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Autore: crige    12/04/2023    1 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ogni tanto quei momenti arrivano.
E non sai mai come, quando o perché.
O forse lo sai ma è troppo comodo poterlo negare.
Semplicemente arrivano e ti travolgono.

Un giorno ti svegli e non senti più niente.
Sei come svuotato dentro.
Svuotato di sentimenti, di emozioni, di sensazioni.

Non provi dolore.
Non provi sonnolenza.
Non hai fame.
Niente ti scaturisce una reazione.

Compi la tua routine giornaliera senza che nulla ti faccia effetto.
La canzone che il giorno prima ti faceva sempre muovere un piede a ritmo, di colpo non ti smuove niente.
Ti potrebbero mettere davanti il tuo piatto preferito eppure saresti in grado di rifiutarlo.
Perché neanche il profumo ti farebbe alzare la testa.

E' difficile respirare.
E' difficile alzarsi dal letto la mattina.
E' impossibile dormire la notte.
Ti rigiri e rigiri tra le lenzuola, ma il sonno non arriva mai.

Una bambola vuota.
Ecco come ti senti.
Una bambola vuota che qualcuno muove al posto tuo.
Che qualcuno si prende la briga di animare.

Ti manca l' aria.
Per giorni e giorni.
Vorresti semplicemente chiudere gli occhi e lasciare che le cose vadano avanti da sole.

Non senti più niente.
E lo sai che è così.
Ti accorgi che è così.
Ed è questo che fa più male.
Il saperlo e non poterci far niente.

Non senti più niente.
La musica va avanti da sola.
La vita scorre come dovrebbe.
Ma tu rimani fermo.

Non senti più niente.
Poi due occhi si posano nel tuo sguardo.
Un tamburo in lontananza torna a scandire il tempo.
E tu di colpo ti ricordi di respirare.









Stamattina mi sono svegliata con una strana sensazione addosso.
Un peso in fondo alla bocca dello stomaco.
Un flebile ronzio.
Così ho deciso di andare a correre.

Mi sono alzata e vestita.
Ho dato un bacio ad una Erica profondamente addormentata.
Ho bevuto un caffè e sono uscita.

Come al solito avevo i Coldplay nelle orecchie.
Ad un volume indecente.
Come se la prospettiva di rimanere prematuramente sorda non mi toccasse minimamente.
Cercavo di mettere a tacere quella strana sensazione.

Mi sono addormentata malissimo.
Assorta nei pensieri.
Stavo fantasticando su come sarebbe se Francesca rimanesse qui.
Se non ripartisse.

Ho immaginato barbecue in giardino tutti insieme.
Uscite a quattro con lei e Alessia.
Gite al mare.
Dio, potrei perfino comprare una barca.

Ho immaginato a come sarebbe tornare a trovarla ogni volta che ho bisogno.
Vorrei davvero averla constantemente nella mia vita.
Non voglio tornare ad aver timore di scriverle per paura di non ricevere risposta.

Ecco, stavo pensando a tutto questo mentre correvo.
Ho chiuso gli occhi solo un attimo.
Giusto un secondo, lo giuro.
Eppure, eppure è bastato a non vedere la macchina che stava arrivando.

Ho saltato all' ultimo secondo e rotolato sul cofano.
Sono caduta poi sull' asfalto bollente atterrando sulla spalla.
Ho sentito distintamente l' osso uscire, ma non rientrare.
Ho battuto poi la testa e a quanto pare devo aver perso i sensi.

E adesso, sdraiata su questo letto di ospedale persa a fissare il soffitto bianco, penso che avrei dovuto dar retta a quella sensazione che sentivo stamattina.
Forse avrei evitato di uscire di casa.
Forse me ne sarei rimasta a letto con Erica..

Erica...
La sto sentendo distintamente urlare fuori dal pronto soccorso almeno da dieci minuti.
Ma non ho le forze per aprire bocca.
La testa mi scoppia.
Le orecchie mi fischiano.
Vorrei solo dormire...

-Signorina Santoro- un' infermiera mi scuote delicatamente la spalla sana -resti con me, non si addormenti- sorride gentile -abbiamo chiamato sua madre, sta arrivando-

Vorrei rispondere ma non ci riesco.
Perché Erica non è qui accanto a me?
Perché non la lasciano passare?
Vorrei qualcosa per questo mal di testa.

-Le aumento la morfina- la ragazza sembra leggermi nel pensiero -è stata fortunata. Non ha riportato grossi danni. Se la TAC non mostra nulla di preoccupante, domani potrà già tornare a casa- m' informa.

Non mi ricordo molto dei momenti dopo l' impatto.
Continuavo a perdere conoscenza.
L' unica cosa che ricordo chiaramente è il povero vecchietto che mi ha investito.
Deve aver avuto una gran paura.

-Tesoro!- mia madre irrompe nella stanza come una furia -come stai? Che diavolo è successo?- 

-Un signore anziano non l' ha vista sulle strisce- risponde per me l' infermiera -tranquilla signora, sua figlia sta bene-

-Oh, Ele- mi si porta vicino stringendomi una mano -mi hai fatto prendere un infarto- sorride -che ne dice di far entrare quella ragazza là fuori prima che uccida qualcuno?- chiede ironica alla ragazza nella stanza con noi -sono molto sicura che presto farà una strage-

L' infermiera annuisce per poi lasciarci da sole.
Mia madre si siede sulla sedia vicino al mio letto.
Prende ad accarezzarmi i capelli.

-Speravo di non vedere un ospedale per almeno un po' di tempo- scuote la testa, sorridendo -tuo padre sta arrivando. A Francesca non abbiamo detto niente- m' informa -è inutile spaventarla, dato che stai bene-

L'unica cosa che riesco a fare è annuire.
Chiudo gli occhi beandomi delle carezze di mia madre.
Quasi non mi ricordo quando è stata l' ultima volta che mi ha coccolato così.

-Amore!- 

Erica corre verso il mio letto, spingendo di lato l' infermiera che l'ha accompagnata.
Ha il respiro affannato e gli occhi lucidi.
Deve aver pianto.

-Quelli stronzi là fuori non mi hanno lasciato passare! Hanno detto che non essendo un parente non potevo vederti o sapere come stavi- trattiene le lacrime, abbassandosi per lasciarmi un bacio su una guancia -ho provato a dire che sono la tua fidanzata, ma a quanto pare non conta niente!-

Poggia la testa sul mio petto scoppiando a piangere.
Sono completamente inerme mentre la vedo scuotersi dai singhiozzi.
Mia madre le passa una mano sulla schiena cercando di calmarla, invano.

-Sto bene- riesco a sussurrare infine, dopo quelle che mi sembrano ore -se la tac è a posto domani mi dimettono- cerco di sorridere, ma con scarsi risultati.

Mi fa male tutto.
Ogni respiro è una pugnalata al petto.
Ogni suono rimbomba nelle mie orecchie facendomi impazzire.
Vorrei solo chiudere gli occhi e dormire.

-Oh Amore- Erica tira su con il naso, cercando i miei occhi -te l'ho sempre detto che troppa atività fisica ti avrebbe ucciso!- esclama, strappando una breve risata a mia madre e un mezzo sorriso a me -non so che avrei fatto se le cose fossero state peggiori e mi avessero impedito di vederti-

-E' una cosa inaudita!- tuona mia madre -sembra di essere nel medioevo! Stupide leggi del cazzo!-

Rimango stupita di sentire questo tipo di linguaggio uscire dalla bocca della mia genitrice.
Lei che è sempre tutta composta e adeguata ad ogni situazione.
Non mi ricordo neache se l'ho mai sentita usare una parola troppo colorita.

-Va tutto bene- mormoro, schiarendomi la gola -sto bene-

-Sì, ma poteva andare peggio!- mia madre si alza e con lei anche il tono della sua voce -vado a farmi sentire dal caporeparto, anche se non servirà a nulla. Però almeno mi sfogo un po'-

Con quelle parole abbandona la stanza lasciandoci sole.
Erica scuote la testa divertita, portandosi sul letto con me.
Mi avvolge lo stomaco con un braccio attenta a non farmi male.
La sua testa trova posto sulla mia spalla sana.

-Ho avuta paura di perderti oggi- morora, nascondendo il viso nell' incavo del mio collo -non so cosa avrei fatto se ti avessi perso-

-Shhh, non ci pensare- cerco di rassicurarla, stringendo una sua mano e intecciando le nostre dita -sono qui, non vado da nessuna parte-

-E' stato orribile- esclama, come se non mi avesse sentito -mi sentivo impotente! Mi guardavano come se non contassi nulla! Come se non fossi Nessuno! Sono la tua fidanzata, cazzo! Avevo tutto il diritto di venire da te!- 

-Certo che sì- sospiro tra i suoi capelli, quando sento la mia pelle inumidirsi per le sue lacrime -mi spiace, non volevo farti preoccupare-

Crolla un silenzio familiare.
Solo i battiti del nostro cuore fanno da cornice a questo momento.
Non avrei mai voluto farle provare tutto questo.
Non dovevo distrarmi.
Non avrei dovuto permettere a quella macchina di cogliermi di sorpesa.

Non so come avrei reagito io a parti inverse.
Probabilmente non avrei saputo mantenere la calma.
Avrei spaccato tutto e costretto gli infermieri a farmi entrare.
Sarei addirittura arrivata a offrire loro dei soldi.

So esattamente però cosa ha provato Erica in quel momento.
Perché è lo stesso che provai io quando Francesca e Federica ebbero l' incidente.
Mi sono sentita tremendamente inutile.

Ricordo poco di quei giorni.
Di quei momenti ho solo qualche flash.
Però una cosa che ricordo anche troppo bene sono le sensazioni.
Le emozioni.
Ricordo nitidamente tutto quello da cui venni investita.

-Tua madre mi ha detto di non dire niente a Feffe- sospira, tirandosi su -lei e Alessia sono a Milano a prendere le ultime cose dalla vechia case di Ale. Torneranno domani sera-

-Ha ragione- annuisco -non c'è motivo di avvertirla. Vedrai che domani mi mandano via. Ho la testa dura- sorrido, sollevata di vederle fare lo stesso.

-Questo lo so benissimo- soffia, avvicinando il viso al mio -Testona- mormora, facendo scontrare le notre labbra in un soffice bacio -vedi che ho ragione quando ti dico che la mattina mi devi svegliare e salutare prima di uscire?- alza un sopracciglio in un modo che mi ricorda molto mia madre.

-Eh ma poi non riuscirei più ad abbandonare la stanza- dico, poggiandole la mano libera sulla guancia.

-Appunto! Almeno così non ti investirebbe nessuno!- scoppia a ridere, regalandomi poi un altro bacio.

-Ah ecco quale è il tuo maleficio piano!- sorrido divertita -vuoi incatenarmi al letto!-

-Oh, non darmi certe idee Santoro- sussura maliziosa -potrei metterle in pratica-

Scoppio a ridere di gusto.
Risate che mi si spezzano in gola quando una fitta alle costole dolenti mi lascia senza fiato.
Stavo quasi dimenticando dove ci troviamo e perché.

-Tutto bene?- chiede preoccupata, continuando una volta avermi visto annuire -quanto hanno detto che lo devi tenere questo coso? - domanda, indicandomi il braccio bloccato al corpo da un tutore blu.

-Due settimane e poi devo tornare per la visita di controllo- rispondo sospirando -mi hanno dovuto rimettere la spalla a posto in ambulanza- un brivido mi percorre la schiena, ripensando a quel momento -ma non dovrei avere ripercussioni. Mi farò vedere comunque dal medico della nazionale-

-Povero il mio santo torellino- mette il broncio iniziando poi a lasciarmi baci su tutto il viso -si è fatto la bua!-

-Sai che odio quando mi chiami così- sbuffo, roteando gli occhi.

Non mi risponde, limitandosi a tornare con la faccia spalmata sul mio collo.
Mi stringe un po' di più a sé.
La sento sospirare tra i miei capelli.
Un sospiro tremolante carico di lacrime non versate.

So che cerca di farsi vedere calma e tranquilla per non farmi preccupare.
So che invece ha ancora i brividi per quello che è successo.
E so benissimo come continua a sentirsi.

Eppure non sono capace di tranquillizzarla.
Non riesco a trovare niente da dire che possa farla star meglio.
Non ci riesco, perché l' unica cosa a cui penso adesso è a quanto male le avrei fatto se le cose fossero andate diversamente.
E a come mi sarei sentita io a parti inverse.

Poi però un pensiero mi balza in testa.
In realtà una cosa possiamo farla.
Certo, non servirebbe a impedire le cose brutte, ma almeno non ci ritroveremmo da sole su di un letto di ospedale.
Almeno non ci impedirebbero di vedere la persona che amiamo.

-Sposiamoci- soffio, vedendola poi alzare la testa di scatto.

-Cosa?-

-Sposiamoci- ripeto con più convinzione -andiamo in comune a fare domanda e sposiamoci!-

-Quella botta alla testa deve proprio essere stata forte- 

-Erica- punto i miei occhi ne suoi, stringendole la mano -io ti amo e non voglio che mai più qualcuno ti faccia sentire nessuno! Voglio poter correre da te se ne avrai bisogno e senza che chiunque sia mi dica che non posso farlo. Ti amo e voglio che lo sappiano tutti quanti-

-Oh, Ele, anche io ti amo- balbetta, con le lacrime che spingono per uscire.

-E' un sì?-

-Porca troia se lo è!- urla, buttandomi le braccia al collo, scoppando a ridere.


                                                       ----------

-Sei sveglia?- Mormora al mio orecchio, passando un dito lungo la mia schiena nuda.

Mi limtito ad un mormorio di assenso, lasciando che continui.
Incrocio le braccia sotto al cuscino beandomi delle sue lievi carezze.
Ogni volta, dopo aver fatto l' amore, entro sempre in uno stato di trance.
Quasi surreale.

-Pensi mai a come saranno le cose quando saremo cresciute?-

Mi giro sulla schiena, così da poterla guardare.
Porto gli occhi sulle sue iridi verde smeraldo.
Sorrido di riflesso, come ogni volta che mi specchio in quei manti erbosi.

-Che intendi?- alzo una mano, trovando ad attendermi la sua a metà strada.

-A come saremo- alza le spalle -dopo il liceo, l' università, che lavori faremo..-

-Perché questi pensieri?- le chiedo, vedendola sedersi con la schiena contro la testata del letto e rabbrividendo alla visione del suo seno nudo -è successo qualcosa?- domando cercando di non distrarmi.

-No- sorride, scuotendo la testa -è che stasera a cena Giovanni e Maria parlavano di come sarà vuota la casa quando tu e Ele andrete via e mi sono sentita di colpo triste-

-Come mai?-

La vedo chiudere gli occhi e portare la testa all' indietro.
Passo le dita sulla sua coscia lasciata scoperta dal lenzuolo, in  una sileziosa carezza.
Amo vederla così assorta.
E' semplicemente bellissima.

-Perché odio l' idea di avervi lontane da me- ammette in fine, riportando lo sguardo su di me -chi mi dice che le nostre strade non si divideranno?-

-Fede- mi alzo, portando il viso davanti al suo -lo sai che io e Nene non andremo mai da nessuna parte senza di te-

-Come fai a esserne così sicura?-

-Perché mi manca il respiro quando non ti ho vicina- mormoro, portando una mano sulla sua guancia -noi tre staremo insieme per sempre. Faremo sempre parte della vita l'una dell' altra, indipendentemente da dove saremo-

-D'accordo- annuisce, poco convinta.

Crolla nuovamente un silenzio familiare.
La stringo a me, lasciandole un bacio su una tempia.
Sento il suo cuore battere all' impazzata.

Federica ha spesso questi pensieri ultimamente.
Io invece cerco di non pensare mai a queste cose.
Mi mettono ansia.
E poi, sinceramente, già mi sembra tanto essere arrivata fino a qui, figuriamoci pensare ad un dopo!

Manca ancora un anno di liceo!
Non voglio pensare adesso a cosa succederà.
Voglio semplicemente godermi quello che viene.

-Pensi che Eleonora metterà mai la testa a posto?- domanda, sospirando -anche stasera è uscita con un ragazzo diverso. Mi chiedo cosa ci troverà nel portarsi a letto degli sconosciuti-

-Vedrai che quando troverà la persona giusta, cambierà.-

-Lei ha bisogno di trovare qualcuno che le faccia sentire qualcosa- dice, spiazzandomi.

-In che senso?-

-Lei ha bisogno di sentire. Di trovare una persona che le faccia sentire- risponde, confondendomi ancora di più.

-Sentire cosa?-

-Tutto-





-A che pensi?-

Apro gli occi che manco ricordo di aver chiuso.
Mi scontro nelle nocciole di Alessia che mi guardano divertita.
Devo proprio avere un' aria stupida.

E' da quando Erica e Eleonora sono tornate a casa loro che sono in piedi contro il mobile della cucina.
Una birra in mano e la testa altrove.
Chissà che espressione ho sul viso.

-A questa notizia bomba- sorrido, prendendo un sorso dalla Leffe che tengo stretta tra le dita.

-E...?- m' incalza alzando un sopracciglio e invitandomi a sedermi al tavolo con lei con un gesto della mano.

-Mi è venuta in mente una cosa che mi disse Federica-

-Ti ascolto- sorride, accarezzandomi il braccio una volta aver preso posto vicino a lei.

Avevo completamente rimosso quella conversazione con F.
L' abbiamo avuta in una notte come tante altre.
Una di quelle dove alternavamo la passione alle chiacchiere.
A volte profonde, a volte superflue.

Ricordo che quella sera lei era particolarmente pensierosa.
Non le chiesi da cose fosse dovuta tutta quella ansia.
Immaginai semplicemente che fu innescata da una serie di discorsi avvenuti a cena con i Santoro.
Forse avrei dovuto indagare di più.

-In quel periodo Eleonora andava a letto con un ragazzo diverso a settimana- scuoto la testa al ricordo -sembrava che l' idea di una relazione seria le desse la nausea-

-Davvero?- spalanca gli occhi sorpresa -e brava Santoro!- ridacchia, facendomi cenno di continuare.

-Federica era preoccupata per lei. Si chiedeva se si sarebbe mai stancata di quello e poi disse...disse che Ele aveva bisogno di trovare una persona che le facesse sentire-

-Sentire cosa?-

-E' quello che le chiesi io- le sorrido, dandole un buffetto sul naso -e lei rispose "tutto"-

-Un po' vaga come risposta- si porta un dito al mento, pensierosa -hai capito che intendesse?-

-Sul momento no- scuoto la testa -ma forse ora inizio a capire-

E' un po' che penso a questa cosa.
Avevo semplicemente dimenticato la conversazione con Fede.
Ma non avevo dimenticato il periodo di avventure di Eleonora.
E quando stasera lei e Erica ci hanno dato la notizia del matrimonio, mi è tornato tutto in mente.

Dopo le rivelazioni avute da Nene, ho iniziato a ripensare a molte cose del nostro passato.
E forse alcune hanno iniziato a prendere un senso da allora.
Mi domando come non ho fatto a pensarci prima.

Credo che Ele andasse a letto con quei ragazzi per cercare di tacere almeno per un momento, il malessere che le dava vederla con me.
O per capire cosa sentisse davvero al riguardo.
Per riempire quel vuoto che sentiva dentro.
O più semplicemente per staccare la testa da tutto quello.

Penso che con Antonio fosse più bisogno che amore.
Bisogno di sentire ancora qualcosa.
Bisogno di non stare da sola.
Bisogno di sentirsi amata, voluta, desiderata.
Di avere una via di fuga dal dolore.

Poi è arrivata Erica.
E adesso capisco cosa inendesse Federica.
Eleonora finalmente sente tutto.

Sorrido guardando la bellissima ragazza che ho di fronte.
Non le rispondo.
Prendo una sua mano portandola all' altezza del mio cuore.
Cuore che batte all' impazzata come tutte le volte che è vicina.

-Questo- surrussuro -Federica intendeva questo-

Sorride in silenzio, mentre resta ad ascoltare quel tamburo che batte per lei.
Lascia andare un sospiro tremolante, catturando con la punta dell' indice una lacrima che stava sfuggendo al suo controllo.
Mi lascia un bacio veloce sulle labbra, prima di alzarsi.

La vedo avvicinarsi al mobile della cucina per recuperare un bicchiere.
Si versa un po' d' acqua fresca di frigo, bevendo poi distrattamente.
In fine si appoggia al ripiano dietro di lei, riportando lo sguardo su di me.

-Non abbiamo finito il discorso di prima- 

Quelle parole mi inondano come uno tsunami, risvegliandomi dal dolce torpore che si era creato e sbattendomi di nuovo in faccia la realtà.
Posso sentire quasi chiaramente il mio cuore fermarsi per un secondo.
Avevo quasi dimenticato che tra poco me ne dovrà andare.

-Tra poco più di una settimana te ne vai- aggiunge, prima che io possa dire qualsiasi cosa -e non funzionerà- sorride amara scuotendo la testa -non funzionerà se facciamo finta di non essere lontane, se facciamo finta di poterci vedere spesso o quando vogliamo- la vedo mentre porta gli occhi in alto nel tentativo di non piangere -non possiamo far finta che i messaggi, le telefonate o il vederci su Skype sia uguale al viverci di persona. Ci abbiamo già provato-

-Ma..-

-No, Francesca- m' interrompe alzando una mano -non voglio inchiodarti a me, non voglio che metti in pausa la tua vita per noi, non voglio che rinunci a trovare qualcuno che ti faccia battere il cuore e che ti possa vivere ogni giorno. Non sarebbe giusto e non sarebbe giusto nemmeno per me- punta i suoi occhi nei miei -io ti amo e questo non cambierà, ma non credo che potremmo, che potrei sopportare una storia a distanza-

Assimilo parola per parola e lascio che mi rimbombino in testa per qualche minuto.
Lascio che mi scuotino e che prendando immagine nella mia mente.
Così da riuscire a comprendere appieno quello che mi sta dicendo.
Senza lasciare spazio a fraintendimenti.

So benissimo che ha ragione.
Lo so anche io che non sarebbe giusto ancorarla a me.
E' uno dei motivi per il quale non ho voluto dare un nome alla cosa che abbiamo adesso.

-Una telefonata una volta a settimana- aggiunge, facendomi riportare lo sguardo di nuovo su di lei -così da aggiornarci sulle nostre vite. Certo, sarà difficile all' inizio, ma credo che possa essere un buon modo per abituarci al distacco e per capire come riuscire a trasformare il nostro rapporto in altro che non ci faccia costantemente soffrire-

Mi alzo dalla sedia andandole incontro.
Mi porto di fronte  a lei poggiandole una mano sul viso.
Sospiro quando incontro i suoi occhi.

-Non voglio farti male- soffio sulle sue labbra -andrà bene qualsiasi cosa deciderai per noi-

E lo penso davvero.
L' ultima cosa che voglio è farla soffrire ulteriormente.
Quindi se esiste un qualcosa che pensa possa rendere le cose più facili a me va bene.
Mi sta bene, pur di saperla tranquilla.
O almeno in parte.

-Baciami- sussurra, stringendomi contro di lei.

E io faccio come mi dice.
Faccio scontrare le nostre labbra in un bacio irruento, bisognoso.
Cerco subito la sua lingua con la mia, portando una mano a stringerle il fondo schiena.
La sento gemere nella mia bocca e questo mi regala una cascata di brividi.

-Ti voglio- dice, catturando il mio labbro inferiore tra i denti.

Devo dire che questo suo nuovo lato intraprendente non mi dispiace per niente.
Faccio scivolare i polpastrelli sotto la sua maglietta risalendo lentamente la sua pancia.
Sorrido quando la sento sospirare.

-Ti porto in camera-

-No- esclama, imperativa -qui- mi guarda con lussuria catturando la mia mano libera e portandosela sul bottone dei suoi shorts di jeans.

Alzo un sopracciglio piacevolmente sorpesa, ma non me lo faccio ripetere due volte.
La faccio girare su sé stessa bloccandola contro il mobile dietro di noi.
Geme sonoramente quando un mio morso raggiunge la sua nuca.
Onestamente averla qui di spalle tra le mie braccia, mi regala molto margine di manovra.

Una mia mano torna al famoso bottone di prima, aprendolo.
L' altra corre a stringerle il seno, mentre le faccio scendere quei pantaloncini troppo corti.
Scavalco poi le sue mutandine decidendo di accontentarla.


                                                                ----------


-Oh, Ale, mi stai ascoltando?-

Mi risveglio dai miei pensieri quando Erica mi sventola davanti la sua mano richiamando la mia attenzione.
Sarei una bugiarda se dicessi che ero tutta orecchie.
Perché non lo ero.
Non lo ero per niente.

Cerco di trattenermi dal sorridere sorniona, così da evitare di farla incazzare ulteriormente.
Ma come faccio a stare attenta a quel che dice se le immagini di ieri sera continuano a rimbalzarmi nella testa?
Riesco solo a pensare di voler tornare a casa da Francesca e continuare da dove abbiamo interrotto stamattina.

Mi passo una mano sgli occhi, sospirando.
Nei due anni che siamo state insieme non lo abbiamo mai fatto così.
Mai così.... 

-Allora?- sbatte il palmo sul tavolo della sua cucina, guardandomi scocciata.

-Scusa- balbetto, portando lo sguardo su di lei -che stavi dicendo?-

-Eh no, col cazzo che continuo!- scrocchia le labbra, incrociando le braccia -ora te mi dici a cosa stai pensando con quel sorrisetto del cazzo-

-Quando inizierai ad usare un linguaggio un po' meno colorito?- 

-Forse quando la mia migliore amica si deciderà a prestarmi attenzione- alza un sopracciglio in un modo che mi ricorda terribilmente Eleonora -quindi?-

E' insopportabile quando fa così.
Quando mi costringe a dirle le cose che vorrei tenermi per me.
Perché sinceramente il sesso con Francesca è decisamente una cosa che vorrei tenermi per me.
Specialmente come quello di..

-ALESSIA!- sobbalzo al suo cambio di tono repentino -giuro che ora ti lascio andare una manata-

-E va bene!- sospiro, esasperata, allargando le braccia -stavo ripensando alla nottata di sesso che ho appena trascorso. Contenta?-

La vedo guardarmi sorpresa, prima di aprirsi in una sonora risata.
Rimango ad osservarla scocciata, aspettando che finisca con quel teatrino.
Recupera il respiro, asciugandosi le lacrime agli occhi.

-Giuro che mai avrei pensato di sentir uscire quelle parole dalla tua bocca!- esclama, divertita -tu che sei tutta film romantici e storie d' amore da cinema, dove si fa solamente l' Amore in modo romantico e tranquillo e...-

-Hai finito?- le chiedo, roteando gli occhi al cielo.

-Si, scusa- alza le mani a mo' di resa -mi fa solo strano sentir certe cose da te. T' imbarazzava solamente sentir nominare l' argomento-

-Beh, le cose sono cambiate e devo dire che Francesca è davvero brava ad assecondare i miei desideri-

-Ok, ora basta! Prima che mi perda ad immaginare certe cose e a farmi venire una voglia assurda! Anche perché al momento la mia sexy fidanzata è fuori uso e di fare da sola non mi va- alza le spalle -mi vuoi raccontare o finalmente mi ascolti?-

-Non ti racconto proprio niente, pervertita!- soffio, scoppiando poi a ridere -ma Ele come sta?-

-Se tu prima mi ascoltavi, lo sapresti già!- mi guarda ovvia, sbuffando.

Stamattina mi sono svegliata tra le braccia di Francesca.
Eravamo ancora nude dalla notte appena trascorsa.
Notte in cui sicuramente non abbiamo perso tempo in parole.
Avevamo già parlato troppo.
Non c'era più nulla da dire ormai.

Stretta nel suo abbraccio, mi sono ritrovata a pensare alla nostra storia.
Agli inizi, a come si è interrotta e poi ripresa, ai due anni trascorsi insieme.
E mi sono supita nel constatare che veramente non ci eravamo mai lasciate andare alla passione così.

Credo che Francesca si stesse in qualche modo trattenendo.
Come se avesse costantemente paura di sbagliare qualcosa.
Alla fine io ero alla mia prima esperienza e avevo ancora tante cose da imparare e scoprire.
Forse questa cosa la metteva in un certo senso a disagio.
Non lo so, non gliel' ho mai chiesto.

Avevo intenzione di farlo quando si fosse svegliata, ma poi ha aperto gli occhi.
Ha aperto gli occhi e mi ha guardato in quel modo.
In un attimo tutte le domande che avevo in testa si sono azzerate e ho sentito solo il bisogno di averla.
Eravamo intente a non parlare quando Erica mi ha chiamato.

-Sta relativamente bene- risponde alla mia domanda, alzandosi per farmi un caffè -è stata fortunata. Dovrà stare a riposo per un po' però-

-Beh, male non le fa visto quanto stava lavorando nell' ultimo periodo-

-No, infatti- sorride, porgendomi la tazzina -sono davvero felice, Ale-

E' dall' enorme sorriso che prende vita sul suo volto che capisco che non si sta riferendo alla salute della sua fidanzata.
Stavo quasi per dimenticarmi di quel particolare, troppo presa dalle mie cose.
Eppure è una notizia meravigliosa e io non potrei essere più contenta di così per lei.

-Si vede- le stringo una mano, sorridendole di rimando -avete già una data?-

-La prossima estate- annuisce -così abbiamo tempo di fare le cose per bene-

-Ele che dice?-

-Ah, non l' ho mai vista così tanto presa da qualcosa- ridacchia -ha già pensato a tutto! Ci sposeremo in comune e poi il giardino dei suoi verrà addobbato e sistemato a dovere per banchettare con parenti e amici-

-Sembra meraviglioso- soffio, sinceramente felice -mattina o sera?-

-Sera decisamente- dice prontamente accompagnando quelle parole con un gesto eloquente del capo -sarà bellissimo la sera con tante candele sparse ovunque-

Riesco quasi ad immaginarmelo.
Mi sento euforica io per lei.
Non avevo mai visto la mia amica così raggiante.
Se penso a quanto è cambiata, mi viene quasi da piangere.

L' avevo lasciata che era una ragazzina che pensava solamente a divertirsi e far festa.
E la ritrovo una donna a tutti gli effetti.
Con un lavoro che ama e un matrimonio nel futuro, con una persona meravigliosa al suo fianco.
Sono così orgogliosa della persona che ho di fronte.

-Ti ho fatto venire qui perché ho una cosa da chiederti- abbassa lo sguardo, imbarazzata, torturandosi le mani.

-Dimmi- le sorrido, cercando i suoi occhi -ti ascolto-

-Io, ecco, mi chiedevo se...se tu volessi, ecco, se tu volessi farmi da testimone-

Rimango a bocca aperta totalmente senza parole.
Non ci avevo neanche pensato ai testimoni.
Non mi ero soffermata a pensare a quelle cose.
Ero totalmente concentrata sul fatto che lei si sposasse.

-Mi offenderei se tu non me lo avessi chiesto!- esclamo, balzando in piedi -ovvio che sì!-

Le corro incontro, gettandole le braccia al collo.
Si alza a sua volta, stringendomi a lei.
Iniziamo a saltare  e urlare dalla gioia.
Improvvisiamo un balletto su una musica inesistente, continuando con quello stupido teatrino per diversi minuti.
Fino a qundo non ci giriamo trovando una Eleonora inchiodata sulla porta fissarci con il suo immancabile sopracciglio alzato.

-Immagino che tu le abbia chiesto di farti da testimone e che lei abbia detto di sì- dice, rivolgendosi a Erica -bene, brave, tante belle cose e bla bla bla- si muove nella cucina, cercando di farsi un caffè da sola -ora per favore smettetela con sto baccano che mi sta scoppiando la testa-

Ora che la guardo meglio noto che non abbia proprio una bella cera.
Un enorme cerotto sulla parte destra della testa le copre i punti che le hanno messo per richiudere il taglio che si è procurata sbattendo sull' asfalto.
Ha il viso pallido e due enormi occhiaie fanno da protagoniste.
Il braccio bloccato al corpo da un tutore e qualche graffietto sulle guance.
Deve essere stato un brutto incidente.

-Come stai Ele?- le chiedo, vedendo Erica strapparle la moka dalle mani e constringerla seduta -hai tanto dolore?-

-La spalla va bene- agita la mano con segno di non curanza -deve semplicemente passarmi sto mal di testa e queste fastidiose fitte alle costole. Ma a quanto pare ci vorrà del tempo- sbuffa, passandosi due dita sugli occhi -scusami per prima, non ho dormito molto-

-Tranquilla- le sorrido, rassicurandola.

La vedo rivolgere uno sguardo dolcissimo a Erica, quando quest' ultima le porge la sua tazza di caffè.
Fa sfiorare le dita di una mano con le sue richiamando la sua attenzione.
Erica si porta all' altezza del suo viso, stampandole un bacio in fronte.

-Bevi il tuo caffè e smetti di fare la musona brontolona- l' ammonisce, puntandole un dito contro -ti ricordo che oggi dobbiamo passare dai miei per dargli la bella notizia-

-Proprio oggi?- sbuffa la bionda -lo sai che ci riempiranno di domande, ci costringeranno a rimanere a cena obbligandoci ad ingozzarci perché secondo loro sono sempre deperita!-

-E piantala!- ride l' altra, lasciandole una botta scherzosa sulla spalla sana -adori ubriacarti a tavola con mio padre!-

Assisto a quello scambio di battute con un sorriso ebete sul viso.
Non riesco neanche ad essere invidiosa, perché sono troppo contenta per loro.
Si sono decisamente trovate e fanno bene l' una all' altra.
Raramente ho visto coppie così affiatate.

Rido mentalmente immaginandomi la Santoro a tavola con la famiglia Vaghi.
Classici Toscanacci dalla battuta pronta, rumorosi e grandi bevitori.
E' impossibile essere tristi in loro compagnia.
Sono capaci di ridere in qualsiasi situazione.
Ricordo che pure al funerale del nonno di Erica non riuscivano a stare seri.
Penso che le prime volte con loro, la bionda dovesse sentirsi decisamente fuori posto.

-Francesca?- Eleonora interrompe il flusso dei miei pensieri.

-Non ne ho idea- alzo le spalle -l' ho lasciata stamattina a casa sua, ma non mi ha detto che faceva oggi-

Effettivamente non ho idea di che faccia.
Non ci siamo neanche messe d' accordo sul vederci o meno.
Io oggi pomeriggio ho il corso di fotografia, ma poi sono libera.

-Che ne dite se ci troviamo dopo cena al Danger per una birra?- propongo quindi, recuperando il cellulare per scrivere a Feffe -per le 22?-

-Per noi va bene-



                                                                         ----------

-MA E' MAGNIFICO!-

E' quello che urlano i nostri amici quando diamo loro la bella notizia.
Non ho mai visto sorridere così tanto Eleonora come questa sera.
Nonostante le smorfie di dolore continue, che le procurano le ferite.

Alessandro e Marta hanno intrappolato Ele in un abbraccio stritolante, incuranti dei lamenti di quest' ultima.
Si sono limitatti a scusarsi dopo, chiedendole poi se le avessero fatto male.
E tornando ad abbracciarla subito dopo.

Betta si è offerta di farci da fotografa al matrimonio, lasciandoci letteralmente senza parole.
Lorenzo ha offerto un giro di bevute, dichiarando che era anche l' ora che facessimo questo passo.
Alessia ha ribadito che sarà più che felice di darmi una mano con i preparativi.
E' Francesca che mi preoccupa un po'.

Non ha aperto molto la bocca da quando è arrivata.
Si è limitata a congraturarsi ancora una volta con noi e poi si è stretta nel suo silenzio.
Non ha neanche scambiato due parole con la mia fidanzata.
Il ché è decisamente strano.
Comunque ho intenzione di indagare meglio dopo.

Eleonora non si sbagliava sui miei genitori.
Hanno urlato dalla gioia, stappando subito una bottiglia per festeggiare.
Ci hanno costretto a fermarci per cena e a raccontargli tutto.
Mio padre ha poi fatto assaggiare alla mia bionda la sua collezione di grappe.
Infatti è già abbastanza brilla.

-Ora però ci vuoi dire come mai hai questo aspetto cadaverico?- Lorenzo interrompe i miei pensieri, rivolgendosi a Ele -sembra che ti abbiano investito!-

-Perché è così infatti- soffia lei di rimando -stavo correndo e un vecchio non si è fermato allo stop- spiega sbrigativa -ma sto bene, tranquilli! Con un po' di riposo tornerò come nuova- fa un occhiolino, finendo la sua birra in un sorso.

-Accidenti- mormora Betta, portandosi una mano alla bocca -deve essere stato orribile!-

-Non dirlo a me!- esclamo, sbattendo una mano sul tavolo -quelli stronzi non me l' hanno neanche fatta vedere fino a che non è arrivata Maria!-

-Non ho parole- scuote la testa Alessandro -non capirò mai queste leggi del cazzo-

Torno a rivolgere l' attenzione su Feffe.
Vedo Alessia tirarle una gomitata per richiamare il suo sguardo.
Franceca le sorride lasciandole poi un bacio a fior di labbra.
La vedo recuperare il suo porta-tabacco e dirigersi verso l' uscita del pub.
Decido di prendere le mie sigarette e di andarle dietro.

La scorgo schiena al muro poco distante dall' enorme portone in legno del Danger.
Fuma distrattamente ad occhi chiusi.
Posso intuire chiaramente che c'è qualcosa che la turba.

-Ehi- mi avvicino, accendendomi la cicca -mi dici che hai?-

-Non ho niente- sospira, tornando a rivolgere lo sguardo al nulla.

-Non dirmi cazzate- scrocchio le labbra, poggiandomi al muro nella sua stessa posizione -sei strana-

-Tra poco più di una settimana me ne vado- mormora, in fine.

Immaginavo fosse questo.
Sarebbe stato strano il contrario.
Non deve essere facile per lei.
Non ora che le cose qui sembrano andarle così bene.

-Lo so- soffio, fumando distrattamente -che vi siete dette tu e Ale?-

Si volta di scatto nella mia direzione, scrutandomi.
So a cosa sta pensando.
Sta cercando di capire come faccio a saperlo.
Se è stata Alessia a dirmi qualcosa o meno.

-Non è stata lei a dirmelo- rispondo a quella domanda silenziosa -semplicemente non sono scema- le sorrido -lei sembra più tranquilla, come se si fosse abituata all' idea della rassegnazione e te invece sembri sul punto di voler fuggire lontano senza dire nulla-

-Forse dovrei farlo- getta il mozzicone in terra, rivolgendo lo sguardo ai suoi piedi.

-Lo sai che non puoi- le stringo una mano, facendola tornare su di me -lo hai già fatto una volta e non ti perdoneremmo una seconda- le dico, dura -mi dici che succede?-

-Con Alessia abbiamo deciso che quando tornerò a Londra ci concederemo una telefonata a settimana, che andremo avanti con le nostre vite senza precluderci niente e che troveremo un modo per trasformare il nostro rapporto in qualcos' altro che vada bene ad entrambe-

Rimango molto stupita dalle sue parole.
Alessia stamattina non mi aveva detto tutto questo.
Non mi ha messo al corrente di questa conversazione.
Del resto io manco le ho chiesto come fosse andata a Milano.
Ero troppo presa dal matrimonio.
Ma vedrò di rimediare.

-Oh- soffio, dopo qualche secondo -e..?- la sprono a continuare.

-E io lo so che è la cosa migliore per tutte e due, ma non so se sarò in grado di farcela- ammette, sospirando -non so se riuscirò a starle vicino pur sapendo di non poterla avere-

-Tu la ami?-

-Certo che la amo- risponde, risentita -che domanda è?-

-Se la ami davvero allora dovrai riuscirci. Perché ti renderai conto che averla nella tua vita anche se non come vorresti, è sempre meglio che non averla affatto!- la vedo guardarmi confusa -ti ricordo che Eleonora ti ha dato un esempio lampante di questo. Quindi forse chiedere consiglio a lei potrebbe aiutarti. Non pensi?-

-Sì, forse sì- ammette, dopo qualche minuto di silenzio.

Io le voglio bene, davvero.
Ma non so che cosa si aspettasse quando ha deciso di intraprendere queta cosa con Alessia.
A sto giro sembra proprio la mia amica quella con i piedi per terra.
Quella che ha compreso e capito appieno come stanno le cose.
Quando baciò Francesca fece una scelta, consapevole di tutte le conseguenze.

Ha preso quelle conseguenze e le ha mandate a fanculo.
Perché averla, se pur per un breve periodo, era sempre meglio che fingere e non averla affatto.
E quando Feffe è andata da lei quel giorno e ha ricambiato quella scelta, sapeva benissimo a cosa andava incontro.
Quindi adesso bisogna che apra gli occhi e che sbatta la testa sulla realtà.
Cosa che a quanto pare Alessia ha fatto.

-Ora torna dentro e vedi di comportarti bene con la mia amica- le punto un dito contro -non farla soffrire più del dovuto-

-Sì padrona- afferma, divertita.

All' improvviso si butta in avanti abbracciandomi stretta.
Mi coglie di sorpresa mentre mi stringe a sé, sospirando tra i miei capelli.
Ricambio quella stretta sinceramente stupita.

-Mi sei mancata- mormora al mio orecchio, facendomi commuovere -non ti ho mai ringraziato a dovere per esserci stata quando tutto mi stava crollando addosso-

Si stacca rivolgendomi un gran sorriso.
Rimango totalmente senza parole.
Alessia mi ha detto più volte di quanto Francesca sia dolce, ma non avevo mai capito cosa intendesse fino a questo momento.

-Sì, beh, ora torna dentro Creatini, prima di farmi colare il trucco-

Scoppia a ridere facendo come le ho detto.
La seguo incapace di smettere di sorridere.
Ogni giorno che passa, capisco sempre di più di come Federica potesse essere totalmente pazza di quelle due musone.
Sanno lasciarti indubbiamente senza parole.

Torniamo al tavolo dai nostri amici e li troviamo immersi in un' accesa conversazione.
Stanno parlando di cosa indosseranno al nostro matrimonio.
Scuoto la testa divertita immaginandomi Lorenzo e Alessandro con un completo elegante.
Non ce li vedo proprio!

-Ehi- la mia bionda si avvicina al mio orecchio -dove eri finita?-

-Stavo parlando fuori con Francesca- le dico, donandole una carezza sulla guancia -domani devi parlare con lei, per favore-

-Mi devo preoccupare?- chiede, allarmandosi leggermente -è successo qualcosa?-

-No, tranquilla- scuoto la testa -ma tra poco se ne andrà e ha bisogno di chiederti un consiglio-

-Non me lo ricordare- lascia andare un sospiro triste, chiudendo gli occhi -ero riuscita quasi a dimenticarmelo-

-Come tutti, mi sa- abbozzo un sorriso -ma così ne approfitti anche per chiederle di farti da testimone!-

-Ma lo sa che tanto sarà lei!- ribatte, sbuffando -devo proprio chiederglielo?-

-Sì- ribatto, risoluta -comportatevi come due amiche normali almeno per una volta!-

Scoppia a ridere, richiedendo un bacio che non le nego.
Quando l' ho vista stesa su quel letto di ospedale ho perso più di un battito.
Vederla così inerme mi ha lasciato totalmente pietrificata.

Sono abituata a vederla forte, invincibile.
Certo, con i suoi momenti no come tutti, ma mai l' avevo vista così.
Ho avuto una gran paura di perderla.
Non so che avrei fatto se così fosse stato.

Non riesco ancora a credere che tra un anno diventerà mia moglie.
Mi sembra così assurdo.
Eppure è tutto vero.
Neanche nei miei migliori sogni infantili avrei immaginato tutto ciò.
E invece è reale.
E' reale ed è tutto mio.



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ANGOLO AUTRICE

Sono viva.
Non so neanche se dopo tutti questi anni qualcuno sta continuando a leggere sta storia o lo farà.
Ma ho ripreso a scrivere, certo non so se ne sono ancora in grado, ma credo di avere il dovere di finire questa cosa.
E ho intenzione di farlo.
Non starò qui a divulgarmi troppo.
Siamo quasi alla fine.
Questo capitolo mette dei punti e ci porta verso la chiusura.

Non starò neanche qui a darvi tante spiegazioni, così da non annoiarvi.
Sono a vostra disposizione nel caso voleste ancora lasciarmi un parere, un commento o nel caso vogliate scrivermi in privato.
E' stata dura tornare a scrivere qualcosa.
Spero non faccia troppo schifo.

A presto (sul serio),

C.
  
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