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Autore: lmpaoli94    11/04/2023    0 recensioni
Il fuoco del buio illuminava le sterpaglie di un luogo rimasto silenzioso per troppo tempo.
Eppure quelle luci misteriose si andavano a confondere tra le grida di quelle persone che credevano impossibile tali torture.
Eppure tutto ciò era reale agli occhi di un bambino innocente quando scoprì suo padre uccidere un nemico di vecchia data proprio nelle Sale segrete del Castello dei Corvino.
Un silenzio rotto dal dolore che nessuno poteva sopportare.
E nel mentre in tutti quegli anni si andava a mescolare tale infanzia rovinata da quell’atto abominio,, Il piccolo bambino non ebbe mai il coraggio di confessare a nessuno quello che aveva visto, nemmeno al suo miglior confidente.
Si perché non poteva fidarsi di nessuno e mentre con il passare degli anni cresceva e il regno di suo padre era ancora avvolto dal terrore, quella stessa famiglia si preannunciava a mettere fuori le sue pretese verso un momento di pace che non sarebbe mai arrivato, soprattutto se nel centro di questa storia albeggiava una vendetta che non trovava nessuna conclusione in quella storia ancora agli albori di essere raccontata.
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giovanni era solo, proprio come sua madre.
Manifestando il funesto rabbrividire di sottostare al volere di un uomo odiato per le sue cruente e specifiche forze rivolte al dolore più profondo dopo la morte di una madre dove l’anima di un figlio non era riuscito a trovare la pace, il giovane Giovanni si apprestava a fissare un orizzonte tanto silenzioso mentre tale presente era disturbato da un capriccio imprevedibile di un Re che si apprestava a lavare il sangue del suo tradimento con l'uccisione dell’unico erede di tale castello.
< Alecu, perché osate disturbarmi? Domandò Giovanni in quella che era rimasta la sua unica stanza privata.
< Perdonatemi, mio principe. >
< Io non sono il principe di questo castello > lo interruppe subito l’uomo < Io non appartengo a questo castello. Non più ormai. >
< Mio principe, sono passati molti anni dalla morte di vostra madre. Non siete ancora riuscito a superare il dramma? >
< Come posso superare il dramma della morte dell’unica persona che amavo davvero sapendo che il suo assassino è il padrone di questo castello maledetto e aleggia intorno a me senza che io posso fermarlo? Come ti sentiresti tu, inutile cavaliere che con tali parole osi offendermi, dinanzi a tale impotenza? >
< Io, mio principe, devo rimanere fedele a tutti e due… >
< Lo so bene. Solo perché tu hai paura di morire e che la tua testa rotoli in mezzo alla piazza di questo castello. >
< No. Non è assolutamente vero. >
< Pensi che io sia stupido?! > gridò inviperito Giovanni prendendolo per il collo < O tu decidi di stare dalla mia parte, oppure ai miei occhi sei solamente una nullità. >
< Principe, vi prego… >
< Io non prego proprio nessuno, farabutto di un cavaliere. Mia madre è morta. E questo non è affar tuo. Se oserai parlare di lei in mia presenza senza il mio permesso, sarò io che farò rotolare la tua testa su questo dannato pavimento bruciato dall’ardore e dalla forza di un drago che ha maledetta questo posto insieme a colui che credevo mio padre. >
Alecu non riusciva più a riconoscere quel giovane ragazzo tanto serio quanto intraprendente.
La sua ira stava andando sempre di più fuori controllo mentre gli ordini imperterriti di Re Vàlos andavano a mischiarsi in quell’attrito che Giovanni non poteva assolutamente negare e che tale dolore per un prossimo faccia a faccia, avrebbe ardito ad uno scontro tra un drago e un essere umano emanando una leggenda che ai suoi occhi sarebbe stata tramandata nei secoli avvenire.


Lo sguainare di una spada verso quel silenzio risuonava nelle sale del castello
Giovanni brulicava di vendetta.
Una vendetta che non poteva continuare a tacere ma che doveva urlare a quel suono troppo taciturno che doveva scrivere la parola fine.
Il giovane principe trovò suo padre intento a bere un bicchiere di vino rosso.
Vino che ai suoi occhi era il sangue di tanti innocenti che si erano scontrati con quell’uomo tanto spietato quanto crudele.
Giovanni fece un respiro profondo prima di fondare quella porta che trovò incredibilmente aperta.
Fissò ancora quell’uomo in attesa di sapere chi avrebbe fatto tra i due la prima mossa, ma alla fine non dovette aspettare molto.
< Ti stavo aspettando, Giovanni… Un attesa che dura ormai da più di dieci anni. Da quando hai visto quell’uomo morire dinanzi ai tuoi occhi. E da quando la tua rabbia e la tua voglia di rivalsa nei miei confronti si va a mischiare con quella tua voglia di uccidermi… Quello che adombra nella mia mente è questo: perché tanto astio nei miei confronti? Che cosa ti ho fatto di male? >
Giovanni fu come adirato da quella domanda, come se la sua rabbia potesse esplodere da un momento all’altro.
< Davvero non lo sapete, padre? Davvero non sapete che mi avete portato via l’unica cosa che davvero amavo? >
< Se ti stai riferendo a tua madre, ti confesso che il suo dolore e la sua ostinazione nel potermi controllare, era diventato troppo per me. Io sono il re di questo posto e le mie parole sono leggi. Non permetto a nessuno di mettermi i bastoni tra le ruote o infangarmi. La mia dignità va ben oltre i miei doveri di buon uomo. >
< Un buon uomo che voi non siete mai stato, padre. >
< Pensala pure come vuoi, figliolo. Ma se vuoi davvero essere l’erede di questo castello e di tutti i suoi territori, devi conoscere le ombre che ne derivano. >
< La forza bruta non è sempre la risposta a tutto, padre. Ed è giunta l’ora che voi lo capiate. >
Giovanni teneva in mano la sua spada con forza bruta mentre la sua mano sudava freddo.
Era inerme dinanzi a quegli occhi di ghiaccio che suo padre iniettava nella sua anima.
Fermarsi dinanzi a quelle profondità e al suo dovere, vorrebbe dire fallire e morire all’istante.
< Molti dei miei sudditi credevano e credono tutt’ora che io possa mischiare il mio potere di essere umano alla magia nera. Ma sono le nostre azioni a poter mischiare tale leggenda che non trova niente di fondamento… Ma quello che mi interessa in questo momento è capire tutto il tuo sangue freddo. Voglio capire dove le tue azioni possono spingerti. >
< Sapete bene di cosa sono capace, padre. >
< No, figliolo. Non lo so. >
Giovanni credeva che tali parole fossero solo una trappola per confonderlo.
Non poteva distogliere quello sguardo da suo padre e temeva una specie di rivolta nascosta e di gioco mentale che l’avrebbe potuto distruggere per sempre.
Ma più la conversazione con suo padre andava avanti, più capiva che in fondo non avrebbe mai ucciso il suo unico erede.
Voleva solo capire dove si fosse spinto.
Per il bene della sua quiete anima.
Per acquietare quello spirito di vendetta che ormai lo stava mangiando dentro.
< Dovete smettere tutto ciò. Il vostro sangue andrà per sempre ad intaccare la mia anima. Lo so bene. >
< Vaneggia quanto ti pare, Giovanni. Ma se le tue azioni sono condotte dall’odio, è inutile continuare a parlare. Trafiggimi, se è questo quello che vuoi. >
Ma nemmeno Giovanni sapeva cosa fare.
Il suo istinto aveva deciso di colpirlo, ma il suo cuore e le sue vere intenzioni lo avrebbero dipinto come un assassino, cosa che non voleva essere ricordato.
Voleva solo essere ricordato che era spietato in battaglia, come un degno erede di quella casata di Romania doveva riecheggiare nei libri di storia.
Ma tale storia veniva riscritta in quell’ignota stanza che solo i due uomini erano artefici del loro destino.
< Giovanni, non dirmi che hai paura… Cosa ti ho insegnato nel corso di tutti questi anni? A essere forse un vile codardo? Tanto so che non aspetti altro che colpirmi. >
< Mi volete spingere così in alto? >
< Voglio spingerti per quello che sei veramente, figliolo: un soldato fiero del tuo nome e un assassino a sangue freddo. >
< Voi padre non mi conoscete affatto. >
< Ti prego di non dire stupidaggini e di non aspettare oltre. Un altro nemico diverso da me ti avrebbe già ucciso senza preamboli. >
< Mi sarei difeso egregiamente, padre. Io so combattere e difendermi. >
< Allora difenditi da questo. >
Sguainando improvvisamente la sua spada, il Re cercò di colpire a morte suo figlio con un attacco che il principe sfiorò all’ultimo istante.
Giovanni sembrava con le spalle al muro, ma venendo solo ferito lievemente, buttò suo padre a terra disarmandolo e spingendolo di fronte al bancone della sua stanza dove si ergeva un panorama nella nebbia più fitta e da un silenzio surreale.
< Molto bene, figliolo. Adesso mi hai disarmato. Io sono finito. >
< Sarà la tua arroganza e la tua vile dignità ad ucciderti. La tua cattiveria verrà solo soffocata dal silenzio. >
Con gli occhi iniettati di sangue, Giovanni prese per il collo suo padre spingendolo ancora di più verso il precipizio.
Il re non vedeva l’ora che suo figlio potesse compiere quell’atto, per capire davvero ciò che il suo stesso sangue si sarebbe spinto.
< Placa la tua vendetta! Spingimi verso la morte! >
< E’ davvero quello che volete padre? >
< Te l’ho detto fin dall’inizio, figliolo. O tu mi uccidi, o ti taglierò questa mano in cui tu mi stai impugnando. >
< E come pensi di fare? >
Improvvisamente, lo sguardo del Re su fece più corrucciato mentre il male si impadroniva della sua anima.
Il re cercò di mordere con brutalità quel braccio che lo teneva fermo e il sangue del figlio che rifluiva sul pavimento del castello, non fermò tale resistenza.
Giovanni non riusciva più a riconoscere il padre, trasformatosi in una creatura improvvisa dedita alle forze del male e ad una leggenda che nessuno mai avrebbe potuto spiegare.
Lo sguardo vampiresco e brutale spinsero Giovanni a buttarlo nell’ignoto della morte sotto la nebbia incessante che ricopriva il Castello dei Corvino.
Giovanni sembrava interdetto da quell’immagine di un padre rimasto fino ad allora sotto il suo stesso tetto mischiato da una leggenda di sangue che finalmente era stata spezzata per sempre mentre il silenzio di un futuro ignoto aveva colpito l’immagine di un principe che sarebbe vissuto sotto le macchie di un passato troppo indelebile da essere cancellato.
un presente brulicato dal fuoco di un drago misterioso tanto forte quanto invisibile, mentre il castello brucia tra le ombre del male e la sua leggenda verrà sempre scritta da quel tempo in cui il fuoco e il sangue non può cancellare un passato tanto nefasto quanto oscuro.

   
 
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