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Autore: Futeki    16/04/2023    10 recensioni
"L’aveva conosciuta al primo anno e perfino da undicenne Blaise l’aveva trovata bellissima. Daphne si era presentata e lui aveva detto qualcosa di divertente per togliersi una curiosità – e sì, quando rideva era ancora più bella.
Si era innamorato all’istante. [...]
Ma crescere con qualcuno significa conoscerlo abbastanza da sapere dove si annidano i suoi mostri – e saperli evitare.
"
[Questa storia ha partecipato alla challenge Riflessioni sulla scrittura indetta da Rosmary sul forum Ferisce la penna.]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'Under the green, Slytherin light'
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[TW: Disturbi alimentari]

 

 

 

Dove non posso seguirti

 

 

L’aveva conosciuta al primo anno e perfino da undicenne Blaise l’aveva trovata bellissima. Daphne si era presentata e lui aveva detto qualcosa di divertente per togliersi una curiosità – e sì, quando rideva era ancora più bella.

Si era innamorato all’istante.

«Sai che quando ridi hai le fossette?»

«Davvero?»

«Davvero.»

«Perché ho la bocca piccola.»

«E le guance paffute.»

Lei l’aveva guardato male, poi era andata via.

Lui non aveva capito.

 

L’aveva conquistata al sesto anno, dopo tre passati a farsi perdonare e altrettanti a farla innamorare.

Era stato bello e facile – amarsi – poi più difficile – capirsi.

Daphne viveva nell’intorno di convinzioni su cui non era disposta a cedere.

Blaise iniziava a comprenderlo guardandola mangiare – o non farlo.

Tremava quando la vedeva entrare in bagno da sola – un posto in cui non poteva seguirla – e soffriva quando la vedeva uscirne con lo sguardo lontano – l’altro posto in cui non poteva seguirla.

Rabbrividiva al pensiero delle parti di sé di cui lei si sbarazzava.

«Sei tutta intera?»

«Certo.»

«Mi sembra ti manchi qualche pezzo.»

«Intendi quello che mi hai preso tu?»

«Di quello non t’importa.»

«Non m’importa mai di quello che perdo.»

«Che significa?»

«Meno c’è, più sto bene.»

Lui l’aveva guardata terrorizzato e senza sapere cosa dire.

Lei non aveva capito.

 

Aveva imparato a starle accanto nel modo giusto e ingenuamente aveva creduto di sapere ogni cosa. Poi erano andati a vivere insieme.

A volte sbagliava ancora – senza la scusante di avere undici anni – altre imparava ad affinarsi.

Come quando Daphne aveva iniziato a tornare a casa la sera tardi, dopo giornate di lavoro estenuanti, e lui aveva preso a domandarle cosa volesse per cena. Nei giorni buoni, le preparava un’insalata.

Ma crescere con qualcuno significa conoscerlo abbastanza da sapere dove si annidano i suoi mostri – e saperli evitare. Perciò Blaise aveva iniziato a farle trovare l’insalata già pronta.

«Questo cos’è?»

«Pollo. Nell’insalata ci sta bene.»

«Non ce l’hai mai messo prima.»

«Lo so. Se non ti va non importa, mangia quello che vuoi.»

Lei l’aveva guardato con un misto di vergogna e gratitudine, poi aveva iniziato a mangiare.

Lui aveva capito.

 

Avevano ignorato entrambi l’ombra che sapeva macchiare anche gli avvenimenti più belli.

La paura li aveva vinti solo tempo dopo, perché Daphne era rimasta incinta e loro erano stati troppo felici per vederla arrivare.

Quindi avevano tremato in momenti diversi: Daphne aveva iniziato ad avere le nausee mattutine e Blaise aveva ricordato quanto terrificante fosse vederla sparire dietro la porta di un bagno e sentirla rigettare parti di sé. E un giorno lei era passata davanti a uno specchio, dimentica per un istante di avere una vita dentro, e aveva visto solo se stessa – e un ventre troppo gonfio.

Blaise le aveva messo le mani sui fianchi e le aveva impedito di rifuggire quell’immagine.

«Promettimi che non andrai dove non posso seguirti.»

Lui l’aveva guardata preoccupato e speranzoso insieme.

Lei aveva capito.

«Non vado da nessuna parte.»

   
 
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