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Autore: AlbAM    23/04/2023    11 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 18

I figli degli Arcangeli


Alissa, bianca come un lenzuolo, osservava le ali e le aureole spezzate di Razel e Sael, che vista la situazione avevano reputato inutile nascondere la loro natura demoniaca.

Razel raggiunse Elena e dopo averla baciata sulla guancia domandò «Siamo arrivati prima possibile, mi spiace. So' dietro quella collina vero? Quanti so'?»

Improvvisamente si sentì un rombo e alle spalle di Razel passò una fiammata rossa.

«Che caspita era quella?» Domandò Renzo.

«Quella, cosa?» Chiesero Razel e Sael voltandosi.

«Quella specie di cometa!» rispose Renzo.

«'Na cometa come n'Arcidiavolo incazzato che fa fuoco e fiamme o come n'Arcangelo de luce? Spiegate meglio, umano!»

«Direi più come un Arcidiavolo incazzato che fa fuoco e fiamme, per quanto non abbia idea di come sia un Arcangelo di luce!»

Sael impallidì. «Doveva essere Akenet, dobbiamo andare Razel, la situazione sta diventando sempre più pericolosa e non possiamo contare né su mio padre, né su Gabriel!»

Le sue parole furono seguite da un'enorme fiammata che si innalzò dietro la collina.

«Mecojoni!» Esclamò Razel preparandosi a volare in aiuto di Alba e Azaele.

«Potremmo sapere chi siete?» domandò Yetunde.

«Amici di Alba e Aza, state tranquilli!» cercò di rassicurarlo Sael aprendo le ali anche lui.

«Ma è vero! Tu sei l'amico di Aza che abbiamo conosciuto a Roma anni fa, quello che lo aveva aiutato a rubare il pallone autografato da Gattuso!» Lo riconobbe Catherine entusiasta.

Sael sudò freddo e si allargò il colletto della camicia con l'indice della mano destra. «Non era andata esattamente così!» cercò di giustificarsi.

Razel gli poggiò una manona sulla spalla. «Sono sicuro che dopo avrai modo de spiegarmi come è andata “esattamente”» disse con un sorriso minaccioso e una voce melliflua, «adesso però sbrighiamose a raggiungere Alba e il riccioletto, sperando di non trovare solo la loro cenere. Per quanto nun creda che Akenet arrivi ad ammazzare un'umana che aspetta un bambino, quella fiammata infernale nun m'è piaciuta per niente»

Sael impallidì al pensiero di quello che avrebbero potuto trovare al di là della collina.

«Scusa, per caso quando parlavi di un Arcangelo di luce ti riferivi a quello?» Intervenne ancora Renzo indicando una sorta di cometa luminosissima che si stava avvicinando velocemente e dalla quale uscì un potentissimo fascio di luce bianca a cui seguì un silenzio irreale.

«Direi proprio di sì» annuì Razel lasciando andare la spalla di Sael che sospirò di sollievo. «Non poteva essere che Gabriel. Me sa che la battaglia è finita»

«Sael, prova a chiamare Michele. Se ti risponde, chiedigli se per caso tuo padre è già lì con loro» chiese Aurora. Un leggero tremito nella sua voce faceva intuire la preoccupazione dell'anziana professoressa.

Alissa si rivolse a Yetunde «Suo, padre?»

Yetunde allargò le braccia in un gesto perplesso mentre Sael componeva il numero di Michele sul cellulare.

Il demone attese con ansia alcuni squilli e poi rispose sollevato. «Michele, grazie al cielo, state tutti bene? Come ferito, ma è grave? Ah, ok, meno male. Noi siamo appena arrivati all'agriturismo; per caso papà è lì con voi? Merda, è sparito da ieri sera. Ha detto ad Aurora che era stato richiamato giù con urgenza, ma che sarebbe rientrato entro la notte e invece non si è più sentito. Aurora è preoccupata e anche io. Ok, vi aspettiamo».

Sael chiuse la telefonata e scambiò uno sguardo preoccupato con Aurora. La professoressa stava cercando di mantenere il controllo, ma i suoi occhi erano lucidi e il viso era teso e pallido.

Elena la abbracciò e Razel cercò di consolarla. «Qualunque cosa sia successa, ammesso che sia successo qualcosa, ricordati che Safet un tempo era un Arcangelo e pure molto forte. Sa badare a sé stesso e non è così facile metterlo al tappeto. In ogni modo appena Gabriel e gli altri arrivano, ci organizziamo pe' anna' a cercarlo e riportarlo qua. Tranquilla, al posto tuo me preoccuperei di più per chi ha organizzato la trappola. Nun so se me spiego!» Concluse intrecciando gli artigli e facendoli schioccare tra loro con uno sguardo rosso e omicida.

«Forse Akenet e Adel sanno qualcosa, possiamo chiedere a loro!» disse Sael speranzoso.

«Akenet sta venendo qui con loro?» domandò Razel.

«Bé, a dire il vero credo lo stia portando Gabriel. Lo ha abbattuto con quel raggio di luce che abbiamo visto poco fa, pare che sia svenuto».

«Francamente, nun me sembra una grande idea portarlo qui. Ha un piccolo problema di gestione della rabbia quel ragazzo e nun credo proprio che dopo essere stato abbattuto, se sveglierà con l'umore de Cenerentola de Disney!»


#


Qualche minuto dopo erano tutti riuniti nella camera dove Gabriel aveva portato Akenet, ancora privo di sensi. L'arcidiavolo era adagiato su un letto matrimoniale e Catherine era impegnata a curargli la spalla ferita.

Poggiato ad una scrivania, Yetunde osservava ammirato Gabriel che aveva ancora gli occhi dorati e indossava l'armatura di titanio. Alla fine non resistendo più domandò. «Quindi lei è davvero l'Arcangelo Gabriel, cioè proprio quello?»

«Esatto» rispose l'arcangelo distrattamente, mentre in piedi e a pochi passi dal letto era intento a scrutare le reazioni di Akenet. Era preoccupato che si potesse svegliare all'improvviso e interpretare male la situazione. O per lo meno… Peggio di quel che era, considerando che era stato sconfitto e preso prigioniero.

«Ed è anche il padre di Azaele?»

«Mh, mh!»

«Scusi ma suo padre invece chi è?» domandò Alissa a sua volta.

Gabriel si voltò leggermente e le regalò uno sguardo dorato che esprimeva chiaramente quanto trovasse idiota la domanda. Alissa arrossì d'imbarazzo. «Mi scusi, ma non è che siamo abituati a incontrare Arcangeli ogni fine settimana!»

Gabriel ridacchiò divertito; la risata gli morì in gola quando Akenet aprì gli occhi e con uno scatto felino afferrò il collo di Catherine.

«La stava aiutando signore!» Intervenne Adel, poggiandogli una mano sulla spalla sana, prima che qualcuno potesse farsi male. Seduta sul letto a gambe incrociate, anche lei si era preparata a fermare una probabile reazione violenta da parte dell’Arcidiavolo.

Akenet emise un gemito di dolore, lasciò il collo di Catherine e le disse qualcosa in una lingua a lei sconosciuta. «Mi scusi, Signor Arcidiavolo, ma non la capisco!»

Aenet si rivolse di nuovo a Catherine, questa volta in italiano. «Ti ho detto grazie, umana!»

Lei ne rimase sorpresa.

Akenet se ne accorse e mugugnò. «E allora? Sono un Arcidiavolo, mica un buzzurro!»

«Non ho detto nulla!» replicò lei sorridendo conciliante. «Ora però è meglio che si riposi, ha perso molto sangue!»

L'Arcidiavolo si guardò intorno e con rammarico constatò che sia lui che Adel erano stati presi prigionieri.

«State bene?» domandò ad Adel ricordandosi che con loro c'era anche Kafresh.

«Si, Signore!» rispose lei indicando il demone idraulico. Akenet gli lanciò un'occhiata e il demone, seduto un po' in disparte, gli fece un cenno di saluto con la mano.

L'Arcidiavolo annuì e poggiò la testa sui cuscini.

«Signore, lei per caso sa dove si trova Safet, il supervisore di Azaele?« domandò Sael preoccupato.

Akenet sbuffò. «Lo so chi è Safet e comunque perché cazzo dovrei sapere dov'è tuo padre?» Sael spalancò gli occhi per la sorpresa, non aveva idea che Akenet sapesse del suo legame di parentela con Safet.

«Non riusciamo a contattarlo da ieri sera. Kenni, sei sicuro di non aver niente a che fare con la sua sparizione?» domandò Gabriel.

Akenet lo guardò con gli occhi velati dal dolore e rispose debolmente. «Non rompere, zio Gabriel, lasciami riposare!» Dopodiché svenne di nuovo.

Adel rispose per lui. «Mi dispiace, ma ha detto la verità, qualunque cosa sia successo a Lord Safet, lui non c'entra. Credo che sia tutto frutto del piano di Krastet e Zoel!»

Gabriel sospirò preoccupato poi si accorse che gli sguardi di tutti erano rivolti verso di lui.

«Bé, che c'è?» domandò imbarazzato.

«Kenni, zio Gabriel?» Chiese Azaele perplesso.

L'Arcangelo sbatté le ali imbarazzato prendendo in pieno un tavolino del 1600 su cui era poggiato un grazioso vaso di terracotta realizzato a mano da una nota artista del luogo. Il vaso decise di approfittarne per alzarsi in volo e visitare il lato opposto della stanza. Il suo afflato di libertà però si frantumò contro il muro. I bellissimi fiori che conteneva, i cocci di terracotta e l'acqua, si sparsero per tutto il pavimento.

Renzo osservò costernato il disastro «Mia sorella mi ammazzerà»

«Chiedo scusa, metto subito tutto a posto» rispose l'Arcangelo alzando come al solito indice e medio della mano destra e rimettendo tutto in ordine.

«Papà, mi spieghi cosa intendeva Akenet con “zio Gabriel” e poi cos'era quel Kenni?» insistette Azaele.

«Ecco…» borbottò suo padre.

«Intendeva che i sette guerrieri so' nati tutti insieme da una mano del padre e quindi si considerano fratelli» rispose per lui Razel.

«Stai dicendo che praticamente siamo cugini e che oltretutto Akenet ha sempre saputo di essere un nato pure lui?» disse Azaele.

«Esattamente…» rispose Gabriel a disagio.

«E come fa a sapere di essere figlio di uno dei sette Guerrieri? Insomma perché a lui lo avete detto e a me, no?» lo incalzò nervosamente Azaele.

«Non è andata così, ranocchietto» sospirò suo padre.

«Be, e allora perché non ci racconti com'è andata?» Rispose Azaele piuttosto irritato.

Tutti si accomodarono per sentire la storia, tranne Razel, che già sapeva tutto e incrociò le braccia sospirando anche lui. «Famo 'na cosa veloce, so' preoccupato per Safet».

Gabriel gli fece un cenno di assenso e si sedette sul letto accanto a suo nipote. «Akenet è il più grande di tutti voi, Aza; vi ha visti nascere, ma non ha mai saputo a chi siete stati affidati. Ed è anche l'unico ad aver vissuto abbastanza a lungo con i suoi genitori da non aver dimenticato chi fossero».

«Ha sempre saputo chi sono i suoi genitori?» esclamò Sael esterrefatto.

Gabriel annuì rattristato.

«Papà, ma è una cosa terribile!» esclamò Azaele sconvolto.

«Credi che non lo sappia?» Rispose affranto Gabriel «Io e tua madre abbiamo cercato in tutti i modi di convincere i suoi genitori a non abbandonarlo, ma loro non vollero sentire ragioni. Dissero che non sarebbe stato corretto verso i nuovi nati e che secondo loro Akenet non ne avrebbe sofferto perché la tutrice che avevano scelto era molto in gamba e dolce. Ovviamente non fu così; Akenet non li ha mai perdonati per averlo abbandonato in quel modo. Io, Galadriel e Safet abbiamo cercato di stargli vicino e anche la sua tutrice ha cercato in tutti i modi di aiutarlo ma non è servito a nulla, è cresciuto pieno di rabbia e di rancore. Per questo si è schierato con i ribelli».

«Se poi aggiungiamo il problema della "sorellina"… » intervenne Razel.

«Aveva anche una sorellina?» Domandò sorpresa Adel.

«No, era solo la più piccola dei nati. Akenet essendo il più grande, faceva da baby sitter un po' a tutti loro, quando noi eravamo troppo impegnati con il lavoro. Alla più piccola si era legato in modo particolare e la considerava una sorellina, per quanto non avessero un vero legame di parentela. Quando fu votato di affidarvi a dei tutori, chiese di poter fare da tutore alla "sorellina", ma siccome le identità di tutti i nati dovevano rimanere segrete, gli fu negato anche queso. Lui prese quel rifiuto molto, molto male.».

«Scusate, non capisco, se tutti i nati sono stati affidati a dei tutori, non era ovvio che fossero vostri figli? Voglio dire, se solo loro sono stati “bambini” e poi sono stati affidati ad un tutore, come poteva essere possibile nascondere le loro identità?» domandò Catherine perplessa.

«Chi ha detto, che solo i nati fossero affidati a dei tutori?» Rispose un po' irritato Razel. «Ragazza, in Paradiso non c'erano genitori prima che fosse data la possibilità di avere figli a noi Arcangeli! Ogni volta che il Padre creava dei putti, li affidava a degli angeli più maturi».

Catherine stava per fare un'altra domanda, ma Gabriel la precedette. «Noi sette fratelli della mano destra e subito dopo gli altri dieci Arcangeli, tra cui Safael, siamo stati creati già adulti, per quanto giovani. Quindi i primi ad assumere il ruolo di tutori per i putti creati dal padre, siamo stati noi. Poi quando ci sono stati abbastanza angeli minori "maturi", il compito di fare i tutori dei nuovi putti è passato a loro. Successivamente il Padre ha pensato di dare a noi Arcangeli la possibilità di avere dei figli nostri!»

«E se devo dì, l'avete sprecata…» Intervenne Razel, «per cui nun è che Akenet abbia avuto tanto torto a incazzarsi, se poi ci aggiungiamo che nun gli è stato concesso nemmeno di occuparsi della “sorellina” e che alla fine chi l’ha fatto precipitare giù è stata… »

«Ora basta, Razel!» Lo fermò Gabriel, con gli occhi lucidi. «Abbiamo già detto anche troppo. Non abbiamo il diritto di raccontare il passato doloroso di Akenet senza il suo permesso» lo interruppe Gabriel.

«Lei gli vuole bene! Ecco perché prima non l'ha ammazzato malgrado avrebbe potuto farlo facilmente!» esclamò stupito Kafresh.

«È mio nipote, certo che gli voglio bene!» rispose Gabriel dando una pacchetta affettuosa su una gamba di Akenet. Poi scrutò Kafresh rendendosi conto solo in quel momento che non aveva idea di chi fosse né di come fosse arrivato tra loro, quel demone dai capelli castani con le meshes bionde naturali e gli occhi azzurro chiaro. «E tu da dove salti fuori?»

Kafresh alzò le mani «Sono arrivato con Akenet e non ho intenzioni ostili».

«Lo spero per te, come ti chiami?»

«Kafresh, Signore, sono il demone idraulico del nono Girone»

«Ma veramente all'inferno c'è bisogno dell'idraulico?» Domandò Alissa incredula.

«Il fiume Cocito, quando si riversa nel Nono girone, deve ghiacciare per poter formare il Lago Cocito che deve essere mantenuto costantemente alla temperatura di 0 C°, quindi vedi tu se serve un esperto in materia!» Rispose Kafresh con un certo orgoglio.

«Scusate, ma dove sono finiti Azaele, Yetunde e Michele?» Domandò improvvisamente Alba. Alla domanda seguì un momento di silenzio in cui tutti si guardarono intorno. Effettivamente erano spariti tutti e tre.

«Temo di immaginarlo… e la cosa non mi piace per nulla!» sospirò Gabriel preoccupato.


#


Azaele si sporse sulla voragine dentro la quale erano saltati i demoni portando con loro Eymerich. Al suo fianco Yetunde osservava perplesso il cratere.

«Non sono sicuro che sia una buona idea. E se la voragine si chiude mentre siamo laggiù?»

«Ma no, tranquillo, se non si è chiusa finora, non si chiude più»

«Ma come fai a esserne così sicuro?» domandò il ragazzo poco convinto.

«Perché sono un diavolo infernale, mi sembra ovvio!» Rispose Azaele.

«Scusa ma non potevi chiedere a Michele?»

«Assolutamente no, sarebbe troppo pericoloso per lui. Agli angeli è proibito entrare all'Inferno».

«E invece agli umani è permesso?» domandò, polemico, l’amico.

«Bé, Dante ci è entrato no?» Rispose il demone.

«Dai muoviamoci!»

«Aza, non pensarci neppure per un istante, sei impazzito?» Lo fermò Michele sbucando da dietro le rocce.

«Michele, per favore, sono preoccupato per Safet!»

«Siamo tutti preoccupati per Safet, ma agire in modo irrazionale non aiuterà a risolvere le cose. E ancora meno coinvolgere un umano nei tuoi piani demenziali!»

«Ecco, diglielo anche tu che non ha senso che io vada laggiù solo per essere sicuri che mi possa chiamare con il suo cellulare! Posso benissimo rimanere vicino alla voragine!»

Azaele alzò gli occhi al cielo. «Ti ho già spiegato che il cellulare prende pochissimo giù all’Inferno e se rimani fuori ho paura di perdere il contatto; se ho bisogno di rinforzi poi come faccio a chiamarvi?»

«E prima come facevi, scusa?»

«E che palle, Yet! Stai diventando peggio di Catherine con queste domande! Prima non mi ero mai posto il problema perché non avevo una fidanzata umana in attesa di un figlio e il supervisore nella merda fino al collo, ok?»

Yetunde si sentì in colpa. «Scusa, hai ragione, tu mi hai sempre aiutato senza pensarci nemmeo un istante!»

«Ecco, appunto!»

«Azaele, per favore, ti rendi conto di quanto sia assurdo e pericoloso questo piano? Non puoi andare da solo all’Inferno a cercare Safet!» intervenne Michele nella speranza di far ragionare l’amico.

«Perché dovrebbe essere pericoloso, scusa, ci vado tutti i giorni, non so se te lo ricordi ma io lavoro lì!»

«Santa pazienza, Aza! Ti rendi conto che da oggi è tutto cambiato? Non è più sicuro per te andare laggiù, da solo!»

«Oh, basta Michele, io vado. Yetunde tu fai come ti pare!» Tagliò corto il demone lanciandosi nella voragine.

Yetunde dopo un primo momento di esitazione si sporse e chiamò Azaele «Ma dove vai, devo scendere anche io!»

Azaele tornò indietro e gli strinse una mano per portarlo giù con sé. Michele lo afferrò e il demone sbatté le ali per liberarsi dando uno strattone così forte da far perdere l’equilibrio a entrambi e farli precipitare dentro la voragine. Yetunde, che stringeva ancora la mano di Azaele, fu trascinato con loro nella caduta. Tutti e tre rotolarono disordinatamente lungo un pendio particolarmente scosceso. La loro caduta terminò su una piccola una spianata al limite di uno burrone di cui non si vedeva il fondo.

«Santo Cielo, ci siamo fermati appena in tempo!» balbettò Yetunde osservando lo strapiombo sotto di lui.

Michele si alzò dolorante e aprì le ali per tornare in superficie. Ma proprio in quell’istante la terra tremò e sopra di loro la voragine si chiuse con un rombo assordante, lasciandoli completamente immersi nel buio.

«Ops!» commento Azaele.

«Adesso si che ci hai messo nella merda, Aza!» Si lamentò Michele sconsolato.


















   
 
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