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Autore: Vavyr5    17/04/2023    0 recensioni
OS stony ispirate a varie canzoni.
ch.1: Let me down slowly
ch.2: Someone you loved
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una sera, alla fine della festa di Tony, poco prima delle sue nozze con Pepper, lui e Steve si ritrovano da soli, sul divano a ripercorrere i momenti in cui quelli a sognare un futuro assieme, come una famiglia, erano stati proprio loro due.

Tony accompagnò Thor alla porta della villa, ringraziandolo di essere venuto. Gli strinse la mano veloce e lo abbracciò battendogli qualche pacca sulla spalla, prima di sorridergli e vederlo camminare sul dialetto, al fianco di suo fratello Loki, diretti verso qualsiasi vettura o cosa che li avrebbe riportati verso Asgard.
Tony chiuse la porta sospirando, stanco al pensiero di dover ripulire la sala dalle bottiglie vuote e dai festoni che qualche ora prima erano appesi ai muri, ma che ora giacevano sul pavimento creando un tappeto colorato e fitto lungo tutta l'area della sala.
Erano rimasti solo lui e Steve, che si era offerto di aiutarlo a raccogliere tutto, essendo loro gli unici usciti sobri da quella serata eterna: Steve perché per quanto bevesse, non poteva ubriacarsi a causa del siero che lo aveva reso Capitan America e Tony perché con gli anni aveva capito che forse l'alcool non era proprio il suo migliore amico.
Il Capitano stava già raccogliendo tutte le lattine e le bottiglie vuote, buttandole in un grande sacco nero, quindi Tony capì che a lui toccavano le decorazioni.
Si avviò verso la lavanderia, dove tenevano tutti gli oggetti utili alla pulizia della casa, e dallo stanzino tirò fuori scopa e paletta. Si munì anche lui di un sacco e chiuse la porta, avviandosi nuovamente verso la stanza che poco tempo prima aveva ospitato una dozzina di eroi ubriachi.
Steve lo guardò per qualche istante, smettendo di raccogliere cocci e bicchieri, per sorridergli. Tony ricambiò il sorriso e poi entrambi tornarono al lavoro.
**************************
Un'ora dopo tutto era al proprio posto: la sala era limpida come se nessuno ci avesse mai messo piede dentro, i sacchi della spazzatura erano stati sistemati sul marciapiede fuori dalla mansione, in attesa che il camion della spazzatura li raccogliesse, e i piatti erano stati lavati, asciugati e rimessi al loro posto.
Tony era fiero del loro lavoro e si chiese cosa avrebbe detto la sua futura moglie se si fosse trovata lì in quel momento. Non che lui fosse la persona più disordinata del mondo, ma sicuramente l'ordine e la pulizia erano stati argomenti di discussione tra i due quasi-coniugi. Anche per questo Tony si sentì soddisfatto mentre guardava la sala e la cucina, e decise che entrambi si meritavano una pausa, nonostante l'orario inoltrato.
Steve apparve dalla cucina con due birre aperte in mano e sorrise a Tony prima di porgergliene una. Il moro lo guardò confuso e un attimo preoccupato: Steve conosceva i suoi problemi con l'alcool e sapeva quanta fatica aveva fatto per smettere di abusare di quella sostanza e cominciare a trovare un altro rimedio per i suoi problemi.
"Non ti preoccupare sono analcoliche; le ho comprate venendo qui in caso avessi voluto bere qualcosa di diverso da acqua e succo di frutta"
Tony sorrise e scosse la testa perché non riusciva a credere a quanto Steve lo conoscesse; odiava le feste perché sapeva che tutti attorno a lui avrebbero bevuto, e per quanto si fosse abituato, non era ancora completamente capace di dire di no a quelle bevande.
Ma Steve lo aveva sempre aiutato, ed era sempre stato al suo fianco, e ad ogni festa a cui si erano presentati assieme, lui aveva portato con sé un pacco di birre analcoliche per cercare di far sentire quello che una volta era il suo compagno, un pò meno in soggezione e un pò più a suo agio a quei tipi di eventi.
Prese la birra dalle sue mani e gli indicò il divano per invitarlo a sedersi, per godersi quegli ultimi istanti di calma prima di dover tornare alla vita reale.
La sala era davvero grande e i tre divani neri posizionati al centro di essa, attorno ad un tavolino di cristallo, risaltavano contro al grigio lucido delle piastrelle del pavimento. La sua era una villa moderna e sicuramente lussuosa eppure Steve amava quella sala. Nonostante lui avesse sempre puntato su un arredamento tradizionale e più antiquato, amava la tranquillità che quello stile minimalista donava, soprattutto perché da quel punto della casa si poteva ammirare il mare e la sua immensa vastità. Per tutto il tempo in cui Steve aveva abitato in quella casa, aveva speso almeno un paio d'ore della sua giornata steso su uno di quei divani, con la finestra aperta e il rumore delle onde in sottofondo. Lo usava come rifugio e come posto per rilassarsi, magari dopo una missione o una litigata con Tony.
Quelle non erano mai mancate tra di loro; dal primo momento, infatti, le discussioni avevano caratterizzato la loro difficile relazione. Quasi tutti i giorni, infatti, si ritrovavano in cucina o nel letto a tirarsi dietro insulti perché non riuscivano mai a concordare su nulla. La maggior parte di quelle litigate  finivano con loro nudi, sotto le coperte, a fare l'amore perché nonostante avessero idee completamente diverse, l'amore che li univa era troppo forte per essere spazzato via da una semplice litigata e ogni volta passavano dall'urlarsi contro al baciarsi appassionatamente, cercando di eliminare il ricordo delle parole che avevano appena lasciato le loro labbra.
E Steve amava quella loro routine, amava sapere di avere Tony ad aspettarlo a casa o sapere che anche quella sera si sarebbe addormentato tra le braccia dell'unica persona, dopo Peggy, che gli aveva fatto provare emozioni tanto forti e vive.
Era stato difficile, davvero difficile, e più di una volta si erano trovati sull'orlo del precipizio ma si erano abilmente tirati su, si erano messi al riparo e avevano continuato per la loro strada, ogni volta un pò più forti di prima. Ma un giorno avevano capito che una relazione segreta, soprattutto quando la loro vita era costantemente monitorata e in pericolo, non poteva durare ancora molto e alla fine di quella giornata, Steve era rimasto senza nessun posto dove stare o nessuno da amare. Si era ritrovato solo, di nuovo.
Nessuno aveva mai saputo della loro relazione, dell'amore che li aveva legati quando non erano in battaglia, dell'ansia che riempiva il petto di entrambi ogni volta che si ritrovavano a combattere contro qualcuno, per paura che quella volta sarebbe tornato a casa solo uno di loro due. Nessuno sapeva dei mesiversari, anniversari, feste di compleanni ed eventi pieni di gioia che si erano ritrovati a condividere. Nessuno sapeva del loro desiderio di diventare una famiglia un giorno, e nessuno sapeva del dolore che avevano provato quando tutto quel palazzo era crollato loro addosso, quasi fosse fatte di carta. Nessuno sapeva delle notti insonni di Steve o le sere passate a bere di Tony, nessuno sapeva quanto fosse difficile presentarsi agli incontri sapendo che l'altro sarebbe stato lì e nessuno sapeva quanto era stato difficile far finta di nulla, far finta di essere ancora una squadra, e rialzarsi, rimettere insieme i pezzi. Perché questa era la cosa giusta da fare, nei confronti di tutti.
Quindi quella sera, quando Steve era apparso nella sua dimora, era stato bello e doloroso al contempo; ma vederlo pulire e lavare i piatti nella sua cucina era stato solo tanto straziante. Lo aveva riportato indietro a quando la sera, dopo una giornata pesante passata in laboratorio, Steve preparava la cena e poi lo faceva accomodare sul tavolo di marmo in mezzo alla cucina mentre lui puliva e sistemava tutto perché "Ti meriti un pò di riposo" gli diceva, mentre lui di riposo non vedeva mai nemmeno l'ombra.
"Ho dormito per settant'anni, sono a posto" gli diceva sempre, anche se sapeva che dietro a quella frase si nascondeva qualcosa di più profondo.
Si sedettero su due divani diversi ma ognuno all'angolo, in modo da ritrovarsi comunque vicini.
"Come ti senti?" Steve chiese onestamente curioso. Non era mai stato sul punto di sposarsi e legarsi definitivamente a qualcuno per sempre, però aveva questo enorme desiderio che lo spingeva ad ammirare e ad invidiare chiunque avesse avuto la fortuna di incontrare la persona giusta per poterlo fare. Era strano chiedere a quello che una volta era l'amore della sua vita, come si sentiva a riguardo del suo imminente matrimonio con una persona che non era lui; però era Tony e per quanto sentirlo parlare di Pepper lo facesse soffrire, lo amava ancora troppo profondamente per riuscire a fare finta che non gli importasse nulla di lui.
"E' strano, pensare che tra poco io e Pepper diventeremo una famiglia, è successo tutto così velocemente. Era la mia segretaria e ora, pochi mesi dopo, sta per diventare mia moglie... non so bene come mi sento al riguardo ma penso sia la cosa giusta da fare"
Steve lo guardò preoccupato, Tony era sempre stata la persona più sicura e decisa che lui avesse mai avuto l'onore di incontrare e vederlo così titubante, lo fece riflettere sulla possibilità che quell' imminente evento non fosse quello che Tony voleva davvero per sé.
Tony d'altro canto, avrebbe solo potuto confermare i dubbi di Steve se quello glieli avessi esposti. Non voleva sposare Pepper, non voleva legarsi a lei per tutta la vita, ma dopo che lui e Steve si erano lascati, tutte le sicurezze su cui aveva sempre vissuto e marciato, gli erano crollate sotto i piedi e si era ritrovato solo, con la paura di non trovare più nessuno in grado di amare ed apprezzare un tale disastro come lui. Poi era arrivata Pepper, la sua assistente e aveva deciso che non avrebbe rischiato un'altra volta, quindi solo tre mesi dopo lui le aveva porto un anello e lei aveva detto di si in lacrime.
Tutto questo non eliminava il fatto che loro due non vivevano assieme e non dormivano mai nello stesso letto; Tony le rifilava sempre la scusa che non sarebbe stato saggio a causa dei suoi numerosi impegni di lavoro e la sua insonnia cronica, ma la verità era che non voleva che lei prendesse il posto del ragazzo che poco tempo prima era sua coinquilino, compagno e amante. Non voleva fare quel passo perché sapeva sarebbe significato far uscire Steve dal suo presente e abbandonarlo nel suo passato, classificarlo come un brutto ricordo.
Non voleva, non voleva che lui diventasse il suo passato, perché sperava ancora in un presente che fosse loro, solo loro, ma non poteva rischiare tutto un'altra volta quindi aveva semplicemente deciso di andare contro al suo volere e prendere l'unica opportunità concreta che aveva tra le mani.
"Non mi sembri molto convinto..." Steve aveva paura di superare il limite e di farlo arrabbiare perché sapeva quanto poteva essere suscettibile alle critiche, aveva vissuto con lui per due anni e ormai aveva imparato ad essere cauto quando si trattava di discutere dei suoi sentimenti.
"No, lo sono. Solo... mi sembra tutto così surreale: in una settimana sarò per sempre legato a lei, eppure pochi mesi fa quelli seduti qui a discutere di matrimonio eravamo noi due..."
Steve sentì la tensione aumentare nella stanza mentre entrambi cominciarono a ripensare a quella notte in cui, dopo una missione esageratamente pericolosa, la voglia di diventare un tutt'uno anche agli occhi degli altri, li aveva sopraffatti.
POCHI MESI PRIMA
Nel momento in cui misero piede nell'immensa mansione, crollarono sul divano, stanchi psicologicamente e fisicamente dal duro scontro che poche ore prima aveva coinvolto tutta la squadra e nel quale Tony aveva quasi perso la vita a causa di un attacco a sorpresa e qualche carta ben giocata dal nemico.
Steve era ancora sconvolto dalle immagini che si ripetevano all'infinito nella sua mente: l'esercito dell'Hydra che appare dal nulla, loro che vengono sopraffatti e poi un susseguirsi di urla e pugni tirati a vuoto nella speranza di abbattere quell'orda di soldati che miravano solo a far loro del male. Poi le cose erano precipitate velocemente quando uno dei nemici aveva preso Tony alle spalle e lo aveva tirato giù da una scogliera insieme a lui, dividendolo da Steve. Il super soldato si era accorto subito dell'accaduto ma più cercava di avvicinarsi al bordo della scogliera, più i nemici cercavano di tenerlo lontano e di abbatterlo.
Era stata una battaglia eterna agli occhi di Steve che ogni tre secondi cercava di controllare con la coda dell'occhio se riuscisse a scorgere il fidanzato, senza però ottenere nessun risultato positivo.
Quando, una buona mezz'ora dopo, l'esercito dell'Hydra si decise a ritirarsi, la prima mossa di Steve fu quella di correre verso il punto in cui il miliardario era sparito, ormai troppo tempo prima.
Era stremato ma sentiva la paura e l'adrenalina scorrergli attraverso le vene mentre si avvicinava al punto incriminato.
Quando guardò di sotto, il suo cuore perse un battito quando scorse il luccichio del metallo rosso della tuta del suo amato, steso inerme su una sporgenza rocciosa, troppo in basso per poter essere raggiunto senza la giusta attrezzatura.
"FALCON, PORTAMI Lì SOTTO" comandò senza nemmeno preoccuparsi di vedere se i suoi compagni fossero ancora tutti vivi. In quel momento, l'unica vita di cui poteva preoccuparsi, era quella di Tony, forse morto, su una scogliera troppi metri sotto di lui. Non gli importava nulla, nemmeno sapere se quel punto fosse abbastanza stabile per reggere entrambi; l'unica cosa che aveva in mente era scendere lì sotto e stringerlo tra le braccia, aiutarlo e poi tornare a casa con lui.
"Steve, è troppo pericoloso, quella roccia potrebbe franare in qualsiasi momento" La voce di Natasha si fece largo attraverso gli auricolari. Si girò a controllare che Falcon stesse arrivando per eseguire i suoi ordini, ma invece, trovò tutti i suoi compagni, schierati dietro di lui.
"Ho detto, portatemi lì sotto. Non m'importa quale siano le probabilità, o mi portate lì come vi ho chiesto, o ci arrivo da solo"
Natasha e Thor si scambiarono uno sguardo, come se si stessero parlando e stessero concordando su qualcosa e poi Ant-Man si fece avanti. "Forse potrei scendere io. Non penso che quella roccia possa sopportare il peso di due super soldati come te e Tony, ma se mi rimpicciolissi e riuscissi a svegliare Tony, forse potrebbe tornare qui sopra da solo e a quel punto potremmo preoccuparci di controllare che non gli sia successo nulla di grave."
"Scott ha ragione, Steve, l'importante è portarlo via da lì." Natasha cercò di farlo uscire dal suo stato di panico e di farlo ragionare. Il soldato però era ancora titubante all'idea di affidare le sue speranze in mano ad un mini-supereroe. Natasha notò il dubbio nella sua espressione e si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla e puntando i suoi occhi in quelli azzurri dell'altro
"Fidati di me. Ti prometto che lo tireremo su da lì"
Il comportamento di Steve era risultato strano a tutti, visto che la maggior parte del tempo lo passavano a dividerli e a farli smettere di discutere, ma quello non era il momento per le spiegazioni, soprattutto quando c'era la vita di Tony in gioco.
Dopo qualche altro secondo d'incertezza, Steve sospirò ed acconsentì a lasciar scendere Scott al posto suo.
La missione durò poco ed andò nei migliori dei modi ma il Capitano rimase per tutto il tempo a braccia conserte e zitto, senza staccare gli occhi dall'uomo sotto di lui.
Scott si rimpicciolì e saltò sulla spalla di Falcon che in pochi secondi lo trasportò fino al corpo di Tony. Lì, Ant-Man, decise di rimpicciolirsi ancora di più ed entrare all'interno dei circuiti dell'armatura, dove scollegò e collegò qualche filo, mandando una piccola e breve scossa elettrica all'intero del corpo e pochi secondi dopo Tony si tirò su di scatto, facendo franare un pò la roccia loro sottostante.
Natasha vide Steve tirare un lungo sospiro di sollievo e portare le mani a coprirsi gli occhi e poi tra i capelli biondi, come se gli avessero appena comunicato la notizia più bella del mondo.
Thor, Hulk e gli altri loro compagni sorrisero e cominciarono a tirarsi pacche sulle spalle, come se fossero stati loro a salvargli la vita.
In poco tempo Scott lasciò l'armatura di Tony e tornò in cima alla scogliera con Falcon, seguiti da un dolorante Tony che si accasciò a terra, sedendosi ansimante e stremato.
Steve aveva promesso di contenersi nel caso fosse andato tutto bene, si era ripromesso di non fare nessuna scenata; ma quando il suo compagno mise piede a terra e il suo cuore recepì il messaggio che stava bene, Steve si lanciò verso di lui e lo racchiuse in un abbraccio che nessuno si aspettava. Non aveva pianto, perché lui non piangeva mai davanti agli altri e avrebbe comunque attirato troppa attenzione, ma si concesse di stringere il suo amato per lunghi secondi, prima di sentire la mano dell'altro passargli sulla schiena e la sua voce sussurrargli "Sono qui, sto bene..." e Steve lo strinse ancora più forte, sotto gli occhi confusi di tutti i loro compagni.
Quando si staccò, lo guardò negli occhi, la faccia tumefatta e piena di tagli e sangue; gli occhi stanchi del miliardario si fissarono a sua volta in quelli del capitano che, lasciando tutti a bocca aperta, disse: "Ti giuro su Dio, se ti azzardi a fare un'altra volta una cosa del genere, vengo a prenderti e ti soffoco con le mie stesse mani, stronzo"
E tutti risero, alcuni sinceramente divertiti, altri nel tentativo di nascondere lo stupore e la confusione dietro a tutto l'affetto che i due stavano dimostrando verso l'altro.
Tony rise anche lui, divertito, sconcertato ma anche innamorato dell'uomo al suo cospetto.
Quella sera, su quel divano, stanchi e sconvolti, Tony disse qualcosa a cui Steve non aveva mai nemmeno pensato: "Voglio sposarti- disse serio, guardando l'altro dritto negli occhi- voglio sposarti, vivere con te e smettere di nascondere tutto questo. Voglio uscire di casa, la mattina, con te e andare a mangiare in ristoranti senza preoccuparci di passare dal retro. Voglio poter dire di essere tuo e voglio poter dire a tutto il mondo che il grande Capitan America è mio, che tra tutte le persone lì fuori, lui ha scelto me. Voglio diventare tuo marito e voglio che tu diventi il mio, per sempre."
Ci fu silenzio nella stanza per un pò di tempo, Tony intento a guardare Steve che, a sua volta, teneva la testa bassa.
"Dimmi qualcosa, mi va bene anche un insulto"
Steve alzò lo sguardo, puntandolo in quello di Tony che rimase sorpreso nel vedere le lacrime riempire gli occhi del super soldato. Non lo aveva mai visto piangere, nemmeno quando Peggy li aveva lasciati.
"Ti amo con tutto me stesso e non potrei essere più contento ed onorato di diventare tuo marito"
Tony tornò a sorridere dopo aver udito quelle parole e nel giro di pochi istanti si era alzato e lanciato verso il biondo che, stringendogli i fianchi, lo aveva portato a sedersi sul proprio grembo, baciandolo profondamente ed appassionatamente.
Avevano poi fatto l'amore tutta la notte, uno stretto all'altro, e alla fine quando la luce dell'alba aveva cominciato a rischiarare l'enorme sala, si erano addormentati, la testa di Tony sul petto nudo e tonico di Steve che lo aveva stretto ancora di più, sorridendo, sentendosi fortunato e ringraziando il fato di averlo fatto schiantare in quel ghiacciaio, settant'anni prima, perché per quando estremista e masochista potesse suonare senza quel fatidico incidente non avrebbe mai potuto incontrare quello che era e sarebbe sempre stato, l'amore della sua vita.
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Le cose non erano andate come entrambi avevano immaginato: quando avevano comunicato la notizia a Fury, lui aveva reagito nel modo completamente opposto a quello a cui i due amanti avevano pensato. Non solo si era dichiarato offeso dal fatto che tutto quello gli fosse stato tenuto segreto per tutti quegli anni, ma li avevo anche obbligati, minacciandoli di cacciarli dal gruppo e renderli fuorilegge, a fare in modo che il tutto non cambiasse e che nulla venisse fuori; poi aveva preso una decisione che nel giro di un mese era stata la causa della loro rottura.
Pochi giorni dopo quell'intenso incontro, Fury comunicò a Steve che gli aveva organizzato un appuntamento con una delle sue spie perché "il mondo non deve sapere che i suoi due più grandi protettori sono gay".
Nessuno dei due interessati vedeva quel grande problema che stava facendo impazzire Fury ma alla fine, con la delusione e la tristezza nel cuore, Steve si era presentato all'appuntamento e nel giro di pochi giorni la notizia dell'ipotetica fiamma di Capitan America aveva fatto il giro del globo.
Dopo ogni appuntamento Steve tornava a casa solo per trovare Tony con lo sguardo triste fisso sul giornale alla pagina dove la foto del grande Capitan America e la misteriosa bionda si tenevano per mano e si stringevano Coe una felice coppia d'innamorati, come facevano loro due quando nessuno poteva vederli. Ogni volta il soldato giurava che sarebbe finita e che avrebbe trovato un modo per vendicare le ingiustizie da loro subite; ma come entrambi avevano temuto un giorno il tutto divenne troppo quando sulla copertina del giornale, Tony trovò Steve intento a baciare la sua "ragazza".
Steve lo aveva messo ali orrente il giorno prima e dopo un'intensa litigata, Tony aveva semplicemente ceduto e si era rinchiuso nel suo laboratorio, chiedendo espressamente di essere lasciato in pace; e quando la mattina dopo Steve si era presentato alla porta prima di uscire per quel fatidico incontro, Tony sapeva che sarebbe stato il loro ultimo momento insieme cime una coppia, quindi lo aveva stretto a sé e con le lacrime a scorrergli lungo le guance, gli aveva sussurrato: "fai l'amore con me e dimostrami che sono ancora il tuo solo ed unico" e Steve lo aveva fatto perché in tutto quel casino, l'unica cosa di cui era certo era che Tony sarebbe stato per sempre il suo "solo ed unico" tutto.
Quando era entrato in casa quella sera, tutto quello che aspettava di trovare ad attenderlo in quella sala non c'era più. Nessun giornale sul tavolo di cristallo al centro del salone, nessuna tazza di tea dimenticata a se da un Tony intento a leggere ciò che i paparazzi avevano da dire e, ancora peggio, nessun Tony Stark in maglietta e pantaloni di flanella steso sul divano. Tutto era inerme, calmo e vuoto.
Steve si era allarmato subito e aveva chiesto a JARVIS di dirgli dove si trovasse il suo padrone ma il sistema operativo si era rifiutato di accontentarlo, decidendo di tenere fede alla promessa che aveva fatto al miliardario qualche ora prima.
Steve aveva atteso fino a mattina di vedere il suo ragazzo arrivare alla porta, aveva avuto voglia di stringerlo a sé, baciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene ma quando la porta si aprì all'alba, quello che si trovò davanti non era il ragazzo che la mattina gli portava il caffè a letto o che la sera gli baciava il collo per dargli la buonanotte. No, quello davanti a lui era la vecchia ed egoista versione di Tony Stark che Steve pensava di essersi lasciato alle spalle per sempre. Era ubriaco fradicio e si reggeva a malapena in piedi. Steve corse a reggerlo perché non voleva che sbattesse la testa sui gradini all'entrata e quando lo raggiunse Tony avvolse le braccia attorno alla vita del più alto e nascose la testa nell'incavatura del collo del soldato, cominciando a singhiozzare come mai prima d'ora. Fu lì che Steve lo sentì, un profumo sconosciuto, dolce e fruttato. Annusò ancora per qualche istante e poi tirò indietro il corpo di Tony per poterlo osservare meglio e sul suo collo, proprio dove pochi giorni prima troneggiava un succhiotto che lui stesso gli aveva fatto, ora poteva vedere chiaramente l'impronta di un rossetto rosa che si estendeva fino al colletto rovinato della camicia e più giù, sul suo petto.
Steve lo spinse via, realizzando e collegando le informazioni; le lacrime cominciarono ad offuscargli la vista e con voce rotta dal dolore sussurrò solo: "Tony..."
L'altro, ancora incapace di stare in piedi da solo, alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi iniettati di sangue in quelli acquosi del suo fidanzato. Lo fissò per poco e poi non resse più quella vista, quindi lo abbassò nuovamente senza dire nulla.
"Cosa hai fatto..." Steve stava piangendo, tanto cosa aveva da perdere? Il dolore e la nausea spingevano sulla bocca del suo stomaco e si portò una mano alla bocca.
Tony lo aveva tradito. L'unica persona a cui avrebbe donato la sua vita, lo aveva tradito.
Un conato lo investì a pieno e mentre le immagini di Tony con una persona che non fosse lui gli riempivano la mente, si ritrovò a correre in bagno, piegandosi sul gabinetto e rimettendo tutto quello che aveva avuto la forza di mangiare durante quella maledetta nottata.
Una volta che la nausea si calmò, si accasciò al lato della tazza, piangendo come mai aveva pianto prima di allora. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì solo, come quando si era risvegliato e si era ritrovato in un'epoca che non gli  apparteneva e tutte le persone che aveva a cuore erano magicamente sparite dalla sua vita, come se in realtà fosse stato tutto un sogno.
Sentì dei passi trascinati lungo il corridoio e poco dopo la figura di Tony apparve alla porta del bagno. Aveva la faccia di un colorito che non era solito avere e gli occhi tristi, offuscati dall'effetto di tutto l'alcool che aveva ingurgitato.
"Steve... amore..." cercò di staccarsi dalla porta per raggiungere l'altro ragazzo, ma appena tentò di fare un passo, la testa cominciò a girargli velocemente e dovette tornare indietro contro il muro.
Steve si asciugò le lacrime con la manica della camicia che aveva indossato per il suo appuntamento e si tirò su. Tirò lo sciacquone e velocemente cercò di uscire da quel bagno, per andarsene il più lontano possibile da quella situazione ma una mano lo afferrò e lo fermò prima che potesse effettivamente portare a termine il suo piano di fuga.
"Steve... per favore"
Steve non si girò a guardarlo, non poteva, non dopo quello che aveva fatto.
"Lasciami andare" disse subito e con tono autoritario e Tony non lo riconobbe, non gli aveva mai parlato con un tono così freddo e serio. Quello non era il suo Steve.
"no... per favore, non la- non lasciarmi"
Anche Tony aveva cominciò a piangere, l'effetto dell'alcool ogni secondo meno presente e il senso di colpa sempre più forte, accompagnato alla consapevolezza di quello che aveva fatto poche ore prima.
Steve diede uno strattone alla mano di Tony e lo obbligò a lasciar libero il suo polso, a lasciarlo andare e non appena ci fu riuscito, Tony cadde a terra mentre, ancora non del tutto lucido, sentì Steve sussurrare un "come hai potuto? Dovevamo diventare una famiglia" per poi vederlo camminare verso la porta di ingresso e uscire dalla casa.
Il miliardario si accasciò lento al suolo freddo della sua dimora e singhiozzò per quelle che gli parvero ore eterne per poi addormentarsi senza nemmeno rendersene conto, da solo, sul freddo marmo del pavimento.
Non si erano parlati per tanto tempo dopo quella sera, se non per messaggio per decidere quando il biondo avrebbe potuto portar via la sua roba dalla casa di Tony.
Non aveva voluto ascoltare nulla, non gli credeva più; Steve aveva solo deciso di uscire dalla sua vita e di tornare a crearsene una nuova per conto suo. Senza sentir ragioni, aveva deciso di ricominciare senza di lui.
OGGI
Non era stato facile, per nessuno dei due: Tony si era buttato a capofitto su alcool e feste, per non rimanere mai da solo con i suoi demoni e i suoi ricordi, mentre Steve dedicava anima e corpo all'esercizio fisico, alla sicurezza del paese e al suo lavoro. Capitava che facesse turni extra solo per potersi tenere occupato e per potersi distrarre dal suo passato ossessivo.
Il tempo aveva guarito le ferite e senza sapere come, i due erano tornati ad essere compagni di squadra, nulla di più. Si parlavano raramente, solo in caso di estrema necessità e tutto le volte il rancore riempiva il tono del biondo che non aveva comunque ricominciato a fidarsi del moro.
Quindi quando Tony pronunciò quelle parole, l'espressione di Steve si incupì, mentre tornava a rivivere quelle giornate infernali.
"Quello è passato ormai. Ora tu stai con Pepper ed è con lei che ti sposerai tra meno di una settimana quindi non torniamo indietro a questi momenti, preferirei dimenticarli."
Tony lo guardò, indeciso se porgere quella domanda che premeva sul suo petto per uscire.
"Cosa succederebbe se, in realtà, per me non è mai diventato 'passato'? Cosa succederebbe se io ti dicessi che non la amo e che non la voglio sposare perché sono ancora troppo legato a quello che avevamo noi due?"
Steve sospirò pesantemente, appoggiato allo schienale del divano. Cominciò a fissare la bottiglia mezza vuota tra le sue mani, sorridendo triste mentre giocherellava con l'etichetta di carta attaccata al vetro. Si morse il labbro inferiore velocemente e poi alzò lo sguardo e, scuotendo leggermente la testa in segno di negazione rispose: "Ti direi che è arrivato il momento di andare avanti, Tony, come ho fatto io"
Bugia. Forse la più grande che Steve avesse mai detto. Il biondo non aveva superato quello che era successo e probabilmente non lo avrebbe mai fatto. Ogni notte sognava frammenti di vita che aveva vissuto insieme al miliardario e durante le giornate, si ritrovava a dipingere immagini di loro due intenti a coccolarsi sul divano, o a cucinare una torta in cucina o anche solo a stringersi forte, per proteggersi l'un l'altro dalle intemperie della realtà. Steve non aveva assolutamente dimenticato l'amore e i sentimenti che lo legavano all'altro, ma dopo tanto tempo era riuscito a scendere a patti con esse: loro continuavano ad essere lì, nel suo cuore e nella sua mente, ma lui aveva imparato ad ignorarle, a conviverci abbastanza pacificamente da lasciarlo alzare dal letto la mattina e vivere la sua vita.
Tony lo guardò e con voce convinta e sicura disse: "Non sei mai stato bravo a mentire"
E Steve lo odiò perché lo conosceva troppo bene, perché ormai aveva imparato a memoria ogni sua reazione, triste o felice che fosse. Lo odiava perché, per quanto non volesse, lui e Tony erano una cosa sola, una sola anima, una sola mente. Erano un tutt'uno che era stato diviso e che da tempo cercava invano un'altra metà che lo completasse, ignorando il fatto che al mondo esiste una sola metà, una sola anima gemella, una sola cura.
"Cosa ti aspetti che ti dica?"
"La verità"
Steve scosse la testa incredulo e ridacchiò ironico.
"A cosa servirebbe dirti la verità ora? Stai per sposarti, Tony, non so se te ne rendi conto. Stai per dedicare la tua vita ad una donna che ti ama e che vuole spendere il resto dei suoi giorni con te, quindi perché devi rovinare anche questa relazione?- Steve si fermò, cercando di calmarsi prima di dire qualcosa che non avrebbe voluto o dovuto- Quello che voglio dire è, prendi quello che è successo a noi come esempio e impara da esso. Io ti ho amato con tutto me stesso e probabilmente lo farò per il resto dei miei giorni, perché sei l'unico che mi abbia fatto sentire a casa dopo il ghiaccio, ma ormai il mio tempo, il nostro tempo è finito. Ti amo Tony, ti amo davvero e per questo ti dico di non buttare via questa nuova occasione."
Non ci fu risposta. Tony non disse nulla per un lungo istante di tempo dove entrambi ricominciarono a sorseggiare la loro bevanda senza più aggiungere nulla sull'argomento. Steve lo amava, lo amava ancora nonostante le sue azioni, eppure lo stava spingendo tra le braccia di un'altra persona, di un'altra donna. Tony si chiese se quello del soldato fosse altruismo, coraggio o solo masochismo: come puoi amare una persona così tanto da lasciarla andare? Amarla così tanto da accettare di soffrire per tutta la vita pur di vederla crearsi un'altra vita, migliore e più serena, ma senza di te. Fu in quel momento che Tony realizzò che lui era troppo egoista per farlo. Non aveva nemmeno accettato la sua futura moglie in casa sua per non lasciar andare il ricordo del soldato, quindi come poteva vederlo costruirsi una nuova vita senza di lui?
Decise quindi di giocarsi l'unica carta che gli era rimasta, quella della verità.
"Io non la amo"
Steve alzò lo sguardo e lo puntò in quello di Tony. "Cosa?"
"Non amo Pepper, non la voglio sposare e non è lei la persona che mi potrebbe rendere l'uomo più felice del pianeta."
Un altro silenzio calò mentre entrambi cercavano altre parole da dire, qualcosa da aggiungere per uscire da quel vicolo cieco e magari anche da quella conversazione.
"Non... non so cosa-" "Dimmi solo che mi perdoni, dimmi che vuoi passare la tua vita con me e io lascio tutto, in questo istante" lo interruppe Tony.
Steve spalancò gli occhi stupito dalla proposta.
"Io..." per la prima volta dopo tanto tempo, Tony lo aveva lasciato senza parole. Nella sua mente si era aperta una guerra tra egoismo ed etica. Non sapeva se aveva abbastanza forza per vedere il suo ex amante, di cui era ancora follemente innamorato, sposarsi con Pepper, ma allo stesso tempo non poteva nemmeno mandare all'aria un matrimonio per la sua debolezza.
"Non posso..." disse infine. Il cuore gli batteva forte e le mani gli tremavano ma decise comunque di scegliere la strada più etica e giusta. Non era amico con Pepper, le aveva parlato forse un paio di volte ma per quello che aveva potuto vedere, era una donna d'oro. Era sempre stata gentile e pronta ad aiutarlo nonostante sapesse della relazione che c'era stata tra i due, quindi ora Steve non poteva farle questo; non poteva rovinarle la vita e mandare a quel paese il matrimonio per cui lei si era impegnata tanto.
Ricordò il giorno in cui, alla torre, Pepper lo prese da parte e gli mostrò l'anello, dopo che Tony le chiese di sposarlo. Nessuno dei due aveva nulla a che fare con l'altro, erano a malapena conoscenti, eppure quel giorno lei gli chiese il permesso per invitarlo al matrimonio. Steve aveva semplicemente annuito e si era congratulato per la notizia che in quel momento definì 'splendida' e nonostante tutto, Pepper lo rassicurò che lei non avrebbe mai potuto prendere quello che una volta era il posto del biondo nel cuore di Tony, e che probabilmente, lei sarebbe sempre stata "la sostituta" ma mai l'originale.
Steve si era sentito male dopo aver sentito quelle parole, e l'aveva abbracciata, dicendole che nono importava quello che era stato; lei doveva preoccuparsi solo per quello che stava per arrivare. Il matrimonio, la luna di miele, una casa tutta per loro e magari, un giorno, dei figli che Steve si era anche proposto di tenere qualche volta. Ricordò di come quella serata si concluse in tante risate e qualche battuta e di come lei, alla fine, lo aveva abbracciato e gli aveva sorrise dicendogli: "Sei un bravo ragazzo, Steve, sono sicura che prima o poi troverai qualcuno che sia alla tua altezza, solo, abbi pazienza e vedrai che la vita ti ricompenserà."
Ad oggi, quindi, lui non poteva tradirla, dopo averle promesso tutte quelle cose.
"Non posso perché, per quanto mi manchi essere 'la persona di cui tu eri innamorato', tu con lei sei felice. Pensaci bene, anche se io e te ci riprovassimo, su cosa si baserebbe la nostra relazione? Perché mi dispiace ma mi hai tradito, questa è l'unica verità che conosco e tutto l'amore che provo per te non potrà mai annullare o superare la delusione, il dolore e la paura che ho provato. Tu e Pepper, avete una nuova occasione per fare le cose come si deve, lei si fida di te e questa è una cosa che non penso potrò più fare io, quindi te lo chiedo per favore, prendi quel poco amore che hai per te stesso e sposala, amala e rendila felice, perché sono sicuro che col tempo lei potrà fare la stessa cosa con te. Ora... penso sia meglio che io vada, hai tanto su cui riflettere e non penso che la mia presenza possa esserti d'aiuto."
Steve si alzò dal divano, lasciando la bottiglia mezza vuota sul tavolino di cristallo di fronte al divano. Guardò Tony un'ultima volta e lo vide pensieroso, con la bottiglia stretta tra le due mani e lo sguardo fisso in un punto indefinito di fronte a lui. Steve sospirò perché sapeva che quello che stava lasciando andare era, più che certamente, l'amore della sua vita, eppure come Pepper gli aveva consigliato, si stava fidando di quello che la mente e l'istinto gli stavano consigliando di fare, speranzoso in un domani migliore e in cui il destino lo avrebbe ripagato.
Prese le scarpe e le indossò, cercando di non lasciar cadere quelle poche lacrime che gli stavano offuscando la vista. Si alzò dal divano e si girò verso Tony ancora qualche istante e fece per dire qualcosa, ma un improvviso nodo alla gola gli impedì di pronunciare quelle sillabe che gli ronzavano in testa. Aspettò che l'altro alzasse almeno la testa, per salutarlo, per dirgli addio, ma non lo fece e, sconfitto, sorrise leggermente e si girò indirizzando verso la porta d'entrata.
Nulla si mosse mentre le suole delle sue scarpe scure, sbattevano contro il pavimento di marmo e il rumore dei suoi passi rimbombava tra quelle mura vuote. Il cuore gli batteva forte mentre lo implorava di tornare indietro e di abbracciare l'uomo che era ancora fermo su quel divano. Per qualche istante sentì la sua forza di volontà indebolirsi, mentre i ricordi del profumo e delle forti braccia del moro gli riempirono la mente. Lo voleva davvero tanto, forse troppo, eppure non poteva buttare via tutto per un momento di debolezza: era quasi riuscito ad uscire dalla villa quindi non poteva tornare sui suoi passi proprio ora.
Si ritrovò alla porta di ingresso e prese un respiro profondo prima di allungare verso la maniglia, cosciente del fatto che una volta compiuto quel passo, non c'era via di ritorno.
"Non uscire, ti prego, rimani con me solo questa notte e ti prometto che non tirerò mai più fuori questa storia" Steve prese un respiro profondo, sentendo finalmente l'ossigeno nei polmoni e ringraziò il suo Dio per aver dato il coraggio a Tony di parlare. Si girò e lo guardò negli occhi, soppesando la sua proposta. Una notte, una sola, e poi entrambi sarebbero tornati alle loro vite, alla loro quotidianità. Nel profondo Steve sapeva che quella sera, quei sentimenti si sarebbero infiltrati nel profondo dei loro animi e che non sarebbe stato così facile superare quelle emozioni la mattina dopo, ma per quanto spaventato dalle conseguenze, quell'idea non gli sembrò troppo malvagia e in un attimo di incoscienza e improvvisa pazzia disse: "Una notte"
Il viso di Tony si illuminò e il suo sguardo triste si tramutò in un enorme sorriso, mentre si alzò dal divano e si avvicinò al biondo che lo aspettava inerme, in piedi su quelle scale.
Il moro si buttò tra le braccia del più alto che a sua volta lo strinse. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che i due si erano ritrovati l'uno tra le braccia dell'altro e, mentre prese un respiro profondo tra i capelli del più basso, Steve si rese conto di quanto tutto ciò gli fosse mancato e di quanto in realtà ne fosse dipendente. Aveva bisogno di stringerlo, di baciargli le guance morbide, le labbra secche e gli occhi stanchi, aveva bisogno di vederlo svegliarsi la mattina e di stringerlo a sé mentre si addormentava alla sera. Aveva bisogno di stagli accanto e di renderlo felice, così come un buon compagno avrebbe dovuto fare.
Non spettava a lui compiere questi doveri, non spettavano a lui tutte queste cose, ma se qualcuno gli avesse proposto di farlo, si sarebbe subito offerto come volontario a vita, perché il sorriso sul viso dell'altro era abbastanza per migliorare la sua intera settimana e i suoi baci riuscivano a renderlo meno scettico e pessimista. Steve aveva bisogno di Tony come la Terra ha bisogno del Sole per poter continuare ad esistere.
Steve sentì un nodo alla gola formarsi mentre passava il naso tra i capelli morbidi di Tony, che a sua volta aveva nascosto il volto nell'incavo del collo del più alto.
"Mi sei mancato così tanto..." si ritrovò a dire l'ospite mentre stringeva il corpo dell'altro un pò di più contro il proprio.
Tony alzò la testa e puntò i suoi occhi in quelli dell'altro che, a sua volta, aveva abbassato lo sguardo per poter fare lo stesso.
La luce della lampada alle spalle di Tony gli illuminava il profilo, rendendolo quasi una visione ai suoi occhi.
"Mi sei mancato anche tu, Steve"
Un sorriso prese il sopravvento e con grande sorpresa di Tony, Steve cominciò ad avvicinare il viso al suo. Si ritrovarono a pochi millimetri di distanza, i respiri a incrociarsi, mischiarsi e unirsi in un unico soffio, i nasi a sfiorarsi leggeri, il tocco quasi inesistente e le fronti a incontrarsi, a metà strada, l'una appoggiata all'altra, perse in quel momento di amore e passione.
"Non dovremmo farlo... non è giusto nei confronti di Pep-" "Shh" Tony posò l'indice sulle labbra del biondo che socchiuse gli occhi, ormai ubriaco di quelle sensazioni che stava provando. "Lascia che di lei se ne occupi il futuro, ora siamo io e te, lascia che ciò che deve accadere accada e poi ci preoccuperemo del resto"
Quelle parole sussurrate all'orecchio del soldato furono il colpo di grazia, la goccia che fece traboccare il vaso e dopo un ennesimo respiro a pieni polmoni, Steve sussurrò: "Ti amo così tanto, Tony Stark..."
Tony sorrise, una lacrima a solcargli il volto e a correre verso il pavimento mentre rispose: "Ti amo, Steve Rogers"
Non c'era praticamente nulla a separarli, pochi secondi e quel bacio tanto bramato sarebbe divenuto realtà. Steve avvicinò ancora un pò il viso a quello dell'altro, inclinando la testa per avvicinarsi di più a quelle labbra sottili che uno desiderava. Entrambi chiusero gli occhi, pronti per quello che li attendeva.
"Signore, la Signorina Pepper desidera parlare con lei al telefono, sembra una questione di estrema urgenza."
La voce di J.A.R.V.I.S. interruppe il silenzio e risvegliò i due dal mondo d'incanto dove si erano rifugiati. Si staccarono, quasi come se qualcuno avesse tirato loro un pugno nello stomaco e si guardarono in faccia, entrambi delusi e confusi.
"Cosa stavo facendo?"  Si chiese Steve, prendendosi mentalmente a schiaffi per essere quasi ceduto al suo inutile egoismo.
"Dille che sto arrivando, grazie J.A.R.V.I.S." Tony sospirò triste, realizzando che il loro momento era finito. "Mi dispiace, devo rispondere, magari è successo qualcosa di grave"
Steve annuì velocemente, finendo di infilarsi la giacca che prima aveva lasciato sull'attaccapanni.
"Vai, tranquillo, io devo tornare al mio appartamento" il tono frettoloso come di qualcuno che non vedeva l'ora di uscire da quella dimora e di non tornare più.
"Se vuoi puoi rimanere, non devi andare..."
"No, è meglio così."
Tony annuì pensieroso, mentre fissava le punte delle sue scarpe. Steve finì di prepararsi e poi guardò l'altro e disse solo: "Grazie per la serata, ci vediamo al matrimonio"
Tony annuì ancora, senza aggiungere nessuna parola. Osservò mentre il soldato apriva la porta, e senza donargli nemmeno un ultimo sguardo, usciva da quella casa.
Tony rimase in quella posizione per qualche istante e poi gli tornò in mente Pepper in attesa al telefono. Si avviò verso il suo ufficio buio e si chiuse la porta alle spalle, appoggiandocisi sopra e sospirando forte, in preda alla nostalgia e al dolore. Perché doveva sempre rovinare tutto?
Si decise a muoversi e a prendere in mano la cornetta. Onestamente, non voleva affrontare la sua fidanzata; giusto mezz'ora prima aveva ammesso di non amarla e di non volerla sposare, quindi con che coraggio poteva far finta di nulla ora?
Dall'altra parte, però, non poteva nemmeno lasciarla ad aspettare alla cornetta, quindi prese coraggio e allungò una mano verso il telefono sulla scrivania di legno.
"Signore, non c'è nessuno ad attenderla dall'altra parte della cornetta" La voce del computers fermò nuovamente le sue azioni e lo lasciò confuso con la cornetta in mano.
"Cosa significa? Pepper ha riattaccato?"
"No, Signore, non l'ha mai chiamata... ma quando l'ho vista insieme al Signor Rogers, ho capito che stava per fare una cosa di cui si sarebbe pentito e non potevo lasciare che accadesse. Non volevo che lei rovinasse il rapporto con la Signorina Pepper come ha fatto con il Signor Rogers in passato..."
Tony era arrabbiato, infuriato e deluso. Non aveva mai dato al computer l'ordine di vegliare su di lui, giudicare le sue azioni e agire secondo tale giudizio. Non poteva credere che l'unica opportunità che era riuscito a guadagnarsi con Steve, era stata letteralmente buttata via da un computer. La rabbia ribolliva nelle sue vene e preso dall'ira prese il telefono e lo scagliò contro la parete di fronte. Cominciò a prendere a calci la scrivania e dopo poco, si accasciò sul pavimento, le lacrime a forzare contro la sua forza di volontà e il cuore a battere forte contro la sua cassa toracica.
"Non ti permettere mai più di agire senza un mio ordine. Mai."
Urlò contro nessuno, ma sapeva che il diretto interessato lo avrebbe comunque udito.
"MI dispiace Signore, non volevo lasciarle rovinare anche quest'ultima possibilità. Ci pensi, cosa sarebbe successo se io non vi avessi  interrotti? Sapevate entrambi che ne sareste usciti sconfitti e che ne avreste sofferto più della prima volta. Volevo solo salvarla da se stesso. Mi creda, non ne vale la pena"
Non rispose più, non poteva dargli torto. Eppure, mentre ci rifletteva, Tony sentì che non aveva più nulla da rovinare, perché l'unica cosa importante da salvare, l'unica cosa di cui gli importa davvero, era stata rovinata nel momento in cui Steve era uscito da quella casa e l'aveva lasciato lì, da solo, per la seconda volta e forse anche l'ultima nel giro di pochi mesi.

 

   
 
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