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Autore: Clodie Swan    22/03/2023    3 recensioni
Questa partecipa al contest “D&D Mania” indetto da Ghostro sul forum di Efp"
Una misteriosa Glaciazione comincia ad avanzare nelle terre del Continente Verde. Il giovane mago Damien, sospetta che ci sia qualche magia oscura dietro ed inizia ad indagare. La sua ricerca lo porterà nella Foresta delle Lame, dove la sua strada incrocerà quella di altri incredibili personaggi, che lo aiuteranno a portare a termine la sua missione. Maghi, guerrieri, principesse, sono i protagonisti di un'avventura fantasy divertente e appassionante.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quinto

Lame e incantesimi

 
Garni si alzò in piedi e di sistemò in fretta i capelli scompigliati, guardando affascinato la nuova arrivata.
«La principessa Emeryl» mormorò Damien meravigliato. Non si aspettava che gli andasse incontro di persona. Mas la guardò incuriosito e annusò l’orlo della sua veste quando lei passò loro accanto. Per tutta risposta, la fanciulla gli accarezzò la testa.
«Non mi avevi detto che era così bella.» gli sussurrò Garni affascinato, dandogli una gomitata.
La principessa ignorò il niihelita e si rivolse direttamente a Damien. «Non sono molte le persone in grado di annullare il nostro incantesimo di occultamento. Devo complimentarmi con voi, giovane mago.»
Damien s’inchinò rispettosamente. «Altezza reale, sono onorato di potervi incontrare. Il mio nome è Damien di Grimson e vengo da Gamirhia. Il mio compagno di viaggio è Gar di Niihel, figlio di Dun’gar, della stirpe di guerrieri del regno di Niihel, nel Continente Desertico. Il paese di origine di vostra madre. Siamo qui in pace.»
Emeryl li squadrò entrambi attentamente. «Non chiamatemi altezza, vi prego. Non ho più alcun titolo. Che cosa vi conduce qui, piuttosto?»
Damien raccontò brevemente delle sue ricerche sulla Glaciazione, dei miti su Iberia e del suo incontro con il ciambellano. Le ripeté i suoi timori sulle origini oscure del fenomeno ed i suoi sospetti sul ciambellano. La maga lo ascoltò attentamente ma rifiutò di farli entrare nella Torre e parlò con loro tenendosi ad una debita distanza.
«Non posso che concordare con voi su tutto.» commentò alla fine Emeryl «Anche noi stiamo studiando la Glaciazione da anni. L’ultima è avvenuta circa duemila anni fa. Non avrebbero dovuto essercene altre per almeno altri diecimila anni. E non avrebbe dovuto svilupparsi così in fretta. Il gelo sarà sempre più intenso. Raggiungerà ogni angolo di ogni continente.»
«Questo è esattamente quello che penso io. Dobbiamo scoprirne l’origine.» osservò Damien. «E trovare il modo di fermarla. Se unissimo le forze e le nostre conoscenze potremmo trovare una via d’uscita.»
Emeryl scosse la testa «Apprezzo l’offerta, ma io e le mie consorelle siamo rimaste in poche, ormai. Siamo perseguitate in tutto il regno. Hanno tentato di ucciderci varie volte. Quattro delle mie compagne sono state assassinate in circostanze misteriose.»
«I Lupi di Niihel sono al vostro servizio, mia signora.» intervenne Garni «Vi proteggeremo noi, mentre voi e il mio amico sapientone, studierete per combattere questa calamità. La mia spada è vostra. Tutto ciò che vi chiedo è di poter conferire con vostra madre. Abbiamo bisogno del suo aiuto, per sconfiggere il sultano di Agran.»
Emeryl si rivolse a lui per la prima volta. «Devo darvi una brutta notizia, gentile guerriero: mia madre non è più in vita. E morta diversi anni fa.»
Garni sembrò deluso, mentre Damien si sentì addolorato per la principessa. «Mi dispiace davvero, per la vostra perdita» le disse con un tono di sincera tristezza.
Emeryl si rabbuiò. «Non voglio pensarci adesso» tagliò corto sollevando una mano per interrompere quel discorso «Vi ringrazio per la vostra gentile offerta di aiuto, ma non so più di chi fidarmi da quando il mio stesso padre mi ha tradita. Credo che sia arrivato il momento di ritirarmi. È stato un piacere fare la vostra conoscenza». La donna raccolse l’orlo del suo lungo mantello e si voltò per andarsene.
«Vostro padre non vi ha tradita, milady!» le gridò dietro Damien disperato «Io gli ho parlato. È stato costretto ad accettare il vostro esilio. Ha tentato di opporsi all’inizio, voleva mandarvi all’Accademia, ma il popolo stava sollevando una rivolta, sobillato dal ciambellano. Io credo non sia passato un giorno senza che pensi a voi. Si ricorda che vi toccavate la treccia quando eravate nervosa, si ricorda perfino del vostro posto preferito dove studiavate in biblioteca. Lo scrittoio sotto…»
«Sotto la finestra» mormorò Emeryl voltandosi lentamente «Lì c’era sempre un’ottima luce. Avevano piantato un roseto nel giardino di fronte e quando fioriva mi piaceva guardare fuori, tra una pausa e l’altra…» Quando sollevò di nuovo lo sguardo verso Damien la sua espressione era diversa. «Se voleste davvero aiutarmi, forse potremmo avere una possibilità. C’è qualcuno che potrebbe condurci dove sono le risposte ma devo prima consultarmi con lei e con la Màthayr. Ho bisogno di un po’ di tempo.»
«Dove sarebbero le risposte?» chiese Damien impaziente.
Emeryl sorrise «A Iberia, naturalmente.»
 
                                                                                      ***
Emeryl si congedò da loro, promettendo di contattarli molto presto e i due giovani decisero di tornare verso l’accampamento.
«Devo ammettere che è stata una bella mossa» cominciò Garni. «Citare il padre, la finestra e tutto il resto. Hai quasi fatto uscire una lacrimuccia anche a me»
«Non era una strategia, dicevo sul serio» protestò Damien «Io so cosa vuol dire sentirsi rifiutati perché si è dotati di magia, Garni.»
«Per questo non mi hai detto che eri un mago? Non ti fidavi di me e della mia gente?»
Damien esitò, ma ricevette una pacca sulla spalla. «Ben fatto, dopotutto nella vita non sai mai di chi puoi fidarti. Sei stato scaltro, Grim. Mi piaci.»
Damien rise, «Beh grazie.»
«Ma non è che per caso mi puoi far vedere qualcosa? Un trucco?»
«Non sono un prestigiatore, Garni. La uso per un bene superiore.»
«E se trasformassi questa pietra in una gemma non sarebbe un bene superiore, ad esempio?» ridacchiò il ragazzo.
La simpatica schermaglia fu interrotta dal suono di un corno da caccia proveniente dall’accampamento.
«È un segnale di allarme!» disse Garni. «Mio padre ed i suoi sono in pericolo.»


 
 
 I due ragazzi corsero il più velocemente possibile cercando di non inciampare nelle radici sporgenti e nel terreno sconnesso. Più si avvicinavano, più sentivano il rumore di una battaglia. Le grida e lo stridore delle lame erano inconfondibili. Non appena arrivarono, videro che i lupi di Niihel stavano combattendo contro un manipolo di soldati con l’armatura di un nero lucente. Damien notò che non avevano le insegne del regno di Magena, né indossavano alcuno stemma. Mercenari, probabilmente. Garni sguainò la sua scimitarra e si lanciò verso la radura. Damien, impietrito, si lasciò prendere per un attimo dalla paura, poi respirò a fondo e cominciò a mormorare una formula magica. Prima che potesse finire di pronunciare l’incantesimo, si ritrovò la lama di una spada contro la gola. «Non muoverti» gli sussurrò una voce minacciosa. Come aveva fatto quell’individuo a coglierlo di sorpresa così in fretta? Prima che potesse reagire, l’uomo, stringendolo forte per una spalla, lo fece voltare e lo buttò in terra, sempre tenendogli la lama puntata alla gola. Era un uomo gigantesco, alto almeno due metri, in una pesante armatura, e dalla feritoia dell’elmo si potevano vedere soltanto i suoi occhi. Erano di un azzurrò pallido e gelido e si spalancarono per lo stupore quando guardò bene in viso Damien.
«Sei solo un ragazzo!» esclamò lo sconosciuto «E sei disarmato.» aggiunse ignorando il misero pugnale che Damien portava in vita e che si era dimenticato di possedere. «Vattene di qui, ragazzino.» Lo lasciò a terra e si allontanò in fretta per tornare alla battaglia.  Damien non riuscì a comprendere perché lo avesse risparmiato ma si tirò in piedi e dopo essersi avvolto in un incantesimo d’invisibilità, cominciò a cercare Garni.
Il suo amico aveva già abbattuto diversi nemici, roteando abilmente la scimitarra, quando venne attaccato dallo stesso soldato che lo aveva lasciato andare poco prima. I due si squadrarono per un istante muovendosi in semicerchio, poi cominciarono a combattere.
La lama della scimitarra si scontrò contro quella di una spada lunga, e per quanto fosse più basso, Garni si muoveva come un gatto e sviava con rapidità i forti colpi del nemico.
Damien gli gridò contro: «Garni ti prego non ucciderlo».  L’amico lo ignorò e continuò a combattere assestando un colpo poderoso che fece volare via la lama dell’avversario.
Il cavaliere, per nulla intimorito, sguainò un martello a due mani che teneva dietro la schiena e contrattaccò. Damien li guardò muoversi velocemente ed allontanarsi dalla radura, in una danza frenetica in cui nessuno sembrava avere la meglio. Garni adesso si preoccupava di difendersi e arretrava sempre di più verso gli alberi.
Quando il gigante gli strappò di mano la scimitarra, il niihelita reagì con un agile salto, e dopo aver afferrato un ramo con entrambe le mani, si lasciò dondolare e colpì con entrambi i piedi il rivale sulla faccia, facendogli perdere il martello nella caduta. Con un balzo Garni fu su di lui e gli puntò alla gola uno dei pugnali che teneva dentro la manica destra. «Arrenditi!» gli intimò minaccioso. Lo sconosciuto veloce come il pensiero estrasse due coltelli dagli stivali e li puntò a sua volta contro le costole di Garni. «Arrenditi tu.» gli rispose sprezzante.
«Adesso basta!» esclamò Damien pronunciando delle parole magiche. Il mercenario rimase immobile come pietrificato. 
Damien riprese la visibilità e si accostò velocemente a Garni, tirandolo via per un braccio. «Risparmiagli la vita, ti prego. Lui ha risparmiato la mia.» Garni acconsentì suo malgrado e fissò Damien accigliato.
«Raggiungiamo mio padre.» disse bruscamente alzandosi in piedi e recuperando le sue armi.

Damien si affrettò a seguirlo e si accorse che due figure si erano aggiunte ai Lupi di Niihel e lottavano contro i mercenari. Una era senza alcun dubbio Emeryl che colpiva i nemici con i fulmini sprigionati dal suo bastone, l’altra era invece una donna vestita bianco, armata di un’alabarda dalla doppia lama che infieriva senza pietà sugli avversari. Garni osservò la scena a bocca aperta ma si riprese in fretta e ricominciò a menare colpi con la scimitarra. Damien estese il suo incantesimo e cominciò a pietrificare uno ad uno i soldati. I lupi di Niihel, incoraggiati, respinsero con maggior ardore l’attacco e ben presto non rimase più nessuno avversario in piedi. I pochi superstiti si misero in fuga.
«Grazie per il prezioso aiuto milady» fece Garni riconoscente inchinandosi ad Emeryl.
«Per fortuna che dovevate essere voi a proteggerci» scherzò la donna.
Garni, Emeryl e i lupi cominciarono a finire quelli rimasti sotto l’incantesimo. «No!» gridò Damien. «Non così. Sono inermi.»
«È così che funziona in guerra. Loro avrebbero ucciso noi.» ribatté Garni.
«Perché mostrare pietà, con chi non ne ha nessuna verso di te?» gli fece osservare Emeryl.
«Almeno prendiamone uno prigioniero» implorò Damien. Quella richiesta venne accettata e il giovane mago si affrettò ad indicare il guerriero alto, che era ancora riverso a terra. Non appena fu legato mani e piedi, Damien gli tolse l’elmo.
Era un giovane sui venticinque anni, dalla carnagione olivastra e i capelli neri e ricci, in aperto contrasto con gli occhi chiarissimi che aveva notato prima. I suoi lineamenti erano fini e regolari, anche se il suo volto era sfregiato da una cicatrice che gli attraversava il volto dal sopracciglio destro alla guancia sinistra. Ciò nonostante, Damien giudicò il suo aspetto come appartenente ad una stirpe nobile. Chissà cosa ci faceva in mezzo ad una legione di mercenari.
Garni e i suoi compagni cominciarono a trascinare il prigioniero verso l’accampamento con qualche difficoltà, considerata la sua mole. «Non potevi sceglierne uno più magrolino?» sbuffò il giovane quando ebbero raggiunto le tende.  «Dov’è mio padre?» chiese poi notando l’assenza di Dun’Gar.
In quel momento alcuni niiheliti li raggiunsero, sorreggendo il loro leader che camminava a fatica. «È stato ferito» spiegò uno dei suoi uomini. «Ma non sembra grave, fortunatamente.»

Mentre Garni gli andava incontro e lo aiutava a coricarsi, per esaminare meglio la ferita, la donna vestita di bianco si avvicinò a loro. Si trattava di una ragazza sui vent’anni, alta e slanciata, dai lineamenti delicati e gli occhi azzurri. Una fascia marrone le avvolgeva la testa nascondendo le orecchie ed i capelli anche se alcune ciocche di colore bianco argenteo, le ricadevano sulla fronte. Le sue vesti erano pulite ma logore in diversi punti e la pelle del viso era coperta da un sottile strato di fuliggine, ma, nonostante ciò, la sua espressione era fiera e indomita.  Damien osservò che il suo mantello era stato ricavato dalla pelle di un leone bianco su cui vi erano disegnati i simboli sacerdotali di Iberia ed intuì chi dovesse trattarsi.
«Voi siete una sacerdotessa di Iberia, dico il vero?» chiese affascinato.
La giovane donna lo fissò incuriosita e si mosse verso di lui guardinga. «Come fate a conoscermi?»
«Ho letto la storia di Iberia nei libri della biblioteca di Magena.» spiegò Damien «Riconosco il simbolo del vostro sacerdozio: il leone che spalanca le fauci e la bilancia. E quello è il cristallo azzurro di O’Shu Tal.»
«Siete bene informato, giovane mago.» si complimentò la sacerdotessa. «Posso confermare ogni parola. Il mio nome è Stella Dukan.»
Damien sussultò. «Stella! Dukan…Non sarete forse…»
Non finì la domanda perché Emeryl si intromise bruscamente con fare protettivo: «Stella ha trovato rifugio presso di noi pochi giorni fa, e siamo state ben liete di accoglierla. Credo sia il caso di tornare alla Torre. Ci sono dei feriti da curare.»
 
  
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