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Autore: Babbo Dark    13/05/2023    1 recensioni
Nel cuore della California, circondata dalla riserva e dal mare, si trova una città speciale; Beacon Hills sorge in un luogo assolato e pacifico ma quello che la caratterizza maggiormente non sono i luoghi turistici né il buon cibo ma una famiglia straordinaria: gli Hale. Grazie ai loro talenti, ogni membro della famiglia Hale ha ricevuto in dono un talento e la possibilità di essere dei licantropi stabili e perfetti, capaci di proteggere e aiutare la città e tutti i cittadini; tutti gli Hale sono speciali, tutti quanti, tranne Eli...
Unico membro del Branco e della famiglia a non avere un talento, si ritroverà a vivere un'avventura avvolta dal mistero e dai dubbi con il solo scopo di salvare la magia, il miracolo e la sua famiglia perché sì, Eli potrà anche essere l'unico licantropo Hale a non avere un talento ma non ha alcuna intenzione di voltare le spalle alla propria famiglia.
[Sterek]; [Omegaverse]; [Song-Fic]; [Cross-Over]; [SterekInDisney]
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Famiglia Hale, Stiles Stilinski, Talia Hale
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Partecipanti:
Eli
Talia
Aiden
Allison
Peter
Isaac

Derek
Stiles
Cora
Ethan
Lydia
Scott
Danny
Coro
Ethan e Aiden
Scott e Lydia
Derek e Stiles
 


ENCANTO
Capitolo 11: Epilogo – Una porta per Eli

 


«Credevo di poter vivere una vita diversa…» sussurrò Talia, abbassando lo sguardo e schiarendosi la gola nel disperato tentativo di frenare le lacrime «Credevo di poter essere una donna diversa…» disse, percependo le lacrime bagnarle il volto «Avevo ricevuto un miracolo, una seconda occasione! Ed ero terrorizzata di perdere tutto nuovamente, di dover rivivere quella dannata esperienza, da dimenticarmi il perché tuo nonno Pedro si sacrificò… Dimenticando per chi fosse il nostro miracolo…» Talia sollevò lo sguardo, fissandolo in quello umido del nipote e sorrise tristemente mentre allungava una mano nella sua direzione, speranzosa di poter finalmente sentire quel corpo tra le proprie braccia «Eli, tu non hai colpe.» disse, vedendolo sussultare e mordersi le labbra pur di non piangere «Non hai rovinato la nostra famiglia, ragazzo…» sussurrò, avanzando di un passo «Noi siamo in ginocchio per colpa mia… Il miracolo si è spezzato per colpa mia…» disse, percependo il dolore dilaniarle l’animo quando notò nuove lacrime solcare il volto sporco di Eli.

«N… Noi…» sussurrò Eli poco dopo «Nonna, tu hai perso così tanto…» disse muovendo pigramente le braccia «Hai sofferto così tanto…» aggiunse con un singhiozzo «Da diventare sorda e cieca al dolore altri.» Eli si mosse, facendo un passo verso quella mano, lottando contro sé stesso e quella dannata voglia che aveva di fiondarsi tra quelle braccia «Tu non sai cos’ho provato io quella sera, quando il miracolo è venuto a mancare davanti agli occhi di tutti…» sussurrò, piangendo liberamente «Non sai quanto mi sono sentito disperato nei giorni a seguire, quanto mi sia sentito inutile negli anni a seguire, e ho provato così tanto a essere alla vostra altezza, a splendere come tutti voi, finendo solamente per essere ripreso duramente da te… Subendo le urla e sentendo la delusione provenire da te e da tutto il resto della famiglia…» Eli si asciugò le lacrime, singhiozzando miseramente ma del tutto incapace di controllarsi; aveva represso tutto quel dolore per troppo tempo e ora, mentre la diga finalmente cedeva, non aveva la forza di poter arginare la marea distruttiva che lo stava cogliendo portandolo a riversare quelle lacrime all’esterno della propria anima, rendendola libera e leggera «Ho fatto di tutto per la famiglia, cercando disperatamente di essere al vostro stesso livello ma ritrovandomi a guardarvi da lontano; quando… Quando ti ho rivelato di aver trovato la mia ancora, quando orgogliosamente ti dissi che era proprio la famiglia a tenermi unito alla mia parte umana, ti limitasti a sollevare un sopracciglio; quando mi diplomai ho ricevuto una pacca sulla spalla e un banale “Hai fatto il tuo dovere…”.» Talia chiuse gli occhi e singhiozzò, deglutendo rumorosamente quel dannato magone «Mi sono sentito escluso da tutto e tutti da ben prima che mi cacciassi dal Branco, isolato come un asteroide perso nello spazio siderale, intento a vagare senza una meta o un raggio di Sole pronto a scaldarmi… C’era sempre qualcun altro che faceva meglio di me, che era semplicemente migliore di me, e che puntualmente mi metteva in ombra; sono stato spezzato e attaccato, ho cercato di salvare la famiglia e di farmi in quattro per impedire alla candela di spegnersi, ma non è stato sufficiente… Nulla è mai stato sufficiente… E ora ti presenti qui per cosa? Farmi tornare a essere un parafulmine? Per permettere al resto della famiglia di sfogarsi su di me?» la rabbia prese il posto del dolore ed Eli avanzo, piangendo e singhiozzando mentre gesticolava nervosamente «Cos’altro volete da me? Perché non vi rifate una vita? Dimenticatevi di me così come avete fatto con lo zio Peter, lo stesso Peter che non nominate neanche per sbaglio ma che per tutti questi anni ha vegliato sulla famiglia, riparando le crepe e vivendo come un ratto tra i muri della Villa pur di rimanerci accanto!» esclamò, sentendo il petto bruciare per via del pianto «Cosa. Volete. Da. Me.» chiese arrivando a pochi centimetri da quella mano tesa, fissando il proprio sguardo ferito in quello della sua matriarca.

«Te. Solo te.» e in un attimo Talia lo afferrò per un polso e se lo tirò contro, stringendolo a sé e nascondendogli il volto nell’incavo del collo scoppiando in un pianto liberatorio; sentì Eli irrigidirsi e poco a poco, timoroso di poter rovinare tutto, portò le braccia attorno alla donna, lasciandosi andare.

«Nonna… Mi… Dispiace…» singhiozzò, stringendola con tutta la forza che aveva.

«Non devi dispiacerti di nulla, piccolo mio… Sei tu che devi scusarci…» i due caddero in ginocchio, piangendosi addosso ma ritrovando finalmente quel dannato sorriso che sembrava essere sparito nel nulla da troppi mesi ormai e persi com’erano in quell’oceano dolce amaro non si resero conto della splendida farfalla monarca che aveva iniziato a volargli attorno, sbattendo le delicate ali e arrivando a posarsi su uno stelo d’erba «Ho chiesto al… Al mio Pedro un miracolo…» sussurrò Talia, beandosi finalmente dell’odore del ragazzo e temendo di vederselo sparire da sotto le mani in un momento «Eli, il nostro miracolo sei tu!» Eli sorrise e finalmente il dolore fu meno intenso, quel vuoto nel petto si fece sempre meno profondo e le ferite che gli dilaniavano l’anima parvero risanarsi lacrima dopo lacrima…

«Io volevo solamente essere accettato…» sussurrò, singhiozzando contro la camicia della nonna.

«Noi ti amiamo, Eli…» sussurrò Talia, staccandosi appena per poterlo guardare in volto «Io ti amo.» aggiunse, sorridendogli dolcemente e asciugandogli le lacrime.

«FERMA DONNA!» entrambi sussultarono quando quella voce riecheggiò sopra le loro teste, costringendoli a voltarsi verso la fitta vegetazione «È COLPA MIA!» aggiunse sempre più affaticata e vicina «LUI È VENUTO DA ME PER UN CONSIGLIO E SI È BUTTATO COME L’ALPHA TONTO CHE È!» dagli alberi spuntò la figura smagrita e sfinita di Peter, la maglia lacerata dai cespugli e i capelli disfatti dalla corsa; l’uomo avanzò il più rapidamente possibile nella boscaglia, lo sguardo fisso in quello della genitrice, ritrovandosi poi a cadere a causa di una radice sporgente.

«Zio Peter?» domandò Eli, alzandosi e aiutando la nonna a fare lo stesso.

«IO GLI HO DATO UNA VISIONE!» sbraitò Peter, risollevandosi immediatamente in piedi «E non m’importa cosa pensi di me, megera ottusa che non sei altro, perché se sei così stupida da…» ma Peter non riuscì a completare il suo sproloquio visto che si ritrovò sua madre addosso, stretto tra le sue braccia e i capelli di lei che gli solleticavano il mento.

«Pietro…» sussurrò tristemente Talia.

«Avete chiarito, vero?» domandò Peter, fissando il cielo.

«Più o meno…» sussurrò Eli, uscendo definitivamente dal fiume.

«Bene allora, con il vostro permesso, io tornerei a perdermi nella riserva e…» Talia si staccò e gli sorrise, stringendogli il polso con forza prima di voltarsi verso il nipote e allungare una mano nella sua direzione.

«Andiamo a casa.» sussurrò non appena Eli ricambiò la stretta e in silenzio i tre si incamminarono tra gli alberi, lasciandosi alle spalle il gorgoglio del fiume.
 
 

La farfalla sbatté le ali e si rialzò in volo, allontanandosi in cielo e perdendosi tra le chiome della riserva…
 
 


 
***
 
 


Eli si guardò attorno, disperato nel vedere quell’enorme spiazzo vuoto dove un tempo sorgeva maestosa la Villa; passò in mezzo alle tende, incurante della sua nudità parziale, spostando gli occhi in ogni direzione ma incontrando solamente polvere e piccole macerie che dovevano ancora essere portate via. Singhiozzò e si passò una mano sul volto, asciugandosi le lacrime, incredulo a quanto stava vedendo; udì un tonfo, e qualcosa in vetro che andava in frantumi, e si voltò di scatto ritrovandosi immobile davanti a lui.
 
 

«Eli…» Derek lo fissò, sbattendo più volte gli occhi e avanzando lentamente; calpestò i cocci di quella bottiglia ma non se curò, non poteva farlo, non in quel momento «Eli sei… Sei tu?» sussurrò, singhiozzando rumorosamente e permettendo alle lacrime di solcargli il volto; Eli si guardò attorno, improvvisamente intimorito, ma alla fine portò le mani davanti al busto e abbassò appena il capo prima di annuire una singola volta «ELI!» sentire il proprio padre urlare e venir abbracciato da lui, venire stritolato dalle sue braccia, fu come tornare a respirare; percepire nuovamente il suo odore, il suo calore contro il corpo lo portò a singhiozzare e prima che se ne accorgesse si ritrovò a stringere il maglioncino indossato da Derek e a piangere «Il mio bambino! Il mio bambino!» urlò Derek, baciandogli la tempia e piangendo silenziosamente.

«Bambino?» domandò Stiles, spuntando da dietro un albero poco lontano da loro «ELI!» urlò scattando nella loro direzione e intrappolando quel giovane ragazzo tra le proprie braccia «È TORNATO!» sbraitò euforico, beandosi della sua presenza.
 

 
In breve tempo un coro di “È tornato! Il giovane Hale ha fatto ritorno!” si diffuse in città, portando l’intera famiglia a precipitarsi il più in fretta possibile verso lo spiazzo ritrovandosi a osservare il corpo magro di Eli, coperto dal giaccone del padre e costretto dallo stesso Derek a ingozzarsi di cibo.
 


 
Casa in frantumi, ma questa è un'occasione…
Quando hai dei dubbi, mai dire mai.
E vai!
Questa famiglia è una costellazione!
Ognuno è un astro che brilla e splende più che mai!
 
 


«Fratellino…» singhiozzò Scott, buttandoglisi addosso e rischiando di farlo strozzare a causa del boccone che stava masticando.

«TU!» sbraitò furibonda Lydia, lanciandogli contro una scarpa e beccandolo in piena faccia «STUPIDO ALPHA PAZZOIDE!» urlò avvicinandosi e afferrandogli fermamente il volto «LA PROSSIMA VOLTA CHE PROVI A FARE UNA CAZZATA DEL GENERE TI COLPIRÒ COSÌ FORTE NEI COGLIONI DA COSTRINGERTI A SPARGERE LE BRICIOLE PER RIPRODURTI!» urlò scuotendolo violentemente.

«Ciò che tua sorella sta cercando di dirti…» disse Stiles, attizzando il fuoco che da qualche minuto ardeva in mezzo alle tende «È che ci sei mancato e non devi provare mai più a fare una bravata del gerene.» concluse guardandolo in faccia e sorridendogli.

«Mai più…» sussurrò Derek, stringendo ancor di più Eli tra le sue braccia.

«Papà, piano…» disse Eli ma venne praticamente ignorato.

«Lo abbiamo sopportato per tutto questo tempo, ora tocca a te.» disse ridacchiando Cora, avvicinandosi per poi baciargli una guancia barbuta «Ci sei mancato.» gli sussurrò dolcemente.

«ELI!» urlò Allison, buttandosi a peso morto sul cugino e strappandogli un ansito spezzato «Fatti la barba Eli, punge…» singhiozzò mentre gli strofinava il volto contro.

«Ed è la morte della bellezza.» disse Lydia, asciugandosi sommariamente le lacrime «Se mi è colato il trucco giuro che ti uccido questa volta.» lo minacciò puntandogli l’indice contro e facendolo scoppiare a ridere.

«Sì, sì, sì!» borbottò Aiden, incrociando le braccia al petto e sbuffando sonoramente «Tutto molto bello e ben tornato, idiota.» disse facendogli roteare gli occhi «Ma rimane comunque il fatto che le tue bravate hanno distrutto casa!» disse irritato, ricevendo una gomitata in pieno stomaco dal gemello.

«AIDEN!» esclamò immediatamente Isaac.

«Che c’è?!» domandò irritato il ragazzo «Cos’è questa cosa? A me non sembra una casa e sono stanco di vivere in quel motel merdoso!» esclamò irritato, puntando una mano verso la città.

«Mi dispiace Aiden e hai ragione.» sussurrò Eli, districandosi dall’abbraccio paterno e posando a terra la cugina «Se la Villa è crollata la colpa è anche mia, me ne assumo tutte le responsabilità.» disse facendo un passo in avanti e fissando attentamente la sua famiglia «Volevo impedire al miracolo di morire, ho tentato di ostacolare la profezia, finendo solamente per farla avverare.» ammise sospirando rumorosamente «Ma per come la vedo io possiamo rimanere qui a piangerci addosso o vedere il lato positivo.» disse sollevando le spalle e tornando a sorridere.

«E sarebbe?» chiesero in sincrono i gemelli.

«Siamo ancora qui, tutti vivi e insieme.» rispose semplicemente Eli «Casa è solo un ammasso di mattoni e cemento, la nostra casa è dove stiamo tutti insieme.» spiegò, allargando semplicemente le braccia.
 

 
Ma ogni stella prima o poi…
Brucia e cessa di guidarvi!
Così il talento in voi…
Non può più ostacolarvi!


 

«Il Nemeton è morto e con lui i vostri talenti…» disse Eli, tornando a sedersi ma continuando a sorridere «Nessuno potrà più costringervi a far nulla, che sia sfruttare la vostra forza od obbligarvi a essere perfetti.» allungando le mani, il ragazzo si ritrovò a stringere quelle fredde dei suoi fratelli mentre un senso di pace si propagava in lui «Basta fingere di essere persone differenti da quelle che si è veramente,» sussurrò fissando Aiden «Non devi più essere il pagliaccio del gruppo, d’ora in avanti ti limiterai a essere l’Aiden testa di cavolo arrogante e borioso che hai sempre mostrato solamente a me.» disse sollevando le sopracciglia.

«Credo che stiamo imparando a conoscerlo anche noi…» borbottò Isaac, massaggiandosi la nuca e strappando una risata alla Compagna.

«E ovviamente basta fare da tramite, esistono i telefoni per un motivo. È giunto il momento di far sentire la propria voce, di far valere la propria volontà.» disse Eli fissando attentamente Ethan, le cui guance si imporporarono mentre abbassava il capo «Basta reprimere i propri sentimenti, niente più “Cieli tersi” per calmarsi, credo che dopo tutto questo tempo sia giusto che ciò che si ha dentro venga tirato fuori senza preoccuparsi se si hanno i panni stesi…» Cora scoppiò a ridere, carezzandosi dolcemente la treccia che portava sulla spalla, ritrovandosi a sorridere emozionata verso il nipote.

«Parole sagge.» disse stringendogli una spalla.

«E basta cucinare per un esercito, papà!» esclamò Eli, fissando attentamente un Derek ancora in lacrime «Chiunque può mettersi ai fornelli e mhh!» borbottò quando si ritrovò l’ennesimo pezzo di pane in bocca.

«Mangia.» si limitò a dire Derek, incurante di tutto «Non ti farà guarire ma almeno ti sazierai.» disse sorridendogli.

«Dico sul serio, pà! Basta rimanere tutto il giorno in cucina! Se hanno inventato gli ospedali ci sarà un motivo, no?!» chiese irritato facendolo annuire.

«Cucinerò solo per voi, contento?» gli chiese sorridendo.

«E basta pensieri tristi!» urlò Allison, tornando ad abbracciarlo «Basta, vero Eli?» gli chiese sollevando gli occhi.

«Sì, basta…» sussurrò il ragazzo, ricambiando la stretta.

«Spero che tu sia bravo a preparare il cemento così come lo sei con le parole, cugino.» disse velenoso Aiden, facendo sbuffare i presenti.
 



 
E a me dispiace molto se
Mi è stato chiaro solo poi…
Che il miracolo non è potere in più per me,
Ma siete tutti voi, la famiglia e poi
L'amore fra di noi!

Fra di noi, fra di noi!
 



«Le stanze si possono ricostruire.» la voce di Talia arrivò chiaramente alle loro orecchie, portandoli a voltarsi di scatto verso la riserva «Ma i legami che ci uniscono, quelli sono insostituibili.» disse sorridendo e avanzando verso le tende, portandosi dietro un recalcitrante Peter «Devo parlarvi.» sussurrò, sedendosi pesantemente accanto al nipote prima di sospirare rumorosamente.

«Mamma, che succede?» chiese Cora, fissandola attentamente.

«Ma lui chi è?» domandò invece Ethan, fissando il suo stesso zio.

«Bella domanda…» borbottò Peter mentre si metteva le mani in tasca.

«Mi dispiace.» disse Talia, attirando l’attenzione generale «Fin da quando Eli mi parlò della sua visione, il giorno in cui la nostra Ally ricevette il talento, capì che il miracolo era in pericolo…» ammise finalmente ad alta voce quel dannato pensiero che si portava dentro da fin troppo tempo, facendo immobilizzare i presenti e portando Eli ad abbassare appena le spalle «Solo… Solo oggi…» sussurrò abbassando lo sguardo, percependo le lacrime tornare a bagnarle il volto «Ho capito il perché la nostra famiglia è stata benedetta dal miracolo… Quando vostro abuelo Pedro…» si fermò, prendendo un profondo respiro e chiudendo gli occhi «Quando si sacrificò, morendo affinché tutti noi riuscissimo a salvarci, la candela prese vita e la fiamma cominciò a bruciare ardentemente allontanando le tenebre e proteggendoci dal pericolo…» disse trovando la forza di guardare i propri figli, trovandoli a piangere in silenzio; Peter sollevò il capo e sbatté più volte le palpebre, cercando di ricacciare indietro le lacrime «Il miracolo, a differenza mia, è stato saggio: ha fornito a tutti noi delle abilità che ci avrebbero consentito di affrontare una nuova minaccia e il compito di difendere questa città. Tutti i nostri talenti questo erano, un dono per noi con lo scopo di imparare dal passato e di impedire alla storia di ripetersi ma io…» sussurrò, reprimendo l’ennesimo singhiozzo «Ero così terrorizzata di perdere tutto, così stupida da arrivare a essere la nuova minaccia che attentava alla nostra famiglia…» disse facendogli spalancare la bocca.

«Ma no, nonna, cosa dici…» sussurrò Aiden, inginocchiandosi davanti a lei «È stato Eli a…» ma Talia lo fermò con un gesto della mano e un’occhiataccia, facendolo bloccare sul posto.

«Il miracolo è saggio, nipote.» disse severamente Talia «Privando Eli del suo talento ha fatto sì che divenisse più sensibile a certi elementi, portandolo a incentrarsi su ciò che è importante e quindi la famiglia.» ammise, tornando a guardare il ragazzo e stringendogli una mano «La Villa è andata distrutta nel momento in cui l’ho cacciato dal Branco, dalla famiglia, e l’averlo attaccato in quel modo così barbaro ha fatto in modo di uccidere il miracolo e far spegnere la candela.» sussurrò, tornando a guardare i presenti.

«Quindi… Noi…» sussurrò Cora, sempre più confusa.

«La nonna ci ha obbligato a servire la città.» prese parola Lydia «Portandoci a distrarci sempre di più dal fulcro di tutto, piegandoci e modellandoci affinché ottenessimo risultati sempre migliori ma questo, questo nostro e costante impegno, ci ha logorato fino al midollo e non credo che sia un caso il fatto che tra tutti sia stato proprio Eli ad avere la visione quella sera… Lui era, anzi è, l’unico che poteva fare qualcosa a riguardo.» finì incrociando le braccia al petto e facendo annuire la nonna.

«Ethan, hai chiesto chi è quest’uomo.» disse Talia, sorridendo al suo primo genito che immediatamente abbassò il capo «Lui è tuo zio Peter, tornato finalmente tra di noi. Tornato per restare.» immediatamente i presenti sobbalzarono, perfino Derek si alzò di scatto per fissarlo attentamente.

«Resterai sul serio?» gli chiese e Peter sollevò gli occhi, fissandolo imbarazzato.

«Altrimenti chi ti dirà di comprare più Kinder Bueno fratellino?» chiese venendo immediatamente abbracciato da Derek.

«Pazzoide!» esclamò Cora, stringendolo con forza.

«Zio Peter!» urlò Allison iniziando a saltare allegramente e ricevendo delle occhiate confuse da parte dei cugini più grandi.

«Colpa mia.» ammise Eli, sollevando una mano e sorridendo «Ci ha beccati mentre investigavo sulla magia e quindi…» borbottò sollevando le spalle.
 
 


 
Ok, dunque ora si nomina Peter?
Lui è Peter!
Già… Dico due parole per Peter…
Ascoltate, ok?!
 
 


«Ma quindi ora possiamo nominarlo?» domandò Aiden, fissando attentamente il fratello che sollevò le spalle.

«Zio Peter!» ripeté Allison, fiondandosi sulle sue gambe non appena gli adulti si staccarono da lui.

«Sì, sì principessa!» esclamò Peter carezzandole la testolina «Niente lupo e gatto, eh?» le chiese facendola imbronciare.

«Boyd ed Erika non li trovo da nessuna parte…» borbottò cupamente.

«Sono certo che riusciremo a fare qualcosa di meglio, tesoro…» sussurrò dolcemente «Ma prima il buon, giovane zio Peter deve fare una cosa.» disse sollevando il capo e fissandolo in quello di Cora, sorridendole imbarazzato «Scusa, sorellina.» Cora si corrucciò, ritrovandosi a fissare la mano che Peter le stava tendendo.
 


 
Cora, mi puoi perdonare? Non volevo disturbare!
Non ero profetico, ma ti vedevo sudare!
Io ti adoro e perciò d'ora in poi lo dirò,
Lascia che ci sia grandine o pioggia o nevichi un po'!
Lo dico sempre anch'io, bro!
Se me lo permettete, io mi scuserei…

Ehi, noi vogliamo averti qui, ok?
Non potresti ormai tornare al buio, lo sai?
Un rimedio c'è sempre, non preoccuparti mai!
Ho capito perché io sentivo un bel viavai!
 




«Il giorno delle tue nozze io… Non avevo visto il futuro…» disse abbassando lo sguardo e arrossendo appena «Ti vedevo sudare e ho fatto una battutaccia, non avrei mai pensato che quelle sarebbero state le conseguenze e io… Io credo che tu possa far del tempo ciò che vuoi! Lascia che nevichi, grandini o esploda una bufera sulle nostre teste!» esclamò, ritrovandosi a sobbalzare quando Cora gli si buttò addosso per abbracciarlo con forza e ridacchiando al “Finalmente qualcuno che mi appoggia!” detto da Isaac «Mi dispiace per quello che ho detto o fatto, non era mia intenzione…» Peter si osservò attorno, ritrovando gli sguardi limpidi dei suoi famigliari e fin troppi sorrisi tristi che necessitavano di tempo per tornare a splendere come un tempo.

«Pietra sopra sul passato, ora sei qui e questo è l’importante.» disse Stiles, alzandosi e abbracciandolo con forza.

«Come per Eli, neanche tu non osare sparire nuovamente…» sussurrò Derek, carezzando la testa del figlio.

«Tutto ciò ci farà venire il diabete…» si lamentò Lydia, sorridendo dolcemente «Ma solo alla morte non c’è rimedio e se quest’esperienza ci ha insegnato qualcosa è sicuramente il far fronte comune per affrontare le situazioni difficili.» esclamò sicura di sé.

«Ma quindi la famiglia non si sfascia più, vero?» domandò Scott con un’aria da cucciolo bastonato, fissando gli altri con il volto umido «Io non voglio che Eli o lo zio Peter scappino ancora, o che lo faccia chiunque altro…» ammise abbassando il capo.

«Nessuno se ne andrà, Scotty, rimarremo per sempre qui a romperti le scatole!» esclamò Eli buttandosi addosso al fratello, cadendo entrambi sul terreno duro.

«E comunque non è vero che sono inquietante e che vivo con i ratti! Sono i ratti che vivono con me e sono anche ben addestrati!» urlò Peter, intento a folgorare minacciosamente i nipoti.

«ECCO ALLORA COS’ERA QUEL RUMORE CHE SENTIVO SEMPRE!» esclamò Ethan battendosi il pugno sulla mano.

«Mah… Contenti voi.» borbottò Aiden «Hey ma cosa…» sussurrò, corrucciando lo sguardo e puntando gli occhi verso un punto specifico della riserva.
 



 
Oooooooooooooooh…
oooooooooooooooh…
oooooooooooooooh…

Chi sta cantando?
È il villaggio che sta arrivando!
Ehi!
Ci siamo noi!
Ci siamo noi…
Arriviamo qui per voi!
Arriviamo qui per voi…
Vogliamo darvi una mano!
Per questo siamo tutti qui…
 
 


«Che succede?» domandò preoccupata Talia non appena sentì dei rombi riecheggiare nell’aria.

«È LA CITTÀ!» urlò Allison e in un attimo diversi camion arrivarono lentamente dalla strada, accerchiati dai cittadini che per tutti quegli anni erano stati aiutati grazie alla presenza del miracolo e dei talenti.

«Jennifer…» sussurrò Talia, sollevandosi per poter fissare il nuovo sindaco della città.

«Perdonate il ritardo ma dovevamo organizzarci.» disse semplicemente la donna, facendole l’occhiolino e scoppiando a ridere divertita «AVANTI GENTE! CI SONO DEI FAVORI DA RESTITUIRE!» urlò muovendo un braccio in direzione della folla e ben presto gli operai iniziarono il loro lavoro mentre tutti gli altri si attivarono per cercare di fare qualsiasi cosa potesse velocizzare il processo di ricostruzione.

«Ehi, Stilinski!» esclamò Bob Dunbar, avvicinandosi al gruppo «Perché non porti il tuo ragazzo in ospedale? Così facciamo qualche controllo…» disse sorridendogli, facendolo annuire ma non perdendosi il fin troppo evidente rossore che si stava dipingendo sulle labbra del ragazzo.

«Sappiamo che hai mentito su te e Liam.» disse Stiles, facendolo sospirare rumorosamente «Non è stato per niente divertente, Eli!» esclamò afferrandolo per le ascelle e aiutandolo a rialzarsi.

«Ehi Lyds!» urlò lo sceriffo, avvicinandosi rapidamente alla ragazza con un euforico sorriso sul volto «Signore.» borbottò, abbassando appena il capo davanti a Stiles che sbuffò e roteò gli occhi.

«Ciao Jordan!» disse invece Lydia, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

«Ma cosa…» sussurrò Eli mentre veniva spinto dal padre verso la macchina «UN MOMENTO!» strillò piantandosi al suolo e folgorando Parrish con un’occhiataccia «Tu…» sibilò puntandolo con un dito.

«Entra in macchina, giovanotto.» borbottò Stiles ma Eli si voltò di scatto verso il fratello, che lo fissava confuso.

«MA NON FAI NIENTE?!» urlò indicando la coppia e facendo sbuffare Lydia.

«Che devo fare?» domandò ingenuamente Scott, facendo sollevare di scatto le sopracciglia di un irritato Eli.

«Davvero Scotty?» chiese unendo i pugni e facendogli spalancare la bocca.

«NON VOGLIO SAPERE!» urlò invece Scott, portandosi le mani sugli occhi.

«MA CHE ALPHA E FRATELLO SEI?!» tuonò Eli, venendo finalmente caricato in macchina dai suoi padri.

«Torniamo subito.» disse Stiles prendendo il posto del guidatore.

«STA LONTANO DA MIA SORELLA! MI HAI SENTITO, SCERIFFO?! GIÙ LE MANI DA LYDIA!» urlò Eli mentre la macchina si allontanava dallo spiazzo.

«Quindi quello è il famoso Eli Hale…» domandò divertito Parrish, carezzando il volto della sua ragazza.

«A quanto pare…» borbottò Lydia, sorridendogli dolcemente prima di sobbalzare alla suoneria del cellulare «Scusa un attimo, è papà Derek.» disse tirando fuori il cellulare.

“LYDIA, LO SPRAY AL PEPERONCINO!” sbraitò invece la voce di Eli.

“ELI, BASTA!” disse Stiles “E TU PERCHÉ GLI HAI DATO IL CELLULARE?!” tuonò verso il marito.

“ELI, LASCIA STARE TUA SORELLA!” Lydia roteo gli occhi e allontanò il telefono dall’orecchio, sbuffando alla risata divertita dello sceriffo.

“MA CHE GENITORI SIETE?! DOVRESTE MINACCIARLO INVECE DI DARGLI IL BENVENUTO!” a quel punto Jordan si ritrovò a piangere dalle risate mentre si teneva la pancia, incurante dell’espressione irritata della sua ragazza.

«STO PER RIATTACCARE!» disse seccamente Lydia.

“SCOTTY, FALLO FUORI!” urlò invece Eli prima che la conversazione venisse chiusa.

«Lo ammetto, mi piace…» sussurrò Jordan, dandogli un dolce bacio a fior di labbra.
 


 
Se ci uniamo noi ce la facciamo!
Sei forte!

Sì, ma anch'io piango ormai…
Non dovrai!
Sì, ora riaccettarmi è un gran bel passo!
Reinventarmi è uno spasso!
E via!
Il sole e l'amore e crescerà!

Andrà sempre più in là e verrò!
 



Eli fissò orgoglioso la struttura della futura Villa, non riuscendo a staccare gli occhi dalla gigantesca struttura in cemento armato che di giorno in giorno si innalzava sempre più rapidamente; erano passati solamente tre mesi da quel giorno eppure la struttura architettonica era praticamente finita e nel giro di qualche giorno gli elettricisti e gli idraulici avrebbero iniziato a creare i vari impianti.

Si portò le mani ai fianchi, sospirando beato alla sensazione di pace che quella vista gli portò; sorrise felice quando percepì il profumo fruttato di Lydia, ritrovandosela al fianco nel suo nuovo abito turchese compratole qualche giorno prima da Parrish.
 
 

«Mi piace la nuova fioriera, non vedo l’ora di poter piantare tutte le piante grasse che ho visto nell’emporio.» sussurrò Lydia, studiando attentamente gli enormi vasi che primeggiavano davanti l’ingresso della Villa.

«Sai… Stavo pensando a una cosa…» borbottò Eli, portandosi l’indice al mento e attirando l’attenzione della sorella «Si dice che gli uomini compensino le proprie micro dimensioni acquistando macchine grosse o delle armi da fuoco…» disse perplesso, facendole sollevare un sopracciglio «Secondo te il carissimo Parrish è così micro da voler compensare facendo lo sceriffo?» le chiese ghignando perfidamente e ridacchiando quando ricevette una borsettata dietro la nuca.

«DEFICIENTE!» urlò Lydia, colpendolo con forza anche sullo stomaco e dietro la schiena.

«Ragazzi, invece di litigare come sempre mi date una mano?» domandò Scott da dietro una colonna, sbucando per poterli osservare disperato.

«Arriviamo Scotty!» urlò Eli, sottraendosi a quell’attacco «La smetti di voler sollevare le cose pesanti?» chiese afferrando quel pezzo di tufo, sorridendo quando sentì Lydia imitarlo.

«È per aiutare gli operai…» borbottò Scott, sollevando il mattone e spostandolo di qualche passo prima di adagiarlo sulla pila accanto al camion.

«Anche così sei l’Hale più forte.» disse Lydia, tornando immediatamente a sistemarsi.

«Ma ieri sera ho pianto…» ammise il ragazzo, abbassando il volto.

«AH! Scotty!» urlò Eli, gettandoglisi addosso e scompigliandogli i capelli «Tutti piangiamo!» disse abbracciandolo.

«Non devi vergognartene…» sussurrò Lydia, baciandogli una guancia.

«Lo so…» mormorò, tornando a sorridere «Devo imparare ad accettarmi.» disse seriamente, guardandoli tornare a sorridere.

«Così come io mi sto divertendo a reinventarmi.» disse seriamente Lydia, mostrando loro un volantino pubblicitario della New York University «Ed Eli a smetterla di fare l’Alpha idiota.» aggiunse folgorandolo con lo sguardo.

«Ehi, Scotty, ma secondo te Parrish fa lo sceriffo perché micro-dotato?» domandò Eli facendogli spalancare la bocca.

«NON VOGLIO SAPERE!» urlò infatti Scott «IERI SERA SIAMO ANDATI A PRENDERCI UNA BIRRA! NON VOGLIO FARE CERTI PENSIERI QUANDO LO VEDO!» sbraitò chiudendo con forza gli occhi.

«Fraternizzi con il nemico?» domandò Eli, sollevando irritato le sopracciglia.

«Ma smettila!» disse irritata Lydia, dandogli uno scappellotto sulla nuca «Perché non ti tagli la barba piuttosto?» domandò fissandolo e facendolo sbuffare.

«Mi fa sembrare figo!» esclamò, accarezzandosi quella peluria ben curata che da qualche mese primeggiava sul suo volto; non avrebbe ammesso ad alta voce che quel suono nuovo aspetto serviva solamente per nascondere le cicatrici lasciatogli da Talia quel dannato pomeriggio, non poteva sopportare di vedere l’espressione intristita di sua nonna.

«Ehi ciao!» esclamò una ragazza, avvicinandosi rapidamente al trio con una bottiglietta d’acqua in mano «Ti ho visto sollevare quei blocchi pesantissimi e ho pensato potessi avere sete…» sussurrò, allungandogliela e sorridendogli imbarazzata «Sono Kira, molto piacere.» disse abbassando lo sguardo.

«Noi andiamo! È stato un piacere!» esclamò Lydia, afferrando l’altro fratello per un polso e tirandoselo dietro lasciando uno Scott più confuso del solito.

«Io… Io Scott.» disse il ragazzo, aprendo la bottiglia e facendola sorridere.

«Scotty, dannazione! Invitala a uscire!» urlò Eli da dietro le mura della Villa, facendoli sobbalzare.

«ELI DANNAZIONE!» disse invece Lydia e Scott si ritrovò a ridere quando sentì il gemito di dolore del fratello.

«Un… Caffè?» domandò imbarazzato.

«Alle diciassette?» chiese Kira, facendolo annuire con un sorriso sulle labbra.
 
 

Dietro le mura, Eli fissò quei due ragazzi scambiarsi i numeri e sollevò le braccia euforicamente e si trattenne dall’intraprendere uno stupido balletto della vittoria prima di voltarsi verso una divertita Lydia, che gli diede l’ennesimo scappellotto dietro la nuca prima di avviarsi insieme a lui lungo quello che nel prossimo futuro sarebbe diventato il cortile interno.
 
 

«È così tonto…» borbottò divertito Eli.

«Mi chiedo come faccia a essere nostro fratello…» sbuffò Lydia facendolo scoppiare a ridere.

«Eli, puoi venire un momento?» domandò Talia, attirando l’attenzione dei ragazzi verso una delle stanze.

«Vado in biblioteca, dovrebbero essere arrivati dei libri incentrati sulla teoria delle stringhe!» disse eccitata Lydia, facendolo sorridere; trovò sua nonna intenta a osservare le pareti intonacate, concentrando lo sguardo sulle tracce di vernice lasciate dall’idraulico il giorno prima, e si fermò al suo fianco.

«Continui ancora a fare battutacce sullo sceriffo?» gli chiese, continuando a fissare la parete e facendolo sbuffare «Eli, te l’hanno detto anche i tuoi padri e te lo ripeterò anche io: lascia stare Jordan, è un brav’Alpha e un brav’uomo.» disse tentando di reprimere un sorriso.

«E sarebbe ancora più bravo se la smettesse di fare il filo a mia sorella!» esclamò incrociando le braccia al petto e facendosi guardare da sua nonna «Devo fare il fratello Alpha geloso sì oppure no?» chiese corrucciando le sopracciglia e facendole scuotere il capo.

«Tra te e Aiden non so chi sia più impossibile…» borbottò Talia, incurante del “TI HO SENTITO!” urlato dallo stesso Aiden da qualche parte nel piano superiore «Ma nonostante questo vorrei chiederti una cosa.» disse tornando a guardarlo e facendogli sciogliere la postura «Lydia mi ha chiesto se fosse possibile permettere a Jordan di passare il calore insieme.» svelò facendolo sgranare gli occhi, prima di strappargli un lamento disperato dalla gola.

«Stupido sceriffo dal sorriso perfetto…» borbottò stringendo i pugni prima di sbuffare sonoramente, sollevando di scatto il capo per fissare il soffitto «Perché lo chiedi a me?» domandò, lanciando uno sguardo alla nonna.

«Perché gradirei un tuo parere…» disse semplicemente Talia con un’alzata di spalle.

«Se fosse per me impedirei a qualsiasi Alpha di presentarsi alla porta con lo scopo di corteggiare mia sorella, indifferentemente da tutto…» sussurrò Eli, incrociando le braccia al petto «Ma sono anche perfettamente consapevole che Lydia è, probabilmente, l’Hale più sveglio della famiglia e non ho alcun problema nel dire che è perfettamente capace di tenere a bada praticamente chiunque le capiti a tiro e se Parrish riesce a starle vicino, e a non farsi uccidere, direi che può tenerle testa.» disse tornando a fissare la nonna con un cipiglio sul volto «Ma sarebbe da stronzi e ipocriti scegliere cosa dovrebbe fare Lydia del proprio calore, quindi le darei la massima libertà dopo essermi sincerato che conosca tutti i pro e i contro della faccenda.» Talia sollevò le sopracciglia e sorrise appena, osservandolo mentre si massaggiava distrattamente la faccia «Che c’è?» domandò quando notò lo strano sguardo della donna.

«Riflettevo…» borbottò Talia, dandogli le spalle e allontanandosi dall’edificio.
 



 
Le stelle bruciano…
Tutto è mutevole…
I giorni passano…

Ma non vedi che bravo che è?
È merito tuo!


 

«Ma perché la nuova casa dev’essere piena di farfalle?» domandò Aiden, fissando confuso la parete appena dipinta.

«Perché sì e basta.» rispose in un sussurro Eli mentre finiva di sistemare gli ultimi secchi contenenti la vernice.

«Grazie. Per prima.» borbottò abbassando appena il capo, facendo corrucciare le sopracciglia del ragazzo «Intendo per Rhonda.» aggiunse facendogli spalancare la bocca.

«Ma io non ho fatto nulla.» rispose semplicemente Eli.

«Ha accettato di uscire solamente perché tu hai parlato con lei.» disse Aiden, guardandolo di sottecchi «Vi ho visti chiacchierare in giardino, mentre mamma e Lydia piantavano i boccioli…» disse roteando un dito «Quindi, qualsiasi cosa tu le abbia detto, grazie.» terminò, voltandosi e guardandolo attentamente.

«Le ho solo detto che le persone cambiano e che non sei il pagliaccio cretino che ha conosciuto né la testa di cazzo che ti ostini a fingere.» sbuffò Eli, massaggiandosi rudemente la schiena «Aiden, hai passato gran parte della vita ad assumere l’aspetto degli altri solamente per fare danni o per prenderli in giro, non concedendoti la possibilità di crescere e di conoscere te stesso; Rhonda si è lamentata del fatto che non hai una personalità ed è vero ma è altrettanto vero che la vita stessa muta in continuazione, portandoci a fare altrettanto, devi solamente accantonare queste stronzate e dedicarti il giusto tempo. Probabilmente le uniche che ti conoscono veramente sono la zia Cora e Ally, perché non permetti anche agli altri di farlo?» chiese, posandogli una mano sulla spalla e sorridendogli «Sai, essere dolce con qualcuno e manifestare dei sentimenti di affetto genuini non fanno di te un Alpha debole…» disse in un sussurro, facendogli sgranare appena gli occhi.

«Sì… Grazie…» borbottò, allontanandosi dalla presa e uscendo rapidamente dal salotto riverniciato.

«È un brav’Alpha…» sussurrò Stiles, che non si era perso quello scambio di battute, mentre finiva di sistemare i teli in plastica insieme al Compagno «Forse sta dando troppo filo da torcere a Jordan ma nessuno è perfetto, no?» domandò rivolto a Derek, che sollevò lo sguardo e gli sorrise.

«Siamo dei bravi genitori.» sussurrò, sporgendosi per dargli un dolce bacio a fior di labbra.

«Ehi sceriffo! Ti mancavo, vero?» domandò Eli, sorridendo divertito davanti alla faccia scocciata di Parrish.

«O forse no…» ridacchiò Stiles, ricevendo uno scappellotto sulla nuca da parte del marito mentre Lydia lanciava le sue scarpe a un pentitissimo Eli, centrandolo perfettamente sulla schiena. Di nuovo…
 
 

 
Ehi, Mahealani! Sei un po' giù?
È che ho troppo amore nel cuore…
Al mondo siamo tanti e tu hai mai visto Ethan?
Ok, adesso è mio tu vai!
Ti ho notato, rispetti la tua mamma e sei molto amato…
E scrivi poesie che ogni sera vuoi leggere!
Io aspetto da un po', ma vorrei che un giorno notassi me…

Ethan, io ti vedo…
E io ti sento!
Sì!
 
 


Eli si massaggiò la schiena, indeciso se dare la colpa a quei dannati secchi di vernice o ai tacchi della sorella, ma alla fine sbuffò sonoramente e si avviò a passo lento verso il giardino; ebbe la decenza di arrossire davanti all’occhiataccia furente che Lydia gli regalò ma non riuscì a fare nient’altro visto che si ritrovò steso a terra, schiacciato completamente dal peso di qualcuno.
 

«Cavolo, scusa!» urlò Danny, cercando di districarsi ma finendo solamente per gravargli ancor di più addosso.

«Mahealani, sto per farti tanto male!» esclamò Eli quando sentì le mani del ragazzo che lo toccavano con fin troppa enfasi a livello del petto, non perdendosi il delicato movimento di ginocchia che gli sfiorò il cavallo dei pantaloni.

«Non lo faccio volentieri! Mi sento i muscoli deboli e non ho forza!» si giustificò, ricadendogli nuovamente addosso.

«Certo, come non flirtavi volentieri con me durante la cena di presentazione o come non ti stessi scopando con gli occhi Scotty e Aiden…» brontolò, facendolo immediatamente irrigidire.

«Te ne sei accorto…» sussurrò Danny, venendo spostato con forza da un fin troppo irritato Eli.

«Se me ne ero accorto?!» domandò sollevando le mani in aria e fissandolo shoccato «Cazzo Danny, se ti avessi proposto di farmi un pompino avresti mosso mari e monti per accontentarmi!» esclamò sempre più irritato, facendogli abbassare il capo.

«Scusa…» sussurrò «Ma stavo venendo costretto dalla mia famiglia a sposare Lydia, non avevo ancora fatto coming out e io…» Eli sospirò rumorosamente e si massaggiò il capo, maledicendo quell’Alpha capace di metter su una faccia da cucciolo bastonato che poteva tranquillamente competere con quella del fratello; stava quasi per disperarsi, cercando le parole più adeguate da dirgli, quando intravide Ethan camminare spedito verso di loro mentre chiacchierava allegramente con sua sorella. Un sorriso gli tirò le labbra e ben presto si rialzò, scattando in direzione del cugino.

«Ehi! Ma che fai?!» domandò Ethan quando si sentì spingere, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto arrossato di Danny.

«Scusa Mahealani ma, sinceramente, preferisco delle belle tette agli addominali scolpiti; però sai che tu ed Ethan avete gli stessi gusti?!» esclamò, gettando finalmente il cugino tra le braccia dell’altro Alpha.

«D… Davvero?» chiese Danny, fissandolo confuso e osservando il rossore che poco a poco gli imporporava le guance.

«C… Ciao…» sussurrò Ethan, stringendogli le braccia e tornando in piedi «Io… Sei bellissimo.» disse, percependo il rossore arrivargli fin alle orecchie «Ti guardavo sempre quando eri in città e ho ammirato il modo in cui ti rapporti con gli altri, sempre dolce e premuroso, e poi ti sentivo leggere le poesie nella tua camera e ogni volta ti immaginavo intento a sussurrarmele in un orecchio e…» Danny sorrise, posandogli dolcemente il pollice sulle labbra.

«Sei molto bello anche tu…» disse carezzandogli una guancia, prima di baciargliela «E sei adorabile quando arrossisci in questo modo…» ammise, stringendoselo tra le braccia.
 


 
Tutti voi… Tutti voi…
Ehi, leghiamoci!
Ora è troppo!
Tutti voi… Tutti voi!
 
 


«Che ne pensi di legarci?» gli chiese Danny, facendolo scostare immediatamente da lui.

«Stai scherzando spero?!» esclamò invece Ethan, facendogli sollevare le sopracciglia «Prima conosciamoci, ok? Passiamo due o tre calori insieme e poi…» sussurrò maliziosamente, indicandosi il collo e facendolo sorridere eccitato.

«E poi legati.» disse Danny, facendolo annuire.
 
 
Io l'amo troppo, è un grande risultato!
Non è perfetta…
Chi lo è mai?!
Hai ragione!
Crediamo che qualcosa andrà cambiato…

Cosa?
Prova ad aprire la porta…
Vogliamo che ci pensi tu!
 



Eli fissò la Villa, un sorriso euforico a tirargli con forza le labbra; non riusciva credere che erano passati otto mesi da quel dannato giorno e soprattutto doveva ancora a convincersi che la loro casa era finalmente pronta. Il giorno prima gli ultimi mobili erano stati montati e riempiti da una Lydia fin troppo divertita e nelle vesti di una perfida dittatrice, visto che aveva sbraitato ordini a destra e a manca nei confronti di qualsiasi povero sfigato le fosse capitato a tiro ma finalmente potevano abbandonare il motel, finalmente sarebbero tornati a casa; prese un profondo respiro, beandosi del profumo della riserva, mentre una sensazione di pace iniziava ad avvolgerlo da capo a piedi. Quel vuoto, quel dolore, che si portava nel petto era sempre presente e lo accompagnava in ogni momento della sua vita nonostante si fosse attenuato con il passare dei giorni; sapeva che la sua famiglia lo aveva perdonato, lo leggeva nei loro sguardi e lo vedeva nei movimenti, eppure c’erano momenti in cui tutte quelle situazioni tornavano a farsi sentire portandolo nel baratro della tristezza e facendogli perdere vitalità.

Eppure, in quei momenti bui, non rimaneva mai da solo…

Bastava un sospiro e si ritrovava tra le braccia di sua zia; un singhiozzo sotto la doccia e i suoi padri che lo stringevano; una parola strana e arrivava la carezza di sua nonna.

No, in quei mesi Eli non era rimasto mai da solo in quei momenti bui e per ogni gesto ricevuto dalla sua famiglia quel dolore si faceva meno intenso, quel vuoto meno profondo, e la serenità non tardava ad arrivare.

Se possibile il sorriso gli si allargò ancora di più quando sentì il profumo di sua nonna, ritrovandosi a voltare il capo quando si sentì stringere un braccio; Talia lo osservò mentre le vetture arrivavano e con loro il resto della famiglia, tutti con quello strano sorriso sul volto e l’aria cospiratoria.
 


«Casa, finalmente…» sospirò Talia, annusando a pieni polmoni l’odore vivo della riserva «Anche se non è perfetta come volevo è finalmente finita.» aggiunse sorridendo e fissando emozionata le pareti di legno decorate, accarezzandole con lo sguardo e cogliendone ogni singolo dettaglio.

«Perfetta?» chiese Eli, interrompendo tutti i pensieri della donna per costringerla a prestargli attenzione «Chi mai è perfetto a questo mondo?» domandò sollevando le sopracciglia e facendola ridere.

«Sì, sì… Hai ragione…» sussurrò abbassando il capo.

«Allora? Entriamo?» domandò osservandola e stringendole una mano.

«No, non ancora.» rispose invece Talia.

«Sai, ragazzo…» disse Isaac facendo un passo in avanti, immediatamente imitato dalla Compagna e dai figli «Crediamo che la Villa non dovrebbe essere l’unica cosa restaurata.» aggiunse dandogli una pacca sulla spalla.

«Io non… Cioè… Devo…» Eli deglutì, percependo gli occhi bruciare e la paura diffondersi nel suo animo.

«Qualcosa cambierà.» aggiunse Talia, staccandosi da lui e cominciando a frugare nella borsetta; vide i suoi genitori guardarlo con gli occhi lucidi, Scott singhiozzare e asciugarsi le lacrime. Perfino i suoi cugini lo osservavano in modo strano ed Eli, semplicemente, mise le mani in tasca e abbassò il capo prima di annuire.

«O… Ok.» sussurrò, chiudendo gli occhi «Capisco.» aggiunse, con la voce distorta dalle lacrime che cercava di trattenere.

«Perché non apri la porta?» domandò suo zio Peter; Eli sgranò gli occhi e sollevò di scatto il capo, ritrovandosi a fissare una maniglia dorata.

«Abbiamo parlato molto in questi giorni.» sussurrò Cora, stringendo la mano del marito e sorridendogli emozionata «È tempo per la famiglia Hale di avere un nuovo Alpha a comando, qualcuno di giovane e fresco che sappia guidarci.» disse.

«Ma io non… Non capisco…» balbettò lanciando uno sguardo al resto della famiglia.

«Sarai un bravo capo famiglia, figliolo.» Stiles gli batté una mano sulla spalla, sorridendogli emozionato.

«Ma io… Cioè… Nonna!» esclamò guardandola «Tu…» Talia però sorrise e sollevò le sopracciglia.

«Il capo famiglia è quella persona che si preoccupa per tutti i membri, mettendo il loro bene prima del proprio; sa ascoltare e intervenire saggiamente, lasciando in disparte tutti quei pensieri e quelle opinioni personali che andrebbero in contrasto con il benessere generale.» spiegò semplicemente Talia, carezzandogli il volto con la mano libera.

«E tu questa cosa l’hai fatta e continui a farla tutt’ora.» disse Ethan sollevando le spalle con nonchalance.

«Stiamo solamente ufficializzando la cosa.» ammise Aiden con sufficienza.

«Ma… Zio Peter è il primogenito ed è giusto che…» Peter lo bloccò con un gesto della mano, facendogli l’occhiolino subito dopo.

«Ho vissuto nell’ombra per anni, nipote, e tu mi hai trascinato di peso nella luce. Ti sei battuto per me, quando ancora venivo chiamato Tu-Sai-Chi.» spiegò semplicemente.

«Mi hai offerto una spalla a cui appoggiarmi, dandomi sostegno quando stavo per cadere.» sussurrò tra le lacrime Scott.

«Mi hai reso libera.» disse Lydia.

«Papà, tu…» Derek se lo strinse in un abbraccio e finalmente Eli tolse le mani dalla tasca, correndo per ricambiare la stretta e permettendo a un singhiozzo di abbandonargli la gola.

«Io sono fiero di mio figlio.» sussurrò Derek, carezzandogli dolcemente la schiena.

«È per questo che mi facevi tante domande?» domandò Eli quando fu libero, voltarsi per guardare sua nonna «Che mi ponevi davanti a quelle scelte? Mi stavi mettendo alla prova?» chiese facendola annuire.

«Allora? Andiamo ad aprire questa porta?» Eli abbassò lo sguardo, incontrando il volto radioso della sua cuginetta mentre un sorriso gli tirava le labbra e prima che se ne rendesse conto qualcuno gli aveva messo in mano quella dannata maniglia; sentire la sensazione del metallo contro il palmo fu strano, destabilizzante, eppure non riuscì a impedire a quello strano sentimento di giusto di avvolgerlo e coccolarlo.
 
 

Quando sollevò lo sguardo, però, si ritrovò a singhiozzare.

La sua famiglia aveva preso posto come durante le cerimonie del talento; vide i suoi cugini e i suoi fratelli un passo indietro al viottolo che lo avrebbe condotto al portone principale, i suoi zii davanti le aiuole e poi vide i suoi genitori accanto al portone principale. Vide sua nonna dall’altro lato ed Eli si sentì tirare per un braccio da un’euforica Allison e così, recalcitrante, cominciò a camminare.

«Sappiamo che ce la farai, cugino.»

«È ora di brillare, fratellino.»

«È giunto il momento di brillare, nipote, sorgi e splendi come il più maestoso degli astri.»

«Apri i tuoi occhi e dimmi, Eli: cosa vedi?» Talia lo osservò mordersi le labbra e abbassare lo sguardo, puntandolo sulla maniglia.

«Me… Solo me…» sussurrò e singhiozzò, sentendosi finalmente accettato.
 


Il dolore si dissolse. Il vuoto fu colmato. Ed Eli si sentì finalmente accettato da quella famiglia che aveva a lungo osservato da lontano; finalmente l’asteroide esplose, lasciando il posto a una nuova stella libera di brillare insieme alle altre.

Eli sollevò la mano e incastrò la maniglia nella porta, sorridendo emozionato ma poi, semplicemente, qualcosa cambiò.
 
 
Sappiamo che tu puoi…
Brillare al meglio ormai…
Risplendi tra di noi!
Tu sei il vero talento! Entra, dai!
Apri i tuoi occhi, abre los ojos…
Che cosa vedi?

Io vedo me!
Solo me…

 
 


Un boato riecheggiò per tutta Beacon Hills; la riserva parve contorcersi su sé stessa mentre il terrore cominciava a spargersi nei loro animi come la più putrescente delle malattie. Eli s’immaginò la loro splendida Villa crollare nuovamente sotto il proprio peso e la famiglia cacciarlo definitivamente, eliminando quella sensazione di pace che finalmente lo aveva avvolto; invece dalla riserva si propagò un caldo vento estivo, così profumato e potente da bandire qualsiasi paura. Una strana energia prese a vibrare nei loro corpi e la cittadina fu colmata da un senso di serenità e benessere che portò i cittadini a scoppiare in lacrime o a ridere, facendoli sentire così coccolati come non accadeva da tempo; e così come tutto era improvvisamente iniziato, cessò immediatamente mentre un ululato iniziava a riecheggiare nei loro petti.

Eli singhiozzò quando lo percepì, il suo lupo era tornato più vivo ed energico che mai. Sentì i cuori della sua famiglia, i loro odori e le loro emozioni; sentì la città più viva che mai e quel calore che si irradiava in ogni fibra del suo corpo fino ad avvolgergli gli occhi, portandolo a illuminare le iridi con un caldo e amorevole rosso.

Dei crepitii si mossero nella Villa e alla fine i rami del Nemeton si sollevarono fieri e maestosi, agitandosi allegramente e spalancando finalmente le porte della loro casita; Eli vide le porte tornare a brillare, sature di energia, sentì la magia nell’aria renderla frizzante e si ritrovò a ridere come un bambino quando notò la Villa tornare a vivere come un tempo.

Sentì i cittadini correre verso di loro ma non se ne curò, preferendo scattare verso le scale per cominciare a ispezionare ogni singolo angolo della casa; spalancò le porte di ogni stanza, ritrovandosi ad ammirare l’oceano di petali o una cascata di sabbia, e quasi si piegò su sé stesso dalle risate quando udì gli animali precipitarsi verso la nuova camera di Allison.
 

«IL MIO TALENTO È TORNATO!» urlò qualcuno ed Eli si affacciò, vedendo come Scott si fosse messo immediatamente a sollevare quei pesanti vasi in cemento prima di spostarli da una parte e dell’altra ma venendo quasi subito placcato a terra da Allison, in groppa al suo fedele lupo.
 


Vide una nuvola formarsi nel cortile interno e una fitta nevicata cadere sui presenti, avvolgendo sua zia intenta a ballare divertita con un Isaac che non smetteva di ridere; saltò le scale e corse verso di loro, incurante di tutto, ma non riuscì mai a raggiungerli visto che un paio di rami si mossero agilmente nell’aria, afferrandolo saldamente per la vita e tenendolo sollevato di qualche centimetro dal pavimento.
 
 

«Guardate…» sussurrò Talia, fissando lo strano movimento che i rami stavano facendo.

«Credo che dovremmo seguirli…» borbottò Stiles.
 
 

Eli annuì e provò a liberarsi ma si ritrovò sempre più in alto, spostato come una marionetta dal Nemeton stesso fino a ritrovarsi davanti a una porta o a quella che un giorno lo sarebbe stata; era un semplice rettandolo luminoso posto accanto alla stanza di Scott, fu solamente quando il resto della famiglia lo raggiunse che finalmente il ramo lo appoggiò delicatamente a terra, proprio davanti al miracolo.
 
 

«Secondo me dovresti aprirla.» disse Ethan con un’alzata di spalle.

«Così ci ritroveremo come prima? No, grazie! Ho una brutta esperienza con le porte magiche!» rispose Eli facendo un passo indietro ma venendo bloccato dalle mani di suo zio Peter.

«Io invece credo che sia proprio per te…» sussurrò Derek, carezzandogli il volto.

«Apri dai!» dissero in coro i gemelli ed Eli sospirò, preparandosi ad affrontare nuovamente quella dannata situazione.
 
 

Scosse il capo, prese un profondo respiro e alla fine afferrò la maniglia già pronto a riderci sopra per evitare di piangere ma la porta, semplicemente, prese a brillare con maggiore intensità e alla fine la magia che la componeva esplose permettendo loro di fissare il legno lucido che la componeva.

C’erano delle linee dorate che la percorrevano, si intrecciavano in un semplice disegno che occupava tutta la superficie disponibile del legno scuro; in alto, circondato da una cornice, si trovava in suo nome. Al centro della porta c’era lui, con tanto di barba e il volto disteso in un’espressione pacifica. E stretto tra le sue mani si trovava un cuore, il Cuore del Branco Hale.
 

«SERVE UNA FOTO!» esclamò sua nonna e immediatamente la famiglia si mise in posa; Eli registrò distrattamente qualcuno tirare fuori il cellulare, capì per sommi capi che si era ritrovato stretto tra le braccia dei suoi padri e mentre il flash lo abbagliava seppe che il miracolo era avvenuto.
 

Eli Hale aveva ottenuto il suo talento…
   
 
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