran non erano riusciti a sottometterli sotto l’egida di un Impero potente.
 «I Sultani hanno preso per sé la maggior parte delle ricchezze» raccontò Dun’Gar «lasciando la popolazione nella povertà più assoluta, esigendo tasse e tributi. Molti regni hanno iniziato a ribellarsi e proclamare la propria indipendenza, come Niihel. Io ero una delle guardie del sultano e gli ho visto compiere ogni sorta di nefandezza. Un bel giorno iniziò a sterminare e a massacrare la gente di piccoli villaggi innocui ma a quel punto io mi sono rifiutato di uccidere a sangue freddo donne e bambini, e ho disertato, portandomi dietro un folto gruppo di ribelli. Abbiamo preso la guida di Niihel, cercando di portare stabilità mentre intorno a noi imperversavano guerra e distruzione. Molti altri regni sono insorti contro il sultano ma ancora non riusciamo a far cadere il suo Impero. Non solo: le Ombre hanno cominciato ad attaccarci in modo sempre più numeroso. Ci servono altre armi di luce come la scimitarra di mio figlio. Il sultano ce le forniva una volta, ma ora che ci siamo ribellati abbiamo perso questo diritto e tutti i fabbri di nostra conoscenza, che sapevano forgiarle, sono stati uccisi. Soltanto i membri della famiglia reale sanno come ottenere queste armi. Come comprenderai senza siamo perduti, e nessun membro della famiglia reale ci aiuterebbe allo stato attuale; quindi, dobbiamo rivolgerci alla nostra ex sovrana. Siamo disposti anche ad offrirle un trono e a fare di lei una guida per la Resistenza. Era molto amata nell’impero. Sappiamo che la regina Sheeira conosceva ogni segreto del sultano, lo aveva ammaliato quando era da poco salito al trono, ancora giovanissimo. Riusciva a fargli fare quello che voleva. Diversi anni dopo pare che abbia tentato di ucciderla. Non si è mai saputo il motivo, né come abbia fatto la regina a fuggire, sta di fatto che nessuno l’ha più vista e le sue tracce si sono perse nel nulla. Soltanto di recente abbiamo appreso che si trovava a Magena e che era stata la sposa del re.»
«Avete mai conosciuto il ciambellano di Magena?» chiese Damien pensieroso.
Dun’Gar annuì. «Quand’ero ancora a corte, ricordo che venne in visita al sultano in più di un’occasione. Nessuno sa di cosa abbiano parlato, se fossero amici intimi o se si trattasse di una semplice visita diplomatica.»
«Sto pensando che a Magena è successo qualcosa di simile alla regina. Sheeira venne esiliata, stavolta insieme alla figlia, incolpata di aver contaminato il sangue reale con la magia. Il ciambellano è sempre dietro a tutto. Forse ha usato la scusa dei poteri di Emeryl per liberarsi della madre.»
«Sheeira non aveva poteri magici» precisò Dun’Gar «e nemmeno la sua famiglia.»
«La magia a volte salta diverse generazioni.» spiegò Damien. «Comunque, poteva avere diversi motivi per volerla tenere lontano. Forse Sheeira aveva un forte ascendente sul re, come lo aveva avuto sul sultano, ed il ciambellano senza di lei avrebbe potuto manipolarlo per i suoi fini.»
«Questo tipo comincia a darmi sui nervi» commentò Garni «Non l’ho mai visto in vita mia, ma gli tirerei volentieri un cazzotto.»
Damien parlò loro anche dell’Era Glaciale e dell’indifferenza che aveva dimostrato il ciambellano. «Vuoi dire che farà ancora più freddo di così? Non è possibile!» esclamò Garni disperato. «Già non mi sento più le dita dei piedi!»
«Bene, direi che è il momento di metterci in marcia.» annunciò Dun’Gar. «Non c’è altro tempo da perdere.»
****
Viaggiarono speditamente per due giorni, con brevi soste e accampandosi solo per la notte, diretti verso il cuore della foresta. Damien condivise le sue esperienze di viaggiatore per aiutare la legione di Niihel ad orientarsi in un ambiente così diverso per loro e partecipando alle mansioni giornaliere dell’accampamento, raccogliendo la legna e aiutando a preparare i pasti. Garni si rivelò molto simpatico, come aveva immaginato, e dimostrò di apprezzare la sua compagnia anche se spesso gli appioppava la sua parte di faccende per andarsene in giro ad esplorare, con il lupo sempre al suo fianco.
Damien non se la prendeva più di tanto e ben presto anche gli altri lupi di Niihel presero a benvolerlo. Gli diedero qualche lezione di autodifesa, cosa che Damien era abbastanza restio ad imparare, e gli raccontarono alcune delle loro gesta, quando la sera si radunavano davanti al fuoco per scacciare il freddo. «Raccontaci qualcosa di te» gli chiese quella sera Garni. «Non ci hai detto molto, oltre al fatto che sei uno storico del regno di Gamirhia. Scommetto che devi aver letto più libri di quanto possa contenerne un oceano, parola mia.»
Damien rise «Non c’è molto da dire. Sono un trovatello. Vengo da un villaggio ai margini di Gamirhia, chiamato Grimson. Non ho mai saputo chi fossero i miei genitori. Un brav’uomo mi prese con sé e mi fece studiare. Un giorno venne arrestato e non lo rividi mai più. Ho passato alcuni anni con una famiglia che aveva una fattoria.  Poi mi sono trovato…un’occupazione e da allora vivo da solo.»
«Grimson…credo che ti chiamerò Grim. Ti capisco, comunque» fece Garni lanciando un rametto nel fuoco «Nemmeno io so da dove vengo. Dun’Gar mi ha trovato quando ero ancora in fasce. Per me, però lui è mio padre da sempre. Non cambia niente.»
«Io provavo lo stesso per il mio tutore. Era una persona altruista ed umile. Non sono mai riuscito a scoprire cosa ne è stato di lui.»
«Non conosco Gamirhia, ma viviamo in un mondo ostile, amico mio. E tutti hanno dei segreti.»
Damien fissò le fiamme pensieroso, con la testa di Mas posata sulle sue ginocchia. Il lupo gli rivolse uno sguardo penetrante, pieno di fiducia, guadagnandosi delle carezze.
«Sono d’accordo con te.» mormorò con un sospiro preoccupato.
 
Il giorno dopo la spedizione proseguì alla ricerca della Torre d’Opale. I soldati cominciarono a stupirsi che una torre di così grande importanza non fosse ancora apparsa, dal momento che la sua altezza, quantomeno, avrebbe dovuto sovrastare le chiome degli alberi. Damien aveva già previsto quella possibilità. «Probabilmente è protetta da un incantesimo.» spiegò chiedendosi come avrebbe potuto usare la magia per scovare la torre senza che se ne accorgessero i niiheliti. Per qualche motivo non voleva ancora rivelare la sua identità. Qualcosa gli diceva che doveva essere molto prudente.
«Potrei arrampicarmi su uno degli alberi più alti e vedere se riesco a scorgerla» propose Damien ma Garni lo bloccò subito.
«Fermo là, Grim. Non devi rischiare l’osso del collo. Mingherlino come sei non arriveresti neanche al nido di un passerotto. Ci penso io.» Garni tolse il mantello di lana spessa e si arrampicò agilmente come un gatto. In un attimo scomparve oltre i rami ricoperti di neve.
«Ehi Grim, sono in cima!» gridò poco dopo. «Non vedo niente però. Dove diavolo è quella maledetta torre?»
«Cerca una radura, o uno spazio aperto.» gli suggerì Damien pazientemente.
«Eccolo! Ce n’è uno! Una grande radura dalla forma circolare.» strillò di nuovo eccitatissimo «Dovrebbe trovarsi a un’ora di cammino al massimo!»
Damien non ebbe dubbi che fossero sulla buona strada e riuscì a convincere i suoi nuovi amici. A mano a mano che avanzavano, una sottile nebbiolina grigiastra iniziò a levarsi nella foresta che diventava sempre più fitta. Damien sentì un formicolio sotto la pelle ed intuì che si stavano avvicinando ad un luogo impregnato di magia.
«Credo che da qui in poi, sia meglio che prosegua da solo.» annunciò
«Non da solo» gli ricordò Garni «Io e Mas veniamo con te.»
Dun’Gar abbracciò il figlio e dopo mille raccomandazioni lo lasciò proseguire insieme a Damien. «Aiutateci a trovare la regina e saremo lieti di scortarvi dove vorrete nel viaggio di ritorno.» gli disse quando si accomiatarono.
«Farò il possibile» promise Damien.
Garni non stava più nella pelle, si allacciò la scimitarra in vita, infilò alcuni pugnali in dei piccoli foderi che portava legati sulle braccia. «Ne ho molti altri, Grim, non stare a fissarmi così.» gli disse ridacchiando e facendogli l’occhiolino.
Il sentiero si districava tortuoso in mezzo alla nebbia e a mano a mano che procedevano incontravano alberi dallo strano tronco ricurvo e sottile, dando l’impressione che fossero…inginocchiati. Il lupo camminava accanto a loro muovendosi cauto e circospetto, come se quel luogo gli incutesse timore.
«Si dice che quanti si avventurano in questi luoghi, non fanno più ritorno.» raccontò Damien.
««Bene, la cosa si fa interessante.» gongolò Garni soddisfatto, osservando quello strano paesaggio.».
Proseguirono finché non giunsero alla radura che Garni aveva avvistato. Damien vide luccicare nell’aria una sottile nebbiolina violetta, e capì che dovevano trovarsi nei pressi della Torre.
«Siamo arrivati» annunciò rivolto al compagno.
Garni si guardò intorno dubbioso «Alla Torre invisibile, intendi? E come facciamo ad entrare? C’è un campanello invisibile?»
Damien ci rifletté per un istante «Immagino che avranno già percepito la nostra presenza. Dovremmo aspettare che vengano loro da noi.»
Garni non era dello stesso parere. «Lascia fare a me. Modestamente, sono piuttosto bravo con le signore. Tu poi, vestito così, non ti presenti molto bene. Scusa se te lo dico.»
Damien batté le palpebre «Cos’hanno che non va i miei abiti?»
Garni rise «Diciamo che nemmeno i mendicanti li vorrebbero, comunque ci penso io. Non ti preoccupare.»
Il niihelita si abbassò il cappuccio, lisciandosi i riccioli biondi e rivelando una treccina legata con fili colorati. Fece alcuni passi in avanti e si schiarì la voce. «Leggiadre dame, siamo due viandanti in cerca del vostro prezioso aiuto. La fama della vostra saggezza ci ha raggiunto, come quella della vostra beltà…
Damien imbarazzato, si coprì la faccia con le mani.
Garni continuò imperterrito con voce suadente «Sappiamo che soltanto voi Nidanar...come accidenti si chiamano?»
«Din Nadair» gli suggerì Damien, rosso in faccia.
«Quello che è... Graziose Din Nadair, vogliate mandarci un cenno o un minimo segnale di amicizia…»
Un fulmine squarciò l’aria e si abbatté ad un passo dai piedi di Garni, aprendo una crepa nel terreno. Il giovane balzò per aria e finì disteso sul terreno. Mas accorse accanto al padrone e gli leccò affettuosamente la faccia.
«Direi che ti hanno accontentato.» commentò Damien ironico. «Adesso tocca a me»
Pronunciò alcune parole magiche e tese le mani verso la radura. La patina lilla brillò più forte e poi scomparì rivelando un’imponente costruzione verticale, dall’architettura gotica, in pietra grigia rivestita di opali azzurri che, sotto i deboli raggi del sole, riflettevano una vasta gamma di colori.
Garni, ancora seduto per terra, lo guardò a bocca aperta. «Sei un mago? Perché non me lo hai detto prima? Potevi risparmiarmi questa figura schifosa.»
Damien stava per replicare quando, lentamente il portone della torre si aprì e ne uscì fuori una figura femminile, ammantata di verde, che si diresse verso di loro. In mano teneva un bastone d’argento, lungo la cui asta erano incise le figure di due maestosi cervi, mentre al centro vi era incastonata una pietra color cobalto. Con un gesto lento ed aggraziato, la donna si abbassò il cappuccio e Damien non ebbe difficoltà a riconoscerla: era Emeryl.
 
  
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