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Autore: ChrisAndreini    08/05/2023    4 recensioni
[Fanfiction What if AU rewrite della saga delle Principesse del Regno della Fantasia di Tea Stilton, ma può tranquillamente essere letta come storia originale, senza conoscere niente della trama, anche perché cambio quasi tutto]
Un tempo i cinque regni erano uniti in un unico regno, governato da un crudele tiranno. Finché un giorno un nobile cavaliere lo sconfisse addormentandolo in un sonno eterno insieme alla sua corte. Egli poi venne eletto nuovo re, bandì la magia, considerata troppo incontrollata e pericolosa, e decise di dividere il regno tra le sue cinque figlie, prima di sparire nel nulla.
Neil non è che il figlio del giardiniere di corte, amico d'infanzia delle cinque principesse, e con un'affinità particolare verso le forze della natura, che spesso sembrano comunicargli qualcosa.
Quando una misteriosa minaccia si abbatte sui regni, le principesse e Neil dovranno fare il possibile per evitare che i più segreti misteri del regno vengano portati alla luce rischiando una nuova e sanguinosa guerra. Ma il nemico potrebbe essere più vicino, misterioso e pericoloso di quanto chiunque potrebbe aspettarsi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Il Regno dei Ghiacci Eterni

 

Viaggiare tra i regni era sempre molto lungo, e Neil impiegò una settimana a tornare nel Regno dei Ghiacci, nonostante avesse preso il tragitto più rapido del mare dei passaggi. 

Passò quasi l’intero viaggio in cabina o sul ponte più isolato, completamente solo ad eccezione di qualche saluto occasionale.

Aveva chiesto un passaggio a degli studiosi dell’Accademia che avevano programmato un lungo viaggio per tutti i cinque regni, ma nessuno di loro nutriva una particolare simpatia nei suoi confronti, e ogni volta che si incrociavano sul ponte, o per andare nella mensa della nave, gli lanciavano delle occhiatacce ben poco nascoste.

Neil era abituato.

La maggior parte delle persone che incontrava lo odiava, di solito per tre motivi diversi: 

1) La maggior parte delle persone lo considerava il figlio di un traditore, perché suo padre Helgi, sebbene uno dei consiglieri più fedeli del Re Saggio, era stato a lungo il giardiniere ufficiale del Vecchio Re, quindi nessuno si fidava del tutto della sua buona fede, e, di riflesso, di quella del figlio;

2) Era di ceto sociale parecchio basso e aveva pertanto un aspetto piuttosto trasandato, che faceva storcere il naso principalmente a molti membri della famiglia reale, che non lo consideravano alla loro altezza, ma anche a famiglie di ceto medio-alto, di cui il regno era pieno. Inoltre era sempre visto come uno straniero pericoloso ovunque andasse;

3) Il suo carattere ribelle, sarcastico, e a tratti sgradevole che mostrava senza esitazione alcuna al resto del mondo.

Neil non era bravo a scendere a compromessi, anche se suo padre aveva fatto di tutto per cercare di raddrizzarlo un po’.

Ma sebbene il ragazzo avesse imparato a stare al suo posto e conosceva i confini che non era il caso di valicare, non era una persona che si piegava solo perché doveva, e tendeva a dire ciò che pensava senza particolari filtri, e a lottare per quello che riteneva giusto.

E i membri dell’equipaggio trovavano la sua mera esistenza un vero e proprio insulto, dato che gli era stata offerta una borsa di studio per l’accademia anni e anni prima, ma Neil l’aveva rifiutata affermando senza mezzi termini che non aveva la minima intenzione di far parte di un sistema elitario, sessista e snob che si credeva il meglio dei cinque regni ma non accettava neanche le donne come studentesse.

Tutto ciò era accaduto quando lui e Samah avevano circa dieci o undici anni.

Si erano diretti, accompagnati da Helgi all’Accademia per fare una ricerca su delle piante. Inizialmente dovevano dirigervisi solo il giardiniere e il figlio, ma Samah aveva insistito per andare con loro, così avevano fatto il viaggio insieme.

E Neil ancora ricordava l’orgoglio che aveva provato quando il direttore in persona lo aveva chiamato nel suo ufficio per offrirgli una borsa di studio per la sua prestigiosa accademia.

“Vostro figlio ha un dono” aveva detto e ripetuto a Helgi, che non si era espresso particolarmente sull’argomento, ma aveva lasciato al figlio la possibilità di accettare o no la proposta.

E all’inizio, per Neil era stato un sì assoluto.

Poi Samah era entrata nella stanza.

Samah, la principessa.

La carica più importante del regno del deserto.

Ma soprattutto… la sua migliore amica, e la persona più intelligente, responsabile e talentuosa di tutti i cinque regni.

Samah, che aveva sempre sognato poter andare all’accademia e studiare la storia dei cinque regni, la letteratura, e la botanica.

Appena Neil le aveva detto che aveva ricevuto una borsa di studio, Samah era sembrata davvero entusiasta per lui, e aveva commentato che le sarebbe piaciuto poterlo accompagnare e studiare insieme.

Era sembrata la prospettiva più meravigliosa del mondo.

Poi il direttore aveva riso, e aveva commentato che per quanto rispettasse la principessa, l’Accademia era un’associazione indipendente rispetto ai cinque regni, da sempre, e che le donne, come da tradizione, non erano assolutamente ammesse.

Samah aveva storto il naso, ma non aveva dato segno che il commento del direttore l’avesse ferita, e aveva preso la notizia con la dignità e il contegno che l’avevano sempre caratterizzata.

Neil… un po’ meno.

Non ricordava esattamente cosa avesse detto, ma qualcosa sul fatto che l’accademia era molto peggio di quanto pensasse, e che non aveva la minima intenzione di accettare una borsa di studio e abbassarsi al loro livello.

Aveva pertanto rifiutato la proposta, aveva voltato le spalle al furente direttore dal turbante dorato, ed era uscito con Samah per osservare i fiori del deserto che crescevano all’esterno dell’edificio.

L’unico commento di suo padre era stato che probabilmente studiare all’accademia gli avrebbe dato più opportunità che se fosse rimasto con lui, ma Neil non si era pentito neanche un istante della sua decisione.

Neanche in quel momento, in cui stava scrivendo degli appunti su un taccuino mentre era seduto a poppa e nessuno badava a lui.

Quantomeno non stavano cercando di spingerlo in acqua.

-Hai intenzione di aiutare, o pensi di poltrire tutto il giorno, giardiniere?- lo richiamò uno degli studiosi, che sembrava odiarlo più di tutti, e lo chiamava “giardiniere” in modo chiaramente dispregiativo.

-Ho pagato per avere un passaggio su questa nave, quindi sono un ospite e un passeggero, non un mozzo. Non ho il dovere di dare una mano a nessuno. Ma se vuoi chiedermelo “per favore”, potrei anche valutare l’idea, botanico- Neil gli lanciò solo una breve occhiata, ma anche se non l’avesse fatto avrebbe riconosciuto la voce del membro dell’equipaggio. Apparteneva ad un uomo di qualche anno più grande di lui che studiava le piante all’Accademia, e probabilmente per questo motivo aveva preso Neil particolarmente in antipatia. Lo vedeva come un possibile rivale.

A Neil non interessava, e non si era dato pena neanche di imparare il suo nome. 

Come botanico non sembrava neanche un granché. Studiava le piante, ma non le ascoltava, non le amava, era chiaro da come si comportava quando Neil lo aveva sentito parlarne, a cena.

Per questo, quando disse la parola “botanico”, ci mise lo stesso disprezzo che l’uomo aveva messo nella parola “giardiniere”.

Lui, le piante, le faceva nascere e crescere, con amore, rispetto e cura. Quel tizio le studiava con distacco, e spesso le uccideva con la scusa di voler scoprire informazioni su di loro.

Davvero un pessimo lavoro.

-La principessa Samah ha pagato per il tuo posto nella nave. Sei solo un parassita che si approfitta e si nasconde dietro i tuoi natali. Pensi che non sappia quello che ha fatto tuo padre?! È un traditore e un poveraccio, che sa solo passare dal lato del vincitore quando gli fa comodo… sai che ti dico, meglio che non aiuti! Sicuramente finiresti per farci affondare!- l’uomo attaccò l’integrità di Neil, insultò suo padre, e anche la sua intelligenza. Ma Neil non aveva nulla da obiettare.

Avrebbe potuto dire che i soldi che aveva sborsato erano i suoi, che il legno della nave iniziava a marcire, e che il botanico aveva legato la corda in maniera errata. Ma non lo fece.

Perché non gli interessava.

Entro meno di un’ora sarebbe stato nel regno dei ghiacci eterni, e se poi la nave sarebbe colata a picco, era un problema degli altri, non suo.

Lui, a quelle persone, non doveva niente.

Nè un consiglio, né un aiuto, e neanche una risposta.

E le loro parole erano vuote e non lo colpivano affatto.

Ignorò il botanico, che continuava a borbottare insulti a mezza voce, e alzò lo sguardo verso l’orizzonte, dove, oltre la coltre di nebbia, riusciva quasi a scorgere il profilo dei grandi vulcani, le montagne coperte di neve… il Regno dei Ghiacci Eterni era lontano, eppure a Neil sembrò quasi di sentire il familiare profumo della torta di mele e pere di Arla ed Erla, le cuoche di Arcandida.

Probabilmente Nives aveva suggerito un compromesso tra le due, che avevano sempre idee contrastanti.

Gli sembrava quasi di sentire le loro voci, trasportate dal vento.

Sorrise tra sé, e scosse la testa.

Era sicuramente solo suggestione. Era oltremodo impossibile, dopotutto, sentire conversazioni o profumi a tutta quella distanza.

Ed era impossibile anche sentire la tensione nell’aria, pertanto Neil suppose che l’agitazione, la rabbia e l’incertezza che avvertiva fossero, anch’esse, semplice suggestione.

Dovevano esserlo per forza.

Non accadeva mai niente di brutto nei cinque regni, soprattutto non nella calma Arcandida.

 

Quando Neil arrivò finalmente nel Regno dei Ghiacci Eterni, la sua prima tappa fu la reggia di Arcandida, dimora della principessa Nives, della contessa Berglind e delle cuginette Thina e Tallia. Nonché di due cuoche sorelle sempre in litigio, del bibliotecario Haldorr e del maggiordomo Olafur, unici impiegati umani del castello.

Per essere un castello piuttosto ampio, era decisamente poco popolato, quindi Neil non si stupì di non essere accolto da nessuno se non da un paio di pinguini e due lupi da guardia, che dopo averlo annusato lo fecero passare, riconoscendolo in quanto frequente visitatore.

In circostante normali, Neil sarebbe rimasto all’ingresso in attesa di essere ufficialmente accolto all’interno da Olafur o da Nives in persona, ma non c’era proprio nessuno, e dopo aver aspettato quasi un’ora, decise che poteva benissimo dirigersi da solo verso camera della principessa, come aveva fatto un sacco di volte.

E vista l’assenza di chiunque, Neil riuscì con una certa semplicità a prendere corridoi poco frequentati e ad arrivare alla camera di Nives senza essere notato. Fortuna che non aveva cattive intenzioni, perché se le avesse avute, per lui fare del male alla principessa senza che nessuno se ne accorgesse sarebbe stato fin troppo facile, dato che ormai conosceva il castello come il palmo della sua mano. Beh, facile fino a un certo punto, visto la pericolosa guardia del corpo e migliore amico della principessa, che le era sempre accanto.

Neil però rimase colpito dal fatto che davanti alla porta della camera di Nives non c’era nessuno di guardia.

Strano.

Era oltremodo impossibile che Nives fosse all’interno e Gunnar, il suo fedele lupo bianco e già citata guardia del corpo, non fosse fuori ad assicurarsi che tutto fosse in ordine.

Forse erano andati insieme al Grande Albero? Era una tappa molto frequente nelle loro scampagnate per i ghiacci, anche se a quell’ora di solito erano già tornati a palazzo.

Neil decise di non pensarci, e bussò alla porta, per sicurezza.

-Vattene via, Olafur! Io da qui non esco!- arrivò la foce furente e inconfondibile della principessa Nives.

Wow… molto strano anche questo.

Nives era conosciuta come “la principessa di ghiaccio” per un motivo, e non era per via del luogo dove viveva.

Di solito era molto calma, fredda, e raramente Neil l’aveva sentita alzare la voce.

Beh… con persone che non fossero lui stesso, dato che era uno dei pochi che riuscivano ad irritarla sul serio.

-Non sono Olafur, porto un regalo di Sam…- iniziò a dire Neil, cercando di convincerla ad aprire, ma neanche il tempo di finire la frase, che la porta si spalancò, Nives lo afferrò per il polso, e lo trascinò dentro in tutta fretta, bloccando nuovamente la porta alle sue spalle in tempo record.

-A cosa devo tutta questa veemenza, principessa?- chiese Neil, sorpreso dalla foga, ma anche leggermente divertito dalla situazione.

-Zia Berglind ha inviato gli inviti- rispose Nives senza spiegare niente, stringendo i pugni e iniziando a fare avanti e indietro per la stanza.

Nives, così come tutte le sue sorelle, era una bellissima ragazza. Aveva il volto pallido e candido come la neve del suo regno, lunghi capelli biondo platino e fini come fili di seta che di solito teneva sciolti, e un fisico snello ma anche abituato a cavalcare per ore in groppa al suo lupo per i pendii sconfinati del suo regno. Ed era probabilmente di ritorno da una di quelle scampagnate, dato che i suoi abiti pesanti erano gli stessi che usava sempre per uscire, con i suoi stivali più caldi e comodi, e la gonna larga ma non troppo lunga, che le favoriva i movimenti. I suoi occhi erano azzurri e freddi, ma in quel momento esprimevano parecchia furia, e sembravano mandare scintille in giro per la stanza. 

-Suppongo che gli inviti siano fatti per essere inviati. Sta anche nel nome- le fece notare Neil, che non capiva cosa stesse succedendo ma trovava la rabbia di Nives abbastanza intrattenente.

La principessa gli lanciò un’occhiata di ghiaccio, e incrociò le braccia.

-Inviti a dei pretendenti per il mio fidanzamento- spiegò.

Nella sala calò un pesante silenzio.

Il sorriso di Neil si raffreddò parecchio.

-In che senso?- provò a chiedere, sperando di non aver capito bene.

Nives sospirò, e si diresse verso il sofà vicino alla finestra. Neil notò che ai suoi piedi il lupo era accucciato, e la guardava con tristezza. Ma era troppo occupato ad aspettare la risposta di Nives e ad essere preoccupato per lei per salutarlo. Anche se la sua presenza lì rispondeva al mistero del perché non fosse davanti alla porta.

E di solito quando Gunnar era dentro la stanza significava che Nives era decisamente giù di morale e aveva bisogno di conforto.

-Zia Berglind vuole che mi sposi. Dice che ho ormai raggiunto l’età, e che una principessa di un regno così ostile ha bisogno di un marito per difendersi e governare nel modo giusto!- spiegò Nives, la voce rotta dalla rabbia che provava in quel momento.

Come sentendo le sue emozioni, anche Gunnar iniziò a ringhiare appena, sicuramente rivolto alla zia e alla sua stupida decisione.

-Sbaglio o hai solo diciotto anni?- chiese Neil, deluso ma non del tutto sorpreso, conoscendo i precedenti della contessa. Era comunque un’informazione pesante da mandar giù.

-Esatto! Samah non è neanche sposata e ha ben due anni più di me! Perché devo essere io la prima vittima sacrificale?!- si lamentò Nives.

A sentire nominare un eventuale matrimonio di Samah, a Neil si strinse lo stomaco, ma cercò di non darlo a vedere. Al momento c’era un altro matrimonio a cui pensare.

Un matrimonio che non si sarebbe dovuto fare.

-È per via di Calengol, vero?- provò a chiedere, riferendosi all’essere mezzo gnomo e mezzo elfo che abitava nella foresta bruciata insieme ai suoi corvi rossi, e che aveva più volte annunciato vendetta nei confronti di Nives e del Re Saggio, senza però mai dimostrarsi una minaccia particolarmente pericolosa.

Soprattutto non con Gunnar sempre accanto alla principessa e pronto a proteggerla da qualsiasi cosa.

-Calengol è solo una scusa! Zia Berglind è all’antica, e non si arrenderà finché non avrò un anello al dito, pericolo o non pericolo- Nives iniziò ad accarezzare il capo di Gunnar, e si rilassò appena.

Gunnar iniziò ad accarezzarle la scarpa con la zampa, per rassicurarla.

Se Gunnar fosse stato umano le cose sarebbero state semplici.

Ma purtroppo così non era.

-Non è un po’ ipocrita da parte sua? Insomma, da quanto mi risulta non si è mai sposata- osservò Neil, pensando a ciò che sapeva del complesso albero genealogico della famiglia reale.

Era reso difficile capire bene le parentele perché erano tutti sparsi per i regni.

E molti parenti erano anche caduti durante la grande guerra contro il Re Malvagio, o spariti nel nulla senza lasciare traccia, come la madre di Daishan e Armal.

-Lo so! Ma se provo a dirglielo lei mi risponde che erano altri tempi, che lei sa cosa è meglio per me, che sono troppo giovane per sapere come va il mondo… oh, ma sono abbastanza grande da sposarmi, vero?!- Nives iniziò un’imitazione molto accurata della zia, per poi sbuffare sonoramente.

Tutto l’intrattenimento che Neil aveva provato all’inizio era ormai morto. Non sopportava di vedere la sua migliore amica così abbattuta e con le spalle al muro.

Avrebbe fatto di tutto per aiutarla.

-Quando arriveranno i pretendenti?- chiese, cercando di ottenere informazioni sulla situazione per creare un efficace piano d’azione.

-La prossima settimana. La zia ha fatto tutto alle mie spalle, ha inviato le lettere senza neanche avvertirmi, con la complicità di Olafur e Haldorr. Non riesco a credere che mi voglia imporre una cosa del genere senza permettermi di oppormi- Nives spiegò, incredula.

Neil lo credeva eccome. La zia Berglind era… difficile, per così dire.

Sebbene lui avesse un certo conflitto personale verso il nonno Amar, era abbastanza obiettivo da ammettere che fosse un parente magnifico, se messo in confronto con la zia Berglind, una donna rigida, all’antica, che credeva sempre di fare la cosa giusta ma in realtà agiva solo ed esclusivamente seguendo il proprio tornaconto e i propri ideali, spesso sbagliati.

Non sembrava neanche vedere la nipote come una persona vera e propria, ma come una bambola che doveva fare ciò che voleva lei e avere la vita che la zia avrebbe sempre sognato per sé stessa, non riuscendo a capire che Nives, le cose che voleva zia Berglind, le detestava e non erano affatto per lei.

Era anche una fissata con l’etichetta in maniera impossibile, e nel castello regnava un clima di terrore ogni volta che si disobbediva o si infrangeva una regola, come quella che impediva a Nives e alle cugine di uscire di notte.

Mah… Neil non capiva perché fosse vietato.

E non capiva perché avesse tutto questo potere.

-Infatti, sei pur sempre tu la principessa. Lei è solo una contessa- rispose, scuotendo la testa e sedendosi sul divano accanto a Nives.

Quando erano soli, le formalità erano sempre completamente dimenticate.

-Una contessa appuntata come reggente finché non raggiungo l’età- spiegò Nives, continuando ad accarezzare Gunnar e trattando il suo pelo folto e bianco come un anti-stress.

-Cosa pensi di fare?- chiese Neil, offrendo la sua disponibilità.

Nives sospirò, abbattuta.

-Non lo so… speravo che tu potessi aiutarmi, sei bravo a trovare soluzioni a questi problemi- ammise, e gli costò davvero molto, Neil lo intuì.

I due il più delle volte si punzecchiavano, si prendevano in giro, e agivano come nemici assoluti.

Ma entrambi sapevano che per le cose importanti potevano contare l’uno sull’altro come fratelli.

Neil le accarezzò la spalla, con affetto e rassicurazione.

-Cercherò di farmi venire in mente qualcosa, te lo prometto, Nives. Non vorrei mai che ti sposassi per dovere- le assicurò, deciso. Sarebbe arrivato anche a rapirla e a nasconderla per impedire fisicamente un matrimonio, ma sperò di non dover arrivare a niente di così esagerato e amorale.

Comunque Nives sembrò rassicurata.

-Grazie Neil, sono felice che tu sia tornato- gli sorrise, calmandosi appena.

Neil armeggiò nella bisaccia che portava, e tirò fuori qualcosa che sperò potesse tranquillizzarla ulteriormente.

-Ti ho portato un libro da parte di Samah-

Nives lo prese immediatamente, con occhi brillanti.

-Come sta?- chiese, speranzosa.

-È sempre la solita: forte, indipendente e responsabile- Neil non trattenne un sorriso. Era più forte di lui, non riusciva a non sorridere quando pensava a Samah. 

-Quanto vorrei poterla riabbracciare, o stare con lei e con il nonno, in questo momento. Scommetto che lui non mi obbligherebbe a sposarmi- osservò Nives, iniziando a sfogliare il libro, e sorridendo quando notò che tra le pagine c’era una lettera indirizzata a lei.

Neil l’aveva trovata, ma non l’aveva letta. Le confidenze tra sorelle non lo riguardavano, dopotutto.

-Assolutamente, te lo impedirebbe a tutti i costi- commentò Neil, incupendosi, pensando alle occhiatacce che il vecchio Amar riservava a lui e a Samah ogni volta che erano troppo amichevoli l’uno con l’altro.

Nives gli lanciò un’occhiata maliziosa, ma non fece commenti.

-Meglio non sposarsi che sposarsi per forza- commentò, sollevando un indice per enunciare il suo pensiero con più enfasi.

Neil notò con la coda dell’occhio che anche Gunnar aveva annuito alle parole della principessa.

A volte il lupo sembrava capire molto più di molti umani.

-Sì, sicuramente è così…- Neil le diede ragione, poi si alzò, e sistemò la borsa a tracolla -…penso di dover andare, adesso. Mio padre mi sta aspettando, ma posso provare a tornare domani per aiutarti ad elaborare un piano- le promise. Nives annuì, e lo accompagnò verso la porta, tallonata da Gunnar.

-Grazie Neil- prima di salutarlo lo abbracciò, un gesto che riservava a pochi fortunati e solo in determinate importanti occasioni.

La faccenda del matrimonio doveva averla davvero sconvolta.

Neil le diede qualche pacca sulla spalla, e notò che Gunnar li fissava con i suoi grandi occhi azzurri. Sembrava ostile e allo stesso tempo un po’ triste.

Neil non aveva il migliore dei rapporti con il lupo, ma se c’era una cosa di cui era certo, era che con lui accanto, Nives sarebbe sempre stata al sicuro, perché sembrava tenere a lei più di quanto tenesse a sé stesso.

Anche se ben poco poteva contro la contessa Berglind e le pressioni della corte.

Neanche Neil poteva fare molto, a dire il vero.

 

Quando Neil raggiunse la grotta del Grande Albero, si sentì finalmente a casa.

Era abituato a viaggiare tra i regni, ma non esisteva nessun luogo che lo facesse sentire tranquillo e al sicuro come la grotta del Grande Albero.

E in parte era dovuto anche alla presenza di suo padre, che passava quasi ogni momento della sua vita lì, facendo ben pochi viaggi.

L’intera grotta era intrisa della sua energia calma e rinfrancante.

-Sono a casa- annunciò Neil posando la borsa in un angolo, e togliendo il mantello.

L’interno della grotta era estremamente caldo in confronto al gelo del Regno dei Ghiacci.

-Bentornato, figliolo. Come sta il giardino di Roccadocra?- suo padre Helgi lo accolse con un sorriso, avvicinandosi a lui con una cesta di frutta appena raccolta.

Era un uomo molto alto e robusto, con una lunga barba bianca e lunghi capelli del medesimo colore. All’apparenza sembrava un uomo rozzo e burbero, ma sapeva essere davvero delicato quando si occupava delle piante, con le quali aveva un’affinità particolare. Era stato accusato di usare la magia più volte, sia per questa sua abilità, sia perché un tempo lavorava per il vecchio re come suo giardiniere di corte, ma Neil sapeva che non c’erano trucchi di alcun tipo. Solo una vasta conoscenza, amore per il lavoro, e attenzione.

A volte il ragazzo sentiva che le creature viventi che suo padre amava di più fossero proprio le piante, ben più di lui, ma sapeva che Helgi gli voleva bene, anche se non era molto abile nel dimostrarlo.

-Il giardino sta bene. Ho piantato i semi che mi hai chiesto, e le pesche crescono rigogliose, così come i fiori del deserto nel cortile- spiegò Neil, sorridendo al pensiero di quelle erbacce ribelli che Samah tanto apprezzava.

Helgi sorrise.

-Mi rassicura. E sono felice che tu sia tornato in tempo- il padre gli sorrise, soddisfatto.

-Non mi perderei la tradizione delle pesche- Neil osservò l’albero, e fu lieto di notare che aveva ancora un po’ di tempo prima della tradizione annuale del regno dei ghiacci dove si portavano le pesche nell’unico villaggio, a un giorno di distanza.

Di solito andavano Nives e Gunnar, e spesso li accompagnava anche lui. Era sempre piacevole visitare il villaggio e circondarsi di persone. Quando la gente era felice e allegra era anche meno sospettosa e più aperta. Probabilmente uno dei motivi che rendevano Neil così attaccato agli eventi mondani era proprio che quei momenti si sentiva parte dei cinque regni, e non un semplice estraneo, cosa che gli capitava il resto del tempo.

-A proposito di questo, dovrei fare un viaggio che potrebbe tenermi impegnato per parecchio tempo, e ho bisogno che tu resti al Grande Albero finché non torno- il tono del padre si fece improvvisamente più serio, e sebbene a conti fatti non sembrasse affatto diverso da quello di prima, Neil si mise sull’attenti, e si girò verso di lui, preoccupato e un po’ sospettoso.

Conosceva ogni sfumatura della voce e degli atteggiamenti di suo padre. 

Qualcosa lo preoccupava.

-Quanto tempo?- chiese, casuale, indagando.

-Non lo so-

-Ma tornerai prima della pesca al pesce d’oro, giusto? O quantomeno del mercato! Non posso perdermi il mercato delle sabbie- aveva promesso a Samah che sarebbe tornato a trovarla.

Helgi esitò qualche istante prima di dargli la risposta.

-Temo che potresti dover fare un’eccezione quest’anno. È fondamentale che l’albero sia sempre controllato, ed è meglio se resti qui finché non torno- spiegò infine, in tono leggermente dispiaciuto.

Neil si sentì stringere lo stomaco.

Non voleva mancare al mercato! 

E neanche alla pesca del pesce d’oro.

Aveva promesso a Purotu che l’avrebbe aiutato con l’alga per l’esca. E Naehu gli chiedeva sempre un consiglio sulle sue poesie, dato che Neil era un appassionato.

-Dove vai?- chiese, cercando di non mostrare la propria irritazione crescente.

-È una faccenda personale-

-Se io ne vado di mezzo riguarda anche me- l’irritazione crebbe un po’.

-Quando tornerò ti spiegherò tutto, te lo prometto. Ma è una faccenda davvero importante- il tono di Helgi era gentile, ma categorico, e Neil decise di non insistere ulteriormente, anche se avrebbe voluto farlo, perché era davvero strano che suo padre facesse dei viaggi da solo e non mandasse lui. Odiava allontanarsi dal Grande Albero.

Strinse i denti, e ingoiò il rospo, anche se non gli faceva per niente piacere.

-Sapevi che Nives si sposa?- decise di cambiare argomento, e lanciò un’occhiata al padre per capire quanto sapesse della faccenda.

Un lieve tremore delle sopracciglia lo informò che non ne aveva alcuna idea.

-Mi fa piacere. Sarà un peccato perdermi il matrimonio- commentò, mite.

-Io spero che invece lo perderemo. Spero che Nives per prima perda il proprio matrimonio- commentò Neil, senza peli sulla lingua, prendendo dei semi che aveva riportato dal regno del deserto e porgendoli al padre, che accennò un sorriso e iniziò a studiarli.

-Non parlare in questo modo della famiglia reale- lo avvertì, in tono distratto.

Era abituato a fargli quei rimproveri, e Neil non li ascoltava mai.

-Non è che solo perché sono la famiglia reale sono infallibili. E far sposare una principessa contro la propria volontà non mi sembra motivo di festeggiamento o di complimenti- ed infatti Neil non aveva problemi ad esprimere il proprio disappunto.

-Neil…- suo padre gli lanciò un’occhiata ammonitrice.

-Non pensi che le principesse dovrebbero sposarsi per amore?- insistette Neil, pensando a Nives, ma anche a qualcun altro.

Helgi sospirò, capendo il sottotesto di quella domanda, e capendo anche lui che non si stava riferendo solo alla principessa del Regno dei Ghiacci Eterni.

-Io penso che i membri della famiglia reale abbiano dei doveri molto precisi, e delle responsabilità, e che a volte bisogna fare dei sacrifici per il bene di tutti- rispose, posando i semi in una scatola speciale, e prendendo il mantello e il cappello.

-Aspetta, vai già via? Non resti almeno per cena? Sono appena tornato- provò a lamentarsi Neil, avvicinandosi irritato.

Tra i suoi viaggi per i regni, e il lavoro da giardiniere del padre, passavano davvero poco tempo insieme.

E a Neil, suo padre, mancava davvero tanto.

Anche se non era la figura genitoriale più affettuosa del mondo.

-Vorrei restare di più, ma sono già in ritardo. Prenditi cura dell’albero, e… Neil, è imperativo che tu resti qui e non vada in giro, mi raccomando- si fece promettere, con uno sguardo e un tono che non ammettevano repliche.

-Certo… ma tu torna presto, okay?- Neil promise con ben poca convinzione.

Non voleva perdersi il mercato delle sabbie.

Era lontano da Samah da poco, eppure già gli mancava tantissimo.

-Ci proverò, te lo prometto… Neil…- a pochi passi dall’entrata alla grotta, Helgi si girò, e lanciò al figlio uno sguardo pieno di rimpianto e preoccupazione.

Sembrava che fosse in procinto di fare una qualche grande rivelazione, così Neil si mise in ascolto, attento alle sue parole.

-…Io… tu…- Helgi non sembrava trovare le parole, e alla fine semplicemente si arrese -…sta attento all’albero. E cerca di non restare troppo invischiato con il matrimonio della principessa Nives- finì per raccomandarsi, prima di uscire senza neanche ascoltare la risposta di Neil.

-Ti prometto una di queste cose- borbottò Neil, avvicinandosi all’albero, e dandogli una carezza sulla corteccia.

Era un albero davvero meraviglioso, enorme, e miracoloso a causa della sua abilità di produrre ogni frutto conosciuto.

Rami di pesche ancora non mature, ciliegie nelle parti superiori, mele e pere come vicine di casa, ma anche frutti più esotici come papaye, ananas, banane… era davvero incredibile, e ogni mese c’erano frutti diversi.

Era uno dei tesori più preziosi di tutti i regni, e Neil si sentiva sempre rivitalizzato quando era lì, sotto le sue fronde.

Ma questa volta neanche il frusciare delle foglie e gli aromi fruttati che emanava riuscirono a calmarlo del tutto.

C’era qualcosa che non andava nell’aria, e non era solo a causa del futuro matrimonio di Nives.

Tirava un brutto vento nel Regno dei Ghiacci Eterni.

E qualcosa… c’era qualcosa di sbagliato in giro.

Neil si girò verso l’entrata della grotta, e notò che aveva appena fatto la sua entrata, in modo furtivo, un inconfondibile corvo rosso, che si immobilizzò immediatamente appena si rese conto di essere stato beccato.

-Mi dispiace, piccoletto. C’è la nuova gestione, e dato che per colpa del tuo padrone la mia migliore amica sta passando parecchi guai, temo che oggi andrai a letto senza cena- lo minacciò Neil, prendendo un rastrello e puntandolo contro il corvo come se fosse stato una spada.

Il corvo si riprese dalla sorpresa, e iniziò a starnazzare, irritato.

Neil sapeva che suo padre era buono di cuore, e spesso lasciava correre quando i corvi di rossi di Calengol rubavano qualche frutto per sé stessi e per il proprio padrone.

Ma Neil era troppo irritato per fingere di non aver visto e girarsi dall’altra parte.

Almeno quel giorno.

-È inutile che fai così, vattene!- insistette, mettendosi a difesa dell’albero.

Il corvo provò ad eludere la sua difesa, ma non provò ad attaccare, limitandosi a tenerlo impegnato.

Strano…

Neil si girò prima ancora di sentire il battito a malapena percettibile delle ali di un secondo corvo, che stava cercando di eludere la sua sorveglianza e recuperare la cena.

In circostanze normali Neil si sarebbe arreso, avrebbe fatto un applauso ai corvi per aver trovato un modo piuttosto intelligente di lavorare insieme, e avrebbe offerto loro un po’ di frutta vecchia per accontentarli, tanto sarebbe andata buttata in ogni caso.

Ma in quel momento, era irritato.

Per il matrimonio di Nives, per il viaggio spiacevole, e la partenza di suo padre che voleva lasciarlo rinchiuso lì per settimane, forse mesi, senza avergli dato nessuna spiegazione.

E la causa di almeno uno di quei problemi, stava cercando di derubarlo.

Calengol non meritava la frutta, dato che per colpa della sua inutile minaccia a Nives, quest’ultima si sarebbe dovuta sposare per forza.

-Vi ho detto che oggi non c’è cibo per voi!- esclamò con veemenza, facendo un brusco movimento con il braccio per cercare di scacciare gli uccelli.

Fu questione di un attimo.

Un attimo prima i due corvi rossi erano combattivi e pronti a tutto per sgraffignare qualcosa.

Un attimo dopo avevano sbattuto entrambi contro gli estremi della grotta, e finirono a terra, disorientati e silenziosi.

Si guardarono tra di loro, guardarono Neil, e poi scapparono gracchiando fuori, spaventati e agitati, lasciando qualche piuma nel percorso.

A Neil tremavano le mani, e non capì minimamente cosa fosse successo.

Fece dei profondi respiri per calmarsi, poggiò il rastrello, e cercò di controllare le condizioni dell’albero.

Tutto sembrava andare bene.

Forse il movimento brusco e la voce grossa avevano spaventato i corvi, per quello erano volati lontano.

Le sue mani formicolavano, come se avesse centinaia di formiche che gli camminavano sottopelle.

Cercò di scrollarsi la sensazione di dosso, e le preoccupazioni.

Era quasi ora di cena, doveva preparare, e poi andare a dormire.

E il giorno successivo sarebbe stato dedicato a numerosi piani d’azione per aiutare Nives, doveva necessariamente riposarsi.

E non pensare ai corvi rossi di Calengol.

E a come si fossero fatti male sbattendo sulla roccia, senza un motivo apparente.

Non era stata colpa sua.

Non poteva essere stata colpa sua.

…prima di andare a dormire, lasciò dei pezzi di mela fuori dalla grotta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Siamo giunti nel regno dei Ghiacci Eterni, ci sono state alcune spiegazioni importanti, e qualche mini momento backstory per Neil, che sembra una persona davvero particolare.

Abbiamo anche conosciuto Nives e il suo lupacchiotto (beh, mica tanto lupacchiotto, è un lupo gigantesco) Gunnar, che saranno i personaggi più importanti di questa prima sezione della storia, che affronta il primo libro della saga.

Nel prossimo capitolo arriveranno i pretendenti (che saranno quasi tutti personaggi originali) e conosceremo anche la famosa (infame) zia Berglind, le cuginette, e probabilmente anche il bibliotecario Haldorr.

Non vedo l’ora! 

Sarà una storia piena di robe pazzesche! 

Continuo a suggerire per chi è interessato a conoscere il prodotto originale di vedere i miei video sull’argomento: Playlist 

Ho quasi finito la prima saga, manca solo il libro finale.

Spero che il capitolo, anche se è più che altro introduttivo e di passaggio, vi sia piaciuto, e spero che seguirete la storia per la ciccia.

Succederanno davvero tante cose nei prossimi capitoli, e poi… c’è Gunnar! Vi giuro che Gunnar sarà il personaggio migliore dell’intera storia! *-*

Un bacione e alla prossima! :-*

   
 
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