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Autore: crige    21/04/2023    0 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Vi è mai capitato di incontrare una persona che vi mette in crisi?
Una di quelle che diventa un' ossessione.
Un pensiero costante.
Una vera e propria dolce tortura.

Una persona che fa battere forte il tuo cuore.
Che ti attira a sé come una calamita.
Che quando è vicina sprigiona una forza che ti obbliga a toccarla, abbracciarla.
Che ti manda in confusione il cervello.

Una persona che è una perfetta amica, ma una pessima amante.
Ma che non è neanche solo un' amica.
Eppure nemmeno un' amante.
E allora ti chiedi cosa diavolo sia.

Ti piace averla vicino.
Ti piace parlarci.
Perché ti capisce al volo.
E' capace di leggerti dentro come forse mai nessuno.
Ma ti attrae come solo un' amicizia non fa.

E pensavi potesse essere qualcosa di più.
Ma quel qualcosa di più non funziona.
Spezza la magia.
Azzera completamente il rapporto.

Quindi come si chiama tutto questo?
Amicizia o Amore?
C'è una via di mezzo tra le due?

Si dice che tra l' Amicizia e l' Amore c'è la distanza di un bacio.
Ma se quel bacio c'è stato e non ha portato a niente, cosa è?
E cosa è se comunque la voglia, il desiderio di farlo di nuovo rimane?

A volte ci sono legami che non sappiamo spiegare.
Ai quali non sappiamo dare un nome.
Sappiamo solo che Sono, punto e basta.
E questo ci basta.

Ci basta fino a quando continuerà a farci stare bene.
Perché quando trovi una persona così, sarebbe da stupidi mandarla via.
Quindi tienitela stretto più che puoi.
Tienila stretto e fregatene di tutto il resto.
In fondo, un po' di confusione non ha mai ucciso nessuno.






Fisso questo soffitto bianco ormai da ore.
O almeno così credo.
Non so neanche da quant'è che sono sveglia.

Non riesco a dormire.
E' da un paio di giorni ormai che il mio sonno ha dei problemi.
Mi succede sempre quando ho troppi pensieri.
Semplicemente non riesco a mettermi a letto e a staccare tutto.

Quando mi succedeva a Londra mi intrufolavo nel letto di Francesca.
I primi tempi che stava da me la trovavo sveglia quasi tutte le volte.
Non dormiva mai molto.
Mi accoglieva sotto le coperte senza mai fare domande.
Lo apprezzavo davvero tanto.

E' una delle prime cose che mi fecero innamorare di lei.
Il suo non invadere mai il mio spazio.
Lasciarmi i miei tempi, rispettare i miei silenzi.
Su questo siamo molto simili.

Quando la vidi per la prima volta capii già che mi avrebbe stravolto la vita.
Incrociai quei suoi occhi scuri, tristi e impenetrabili e mi trovai estremamente curiosa di sapere cosa li rendesse così.
Cosa la portasse ad essere sempre sulle sue, in silenzio e perennemente con le labbra immobili.
Mai un sorriso, mai una risata, mai una parola per i primi due mesi.
Mi domandai cosa ci fosse dietro tutto quello.

Iniziai a girarle intorno, quasi attratta come i pianeti dal sole.
La invitavo ad uscire con la squadra o da sola con me.
Le feci vedere la città con gli occhi di chi ci abita da sempre.
La portai nei migliori pub e locali.
Ma è quando le mostrai il parchetto nascosto dietro il complesso di case vicino alla mia, che la vidi respirare per la prima volta.


Non ho mai conosciuto una persona così prima d' ora.
Mai nessuno mi aveva rapito come lei.
Mai nessuno mi aveva fatto venir voglia di conoscere ogni sua più piccola sfaccettatura.
Eppure Francesca mi fa venire costantemente voglia di essere una persona migliore.

La osservo fare un passo all' interno del parchetto dietro casa.
A quest' ora di sera non c'è mai nessuno.
Tutti si sono già ritirati all' interno delle loro abitazioni.
Io vengo qui quando voglio stare sola.

Francesca chiude gli occhi, liberando un gran sospiro.
Poi, con mia sorpresa, si sdraia in terra sul prato.
Incrocia le braccia sotto la testa e si perde a guardare il cielo.
Purtroppo, dato l' inquinamento luminoso, le stelle non si riescono a vedere.
La imito stendendomi accanto a lei.

-A che pensi?- mormoro dopo diversi minuti -sei sempre così silenziosa-

Volta il capo così da guardarmi negli occhi.
Mi scruta per un po', per poi sospirare.
In fine riporta l' attenzione in alto.

-Mi manca casa- ammette, dopo un po'.

-Puoi sempre tornaci- alzo le spalle, stranita -nessuno ti obbliga a rimanere se hai capito che Londra non fa per te-

-No, non posso- chiude gli occhi -devo restare qui-

Assimilo quelle sue parole, restando in silenzio.
Non capisco cosa voglia dire.
In fondo non ha ancora niente qui che valga la pena di restare.

Sono tre mesi che è arrivata in città.
Al momento lavora in uno squallido pub vicino al campo da rugby della nostra squadra.
Abita in un mini appartamento con altre persone che non hannno idea di cosa sia l' igiene personale.
Per ora l' unica cosa decente che ha qui siamo noi, è il rugby.
Eppure ancora non ci permette di avvicinarsi quel tanto che basta per farsi conoscere.

Con me ultimamente esce spesso.
E' un mese che riesco a tirarmela dietro nei suoi giorni liberi.
Ma non sono mai riuscita a cavarle più di qualche parola.

-Allora dacci una possibilità- a quelle parole si volta nella mia direzione -giochi con noi da un po' ormai e non sei praticamente mai uscita in nostra compagnia. Non parli con nessuno- soffio, cercando di usare un tono dolce -quelle inglesine del cazzo continuano a dirmi che gli ho mentito! Prima che arrivassi tu, avevo detto loro che noi italiani siamo dei gran chiacchieroni, sempre allegri e di buona compagnia! Invece arrivi te e sei la Regina dei musoni!-

Francesca mi guarda in silenzio per qualche secondo.
Poi, con mia grande sorpresa, si mette a ridere.
Non l' avevvo ancora vista ridere.
Ha una risata così pura...

-La Regina dei Musoni?- mi guarda con un sorriso sulle labbra -è questo che pensano di me?-

-Beh, la colpa è solo tua- sorrido a mia volta -esci con noi domani sera! Andiamo al pub che ci fa da sponsor dopo allenamento-

-Va bene- annuisce.

-Finalmente!- esclamo, facendola ridere di nuovo.

Torniamo a fissare il cielo in silenzio.
Ogni tanto la scruto senza farmi vedere.
Sospiro quando constato che è di nuovo tornata cupa e pensieroa.

-Ilaria?-

-Si?- sobbalzo di sospresa quando mi sento chiamare.

-Grazie per avermi mostrato questo posto-



-Ehi, che ci fai già sveglia?- Lucia mi desta dai miei pensieri, avvolgendomi un braccio intorno allo stomaco -questa aria pensierosa non ti si addice-

Mi lascio scappare un sorriso, stringendomi addosso a lei.
Mi bacia la fronte incrociando le gambe con le mie.
Mette poi una sua mano sulla mia guancia, richiamando il mio sguardo.

-Stavo ripensando a quando ho conosciuto Francesca- la metto al corrente dei miei pensieri -e a quanto mi abbia cambiato la vita-

-Perché ti ha portata qui?-

-Anche- annuisco -ma soprattutto perché ha di nuovo fatto in modo che io mi interessassi alle persone. Che volessi conoscerle davvero e lasciarmi conoscere. Ha fatto in modo che abbassassi le mie difese e riscoprissi quanto sia bello permettere agli altri di avvicinarsi-

-Perché eri una persona cattiva e insensibile?- ride, donandomi un altro soffice bacio sulla guancia.

-No- scoppio a ridere -semplicemente avevo troppa paura di essere delusa di nuovo e ferita-

-E perché con Francesca è stato diverso?- 

-Non lo so- scuoto la testa -sentivo solo che volevo sapere tutto di lei e non mi sembrava giusto che non sapesse niente di me-

E' stato sorprendentemente facile aprirmi con Francesca.
Mai prima di allora mi ero sentita così vicina a qualcuno.
Mai avevo desiderato così tanto di conoscere una persona.
Nemmeno con Samantha mi era successo.

Samantha è stata la mia prima.
Era la mia insegnante di musica.
Dopo lei, è cambiato tutto.
Ma non voglio pensarci adesso.
E' anche grazie a Francesca se sono riuscita a dimenticarla.

-Sai, da come me l'hai descitta quando vi siete conosciute, non era molto diversa da quando la conobbi io-

-Davvero?- domando, sinceramente interessata.

-Sì- annuisce -se ne stava sempre sulle sue. Complice il fatto che con Eleonora ancora non si sopportassero e che all' inizio con Federica si era lasciata-

Questo lo sapevo.
Mi ha raccontato tutto di quando iniziò a giocare per il Firenze.
La signora Santoro le impose di lasciare la squadra di Prato e di iniziare qui.
Forse fu una delle migliori cose che fece per lei.

Francesca mi ha raccontato di come fosse difficile con Eleonora.
Di come fu impegnativo integrarsi in quella squadra.
Ma soprattutto di come era difficile avere Federica così vicino e non avere il diritto di rivolgerle parola.

-Come era lei? Come era Federica?- 

E' da quando ho saputo di lei che ho questa domanda in testa.
Mi chiedo che persona potesse essere per farsi amare in quel modo dalla mia amica.
Per cambiare completamente una persona.
Avrei tanto voluto conoscerla.
Le avrei sicuramente stretto la mano e mi sarei complimentata con lei per il bellissimo lavoro che ha fatto su Francesca.

-Fede era stupenda- sorride al ricordo -era sempre di buon umore, sempre allegra, sempre con la parola giusta al momento giusto ed era veramente bellissima-

-Ah, questo lo so! Ho visto le foto!- esclamo, facendola ridere -non ho mai visto sorridere Francesca come in quelle foto-

-Erano inseparabili- mormora -facevano invidia da quanto erano perfette insieme. Feffe era semplicemente rinata e Fede la guardava sempre con estrema devozione, come se non esistesse nessun' altro al mondo. Ma del resto erano anni che aveva una cotta per lei- ride, coinvolgendomi -non faceva altro che parlare di che giocatrice fantastica fosse e di quanto fosse bella. Ricordo innumerevoli battibecchi tra lei e Eleonora per questo-

-Davvero?-

-Oh, sì- si apre in una nuova risata, facendomi sorridere -se Francesca e Federica erano inseparabili, lei e Eleonora erano gemelle siamesi! Praticamente nate insieme e cresciute una attaccata all' altra. Guai torcere anche solo un capello a Fede! Ele era capace di staccarti la testa!-

-Non mi riesce difficile crederlo- mi unisco alle sue risate, abbracciandola stretta.

Francesca mi ha raccontato più o meno tutto di questo.
Nelle notti insonni nel suo letto ci perdavamo spesso in chiacchiere.
Aveva capito che a volte avevo solo bisogno che lei parlasse e mi distraesse dai pensieri.
E lei lo faceva.
Parlava e mi raccontava.

Mi raccontava di Federica.
Di come loro due e Eleonora passassero praticamente tutto il loro tempo insieme.
Di come il rapporto tra lei e la biondona è diventato così morboso e necessario.
Del momento di depressione dopo la sua morte e di come entrambe siano cambiate.

So praticamente tutto di queste cose.
Eppure, quando parlo con i suoi amici, mi sembra di non saperne niente.
Ogni volta scopro qualcosa di più che non ha voluto dirmi.
Ma in fondo posso capirla.
Chi vorrebbe ricordare tutto quello?

-E Alessia?-

-Allesia cosa?- domanda stranita.

-Come era con lei?-

Non so perché ho ancora questa curiosità.
Me lo chiedevo spesso quando mi resi conto di amare Francesca.
Mi sentivo gelosa di come parlava di lei.
Avevo capito benissimo che non avrebbe mai ricambiato il mio sentimento.
Era ancora completamente persa di quella ragazza.

-Ricordo ancora quando ce la presentò- soffia, mettendosi successivamente seduta -eravamo tutte a cena a casa Santoro e Feffe si presentò con questa ragazzina timida, tutta boccoli e occhioni- si lascia scappare un sorriso -ricordo che a fine serata, quando se ne andarono, scoppiammo tutte a ridere! Eravamo così contente perché non vedevamo Francesca sorridere così da molto tempo-

-E' ancora così- affermo -quella ragazza ha davvero un potere enorme su Francesca-

-Pensi che lei partirà lo stesso?-

-Purtroppo sì- sospiro -Francesca è convinta che sia la lontananza da qui a farla stare meglio-

-E non è così?-

-Lo è fino a quando continuerà a crederlo-




                                                                            **********

Ripenso alla conversazione avuta con Erica fuori dal Danger ormai da due giorni.
Evito Eleonora da quella sera con molta accuratezza.
Ho paura di sentire cosa ha da dirmi.
Ho paura di quello che potrà dire.
Perché non so se voglio ascoltarlo.

Non potrei mai comportarmi come fece lei.
Non sarò mai in grado di stare vicino ad Alessia senza poterla avere.
Non sarò mai capace di stare a guardare mentre si innamora di un' altra.
Al solo pensiero mi sale la nausea.

Ho pensato molto alle parole di Erica.
So che ha ragione.
Sapevo benissimo a cosa andavo incontro quando ho baciato Alessia.
Sapevo benissimo che sarei dovuta ripartire e lasciarla indietro.
Quello che però non sapevo è che mi sarei ritrovata ad amarla ancora più di prima.

Non credevo che fosse possibile.
E invece è così, è successo.
Tutti i freni che avevo prima con lei sono come scomparsi.
Sia fisici che mentali.
E' sparito tutto.

Prima sentivo di non potermi aprire completamente con lei.
Non ero a mio agio nel farlo.
Lei ai miei occhi era così piccola e innocente, che in un certo senso avevo timore di infettarla con la parte buia di me.
Volevo tenerla fuori da tutto quello.

E beh, a livello fisico non sapevo mai fino a dove potessi spingermi.
Lei aveva questa visione idilliaca dell' amore e tutto il resto, che avevo sempre paura di fare qualcosa di sbagliato.
Qualcosa che potesse farla sentire a disagio.
Avevo costantemente timore di rovinare tutto con lei.

Ma adesso le cose sono cambiate.
Lei è diventata una splendida donna.
Una donna forte e matura.
Ha conosciuto praticamente ogni parte di me e non se n'è andata.
E sento come se volessi raccontarle tutto, come se volessi renderla totalmente partecipe di tutta la mia vita.
Fino ad ora mi era successo solo con Federica.

Ma a quel tempo eravamo solo due ragazzine.
Ora sono cresciuta e le cose sono cambiate.
Mi sembra assurdo che ora che posso avere tutto quello che voglio da Alessia, sono costretta a lasciarmelo sfuggire dalle mani.
Perché è così, vero?
Non posso lasciare la mia vita a Londra.
E neanche voglio.
Ma non voglio lasciare nemmeno lei...

Scuoto violentemente la testa cercando di mandare via tutti quei pensieri.
Mi decido a suonare il campanello di fronte a me, sperando di trovarla in casa.
Trovo sempre il portone aperto riuscendo ad intrufolarmi nel condominio senza problemi.
Non so quanto questo sia molto sicuro per chi ci abita però.

-Feffe- esclama, sorpresa -che ci fai qui  e a quest' ora?-

-Oh- soffio, recuperando il telefono dalla tasca per guardare l' ora -cazzo, scusami! Non avevo visto che non erano neanche le 8! Spero di non avervi svegliato!-

-Tranquilla, siamo sveglie da un po'- sorride -dai entra-

-Ilaria?-

-E' ancora a letto- risponde, indicandomi il corridoio alla nostra destra.

-Ok, grazie- annuisco, avviandomi verso la camera.

-Francesca!- mi richiama, facendomi voltare -è nuda!-

-Niente che non abbia già visto- libero il mio miglior sorrisetto da stronza per poi girarmi nuovamente.

Trattengo una risata quando la sento bofonchiare insulti nella mia direzione.
Ho scoperto che adoro farla incazzare.
Comunque ha iniziato lei a fare la stronza.
Non ho ancora digerito il tono con cui si è rivolta a me l' ultima volta che sono stata qui.
Solo perché è la ragazza della mia amica non ha il diritto di trattarmi come se non fossi nessuno.

-Ti ho sentito, Creatini- soffia, Ilaria, vedendomi entrare in camera -e comunque non sono più nuda-

-Peccato- scoppio a ridere portanomi sul letto accanto a me.

-Certo, poi la tua riccia chi la sente?- si unice alle mie risate, lasciando che mi sdrai a pancia in su di fianco a lei.

-Ah non credo che abbia molto da lamentarsi ultimamente- sorrido sorniona ripensando alle ultime nottate con lei.

-Immagino- sorride a sua volta, lasciando cadere l' argomento.

Questa è sicuramente una delle cose che più mi mancherà quando tornerò a Londra.
Il non trovare Ilaria mi ucciderà.
Il non poter introdurmi in camera sua quando ho bisogno di lei, mi ferirà a morte.
O il non sentirla più entrare nel mio letto nel cuore della notte...

-Che ci fai qui, Francesca?- domanda, dopo diversi minuti di silenzio.

-Sto evitando Eleonora- le dico, senza guardarla -non mi va di stare a sentire quello che ha da dirmi-

-E che ha da dirti?-

-Che se amo davvero Alessia devo lasciare che si faccia una vita senza di me, dato che io tra cinque giorni me ne vado-

Dirlo ad alta voce lo rende così reale...
Solo cinque giorni e poi sarà tutto finito.
Avevo pensato a prolungare la mia permaneza, ma dal lavoro non me lo permettono.
Mi sono assentata troppo.
Devo per forza tornare.
E poi comunque avrei solamente rimandato l' inevitabile.

-Lo sai che è così-

-Lo so- sospiro -ma non l'ho mai amata come la amo adesso. Non l' ho mai sentita così vicina a me come in questo momento-

-Francesca- mormora, avvicindandosi -ma sei davvero così sicura di partire?- mi giro sul fianco, così da poterla guardare negli occhi -potresti avere tutto se resti. Potresti giocare a rugby qui, potresti trovarti un lavoro che ti piace anche qui! Con il curriculum che hai non faticheresti molto! E poi hai tutte le tue persone qui...-

Mi lascio abbracciare e stringere.
Nascondo il viso nell' incavo del suo collo, mentre lei prende ad accarezzarmi i capelli.
Con l' altra mano inizia a lasciarmi dolci carezze sulla schiena.
Era da un po' che non ci ritrovavamo così vicine.

-Sono quasi morta qui...- sussurro, in fine, liberando un sospiro -non voglio che ricapiti-

-Amore- sogghigna sentendomi sbuffare a quell' appellativo -le cose sono decisamente cambiate. Tu, tu sei cambiata. Sono sicura che non ti lascerai mai più andare così-

-Come fai a esserne così sicura?-

-Perché io ti ho visto come eri quando sei arrivata a Londra e ti vedo ora- dice, semplicemente -e sì, Alessia ci avrà messo anche del suo, ma il merito è quasi del tutto tuo-

-Mio?-

-Sì, Amore- ridacchia al mio nuovo sbuffo -non sei più la Regina dei Musoni- ride -e non lo eri più nemmeno prima di tornare qui. Ti sei finalmente ritrovata e so per certo che non lascerai mai più che questo cambi-

Rimango a pensare alle sue parole.
Non so se abbia effettivamente ragione.
Ma una cosa la so.
Se oggi sono così è anche grazie a lei.

Non si è arresa con me.
Ha insistito e insistito.
Ha aspettato e rispettato i miei tempi.
C' era quando avevo bisogno di trovarla e stava lontana quando non volevo essere trovata.

E' riuscita ad abbattere tutti i muri che avevo innalzato.
E con una facilità estrema tra l' altro.
Ancora oggi non riesco a spiegarmi come sia stato possibile.
Ma mi ricordo esattamente il momento in cui ha buttato giù il primo muro...



-Dio, sono ore che ti cerco!-

Ilaria si piega sulle ginocchia davanti a me, cercando di recuperare il respiro.
E' in affanno e sudata fradicia.
Deve aver corso molto.
Ma del resto non sono stata di certo io a chiederglielo.

Sono uscita di casa subito dopo pranzo.
Ho gironzolato in città senza meta fino a sera.
Dopo di ché mi sono rifugiata in un pub a bere.
Oggi sarebbe stato il suo compleanno...

Vorrei chiamare Nene.
Vorrei solamente sentire la sua voce, vorrei che mi calmasse...
Ma non posso farlo.
Immagino che mi odi ancora per averla lasciata senza dirle niente.
Non posso farmi viva solo perché è il giorno del compleanno di Federica...

-Puzzi di alcool- mormora, sedendosi accanto a me contro il muretto.

Sono uscita dal locale qualche ora fa.
Mi sono allontanata dal baccano perché avevo bisogno di silenzio.
Ho trovato un po' di pace dietro al parcheggio.
Così mi sono seduta sull' asfalto aspettando che questo senso di vuoto che provo se ne andasse.

-Mi hai fatto preoccupare- insiste -non rispondi ai miei messaggi da ieri! Pensavo ti fosse successo qualcosa! Non sapevo dove potessi essere!-

-Oggi è il suo compleanno- sbiascico, sorprendendomi io stessa del fatto che io le stia dicendo quelle cose -oggi...oggi è il suo compleanno- ripeto, stringendo la bottiglia di birra che ho in mano.

-Di chi?-

Lei è così fastidiosa.
Mi gira sempre intorno.
Mi obbliga ad uscire con lei, con la squadra.
Sembra che le dia fastidio il fatto che voglia star da sola.

Impegna ogni mio tempo libero.
E la cosa assurda è che io glielo lascio fare.
Le permetto di starmi intorno.
Le permetto di starmi vicino.

Non so perché mi risulta impossibile respingerla.
Non so per quale assurdo motivo io senta anche la necessità di averla vicino.
E sicuramente non ho la più pallida idea del perché mi è uscito così facile sputare fuori le cose.
Perché lei mi fa questo effetto?

-Della mia ragazza- rispondo, in fine.

-E stai così? Chiamala allora!- mi lascia una leggera botta sulla spalla -se devi sparire e ubriacare per lei vuol dire che la ami, no? Chiamala!-

-Non posso-

-Che vuol dire che non puoi? Prendi il telefono e chiamala!- insiste, allungandomi il suo cellullare.

-Lei è...- mi blocco, portando i miei occhi sui suoi -lei è morta cinque anni fa-

Rimane totalmente paralizzata sul posto, incapace di dire qualsiasi cosa.
Resta a guardarmi mentre porta una sua mano a stringere la mia.
Chiudo nuovamente gli occhi, portando la testa all' indietro.

-Stavamo insieme da tre anni. Eravamo in macchina, dovevamo andare a cena dai suoi. Stavamo ridendo... una macchina non si è fermata allo stop e ci ha preso in pieno. Il guidatore dell' auto e Federica sono morti sul colpo. Io sono finita in coma per giorni...-

E mi ritrovo qui a raccontarle tutto.
Le dico di come ci siamo conosciute, di come mi sono innamorata e di come l' ho persa.
Le racconto di lei.
Di come fosse speciale e di quanto fosse bella.
Io parlo e parlo e lei rimane in silenzio ad ascoltare, senza dire niente.

Mai con nessuno mi ero aperta così tanto in così poco tempo.
Mi domando cosa ci sia di diverso in lei.
Perché continuo a parlare senza riuscire a fermarmi?
Sono io o è lei?

Mi sento tirare su dall' asfalto.
Non lascia mai andare la mia mano, mentre mi conduce non so dove.
Non riesco a togliere lo sguardo da terra.
Mi sento come svuotata, prosciugata.

Senza neanche accorgermene mi ritrovo a casa sua.
Nel suo letto.
Stretta in un abbraccio.

-Io non me ne vado, capito? Qualsiasi cosa succeda, io non ti lascerò mai da sola. Te lo prometto.-



-Mi piace la mia vita a Londra- dico, in fine, dopo quelle che mi sembrano ore -non voglio rinunciare a tutto-

-E allora credo proprio che dovrai stare a sentire quello che la biondona sexy ha da dirti-

-Che palle!- esclamo, saltandole addosso -odio quando hai ragione!- rido, mettendomi a cavalcioni sopra di lei -sei una zanzarina fastidiosa!-

-Ehi!- esclama, fintamente risentita -La- soffia -io sono  La Zanzarina fastidiosa!- si unisce alle mie risate, cercando di ribaltare le posizioni -e comunque una Zanzarina figa!-

-Ah, certo!- annuisco ironica, bloccandole i polsi ai lati della sua testa  -se ne sei convinta tu...-

-Brutta stronza!- ringhia divertita, tornando a far forza per liberarsi.

Continuiamo a ridere per diversi minuti.
Lo sappiamo entrambe che sono più forte di lei e che non si libererà mai.
Per quanto ci possa provare, è destinata a perdere.
Ci siamo già trovate in questa situazione una marea di volte.

-Francesca- ci giriamo all' unisono verso la porta quando sentiamo la voce di Lucia -quando hai finito di flirtare con la mia ragazza, vi ho fatto il caffè- soffia, prima di tornare di là.

-Oh oh- qualcuno è nei guai - ridacchio notando l' espressione di Ilaria -mi sa che è gelosa-

-Tu dici?- dice, ironica guardandomi male -ho addosso solo una maglietta e un paio di mutande e tu sei completamente sopra di me. Ovvio che è gelosa!-

-E menomale che non ci baciamo più!- esclamo, balzando giù dal letto -sai se ci trovava anche con le labbra incollate?- 

-Sei un' idiota, Creatini!- mi urla dietro, lanciandomi un cuscino.




                                                                                                                          **********

Ecco, questo è decisamente un panorama che a Londra non ci sarà mai.
Questa distesa di acqua cristallina.
Le isole in lontananza, la brezza di salsedine.
L' assoluto senso di pace che ti pervade di fronte al mare.

Ho proposto a Francesca di andare verso Livorno.
Penso di aver capito che aveva bisogno di evadere e nascondersi per un po'.
Di starsene dove non può essere trovata facilmente.

Lo sento che è turbata, combattuta.
Eppure tra tutte le cose che ha detto, non ha mai posto la domanda su come lasciare Londra.
Ha solo parlato sul come fare a lasciare Firenze, Alessia, sua sorella e tutti gli altri.
Questo mi ha fatto capire che lei non vuole restare.
Non ha la minima intenzione di lasciare la sua vita là.

E' innamorata persa di questa città.
E' innamorata persa di Alessia, di Eleonora, di Marta e tutti gli altri.
Ma è solamente tutto qui, no?
Immagino che questo non le basti.
Non più.
O mi avrebbe chiesto, almeno una volta, come lasciare il lavoro, la squadra e le sue cose là.
Ma non lo ha fatto.

Mi volto a guardarla.
E' stesa sullo scoglio di fianco a dove sono io.
Le braccia incrociate sotto la testa.
Le gambe stese in avanti e la faccia rivolta al sole.
Sembra così tranquilla...
Eppure chissà cosa le frulla per la mente.

-Mi stai fissando- sorride -che c'è?-

-Perché non vuoi rimanere?- le chiedo, incapace di controllarmi.

-Ancora con questa domanda?- sbuffa, portandosi una mano sugli occhi -non ti sei stancata di chiedermelo?-

-No- soffio -semmai mi sono stancata di non ricevere una risposta sincera-

Sbuffa di nuovo, senza però rispondermi.
Sospiro, cercando di trattenermi dal chiederglielo ancora una volta.
E' che proprio non capisco!
Cosa è che la frena dal rimanere?

-Che fai?- domando stranita, quando la vedo iniziare a spogliarsi.

-Ho il costume e ho l' asciugamano- dice, ovvia -fanculo, io mi tuffo!-

Non mi dà neanche tempo di risponderle.
Prende la rincorsa per poi tuffarsi a capo fitto nel mare.
Mi alzo di scatto, preoccupata che possa aver preso uno scoglio in pieno.
Libero un sospiro di sollievo, vedendola riaffiorare in superficie.

-Sei un' idiota!- esclamo, arrabbiata -mi hai fatto prendere un infarto!-

-Per così poco?- urla di rimando, mettendosi a ridere.

Sbuffo tornando a sedermi.
La osservo mentre nuota avanti e indietro tra due scogli.
E mi ritrovo a pensare quanto sia stato tremendamente facile innamorarmi di lei.
Ma soprattutto, penso a quanto sia stato meglio troncare quella strana relazione che avevamo intrapreso, così da poter avere quello che abbiamo adesso.
Mi mancherà terribilmente averla vicino.

Dopo aver fatto colazione sono rimasta un po' da sola a tavola con Lucia.
Era un po' scocciata di essere stata buttata fuori dal suo letto.
Mi ha confessato che non è troppo contenta di vedermi in certi atteggiamenti con Francesca.
Le dà fastidio visto che sa che andavamo a letto insieme fino a poco tempo fa.

Ho detto che mi dispiace, che non si deve preoccupare perché tra me e lei non c'è più niente.
Ma l'ho visto dal suo sguardo che non ne era troppo convinta.
Posso capirla in fondo.
Le farò però capire quanto io la ami, quanto io sia stata fortunata a trovarla e che voglio davvero solo lei.

Non pensavo di arrivare a Firenze e innamorarmi.
In realtà non credevo di innamorarmi di nuovo punto e basta.
Samantha mi aveva tolto la voglia di amore.
Samantha mi aveva tolto tutto.

Certo, Francesca mi ha fatto capire che non sono tutte come lei.
Che c'era qualcosa in più.
Ma quel qualcosa in più per me era proprio lei.

Quando ho capito che per lei non era lo stesso, ho deciso di chiudere con l' amore.
Avevo deciso che il sesso mi bastava.
Che non avevo bisogno di altro.
Poi ho incrociato gli occhi di Lucia e tutte le mie certezze sono andate a puttane.

Adoro averla vicino.
Adoro parlare con lei, ridere insieme.
Ed è assurdo come sia diventata così importante, in così poco tempo.
Non potevo rinunciare a questo.

Sospiro, tornado a guardare Francesca.
Si è fermata a pancia in sù.
Galleggia tra le onde, persa in chissà dove.
Se ricordo benissimo quando ho capito che mi ero innamorata di lei, ricordo ancora più perfettamente quando capii che lei non mi avrebbe mai amato.


-Amore?-

Entro in casa venendo accolta da una leggera musica in sottofondo.
Francesca ha rispolverato la sua collezione di vinili da poco.
Ormai è da qualche giorno che trovo ad accogliermi una musica sempre diversa.
Stasera è il turno dei Queen.
"Save Me" suona per tutta casa, facendomi intuire che c'è qualcosa che non va.

Mi dirigo in salotto trovandola stesa sul tappeto a pancia in su, con gli occhi chiusi.
Di fianco lei giace una bottiglia di Montenegro ormai praticamente finita.
Il giradischi abbandonato vicino la sua testa.
Uno spinello avviato, intrappolato tra le dita.

-Ehi- mormoro, sedendomi sul divano.

-Ehi- sbiascica di rimando, senza guardami.

-Quante volte l' hai rimessa questa canzone?- le chiedo, quando la vedo rimetterla da capo.

-Non lo so-

-Da quanto sei qui così?- domano allora, sospirando.

-Non lo so-

La osservo in silenzio, cercando di capire cosa possa essere successo.
Raramente l' ho vista in questo stato.
Mi ricordo anche le occasioni a dir la verità.
E c' entrava sempre una persona.
No, non Federica.

-Eleonora?-

-Non mi va di parlarne- sospira, mettendosi a sedere.

Ferma la musica, togliendo poi il vinile.
Lo rimette con cura nella custodia.
In fine si riaccende la canna, facendo un lungo tiro.

-Come è andata a lavoro?- mi domanda, puntando i suoi occhi nei miei.

Sono così stanca di vederli sempre scuri, impenetrabili.
Ha sempre quello sguardo triste che mi fa rabbrividire.
Vorrei essere in grado di toglierglielo, ma a quanto pare non lo sono.
Stiamo insieme da un po', ormai, eppure non ne sono capace.

-Al solito- rispondo, alzandomi -vado a farmi qualcosa da mangiare-

Sono esausta.
Questi suoi momenti bui prosciugano tutte le mie energie.
Specialmente perché non mi parla.
Quando eravamo solo amiche le cose andavano meglio.
Erano diverse.
Invece da quando ci siamo messe insieme, mi sembra che tutto sia cambiato.

Prima si apriva con me.
Mi parlava, mi lasciava entrare.
Ora è come se avesse alzato nuovamente un muro.
E continua a farmici sbattere contro senza rendersene conto.

Sorrido sorpresa quando in cucina trovo la tavola già apparecchiata per me.
In forno scorgo una pizza tonno e cipolla.
La mia preferita.
Sapeva che avrei fatto tardi stasera e mi ha fatto trovare tutto pronto.

Ecco, poi fa queste cose e mi manda in pappa il cervello.
Come se mi servissero altri motivi per capire che la amo.
Ma io non posso amarla.
Non è vero?

-Scusami per il teatrino triste di poco prima- sussurra al mio orecchio, abbracciandomi da dietro -non è stata una buona giornata-

-Non lo è spesso, ultimamente- mormoro, liberandomi dalla sua presa.

Recupero la mia pizza dal forno, sedendomi a tavola.
La vedo prendere due birra e raggiungermi.
Me ne porge una, sedendosi di fronte a me.

-Sono di nuovo la Regina dei Musoni, eh?- dice, facendomi sorridere -mi farò perdonare, va bene?- cerca il mio sguardo, stringendomi una mano -domani ti porto a cena fuori, che ne dici?-

-Va bene- annuisco, incapace di poterle mai negare qualcosa -ma dovrai sudare per portarmi a letto!-

-Vedrò che riuscirò a fare, allora!- ride, facendomi l' occhiolino, complice l' erba che si è fumata prima -sarò perfetta!-

-Sì,sì...vedremo Creatini-

Sto per aggiungere altro, quando la vedo sorridere come un' ebete davanti allo schermo del suo cellulare.
Mai, mai l' ho vista sorridere così.
Le sorridono pure gli occhi.
Di un verde così brillante adesso.
Manco lo sapevo che li avesse di quel colore.

-Francesca?- 

Abbassa il telefono giusto un po'.
Un po' che basta per permettermi di sbirciare.
Quel poco che mi basta per intravedere dei boccoli castani che so perfettamente a chi possono appartenenere.
Francesca se ne accorge, rimettendo così il cellulare in tasca.

-Solo una vecchia foto, niente di ché- dice sbrigativa, con non curanza -che stavi dicendo?-

Punta di nuovo lo sguardo su di me.
La luce che emanava prima se n'è andata.
I suoi occhi sono di nuovo impenetrabili.
E io posso sentire chiaramente il mio cuore che si rompe a metà.



-FRANCESCA!- urlo scattando in piedi, quando una cascata di acqua gelida mi inonda completamente.

-Allora sei sveglia!- ride quella mongola, incurandosi del mio sguardo di profondo odio -vado a ridare il secchiello al bambino!-

La vedo correre divertita a restituire l' oggetto al bimbetto che come lei se la ride abbestia.
Vorrei tanto stringere quel suo esile collo tra le mani.
Moccioso.

Torna poco dopo con ancora l' ombra della risata sul viso.
Stende l' asciugamano, sdraiandosi successivamente.
La imito, tornando alla posizione di prima.

-Sei una completa stronza- ringhio, togliendomi un ciuffo di capelli bagnato dalla faccia -potevi risparmiartela-

-E perdermi la tua faccia?- ride nuovamente -MAI!-

Di fronte al suono delle sue risa, non posso far altro che scuotere la testa divertita.
I primi tempi a Londra era raro sentirla parlare, figuriamoci ridere.
E' buffo ripensarci adesso.

-Si è arrabbiata tanto Lucia?- chiede, all' improvviso -scusami se vi sono piombata a casa-

-Dovresti chiederle scusa per esserle piombata nel letto sopra la sua ragazza, semmai- rido, spingendola scherzosamente con la spalla -si è un po' innervosita. E' gelosa dell' intimità che abbiamo. Forse dovresti dirglielo anche tu che non c'è assolutamente niente tra di noi. Magari la farà sentire meglio-

-Se per te è importante, lo farò-

-Lo è- affermo -lo è davvero- abbasso lo sguardo imbarazzata.

-D' accordo allora- annuisce -stasera al Danger glielo dirò-

-Grazie- torno a guardarla -e smettila di evitare la biondona-


                                                                **********

La giornata al mare mi ci voleva proprio.
Ilaria ha capito benissimo che avevo bisogno di andare via per un po'.
Che volevo solo staccare da tutto e tutti e spegnere il cervello.
Lei è sempre stata brava a capirmi.

Tornate da Livorno l' ho lasciata a casa e sono rientrata nella mia.
Mi sono fatta una doccia e mi sono cambiata.
So che Alessia si faceva accompagnare al Danger da Eleonora e Erica, così che dopo può venire con me e se vuole fermarsi a dormire qui.
Spero tanto di sì.

Le macchine di tutti sono già nel parcheggio.
Segno che io sono l' ultima.
Ecco perché sono bloccata qui fuori, cercando il coraggio di entrare.
E' che al momento proprio non voglio.

Varcata questa soglia troverò ad attanedermi molte conversazioni scomode.
Eleonora vorrà sapere perché l' ho evitata.
Lucia si aspetta delle scuse.
Marta aspetterà giustificazioni sul fatto che sono sparita.
E Alessia attenderà che le dica perché sono scomparsa tutto il giorno.
Almeno Lorenzo e Alessandro non si aspettano nulla da me.
Questo mi rincuora.

Non voglio entrare.
Però non posso neanche non farlo.
Direi che ho già fatto arrabbiare parecchie persone.
E non voglio aggiungere la mia assenza a questa serata.

-Eccoti- Ilaria spunta fuori dal portone -ci stavamo chiedendo tutti dove fossi finita- sorride -fumiamo una sigaretta e entriamo?-

-Sì, ti prego- affermo, scortandola un po' più in là.

-Che hai, Mostro?- 

-Non ho voglia di affrontare tutti- soffio, guardandola -devo delle giustificazioni e non ho voglia di darle-

-Beh e loro non vogliono che tu te ne vada- esclama, alzando le spalle -eppure lo accettano. Quindi se loro possono accettare questo, tu puoi benissimo affrontare tutto il resto-

-Odio davvero quando hai ragione!- sbuffo, guardandomi le punte dei piedi.

Sembra che le parti si siano invertite.
Che io sia quella piccola e immatura e che invece Alessia sia quella grande e matura.
E' come se avesse accettato la cosa senza problemi.
Come se non fosse importante.

Ma in fondo che doveva fare?
Le cose non possono andare diversamente.
E' così punto e basta.
Quindi che cavolo mi prende adesso?

Forse la verità è che mi sento solo in colpa.
Mi sento in colpa a rilasciare tutti quanti.
Ad andarmene da Nene, a lasciarmi dietro Marta di nuovo, a non essere presente per i miei amici...
A lasciare Alessia indietro...

-Tutti sapevano che eri tornata per non restare- spezza il silenzio la mia amica -nessuno ce l' avrà con te questa volta- si avvicina mettendomi una mano sulla guancia per richiamare il mio sguardo -vai lì dentro e dì loro la verità- alza le spalle -dirai alla biondona perché l' hai evitata, dirai a tua sorella che sei sparita perché ti senti in colpa a lasciarla nuovamente indietro e alla riccia dirai che non ti sei fatta viva perchè sentivi la necessità di scomparire per un po'...-

Mi stupisco di come tutte le volte riesca sempre a capire il punto.
Come faccia a leggermi dentro e a dare voce ai miei pensieri.
Io non le avevo detto niente di Marta e Alessia.

-Ma come fai a...-

-Perché ti conosco- mi interrompe, sorridendo -potrei capire il tuo stato d' animo dalle rughette che hai sul viso in quel momento- scoppia a ridere della mia espressione, incurandosi della occhiataccia che le lancio contro.

All' improvviso mi getta le braccia intorno al collo, attirandomi a sé.
Mi stringe contro il suo corpo, come se non volesse lasciarmi andare mai più.
La sento liberare un lungo respiro tra i miei capelli.

-Mi mancherai davvero tanto- sussurra al mio orecchio, dopo diversi minuti.

-Mi mancherai anche tu- soffio, cercando di non liberare quelle lacrime che prepotenti vorrebbero uscire -Londra non sarà più la stessa senza di te-

Si stacca da me dopo quelle che mi sembrano ore.
Tampona con l' indice della mano ai lati degli occhi, cercando di ridarsi un tono.
Alla fine torna a guardarmi.

-Devo chiederti una cosa- afferma, allontanandosi di qualche passo -ti ricordi quella volta che rientrai a casa tardi da lavoro e ti trovai fatta e ubriaca ad ascoltare la stessa canzone dei Queen ad oltranza?-

-Sì..- annuisco stranita dal cambio di discorso.

-Perché eri in quello stato? Che era successo?-

-Oh, era...beh, sarebbe stato l' anniversario mio e di Alessia- dico, liberando un sorriso.

La vedo rabbuiarsi un po', prima di sorridere a sua volta.
Scuote la testa venendomi incontro.
Mi prende a braccetto, incamminandosi verso l' entrata del pub.

-Andiamo, prima che tutti rinizino a pensare che ce la facciamo- scoppia a ridere -anche perché già devi chiedere scusa a Lucia, meglio non peggiorare le cose!-

-Sarà meglio!- rido a mia volta, lasciandomi trascinare all' interno.

Ricordo come se fosse ieri quando le nostre compagne di squadra in Inghilterra, hanno iniziato a fare battutine su di noi.
Scommettevano tra di loro su quando saremmo uscire allo scoperto.
Su quanto ci avremmo messo a capire che ci amavamo.
Avevano persino scommesso sulla sera che saremmo finite a letto insieme.
Non ci andarono tanto lontane comunque...


Apro gli occhi cercando di mettere a fuoco ciò che ho intorno.
La testa mi scoppia a causa di tutto l' alcol che ho ingerito ieri sera.
Meledetta serata di squadra al pub.
Mi ci vorrà tutto il giorno per riprendermi.

-Cazzo- mormoro, quando mi accorgo di essere completamente nuda.

Mi guardo in giro e tiro un sospiro di sollievo nel constatare di essere in camera mia.
Almeno non sono finita da estranei.
E' già qualcosa.

Lentamente giro il capo così da vedere con chi ho avuto il piacere di passare la notte.
Una cascata di riccioli rossi ricopre il cuscino di fianco.
Ricci che riconoscerei ovunque.
Che palle!
Odio quando quelle inglesine del cazzo hanno ragione.

Di colpo tutti i ricordi della serata appena trascorsa mi ritornano prepotentemente in mente.
I cori da pub, i giochi alcolici, i balli sempre più spinti.
Credo di aver limonato anche con qualche altra ragazza prima di finire con Ilaria.
Per fortuna almeno loro non erano di squadra nostra.

E' da un po' di tempo che tra me e la mia amica è nata questa strana attrazione fisica.
E' come se fosse una calamita.
Quando ce l' ho vicina non riesco a fare a meno di abbracciarla, di toccarla.
Ieri sera però si è fatta troppo vicina.
Mi ha provocato come fa sempre, ma io ero troppo ubriaca e così le ho dato corda.
E quella corda ci ha portato a questo non appena varcata la porta di casa.

Comunque non mi sto lamentando.
Non facevo del buon sesso come questo da non mi ricordo nemmeno quando.
Quindi tanto male non mi è andata.
E poi Ilaria è davvero una bellissima ragazza.

-Cazzo!- la sento esclamare -odio quando quelle stronzette del cazzo hanno ragione!-

Scoppio a ridere di quelle parole, esattamente identiche alle mie.
Volta la testa così da potermi guardare.
Dopo un primo attimo di imbarazzo, libera un sorriso sincero.

-Beh, buongiorno- soffia, avvicinandosi a me -quindi chi ha vinto la scommessa?-

-Credo Karen- rido di nuovo, passandole un braccio sul fianco -lei aveva detto che avremmo fatto sesso dopo la festa-

-Ah, giusto giusto- mormora, appiattendosi a me -speriamo abbia vinto tanti soldi- si apre in una risata, mentre molto lentamente passa la punta dell' indice dalla mia spalla al fianco -comunque alla fine ho vinto io-

-Ah, sì?- sussurro, roca, sovrastandola -dici?-

-Mi sono portata a letto la ragazza più bella di tutto il pub- risponde, lasciandomi sistemare meglio sopra di lei -quindi male non mi è andata-

-Vale lo stesso per me- scendo a baciarle il collo senza riuscire a trattenermi -hai davvero un corpo perfetto- una mia mano scende sempre più in basso -almeno adesso non devo più trattenermi-

-Da fare cosa?- sospira quando le sfioro l' interno coscia.

-Dal toccarti-



-Francesca!-  scuoto la testa riemergendo dai ricordi -ci stanno guardando tutti- mormora, tirandomi una gomitata -sei qui impalata all' ingresso da diversi minuti!-

Alzo la testa trovando ad accogliermi gli occhi scocciati di Ilaria.
Mi riprende per mano, trascinandomi al tavolo dai nostri amici.
La vedo sedersi di fianco a Lucia.

-Ciao a tutti- alzo una mano, con sicuramente un sorriso colpevole sul volto -e già che ci sono vi chiedo scusa se sono sparita-

-Io e te facciamo i conti dopo!- soffia mia sorella, guardandomi male -adesso puoi cercare di rimediare offrendo da bere a tutti quanti!-

-Mi sembra giusto- sorrido, cercando la mia riccia con lo sguardo -vieni con me?- le chiedo, una volta averla trovata.

-D' accordo- annuisce, alzandosi.

Mi precede di qualche passo senza neanche guardarmi.
Sarà giustamente incazzata nera perché non le ho mandato neanche un messaggio da ieri.
E' che avevo bisogno di pensare.
Avevo bisogno di cercare di capire come fare a mettere a tacere i miei sentimenti per lei, una volta che sarò partita.
E non potevo farlo con lei vicina.

Non riesco a pensare lucidamente quando ce l' ho intorno.
Lei manda completamente in tilt il mio cervello.
Non capisco più niente quando mi guarda.
E' sempre stato così.

-Ehi- la prendo per un braccio, facendola voltare nella mia direzione -vieni- rafforzo la presa, trascinandola lontano dal casino.

Supero il bancone affollato di gente, prendendo la porta che va sul retro.
Percorro il familiare corridoio fino alla porta del magazzino.
Ce la spingo dentro, chiudendo successivamente a chiave.

-Scusami, io...-

-Sei sparita- dice, dura, guardandomi finalmente negli occhi -sei sparita senza darmi una motivazione!-

-Alessia, io..-

-Non funzionerà se tornerai a non parlare con me!- sbotta, facendo due passi indietro -tra cinque giorni te ne vai e hai già iniziato a non considerarmi! Non intendevo questo, quando ti ho detto che dobbiamo cercare di trasformare il nostro rapporto in qualcos' altro!-

Scatto in avanti avvolgendola con un braccio.
La mano libera corre sulla sua guancia a bloccare le lacrime che le scorrono sul viso.
Poggio la fronte contro la sua.
Sospiro, cercando di trovare le parole giuste per dar voce a quello che sento.

-Mi dispiace di essere sparita- soffio, chiudendo gli occhi -avevo bisogno di pensare e se ti ho vicina io non ci riesco- confesso, strappandole un mezzo sorriso -ho sbagliato a non dirtelo, potevo mandarti un messaggio e ti chiedo scusa-

-Francesca- stringe un pugno sulla mia maglietta -pensi che per me sarà facile far finta di non amarti? Pensarti insieme ad un' altra? Perché non lo sarà per niente!- esclama -ma non voglio perderti. Sarebbe peggio non averti nella mia vita. Questi tre anni senza di te sono stati una tortura. Voglio poter avere il diritto di chiamarti per condividere con te qualcosa di bello o quando mi succede qualcosa di brutto. Voglio poterti trovare- sussurra -voglio solo poterti trovare-

-Mi troverai- le alzo il meno così da poterla guardare negli occhi -mi troverai- ripeto -io ci sarò. Te lo prometto-

-E allora basta questo, ma non lo capisci?- mormora, incapace di controllare le lacrime -basta semplicemente esserci l' una per l' altra-

-Ci sarò- annuisco, convinta -promesso-



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ANGOLO AUTRICE:

Buongiorno,

Ho deciso di continuare a pubblicare i capitoli e di finire la storia indipendentemente se c'è ancora qualcuno a leggerla o meno.
Ci tengo a ringraziare le persone che lo stanno facendo e quelle che mi hanno scritto in privato.
Lo apprezzo molto.

Questo capitolo serve per capire un po' di cose:
Come è nato e cosa è davvero il rapporto tra Ilaria e Francesca.
Che Ilaria era davvero innamorata di lei, ma che ha chiuso perché aveva capito che l' altra non avrebbe mai ricambiato.
Che Francesca non ha mai smesso di amare Alessia.
E in fine, che è proprio quest' ultima all' aver trovato il modo giusto per rimanere vicine quando saranno lontane.
Anche se Feffe non sembra accettaro.
Ma in fondo, cosa può farci?

E ora mi rivoglio a voi lettori: se avete un vostro parere, una vostra spiegazione all' input iniziale del capitolo, sono qui per leggerla.
Magari avete una vostra teroia.
Esiste davvero un rapporto che stalla tra Amicizia e Amore?

Vi mando un abbraccio.

C.











  
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