Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Saekki    15/04/2023    1 recensioni
"...Qualcosa di antico aveva deciso di muoversi, strisciare tra le ombre per reclamare il compiersi di un'antica vendetta. I tempi erano maturi, i venti di tempesta soffiavano forti, il grande disegno si sarebbe compiuto." Calatevi insieme ad Ilyria, la protagonista di questa storia, nel selvaggio mondo di Ophiria. Tra misteri ed antichi rancori, un passato da svelare ed un mondo che scivola sempre più verso il nero abisso, riuscirà la ragazza dai capelli corvini a trovare la propria strada?
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap.6- Cuore di ghiaccio.

 

 

Un paio di grandi occhioni viola si aprirono lentamente sulla foresta che la circondava, le mani che toccavano l'erba corta e di un verde brillante, le dita che si muovevano tra quei fili soffici e vellutati mentre una lieve brezza calda accarezzava quel volto tondo e paffuto, gli occhi dal profilo allungato ed una zazzera di capelli neri. Voltandosi indietro la bambina sorrise nell'osservare l'immensa entrata della caverna che ben conosceva, le colonne in materiale nero dalle venature bronzee dietro le quali spesso si nascondeva per giocare a nascondino. Eppure non si era mai avventurata oltre quel piccolo spiazzo antistante l'entrata, le era stato tassativamente proibito. Sollevandosi da terra e lasciando che i piedi nudi si puntassero contro il terreno mosse i primi passi verso il nero abisso, prima che una folata di aria calda ed umida la investisse, un respiro potente che le sollevò i capelli, arruffandoli ancora di più. Sorridendo la bambina portò le mani davanti a se, battendole un paio di volte tra di loro e con un sorrisone sul volto a mostrare i denti candidi tra i quali un incisivo era mancante, lasciando una finestra aperta sull'interno della bocca.

< Snova, snova! >

La voce era squillante ed acuta, intervallata da una risata altrettanto pura e gioviale, prima che un paio di occhi enormi e scarlatti si aprissero illuminando il buio di quell'antro. L'aria prese ad entrare risucchiata nell'antico tempio prima di essere espulsa con forza, tiepida e piacevole ma con tanta forza che fece svolazzare il vestito in juta della bambina, costringendola a chiudere gli occhi e facendola cadere all'indietro sull'erba soffice. Quella risata cristallina riempì l'aria della foresta, unendosi al canto degli uccelli mentre la piccola si rotolava sul terreno.

---

Un gemito sfuggì alle labbra della ragazza mentre questa si portava una mano al volto, scostando il panno bagnato che le copriva la fronte e gli occhi. Le pupille si abituarono rapidamente alla penombra della stanza nella quale si trovava, pochi raggi di luce filtravano dalla finestra, illuminando lo scarno mobilio. Tentò di puntellare il gomito contro il materasso sottostante, prima che un gemito le sfuggisse dalle labbra, le sembrava che tutte le ossa le dolessero ad ogni minimo movimento, le coste che parevano quasi scricchiolare al respiro. A quel gemito una figura rimasta nell'ombra seduta su di una sedia addossata al muro sembrò destarsi, il volto di Damien scivolò fuori dall'oscurità, accorrendo al letto nel quale Ilyria era sdraiata.

< Finalmente sei sveglia, vado ad avvisare Sylvia. >

Stava per allontanarsi quando il ragazzo dalla zazzera bionda si sentì afferrare per un polso, la stretta della ragazza debole ma decisa, con quelle dita esili che si avvilupparono rapide per bloccare i movimenti dell'altro. Deglutì con forza, sentendo la gola secca mentre un brivido le percorreva la schiena.

< Per quanto ho dormito, Damien? >

Il ragazzo sembrò tentennare, per poi risponderle

< Tre giorni, avevamo incominciato a preoccuparci. >

Dalla voce de giovane traspirava tutto il sentimento di apprensione che aveva caratterizzato quell'attesa, ogni secondo passato a sperare che finalmente Ilyria aprisse quegli occhi che non avevano più mostrato segno di coscienza. La stretta attorno al polso di lui si sciolse lentamente mentre la ragazza si lascò cadere nuovamente sul cuscino, esalando un sospiro di stanchezza. Anche quel semplice movimento le era costato tutte le energie delle quali poteva disporre.
Damien uscì di corsa dalla stanza, lasciando perfino la porta aperta mentre il rumore di quei passi svelti che scendevano le scale in legno risuonava con fragore.

Pochi minuti dopo erano un tre in quella stanza, o meglio, Damien ed Emmet erano rimasti sull'uscio della porta mentre all'interno era entrata solo Sylvia. La donna dagli occhi color foglia si avvicinò lentamente, chinandosi verso la ragazza e poggiando le labbra sulla fronte di quest'ultima mentre chiudeva gli occhi, ad Ilyria le sembrò di sentirla mormorare delle parole o dei versi, ma non riuscì a coglierne il significato mentre una mano della donna che lentamente tornava eretta le accarezzò il volto, sorridendole dolcemente.

< Bentornata tra i vivi, Ilyria, vedi di non farci prendere altri spaventi del genere. >

Ammiccando in sua direzione l'erborista fece un passo indietro, porgendole poi la mano dalle unghie curate e la pelle morbida, facendole cenno di alzarsi, il sorriso che le increspava le labbra scoprendole i denti.

< Non farci aspettare troppo, abbiamo bisogno del tuo aiuto di sotto, il povero Damien ha dovuto svolgere il tuo lavoro mentre stavi a sonnecchiare. >

Ilyria stava per replicare come qualche istante prima non era neppure riuscita a mettersi a sedere, non si sarebbe mai riuscita ad alzare eppure... muoversi le sembrò assolutamente normale. Con facilità si sollevò, lasciando che le coperte le ricadessero sulle gambe lasciando il busto coperto solo dalla tunica bianca in cotone che indossava. Le gambe non sembravano intorpidite, facilmente scivolarono anch'esse fuori dalle coperte e quando i piedi nudi toccarono il pavimento di legno si scoprì in grado di mettersi in piedi. A stento riusciva a crederci ma in qualche modo si sentiva nel pieno delle proprie forze. Si osservò le mani, aprendole e chiudendole un paio di volte, prima di osservare i piedi, muovendone le dita una dietro l'altra. Sorrise poi, risollevando lo sguardo violetto sulla donna

< Eccellente! Va a cambiarti tesoro, credo che qualcuno voglia parlare con te non appena ti vedrà in piedi. >

Sylvia non aggiunse altro, semplicemente facendo battere le mani e facendo poi cenno in direzione dei ragazzi di abbandonare la stanza, prima di buttare nuovamente l'occhio verso Ilyria, un ultimo accenno di sorriso per poi uscire anche lei, richiudendosi la porta alle spalle.
Dopo poco la giovane dagli occhi viola era nuovamente presentabile, i capelli corvini legati in una crocchia che lasciava cadere sul davanti un paio di ciocche a contornare il volto, una veste color lilla tenue che si stringeva a mo' di corsetto sul petto, lasciandole tuttavia la scollatura ben coperta, per poi aprirsi verso il basso con una gonna non troppo larga, decisamente comoda che giungeva fino alle caviglie, dove un paio di stivali marroni facevano capolino.

Uscita dalla stanza dopo essersi risistemata a tracolla una piccola borsa in pelle con lo stretto indispensabile, stava scendendo le scale con la mano che scorreva lungo la balaustra quando a metà di questa si fermò ad osservare la scena al piano sottostante, le sopracciglia leggermente aggrottate. Il rumore dei propri passi aveva attirato l'attenzione dei presenti e tra questi non c'era solo la sorridente Sylvia, ma anche Alair, stavolta senza il solito elmo a coprirgli il capo, mostrando la testa canuta mentre quest'ultimo era tenuto sotto un braccio, l'attuale pretore di Acque Grigie la scrutò senza troppi complimenti da capo a piedi . L'erborista stava per parlare ma un movimento repentino dell'uomo che sollevò il braccio guantato in acciaio interruppe qualsiasi tentativo di interlocuzione.

< Bensvegliata, vedo che Sylvia si è presa cura di te. Come ti senti? >

Il tono era freddamente cordiale, la voce bassa e profonda riempiva il pian terreno della bottega risuonando con forza ad ogni sillaba. Annuendo e chinando di poco il capo Ilyria rispose

< Sto molto meglio, devo aver avuto un'eccellente guaritrice. C'é qualche problema? >

Lo sguardo violetto scivolò sulla donna per poi tornare agli occhi glaciali di Alair, il tono di voce era fermo, pacata, seppure un deglutire particolarmente vistoso tradiva una certa irrequietezza nell'eloquio della ragazza.
Scuotendo il capo e lasciando che le labbra si sciogliessero in un sorriso dai toni quasi sarcastici l'uomo portò una mano alla barba, accarezzandola dal mento fino alla punta di questa.

< Assolutamente, lungi da me voler disturbare la tua convalescenza ma abbiamo ricevuto visite dalla città di Dakia due giorni fa, una visita decisamente di alto profilo che gradirebbe parlare con i sopravvissuti di Cohen. Sarebbe scortese non acconsentire. >

Ancora una volta, più che una proposta od un invito quella era una richiesta senza possibilità di rifiuto. Con un colpo di tosse l'uomo in armatura portò una mano alle labbra nascoste dalla peluria, prima di ricomporsi e tornare ad osservare l'erborista assttogliando lo sguardo.

< Spero la preparerai a dovere, a Lady Angelise non piace aspettare. Perdonate la mia intrusione. >

Con quell'ultima frase il pretore fece un mezzo cenno in direzione della ragazza, quasi un inchino appena accennato nei confronti di Ilyria per poi girare i tacchi ed abbandonare la bottega, una mano che con forza sospinse la porta in legno verso l'esterno, lasciando che questa si richiudesse alle proprie spalle grazie alla forza di gravità con un tonfo secco. Ilyria interdetta rimase sulle scale, ad osservare la scena con occhi che tradivano preoccupazione per poi domandare.

< Lady Angelise? Cosa mi sono persa? E perché Alair sembrava così scontroso? >

Una tempesta di domande che non riuscì a trattenere le sfuggirono dalle labbra mentre dal canto suo Sylvia sospirava con forza, massaggiandosi le tempie.

< Diciamo che tra me ed il pretore non scorre esattamente buon sangue, ma questa è un'altra faccenda. A quanto pare hanno mandato una Venatores ad investigare sull'attacco al vostro villaggio, Ilyria, e fidati che questa sembra essere un pezzo grosso. >

Facendo schioccare le dita e voltandosi su sé stessa Sylvia si mosse dietro il bancone, i tacchi degli stivali che risuonavano contro il pavimento in legno mentre la ragazza dagli occhi viola prese a scendere finalmente quelle scale, giusto in tempo per ritrovare il volto sorridente della donna che teneva un ciondolo da una sottile catenina argentata.

< Questo è per te, ho pensato che un piccolo regalo potesse tirarti su di morale. >

Il ciondolo aveva la forma di una foglia di quercia in metallo, poco più grande di un pollice, anche questo in argento, sulla quale erano finemente incisi minuziosi dettagli che rendevano quell'oggetto una fedele riproduzione dell'originale, mentre sul retro piccole e minuziose iscrizioni runiche erano state incise. Tendendo la mano verso la donna Ilyria accetto di buon grado il dono, portandolo a sé senza indugiare troppo, assicurandolo dietro il collo e lasciando che il pendente le cadesse sul petto.

< Non dovevi Sylvia, è stupendo, ti ringrazio. >

Gli occhi della giovane sembravano brillare di gratitudine quando sollevò lo sguardo dal monile alla donna che glie lo aveva donato, un sorriso ad incurvarle le labbra, prima che l'altra le afferrasse le mani con le proprie, stringendole dolcemente e muovendo un passo verso l'altra, diminuendo la distanza che le separava.

< Ricorda queste parole Ilyria, se mai avessi bisogno di aiuto, chiamami con tutta te stessa. >

Un sorriso increspò le labbra dell'erborista prima che congedasse la giovane da quel contatto per poi muoversi all'indietro, fino a trovare il bancone contro il quale si appoggiò usando entrambe le braccia come perni.

< E adesso vai, Lady Angelise si trova nella chiesa del Drago Bicefalo, a quanto ne so, sei l'unica con la quale non ha ancora parlato. >

Con un cenno di assenso Ilyria chinò di poco il capo, portando il ciondolo all'interno del proprio vestito lasciando che solo la catenella si intravedesse attorno al collo. Uscendo dalla bottega la luce le del giorno la investì, costringendola a socchiudere lo sguardo per qualche secondo portando una mano alla fronte nel tentativo di schermare gli occhi da quei raggi. Quando si fu abituata finalmente poté osservare l'esterno, le palpebre che si chiusero ed aprirono un paio di volte mentre metteva a fuoco la piazza che aveva di fronte. Oltre alle solite bancarelle ed avventori intenti a far compere e scambiare merci un'altra cosa attirò la propria attenzione, delle guardie con i sigilli imperiali ed alte picche erano di guardia all'entrata della chiesa. Voltandosi nuovamente vide Emmet e Damien chini sugli sgabelli ed intenti a parlare e preparare le solite erbe, poco lontani dall'entrata. Silenziosa scivolò alle loro spalle, prima di aprire le braccia e buttarsi letteralmente tra i due, tenendoli stretti cingendo il collo di entrambi.

< Vi siete divertiti senza di me, vero? Spero non vi siate abituati troppo! >

Disse la ragazza con un mezzo sorriso prima di lasciar andare entrambi che a loro volta si voltarono, Damien con un sorrisone decisamente raggiante mentre osservava la ragazza mentre Emmet le rifilò una mezza gomitata nel fianco.

< Vedi di fare in fretta, siamo sommersi dal lavoro e ci servono un paio di mani in più. >

Disse poi ammiccando all'unica struttura in pietra del villaggio, Ilyria annuì nuovamente prima di muovere qualche passo all'indietro, separandosi dai ragazzi.

< Non c'è bisogno che me lo ricordi, Emmet, sarò di ritorno a breve. >

Il suono dei propri stivali rintoccò contro il selciato della piazza della città mentre la ragazza dai capelli corvini si avvicinava a quella struttura in pietra che sovrastava tutte le altre. Sollevò lo sguardo verso l'alto, ad osservare i due torrioni che facevano da cornice all'entrata, un alto arco in pietra a sesto acuto sbarrato da una pesante porta in legno che vedeva, ogni seconda luna piena del mese, il passaggio di tutti i membri del villaggio per le consuete celebrazioni verso la loro divinità. Mosse qualche altro passo in direzione della propria meta quando il clangore di metallo contro metallo la riportò alla realtà, le due guardie imperiali poste innanzi alla porta avevano portato il loro sguardo su di lei, facendo cozzare le punte di quelle picche con forza tra di loro, sbarrando ulteriormente il passaggio.

< Questa struttura è attualmente ad uso esclusivo della coorte imperiale, cosa vi porta qui? >

La voce dura e roca dietro quell'elmo in metallo che copriva ogni fattezza di un volto del quale solo gli occhi color nocciola si intravedevano fece trasalire la ragazza che con una mezza riverenza si affrettò ad aggiungere.

< Mi chiamo Ilyria, sono una rifugiata dal villaggio di Cohen. Il pretore ha detto che una certa Angelise voleva parlare con me. >

Un lungo silenzio seguì quelle parole mentre le due guardie si scambiarono un'occhiata dura, per poi riportare la loro attenzione sulla ragazza che aveva intanto preso a torturare un lembo di quel vestito tra le dita, preda del nervosismo.

< È Lady Angelise per te. Non dimenticarlo. >

Le picche si sollevarono di scatto lasciando così il passaggio libero verso la porta che ancora rimaneva chiusa. Ilyria semplicemente annuì, lungi dal controbattere contro quelle montagne di muscoli ed acciaio, per poi oltrepassarle e sospingere il ruvido legno con entrambe le mani.
l'interno della chiesa era modesto, una navata singola a pianta rettangolare che si estendeva per circa venticinque metri da un capo all'altro, alla fine della quale era posto l'altare dove si tenevano le celebrazioni nelle notti di luna piena, alle spalle del quale era posta una riproduzione in legno del drago bicefalo, con le ali spalancate ed intento a ruggire.
Ma al momento quel luogo sacro ai più era diventato una vera e propria base logistica. Bisacce ed armamenti erano stati sistemati sulle panche che altrimenti avrebbero accolto i fedeli, uomini intenti a lucidare i pezzi delle proprie armature, in silenzio, sollevarono lo sguardo verso quella figura esile che fece il proprio ingresso mentre il portone si richiudeva con un tonfo. Esattamente all'altro capo della chiesa, dietro quell'altare, spiccava la figura di una ragazza, i lunghi capelli bianchi gentilmente raccolti da una tiara, ricadevano morbidamente sulle spalle bardate in acciaio, una splendida armatura brillava come argento liquido e le adornava il petto, mentre le braccia erano ricoperte fino alle punte delle dita da altro acciaio. Al suo fianco una figura ammantata di nero e scarlatto, i quali tratti non erano visibili per via del cappuccio calato sul capo sembrava essere in procinto di bisbigliare qualcosa ma quel discorso venne interrotto proprio quando un paio di occhi azzurri, freddi come il ghiaccio, si posarono su Ilyria, facendola trasalire. La chiesa, piombata in un silenzio ancora più cupo la fece sentire a disagio, tremendamente a disagio, con tutti quegli sguardi puntati su di sé.
Si sbrigò ad accennare una riverenza, piegandosi sulle ginocchia e chinando il capo.

< Sono Ilyria, il Pretore Alair mi ha mandata a chiamare dicendo che Lady Angelise desiderava parlare con me. >

Deglutendo con forza e tenendo la testa abbassata verso il terreno per qualche ragione Ilyria sentì sudore freddo scorrerle lungo la schiena, la voce che a stento riuscì a mantenere un tono costante senza traballare mentre le gambe sembravano improvvisamente pesanti, la bocca secca ed impastata. Non le piaceva stare all'interno di quella struttura, non le piaceva stare vicino a quelle persone, sentiva di dover scappare il prima possibile, il più velocemente possibile ed il più lontano possibile.

< Alza la testa ed avvicinati, ti stavo aspettando. >

Una voce femminile interruppe quel silenzio assordante che si era creato, gli occhi violetti di Ilyria incontrarono quelli dell'altra ragazza, di un blu intenso, quasi ipnotico. Annuendo leggermente la ragazza dai capelli corvini si mosse lungo la navata della struttura, i tacchi dei propri stivali che rintoccavano contro il pavimento lastricato, fino a raggiungere la base dell'altare dove l'uomo accanto alla ragazza sollevò una mano, facendole cenno di arrestare il proprio incedere, costringendola adesso ad osservare i due sollevando la testa. Deglutendo poté osservare meglio i dettagli del vestiario della ragazza dai capelli bianchi, quell'armatura finemente intarsiata era costellata di rune dal significato sconosciuto, mentre una spilla in oro che ritraeva lo stemma della casata imperiale teneva fermo un mantello a ridosso della spalla sinistra celando in parte il pomello di una spada assicurata al medesimo fianco.
Osservando dei fogli posti davanti a sé sull'altare la ragazza dai capelli color neve portò le proprie mani per afferrarli, facendoli scorrere l'uno sull'altro, soffermandosi su alcuni per poi passare oltre.

< Quindi tu sei l'unica con la quale non avevo parlato. Mi hanno detto che hai avuto un malore, ti succede spesso? >

Quegli occhi azzurri si posarono solo per pochi istanti su di Ilyria che, in procinto di rispondere, venne fermata da un rapido gesto della mano dell'altra, come a dispensarla da una eventuale risposta.

< Io sono Angelise, Magna Venatores di Septima Ultima, mi è stato ordinato di investigare sull'attacco al vostro villaggio e sulla soppressione della bestia che ne è artefice. >

Una rapida spiegazione della propria posizione e del proprio titolo. Il titolo di Magnus o Magna che se la Venatores in questione era donna, come in quest'ultimo caso, veniva attribuito solamente ai ranghi più alti dell'ordine, a coloro che si erano distinti per meriti particolari, che avevano partecipato alle Grandi Battute di caccia imperiali come comandanti o che vantavano un lignaggio particolarmente alto. Delle tre opzioni, valutando la giovane età della cacciatrice e che che l'ultima Grande Battuta si svolse circa dodici anni fa, l'unica opzione plausibile era l'alto rango sociale della stessa, ipotesi decisamente rimarcata dall'atteggiamento e postura impeccabile che Angelise mostrava in ogni movimento, per non parlare dello sguardo di sufficienza che dedicava ad Ilyria ogni volta che le posava gli occhi addosso.

< Hai qualcosa da aggiungere che non sia solo farfugliamenti, fuoco, sangue, morti o lacrime? Perché i tuoi... compagni di sventura sono stati più che esaurienti su questi temi. >

Ilyria si sentì nuovamente la bocca secca, un nodo alla gola mentre il proprio sguardo violetto scorreva su quel viso dai tratti delicati ma totalmente disinteressato. La ragazza cercò di fare mente locale, recuperando dettagli che aveva forse, volutamente, dimenticato. Dopo qualche istante di silenzio iniziò a parlare, con ritrovata voce.

< Ricordo che era una bella giornata, il sole splendeva alto. Ero nei campi intenta a raccogliere della verdura quando ad un tratto si è fatto tutto buio. >

Una breve pausa in quel racconto, mentre la ragazza ricordava di come il cielo si fosse d'un tratto annuvolato, facendo piombare quelle dolci colline nell'oscurità di una nera tempesta.

< Aveva iniziato a soffiare un vento forte che minacciava pioggia, per questo sono corsa a casa. La pioggia aveva appena iniziato a cadere quando ho sentito quello che sembrava un tuono ma ora che ci penso sembrava un ruggito. >
Ilyria trasse un profondo respiro, socchiudendo gli occhi per qualche istante prima di riaprirli.

< Poi più nulla, mi hanno trovata tra le macerie ancora svenuta, mi hanno caricata su un carro e tre giorni dopo siamo arrivati qui ad Acque Grigie. >

In risposta a quelle parole Ilyria ricevette solamente uno sbuffo, quasi deluso da parte della Venatores, uno sguardo disinteressato mentre afferrava rapida una penna dal proprio supporto, intingendola rapida in un calamaio appuntando qualche rapida nota su uno di quei fogli.

< Nulla di interessante quindi, sei dispensata, torna pure alle tue faccende. Martius seguimi, dobbiamo discutere della battuta di caccia. Questa cosa deve pur aver lasciato qualche traccia che possiamo seguire. >

Neppure la guardò in volto, voltandosi semplicemente per darle le spalle, muovendo qualche passo in direzione delle piccole porticine in legno che davano sul retro della struttura. Ma più che l'indifferenza della ragazza quello che colpì Ilyria fu la sensazione di essere scrutata, osservata, analizzata quasi, da quell'uomo incappucciato. Le sembrò di vedere un fulgido seppur fugace bagliore rosso sotto l'orlo di quel cappuccio. Deglutì nuovamente per un istante che le sembrò infinito quando finalmente l'uomo le distolse lo sguardo di dosso. Senza neppure sapere perché sospirò con un senso di sollievo quando lo vide voltarsi e seguire la Venatores. Con l'ennesima accennata riverenza fu anche Ilyria a congedarsi.
Quando finalmente si ritrovò nuovamente all'esterno portò istintivamente una mano al petto, una sensazione di fastidio, quasi bruciore sulla pelle. Tirando su il ciondolo dalla propria catenella osservò quella foglia in metallo adagiata sul palmo della propria mano. Era calda, decisamente troppo perché il razionale di quella temperatura fosse il semplice contatto con la propria pelle. Scrollando di poco la testa per eliminare qui pensieri, Ilyria rimise il ciondolo al proprio posto allungando poi il passo in direzione della bottega.

 


-- Capitolo in anticipo questa settimana! Domani sarà una giornata un po' caotica, il capitolo era pronto ed onde evitare ritardi ho deciso di anticipare. Vi presento la bellissima Angelise, che potete vedere come protagonista della copertina del capitolo. Ho fatto un piccolo upgrade per le immagini, quindi da ora in poi avranno una qualità decisamente migliore, spero possiate apprezzare. detto questo, alla prossima! Bye! <3

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Saekki