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Autore: TheSlavicShadow    04/05/2023    1 recensioni
[Multifandom]
[Multifandom]Raccolta di fanfic che partecipano alla challenge MAY I write 2023 del gruppo Non Solo Sherlock https://www.facebook.com/groups/366635016782488
Metto le mani avanti dicendo che non ho idea di cosa ne uscirà....
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
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Prompt: Potenza, immagine
Fandom: Hetalia
Personaggi: Prussia, Russia
Pairing: RuPru
TW: menzione di stupro


Berlino, 196*

 

Impotente osservava quello che succedeva nella sua città, nella sua casa. Non sapeva nemmeno se poteva ancora chiamarla casa sua. Non se ne sentiva più proprietario in alcun modo. Altri avevano preso il controllo di tutto e la sua bella Berlino non era più sua. 

Non era sicuro su chi gli desse più fastidio, se quei spocchiosi inglesi o quei stupidi americani. Sicuramente i secondi, soprattutto perché America era uno stupido ragazzino che non aveva capito un cazzo della vita vera e pensava di ottenere tutto con la forza. 

Esattamente come l'uomo che si aggirava per il suo appartamento in quel momento. Forse era lui quello più fastidioso. Sicuramente lo era. Ostentava la sua potenza sempre. E doveva mostrare a tutti che lui gli apparteneva

“Ivan, mi puoi togliere queste manette?” Aveva sbuffato, comodamente seduto sul proprio divano, ma con le manette troppo strette attorno ai polsi. Aveva sbagliato lui. Era uscito senza permesso per andare a bere con lo Stato francese in visita al proprio settore della città. Aveva voglia di normalità. Aveva voglia di non pensare al fatto che fosse diventato un ostaggio, un bottino di guerra. Erano quasi 20 anni che viveva con Ivan, e questi era ancora maniacale nei suoi confronti. 

Non c'era nulla di sano o di normale in tutta quella situazione, non c'era in realtà mai stato tra di loro, ma si era abituato. Era abituato al modo di comportarsi di Ivan. Sapeva poi quanto fosse ossessionato da lui. Saperlo fuori con un altro uomo, un uomo con cui aveva avuto qualche flirt in passato, lo aveva mandato fuori dai gangheri. Doveva prevederlo, ma se ne era fregato altamente. 

Voleva normalità. Voleva tornare a vivere come prima della guerra. Voleva essere semplicemente libero. 

“Ivan, sto parlando con te, maledetto bastardo. Potresti anche rispondermi.” Era abituato anche a quello. Al silenzio dopo una sfuriata violenta. Soprattutto fisicamente violenta. Era caduto nel circolo vizioso di giustificarlo ogni volta che gli imponeva o lo forzava a qualcosa. Aveva sempre la scusa pronta anche se sapeva che doveva smettere di giustificarlo. 

Ma la storia non era stata clemente con nessuno dei due, ancora meno col Russo che finiva per sfogare tutto questo malcontento su di lui. 

“Ivan.”

“Ci sei andato a letto?”

Aveva schioccato la lingua tra i denti, fissando la schiena del biondo. Non lo aveva guardato in faccia da quando si erano svegliati. Lo aveva ignorato, come ogni volta che gli usava violenza per un motivo o per l'altro. 

“Farebbe qualche differenza adesso, dopo stanotte?”

Sapeva che poi Ivan si sentiva in colpa. Lo giustificava per questo. Questo era l'unico modo che credeva di avere per tenerlo sottomesso. Gli sarebbe bastato ascoltarlo per sapere che non era così. 

“Non sopporto quando lo vedi.” 

“Io non sopporto quando mi stupri.”

A quelle parole il Russo si era voltato verso di lui. Voleva sputargli in faccia per quello che gli aveva fatto e per lo sguardo pieno di sensi di colpa che gli mostrava adesso. 

“Sai che non voglio che lo incontri. Quello non mi piace.” 

“Se avessi voluto farmi scopare da lui sarei stato più furbo, non credi? Di certo non sarei tornato a casa sapendo che tu eri qui, coglione. Toglimi le manette adesso. Voglio andare a farmi una doccia e togliermi il tuo odore di dosso.”

Aveva osservato ancora Ivan. L'uomo aveva morso con forza un labbro mentre gli si avvicinava. Aveva sbagliato e lo sapeva. Lo sapeva come ogni volta, ma come ogni volta aveva dovuto imporsi su di lui per dimostrargli la sua potenza e ottenere la sua sottomissione. Sempre lo stesso pattern. E non ne vedeva una fine.

 
   
 
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