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Autore: starlight1205    21/04/2023    3 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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“And if there’s no tomorrow
And all we have is here and now
I’m happy just to have you
You’re all the love I need somehow”

(“Breathless” - The Corrs) 


Diana Harvey, estremamente assonnata, aprì lentamente gli occhi e stirò la schiena aprendosi in un sonoro sbadiglio, mentre il freddo le pungeva le braccia nude che sbucavano dalle pesanti e calde coperte.
Il mese di novembre aveva da poco lasciato spazio a quello di dicembre. Le giornate si erano accorciate così tanto da essere composte solo da una misera manciata di ore di luce. 
Il sole aleggiava basso sull’orizzonte e aveva perso la forza necessaria per riscaldare e far svanire la densa nebbia delle Highlands scozzesi.
Il clima era sempre più impregnato di una fitta e gelida umidità che si insinuava in ogni spiffero di casa McKinnon.
Diana si voltò istintivamente verso destra in un gesto che si era presto trasformato in una piacevole abitudine.
Infatti, dall’altro lato del letto, Fred Weasley dormiva con la bocca semi aperta, un braccio infilato sotto al cuscino mentre l’altro braccio era abbandonato pesantemente sopra alla vita di Diana.
Lei sorrise felice, avvolta in una bolla di surreale beatitudine. 
Tornò a guardare sopra di sè e mise a fuoco il cielo incorniciato dal lucernario: sopra di loro si stagliava l’ennesima giornata grigia e incolore, attraversata da nuvole gonfie e minacciose. 
Diana arricciò nuovamente le labbra in un sorriso e affondò le braccia sotto alle coperte tirandole fin sotto al mento tornando a crogiolarsi nel calore.
Avrebbe volentieri passato l’intera giornata nel letto.
Rivolse un’altra occhiata a Fred, ancora placidamente addormentato, i capelli spettinati e una rara espressione innocente che solo durante il sonno acquistava una minima credibilità.
Doveva essere tarda mattinata, perchè lo stomaco di Diana emise un cavernoso brontolio, reclamando ferocemente la colazione.
Si avvicinò a Fred sfiorandogli il collo con la punta del naso e sussurrò: - Buongiorno...
Nessuna risposta se non il regolare respiro del ragazzo.
Diana storse il naso indispettita e spinse il proprio corpo contro quello di Fred.
Lui sorrise nel sonno, prima di emettere un grugnito, voltarsi a pancia in su e stringere Diana a sè.
- Ah, quindi sei sveglio! - constatò lei avvolta dalle braccia cosparse di lentiggini.
- No, sto dormendo - mugugnò Fred continuando a tenere gli occhi chiusi, ma non accennando ad allentare la presa su di lei.
Diana accarezzò con un piede la gamba di Fred partendo dal basso per risalire sinuosamente verso l’alto. Quel gesto parve sortire l’effetto desiderato perchè lui si decise finalmente ad aprire gli occhi.
- Mmh... - dichiarò Diana con aria allusiva - a me sembri mooolto sveglio!
Lo sguardo inizialmente assonnato di Fred fu subito rimpiazzato da una scintilla di furbizia.
- Buongiorno, Pixie - il ragazzo sbirciò appena verso il basso - toh, che coincidenza! Dove sono i tuoi vestiti? Un mago molto esperto deve averli fatti evanescere ieri sera...
Diana finse di guardarsi intorno in cerca di qualcosa: - Ah sì? E chissà dove è andato questo mago esperto...non vedo nessuno!  - e poi con una studiata delusione aggiunse - Qua ci sei solo tu!
- Ah-ah-ah! - Fred intonò una finta risata - ci siamo svegliati con la battuta pronta!
Diana sfoderò una linguaccia come risposta.
- Sembrerebbe che questo esperto mago ti abbia proprio fatta divertire! - proseguì Fred con un sorriso obliquo guadagnandosi prontamente un’occhiataccia. Imperterrito, il ragazzo mimò un finto microfono con la mano destra che posizionò davanti al viso di Diana come se la stesse intervistando: - L’unica babbana che abbia mai brandito una bacchetta magica ha qualche dichiarazione da rilasciare?
Diana aggrottò la fronte senza capire.
Lei non aveva mai brandito una bacchetta! Sì, una volta aveva raccolto la bacchetta di Fred dal pavimento, ma che cosa diamine centrava in quel momento?
- Cos..? - domandò Diana confusa allungando il collo e cercando con lo sguardo la bacchetta magica di Fred, appoggiata, come sempre, sul comodino accanto al letto.
- Nonono - la redarguì all’istante Fred con aria maliziosa - non parlavo mica di quella bacchetta!
Un lampo di consapevolezza balenò nella mente di Diana che sgranò gli occhi e rispose: - Io mi sarò anche svegliata con la battuta pronta, tu invece con battute scadenti e doppi sensi di pessimo gusto!
- Ahi! - Fred si portò una mano al petto simulando una fitta al cuore - così mi ferisci!
- E’ la verità! - cinguettò Diana punzecchiandolo e cominciando a ridacchiare; quando Fred prese a farle il solletico, lei cominciò a muoversi convulsamente tra le lenzuola in preda alle risate.
Lo stomaco di Diana si fece sentire brontolando tanto sonoramente da interrompere la lotta. Fred sospirò e si mosse per cercare di alzarsi dal letto: - Forse è meglio scendere di sotto! Mi sa che è quasi ora di pranzo!
In tutta risposta, Diana si abbarbicò al braccio del ragazzo e, cercando di dissuaderlo, implorò: - Noooo! Dai, restiamo ancora un po’ qui!!
Fred si bloccò per osservarla: - Ma hai fame e...
Diana lo interruppe issandosi a cavalcioni sopra di lui in un repentino gesto: - Ho detto no! - impartì l’ordine dall’alto della sua posizione di trionfo.
Fred piegò le labbra in un sorriso compiaciuto mentre il suo sguardo percorreva il corpo nudo di Diana: - Oh, beh...se insisti così, non posso di certo contraddirti...
- Infatti... - mormorò lei chinandosi già verso il viso del ragazzo per circondarlo con le proprie mani e far incontrare le loro labbra nel primo di una lunga serie baci.
- Avete... Radio Potter... questa mattina? - domandò Diana tra un bacio e l’altro, muovendosi lentamente e scostandosi i capelli che le ricadevano sul viso.
Lui non rispose, ma continuò a baciarla con trasporto accarezzandole la schiena.
- Fred? - lo richiamò Diana con un mezzo sorriso allontanandosi quanto bastava per guardarlo negli occhi.
- Eh? - si riprese lui sbattendo le palpebre - scusa, ma sai com’è...non stavo pensando a Radio Potter in questo momento!
La risatina di Diana fu interrotta da un paio di colpi alla porta chiusa.
- Piantatela di accoppiarvi come due Puffskein in calore, per la barba di Merlino! - la voce di George li raggiunse.
- Abbiamo la puntata di Radio Potter tra un’ora! - li incalzò la voce già ansiosa di Lee Jordan.
- Va beneeee - gridò Fred cercando di liquidare in fretta i due disturbatori per tornare il prima possibile alla precedente occupazione.
- Ah, e per la cronaca, Freddie, ti sei dimenticato il Muffliato questa notte! - sghignazzò la voce irriverente di George per poi prodigarsi in quella che doveva essere una fedele imitazione di una serie di gemiti e gridolini - si è sentito tutto!
Diana crollò di peso su Fred e seppellì il viso nell’incavo del suo collo per l’imbarazzo.
- Ma come hai fatto a dimenticarti? - lo rimproverò Diana senza la forza di arrabbiarsi davvero.
- Può succedere! E’ colpa tua! Mi distrai!
Diana sbuffò una risata e fece per scendere dal letto, ma Fred la bloccò tempestivamente trattenendola per un polso.
- Dove stai andando? 
- A vestirmi - brontolò Diana contrariata - o quei due butteranno giù la porta!
- Abbiamo ancora un’ora di tempo... - constatò Fred riportando Diana sopra di sè - impiegherei il tempo in maniera...più costruttiva!
- Sono d’accordo! - acconsentì al volo Diana ridacchiando e sparendo velocemente sotto alle lenzuola.


Quando alla diretta di Radio Potter mancavano circa venticinque minuti, Diana, con un sorriso da un orecchio all’altro, si sporse per cercare con lo sguardo i propri indumenti che ricordava di aver lasciato abbandonati sul pavimento.
- Naah, non li troverai! - si affrettò a dire Fred con un sorrisetto di superiorità - evanescere significa che...puff, sono spariti! Andati! Per sempre!
- Oh, beh prenderò quelli nell’armadio - lo liquidò Diana ben decisa a non concedere a Fred alcuna soddisfazione per il primo scherzo andato a segno della giornata.
- Chissà se ne troverai ancora.... - rispose lui portandosi la mano sotto al mento in una posa pensierosa.
- Freeed! - si lamentò Diana preoccupata e iniziando ad annaspare tra le lenzuola perchè sapeva che sarebbe stato perfettamente in grado di far sparire il suo già scarso guardaroba, solo per divertimento.
- Su, dai! E’ solo uno scherzo innocente! - si giustificò Fred con aria di chi, invece, era assolutamente colpevole.
Il cuscino di Diana atterrò sulla faccia del ragazzo con un tonfo: - Ma perchè lo hai fatto? E non rispondermi perche è divertente!
Fred scostò il cuscino per posizionarlo dietro alla testa e per sollevarsi seduto contro la testiera del letto, incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione di sfida, rispose: - Perchè è divertente!
Diana gli sfilò con stizza il cuscino da sotto la testa, già esasperata a neanche un’ora dal risveglio.
Fred la attirò tra le sue braccia e, come se stesse confessando un misterioso segreto, mormorò: - In realtà li ho fatti sparire perchè così dovrai rimanere per il resto dei tuoi giorni in questo letto con me!
Diana si voltò appena per osservare Fred, mentre un sorriso involontario le si disegnava in viso.
- Già, peccato che dobbiamo scendere al piano di sotto... - sottolineò Diana con pungente sarcasmo.
- Sbagliato! - la corresse Fred con aria saccente - io devo scendere! Tu puoi aspettarmi qui! Ancora meglio se senza vestiti! Tanto ci metterò pochissimo!
- Ma non penso proprio! - protestò Diana - Cosa avrei fatto di male per meritarmi una punizione del genere?
- Ah, ora si dice punizione? - chiese Fred sogghignando e avvicinando già le sue labbra a quelle di Diana - non mi sembravi così contrariata poco fa!
Lei lo assecondò rispondendo prontamente a quel bacio per poi staccarsi ed osservarlo sbattendo le ciglia e tubando con voce innocente: - Freddie, fai riapparire i miei vestiti? - terminò la frase con un’ultima, nonchè tattica, sequenza di battiti di ciglia.
Lui rimase a fissarla con uno strano e stupido sorriso, prima di farsi serio e asserire:
- Ti ho detto che non posso!
- Molto bene, allora scenderò di sotto così - esordì Diana cercando di districarsi dal groviglio di coperte.
- Non ci pensare neanche! - sbottò Fred raddrizzando la schiena e trucidandola con lo sguardo.
Diana rimase a fissarlo, indecisa, e poi, una volta in piedi, raccolse la pesante felpa blu scuro di Fred dal pavimento.
- Bene, allora prenderò i tuoi e ci resterai tu, da solo, nel letto per il resto dei tuoi giorni! - si infilò l’enorme felpa che le arrivava quasi alle ginocchia e lasciò di corsa la stanza ridacchiando e tenendo tra le mani gli altri abiti del ragazzo per dirigersi verso il bagno, godendosi la soddisfazione di essere riuscita a uscire vittoriosa dalla beffa di Fred.
- Io non ho problemi a fare la diretta di Radio Potter nudo come un Vermicolo! - la ghignante voce di Fred la inseguì dalla stanza in cui il ragazzo era rimasto.
- Nemmeno io! - gli gridò Diana dal corridoio.

In quell’ultimo mese, la routine a casa McKinnon era stata così piacevole da far scivolare ogni preoccupazione in secondo piano.
Diana aveva ormai scartabellato ogni lettera di suo padre e spulciato ogni polveroso libro che si trovava nella vecchia biblioteca, gettando successivamente la spugna visto che i risultati sperati non arrivavano.
Fred e George, eseguendo una complicata sequenza di materializzazioni per evitare pedinamenti sgraditi, si erano assentati per qualche giorno per tornare alla Tana e tranquillizzare i signori Weasley sul fatto che stessero bene. 
Vista l’assenza di risultati nella ricerca, Diana aveva anche azzardato l’ipotesi di far ritorno a Diagon Alley, ma i gemelli, appoggiati dai genitori, avevano insistito per rimanere a casa McKinnon affinchè sia Diana che Lee potessero rimanere fuori tiro da Mangiamorte e Ministero.
Per il resto, le giornate erano scandite dalla preparazione delle puntate di Radio Potter e da allenamenti per i poteri di Diana. Ormai, la ragazza riusciva a padroneggiare piuttosto bene il potere del Blackhole: anche senza essere colpita da un incantesimo, infatti, era in grado di ripescare l’energia che albergava dentro di lei e indirizzarla a suo piacimento. 
Non si erano più verificati episodi in cui il potere sembrava prendere il sopravvento su di lei e questo contribuiva a farla sentire più tranquilla; inoltre, Fred pareva essersi lasciato alle spalle nervosismo e tensione ed era tornato di buonumore e vivace come era sempre stato.
Diana, però, non poteva fare a meno di ripensare piuttosto spesso alle visioni dei Dissennatori e ai sogni che erano stati in grado di farle rivivere, domandandosi se tutto ciò avesse un senso.

- Fred si è già riaddormentato? 
La domanda improvvisa la colse di sorpresa facendola trasalire e facendola aggrappare alla maniglia della porta del bagno che aveva ormai raggiunto.
I vestiti di Fred che ancora teneva in mano si sparsero sul pavimento.
- George! - esclamò Diana con una mano sul cuore notando il ragazzo comparso alle proprie spalle - mi hai spaventato da morire!! 
Lui ghignò osservando l’abbigliamento che la ragazza sfoggiava e lei si affrettò a raccogliere gli abiti abbandonati a terra.
- No, comunque è sveglio - rispose Diana riprendendosi dallo spavento solo per trasalire di nuovo nel sentire la voce di Fred esclamare un “Accio vestiti” mentre gli indumenti che teneva in mano sfrecciavano via dalla sua presa per svolazzare verso il proprio padrone.
- Odio la magia - brontolò Diana esasperata e delusa per la breve durata della sua effimera vittoria.
- Fred non ha mai dormito così tanto come in questo periodo... - ragionò George facendosi serio e lanciando un’occhiata alla porta in fondo al corridoio - è quasi mezzogiorno!
- Sarà stanco... - Diana scrollò le spalle senza capire quale fosse il problema.
George tornò a guardarla e scosse la testa sogghignando: - Già...e chissà perchè! Sessioni notturne di allenamento con il tuo potere?
- Intensissime! - rispose Diana con aria di sfida per mettere a tacere George e per evitargli il lusso di crearle qualsivoglia imbarazzo.
Insoddisfatto dall’inaspettata reazione di Diana, George si dilettò in una nuova sequenza di gemiti e finte effusioni amorose con lo stipite della porta del bagno.
- Sei proprio scemo. - si limitò a dichiarare Diana in tono annoiato, incrociando le braccia al petto, mentre George, sempre più indispettito dal comportamento di Diana, spariva in bagno chiudendo la porta dietro di sè.
- Dì a Fred di muoversi! - le gridò George da dentro la stanza.
- E tu smettila di usare le Orecchie Oblunghe sulla porta della nostra camera quando non sai che fare! - rispose Diana tornando sui propri passi. 
In camera, Fred era seduto sul letto e si stava infilando i jeans.
- Sono anche stato generoso e non mi sono ripreso la felpa - inarcò le sopracciglia alludendo all’unico capo di abbigliamento che Diana indossava.
- Non avresti potuto comunque farlo, visto che gli incantesimi su di me non funzionano! - lo bacchettò Diana rivolgendogli una smorfia.
- Peccato... - constatò Fred infilandosi la maglietta - i tuoi vestiti comunque sono al loro posto nell’armadio! Come al solito, ci caschi sempre!
Diana lo fulminò con lo sguardo e si scagliò scherzosamente su di lui, ma Fred fu lesto nel tenerla a bada, mentre con un sorriso obliquo le comunicava in tono tetrale: - Sono atteso di sotto! Quindi, sei d’accordo sul restituirmi la felpa e aspettarmi qui senza vestiti?
- Col cavolo che sono d’accordo! - sbottò Diana stringendosi addosso la felpa prima che al ragazzo venisse qualche strana idea.
Fred lasciò la stanza scoccandole un’occhiata eloquente: - Bugiarda!
Diana fu percorsa da un brivido lungo la schiena di fronte all’occhiata di Fred, ma si diresse verso il bagno sorridendo e borbottando tra sè: - Idiota...


Quando Diana raggiunse i ragazzi in soggiorno era vestita, ma indossava ancora la felpa di Fred sfoggiandola come un ambito bottino di guerra.
Ancora prima di mettere piede al pianoterra, aveva sentito la voce di Lee impartire ordini perentori.
Erano tutti seduti al tavolo del soggiorno: George stava sistemando un plico di appunti recuperando con la magia dei fogli che erano finiti sul pavimento, Lee sembrava avere almeno tre paia di braccia perchè cercava contemporaneamente di collegare cavi, infilarsi le cuffie, e tenere sveglio Fred, il quale sembrava essere scivolato in una profonda sonnolenza.
I tentativi di Lee non riscossero molto successo, perchè Fred si era accasciato con la testa appoggiata sulle mani e aveva richiuso gli occhi.
- Guarda come lo hai conciato! - George, sogghignando, indicò il fratello che non riusciva a tenere gli occhi aperti.
- Io non centro niente - rispose Diana candidamente e si voltò per afferrare il bollitore fumante che nessuno si era dato la pena di togliere dal fornello. Si morse un labbro osservando di sottecchi Fred che si reggeva la testa insonnolito, mentre Lee gli metteva delle ingombranti cuffie sulle orecchie e spingeva un grosso microfono verso di lui.
Diana versò l’acqua bollente in una tazza e osservò il filtro colorare il liquido trasparente con ampie volute color dell’ambra. Avvolse la ceramica con le mani per scaldarle e si lasciò sfuggire un sorriso ripensando a poco prima. 

Una mano aggrovigliata nei capelli fiammeggianti mentre l’altra si stringeva con forza intorno a un lembo del lenzuolo.
La schiena inarcata per fare combaciare i corpi a sciogliersi uno nell’altro.

Vagamente accaldata, nascose il sorriso malizioso dietro la tazza fumante, continuando a osservare Fred con il mento appoggiato sul palmo della mano e la testa ciondolante, che la stava fissando in modo eloquente, come se anche la sua mente fosse attraversata dai medesimi pensieri.
Lee agitò la bacchetta per dare il segnale di messa in onda.
Diana fu bruscamente riportata alla realtà. 
Fred, a sua volta, si drizzò di scatto seduto sulla sedia, mentre Lee gli assestava un calcio sugli stinchi.
Diana si avvicinò alla grande finestra del soggiorno e si lasciò cullare dalle battute dei ragazzi: in una mano stringeva la tazza di thè e nell’altra un pacco di biscotti al cioccolato che appoggiò distrattamente sul davanzale.
Ne pescò uno e se lo ficcò in bocca, affamata, lasciando vagare lo sguardo sulla colline sfumate dalla nebbia senza vederle davvero.
Una folata di vento frustò il grande abete situato all’imbocco del vialetto di casa McKinnon che, prendendo ad ondeggiare, attirò la sua attenzione.
Diana mise a fuoco l’orizzonte che si ingrigiva nella foschia e, oltre l’albero, nella nebbiolina bassa e densa, le parve di scorgere una figura scura e dritta in piedi.

Il respiro le si fermò in gola e quasi si strozzò con il biscotto che ancora stava masticando.
Deglutì e con mani tremanti appoggiò la tazza al davanzale accanto al sacchetto di biscotti per stringere le palpebre e avvicinarsi alla finestra.
Sbattè un paio di volte le palpebre, ma la collina le apparve deserta.
Forse era stata solo la sua immaginazione, ma Diana sentiva il battito accelerato, il respiro in gola e le mani sudate che non accennavano a smettere di tremare.
E se qualche Mangiamorte li avesse trovati?
Oppure poteva essere qualche viscido funzionario del Ministero della Magia ad essere sulle loro tracce?
Si rilassò leggermente nel ricordare che, se anche ci fosse stato qualcuno ad aggirarsi intorno all’abitazione, gli incantesimi difensivi lanciati dai ragazzi non avrebbero permesso a nessuno di oltrepassare la proprietà.

Prima che Fred notasse la sua agitazione e si preoccupasse per nulla, Diana nascose le mani tremanti nella grossa tasca al centro della felpa e si voltò nuovamente verso i tre ragazzi che avevano messo in piedi una specie di buffo teatrino in cui prendevano in giro Lord Voldemort e i Mangiamorte.
La sua mano destra, affondata nella tasca, incontrò qualcosa: un foglio spiegazzato e consunto che sembrava essere passato di mano in mano e riletto più volte.
Lo estrasse dalla tasca e lo dispiegò per leggerlo. 
Mentre i suoi occhi viaggiavano per tutta la lunghezza del foglio il tempo parve dilatarsi fino a fermarsi.
Un bruciante formicolio la avvolse e un senso di nausea le ribaltò, improvvisamente, lo stomaco.
Terminata la lettura, Diana abbassò la mano che stringeva la lettera e puntò lo sguardo in quello di Fred. 
L’espressione del ragazzo si trasformò da ironica a mortalmente seria per poi farsi atterrita nel comprendere cosa stesse accadendo.
Era come se un enorme masso fosse affondato nello stomaco di Diana, mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime e stringeva le labbra per trattenere il pianto e la rabbia che minacciavano di travolgerla da un momento all’altro.
George diede una gomitata al fratello che probabilmente, per lo shock, aveva saltato la battuta che gli spettava recitare, ma vedendo lo sguardo di Fred fisso su quello di Diana, alzò a sua volta la testa per scrutare il foglio che la ragazza teneva tra le mani.
Diana percepiva il sangue affluire verso le guance; un calore disturbante risalirle la colonna vertebrale, mentre il masso nello stomaco sprofondava sempre di più trascinandola a fondo con sè.
Fred era come pietrificato: la bocca semiaperta, come se volesse dire qualcosa e la mano destra ancora inceppata nel movimento che stava per compiere.
Diana abbassò lo sguardo sulle proprie mani tremanti che ancora stringevano convulsamente il foglio, incredula, e senza trovare parole coerenti da dire per dare un senso alla collera e al dolore che si dibattevano furiosamente dentro di lei tanto da provocarle una forte fitta di dolore alle tempie.
Lee Jordan sembrava l’unico a non essersi accorto di nulla e continuava a intrattenere i radiospettatori con la sua allegra parlantina.
Improvvisamente, le quattro mura di quella casa si fecero troppo strette e gli sguardi di Fred e George puntati su di lei troppo fastidiosi da sopportare, così Diana girò i tacchi e, aprendo la porta d’ingresso con un tonfo, uscì di casa.
Fred, in un rapido movimento, si tolse le cuffie per seguirla, mentre Lee si accorgeva finalmente di quanto stesse accadendo e George scuoteva la testa con l’espressione di chi si aspettava che prima o poi sarebbe andata in quel modo.

- Pixie, fermati...io posso spiegarti... - cercò di dire Fred inseguendo convulsamente Diana che, in preda all’ira, si allontanava come se volesse mettere più metri possibili tra loro due.
- Spiegarmi cosa? - sbottò Diana in tono velenoso voltandosi di scatto con le guance ormai rigate da lacrime che si sarebbe volentieri risparmiata di versare e riservandogli uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo - da quanto tempo hai questa lettera? Abbiamo smesso di cercare nella corrispondenza di mio padre da settimane! Cosa aspettavi a parlarmene??? - mentre parlava agitava il foglio per enfatizzare le proprie accuse.
Fred non rispose ma, a disagio, si mise a osservare le proprie scarpe come se improvvisamente  fossero diventate la cosa più interessante del mondo.
- Da un po’ - rispose amaramente - ho provato a parlartene, ma io...
- Tu cosa? - ululò lei in tono isterico con lo sguardo rivolto al cielo - non ho dormito per settimane per cercare informazioni su mio padre e ora scopro che tu sapevi che...oddio...che mio padre probabilmente ha ucciso mia madre? - la voce le vibrò nel petto nel dichiarare ad alta voce quelle parole, come se quell’azione le rendesse più vere e reali.
Siccome Fred non accennava a darle una risposta, Diana continuò: - Non era abbastanza importante perché lo sapessi? Oppure hai deciso di non dirmi nulla perchè altrimenti sarei stata troppo distrutta per scopare con te?
L’ultima frase di Diana parve colpire Fred come una coltellata, perchè il ragazzo assunse un’espressione sofferente e svuotata come se qualcuno gli avesse tolto tutta l’aria dai polmoni.
- Mi fidavo di te, Fred - Diana continuò a inveire con cattiveria alzando di nuovo gli occhi verso il cielo per trattenere altre lacrime che minacciavano di abbattersi su di lei come le acque di un fiume in piena - tutti mi hanno mentito e ormai dovrei esserci abituata...ma tu...pensavo che non fossi come gli altri!
- Io volevo solo proteggerti - mormorò Fred ferito, lo sguardo abbassato perchè non riusciva a guardarla in viso senza sentirsi in colpa.
- Proteggermi da cosa? - gridò Diana  - dovevi solo dirmi la verità! Me lo avevi promesso! O te ne sei dimenticato?
Fred deglutì, scosse la testa e allungando una mano verso di lei disse: - Volevo proteggerti perchè...ti amo...
Diana fissò con aria glaciale prima la mano tesa del ragazzo e poi il suo viso: - E come posso credere a quello che dici, dopo questa? - sventolò ancora una volta il foglio spiegazzato.
Fred mosse un passo verso di lei con lo sguardo addolorato e le labbra strette per la tensione.
- Non ti avvicinare - lo gelò Diana ritraendosi, tremante e sconvolta.
- Pixie, ti prego - tentò di avvicinarsi lui parlando con tono carico di senso di colpa - ho sbagliato, mi dispiace, ma...
- Fred, stammi lontano! - sibilò Diana a denti stretti, perchè percepiva già un famigliare ronzio farsi largo dentro di lei e aumentare velocemente d’intensità.
I contorni della figura di Fred, stagliata di fronte a lei, si tinsero di un ben noto bagliore azzurrognolo, mentre il sangue le fischiava impetuoso nelle orecchie.
Fred inclinò impercettibilmente il collo arricciando le labbra in una strana smorfia spaventata.
Successivamente, Diana lo vide fare una cosa che non aveva alcun senso. 
Lentamente, come a rallentatore, Fred sollevò il braccio per puntare la bacchetta davanti a sè, continuando a fissarla con un’assurda espressione intimorita e spostando un piede davanti all’altro per assumere una posizione difensiva.
Istintivamente, lei trasalì e si guardò alle spalle. 
Doveva esserci qualcuno o qualcosa se Fred si comportava così. 
Ma alle sue spalle non c’era assolutamente nulla se non il soffio del vento e l’erba umida.
Ci mise più del dovuto a rendersi conto che la bacchetta fosse puntata contro di lei.
- Che stai facendo? - mormorò Diana sentendo il corpo andare in frantumi, mentre anche mettere in fila delle parole sensate si trasformava in uno sforzo senza eguali.
- Calmati, Pixie - sussurrò lui senza distogliere lo sguardo dal suo e stringendo le dita intorno alla bacchetta ancora tesa.
Quell’ultima frase fu pari allo sventolare un drappo rosso davanti agli occhi di un toro già inferocito e Diana non fu più in grado di trattenersi.
Una potente aura azzurra esplose dal suo corpo. Diana tentò di frenarla, di contenerla, ma questo non fece altro che contribuire a dilaniarla dal dolore come se fosse stata lacerata in brandelli.
- Noooo - gridò Diana con la voce rotta e tentando di allontanarsi da Fred, ma senza riuscirci.
Le sue gambe sembravano saldamente e inesorabilmente ancorate al terreno.
Mentre il bagliore azzurro detonava, Fred gridò: - Protego!
Una bolla rossa esplose dalla sua bacchetta e lo avvolse fronteggiando il bagliore azzurro.
Durò un attimo.
Poi con un raschiante sfrigolio, la bolla azzurra fagocitò con violenza quella rossa e scagliò Fred all’indietro. 
Parecchi metri più indietro rispetto a quanto fosse mai riuscita a fare prima di allora e con molta più forza di quanta ne avesse mai sprigionata prima.
Il ragazzo atterrò scompostamente contro il muro scrostato di casa e con un tonfo sordo si accasciò a terra senza più muoversi. 
George e Lee corsero fuori di casa un attimo dopo per capire che cosa stesse accadendo, mentre Diana, a metri di distanza, osservava la scena con una mano a coprirsi la bocca spalancata.
La vista le si offuscò e tremolò a causa delle lacrime che la travolsero come una piccola barca nel bel mezzo di un mare in tempesta.
Sentiva le forze scemare e le ginocchia dare segni di cedimento, ma allo stesso tempo si sentiva pietrificata in quella posizione di orrore e disprezzo verso stessa.
Le sembrava di vedere la scena da molto lontano, come se fosse di fronte ad una scena di un film d’azione alla tv.
Avvertì un dolore profondo torcerle le viscere per ciò che aveva fatto e l’occhiata che George le lanciò poco dopo, mentre si chinava sul corpo privo di sensi di Fred, non fece altro che farla sentire peggio.

Non riusciva a sopportare la vista del viso di Fred con gli occhi chiusi, come nei suoi peggiori incubi. Non riusciva a sopportare lo sguardo di George carico di rabbia bruciante. 
Non riusciva a sopportare gli occhi di Lee, tristi e compassionevoli allo stesso tempo. 
Così cercò di smuovere le gambe che parevano essersi trasformate in pesanti blocchi di granito e si mise a correre.
Corse a perdifiato per lasciarsi alle spalle tutto: il dolore che bruciava così forte nel suo petto, le bugie che Fred le aveva rifilato, la delusione e il disgusto per sè stessa.
Ad ogni rapida falcata le gambe sembravano farsi più leggere.
E se il suo incubo ricorrente non fosse stato altro che un avvertimento? Che sarebbe stata lei a fare del male a Fred? Che il suo potere avrebbe finito per fare del male a chi le stava accanto?

Sentiva George e Lee chiamarla a gran voce per convincerla a tornare indietro, ma i suoi piedi non accennavano a fermarsi. Si muovevano in un ipnotico e frenetico movimento, mentre il cuore le rimbalzava in gola ad ogni passo. 
Doveva allontanarsi prima di fare ancora del male a qualcuno.
Oltrepassò con un balzo le due pietre incrociate che Lee aveva collocato per segnalare il punto in cui terminavano gli incantesimi difensivi e proseguì a correre, anche se sentiva la milza pulsare ormai dal dolore.
Continuò a muovere un passo dopo l’altro per risalire la collina; solo una volta arrivata in cima rallentò leggermente per guardarsi indietro e riprendere ossigeno, totalmente dimentica di quella strana sagoma intravista poco prima fuori da casa.
Avendo lo sguardo rivolto a casa McKinnon e il pensiero indirizzato a Fred, non prestò attenzione a dove andava e finì a sbattere contro qualcosa, cadendo all’indietro nell’erba umida e fredda.

- Diana - una voce profonda le fece alzare la testa, mentre una cascata di brividi le rotolava giù per la schiena.
Benjamin Murray avvolto in un pesante mantello nero da mago torreggiava su di lei con la solita espressione imperturbabile.
Un ciuffo di capelli neri era sfuggito alla sua solita perfetta pettinatura e la barba era un po’ più lunga di come l’aveva sempre portata.
- B-Ben? - mormorò lei incredula e con il fiato corto - che ci fai qui?
Lui si piegò sulle ginocchia per abbassarsi e per avere il viso alla sua stessa altezza.
Allungò una mano avvolta da un guanto nero verso di lei per aiutarla ad alzarsi: - Diana, sei sconvolta...che succede?
Lei, intontita dal dolore, dal pianto e dalla corsa, allungò la mano per afferrare quella di Ben.
Entrambi si rimisero in piedi.
- Qualcuno ti ha fatto del male? - domandò lui preoccupato appoggiandole entrambe le mani sulle spalle e scrutandola con gli occhi scuri come se volesse leggerle la mente.
Ben compiva ogni gesto con una calma e una lentezza che rendevano solo più inquietante la situazione.
Oppure era Diana a percepire ogni movimento rallentato e ovattato dal dolore che le pulsava sordo in ogni cellula del corpo, troppo frastornata per cogliere davvero un sentore di pericolo.
Diana si limitò a scuotere la testa, mordendosi il labbro mentre una lacrima la tradiva rotolando giù lungo la guancia fino a insinuarsi nel collo della felpa di Fred che ancora indossava.
Una goccia formata di acqua, sale, senso di colpa e paura.
Da lontano, le voci di George, Lee e Fred echeggiavano il suo nome e si facevano via via più vicine.

La voce di Fred.
Quindi Fred stava bene. 

Diana sentì un nodo allentarsi e sciogliersi nel suo petto. Il sollievo le fece affiorare nuove lacrime agli occhi. Tirò su con il naso e cercò di asciugarsi gli occhi con la manica della felpa. 
Non si sentiva comunque in grado di affrontare ciò che Fred aveva fatto.
La lettera.
Il panico la assalì e prese a fissare Benjamin con astio: anche lui sapeva e anche lui non aveva detto nulla addirittura per anni.
- Che cosa ci fai qui? - sibilò Diana cercando di domare il ronzio che aveva cominciato di nuovo a risuonare dentro di lei.
- Ti stavo cercando - spiegò Ben con un sorriso teso - temevo ti fosse accaduto qualcosa!
Diana riportò lo sguardo sul foglio che ancora stringeva tra le dita: - Sei solo un altro schifoso bugiardo!
- Cosa? - chiese lui confuso.
Diana alzò lo sguardo per incontrare gli occhi neri come la pece dell’uomo che aveva davanti e si accorse di non riuscire a distinguerne l’iride dalla pupilla. 
- Dianaaaa - la voce di Fred era carica di frustrazione mentre il ragazzo compariva in cima alla collina.
Gli occhi color nocciola si trasformarono rapidamente in due fessure nell’accorgersi della presenza di Ben e la mano scattò meccanicamente tesa in avanti brandendo la bacchetta nella loro direzione.
Una nausea improvvisa colse Diana sia nel notare un rivolo di sangue tingere il collo candido di Fred che nel rivedere la scena di pochi minuti prima. La bacchetta di nuovo puntata contro di lei.
- Tu - il tono di Fred era tagliente e velenoso, mentre fissava Ben - Diana, allontanati da lui, per favore.
Ma Diana rimase immobile.
Le sue gambe e il suo cuore presero a vacillare.
Le poche certezze a cui si era appigliata le scivolavano tra le dite come granelli di sabbia.
Ridere, scherzare e fare l’amore con Fred nel letto illuminato dal lucernario le sembrava un ricordo surreale ed appartenente a un’epoca remota.
Benjamin sguainò a sua volta la bacchetta per puntarla contro Fred.
Nell’assistere a quella scena, Diana si riscosse e, istintivamente si posizionò nel bel mezzo della traiettoria di entrambe le bacchette.
- Diana, per favore...! Non fare stupidaggini! - la implorò Fred, mentre la mano che teneva la bacchetta tremava appena e il suo sguardo si addolciva in una supplica.
Diana si voltò in maniera impercettibile verso di lui, guardandolo solo con la coda dell’occhio, indecisa sul da farsi.
Sapeva che, come sempre, se si fosse soffermata troppo su di lui, non sarebbe più riuscita a pensare lucidamente e la sua volontà sarebbe capitolata.
In un attimo, prima che potesse decidere in che modo agire, si sentì afferrare l’avambraccio dalla mano guantata di Benjamin e avvertì la compressione della materializzazione mentre dinanzi a lei lo sguardo battagliero di Fred si faceva vagamente perso. Quando il ragazzo scattò in avanti con il braccio teso per tentare di fermarli, Benjamin aveva già smaterializzato entrambi.

Dopo un attimo, il corpo di Diana ritrovò la terraferma e i suoi piedi incontrarono il terreno molto più duramente di quanto avessero mai fatto in una materializzazione congiunta con Fred Weasley.
Se Benjamin non avesse mantenuto salda la presa sul suo braccio, di certo lei avrebbe perso l’equilibrio cadendo rovinosamente al suolo.
- Lasciami - sibilò velenosa cercando di sgusciare dalla stretta dell’uomo, senza successo, mentre la rabbia ricominciava a ribollire e il ronzio a farsi sentire.
- Diana, calmati! - ringhiò Benjamin mentre la strattonava rudemente - ti devi calmare!
- No, tu mi devi lasciare! Dove mi hai portato? - sbottò Diana - che cosa vuoi?
Benjamin strinse i denti in un’espressione spazientita.
Diana continuava a cercare di divincolarsi come un animale spaventato e vide Ben trafficare con la mano al di sotto del mantello.
Prima che potesse rendersene conto, con uno strattone, lui la tirò a sè facendo cozzare la schiena della ragazza contro al suo petto.
Qualcosa di bianco calò a coprire la visuale di Diana, mentre un fazzoletto le veniva premuto con forza su naso e bocca.
Una zaffata di odore dolciastro e nausante le inondò le narici e le ottenebrò i sensi.
Prima di perdere qualsiasi connessione con la realtà e con il proprio corpo, Diana pensò stupidamente che quella mattina sarebbe stato davvero meglio non alzarsi da quel letto illuminato dal lucernario.

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Ehilà!
Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Direi che la questione della lettera è stata affrontata nel peggiore dei modi da Diana e Fred, ma insomma, così doveva andare...e il caro Benjamin è riuscito finalmente a scovare il nascondiglio dei protagonisti!
Se vi va , fatemi sapere che ne pensate visto che in questo periodo sono in preda a dubbi di ogni tipo e ciò che scrivo mi fa sempre più schifo XD
Che vi aspettate? Ben dove avrà portato Diana? Che intenzioni avrà?
A presto :) e grazie a tutte le persone che continuano a seguire questa storia ❤️
  
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