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Autore: Neamh Moonstar    15/05/2023    1 recensioni
«Sapete, la gente tende a cacciare i demoni per vedere esaudito qualsivoglia desiderio. Credono che confinarli sia abbastanza da poter chiedere loro ciò che desiderano ed ottenerlo, ma non c'è niente di più sbagliato. Un po' di gesso per terra e qualche parola ben pronunciata non sono abbastanza; inoltre, i demoni sanno sempre come fregarti una volta che hai deciso di fare patti con loro. Gli angeli, invece? Oh, loro sono così difficili da trovare ma così facili da intrappolare. Non possono mentire ad un essere umano, sono fatti per proteggerci e consigliarci, feriscono solo i demoni e i loro stessi simili se Dio glielo chiede. Ma quando sono dentro quegli stessi cerchi è come se sparissero: i ponti con l'Altissima vengono tagliati, e per chiedere loro qualcosa basta strappargli una sola, candida piuma.»
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Gabriele, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato. Magari non era nemmeno passato del tempo, magari lo aveva involontariamente fermato... Ma tanto che importanza aveva? Non aveva motivo di preoccuparsene, niente aveva più senso. Alla fine, il sole fece effettivamente spazio alla luna, ma per Crowley fu solo un cambio di luce, nient'altro. Si sentiva vuoto come non mai, uno straccetto nero e rosso sul pavimento. Fissava la piuma che aveva tra le dita, immobile in uno stato catatonico iniziato quando il pianto era finito.

Avrebbe dovuto fare qualcosa, sì, ma cosa? Non aveva né una direzione né le forze. Non aveva il coraggio di voltarsi e rivedere quelle macchie sul pavimento. Non sapeva niente, non voleva niente se non il suo amore indietro.

Una voce interiore lo sgridò, urlandogli che non l'avrebbe mai rivisto facendo così. Ma non importava. Nulla importava.


La notte portò con sé un silenzio innaturale che prese a fischiargli nelle orecchie. Ora che il brusio proveniente dall'esterno era calato, l'atmosfera si era fatta ancor più lugubre e pesante. La luce più bella del pianeta era scomparsa in una nuvola di fumo: c'era da aspettarsi un risvolto del genere.

Passava un'auto ogni tanto, gettando la luce dei fari oltre i vetri delle finestre. In quei frangenti, Crowley poteva quasi vedere la polvere che andava a posarsi sul suo corpo congelato. Sperò quasi di esserne ricoperto e sparire; sperò che qualcosa, qualsiasi cosa, riavvolgesse quella giornata e la facesse ricominciare da capo. Sperò persino di poter ricominciare a piangere per trasformare la sua immobilità in uno sfogo... Un altro, mille milioni di sfoghi capaci di riempire il vuoto nel suo cuore. Ma non riusciva a far altro che pensare perché tanto la sua testa non riposava mai: era quella la sua condanna, alla fin fine.


Si rimproverò a lungo. Provò a ridestarsi con il senso di colpa, ma a nulla valsero i: "È merito tuo, idiota. Dovevi proteggerlo e non l'hai fatto" che provava a tirarsi addosso. Nulla avrebbe potuto smuoverlo e se ne fece una ragione.

Sarebbe rimasto lì, fermo. Lui fermo. Era talmente strano e innaturale che per un nanosecondo si sorprese di sé stesso.

Fece un solo sospiro, l'ultimo movimento nel giro di chissà quanto tempo ancora.


Poi squillò il telefono.


**


Lily si era data una ripulita, si era riposata un po' e si era presa il tempo di bere una bella tazza di caffè. Solo poi era tornata in camera con calma, spostando la sedia dalla sua scrivania per posizionarla davanti al cerchio sotto al suo tappeto. Ci aveva nuovamente poggiato il pugnale in mezzo, spostandone appena la punta affinché venisse richiamato l'angelo giusto.

Questa è nuova, si era detta. Faceva sempre le stesse cose da anni, tutte uguali, tutte che seguivano lo stesso schema. Adesso invece aveva due entità nello stesso luogo, e le regole erano cambiate facendola rabbrividire di eccitazione.

Non dovette attendere molto. I simboli si illuminarono: prima un richiamo, poi un lucchetto e infine un nome, come con Kathatiel. Dal centro del disegno si materializzò la candida figura della sua preda più recente: era svestito, si copriva la parte anteriore del corpo con le ali e la guardava duramente. Le sopracciglia - più scure del resto dei suoi capelli, notò ora Lily - erano aggrottate e gli davano l'aria più adorabilmente arrabbiata che la Cacciatrice avesse mai visto.

    «Buonasera, Aziraphale» lo salutò con un sorrisetto.

Lui non le rispose nemmeno, spostando lo sguardo altrove.

    «Ho capito, vuoi fare il gioco del silenzio. Non è un problema: se non vuoi parlare tu, posso sempre raccontarti qualcosa io.»

    Le pozze azzurre del principato tornarono su di lei. «Speravi che rispondessi alle tue domande?» Chiese con un tono forzatamente duro. Si vedeva che aveva un po' di paura.

    «In realtà, speravo che me ne facessi qualcuna tu. Tipo: "Chi ti ha mandata a catturarmi?"»

La verità era che Lily sapeva benissimo quale fosse la priorità della lucciola in quel momento: il suo demone. Non gli importava nulla di chi l'avesse mandata a cercarlo, o meglio: forse lo sospettava già.

    Difatti, dopo un solo secondo di silenzio, lo sguardo di Aziraphale si rabbuiò. «O i piani alti o quelli bassi, ovviamente. Chi altri? Non mi stupirei se fossero stati gli stessi arcangeli a sguinzagliarti contro di noi.»

    Battendo brevemente le mani, Lily annuì. «Esattamente. Ma hai ragione: che importanza ha? Non è quello che davvero vorresti sapere.»

    L'angelo tentò di rimanere impassibile, ma era semplicemente incapace di trattenere le emozioni. Deglutì nervosamente, gli occhi ancora fissi su di lei. «Lui dov'è?»

La stessa domanda, solo chiesta con un tono diverso. Laddove il Tentatore agiva con rabbia, Aziraphale agiva con preoccupazione. Adorabile, si disse Lily; adorabile e perfettamente opposto.

    «Alla libreria. Penso ti stia ancora piangendo.»

    Le candide ali della sua preda per poco non ricaddero verso il basso. Era sull'orlo delle lacrime ma riuscì a non versarne nessuna - è forte, davvero forte. «È questo che fai alle creature che veneri? Le distruggi e lasci che piangano?»

    «Cielo, no. Il suo è un dolore normale e necessario. Sto solo aspettando che gli passi.»

Aziraphale non parve affatto convinto. La sua postura crollò un altro po' di fronte a tutta quella sfacciata naturalezza, e la Cacciatrice ne fu fiera.

    «Immagino tu abbia già parlato con Kathatiel» riprese poi lei alzandosi e andando a recuperare una sigaretta e l'accendino. «Che ne pensi? Ti piace?»

    Lui si fece stizzito - riusciva comunque a sembrare un morbido ammasso di nuvole con le braccia incrociate. «Una creatura dolce come lei non merita tutto questo.»

    Lily fece volare una nuvola di fumo verso la finestra aperta. «Hai ragione. È proprio dolce, non è vero? Forse troppo. Avresti dovuto vedere l'angelo custode di mio nonno: lui sì che era coriaceo. Kathy era così remissiva... credo che per un po' abbia persino sperato di cambiarmi in qualche modo. Avevo dieci anni quando l'ho catturata: un record di famiglia.»

    «Spero almeno che tu abbia notato un dettaglio fondamentale a questo punto della tua, chiamiamola, carriera» ribatté Aziraphale più determinato che mai - e per davvero, sta volta. «A Crowley non interessano queste cose. Semmai le ripudia.»

    Risiedendosi, Lily accavallò le gambe e gli puntò un dito contro: «Qui ti voglio. Cosa ti ha detto Kathatiel riguardo a quel giorno? La prima volta che uno della mia famiglia ha parlato con il Tentatore faccia a faccia?»

Capì di aver fatto centro quando il biondo fremette: evidentemente sapeva qualcosa ma non abbastanza. A quanto pareva, era arrivata l'ora del racconto.

    Un paio di tiri di sigarette dopo, la Cacciatrice gli fece un cenno con la testa: «Mettiti comoda, lucciola: è una storia intrigante.»

Ma Aziraphale non si mosse. Semplicemente puntò gli occhi su di lei e così rimase, immobile, una bellissima statua le cui morbide carni erano state scolpite ad arte nel marmo. Effettivamente, ora che Lily poteva vederlo sotto una luce diversa, sembrava uscito fuori dall'affresco di qualche chiesa.

    «Chrysantemum Queen era figlio di due fiorai che, guardacaso, decisero di chiamarlo come il fiore normalmente associato alla morte» iniziò quindi, scivolando un po' contro lo schienale della sedia. «Aveva il futuro già scritto. In quanto figlio unico, avrebbe ereditato tutta l'attività dei suoi genitori: ogni fiore, ogni serra, ogni pianta... Furono proprio i signori Queen ad insegnargli tutto ciò che doveva sapere sulla botanica. Così, una volta cresciuto, Chrysanthemum decise di potersi dedicare anche alla sua seconda passione: la teologia.»

    Aziraphale parve sconvolto da quell'affermazione, cosa che portò Lily a farsi una leggera risata. «Perché ti stupisci tanto? Ai tempi non c'era insegnante migliore di un uomo di chiesa. Era un periodo fecondo per chi aveva la possibilità di studiare, le università avevano preso piede e uno benestante come Chrysanthemum poteva certo permettersi una libreria con qualche manoscritto interessante.» 

    Andò a spegnere la sigaretta, gli occhi dell'angelo la seguivano così attenti che poteva addirittura sentirli alle sue spalle. «Fu proprio grazie a questi studi che il vecchio Queen capì una cosa fondamentale» riprese. «Ovvero che avrebbe preferito di gran lunga venerare Colui che aveva reso l'umanità curiosa, piuttosto che Colei che avrebbe voluto tenerla confinata in un giardino. Io lo trovo un ragionamento sensato, tu no?»

    L'altro non si scompose. «Non vuoi davvero sapere la mia opinione, vero?»

Che angioletto perspicace.

    La Cacciatrice fece spallucce. «Pensala come preferisci. In ogni caso, fu allora che Chrysanthemum decise di voler parlare con il Tentatore. Ereditò l'attività commerciale, trovò una donna con le sue stesse passioni e la sposò; ebbero dei figli che a loro volta ebbero una miriade di bambini. Quando il vecchio Queen riuscì a capire come raggiungere il suo intento, era già nonno di tantissimi bei nipotini. Amava ogni singolo membro della sua famiglia, per questo li volle tutti attorno a sé quella fatidica sera.»

    Fece una pausa per avvicinarsi al cerchio, così vicina da poter contare le volute bionde sulla testa di Aziraphale - il quale fece uno sforzo immane per non far cadere il contatto visivo. Con un sorriso soddisfatto, Lily continuò: «Dopo aver dato il ben servito al suo custode, Chrysanthemum gli strappò una piuma e gli chiese come evocare il Tentatore. L'angelo fu costretto a rivelarglielo; gli disse persino in che modo disporre il cerchio in cui il tutto sarebbe avvenuto. Ogni singolo dettaglio era stato preparato, smussato, ricontrollato... La famiglia si raccolse nella grossa cantina di Chrysanthemum, preparò il rituale, richiamò il Tentatore, e poi...»

Umana e angelo rimasero immobili, gli occhi scuri di lei incastrati in quelli azzurri e sbarrati di lui. Una era pronta a rivelare il momento clou, l'altro aveva quasi paura di sentirlo. Passarono cinque secondi contati e disposti ad arte.

    «E poi, all'improvviso, l'intera cantina esplose

    Aziraphale sbatté gli occhi un paio di volte, sbalordito e confuso. «Esplose?»

    Lily annuì: «Già, come una bomba. Il resto della magione in cui si trovavano venne mangiata dalle fiamme. Chrysanthemum morì, così come molti altri membri della famiglia. Incredibilmente rimasero solo le donne ed i bambini - spaventati a morte, certo, ma senza nemmeno un graffietto.»

    Qualcosa negli occhi del biondo si illuminò per un secondo, nient'altro che un cambiamento rapido e quasi impercettibile, ma Lily lo notó fin troppo bene. «Sai, è per questo motivo che molte informazioni sono andate perse nel corso del tempo» spiegò senza mai smettere di osservarlo. «L'aspetto del Tentatore, il cerchio giusto per evocarlo, le parole utilizzate... Tutti gli appunti finirono mangiati dalle fiamme e le informazioni orali si persero nel tempo. Ho sempre pensato che l'evocazione non fosse andata a buon fine per colpa di un errore di Chrysanthemum, ma da quando ho saputo di te e Crowley, del vostro improbabile rapporto, di ciò che avete fatto... capisco tutto.»

Solo allora gli occhi di Aziraphale si staccarono nuovamente dai suoi, andando a rifugiarsi tra le fughe del parquet. Erano lucidi, tanto da riflettere il vago bagliore del cerchio in cui era confinato.

    «Ha saputo cosa faceva la mia famiglia agli angeli e ha pensato a te, giusto? Sei tu la chiave di tutto» sussurrò la Cacciatrice. «Ha avuto paura che potessero arrivare a te e alle tue piume, così ha cercato di eliminarci.»

Ma l'altro non rispose; deglutì più volte, ricominciando a combattere una battaglia con le sue lacrime - battaglia che era destinato a perdere. Chi tace acconsente.

    «Come immaginavo.»


Il senso unico di quella conversazione sarebbe perdurato fino alla fine, così Lily decise di giocarsi una carta. Si accomodò con calma, sapendo che approfittare dell'umore attuale dell'angelo avrebbe potuto portare a tre possibili risultati: il silenzio, il rifiuto o la disperazione. Se quest'ultima lo avesse costretto a rispondere, però, la Cacciatrice ne sarebbe rimasta delusa.

È coriaceo: non dirà niente.

    «Chiarito questo punto, ho una sola domanda da farti. Diciamo che è una curiosità mia» esordì quindi. «Ovviamente non devi rispondere se non vuoi. Io non ho fretta.»

Aziraphale non si mosse, continuando ad evitarla: era come se non fossero più nemmeno nella stessa stanza.

    Ma Lily sapeva esattamente cosa dire. «Come avete fatto?»

    La sua lucciola in bottiglia spostò leggermente lo sguardo, ma non lo posò su di lei. Emise un mormorio rotto: «Fatto cosa?»

Oh, era così distrutto da non capire, eppure eccolo che si teneva stretto tutto ciò che potesse farlo apparire debole in una situazione che lo richiedeva stoico.

    «L'Apocalisse. Me ne hanno parlato, ma mi piacerebbe sentire la tua versione dei fatti. Non è da tutti sfuggire al fuoco dell'Inferno.»

    «Immagino di no.»

    «Vuoi dirmi che è stata tutta farina del tuo sacco?»

    Quelle pozze azzurre si erano fatte veramente sfuggenti, ma alla fine si posarono sullo spazio vuoto tra la circonferenza e la sedia della Cacciatrice. «Solo per metà» rispose l'angelo.

Lily capì che quelle parole erano tutto ciò che avrebbe ottenuto. Non rientravano nel silenzio, né nella negazione, né nella disperazione. Continuava a stupirsi e non era da lei.

    Si riavvicinò al cerchio e fissò la sua preda con un certo senso di soddisfazione e godimento. «Mi piaci, forse te l'ho già detto. Si vede che sei un essere intelligente, e l'intelligenza è spesso vista come una minaccia» affermò, allungando una mano verso il pugnale. «Ti lascerò in pace per un po': c'è qualcun altro con cui vorrei conversare. Ah, e dì a Kathatiel che la ringrazio.»

    Con due soli sbattiti di palpebre, l'attenzione e gli occhi di Aziraphale tornarono in volata su di lei. «Per cosa la ringrazi?»

    Lily ridacchiò: «Oh, questo non te l'ha detto». Poi afferrò la sua piccola arma e spense il cerchio.


**


Tornare nella contenuta realtà della custode fu come ricevere un pugno di Sandalphon dritto nello stomaco. Almeno adesso sono al sicuro e lontano da lei, si disse Aziraphale massaggiandosi il ventre; al sicuro, con qualcosa addosso e...

    «Sei tornato!»

In buona compagnia.


    Kathatiel era di nuovo al suo fianco: lo scandagliava preoccupata, le mani che non sapevano se consolarlo o meno. «Stai bene? Fare avanti e indietro può essere disorientante le prime volte.»

Aziraphale lo aveva già notato, ma ora più che mai era evidente il fatto che mancasse una piuma sull'ala destra della custode. Qualsiasi cosa Lily le avesse chiesto di fare non doveva andarle granché a genio: Kathatiel era troppo buona per ritenere giuste le richieste della sua umana.

    «Mi ha raccontato di ciò che è successo il giorno dell'evocazione. Ora so cosa volevi dirmi» riferì quindi, ricacciando indietro il magone che si era formato nella sua ipotetica gola. «E mi ha detto di ringraziarti... Cosa ti ha costretta a fare?»

    Le mani di lei trovarono finalmente conforto tra i lunghi capelli corvini. Prese a giocherellarci, mormorando: «Diciamo che se il tuo Crowley non l'ha sbranata è solo per colpa mia. Mi ha chiesto di proteggerla e ho dovuto farlo.»

Quello spiegava davvero molte cose, ma la situazione rimaneva decisamente delicata. Se volevano uscirne, Aziraphale doveva costringersi a ricacciare indietro i pensieri bui e ricomporsi: avrebbe dovuto essere bravo in quello, dato lo faceva da un'eternità. Eppure non era semplice, non lo era mai stato: anche adesso non poteva pensare ad altro che l'infinita premura e senso di protezione del suo demone. Persino allora, in una situazione di prigionia e svantaggio, Crowley non aveva fatto altro che pensare a lui. Era persino riuscito a sfuggire ad un'evocazione pur di-

    «Ma certo» sussurrò più a sé stesso che altro, ricordando le parole di Lily. «Quella notte Crowley ha rotto il cerchio.»

    «Beh, sì, ma devi considerare che Chrysanthemum era inesperto, il disegno non era dei migliori, il tuo demone era sicuramente nervoso...» ragionò Kathatiel. «L'unico modo per rompere uno di questi cerchi è rovinarlo dall'esterno. Il problema è che né io né te abbiamo più contatti con qualsiasi cosa ci sia al di fuori. I nostri ponti con Dio e il Paradiso sono stati tagliati nel momento esatto in cui Lily ci ha pugnalati.»

Aziraphale si mise a ragionare, snocciolando le parole della custode una ad una. Aveva ragione: erano due entità invisibili, imprigionate in un mondo a parte, lontani da tutto e alla mercé dell'umana che li aveva catturati. Forse non avrebbero mai rotto la loro gabbia come Crowley aveva fatto con la sua, ma c'era una falla in quel sistema. Una falla che Lily non poteva conoscere, poiché Aziraphale non gliel'aveva rivelata.

    Trionfante, prese di slancio le mani di Kathatiel. «Ricordi tutta la storia che ti ho raccontato prima? Di ciò che è accaduto dopo l'Apocalisse?»

Lei, confusa ma vagamente speranzosa, annuì.

    «Io non ho più nessun tipo di collegamento con il Paradiso. A dirla tutta, non sono più nemmeno legato ai miei doveri terreni, perciò...» ragionò il principato con un nuovo, confortante, bagliore di speranza nell'animo. «Da quando me ne sono "andato", l'unico legame che mi rimane è-»

    Kathatiel lo precedette, sbarrando gli occhi in un moto di realizzazione: «Il tuo Crowley.»

    «Esatto. Se c'è qualcuno che può darci una mano dall'esterno, quello è lui.»

    «Dici che basterà trovare un modo per parlargli?»

    «Certo che sì. Fammi solo pensare... »

Lui e Crowley erano due casi assolutamente particolari. Non seguivano più nessun tipo di regola: loro erano la perenne eccezione. Se il suo ragionamento era corretto, allora gli sarebbe bastata una telefonata.

Era l'ultima e anche l'unica ancora di salvezza che aveva. Doveva funzionare.


Si alzò con l'aiuto di Kathatiel, la quale rimase appiccicata al suo fianco. Si vedeva che era nata per custodire: aveva un fare dolcemente altruistico che rendeva la situazione decisamente più leggera da affrontare.

Uno schiocco di dita dopo, in mezzo alle nubi comparve un tavolino sul quale c'era un telefono fisso del tutto identico a quello che Aziraphale aveva in libreria.

    La custode lo osservò per un attimo. «Assomiglia a quello che la madre di Lily utilizza per chiamare i famigliari.»

    «Io e Crowley ci chiamiamo spesso» spiegò l'altro sfiorando la cornetta. «Quando ancora collaboravamo in segreto, abbiamo deciso di creare una specie di codice per le telefonate importanti. In realtà è una cosa che ho ideato io.»

La regola era semplice: più di tre squilli veloci di fila significavano non solo che si trattava di uno di loro due, ma anche che la questione era urgente. Con tutti i "clienti" che Aziraphale era costretto a tenere al telefono, era necessario capire se gli squilli appartenevano ad un rivenditore ansioso o meno. Quando il classico trillo prendeva un ritmo diverso, allora scattava l'allerta: facile.

    Kathatiel era nervosa e decisamente poco convinta. Nonostante ciò, decise di aggrapparsi a sua volta a l'unica idea che avevano. «Se credi che possa funzionare, non vedo perché non tentare.»

Rincuorato dal supporto, Aziraphale decise di alzare la cornetta e comporre l'unico numero che avrebbe potuto rompere le regole di quella prigionia: quello di casa sua, la libreria fuori dalla giurisdizione di chiunque non fosse lui o Crowley.

Deve funzionare, si ripeté. Per forza.


**


Il telefono squillò non una, ma ben tre volte, forte.

Crowley alzò la testa, incredulo. Doveva esserselo immaginato... Era talmente giù di morale che la testa aveva iniziato a giocargli dei bruttissimi scherzi.

Fece per tornare al suo stato catatonico, quando il telefono squillò di nuovo. Tre volte. Forte.


A quel punto, il demone scattò in piedi, piuma ancora in mano e un senso di calore crescente nel petto. Non è possibile, si disse, avanzando tra i libri scaraventati per terra. Arrivò al trillante telefono con ancora un senso di stordimento ben annidato nell'animo. Forse stava davvero impazzendo, ma c'era un solo modo per scoprirlo.

    Lentamente, afferrò la cornetta. «Pronto?» Rispose, la voce rotta e roca.

    Dall'altra parte si sentì un respiro di sollievo che, da solo, rimise apposto ogni cosa. Poi, la situazione migliorò ancora. «Crowley?» Chiese Aziraphale dall'altra parte, il tono speranzoso seppur lontano, quasi come se arrivasse a fatica.

Allora il rosso sbarrò gli occhi. Non era follia: era il suo angelo che, come al solito, aveva trovato il modo di raggiungerlo.

   
 
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