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Autore: ChrisAndreini    07/04/2023    1 recensioni
[Seguito di Corona Crew, che si consiglia di leggere prima]
Cinque anni dopo la fine di Corona Crew, la situazione nel gruppo è per certi versi cambiata, per altri rimasta costante:
Felix e Mirren sono felicemente sposati e stanno concludendo le pratiche per adottare;
Max e Veronika sono a pochi passi dal potersi ufficialmente sposare;
Amabelle e Petra convivono e lavorano;
Diego e Clover sono pronti per uno stage lavorativo in Africa;
Mathi e Denny hanno due lavori piuttosto importanti, in città diverse;
Mentre Norman sta scalando la vetta della sua azienda.
Tutto sembra rose e fiori, vero?
Peccato che gli imprevisti siano sempre dietro l'angolo, quando si parla della Corona Crew. E il matrimonio reale, dove vige la legge di Murphy che prevede che tutto ciò che può andare storto andrà storto, è solo il culmine di nove mesi pieni di problemi per tutti.
Tra coppie che non stanno più insieme, chi vuole un figlio e chi non si sente pronto, routine che inizia a stare stretta, solitudine, doveri che allontanano dai propri principi, terzi incomodi e spie uscite di prigione per vendicarsi, questo potrebbe essere l'anno più difficile per la Corona Crew.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Quarta settimana: Proposte

 

Martedì 3 Settembre 

Quella mattina a casa Flores c’era il caos più totale.

Miguel e Paola stavano per tornare dalla settimana di vacanza, quindi Maria stava cercando di organizzare una festa di bentornato, Julio era a lavoro, nonna Flora stava litigando con Oliver perché quest’ultimo non stava aiutando abbastanza, Coco era in giro a cercare erbe magiche perché la sua fase da strega wicca non era minimamente passata negli anni, Juanita scappava dalle responsabilità con scuse sempre diverse, Clover badava ai bambini di Miguel e Paola che erano stati affidati a loro, e Diego non riusciva a non sorridere con estremo affetto mentre puliva il salotto e osservava la scena dei giochi fuori dalla finestra.

-Vedo che a distanza di anni siete ancora nella fase “luna di miele”- commentò una voce proveniente da dietro il divano, divertita.

-Vedo che nonostante tu sia ormai adulta continui ancora a rifuggire dalle tue responsabilità- ribatté Diego con lo stesso identico tono, porgendo uno straccio a Juanita, che aveva appena fatto spuntare la testa dal suo nascondiglio.

-Sono una donna impegnata!- si lamentò, facendo il muso.

Diego le lanciò un’occhiata eloquente. Non che ci fosse niente di male, ma Juanita era una scrittrice part-time, lavorava da casa e aveva un orario super flessibile, mentre Diego lavorava in ospedale, spesso non tornava a casa per due o tre giorni di fila, e si era dovuto prendere un giorno di ferie solo per essere lì in quel momento.

Juanita roteò gli occhi.

-Non è colpa mia se sei più ambizioso- si alzò comunque, e prese il panno per aiutare Diego a pulire.

-Niente contro il tuo stile di vita, ma sai che mamma si ammazza sempre di lavoro, aiutarla a pulire è il minimo che possiamo fare- Diego usò il suo tono da fratello maggiore, e Juanita sbuffò.

-Lo so, lo so… ma comunque non puoi negare che tu e Clover siete super diabetici, soprattutto tu- provò a cambiare argomento per non sentirsi in colpa.

Ci riuscì.

-Mi sento solo molto fortunato. E i bambini la adorano!- Diego sorrise tra sé, e tornò a guardare fuori dalla finestra, dove Clover era completamente entrata nello spirito del gioco che i bambini stavano facendo, ed era riuscita anche a convincerli a sistemare con lei il giardino. Faceva sempre la dura, ma con i bambini aveva più volte dimostrato di avere un vero talento.

Persino Coco si era unita a loro, lasciando perdere le sue piante magiche.

-Ci sa fare, è vero- ammise Juanita, con un sorrisetto malizioso -Allora, quando hai intenzione di fare la proposta?- chiese poi, facendo sobbalzare Diego, che si guardò intorno allarmato.

-Shhhh, è un segreto!- riprese la sorella, dandole un colpetto con la scopa.

-Non c’è nessuno qui!- gli fece notare Juanita, indicando tutto intorno.

-C’è sempre qualcuno qui, e… meglio aspettare- Diego scosse la testa, e tornò a pulire, chiudendo la questione.

-Hai quasi trent’anni… mi sa che non puoi aspettare troppo, matusalemme- lo prese in giro Juanita, iniziando a fare l’imitazione di un anziano e rubando la scopa di Diego per usarla come bastone.

-Molto divertente…- Diego recuperò l’oggetto -…non credo sia il momento giusto, Clover… non mi sembra pronta- Diego sospirò, e guardò nuovamente fuori dalla finestra.

Aveva provato negli ultimi tempi a lanciare qualche imbeccata per capire cosa ne pensasse Clover del matrimonio, ma la ragazza aveva risposto in modo molto tiepido all’idea, per non dire gelido. Non sembrava neanche essersi accorta che Diego aveva iniziato a pensarci. E lei era la persona più percettiva del mondo.

Quindi sicuramente se n’era accorta.

E semplicemente aveva finto ignoranza per scoraggiare Diego senza ferirlo.

…probabilmente.

-Clover non sarà mai pronta. Almeno non consapevolmente. Ma so che se glielo chiederai ti dirà di sì. Ti ama- Juanita smise per un attimo di fare la sorella irritante e cercò di rassicurarlo, dandogli qualche pacca incoraggiante sulla spalla.

-E io amo lei, per questo non voglio affrettare le cose. Magari quando torneremo dal Kenya, quando saremo un po’ sistemati. Ma per il momento non vuole più sentire parlare di matrimoni… tranne quello di Max, ovviamente- Diego chiuse definitivamente il discorso, e Juanita si illuminò.

-Si sono fidanzati?!- chiese, in tono di gossip, avvicinandosi a Diego in cerca di conferme. Era una grande shipper e fan della Veromax. Sul suo blog girava sempre notizie e difendeva la coppia dai (pochi) haters.

-No… e se ci fossero novità non te lo direi, spettegolona- Diego la spinse via, e Juanita fece il muso.

-Boomer!- si lamentò.

-Ci portiamo sei anni e mezzo!- si difese Diego, che stava per compiere trent’anni e non voleva sentirsi vecchio.

-Boomer!- insistette Juanita, iniziando a punzecchiarlo.

Diego sospirò, e lasciò perdere l’argomento. Era troppo grande per continuare i litigi infantili… no, in realtà non sarebbe mai stato troppo grande per i litigi infantili, ma si distrasse osservando Clover dalla finestra, sempre super carina, adorabile, e sul pezzo.

-Boomer e simp- aggiunse Juanita, notando il suo sguardo e ridacchiando sotto i baffi.

Sì, beh, non aveva tutti torti.

Clover prese il telefono, sgranò gli occhi, disse un paio di cose a Coco, e controllò la casa. I suoi occhi si incrociarono con quelli di Diego, sorrise, e corse all’interno.

In meno di un minuto era nella stanza.

-Hey, fiorellino!- lo chiamò, col fiato corto.

Strano, Clover non aveva mai il fiato corto.

Giocare con i bambini doveva averla stancata più di un combattimento.

Probabilmente lo stress del matrimonio della madre le gravava ancora addosso. Era stato un periodo davvero caotico, fatto di lunghi viaggi, tanto lavoro, e davvero poco riposo.

Inoltre… secondo il calendario sul telefono di Diego, in quei giorni le sarebbe anche dovuto tornare il suo momento mensile.

Strano, però, Clover non aveva dato segni di essere effettivamente indisposta.

Mah, sarà stato lo stress.

Magari era un po’ in ritardo, o era venuto in anticipo.

-Tutto bene, splendore? Vuoi un po’ d’acqua?- le propose Diego, porgendole la sua bottiglietta.

Clover la prese senza fare complimenti.

-Grazie. Ci sono novità- annunciò la ragazza con un gran sorriso, dopo aver preso un lungo sorso.

-Novità?! Che novità? Veromax?- Juanita entrò nella conversazione saltellando sul posto emozionata, già pronta a prendere appunti da scrivere poi nel suo blog, o nella storia ispirata alla Corona Crew che era ancora in corso.

Clover le lanciò un’occhiata sospettosa, valutando cosa dirle.

-No comment! Sono una giornalista che difende le sue fonti, ma domani dovrei tornare a Harriswood per motivi di forza maggiore- spiegò Clover, in tono criptico.

-Uhhhhhh, non vedo l’ora di sentire le novità ufficiali- Juanita capì tutto, e iniziò a saltellare per la stanza, felice che la sua ship preferita del mondo reale fosse prossima alle nozze. 

Diego però si incupì.

-Pensavo saremmo andati insieme giovedì pomeriggio- borbottò.

-Lo so, fiorellino, ultimamente stiamo facendo un sacco di avanti e indietro, ma è quasi finita. Poi andremo in Kenya, e tutto sarà molto più tranquillo- gli assicurò Clover, con un ottimismo davvero poco da lei.

-Tranquillo? In Kenya?- Diego sollevò un sopracciglio.

Non è che fosse il posto più tranquillo del mondo. Erano pur sempre un medico volontario e un’inviata reporter. 

-I leoni sono molto più gestibili dei matrimoni- affermò Clover, con sicurezza, facendolo ridacchiare.

-Non posso obiettare, ma non ammazzarti, okay? Devi comunque stare a riposo. Ordini del medico- Diego assunse il suo tono professionale. 

-Non ho bisogno di stare a riposo. Mi sento alla grande- affermò Clover, mostrando il muscolo.

Era così sexy!

Ma Diego non poteva lasciarsi abbindolare da quello sguardo deciso.

Era per il bene di Clover. Ultimamente sembrava davvero stanca, ma si faceva comunque in quattro per tutti.

-Fidati, se non subito, tra un paio di giorni al massimo dovrai stare a riposo. Il cellulare non sbaglia mai- Diego mostrò con sicurezza il telefono doveva aveva installato l’app.

-Oh… giusto. In effetti è da un po’ che non…- lo sguardo di Clover si fece riflessivo, poi leggermente confuso, poi un po’ preoccupato.

-Tutto bene?- chiese Juanita, notando la sua espressione.

-Sì, ovvio. Mi assicurerò di portare degli assorbenti per il viaggio. Grazie, tesoro- diede un bacio sulla guancia a Diego, e si diresse verso la cucina -Vado a vedere se Maria ha bisogno di qualcosa, e prenoto un biglietto dell’autobus. Tu vieni comunque giovedì, no? Poi torniamo insieme- Clover prese il proprio cellulare e iniziò ad armeggiare, come se niente fosse.

Diego però sentì che c’era qualcosa che non stava dicendo.

Decise di non pensarci, avevano ancora molto lavoro da fare, e poco tempo per finire prima dell’arrivo di Paola e Miguel. 

Poi, se Clover avesse avuto qualcosa di importante da dirgli, sicuramente l’avrebbe fatto presto.

Erano una coppia molto aperta, e comunicavano splendidamente.

 

Giovedì 5 Settembre

Il viaggio si era protratto molto più di quanto Mirren avesse pronosticato, e decisamente molto più di quanto avrebbe voluto.

Ma nonostante Felix gli mancasse come l’aria, era terrorizzato all’idea di tornare a casa, perché per tutto quel tempo, dal loro litigio, si erano sentiti sporadicamente, principalmente per il “buongiorno”, la “buonanotte” e il “buon lavoro”, senza neanche accennare alla discussione avuta prima di partire.

E come se non bastasse, Mirren aveva passato ogni singolo giorno tormentato da incubi che non viveva ormai da anni, e che come sempre vedevano protagonista una versione cattiva di Felix che affermava con convinzione che la sua vita sarebbe stata molto migliore senza Mirren.

Dimostrato da numerose visioni del futuro senza Mirren, che in effetti sembrava radioso.

Mirren aveva imparato con gli anni a non fare più troppo caso a questi sogni lucidi, ma in quel momento era effettivamente spaventato dal confronto che presto avrebbe avuto con Felix, perché conservava con attenzione e tensione i due anelli che gli aveva lanciato contro durante quello spiacevole litigio. Gesto che valeva più di mille parole, che Mirren temeva significasse parole negative in arrivo.

Aveva sentito di persone che si separavano nonostante si amassero, per via di divergenze di stili di vita.

E lui e Felix erano così diversi che prima o poi era assodato che sarebbe comparso un ostacolo insormontabile.

Ma Mirren sperava più poi che prima.

Così poi che sarebbe riuscito a costruire, nel tempo, un martello abbastanza grosso da distruggere tale ostacolo.

Ma tutta la preparazione del mondo con Felix non serviva.

Ed infatti, nonostante avesse passato settimane a prepararsi un discorso per cercare di risolvere le cose, quando entrò finalmente a casa si sentì mancare il fiato.

-Petra, sei già tornata? Non è un po’ pres…- fu accolto dalla voce squillante di Amabelle, che fece comparire la testa dalla camera degli ospiti che era ormai camera sua e di Petra.

Si interruppe notando che ad essere arrivata non era la sua ragazza, ma suo cognato.

Si fissarono qualche secondo, in allerta.

-Buon pomeriggio, Amabelle- Mirren fu il primo a sciogliere il silenzio, partendo con i convenevoli.

-Felix è in giardino a dipingere- lo informò Amabelle, in tono cauto, e con sguardo abbastanza di rimprovero.

Farsi guardare storto dalla persona che più di tutte faceva casini nella Corona Crew gli sembrava piuttosto ingiusto, ma Mirren decise di non ribattere, e si limitò ad annuire, e a dirigersi in camera, per posare la valigia e posticipare il momento del confronto.

-Io vado a passeggiare con Lottie- Amabelle sparì nella sua camera, e uscì nuovamente pochi secondi dopo, tenendo in braccio la cagnetta, e sparendo fuori dalla porta.

Almeno era matura abbastanza da lasciare loro un po’ di privacy.

Il ché significava che persino lei, che amava spiare ogni situazione, temeva il confronto che avrebbero avuto.

Non prometteva affatto bene.

Mirren si prese il suo tempo per poggiare la valigia e allentarsi la cravatta. Gli piaceva vestirsi formale, ma era in quei vestiti da ore, ci era stato per giorni (non quei vestiti specifici, ma capi molto simili) e voleva solo farsi una doccia e mettersi abiti più comodi adatti al clima caldo che ancora avvolgeva Harriswood, e che era meglio godersi prima che lasciasse spazio al fresco autunnale.

Ma non poteva fare una doccia e cambiarsi subito.

Doveva quantomeno salutare Felix.

E sicuramente poi avrebbero parlato.

Quindi la doccia doveva aspettare parecchio.

Lasciando la cravatta sul letto, Mirren si fece forza e decise di uscire sul retro, dove Felix stava dipingendo, a quanto diceva Amabelle.

Ed infatti eccolo lì, in canottiera, pantaloni corti e piedi nudi sul prato, intento a sfogare le sue emozioni in un quadro piuttosto grande di stile impressionista ma con molta libertà d’espressione sui colori e sulle forme che lo rendevano più che altro astratto, anche se Mirren riconosceva perfettamente il paesaggio davanti, e lo stile del marito. 

Era macchiato in più punti, anche punti impensabili.

Era proprio da Felix sporcarsi il retro del collo mentre dipingeva.

A vederlo così, di schiena, concentrato e bellissimo, a Mirren si formò un nodo alla gola. Avrebbe voluto parlare, dire qualsiasi cosa, ma non sapeva proprio da dove cominciare.

E comunque non sarebbe riuscito a dire una parola.

Stava giusto per fuggire e andare a fare una doccia perché il panico iniziava ad essere troppo, quando Felix si girò, forse rendendosi conto della sua presenza, forse a caso.

E i loro sguardi si incrociarono.

E Mirren si sentì morire sul posto.

Gli era mancato così tanto che rivederlo gli faceva fisicamente male.

Così come già avvenuto con Amabelle, si fissarono qualche secondo, pesando ciò che entrambi volevano dire, e mettendo ordine tra le priorità.

Questa volta fu Felix a rompere il silenzio.

Per le questioni emotive, era sempre stato molto più maturo del marito.

-Potevo venirti a prendere all’aeroporto… chi ti ha accompagnato?- chiese, pratico, pulendo le mani su un panno e posando pennelli e tempere sul tavolo.

-Evan, o meglio, sua moglie. Ha preso entrambi all’aeroporto e mi ha accompagnato a casa. Non volevo disturbarti, e così abbiamo risparmiato in benzina- rispose Mirren, cercando di risultare casuale ma con voce davvero tremante. Quantomeno per i suoi standard.

Era strano vedere Felix così freddo. Strano e anche completamente innaturale.

-Gentile da parte sua. La prossima volta dobbiamo ripagare e accompagnarlo noi a casa- Felix si portò una mano tra i capelli per tirarli indietro, lasciando una scia colorata tra i riccioli biondi.

Ecco spiegato come si era sporcato così tanto, era completamente incurante della tempera che rischiava di finirgli addosso.

Mirren lo amava così tanto.

Non voleva rischiare di perderlo.

-Ci sarà una prossima volta?- si ritrovò a chiedere, abbassando lo sguardo e accennando all’elefante nella stanza.

Felix esitò un attimo prima di rispondere.

-Mirren…- si avvicinò, e Mirren si ritrovò a chiudere gli occhi, preparandosi ad una batosta. Ad una frase così pungente da essere come uno schiaffo in faccia.

Spalancò gli occhi quando si ritrovò invece a ricevere un bacio sulla fronte, e sollevò la testa di scatto, rischiando di colpire Felix, sconvolto dalla dimostrazione di affetto. 

-Ci saranno tante occasioni per accompagnare i tuoi colleghi in giro- lo rassicurò suo marito, prendendogli la mano -Ma… dobbiamo decisamente parlare- aggiunse poi, in tono grave.

Mirren sospirò, ma si sentiva anche molto rassicurato. Temeva che Felix l’avrebbe lasciato e basta, senza neanche permettergli di spiegarsi.

Col senno di poi, doveva ammettere che era un pensiero stupido. Il loro rapporto era troppo forte per finire così facilmente.

Ma il panico aveva avuto la meglio, complici anche quegli incubi ricorrenti.

-Dobbiamo parlare- annuì, e adocchiò le altalene compagne di mille avventure, una delle poche cose rimaste costanti per tutta la loro vita. 

Come se gli avesse letto nel pensiero, Felix iniziò a trascinarlo lì, e si sedettero ai soliti posti.

Felix gli lasciò la mano, e iniziò a dondolarsi appena, tenendosi alle corde.

Mirren osservò la macchia che il marito gli aveva lasciato sulla mano, e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

-Mi dispiace tanto, Fel. Mi dispiace davvero tantissimo- ammise, con voce rotta.

-Per cosa, Mirren? Perché se pensi che mi sono arrabbiato con te perché non vuoi avere figli, sappi che non è quello il motivo. Tu hai tutto il diritto di non sentirti pronto, volevo solo che…- Felix iniziò a mettere subito le mani avanti, serio ma anche rassicurante, a suo modo.

-Mi dispiace non avertelo detto prima. Avrei dovuto farlo, lo so. Ma avevo così paura di rovinare tutto che non ci sono riuscito. Credevo davvero che mi sarei sentito pronto se avessi aspettato un po’, te lo giuro. Non è mai stata mia intenzione tenerti nascosti i miei sentimenti- Mirren aveva avuto molto tempo per riflettere, e si era reso presto conto che era stato orribile da parte sua mentire in quel modo a Felix. Sulla mail, sui suoi sentimenti, su tutto quanto.

Aveva avuto le migliori intenzioni, ma non era una giustificazione.

Felix aveva tutto il diritto di essere partecipe di qualcosa che lo riguardava così tanto. Si stava parlando della loro vita, del loro futuro…

E forse proprio per questo Mirren aveva avuto così paura.

-Sì… beh… mi ha ferito molto sapere che non ti sei fidato di me abbastanza da dirmi come ti sentivi- Felix iniziò a dondolare più nervosamente.

-Non è questione di fiducia- gli assicurò Mirren.

I suoi pensieri erano complicati, ma sapeva che di Felix si fidava più che di chiunque altro.

-Allora cosa?  Perché non hai voluto parlare? E non dirmi che è solo per non ferirmi perché sappiamo entrambi che non è l’unico motivo- Felix incrociò le braccia e lo guardò severamente, aspettandosi una risposta seria.

Mirren fece un profondo respiro.

-Temevo mi lasciassi perché non vogliamo le stesse cose…- ammise.

Era un sentimento davvero egoista, lo riconosceva. Ma non voleva mentire a Felix.

-Scherzi, vero? Io non ti lascerei neanche se tu diventassi un serial killer- Felix sembrava quasi offeso da questa accusa.

-Non è solo questo, ci sono così tante cose. Molte delle quali non capisco del tutto neanche io… non lo so, questo mi sembra un buon motivo per lasciarmi. Insomma… tu hai sempre voluto avere una famiglia numerosa, e io no. E sarai un padre così meraviglioso che privarti di questa possibilità mi sembra un crimine imperdonabile- Mirren iniziò a parlare senza controllare troppo le parole.

-Beh… non direi padre meraviglioso. Anche io me la faccio sotto, Mirr… è un grande cambiamento- borbottò Felix, arrossendo appena.

Mirren ci mise qualche secondo ad afferrare del tutto ciò che Felix aveva appena detto, e poi lo guardò incredulo.

-Cosa?! Ma sei la persona più entusiasta all’idea di adottare dell’intero universo!- esclamò, puntandogli il dito contro in modo accusatore, come se il suo interlocutore non fosse il vero Felix.

-Mirren… desiderare tanto qualcosa non significa necessariamente sentirsi pronti ad affrontarla. Ciò che più mi rassicurava in questo grande passo era sapere di affrontare questa avventura insieme a te. Ma se tu non vuoi… io non so davvero che pensare, onestamente. Forse davvero non è destino. E va bene così, penso, io…- la voce di Felix si spezzò, e si portò una mano davanti al viso per nascondere le lacrime.

-Felix…- Mirren gli mise una mano sulla spalla.

-Se me l’avessi detto prima, Mirren… perché non me lo hai detto prima?! Era tutto così perfetto!- Felix iniziò a singhiozzare copiosamente, e Mirren sentì come se gli stritolassero il cuore.

Era esattamente per quello che non aveva detto niente a Felix.

Non poteva essere complice di quella sofferenza.

Quello che era successo era una ferita troppo grande per risolverla parlando e basta.

E c’erano così tante cose da dire, da capire, da ricostruire.

Mirren non sapeva neanche cos’è che lo bloccasse così tanto. Se la paura di non essere all’altezza, del cambiamento, o altro…

-Non lo so, Felix… ed è la cosa che più mi preoccupa, non sapere. E so che dobbiamo parlare se vogliamo risolvere del tutto, ma il fatto è che, per quanto ci rifletta, io non riesco a trovare le parole, ed è per questo che… io penso che dovremmo vedere un terapista- propose.

Era da parecchio che ci pensava. 

Anche se era davvero difficile per lui proporlo.

Gli sembrava come se avesse ammesso una tremenda sconfitta. Come se avesse fallito come compagno. 

-Un… terapista?- chiese Felix, sollevando la testa e guardando Mirren sorpreso.

Mirren non aveva una buona esperienza con gli psicologi. Tutti quelli da cui era stato, soprattutto da piccolo, gli avevano sempre lasciato una pessima impressione. Ma era anche vero che suo padre aveva fatto dei progressi incredibili da quando era in terapia.

Forse se trovava la persona giusta, potevano ottenere risultati anche loro.

-Abbiamo tempo per adottare prima della possibile scadenza dei documenti. Magari se facciamo terapia di coppia possiamo ottenere una visione esterna della situazione e capire come affrontarla… come coppia… e magari poi… insomma…- suggerì, un po’ a disagio.

Ma per Felix avrebbe fatto tutto.

Anche affrontare i suoi profondi traumi.

E diventare la persona che il marito meritava.

-Io… sì… è una buona idea. Penso possa essere davvero una buona idea. Ma sei sicuro?- Felix si asciugò le lacrime, lasciando due grandi macchie sulle guance.

Beh, era già macchiato tutto in viso.

Era così… tenero.

-Penso sia un buon modo di parlare davvero, e risolvere questo problema. Io… non voglio tenerti nascosti i miei dubbi e problemi, ma non posso parlartene finché non so quali essi siano. E voglio parlarti. Tu sei tutto il mio mondo, Felix- Mirren mise il suo cuore in bella vista.

Una lacrima iniziò a solcargli il viso.

Odiava piangere, lo faceva sentire debole. E poi piangere non risolveva mai nulla.

Felix sollevò una mano per asciugargli la lacrima.

-È un’idea davvero eccezionale. Davvero, davvero eccezionale. Sento che mi si è sollevato un peso dal petto. Ero molto… hai capito- Felix fece un gesto enfatico che simulava un forte peso addosso. Non sembrava trovare la parola giusta. Ma Mirren provava lo stesso.

-Lo capisco… anche io. Sono state settimane pesantissime- ammise, sentendosi un po’ meglio.

Anche lui sentiva che la promessa di un aiuto serio ed esterno, per quanto preoccupante, fosse un ottimo punto di partenza.

C’erano coppie che andavano in terapia per precauzione, anche quando non c’era niente che non andasse.

Era positivo.

Li avrebbe sicuramente aiutati.

Ma dovevano trovare la persona giusta.

Forse doveva chiedere a Norman. Conosceva molte persone, e portava sempre fortuna nelle faccende di coppia, anche se spesso in modi inaspettati.

Non che Mirren credesse nel mito che Norman avesse poteri sovrannaturali di qualche tipo, ma poteva sempre tentare. Non costava nulla.

-Mirr… ti amo così tanto che… non riesco neanche a… mi sei mancato da morire!- Felix si sporse dall’altalena, e cinse il marito in un abbraccio, prontamente ricambiato.

Mirren non era mai stato amante del contatto fisico, ma con Felix era diventato una specie di droga, e in quel momento era terribilmente in astinenza.

-Mi sei mancato anche tu, Fel. Mi sei mancato come l’aria- ammise. Non era bravo a mostrare i suoi sentimenti, ma quello che diceva era la pura verità.

Rischiarono entrambi di cascare dall’altalena quando, quasi leggendosi nel pensiero, entrambi sciolsero l’abbraccio traballante per unirsi in un bacio pieno di desiderio e nostalgia.

Per evitare di cadere si alzarono.

E poi rischiarono di cadere comunque, quindi decisero che era meglio separarsi.

-Cavolo… ti ho macchiato la camicia! Oh no! Questa si lava solo in lavanderia, ed è difficilissima da stirare- notò Felix, sollevando le mani e osservando lo stato in cui verteva Mirren, pieno di macchie su tutti i vestiti a causa dell’abbraccio e dei baci.

-Non preoccuparti, ho parecchie cose da portare in lavanderia. Ci passo domani dopo il lavoro- Mirren ignorò la cosa, e si avvicinò nuovamente al marito per continuare dove si erano interrotti.

-Aspetta, Mirr… devo chiederti… due cose…- Felix improvvisamente sembrava a disagio, e imbarazzato.

Mirren si mise sull’attenti.

-Certo…- 

-I miei anelli. Li hai tu, vero? Mi mancano. Non riesco a stare senza- Felix si indicò l’anulare della mano sinistra, e Mirren si affrettò a recuperare la collanina dove li aveva infilati. Non se n’era separato neanche un momento da quando avevano discusso, un costante promemoria di ciò che era successo e un modo per sentire Felix vicino nonostante la lontananza fisica ed emotiva.

-Li ho tenuti al sicuro- commentò solo, porgendo i due anelli a Felix, che li mise al dito così in fretta che Mirren non ebbe il tempo di aggiungere altro.

-Giuro che non volevo lanciarteli! Ma erano la prima cosa che mi sono ritrovato in mano e quando me ne sono reso del tutto conto era troppo tardi e non sapevo come…- Felix iniziò a giustificarsi, Mirren si limitò ad abbracciarlo, per rassicurarlo che non se l’era presa.

Sì, era rimasto ferito dal gesto, ma conosceva Felix e i suoi moti di impulsività.

-Qual è la seconda cosa?- chiese poi, senza sciogliere l’abbraccio.

-Penso che entrambi abbiamo bisogno di una doccia- gli sussurrò Felix all’orecchio.

Mirren non trattenne una risatina.

-Sì, mi sembra appropriato- ammise. Si sentiva davvero sporco, tra il viaggio e la tempera.

-Non credo saremo molto appropriati- borbottò Felix, iniziando a trascinare Mirren dentro.

-Ora capisco perché Amabelle è fuggita con Charlotte- commentò Mirren, sentendosi molto più leggero e rassicurato.

C’erano ancora tante cose da risolvere, ma avevano fatto un passo nella giusta direzione. La strada poteva essere molto lunga, ma l’avrebbero percorsa insieme. E non c’era niente di più importante, per Mirren.

 

Venerdì 6 Settembre 

Ormai dopo tutto questo tempo conoscete Max, e sapete che è forse la persona più pura e buona dell’universo. È oltremodo impossibile farlo arrabbiare, è sempre disposto a porgere l’altra guancia, ed è in generale un tesoro.

Quel giorno però era nervoso, e quando era nervoso rischiava di diventare leggermente irritabile.

Insomma, non solo quello era il giorno del suo compleanno, e avrebbe compiuto trent’anni, ed era un grande traguardo, ma aveva anche in programma di fare la proposta più importante della sua vita, e aveva già parecchi pensieri per la testa senza che ci aggiungesse una chiamata sgradevole.

Probabilmente non avrebbe neanche risposto se non si fosse trovato distrattamente nella fase di preparazione per il pranzo che avrebbe avuto con Veronika di lì a poco.

Era in anticipo, ovviamente, ma meno rispetto al solito, quindi rispose alla chiamata senza controllare il numero, mettendo in vivavoce mentre si sistemava i capelli.

Non era mai stato molto attento al suo aspetto, ma da quando era costantemente fotografato e sotto la luce dei riflettori, metteva molta più cura nel suo aspetto esteriore, era diventato inconscio e naturale. Non ricordava neanche l’ultima volta in cui era uscito con i capelli non pettinati, e non indossava jeans da anni.

-Pronto?- chiese, osservandosi attentamente allo specchio.

-Buongiorno, Max… buon compleanno!- la voce dall’altra parte della cornetta lo fece irrigidire sul posto.

La conosceva, ma non credeva proprio che l’avrebbe risentita tanto presto.

Anzi, che l’avrebbe risentita in generale.

-Mathi? Che vuoi?- indagò, forse in modo un po’ freddo e sgradevole, ma era un protettivo fratello maggiore, e non avrebbe mai fatto passare il modo in cui Mathi aveva spezzato il cuore di Denny.

Inconsciamente lo colpevolizzava anche per il fatto che ora Denny era completamente nervoso, costantemente stanco, e alla mercé della loro zia. Fosse stato con Mathi, adesso forse sarebbe ancora disoccupato, ma almeno non si sarebbe trovato in quella situazione difficile.

-So che non siamo rimasti in buoni rapporti dopo tutto… dopo tutto, insomma, ma… volevo augurarti un buon compleanno. È un giorno importante, e spero che lo passerai bene- Mathi iniziò a lisciarselo.

Max gli avrebbe anche chiuso il telefono in faccia, ma aveva le mani impegnate, e non voleva sporcare il telefono.

Si limitò ad alzare gli occhi al cielo, e continuare a sistemarsi i capelli, ignorando le parole di Mathi. Lo conosceva bene, dato che era stato il ragazzo di suo fratello per quattro anni prima che si lasciassero, e sapeva che era un buon oratore, e tendeva a lisciarsi le persone ogni volta che aveva bisogno di un favore. Se avesse voluto solo fargli gli auguri, dopotutto, avrebbe scritto un messaggio, non l’avrebbe chiamato.

-Che vuoi, Mathi?- ripetè, più freddo.

Non era da lui essere così, come ben sapete, ma quando si toccava la famiglia, diventava una bestia.

Ci furono alcuni secondi di silenzio dall’altra parte della cornetta. Probabilmente Mathi stava valutando quanto dire e cosa dire.

Alla fine non provò più a conquistarlo con parole gentili, e andò dritto al punto.

-Senti, Max, so che pensi di me, e lo capisco, ma ho davvero bisogno che tu mi dia il numero di Denny. Devo parlargli e nessuno mi vuole aiutare- spiegò il suo intento.

Max fece un profondo respiro per non sbottargli conto, e gli rispose con tranquillità.

-C’è un motivo. Lascialo in pace- rispose con semplicità.

Mathi però non demorse.

-Ti prego, Max, non lo chiederei se non fosse importante!- provò ad insistere, e sembrava effettivamente agitato.

-Cosa ti fa pensare che potrei mai aiutarti?- chiese, sarcastico, iniziando però leggermente a cedere.

-So che vuoi solo il meglio per Denny, e ti giuro che il motivo che mi spinge a chiamarlo è per il suo bene- Mathi provò a convincerlo, ed era effettivamente bravo nell’arte oratoria.

No, Max doveva essere forte! Era un bravo fratello maggiore che non si lasciava abbindolare dalla gente!

Se non riusciva a liberarsi da uno scocciatore, non sarebbe mai stato in grado di fare il re!

-Tu non sei il suo bene, Mathi. Lascialo in pace!- esclamò, con convinzione, cercando di essere categorico.

-Lo so, questo! Non è per me che…- provò ad insistere Mathi, ma Max ne aveva abbastanza.

E sapeva che se avesse continuato ad ascoltarlo avrebbe rischiato di cedere.

-Chiedi a qualcun altro, perché non ho la minima intenzione di tradire così la fiducia di mio fratello. Buona giornata- si pulì velocemente le mani, e afferrò il telefono.

-Aspetta, Max…- Mathi fece un ultimo tentativo disperato, ma era ormai troppo tardi.

Max chiuse la chiamata, e doveva ammettere che si sentì un po’ in colpa per come aveva reagito.

Ma l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era un dilemma morale dove doveva valutare se dare ascolto all’uomo che aveva spezzato il cuore di suo fratello, o restare completamente schierato dalla parte di tale fratello dal cuore spezzato che però sembrava davvero infelice, al momento. 

No, quel giorno doveva pensare a sé stesso.

Era il suo compleanno, era un giorno importante, ed era anche il giorno in cui avrebbe fatto la proposta più importante della sua vita, quindi gli altri pensieri potevano aspettare.

Era già difficile restare concentrato su di sé.

Intanto si stava sentendo in colpa perché Veronika continuava a chiedergli notizie sugli esami, e lui aveva dovuto smuovere mari e monti (e il re di Agaliria, ovvero il padre di Veronika) per evitare che scoprisse i risultati che a lui erano stati comunicati qualche giorno prima. Voleva farle una sorpresa, anche se si sentiva in colpa a tenerle nascosto il fatto che fosse passato a pienissimi voti, con punteggio perfetto.

Ma era per il meglio, e poi era ancora per poco.

Poi aveva preparato un banchetto che gli aveva tenuto impegnata tutta la notte, quindi era abbastanza esausto.

Mettiamoci che faceva ancora parecchio caldo nonostante fosse Settembre, e lui doveva essere vestito il più formale possibile, temeva che avrebbe sudato tantissimo, rovinando un po’ il momento.

Tutto doveva essere perfetto.

E non solo per lui, ma soprattutto per Veronika.

Erano cinque anni che si preparava con tutte le sue forze a quel momento, niente e nessuno l’avrebbe rovinato.

Aveva anche assoldato Clover a tenere la zona sicura e ad assicurarsi che non ci fossero disturbatori. La sua migliore amica e sorellastra era una forza della natura quando si trattava di fare da guardia del corpo.

Tutto sarebbe stato perfetto.

Avrebbe consolidato il compleanno come il migliore della sua vita.

Finì di preparasi con ottimismo, prese tutto il cibo fatto per quel banchetto, e uscì per andare a casa di Roelke e Kodie per prendere Veronika, sperando di non essere troppo in ritardo, ovvero puntuale, insomma, abbastanza in anticipo come si confaceva al futuro re di Agaliria. 

Il pensiero di diventare re risultava ancora parecchio strano alla mente di Max, ma sapeva che ci avrebbe fatto l’abitudine, perché se tutto andava bene, sarebbe diventato principe in pochi mesi.

Ma soprattutto… sarebbe stato il compagno eterno della ragazza più meravigliosa, gentile e intelligente del mondo, l’amore della sua vita.

Quando arrivò, con l’auto di suo padre, davanti alla casa, Veronika era già all’ingresso, in piedi e in attesa, meravigliosa nel suo vestito azzurro elegante ma anche semplice abbastanza da non stonare nel parco dove Max aveva intenzione di portarla.

Il cuore del ragazzo iniziò ad accelerare il suo battito. Uscì dall’auto e si avviò all’ingresso, per scortarla come un gentiluomo.

Quando lo vide, Veronika si illuminò.

-Ciao, Max!- lo abbracciò come se non lo vedesse da mesi, anche se in realtà avevano passato la serata precedente insieme.

Ma non ne avevano mai abbastanza l’uno dell’altro, e ogni momento passato separati era una tortura.

-Sei pronta per un bel picnic?- chiese Max, dopo aver sciolto l’abbraccio, offrendole il braccio per scortarla con galanteria.

Veronika fece un sorrisino furbetto, e tirò fuori un cestino da picnic piuttosto grande.

-Ho fatto dei biscotti per dessert- annunciò con grande orgoglio.

Il sorriso di Max si irrigidì appena.

Lui amava Veronika con tutto il cuore, ma la ragazza non sapeva cucinare affatto, anche quando si impegnava al massimo delle sue forze.

-Davvero? Ti ha aiutato Roelke?- chiese, cercando di non abbattersi.

-Mi ha assistito per tutta la preparazione. Volevo farti qualcosa di speciale per il tuo compleanno, e sono usciti bene!- spiegò la ragazza, molto soddisfatta.

-Tranquillo, Max. Abbiamo scartato i suoi e li ho rifatti esclusivamente io. Quindi non devi temere, non resterai avvelenato- una voce alle spalle dei due li fece sobbalzare, e Max si girò notando che Roelke aveva fatto spuntare fuori la testa dalla finestra.

-Zia, doveva restare un segreto!- si lamentò Veronika, facendo il muso.

-Sono sicuro che anche i biscotti di Veronika erano usciti buoni- Max prese le difese della sua amata, ma dentro di sé era rassicurato che non li avrebbe dovuti mangiare.

-Allora perché sei così sorridente?!- si lamentò Veronika, indicando il suo sorrisino.

Max non riuscì a trattenere una risatina, e Roelke lo seguì a ruota.

-Traditori, tutti e due- Veronika incrociò le braccia, ma stava sorridendo anche lei.

-Lo sai che è il pensiero che conta, e il più grande regalo che puoi farmi è la tua presenza. Non devi cucinare per essere perfetta ai miei occhi- Max cercò di recuperarsi.

-Max, sei tu ad essere perfetto- Veronika si strinse più verso di lui.

-Okay, ho raggiunto e superato la mia dose giornaliera di sdolcinatezza. Passate una buona mattinata, ragazzi. Ci vediamo stasera al Corona- li salutò la donna, prima di rientrare in casa.

-Allora, milady, vogliamo andare a pranzo?- chiese Max, indicando l’auto.

Veronika si esibì in un piccolo inchino.

-Assolutamente, sir- si fece aprire la portiera e i due partirono, dopo essersi sistemati, alla volta del parco dove Max e Manny avevano avuto uno degli appuntamenti più importanti della loro relazione, e che raggiungevano spesso quando erano a Harriswood.

Il tragitto procedette come al solito. 

Parlarono di cose mondane, Max molto attento a non citare neanche per sbaglio l’università o a cambiare immediatamente discorso quando Veronika la citava. Sentirono un po’ di musica, cantando in modo abbastanza stonato, e in men che non si dica arrivarono a destinazione, il parco progettato e realizzato dalla madre di Max come lavoro universitario.

Da quando si era scoperta la storia del parco e di come fosse collegato a Max, c’era una sempre maggiore affluenza, ma quel giorno Max aveva fatto in modo di tenerlo sgombro, quindi quando arrivarono non c’era praticamente nessuno, tranne qualche curioso nelle vicinanze.

E ovviamente un sacco di paparazzi.

Ma a loro ci avrebbe pensato Clover.

Tutto stava andando come Max aveva programmato.

E tutto sarebbe continuato in quel modo.

Ne era certo.

Niente poteva andare storto!

 

Veronika sentiva che c’era qualcosa che non andava. 

Uno dei suoi passatempi preferiti era osservare Max, perché era la persona che preferiva al mondo, quindi amava crogiolarsi nella sua perfezione e imparare tutti i dettagli della sua persona.

Poteva sembrare un po’ inquietante, è vero, ma non lo faceva in modo strano, era solo innamorata persa.

E passavano troppo poco tempo insieme per i suoi gusti.

Però la sua osservazione costante l’aveva resa molto sensibile ad ogni cambiamento di umore, espressione e gestualità.

E riconosceva, nei gesti perfetti e all’apparenza rilassati del suo ragazzo, una tensione e una rigidità che erano davvero strane per lui.

Sorrideva più del solito, ma quando era concentrato sul servire il cibo, o dare acqua ai fiori, i suoi occhi si velavano di ansia.

E sebbene Veronika si stesse godendo quella giornata davvero perfetta sotto ogni aspetto, un tarlo nella sua mente iniziava a suggerirle che forse la perfezione di quella giornata, così accuratamente studiata, era portatrice di brutte notizie.

Dopotutto, Veronika era una principessa, ed era cresciuta con la consapevolezza che per essere una futura buona sovrana doveva sempre aspettarsi gli imprevisti, le brutte notizie, e avere una soluzione a portata di mano per come affrontare tali imprevisti e brutte notizie.

Inoltre, era anche una fervida amante di serie TV, soap opera e film, quindi conosceva bene l’intreccio narrativo, e sapeva che quando le cose iniziavano ad andare troppo bene, c’era un problema dietro l’angolo.

Insomma… Veronika iniziava a temere il peggio.

Ma non voleva turbare la giornata, ed era meglio aspettare che qualsiasi cosa Max volesse dirle, gliel’avrebbe detta con i suoi tempi.

E quindi aspettava…

Si godette la passeggiata tra i bellissimi fiori.

E aspettava…

Sistemarono insieme il necessario per il picnic.

E aspettava…

Pranzarono con cibo davvero stellare.

E aspettava…

Parlarono del più e del meno, di tutto e di niente.

E Veronika aspettava…

Finché semplicemente le parole uscirono senza che potesse controllarle.

-E quindi stavo pensando che potrei regalare a mio padre un…- stava dicendo Max, mentre si preparava a servire il dolce, e la sua voce tradiva un nervosismo maggiore rispetto a prima.

-Hai qualcosa da dirmi?- lo interruppe Veronika, in tono grave.

Max le lanciò un’occhiata parecchio allarmata e decisamente sorpresa.

-Qualcosa da dirti?- ripetè, ne tentativo di non rispondere subito.

Pessimo segnale.

-C’è qualcosa che non mi stai dicendo, non voglio forzarti a parlarne subito, ma se mi riguarda ti prego dimmelo- Veronika gli si avvicinò, e gli prese la mano con fare confortante.

Max sembrava davvero preso in contropiede.

-Eh… perché non mangiamo il dolce, prima? E poi magari andiamo… finiamo… eh…- iniziò a borbottare, e Veronika si agitò ulteriormente.

Cosa le stava nascondendo?! Era sicuramente una brutta notizia, lo sentiva!

Max era troppo agitato. Non era stato così agitato neanche quando aveva sostenuto l’ultimo esame per…

Oh! 

Ora che Veronika ci pensava, Max stava evitando costantemente l’argomento università.

Veronika aveva anche provato a chiedere in giro, ma nessuno le aveva dato risposte, quindi pensava che non avesse ancora ricevuto la notizia.

Ma Minerva aveva annunciato di essere passata a pieni voti qualche giorno prima, quindi…

Ma perché Max non le aveva detto il risultato, se lo sapeva?

A meno che…

-Oh no! L’esame finale è andato male?!- esclamò, interrompendo il borbottare di Max e zittendolo completamente. 

L’espressione scioccata che si dipinse sul suo volto fu una conferma più che sufficiente per nutrire il crescente panico della principessa.

-Oh, no! Non sei passato! Va bene, va bene, lo rifacciamo! Dopo tutti gli esami che hai sostenuto alla perfezione non significa che se non ne hai passato uno è finita! Andrà tutto bene. Parlo con papà e capiamo cosa è successo e…- Veronika cercò di non agitarsi troppo e iniziò già a cercare una soluzione per il terribile imprevisto.

-Vero, Vero, aspetta…- Max provò ad interromperla, ma lei era partita per la tangente.

-Secondo me dovremmo ricontrollare il consiglio che si occupa di queste cose. Potrebbero avere delle discriminanti nei tuoi confronti per via delle tue origini. Anche se abbiamo cercato le persone più intransigenti e adatte. Forse possiamo ricontrollare le…- Veronika iniziò a riflettere sulla cosa.

-Veronika! Sono passato!- esclamò Max, interrompendola e prendendole dolcemente il volto per guardarla dritta negli occhi.

-E poi dovremmo… aspetta… sei passato?!- Veronika ci mise qualche secondo a rendersi conto di ciò che il ragazzo le aveva appena detto.

Praticamente la sua mente era andata in reboot.

Se Max era passato, allora perché era in ansia?

Ma soprattutto… Max era passato.

Max era passato!

Si era laureato! 

Era andata!

Era diventato ufficialmente un barone.

E una volta sposati, sarebbe diventato principe consorte.

-Sacre bleau! Sei laureato!- esclamò, sconvolta.

Era un evento che desiderava così tanto che non riusciva a credere fosse davvero lì, nel presente.

-Sì, Veronika! Sono laureato. Anche se la prossima settimana dovrò andare all’università a recuperare il certificato, risolvere tutte le questioni burocratiche rimaste in sospeso, e registrare i risultati, ma… sì, sono laureato. Ce l’abbiamo fatta!- Max la rassicurò, con un grande sorriso.

Fu come se un enorme peso fosse stato tolto dal petto di Veronika.

Per la prima volta da cinque anni, si sentiva davvero sicura, rasserenata,  certa che il lieto fine che da sempre bramava con Max fosse ormai alla sua portata, e niente poteva portarglielo via.

-Ce l’abbiamo fatta!- esclamò, non trattenendo la sua gioia, saltandogli addosso e cingendolo in un abbraccio che lo fece ruzzolare a terra nel prato verde.

Ridacchiando, Max la strinse.

-Veronika… io…- iniziò a dire, con tono piuttosto serio, iniziando a sciogliere l’abbraccio per rimettersi in piedi.

-Max, ci sposiamo?!- colta dalla foga del momento, Veronika prese le mani di Max e gli fece una proposta che voleva fare da anni, guardandolo dritto negli occhi.

Il suo entusiasmo però iniziò a scemare quando vide Max sgranare gli occhi, e irrigidirsi appena, fissandola sconvolto.

Oh no! Aveva forse detto qualcosa di sconveniente?

Ma era nell’aria da sempre! Per certi versi non c’era neanche del tutto bisogno di chiederlo. Veronika sapeva che una volta laureato, si sarebbero sposati. E stavano aspettando da così tanto che non riusciva più a trattenersi.

Ma forse avrebbe dovuto studiare meglio la proposta, farla in un momento migliore, e non così impulsivamente. Chiederlo con parole scelte con cura. Le aveva anche provate allo specchio, qualche volta.

Lei non era neanche così impulsiva.

Ma era così felice di avere la possibilità di sposare Max… era uscito fuori senza che lo potesse controllare.

-Scusa… sono stata troppo irruenta? È che sono così felice che sei passato… forse avrei dovuto chiederlo con più contegno- si allontanò appena, mettendosi nuovamente seduta dritta, e controllando in giro che non ci fossero paparazzi che potevano aver scattato foto troppo rivelatrici.

Stranamente però non aveva visto nessun flash, quel giorno.

-No! No…- Max iniziò a rassicurarla, ma a Veronika prese nuovamente il panico.

-Non vuoi sposarmi?!- fraintese, con il cuore che era nel pieno di una montagna russa.

-No! Cioè sì! Cioè… ovvio che voglio sposarti, Vero. Sei l’amore della mia vita, solo che… volevo… chiederlo… io?- Max ammise, grattandosi il collo un po’ a disagio ma sempre con un enorme sorriso.

-Volevi chiederlo…?- di nuovo, le parole ci misero un po’ a registrarsi nella mente di Veronika.

E poi, tutti i pezzi del puzzle si incastrarono nella sua mente, facendole vedere il quadro completo.

Il nervosismo di Max, il suo evitare di parlare dell’università, la giornata completamente perfetta.

Max aveva intenzione di… aveva fatto tutto quello per…

Si portò le mani alla bocca, inspirando bruscamente.

Il suo cuore aumentò esponenzialmente la frequenza del suo battito, questa volta non per ansia, o tensione, o paura, ma solo per pura emozione, amore e commozione.

-Okay… non era esattamente questo il piano, ma trovo che sia super adorabile comunque. Veronika…- Max si mise in ginocchio, e tirò fuori dalla tasca una scatolina dalla forma inconfondibile.

-Oh… Max…- Veronika era senza parole. E sicuramente era meglio se non continuava a parlare, se non voleva rischiare di rovinare maggiormente il momento.

-Mi ero preparato un bel discorso con tante metafore sui fiori e… era piuttosto bello, in realtà, ma l’ho completamente dimenticato al momento…- Max fece una risata nervosa, e poi aprì la scatolina, rivelando un anello meraviglioso. Un cerchio di argento scolpito come un piccolo rampicante con al centro un grosso diamante circondato da diamanti più piccoli a formare un fiore simile a una camelia.

-La cosa più importante è che… da piccolo vedevo i cartoni animati e leggevo libri di fiabe piene di principi e principesse. Ma neanche allora non mi sarei mai sognato che un giorno il futuro mi avrebbe riservato l’onore di conoscere e di amare una vera principessa. E non lo dico perché sei una principessa, ma perché la tua dolcezza, la tua forza, la tua intelligenza e il tuo cuore sono così meravigliosi che sembri uscita da una fiaba. Ti amo dal primo momento che ti ho vista, ti ho amato in ogni veste in cui ti ho conosciuto, e so che ti amerò per tutta la vita. Quindi, Veronika Laura Krone, principessa di Agaliria, vuoi sposarmi?- il discorso era incerto, la voce di Max leggermente tremante, e si spezzò nel finale. I suoi occhi erano velati di lacrime di commozione, e aveva il sorriso più grande e lo sguardo più innamorato che Veronika avesse mai visto sul suo volto.

Veronika sapeva che se avesse provato a parlare in quel momento sarebbe scoppiata a piangere, e dovette fare ricorso a tutta la propria dignità e autocontrollo di principessa per stabilizzare abbastanza la voce da rispondere.

Dopo una dichiarazione d’amore così meravigliosa, non poteva essere da meno nel dichiarare tutto l’amore e la devozione che provava per l’uomo davanti a lei.

-Maximilian Sleefing, Barone di Tormilani, non esagero quando affermo che conoscerti ha rivoluzionato completamente la mia vita. Stavo scappando da qualcosa che non riuscivo a definire neanche a me stessa, e ho fatto numerosi errori mentre cercavo di ritrovarmi, ma non mi pento di nessuno di questi errori, perché mi hanno portato da te, e…- Veronika prese un profondo respiro -…credevo che un giorno un principe azzurro sarebbe venuto con il suo cavallo bianco a portarmi via da una fortezza tetra e solitaria, ma ti mi hai insegnato a vedere la bellezza in ogni piccola cosa, anche quella che appare più triste, o pericolosa, o negativa. Ti amo, Max, ti amo così tanto che non so cosa dire tranne che è ovvio che io voglio sposarti, e passare tutta la mia vita al tuo fianco- Veronika porse il dito, e Max vi mise l’anello, sempre senza staccare neanche per un attimo lo sguardo da quello di Veronika.

Suggellarono la promessa d’amore con un bacio al sapore di lacrime, ma non erano salate, bensì dolci come il miele, perché venivano dall’amore e dalla gioia di quel momento perfetto.

…okay, erano salate, ma comunque Veronika le sentì dolci.

Poi si abbracciarono per un tempo che parve breve e allo stesso tempo lunghissimo.

-Ho rovinato tutto, vero?- Veronika ruppe il silenzio dopo qualche minuto, osservando l’anello senza riuscire a smettere di guardare tale perfezione.

Doveva ancora realizzare del tutto ciò che era appena successo. Non credeva che nella vita si potesse essere così felici.

-Non potrai mai rovinare niente, Veronika- le assicurò Max, dolcemente, stringendola più a sé.

-Dobbiamo andare a dirlo a tua madre! Pensi che approverebbe? Aspetta, hai deciso di andare a visitarla dopo pranzo perché volevi dirglielo a proposta fatta?- chiese Veronika, riferendosi alla statua della madre di Max, che visitavano sempre ogni volta che andavano in quel giardino. Di solito era la prima tappa. Pulivano la targa, toglievano le erbacce e in generale porgevano i loro saluti.

Veronika ancora ricordava la prima volta in cui erano andati lì, quando era sotto le sembianze di Manny, e avevano passato un appuntamento molto importante. Era stato il momento in cui Veronika si era resa conto che quello che provava per Max sarebbe diventato quasi certamente un sentimento profondo, sincero ed eterno.

E infatti eccoli lì, cinque anni dopo, ufficialmente fidanzati.

-Mi conosci davvero bene- sussurrò Max, con una risatina.

Non riusciva a smettere di sorridere. 

Nella sua visione, era stata la proposta di matrimonio più bella dell’universo, imprevisti e tutto.

Sempre meglio di quella di Mirren e Felix, in ogni caso. 

-Non abbastanza bene, però. Mi sento così ridicola ad aver pensato subito al peggio- Veronika seppellì il volto tra le mani, ma non riusciva neanche lei a smettere di sorridere, imbarazzata ma anche molto divertita.

La sensazione dell’anello a contatto con il suo viso e tra le sue dita la fece sorridere ancora di più.

Erano fidanzati!

-Sei una principessa. È il tuo lavoro- la rassicurò Max, dandole un bacio sulla fronte -Allora… ti va il dolce? Abbiamo la torta caramello e cannella che volevo usare per farti la proposta, e i biscotti di Roelke… cioè… i tuoi biscotti- Max sciolse l’abbraccio, anche se non completamente, e indicò il cibo rimasto da consumare.

-Fortuna che li ha fatti Roelke i biscotti o avrei rovinato la proposta ancora di più- Veronika iniziò a ridacchiare quasi istericamente, sdraiandosi a terra in maniera poco signorile. Ma era sopraffatta da tutto.

In senso positivo, ma comunque sopraffatta.

Max le si sdraiò accanto.

-Scusa se non ti ho detto subito che ero passato, ma volevo farti una sorpresa- mise in chiaro ciò che era rimasto in sospeso.

Non serviva che si scusasse, Veronika l’aveva capito. E lo trovava dolcissimo.

-Scommetto che hai anche cospirato con mio padre- suppose, pensando a come suo padre non le avesse detto nulla quando lei aveva chiesto.

-Non direi cospirato, ma… sì, ho chiesto un favore, e la sua benedizione, come si confà ad un nobile del mio rango- spiegò Max, in tono formale.

Veronika ridacchiò più forte.

-Quindi il re in persona approva?- chiese per stare sicura.

-Faremo un annuncio ufficiale quando torneremo ad Agaliria, dopo la cerimonia di laurea- annuì Max, che aveva programmato ogni cosa nei minimi dettagli, per non dare problemi a Veronika e permetterle di godersi il momento senza pensieri negativi.

-Veronika Laura Sleefing…- mormorò Veronika.

Era un nome che aveva scribacchiato nei fogli di carta e ripetuto a mente più volte, ma faceva tutto un altro effetto messo così.

-Maximilian Krone- sussurrò Max, prendendo la mano con l’anello e sorridendo più ampiamente anche lui.

-Pensi che i paparazzi ci daranno qualche foto se glielo chiediamo per favore? Mi piacerebbe avere dei ricordi di questo momento- Veronika si strinse a lui, chiudendo gli occhi e cercando di imprimere ogni dettaglio di quanto accaduto. Sarebbe stato un ricordo importante per tutta la sua vita. Da raccontare a figli e nipoti, compreso l’imbarazzo.

-Temo che Clover abbia allontanato ogni singolo paparazzo dalle nostre tracce. Volevo che fossimo soli in questo momento importante. Ma… le ho chiesto di fare un video per darcelo poi come ricordo- spiegò Max, facendola sorridere maggiormente.

-Mi avvalgo della libertà di venderlo al miglior offerente quando la notizia sarà trapelata- arrivò una voce familiare dai cespugli, facendo sobbalzare appena Veronika, che non se l’aspettava così all’improvviso, anche se forse avrebbe dovuto.

-Grazie Clover- la ringraziò, con un cenno nella sua direzione.

-Sempre in prima linea per mio fratello e mia cognata- rispose lei, prima di tornare invisibile.

-Che dolce, si è commossa anche lei- commentò Max, che la conosceva bene e aveva notato un leggero tremore nella sua voce.

-Non vedo l’ora questa sera di dirlo a tutti- Veronika osservò nuovamente l’anello, e poi si alzò per servire i dolci per lei e Max.

-Sarà senza ombra di dubbio il compleanno più bello della mia vita- Max fece altrettanto. Veronika sorrise notando la scritta sulla torta.

-Sarebbe ancora meglio se ci fosse anche Denny- commentò, un po’ tra sé.

Il sorriso di Max si fece leggermente più malinconico.

-Già… ma magari riesce a passare prima che partiamo per Agaliria- provò a suggerire, ottimista.

Veronika non ci credeva molto, ma provò ad essere ottimista a sua volta. Non voleva rovinarsi l’umore.

Perché quello era sicuramente uno dei momenti più belli della sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

È o non è la proposta di matrimonio più tenera dell’universo conosciuto?!

Godetevi Max e Veronika finché potete… ve lo dico da amica.

Per ora comunque le cose stanno andando bene.

Anche a Diego e Clover le cose vanno bene, anche se non si prevedono proposte di matrimonio, per il momento.

E la nostra unica coppia sposata (tra i principali) sembra aver chiarito, e hanno deciso di andare in terapia.

Devo confessare che sto cambiando alcune trame in corso d’opera, quindi non è solo a causa della mia incapacità di essere costante che ci metto tanto ad aggiornare, ma ho anche le idee non completamente chiare. 

Comunque il punto di arrivo resta sempre lo stesso, ovvero quello del prologo, e spero che i cambiamenti possano rendere la storia migliore.

Un altro dei motivi che mi fanno aggiornare con meno frequenza nonostante mi sia finalmente laureata (yeee) è che ho aperto un canale youtube. Niente di ambizioso, parlo solo di cinema, libri, qualche gameplay a caso, e in generale parlo di cose che mi piacciono. Conto anche di fare video sulle mie storie, magari su The Sims, o audiolibri, quindi se siete curiosi, magari passate: Youtube.

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate il ritardo, grazie della lettura, un bacione e alla prossima :-*

   
 
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