Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: Lizzyyy02    17/04/2023    1 recensioni
È questo che la vecchia Lucy è sempre stata abituata a fare: fuggire, di fronte al dolore, di fronte alla paura. Ma non questa Lucy. Lei ha già affrontato il dolore, e la paura la conosce come una vecchia amica. Ma quando per la prima volta incontra i suoi occhi, capisce che da lì non riuscirebbe a scappare nemmeno se volesse.
Natsu rappresenta ciò che a questo mondo c'è di più sbagliato: membro di una famosa gang criminale, assassino senza scrupoli e dal passato oscuro. Eppure i loro destini sembrano essere incrociati già da tempo, anche se Lucy ancora non lo sa, e lo scoprirà a sue spese...
"...ciò che però la tenne inchiodata al muro con una fitta alla pancia furono i suoi occhi...a primo impatto potevano apparire neri, come la più profonda oscurità di quel dannato vicolo, un pozzo buio in cui precipitare senza mai toccare il fondo..."
"«Io…ti ho sempre vista, per dieci anni, nei miei ricordi…».
Lucy spalancò di nuovo gli occhi.
«Cosa vuol dire?»"
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray/Juvia, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lei e questa Erza dovevano avere una corporatura davvero molto simile: il vestito le stava a pennello. Se glielo avessero cucito addosso non avrebbero potuto fare lavoro migliore. Lucy andò verso lo specchio della camera di Levi, per poi fermarsi ad analizzare il riflesso.
Eppure, nonostante il vestito meraviglioso, il suo sguardo fu catturato da altro: il suo volto. Era…così pallida. Il biancore della pelle faceva risaltare le occhiaie scure, accentuate a causa della nottata in bianco e da…beh, tutto il resto. Si accorse anche di avere un ematoma vicino al mento, ma non avrebbe saputo dire quando se le fosse procurato. Fece un sospiro. La cosa che più la avvilì però, era la sua espressione: esausta, spaurita.
Ma poteva davvero sorprendersene del tutto? Dopo quella notte, le cose che erano successe, ciò che aveva scoperto…il suo viso sconvolto era il minimo.
 
Levi finì di parlare con il cameriere, che probabilmente conosceva, rientrando e spingendo un carrello con due vassoi.
«Wow. Che ti avevo detto? È perfetto» Disse, guardandola.
Lucy fece un sorrisetto storto, il tempo di un battito di ciglia.
«Hai fame?» Le chiese.
In realtà non ne aveva affatto, ma annuì. Doveva mangiare, riacquistare energie…chissà cosa avrebbe dovuto affrontare quella sera.
Fece per afferrare il toast quando Levi la bloccò «Alt! Toglietelo prima, non vorrai sporcarlo» Lucy la guardò come a dire “non sono una bambina”, ma la accontentò.
Se lo sfilò, non senza qualche difficoltà, infilandosi l’accappatoio e riappropriandosi poi del sandwich. In realtà ciò che più agognava adesso era un letto. Prima non era riuscita a farsi nemmeno dieci minuti nel regno di Morfeo, e ora sentiva le palpebre iniziare a farsi pesanti, molto pesanti.
Finì il tramezzino con lentezza, poi guardò la ragazza di fronte a lei.
«Hai sonno?» Maledizione, ma perché riuscivano tutti a leggerla così bene.
Beh, non l’avevi detto tu prima che hai la faccia stravolta? Non deve essere così difficile da notare che stai morendo di stanchezza
Sai coscienza? Non mi manchi affatto quando non ci sei
Lucy sorrise a Levi con aria colpevole «Posso usare il tuo letto?»
«E devi chiedermelo? Non scherzare Lucy, dormi pure, ti sveglio io dopo» Fece, con un sorriso caloroso.
Lucy, non è prudente dormire ora. E se usasse anche lei l’etere, come quel criminale quando ti ha rapita? Forse portarti nella sua camera faceva parte di qualche piano, forse aspetta che abbassi la guardia per portarti da qualche altra parte, o peggio. Forse…
Lucy strizzò gli occhi, zittendo la sua coscienza. Erano cose plausibili, però gli occhi di Levi, così limpidi e sinceri, sembravano annullare tutte le ipotesi sulle cattive intenzioni della ragazza…eppure, allo stesso tempo, probabilmente per Levi mentire doveva essere diventata una costante, essendo cresciuta in quell’ambiente e avendo dovuto portare avanti una doppia vita.
Però…in questo momento…non posso fidarmi di nessun altro se non di lei
Accettò il pigiama di tessuto leggero che la ragazza le porse, e mentre Levi ricominciava la ricerca del vestito per quella sera, frugando nel suo armadio enorme, lei si infilò sotto le coperte, sentendo già tutti i muscoli cedere. Nemmeno un minuto e la sua coscienza scivolò nel buio del sonno.
 
La camera era in penombra, non sembrava esserci nessuno. Lucy si guardò intorno.
«Levi?» Chiamò, nel silenzio della stanza. Nessuna risposta.
Se n’è andata, lo sapevo! Era tutto un piano, sei bloccata qui ora!
Lucy non prestò attenzione alla sua coscienza, anche se sembrava quasi che qualcuno le stesse parlando da fuori, sembrava una voce reale.
Per qualche motivo a lei sconosciuto, si diresse verso il bagno. Ora la stanza era buia, come se qualcuno avesse abbassato ancora di più la luce, fino a farla sparire del tutto.
La porta era socchiusa, ne proveniva uno spiraglio di luce. La ragazza la spinse piano, facendola cigolare. Il bagno era vuoto; entrò, analizzandolo meglio, finché non vide qualcosa che le raggelò il sangue nelle vene: sua madre era nella vasca da bagno. Gli occhi spenti e vitrei erano spalancati, la bocca aperta a simulare un grido d’aiuto senza voce, e il corpo pallido, raggrinzito, come fosse stata lì da chissà quanto tempo.
La ragazza voleva gridare, ma non poteva. Qualcosa le bloccava la bocca con forza. Si toccò, percependo un’altra mano. Si voltò, incontrando due occhi più bui del buio della stanza. Conosceva bene quegli occhi. Ma stavolta erano…folli. Sentì la presa farsi più forte…non riusciva più a respirare…non riusciva più…
 
Lucy spalancò gli occhi, alzando il busto di scatto e prendendo un respiro a riempirsi i polmoni. Ansimava. Era madida di sudore. Tremava.
«Lucy! O mio Dio, Lucy! Che ti prende, stai bene?»
Servirono ancora cinque o sei respiri profondi perché la ragazza si riscuotesse del tutto. Puntò gli occhi ambrati su Levi di fronte a lei, che teneva una mano sulla sua spalla, e la scuoteva delicatamente.
«Sei…sconvolta, che succede?» Le fece, ancora. Lucy inghiottì un groppo di saliva, passandosi una mano sulla fronte madida.
«Sto bene adesso…era solo un incubo. Era da tanto che non ne facevo uno così…realistico» Confessò. Subito dopo la morte di sua mamma aveva iniziato a soffrirne. Col tempo erano quasi del tutto scomparsi e ora…l’aveva sognata di nuovo. Ma questa volta nell’incubo non c’era solo sua mamma…ma anche Natsu…che la stava…
Lucy strizzò gli occhi. Le era presa un’emicrania fulminante.
«Ho delle compresse d’aspirina da qualche parte» Fece Levi, allontanandosi come una scheggia. Lucy accettò la pasticca di buon grado, sperando facesse effetto quanto prima.
«Te la senti di andare sta sera?» Le domandò la ragazza, gli occhi pieni di preoccupazione.
Non mi sono dimenticato della storia di tua madre, proverò a chiedere a qualcuno
Le sue parole a risuonarle nella testa. In realtà non voleva andare, non aveva davvero nessun motivo per fare festa, ma doveva. Sicuramente ci sarebbe stato anche lui, e gli avrebbe fatto sputare qualsiasi informazione avesse ottenuto.
 
Aveva dormito circa tre ore, come le aveva detto Levi, ed erano già quasi le 10 di sera. Era proprio il momento di prepararsi, adesso. Fece per entrare in bagno quando si bloccò di fronte alla porta. Un brivido la investì violento, ma si fece coraggio, entrando per fare una doccia veloce. Fortunatamente il sogno non era stato veritiero: il bagno di Levi non aveva una vasca. Se l’avesse avuta dubitava sarebbe riuscita ad entrarvi. 
Uscì dalla doccia, asciugandosi rapidamente e infilando di nuovo quel vestito, quello che le aveva portato Levi dalla gigantesca stanza/armadio. Prima aveva detto di non volerlo, ma non aveva effettivamente altro da mettersi per una serata, se non i vestiti che portava da ieri.
«Sono felice che lo indosserai alla fine» Fece Levi, spuntando da dietro. Anche lei era già vestita: un delizioso abitino rosa chiaro, perfetto per la sua corporatura minuta.
«Si, credo che lo metterò alla fine, sarebbe un peccato sprecarlo» Fece, sfiorandolo, e aggiunse con un sorriso «stai davvero benissimo, Levi» Le uscì spontaneo, dopotutto quella ragazza aveva fatto molto per lei. La turchina sembrò quasi arrossire a quelle parole, ricambiando il sorriso.
«Vieni, avanti, diamoci una truccata»
La ragazza era davvero abile, Lucy si complimentò con lei, guardandosi allo specchio dopo che Levi aveva terminato il suo lavoro «Tra donne ci aiutiamo tutte, e capita molto spesso di dover andare a serate come questa. Certo, potremo chiamare quante truccatrici vogliamo, ma è più divertente farlo tra di noi» sorrise furba.
A Lucy dispiaceva non aver ricambiato per niente la turchina.
Devo ricordarti che è complice di quei criminali?
No, ma…
Levi aveva davvero fatto molto per lei quel giorno, l’aveva fatta uscire dalla stanza del rosato, mostrato il posto, fatto fare massaggi per rilassarla, donato quel vestito…
«Anche io mi trucco, potrei…aiutarti un po'…»
Levi sorrise comprensiva, forse intuendo i pensieri di Lucy «Mi manca giusto il mascara, se non ti dispiace…» Fece, porgendole il tubicino. Lucy sorrise, iniziando a passarlo sulle sue lunghe ciglia da bambolina.
«Ora mi dirai finalmente perché hai fatto tutto questo per me?» Le disse Lucy, guardandola dall’alto. Levi aprì un occhio, quello che aveva già finito di truccare.
«Lucy, davvero, non ci sono secondi fini. Anzi…ti dirò di più. La verità è che il Master…non voleva che ti parlassi, anzi, voleva che ti evitassi, così che tu non potessi riconoscermi»
La ragazza aggrottò le sopracciglia «E come mai?»
«Non voleva…che io mi affezionassi a te…secondo lui non ci si dovrebbe mai affezionare ad un ostaggio…» Fece, con tono pensieroso.
«E come mai non hai seguito i suoi ordini?» Domandò Lucy, richiudendo il rimmel. Ora Levi la guardava con entrambi i suoi occhioni. Aspettò un po' prima di rispondere.
«Perché so cosa significa sentirsi soli…e spaventati, e io…non volevo tu ti sentissi così…davvero Lucy, come posso convincerti della mia autenticità?»
Lucy sbuffò una risata «È questo il problema. Ne sono già convinta…ma continuo a ripetermi che non dovrei esserlo» Rivelò, con un sorriso amaro. Levi la guardò seria «Cancellerò ogni tuo dubbio, te lo prometto, a partire da stasera» Disse, per poi sorridere.
«Guarda che ora si è fatta!» Aggiunse «sarà meglio andare»
«Ah!» Fece improvvisamente, bloccandosi «stavo quasi per dimenticare» Disse, per poi correre verso l’armadio afferrando una scatola, e aprendola davanti agli occhi di Lucy.
«Anche queste sono della collezione di Erza, solo che…ecco, diciamo che non le ha proprio lasciate in una stanza accessibile a tutti, ma tu non dirglielo» Fece con l’espressione di una bambina che ha appena combinato un guaio, ma è sicura che non verrà scoperta.
«Ma, Levi…»
«Dai! Dai dai dai…»
«E va bene!» Fece, ridendo, e afferrando le scarpe nella scatola: decolté nere lucide, coperte di diamanti nella parte del tallone. Bellissime, e sicuramente costosissime.
Levi la guardò con approvazione non appena le indossò, tornando dritta «Tutti gli ospiti del casinò penseranno che fai parte di Fairy Tail»
Quel pensiero la stranì. Lei…parte di una gang. Nemmeno per sogno.
«E perché dovrebbero pensarlo?» Chiese, quasi irritata.
«Non lo so, è ciò che ho pensato io appena ti ho vista così» Fece, sorridendo.
Levi era proprio strana a volte, ma, dopo un primo momento, Lucy tirò su un angolo delle labbra, restituendole un sorriso incerto.
Uscirono dalla sua stanza, dirette nella “parte sottoterra” dove c’era quella discoteca gigantesca. Chissà cosa l’avrebbe attesa lì.
 
 
Ennesimo caos, ecco cosa l’attendeva. In quell’Hotel (o Casinò, o discoteca, o quel che era) sembrava regnare il caos dappertutto. Non appena uscirono dall’ascensore, la musica le invase i timpani con prepotenza, i suoi occhi furono assaliti dalle luci stroboscopiche e dalla ressa di persone che ballavano, bevevano, ridevano a crepapelle, senza un pensiero al mondo, almeno per quella sera.
Levi la trascinò verso il bancone, ordinando a gran voce due Gin Tonic. 
Il cameriere, vedendola, lasciò subito perdere gli altri clienti, iniziando a preparare rapidamente i drink.
 
«A quanto pare incutete tutti un gran timore…» Fece Lucy, mentre le risaliva alla mente la notte precedente, quando al solo nominare quel criminale dagli occhi di ossidiana, l’uomo a cui aveva chiesto aiuto se l’era data a gambe più in fretta possibile.
«Più che timore, preferirei definirlo rispetto…poi, nel mio caso, non credo proprio di essere una persona che riesce a intimidire» Fece con un mezzo sorriso. In effetti Levi ispirava qualsiasi cosa tranne che paura, anzi appena l’aveva vista, aveva sentito come un istinto di protezione nei suoi confronti.
«Non sono io che incuto timore…ma quelli che mi vogliono bene» Fece, con il solito tono furbo e plateale «per questo le persone trattano me come tratterebbero loro». Improvvisamente alzò le sopracciglia, guardando dietro di lei, sorridendo «Parli del diavolo…»
Lucy si voltò dove stava guardando, e alzò le sopracciglia di sorpresa anche lei. 
 
Era l’omone: quello con i capelli lunghissimi e le braccia enormi e tatuate. Gajeel, se ricordava bene. 
Quello che il rosato aveva sbattuto al muro come fosse stato fatto di piume.
Stava camminando verso di loro, e le fissava. Forse voleva prendersela con Levi per essere stata insieme a lei tutto il giorno, e aver disubbidito al Master. 
Oddio…forse doveva farle scontare una punizione. Era venuto lì a prenderla? In effetti stava fissando Levi intensamente, quasi non badando affatto a Lucy.
Le aveva raggiunte. Quello lì…non ci avrebbe messo nulla a farle del male. 
 
Eppure, Levi aveva parlato tanto di famiglia, di fiducia, rispetto reciproco…non potevano esserci punizioni corporali. Eppure era di una gang che stava parlando, avrebbe dovuto aspettarsi di tutto e…Lucy spalancò gli occhi basita di fronte a ciò che successe. 
 
Aveva detto che si sarebbe dovuta aspettare di tutto…ma sicuramente non che l’omone afferrasse la vita stretta di Levi con il suo braccione tatuato facendo scontrare le loro labbra in un bacio urgente e passionale.
Per poco non spalancò la mascella. Non lo avrebbe davvero mai ipotizzato…erano così diversi, eppure trasmettevano qualcosa. Lucy distolse lo sguardo, imbarazzata per aver indugiato a guardarli. 
«Hai disubbidito al Master…di nuovo» Sentì dire da Gajeel dopo un lungo minuto.
«Lo so» Fece Levi.
«Perché?»
«Era giusto così»
«Quando imparerai a non fare sempre di testa tua»
«Quando lo imparerai anche tu» Lucy iniziava a sentirsi davvero di troppo, ma non si fidava ad allontanarsi, un po' perché Levi era l’unica lì dentro di cui poteva fidarsi, un po' perché i toni cominciavano a farsi strani, e chissà se questo Gajeel sarebbe esploso. 
Lui, per contro, fece un verso strano, a metà tra un grugnito e un ringhio animalesco «Come devo fare con te» E la riprese di nuovo, continuando da dove si erano interrotti. 
Lucy ridistolse lo sguardo: forse era davvero meglio che si allontanasse, almeno per il momento.
 
«Lucy!» La richiamò però Levi «hai già conosciuto il mio Acciaio Nero?» La ragazza annuì, incerta, guardando in faccia l’omone. Non l’aveva mai analizzato in viso da così vicino e…come aveva fatto a non notarli? Aveva la faccia ricoperta di piercing.
 Alcuni addirittura a sostituire le sopracciglia. Gli occhi erano scuri, dardeggianti, ma non profondi come…strinse i pugni, eliminando quel pensiero.
 
Lui fece un altro di quei versi, forse stavolta in segno di saluto.
«Vado di là» Disse, rivolto alla sua ragazza «e Lev…mi raccomando» Fece, per poi andarsene, lasciandole una carezza sui corti capelli turchesi. Era stato così strano sentirlo raccomandarsi e vederlo fare quel gesto, in completa opposizione al suo aspetto fisico e alla sua attitudine. Era stato semplicemente…dolce.
«Non è bravo con la gente» Fece Levi, d’improvviso, mentre ancora lo seguiva con lo sguardo «mostra sempre il suo peggio. Ma se hai la pazienza di scavare attraverso tutti quei muri d’acciaio…troverai una persona meravigliosa…» Aveva gli occhi luminosi. Lucy sorrise.
«State insieme da molto?» La ragazza sbuffò una risata.
«Siamo cresciuti insieme. Riusciva sempre ad irritarmi come poche persone a questo mondo, e ci riesce tuttora. Sai…a 14 anni inizi a capire un po' di più sui sentimenti, ma con lui era sempre come stare sulle montagne russe…poi piano piano l’abbiamo capito tutti e due, il significato di quelle emozioni. Lui è stato il l’unico, e voglio che sia l’unico, per tutta la mia vita» A Lucy si allargò il cuore nel sentirla parlare così sinceramente. Dovevano essere entrambi innamoratissimi.
«È una cosa davvero bella» Commentò. 
Levi afferrò i loro cocktail abbandonati sul bancone, passandole il suo.
«Vieni, voglio presentarti una persona»
 
Salirono al secondo piano, delimitato da una bellissima balaustra da cui ci si poteva godere completamente la vista del locale. Levi avanzava sicura, salutando e regalando sorrisi, e Lucy la seguiva, domandandosi chi fossero tutte quelle persone, se fossero membri di altre gang o di chissà quali attività illegali, e pensando che solo il giorno prima era a Magnolia, a casa sua, e chissà quando - o se, cara Lucy - ci sarebbe ritornata.
 
«Eccola, quassù come al solito» Lucy seguì lo sguardo di Levi, e improvvisamente si sentì come pietrificata.
C’era una ragazza appoggiata al bordo del parapetto, da sola, a scrutare le persone di sotto con sguardo assorto. 
Indossava un abito elegante, rosso fuoco, così come i suoi capelli lunghi e lisci. 
 
Si voltò di scatto, come avesse percepito la loro presenza, e Lucy si sentì sciogliere ancora di più: il volto era quello di una dea, in realtà tutta la sua figura era quella di una dea. Probabilmente era una delle ragazze più belle che Lucy avesse mai visto in vita sua.
«Lucy, ti presento Erza, la donna più fatale di Fairy Tail. Erza, lei e Lucy» 
«Si, so chi è» Di nuovo si ghiacciò. Finalmente poteva dare un volto a questa fantomatica ragazza, ma perché Levi gliel’aveva fatta incontrare ora? Adesso che aveva indosso il suo vestito e le sue scarpe. 
Erza si avvicinò. Possibile che Lucy si sentisse ancora più in soggezione di quando aveva incontrato Gajeel?
 
Le tese la mano che Lucy afferrò con decisione. Voleva farle capire di non essere qualcuno che si sottometteva così facilmente, nonostante probabilmente avesse già intuito tutto dai suoi occhi, considerato come le stava analizzando ogni centimetro di volto.
«Non dovresti essere qui» La stretta si fece leggermente più forte e Lucy ritrasse la mano, forse con troppa velocità.
«E dai Erza, non approverai anche tu l’ordine del Master? Sarà anche un ostaggio, ma è sempre una persona»
«Molto spesso il Master da ordini che non approvo, ma lui decide e io eseguo, è così»
«Molte volte gli hai fatto cambiare idea…»
«Forse sta volta non credo ne valga la pena» Fece, guardandola con occhi dardeggianti.
Lucy sostenne il suo sguardo, drizzò la schiena. Solo ora notò che erano della stessa altezza. La sua parte più battagliera non riusciva a stare zitta, nonostante la parte razionale suggerisse che forse sarebbe stato meglio.
«Mi chiamo Lucy Heartfilia. Ho 25 anni. Mi sono laureata alla Magnolia University e lavoro alla Crime Sorciere dove pubblico articoli per importanti giornali e curo la vendita di romanzi da milioni di copie. Sono stata rapita e adesso mi trovo qui, lontana da casa, da chi amo, perché voi avete deciso di chiedere un riscatto a mio padre. Tu sei una criminale, sei abituata a queste cose e capisco, per quanto lo ripudi, che voi abbiate il vostro malato punto di vista. Ma se credete che rimarrò in silenzio, che me ne starò buona chiusa in una stanza, allora non avete capito niente di me. Sarò anche un vostro ostaggio, ma non mi sottometterò mai a voi» Le ultime parole le vibrarono nelle corde vocali con decisione.
Erza continuò a fissarla in silenzio. Ecco, ora l’avrebbe colpita, magari con un calcio rotante, una mossa di karate. 
La sua agilità da ex-cheerleader non sarebbe minimamente bastata.
 
E invece la rossa sorrise, sincera. Lucy era sempre più sorpresa. 
«Stavo scherzando. Era una prova. Direi che l’hai superata a pieni voti» Fece, guardando Levi che se la rideva.
«C-che prova?» Domandò, alternando lo sguardo tra le due.
«Volevo vedere se avessi la grinta giusta, e mi sembra tu la abbia perciò…parlerò con il Master. Gli chiederò di farti mettere in contatto con tuo padre»
Lucy spalancò gli occhioni «Davvero!?» Fece, piena di speranza. La ragazza dalla folta chioma rossa annuì.
«Io non so come…grazie, davvero grazie» Le fece.
Improvvisamente Erza aggrottò le sopracciglia «Il tuo vestito mi sembra familiare»
«Cosa? Ma no Erza impossibile, è di Mira, gliel’ho chiesto» Intervenne Levi, sembrava sesse cercando di farsi apparire un’aureola sulla testa turchina.
Erza sorrise, in modo quasi inquietante «Piccola Levi, vorrei ricordarti chi ti ha insegnato a mentire, e devo dire che come maestra mi sento alquanto delusa»
Le due continuavano a discutere, Lucy prese a guardarsi intorno quando il suo sguardo fu catturato da un tavolo posto in un angolo buio, al piano di sotto. 
C’erano Gajeel, un altro omone gigantesco dai capelli corti e biondi strapieno di tatuaggi, il ragazzo dalla chioma leonina che ci aveva provato con lei la sera prima, che ricordava si chiamasse Loki, e quel ragazzo corvino, complice del rosato, Gray. Eppure, tutti loro caddero in secondo piano, come sfocati, non appena scorse la persona che per tutto il giorno aveva tormentato i suoi pensieri e anche i suoi sogni: aveva gli occhi persi nel buio, non parlava, sembrava stesse pensando intensamente a qualcosa. 
 
Il corvino gli diede uno scossone ma nemmeno questo servì a riscuoterlo. Poi il ragazzo dalla folta chioma arancione alzò tra le dita con aria teatrale una bustina contenente una polverina bianca, iniziando a fare delle strisce sottili con quest’ultima sul ripiano liscio. 
Lucy ebbe un sussulto. Non serviva un genio per capire cosa fosse. 
A turno iniziarono ad abbassarsi sul tavolo.
 
Vide Natsu sbuffare, ma Loki continuava ad incalzarlo, e alla fine si arrese anche lui.
Si abbassò sul tavolino nero, rialzandosi poi di scatto. 
Gli occhi chiusi, la mascella rivolta verso l’alto; aprí piano la bocca per lasciare andare il fiato trattenuto.
 
Lentamente aprì anche le palpebre. Continuava a guardare verso l’alto, e improvvisamente quegli occhi di ossidiana incontrarono i suoi.
Un altro sussulto le attraversò il corpo. Lui parve alzare impercettibilmente le sopracciglia, ma forse era stata solo una sua impressione.
 
Si voltò, incapace di sostenere quello sguardo un secondo di più. Però…doveva andare da lui, doveva sapere se avesse scoperto qualcosa.
«Vado…vado a prendere un altro drink» Fece, attirando l’attenzione delle due ragazze che stavano ancora discutendo sul vestito.
«Lucy, ce l’hai in mano» Intervenne Levi, con aria interrogativa. 
Dandosi della completa idiota cercò di pensare ad una spiegazione «N-non mi piace molto» Levi inarcò un sopracciglio ma Lucy non le fece dire altro «Erza? Se ti va…» Fece alla rossa, allungandole il bicchiere. La ragazza lo afferrò «Non rifiuterei mai dell’alcol» Disse, con un occhiolino. Lucy le rivolse un mezzo sorriso, fece per andare ma la turchina la bloccò «Va tutto bene?»
Lucy la guardò. Rilassò i muscoli del viso, tentando di essere convincente disse «Certo…». Avrebbe voluto aggiungere un “torno subito”, ma qualcosa le diceva che non sarebbe tornata molto presto.
 
Se ne andò, diretta verso le scale, captando debolmente la voce di Erza, probabilmente per dire a Levi che aveva mentito spudoratamente. 
Beh, non importava, doveva raggiungerlo.
 
Mentre passava tra la gente in quella discoteca non riusciva fare a meno di sentirsi osservata. Ovvio, c’erano membri di Fairy Tail a ogni angolo, e lei era l’ostaggio da controllare.
Continuava a guardarsi intorno, sperando di scorgerlo. 
 
La quantità di persone rimescolava il suo senso dell’orientamento: non ricordava da che parte fosse il tavolo dove l’aveva visto.
Decise di optare per la sinistra, quando un violento scossone le fece perdere l’equilibrio, complici quei tacchi tanto belli quanto poco funzionali.
Era già pronta all’impatto con il pavimento quando qualcuno la sostenne. Alzò lo sguardo, non sorprendendosi più di tanto quando le apparvero davanti agli occhi un ghigno sghembo e due gemme di ossidiana. 
 
Sembrava quasi l’avesse fatto a posta ad aspettare e comparire nel momento più opportuno.
«Forse dovresti farti vedere da qualcuno, non è normale inciampare così spesso» Lucy si riscosse a quelle parole provocatorie, rivolgendogli un’occhiataccia.
Provaci tu a camminare con questi tacchi, pensò, ma non disse nulla.
Sentiva la lingua incollata al palato. Le sue mani sulla pelle, il suo odore, la sua sola presenza, le facevano sentire come un peso. Era come se lui fosse fatto di un’altra pasta rispetto alle persone comuni.
 
Provò a riscuotersi, allontanandosi dal suo tocco. Subito andò al punto.
«Allora?» Disse. Lui sbuffò una risata.
«Nemmeno un ciao?»
Lucy alzò gli occhi al cielo, per poi riportarli nei suoi. Sembrava leggermente…meno cupo. Anche quelle gemme di ossidiana erano come velate, lucide, le pupille dilatate a confondersi con il resto dell’iride. Spalancò per un secondo i suoi di occhi, ricordandosi cosa gli aveva visto fare poco fa al tavolino con il resto dei suoi compagni di gang. 
Ripensarci le provocò sensazioni contrastanti, ma decise di lasciar perdere anche quelle per ora.
«Ciao» Gli disse, sbrigativa «ora mi vuoi rispondere?» Lui, per tutta risposta rise ancora.
«Non prima di avermi concesso un ballo»
Non fece in tempo a rispondergli che subito si sentì trascinata in mezzo alla pista, senza riuscire a ribellarsi per colpa di quei maledetti trampoli che iniziava a valutare seriamente di togliere. 
 
In un secondo si ritrovò premuta addosso a lui. Sentiva il suo petto saldo e duro contro la guancia, il suo respiro irregolare, le sue mani dietro la schiena. Percepì il cuore accelerare, e pregò che non lo sentisse. Lui iniziò a muoversi piano, lei rispondeva in automatico, quasi inconsciamente: non era capace di concentrarsi sulla musica, sul ritmo, sui movimenti, lui catalizzava tutta la sua attenzione.
Piano lo sentì abbassarsi su di lei, il suo viso pericolosamente vicino al collo, ma lo sfiorò solamente, rimanendo sul limitare, sporgendosi, ma senza osare buttarsi.
«Qualcosa ho scoperto» Il brivido causato dalla sua voce fu sommerso da un altro brivido, di freddo. Si staccò da lui, guardandolo in silenzio, in attesa. 
Lui ricambiò, assottigliando lo sguardo per un attimo. «Andiamo in un posto più tranquillo»
 
La trascinò verso gli ascensori e questa volta Lucy non protestò. Il tono grave nella sua voce poco fa continuava a ripetersi in loop nella sua mente.
Entrarono nell’ascensore in silenzio, lasciandosi alle spalle la musica a tutto volume. Lucy si lasciò sfuggire un sospiro mal trattenuto, non sapeva nemmeno lei per cosa. Si strinse nelle spalle, le braccia improvvisamente coperte di brividi.
Lo vide sfilarsi la giacca scura come i suoi occhi, porgergliela.
«Non la voglio» Fece, secca.
«Non te l’ho chiesto» Ribatté lui, con durezza. Di nuovo, un altro brivido, certamente non per il freddo questa volta. 
Infine si arrese, afferrandola ed infilandola. Le porte si aprirono con un rumore metallico. Era convinta sarebbero tornati sulla terrazza, invece un corridoio antisettico si parò dinnanzi a lei. 
 
Era molto simile a quello che conduceva nella sua camera, ma capì subito che si trovavano su un altro piano. Lui la oltrepassò in silenzio, entrando in una stanza completamente a caso. 
Anche questa era simile alla sua, ma aveva un balcone, Lucy lo notò immediatamente, appena messo piede all’interno. Lui ci si diresse subito, aprendo la porta finestra e lasciando che l’aria fredda di febbraio le sferzasse il volto accaldato. Di nuovo si chiese come facesse a non sentire freddo a maniche corte.
 
Era inutile: la vista di Crocus la catalizzava ogni singola volta. Sarebbe potuta rimanere incantata ad osservarla per ore senza stancarsi mai, soprattutto di notte. Si sentiva stregata, niente riusciva a renderla così succube.
Forse qualcos’altro c’è 
Maledetta coscienza.
Si voltò a guardare il ragazzo a fianco a lei. Teneva i gomiti sul parapetto, una mano a reggere il mento e coprire la bocca, lo sguardo abbandonato tra le luci dei palazzi. Entrambi erano sotto lo stesso sortilegio a quanto pare. Lui sembrava anche più incantato del solito, quasi perso.
Ah giusto, ha…ha…
Scosse la testa, non doveva pensarci adesso.
 
«Ora siamo in un posto più tranquillo» Esordì Lucy  spezzando il silenzio rotto solo dal vento freddo «Vuoi parlare?»
Lui chiuse gli occhi, sembrava si stesse sforzando. Tolse la mano dalla bocca e voltò lo sguardo su di lei.
«Non ti piacerà»
«Sono abituata alle brutte notizie ormai»
Natzu abbassò la testa, per poi riportare lo sguardo verso la città.
«Non è stato semplice…per niente…ma è difficile che una porta non si apra davanti al nome Fairy Tail» Fece una pausa «Ho trovato questo»
Mise una mano nella tasca dei jeans, facendo apparire un foglio ripiegato e ingiallito. Glielo porse senza dire nulla. Lucy lo afferrò temendo di vederlo andare in pezzi da un momento all’altro.
«Cos’è?» Sentiva il cuore iniziare ad aumentare i battiti, le mani imperlarsi di sudore freddo.
«Una lista» Disse semplicemente.
Lucy svolse il foglio con le mani tremanti, iniziando a leggere una serie di nomi. Improvvisamente il cuore le si fermò in petto. Spalancò gli occhi.
«Che significa? Perché c’è il nome dei miei genitori scritto qui sopra? E di che lista si tratterebbe, poi?» Fece, quasi isterica.
 
Natzu sospirò per poi parlare, cupo.
«Anni fa, senza i mezzi che abbiamo ora, venivano utilizzati altri modi per comunicare, la maggior parte delle informazioni venivano scritte, e anche le organizzazioni avevano i loro archivi. E non venivano segnati solo gli incassi, le spese ma anche…altro…» Fece una pausa «questa è parte di una vecchia lista di una gang  che…beh non è importante, quello che importa è che i tuoi genitori erano dei target di questa gang…»
«Target? Che vuoi dire, cosa stai…»
«Erano obbiettivi, Lucy. Questa gang pianificava di ucciderli»
Ricevere un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.
Mise una mano a coprire la bocca, sentiva la bile risalire in gola. Lui le si fece subito vicino.
«Devi sederti?»
«No, devo sapere perché queste persone volevano uccidere i miei genitori» Fece, dura, ricacciando la bile da dove era venuta.
Rimani concentrata. Rimani lucida
Lui la fissò con quei suoi occhi d’abisso «Non so altro»
«Che vuol dire non sai altro? Dove hai trovato questo maledetto foglio? Devi sapere altro!» Gridò 
Lui rimase zitto. Lucy iniziò a tremare di rabbia. Si scagliò addosso a lui, colpendolo «DEVI PARLARE! Io so che sai altro e che non vuoi dirmelo! Dimmi la verità, dimmela, ASSASSINO CHE NON SEI ALTRO!» Lucy tremava, lo colpiva sul petto, sull’addome, sulle spalle, lo colpiva e piangeva, e gridava più forte, e lui era immobile, fermo, a subire. «Se non parli impazzirò, è questo che vuoi farmi, mh? Vuoi vedermi impazzire, ingannarmi con i tuoi sporchi giochi finché non diventerò una bambola senz’anima alla tua mercé? Avanti, fallo. FALLO, UCCIDIMI, STRON…»
Prima che riuscisse a rendersene conto si senti afferrare e sbattere contro la porta finestra con forza.
«Non ho scoperto altro» Glielo ridisse, senza urlare, nello stesso tono. Erano i suoi occhi a urlare, sconvolti e frustrati quanto i suoi.
Lucy vi si perse all’interno, ritrovando la calma. Ma la calma le fece scaricare la rabbia nel peggior pianto mai fatto da quando era arrivata a Crocus. Gridava piangendo tra le sue braccia, stropicciando la sua maglietta bianca tra le dita fino a quasi strapparla. Lui la stringeva forte, come a tenerla insieme, sapendo che se l’avesse lasciata si sarebbe spezzata in mille pezzi.
Lucy aveva infiniti pensieri per la testa, ma la sua vicinanza, odore, presa salda, la fecero calmare davvero. 
Lui l’abbracciò fino a che il ritmo dei suoi respiri ritornó regolare. A quel punto la prese da sotto le ginocchia e per le spalle, rientrando nella camera e adagiandola sul letto, per poi cadervi anche lui sopra. Lucy fissava nei suoi occhi neri come l’abisso, in cerca di una luce, una via d’uscita dal marasma di pensieri nella sua testa. Lui le stava accarezzando i capelli e le restituiva il suo sguardo.
«Non so niente ancora» ripeté «ma lo scopriremo insieme. Te lo prometto»
Lucy chiuse gli occhi, lasciandosi cadere nel buio del sonno.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Lizzyyy02