Capitolo decimo
Voglio qualcosa per cui soffrire
Che niente per cui vivere
Voglio qualcosa che non puoi capire
Che qualcosa che puoi solo dire
Dirò che amarti è facile e impossibile
La tua vita è un'area inagibile
Io posso entrare solamente però, però
Se tu non ti dai limiti e smetti
di decidere
Al posto di lasciarti andare e dirmi solo di no
Di no, sai dirmi solo di no, di no
Se io non mi do limiti e non ho mai deciso
Di chiudere una porta con te perché so che cos'ho
Cos'ho e so che tu (in fondo mi ami un sacco ma)
Mi fiderò delle tue labbra che
parlano
Che sembrano mantra e non ascolto nemmeno
Mi fiderò delle tue mani la notte
Che mi portano in posti che non conoscevo…
(“Mi fiderò” – Marco Mengoni, Madame)
Trascorsero un paio di giorni, giusto il
tempo per rimettere a posto la Sala del Trono (o almeno la parte di essa che
non era andata distrutta…) perché Daenerys potesse sedere sul Trono di Spade e
incoronare ufficialmente Sansa Stark come Regina del Nord. Era un giorno di
grande aspettativa ed emozione per tutti, specialmente per gli Stark e anche
per Theon… e Ramsay se ne accorse ben presto.
I due si erano separati per qualche minuto
perché Ramsay aveva visto in prima fila Arya e Gendry che si tenevano per mano
e, tutto soddisfatto, era andato a parlare con loro. A quanto sembrava, ormai
si riteneva personalmente responsabile di ogni storia d’amore dei Sette Regni…
buffo pensando a quando era famoso per scuoiare e tagliare a pezzi la gente, ma
non è bello come le persone possano cambiare?
“Allora, a quanto pare avete trovato il modo
di fare pace” disse ai due giovani, non appena li raggiunse, col suo sorrisetto
compiaciuto di chi sembra dire Se non ci
fossi stato io non avreste mai risolto niente. “Cosa avete deciso? Vi
sposerete?”
Arya guardò Gendry con un sorriso da birbante
e il ragazzo ricambiò il sorriso.
“Per adesso no, e non diventeremo neanche Lord
e Lady di Capo Tempesta. Il titolo resta mio, come figlio naturale di Robert
Baratheon” e qui Ramsay apprezzò non poco la delicatezza di Gendry, che aveva
trovato un modo più gentile per definire i bastardi
come loro due, “ma ho detto alla Regina Daenerys che, al momento, non
voglio rimanere fermo in un posto e fare il castellano. Con il suo permesso, ho
affidato la reggenza della fortezza al giovane Rickon, il fratello minore di
Arya, e io e lei invece partiremo per esplorare le Terre sconosciute dell’Ovest.”
“La Regina sta facendo allestire una flotta
per noi e partiremo subito dopo l’incoronazione di Sansa” spiegò Arya. “Magari
torneremo, prima o poi, quando saremo vecchi e stanchi di viaggiare, tanto Capo
Tempesta non scappa!”
“In quanto al matrimonio, per adesso Arya e
io abbiamo deciso di aspettare, magari chissà, troveremo un rito sponsale che
ci attira particolarmente proprio in questi luoghi sconosciuti e allora ci
sposeremo là” concluse Gendry, che sembrava molto felice. “Ad ogni modo quello
che conta è stare insieme, non importa dove e come, quando ci si ama davvero.”
Ramsay strinse la mano ad entrambi e li
lasciò a godersi la cerimonia e le prospettive luminose del loro futuro d’avventura
e d’amore.
“Gendry ha detto delle cose molto giuste”
disse poi Ramsay tra sé e il suo neurone solitario mentre tornava verso Theon.
La gente lo sentiva parlare da solo, ma ormai nessuno si stupiva più delle
follie di quel ragazzotto, bastava che non tagliasse qualcuno… “Certo, però,
che se non ci fossi stato io a dirgli di non fare il cretino e di correre
dietro alla sua Arya per dirle che amava lei e non Capo Tempesta o il titolo di
Lord, a quest’ora chissà come sarebbe finita? Ah, meno male che almeno ci sono
io ad insegnare alla gente a ragionare!”
Oddio, detto da lui era una specie di eresia,
ma tant’è…
“Però alla fine ha dimostrato di essere un
bravo ragazzo, mi è piaciuto quello che ha detto sul fatto che non importa dove
siamo o come quando accanto abbiamo la persona che amiamo e…” e mentre
rifletteva su questo alzò gli occhi per guardare Theon (ovviamente, parlando di
persona amata non aveva potuto farne a meno, sebbene il suo obnubilamento
mentale non gli permettesse di capirlo) e si fermò di botto vedendolo ammirare
incantato Sansa che si avviava verso Daenerys per ricevere la corona del Nord
dalle sue mani.
Improvvisamente fu come se le mura rimaste in
piedi della Fortezza Rossa gli crollassero definitivamente in testa. Quello
sguardo… ecco, lui aveva sempre sospettato che Theon provasse qualcosa per
Sansa e, ora poi che era Regina del Nord, sposarla avrebbe significato anche
diventare Principe consorte, Lord di Grande Inverno e tante altre cose che
Theon aveva sempre desiderato. Del resto, non era per quello che aveva fatto
quella cazzata anni prima cercando di conquistare la Fortezza e facendo la
figura dell’inetto coglione che era? Ancora una volta devastato dalla tristezza
e dalla gelosia, Ramsay pensò che, forse, non avrebbe dovuto lasciarsi
indebolire dall’attrazione per lui e tagliarlo a striscioline sottili quando
era ancora suo prigioniero, come faceva con gli altri, oppure, ancora meglio,
andare adesso lì da lui, tagliargli le mani e i piedi e offrirli alla Regina
Daenerys come pegno del suo affetto e della sua fedeltà…
Eppure, stranamente,
questi pensieri non lo facevano sentire meglio, non lo entusiasmavano e il
tarlo doloroso della gelosia continuava a scavargli nel cuore.
Assurdo, vero?
Sballottato tra due sentimenti opposti,
rabbia e disperazione, Ramsay riprese a camminare verso Theon, senza sapere
bene cosa avrebbe fatto una volta arrivato accanto a lui, ma tanto si era reso
conto che tagliargli qualche altro dito o arto non lo avrebbe reso più felice,
anche se Theon se lo sarebbe meritato, e quindi…
Fortunatamente per Theon, questo confronto
drammatico non ebbe luogo perché, proprio mentre Ramsay era ormai a pochi passi
dal giovane Greyjoy, si udirono delle voci concitate, una guardia degli
Immacolati si precipitò verso il Trono di Spade mentre Verme Grigio si metteva
in posa da combattimento e richiamava le guardie personali di Daenerys.
“Mia Regina, abbiamo cercato di fermarlo, ma
lui ha tramortito due soldati e poi…” disse la guardia, e in quel momento Jaime
Lannister fece il suo ingresso nella Sala del Trono, scuro in volto, con due
occhi da far paura, ma… dopo un iniziale e comprensibile momento di smarrimento
e terrore, ben presto si capì che l’uomo non era venuto giù dalla Barriera per
cercare di riprendere il Trono di Spade per i Lannister o per vendicare la
morte di Cersei e il tradimento di Tyrion.
No, non esattamente.
“Dov’è quel maledetto bastardo? Dov’è quel
cane rognoso che si è permesso di mandarmi una lettera piena di ingiurie e di
minacciarmi?” esclamò, saettando tutt’intorno occhiate da far spavento. “Dov’è
quel folle capace solo di insultare e mancare di rispetto alle persone più
degne di lui? Che venga qui e mi ripeta in faccia quello che ha scritto in
questa vergognosa missiva!”
“Ehm, credo che ce l’abbia con te” mormorò
Theon, avvicinandosi a Ramsay.
E qui bisogna concedere al giovane Bolton l’onore
delle armi! Insomma, chiunque altro si sarebbe terrorizzato nel vedere lo
Sterminatore di Re in persona entrare in una sala e chiedere a gran voce la sua
presenza per un duello o qualcosa del genere. Ramsay, invece, non fece una
piega, anzi. Con il suo solito sorrisetto a presa di culo, si staccò da Theon e
si avviò tranquillamente verso Jaime, mentre tutti avevano ritenuto opportuno
allontanarsi da lui che, va bene, non ce l’aveva con loro, ma vai a sapere…
“Ah, sei venuto, proprio come ti avevo ordinato nella lettera, mio grandissimo
Lord Coglione di Lannister” disse, lasciando a bocca aperta tutti i presenti,
compreso appunto il Lord Coglio… ehm, Jaime Lannister in persona. “Hai fatto
bene, altrimenti avresti dovuto farti forgiare una seconda mano d’oro. Vuoi che
ripeta quello che ti ho scritto davanti a tutti? Beh, ora non credo di
ricordare esattamente tutto a memoria, a
volte mi capita che la mia mente sia poco lucida, però immagino di riuscire
a ricostruire il senso. Anzi, mi fa piacere che tutti i presenti, compresa Sua
Maestà la Regina, sappiano che grandissima testa di cazzo sei. Ti ho scritto
quella lettera proprio perché mi sembrava un’immensa idiozia aver lasciato una
donna coraggiosa, leale e intelligente come Brienne di Tarth solo perché non te
la sentivi di venire a combattere contro quella grandissima puttana di tua sorella, che già era uno
schifo che se la facesse con il fratello, ma questo non lo posso dire perché lo
fanno anche i Targaryen, anche se la nostra Regina no. Comunque ora che quel gran troione è morto bruciato dai Draghi
o qualcosa del genere, magari riprenderai a ragionare come si conviene, che
tanto, che ti credi, quella zoccola
si è sbattuta mezza Guardia Reale quando tu non c’eri e anche quel cinghiale patetico e imbecille dello zio
di Theon, Euron Greyjoy!”
Jaime Lannister rimase così allibito dalla
sfacciataggine e dalla temerarietà di Ramsay che, in effetti, era andato
davanti a lui a ripetergli più o meno quello che aveva scritto nella lettera,
che per alcuni secondi non riuscì neanche a respirare, a muoversi o a fare
alcunché.
Tutti nella Sala del Trono erano impietriti,
salvo… Brienne, appunto.
“Oh, Lord Bolton, davvero hai fatto questo
per me?” disse, commossa. In quel momento era al fianco di Sansa, che era stata
appena incoronata Regina del Nord, e di certo non si sarebbe mai aspettata il
ritorno di Jaime. “Perdonami, mia Signora, posso chiederti il permesso di
raggiungere il Lord di Lannister?”
“Vai pure, Brienne” rispose Sansa. La donna
non se lo fece ripetere due volte e si precipitò verso l’uomo che amava e che,
forse, era davvero ritornato da lei.
“Jaime, non so se tu sei qui solo per
vendicarti di ciò che il giovane Lord Bolton ha scritto in quella lettera o se…
se forse sei stato spinto anche dal desiderio di sapere se stessi bene, se
fossi sopravvissuta alla battaglia…” gli disse quando fu davanti a lui.
Jaime era ancora comprensibilmente scosso.
Una parte di lui avrebbe voluto afferrare Ramsay su due piedi e tagliargli la
testa, anche se avrebbe dovuto usare la mano sinistra, ma magari sarebbe stato
anche meglio perché così lo avrebbe ferito e gli avrebbe fatto male più a lungo…
ma una parte, ritrovandosi davanti Brienne che lo guardava con un sorriso
luminoso e gli occhi pieni di gioia e aspettativa, sentì che pian piano la
rabbia sbolliva e che ben altri sentimenti stavano prendendo il suo posto.
“Brienne, io… io… lo so, non merito il tuo
perdono!” esclamò, lasciando che fossero i sentimenti più nobili e puri a
parlare. “Ti ho abbandonata prima della partenza per Approdo del Re, ti ho
detto che non volevo combattere contro mia sorella ma neanche al suo fianco e
che avrei atteso l’esito della battaglia alla Barriera, ma… ma una parte di quello che dice la lettera
è vero, credevo di amare ancora lei, ero quasi convinto che sarebbe stata
sconfitta e avevo deciso di restare alla Barriera e di prendere il nero perché
ero convinto che non avrei mai potuto superare la perdita di Cersei e che non
avrei amato mai più un’altra donna. E ora che sono qui e tu sei davanti a me mi
rendo conto che… che…”
Cadde in ginocchio, sopraffatto. Era vero che
i suoi sentimenti per Cersei erano stati forti e autentici e che adesso soffriva
per la sua morte, ma era anche vero che il ricordo di Cersei era più forte
quando non c’era Brienne a guardarlo così, quando non gli era così vicina. In
quel momento la sua mente e il suo cuore furono invasi da altri ricordi, non
più quelli che lo legavano a Cersei, ma tutti quelli che ripercorrevano il suo
rapporto con Brienne. Il modo in cui si erano attaccati e battibeccati fin dal
primo giorno, il viaggio verso Approdo del Re, l’aggressione e il rapimento da
parte dei Guitti Sanguinari (tra l’altro, uomini di Roose Bolton… non è
divertente, a volte, la vita?), la prigionia dolorosa a Harrenhal che gli aveva
fatto capire quanto la donna valesse, le infinite volte in cui si erano salvati
e protetti l’un l’altra fino a maturare un sentimento sempre più forte, un
amore vero, l’emozione di entrambi quando lui l’aveva nominata Cavaliere e la
loro prima notte insieme… l’onda emotiva nel rivivere questi momenti finì per
far svanire la figura di Cersei dalla mente e dal cuore di Jaime, mentre la
rabbia veniva sostituita dalla vergogna per ciò che aveva fatto a Brienne, l’unica
che lo avesse amato e accettato veramente, l’unica degna del suo amore ma che
lui aveva tradito e abbandonato, come sempre aveva fatto con le persone davvero
importanti della sua vita.
“Solo adesso capisco quanto male ti ho fatto
e che io… che io…” mormorò, vinto dal dolore, dall’amore, dalla mortificazione,
senza riuscire a finire quello che voleva dire perché nessuna parola sarebbe
stata abbastanza per ottenere il perdono di Brienne.
“Che tu sei un grandissimo coglione proprio come ti ho scritto nella lettera,
appunto, perché hai offeso questa donna meravigliosa che è pronta a perdonarti
e riabbracciarti invece di prenderti a calci nelle palle come farei io” terminò
per lui Ramsay.
Qualche risatina soffocata si fece udire in
mezzo ai tanti presenti nella Sala del Trono. Sansa e Daenerys erano entrambe
sbalordite e si chiedevano come sarebbe finita, mentre Tyrion non sapeva se
preoccuparsi o ridere, visto che il fratello aveva trovato finalmente qualcuno
che non gliele mandava a dire! In quel momento la stima di Tyrion per Ramsay
aumentò, del resto lui stesso era l’unico (prima del giovane Bolton) a non
temere Jaime e a dirgli sempre le cose in faccia, ma lui era suo fratello e
sapeva che Jaime in fondo lo amava e lo apprezzava perché era sincero con lui.
Ramsay, invece… come sarebbe andata a finire adesso?
E, mentre tutti osservavano e trattenevano il
fiato, Jaime alzò lo sguardo verso Brienne, restando ancora in ginocchio
davanti a lei.
“È vero quello che ha detto questo pazzoide?
Tu saresti… veramente disposta a perdonarmi e riaccogliermi dopo tutto ciò che
ti ho fatto?” chiese, pieno di vergogna.
Brienne non rispose a parole, ma si
inginocchiò anche lei e lo prese tra le braccia, stringendolo forte a sé. Aveva
temuto per così tanto tempo che non lo avrebbe mai più rivisto…
“Brienne, ti amo, ti amo come non sapevo
neanche si potesse amare. Il tuo perdono è l’unica cosa che desidero” mormorò l’uomo,
stringendola anche lui.
“Non c’è niente da perdonare, tu sei qui”
rispose Brienne. “E anch’io ti amo.”
Un bacio lunghissimo e appassionato chiuse la
questione una volta per tutte, mentre tutti i presenti applaudivano felici ed
emozionati e anche Daenerys e Sansa sorridevano, battevano le mani e parevano
commosse. Tyrion, poi, sembrava il più contento di tutti: aveva perduto una
sorella folle, ma aveva ritrovato suo fratello e da quel momento sarebbero
stati insieme, finalmente uniti come una vera famiglia.
Quando Jaime e Brienne si staccarono dal loro
bacio e ripresero consapevolezza del luogo in cui si trovavano, parvero un po’
imbarazzati.
“Mio Lord di Lannister, sei disposto a
giurare fedeltà alla tua nuova Regina? Sappi che già tuo fratello e la donna per
la quale sei tornato sono miei affezionati consiglieri” disse Daenerys, per
spezzare la tensione e il disagio. “Sarei onorata di avere anche te nella mia
Guardia Personale, al fianco della valorosa e leale Brienne di Tarth.”
Jaime prese per mano Brienne e si avviò verso
il Trono di Spade, chinando leggermente il capo davanti a Daenerys. Sì, per
Brienne e per la pace avrebbe giurato fedeltà, ma non intendeva umiliarsi
troppo di fronte a colei che, tutto sommato, aveva sconfitto la sua famiglia e
ucciso Cersei.
“Giuro di esserti fedele e leale, Regina
Daenerys, ma il mio desiderio non è restare ad Approdo del Re” disse. “Ora che
ho capito, finalmente, chi conti davvero nella mia vita, voglio solo tornare a
Castel Granito, di cui sono l’erede, sposare Brienne, se lei mi accetterà, e
vivere in pace al suo fianco.”
“Così
sarà, allora” rispose Daenerys, con un sorriso. “Ad una sola condizione, però:
che le vostre nozze siano celebrate qui, ad Approdo del Re, perché tutti noi
possiamo partecipare alla vostra unione e augurarvi tanta felicità.”
Altri applausi risuonarono per la Sala del
Trono. Ramsay sorrideva compiaciuto e soddisfattissimo di sé, convinto ancora
una volta di essere l’unico e il solo artefice di questo lieto fine… e forse,
in parte, aveva anche ragione di pensarlo!
Passandogli accanto, sempre tenendo stretta
la mano di Brienne, Jaime si chinò verso di lui.
“Dovrei ammazzarti, lo sai? Per come hai
insultato me e mia sorella e anche perché, ora che ci penso, i Guitti
Sanguinari che mi hanno tagliato la mano erano uomini di tuo padre” gli disse
in un sussurro a metà tra il minaccioso e il divertito.
“Beh, dev’essere una cosa di famiglia,
allora. Peccato che quella scena me la sono persa, all’epoca, ma forse è stato
meglio così, no? Anche nel tuo caso hai avuto bisogno di perdere una parte di te per ritornare alla
ragione, come è successo a Theon” replicò Ramsay senza scomporsi. “Mi sembra
sempre di più che le persone siano come le piante: più le poti e più crescono bene!”
Jaime lo fissò allibito, poi si strinse nelle
spalle. Va bene, quel ragazzo era un folle, ma alla fine gli aveva davvero
fatto un enorme favore…
“Tuttavia perdonerò la tua arroganza, perché
a quanto pare lo hai fatto a fin di bene, perché tenevi alla felicità di
Brienne” riprese, “e perché in fondo avevi ragione, sarei stato un pazzo a
perdere l’unica donna che potrà rendere felice la mia vita.”
Ramsay li guardò allontanarsi. In quel
momento si sentiva davvero contento di sé, ma ora che tutta l’emozione stava
svanendo iniziava anche a ripensare a Theon, a come lo aveva visto guardare
Sansa e al dolore che gli aveva fatto provare.
Non fece in tempo a dire o fare niente, però,
perché Theon giunse improvvisamente al suo fianco e, afferrandolo per un
braccio, lo portò fuori dalla Sala del Trono. Non sapeva dell’assurda gelosia
del suo sciroccato compagno, ma averlo visto affrontare con tanta incoscienza e
sfacciataggine un tipo come Jaime Lannister gli aveva risvegliato certe voglie
sotto la cintura e non aveva intenzione di aspettare il momento di andare a
dormire! Si infilò con Ramsay nella prima stanza non del tutto distrutta e
vuota che trovò nella Fortezza Rossa e, senza tanti complimenti, lo spinse su
un divano impolverato e bruciacchiato e lo prese più e più volte, sempre più
convinto che la sua vita al fianco di Ramsay sarebbe stata molto eccitante.
E il giovane Bolton, travolto dalla passione
improvvisa di Theon e completamente perso nel suo abbraccio, dimenticò Sansa
Stark, la gelosia e i brutti pensieri e lasciò che il suo unico neurone
partisse per galassie lontane, felice semplicemente di avere Theon con sé perché
tutto il resto non contava più.
Fine capitolo decimo