[TW: Disturbi alimentari]
Dove non posso seguirti
L’aveva
conosciuta al primo anno e perfino da undicenne Blaise l’aveva trovata
bellissima. Daphne si era presentata e lui aveva detto qualcosa di divertente
per togliersi una curiosità – e sì, quando rideva era ancora più bella.
Si era
innamorato all’istante.
«Sai
che quando ridi hai le fossette?»
«Davvero?»
«Davvero.»
«Perché
ho la bocca piccola.»
«E
le guance paffute.»
Lei
l’aveva guardato male, poi era andata via.
Lui
non aveva capito.
L’aveva
conquistata al sesto anno, dopo tre passati a farsi perdonare e altrettanti a
farla innamorare.
Era stato bello
e facile – amarsi – poi più difficile – capirsi.
Daphne viveva
nell’intorno di convinzioni su cui non era disposta a cedere.
Blaise iniziava
a comprenderlo guardandola mangiare – o non farlo.
Tremava quando
la vedeva entrare in bagno da sola – un posto in cui non poteva seguirla – e
soffriva quando la vedeva uscirne con lo sguardo lontano – l’altro posto in cui
non poteva seguirla.
Rabbrividiva al
pensiero delle parti di sé di cui lei si sbarazzava.
«Sei tutta
intera?»
«Certo.»
«Mi sembra ti
manchi qualche pezzo.»
«Intendi quello
che mi hai preso tu?»
«Di quello non t’importa.»
«Non m’importa
mai di quello che perdo.»
«Che
significa?»
«Meno c’è, più
sto bene.»
Lui l’aveva
guardata terrorizzato e senza sapere cosa dire.
Lei non aveva
capito.
Aveva imparato
a starle accanto nel modo giusto e ingenuamente aveva creduto di sapere ogni
cosa. Poi erano andati a vivere insieme.
A volte
sbagliava ancora – senza la scusante di avere undici anni – altre imparava ad
affinarsi.
Come quando
Daphne aveva iniziato a tornare a casa la sera tardi, dopo giornate di lavoro estenuanti,
e lui aveva preso a domandarle cosa volesse per cena. Nei giorni buoni, le
preparava un’insalata.
Ma crescere con
qualcuno significa conoscerlo abbastanza da sapere dove si annidano i suoi
mostri – e saperli evitare. Perciò Blaise aveva iniziato a farle trovare
l’insalata già pronta.
«Questo cos’è?»
«Pollo.
Nell’insalata ci sta bene.»
«Non ce l’hai
mai messo prima.»
«Lo so. Se non
ti va non importa, mangia quello che vuoi.»
Lei l’aveva
guardato con un misto di vergogna e gratitudine, poi aveva iniziato a mangiare.
Lui aveva
capito.
Avevano
ignorato entrambi l’ombra che sapeva macchiare anche gli avvenimenti più belli.
La paura li
aveva vinti solo tempo dopo, perché Daphne era rimasta incinta e loro erano
stati troppo felici per vederla arrivare.
Quindi avevano
tremato in momenti diversi: Daphne aveva iniziato ad avere le nausee mattutine
e Blaise aveva ricordato quanto terrificante fosse vederla sparire dietro la
porta di un bagno e sentirla rigettare parti di sé. E un giorno lei era passata
davanti a uno specchio, dimentica per un istante di avere una vita dentro, e
aveva visto solo se stessa – e un ventre troppo gonfio.
Blaise le aveva
messo le mani sui fianchi e le aveva impedito di rifuggire quell’immagine.
«Promettimi che
non andrai dove non posso seguirti.»
Lui l’aveva
guardata preoccupato e speranzoso insieme.
Lei aveva
capito.
«Non vado da
nessuna parte.»