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Autore: Chiara PuroLuce    15/05/2023    7 recensioni
Patty ha preso una decisione importante e non intende tornare sui suoi passi. Holly l'ha fatta troppo soffrire e l'ha delusa. Ma proprio questo dolore assoluto, la porta a rinascere proprio lì dov'era nato il loro amore, a Nankatzu, lontano da lui. E quando pensava di essere andata oltre, lui ricompare nella sua vita e...
Holly non riesce a crederci. Patty è riuscita a sconvolgerlo e ora non gli rimane che rimettere insieme i pezzi della sua vita. Come fare? Non lo sa, ma deve almeno provarci. E proprio quando crede di esserci riuscito, ecco che il destino si mette in mezzo e...
Due cuori che sembravano destinati al per sempre, sono in crisi, ma non tutto è perduto... o forse è già troppo tardi? Dicono che il tempo è la miglior medicina, ma sarà vero? Possono due anime ritrovarsi dopo essersi perdute per tanto tempo? Il dolore ha scandito le loro vite in modi diversi, ma riusciranno a superarlo e a rimettersi in... gioco? L'amore vero è davvero così potente da superare anni di silenzio e lontananza? Patty e Holly ancora non lo sanno, ma stanno per scoprirlo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana dopo.
 
Holly non aveva smesso un minuto di pensare a Patty. A come stesse. A cosa stesse facendo. Se lo pensava anche lei. Al loro bacio. Eh, quel ricordo proprio non lo voleva lasciare stare.
E faceva tutto questo senza lasciare trapelare nulla con i suoi amici. Se anche solo avessero sospettato che lui aveva quei tipi di pensieri su Patty, per lui sarebbe finita.
Così, nascondeva il suo tumulto interiore con una dedizione ancora più minuziosa e totale agli allenamenti. I Mister, ovviamente, ne erano felici e a lui stava bene così. Più si sfiniva fisicamente e mentalmente, più non aveva tempo per rimuginare sulla sua attrazione mai sopita e ora rifiorita per Patty.
Che idiota era stato a lasciarla andare senza opporsi di più. Ma lui la vedeva spegnersi ogni giorno, la sentiva distante come non mai e i suoi silenzi erano così rumorosi da sconvolgerlo nel profondo che… che non era riuscito a dirle quello che aveva pensato veramente, ovvero “No, il divorzio te lo scordi. Io ti amo. Ricominciamo da zero. Che dici?” Ma lei era rimasta ferma nel suo proposito.
Lui aveva sposato una ragazza indomita, dolce e innamoratissima, con il più bel sorriso che avesse mai visto e un corpo fantastico, specie quelle sue labbra tentatrici e gli occhi magnetici e… e si era ritrovato a vivere al fianco di una sconosciuta.
Fisicamente Patty era sempre stata una bellezza che gli faceva desiderare di passare ore e venerare il suo corpo, ma il suo spirito combattivo si era spento e a poco a poco lei era cambiata. E lui non si era accorto di nulla. Aveva detto bene Patty. Tutto preso com’era dai suoi allenamenti e dalle partite, lei era stata lasciata indietro e data per scontata. L’aveva isolata da tutto e tutti e non l’aveva aiutata minimamente a inserirsi. Anche quando si lamentava di non capire nulla di quello che le veniva detto perché non riusciva a studiare lo spagnolo… lui che cosa aveva fatto per lei? Niente, se non incolparla.
Che idiota era stato. Ma le cose ora sarebbero cambiate. Il destino gli era venuto incontro e lui non aveva intenzione di sprecare quella nuova opportunità che gli era stata offerta inaspettatamente.

 
«… il riso?»

Eh? Chi aveva parlato? Holly si guardò attorno e notò i suoi amici fissarlo inebetiti.
 
«Tutto bene?» Gli chiese Tom.

«Sssì, perché? Stavo solo… em, niente, pensavo, tutto qui» rispose in fretta.

«Sì, ok, ma almeno rispondi quando ti si parla. Doveva essere un pensiero bello profondo. Sono cinque minuti che ti sei imbambolato via con la ciotola di riso in mano» lo informò Benji.

«Infatti ti stavo dicendo di stare attento a non farla cadere che è paurosamente inclinata» lo riprese Bruce con aria divertita.

Fu a quel punto che Holly si riprese del tutto e vide che, effettivamente, per poco non stava versando tutto il riso sulla tovaglia.
 
«Ah, scusate e… sì, be’, stavo pensando» rispose fissando la ciotola, ma senza cercare di riportarla in orizzontale.

«L’hai già detto, sai? Holly, oggi sei molto distratto. Paura per la prima partita, forse?» Gli domandò Julian lì a fianco facendolo per lui.

«Paura lui? Ma quando mai, quello ci gode quando deve affrontare qualcuno che non conosce o che è più forte di lui» disse Mark.

«Oppure i tuoi sono pensieri più… personali?» Indagò Philip.

Ehhh? Ma ce l’aveva scritto in faccia, forse? E perché ora tutti lo fissavano così?
 
«E perché mai dovrei pensare a Patty? Non ne ho motivo» rispose prendendo una seconda razione di riso che mise sopra la metà ancora intatta.

E lì tutti scoppiarono a ridere. Ma che cazzo…
 
«Vi diverto per caso?»

«Certo che sì. Nessuno qui ha fatto il nome di Patty. Come mai tu sì?» Lo prese in giro Bruce.

«Be’, perché… perché…»

«Se non lo dici tu, lo dico io per te, a tutti» tornò a punzecchiarlo Mark e poi, non vedendolo reagire si rivolse alla squadra. «Perché questo coglione qui ha sì divorziato da Patty, ma…»

«Mark, se dici una parola di più, io…»

«Ne è ancora pazzamente innamorato» continuò lui imperterrito, sconvolgendo tutti.

«Che cooosaaaaa?» Urlarono tutti insieme dopo qualche minuto di silenzio.

Ma come ci era finito in quella situazione. Perché tutte a lui dovevano capitare e tutte così vicine. Ma non poteva rifiutarsi di tornare e restare in Spagna a godersi un meritato riposo? E invece no, lui doveva per forza rientrare in Giappone. Cazzo.
 
«Ma non lo ammetterà mai perché è ancora troppo impegnato a negarlo anche a se stesso e a mostrarsi tremendo verso di lei» concluse l’amico.

Un attimo di silenzio generale e poi…
 
«Certo che sei proprio un coglione» lo apostrofò Paul.

«No, ma è uno scherzo, vero?» Saltò su Jhonny.

«E che cazzo hai divorziato a fare se l’ami ancora?» Lo accusò Jack.

«Questa non me l’aspettavo proprio» esordì James Derrik.

«Sono senza parole. Dimmi che non hai intenzione di dirglielo, dopo tutta la sofferenza che sicuramente avrà patito quando l’hai mollata» gli chiese Jason Derrik.

«Esatto sarebbe un duro colpo per lei» gli disse Bob. «Holly, no, non pensarci neanche. Perché non lo stai facendo, vero?»

Eh, no, adesso basta. Così sbottò.
 
«Per carità, ma quando mai? L’ho forse rivista dopo quel giorno? No e allora? L’ho forse cercata? No e allora? Ho forse tampinato quelle due» disse indicando Eve e Amy «per sapere come sta e se è andata bene la visita di controllo che aveva oggi? No e allora? Questo non vi dice niente?»

«Sì, che stai cercando di mantenere un profilo basso» gli rispose Rob per nulla turbato da quello sfogo. «Ed è vero, tu l’ami ancora o non ti scalderesti così come hai appena fatto.»

Oddio, adesso ci si metteva anche lui. Il loro numero 20 sembrava svampito, ma a questo punto si stava convincendo che fosse solo una copertura. Aveva una mente analitica di tutto rispetto.
 
«Quelle due, ovvero noi» saltò su Eve «avrebbero molte cose da dirti, ma non lo fanno per rispetto verso Patty.»

«Già. E comunque non sappiamo niente neanche noi, non ancora almeno. Ci ha informate che ci andava con sua madre e che poi avrebbe pranzato e passato il pomeriggio con lei. Speriamo si faccia viva per comunicarci qualcosa» rincarò la dose Amy.

E lo sperava anche lui.
 
«È già un miracolo non si sia ammazzata dopo il volo che ha fatto. Se ci ripenso mi viene ancora la pelle d’oca» sentenziò Mark. «Ma, quello è il passato, ora c’è solo sa sperare che la botta non abbia causato danni anche a distanza di giorni. Non sono da sottovalutare quei traumi.»

«Ti confesso, Mark, che quando non ha protestato all’infermiera che l’ha chiamata signora Hutton, il sospetto che qualcosa ci fosse mi ha sfiorata» disse Eve e lì fece ridere tutti, tranne lui, ovvio.

«Abitudine direi. Dopo tutte quelle ore passate a sentirsi chiamare così e la voglia di uscire da lì il più in fretta possibile, penso che semplicemente non volesse discutere con lei» le rispose Amy.

«In effetti, era molto ansiosa. Pensavo le venisse una crisi di panico mentre aspettava il foglio di via che non arrivava mai» e poi specificò vedendo tutti fissarla sbalorditi. «Patty non ama gli ospedali. Non più. Non che prima li amasse, ma almeno non li odiava. Se avesse potuto scomparire schioccando due dita l’avrebbe fatto subito.»

«È più probabile avesse paura che tornassi» s’intromise lui.

«No, non credo. Deve esserci dell’altro sotto. Fatto sta che abbiamo dovuto convincerla per telefono ad andare al controllo di oggi, così ci ha promesso che avrebbe chiamato a casa per non andarci da sola. E, lei non lo sa, ma per sicurezza ho sentito sua madre che mi ha confermato che l’avrebbe accompagnata lei.»

Questo era strano. Patty non aveva mai dato segni di disagio quando lo accompagnava alle visite o passava a trovarlo durante i brevi ricoveri. Per questo si sentì costretto a chiedere…
 
«È successo qualcosa quando me ne sono andato?»

E adesso perché si guardavano così? Avevano un aria strana, come di chi sa qualcosa, ma non vuole parlare.
 
«No, niente di che. Solo che mentre uscivamo era molto nervosa nel vedere tutte quelle persone soffrire, urlare e… e abbiamo faticato a starle dietro, tanto camminava veloce e a testa bassa. Non sembrava nemmeno una che era ricoverata fino a poco prima. Tutto qui» gli rispose Eve.

Eppure, lui era convinto che non gli stesse dicendo tutto. Avrebbe lasciato correre al momento o avrebbe attirato ancora di più l’attenzione su di lui e non era quello che voleva.
Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma non ce ne fu più il tempo perché Mister Gamo richiedeva la presenza sua e di Julian – che era sì un giocatore, ma anche il vice dei due Mister – in ufficio. E loro lo seguirono.
 
 



 
«Mairi, tuo padre è tornato.»

Sì, e aveva già trovato il modo per sconvolgerla ancora una volta. Dannazione.
 
«Sai, è sempre bellissimo e affascinante. Il tempo passa per tutti, ma non per lui. Se fossi stata qui con me, sono sicura che ti saresti innamorata a prima vista di lui, come è successo a me. Mi è bastato un suo sorriso e… sbam, cotta.»

Già e rendersi conto che non le era ancora passata del tutto, la sconvolgeva.
 
«Come dici? Allora perché ho divorziato da lui? Ah, em… non sono discorsi da fare con una bambina questi.»

Patty sistemò dei Fiori di Loto ¹ in una ciotola piena d’acqua, prese un bastoncino di incenso e lo accese prima di inginocchiarsi davanti alla tomba della sua piccola e pregare per lei, per la sua anima così pura e innocente che non aveva mai avuto la gioia di nascere. Pregava, Patty, che la sua bimba le desse la forza per cercare di avere un rapporto civile con Holly e, in futuro, prendere coraggio per parlargli di lei.
 
«Sì, alla fine ho cambiato idea e ho deciso. Tuo padre deve sapere di te. Ma non ora. Prima deve concentrarsi sul mondiale. Se glielo dicessi ora… già e poi… prima però devo assicurarmi di una cosa.»

Si sedette meglio e poi estrasse dalla tasca un origami a forma di angelo, sorrise e glielo mostrò.
 
«Sai, piccola mia, oggi sono stata all’ospedale. Oh, niente di serio, dovevo solo fare una nuova tac per vedere se la botta in testa che ho preso non aveva avuto conseguenze. Ebbene, la tua mamma è sana. Ci sono andata con la nonna e poi…» deglutì, sospirò e poi continuò «ho chiesto notizie di una ragazza che mi ha ricordato me quel brutto giorno. Anche i suoi genitori erano disperati, come i nonni e lei era svenuta sulla barella, come me. Ho pregato tanto questa settimana che la sua piccola vivesse, che almeno lei ce la facesse. È viva!» Le annunciò asciugandosi il volto ora bagnato. «È viva. Ma la sua mamma è in coma. Abbiamo conosciuto i suoi genitori e ho chiesto loro se ogni tanto posso passare a trovarla. Quando hanno saputo di te, quella signora dal nulla mi ha fatto questo origami e me l’ha regalato. Questo angioletto sei tu, ha detto. Ti dispiace se lo porto a casa con me e lo metto nella cornice che avrebbe ospitato la tua foto?»

E poi, sorridendo guardò in su e là dove prima c’era qualche nuvoletta grigia, ora il cielo si era aperto e un bell’azzurro faceva timidamente capolino. Sì, Mairi era d’accordo con lei.
 
«Ora vado, angioletto, ho una cosa da fare e non ha senso rimandare. Torno a trovarti prestissimo, promesso amore mio.»

Poi baciò la lapide, indirizzò alla figlioletta un’ultima preghiera e se ne andò.
 
 
 



Sede Ritiro della Nazionale Giapponese.
 
 
«Ma si può sapere cosa avete al posto di quelle gambe, dei macigni?» Li accusò Mister Gamo. «Dove avete lasciato la velocità, in ferie?»

In effetti, non aveva tutti i torti. Avevano fatto schifo quel pomeriggio. La cosa peggiore era che Holly si era reso conto che erano quasi tutti di una lentezza imbarazzante, lui compreso. Lui! Come aveva fatto a non capirlo prima. Solo Rob era quello di sempre, velocissimo e scattante. Eppure, che lui sapesse quel ragazzo non si drogava, o forse sì?
 
«Siete imbarazzanti. Imbarazzanti!» Rincarò la dose un inviperito Mister Turner. «Davvero, neanche i ragazzini che alleno a casa sono così lenti e loro li faccio correre sulla sabbia.»

«Ci aspetta e, soprattutto, vi aspetta un lavoro ancora più duro di quello che avevamo preventivato. Ma come pensate di riprendervi la Coppa in queste condizioni fisiche? Io non ci tengo più a rifare una figuraccia come la volta scorsa ve lo dico subito» lo spalleggiò Mister Gamo.

«Ahahahahaha.»

Eh? Ma chi diamine stava ridendo. L’aveva sentita solo lui quella risata? Si guardò in giro e vide tutti i suoi compagni abbattuti e seri e allora chi…
 
«La prima partita si avvicina, ragazzi e voi siete messi così. Volete iniziare subito con una sconfitta?» Continuò imperterrito Mister Gamo che non sembrava avere sentito.

«Domani – aprite bene le orecchie – domani per tutto il giorno ci concentreremo sul potenziamento delle gambe e sulla velocità» li informò Mister Turner. «Corsa, esercizi mirati, corsa, salti, corsa, scatti, corsa…»

«Che cooosaaa?» Urlarono tutti insieme.

«Vi posso assicurare che a fine giornata striscerete come vermi» continuò imperterrito.

«Ahahahahaha.»
 
Ma insomma, ma chi cazzo… Holly iniziava a perdere le staffe. Loro subivano una ramanzina coi fiocchi, meritata e qualcuno rideva. Rideva! E con che gusto.
Possibile che nessuno sentisse quel suono irritante?
 
«Mi piacerebbe incontrare i vostri allenatori e dare loro un calcio in culo per come vi hanno trattato. Idioti totali, incompetenti! Oh, sì, siete più resistenti, più massicci, più potenti, ma la velocità? Non posso credere che l’hanno ignorata così. È un aspetto fondamentale del calcio. Che te ne fai di un tiro potente se non hai la resistenza di arrivare sotto la porta e tirarlo? Che te ne fai della forza, quando schiatti dopo pochi metri percorsi?» Mister Gamo era un fiume in piena.

«Ahahahahaha.»
 
«Oh, insomma basta, chi cazzo è che continua a ridere?» Sbottò lui non riuscendo più sa trattenersi. «Che cosa c’è di così divertente?»

«Ma dico, capitano, ti sei ammattito?» Gli chiese Philip.

«Holly, ma che caz…» lo interrogò Benji che venne interrotto da quel suono sempre più fastidioso.

«Ahahahahaha.»
 
«Ma… ma chi è?» Domandò Tom.

«Ahahahahaha.»
 
Oh, finalmente ora se ne erano accorti tutti che non aveva le visioni. Eppure, quella risata… no, non poteva essere… lei.
Holly scrutò bene la zona. Erano in mezzo al campo circondato da una rete alta e davano le spalle all’entrata, quindi, andando per esclusione… si girò in quella direzione e la vide seduta su una delle panchine circondata dalle altre manager. Guardava loro mentre se la rideva e… cosa diamine stava facendo? Aveva in braccio qualcosa di soffice e sembrava lo stesse accarezzando. Ma che ca…
 
«Patty!» Urlò.

«Holly!» Rispose lei prima di riprendere a ridere.

«Pattyyy» fecero loro eco gli amici che si precipitarono a raggiungerla per subissarla di domande alle quali rispondeva mantenendo il sorriso.

«Sono felice di vederti allegra, finalmente, anche se non per i giusti motivi» le disse lui arrivando con calma.

«Sono felice di sentirti strigliato a dovere dai Mister. Tutti voi a dire il vero. Hanno ragione, avete fatto pena. Più invecchiate e più vi rallentate.»

«Oh, andiamo, non esagerare adesso.»

«Bruce, non sto né scherzando né esagerando. Ma siete veramente voi? Non vi riconosco più. Ho assistito agli ultimi cinque minuti di allenamento e non sapevo se piangere o raggiungervi in campo e pigliarvi a sberle tutti, dal primo all’ultimo. Alla fine, ho preferito ridere e continuerò a farlo finché non tornerete a fare sul serio. Ah ah ah» li canzonò infine.

E mentre loro si ammutolirono sbalorditi, furono i Mister questa volta a ridere.
 
«Ah, come si è sentita la tua mancanza Patricia. Ci volevi tu perché la capissero. Visto? È qualcosa di così palese che si nota come niente» ribadì Mister Gamo guardandoli. «Ah, Turner, lei era la capo manager della Nazionale. Tutti le davano ascolto e non osavano ribattere mai a quello che diceva, aveva un caratterino pazzesco che li rimetteva tutti in riga. Le bastava un solo sguardo e questi qui filavano. E, come puoi vedere, è ancora così.»

«Oh, bene. Felice di conoscerla. Qui dentro si sente spesso parlare di lei e a dire il vero manca qualcuno che non ha timore ad affrontarli in blocco o singolarmente» le disse lui e poi sganciò un missile «non le piacerebbe tornare?»

«Ehhhhhhhhh?» Esclamarono in coro.
 
Questa volta era rimasto anche lui a bocca aperta. Cosa avrebbe risposto Patty? Erano tutti in attesa.
 
«E perché, scusi? Non ho più contatti con questo mondo da anni e non sono mai stata meglio» gli rispose.

«Però ora è qui, come mai?» L’interrogò lui non mollando la presa.

«Sono qui solo per un motivo» poi guardò loro e disse «volevo solo farvi sapere che sto bene. Ho fatto la tac ed è pulita, perfetta. Volevo lo sapeste da me in persona. Ho saputo da Eve che vi siete molto preoccupati, mi spiace molto.»

«Oddio, che sollievo» disse lui subito sentendosi tutti gli sguardi addosso. «Be’, ero preoccupato. Posso dirlo o no?»
 
 



 
Patty non sapeva che dire. Holly l’aveva spiazzata per l’ennesima volta.

 
«Non è che hai paura che possa denunciarti al giudice e spennarti, vero?»

«Ma come, non vuoi più darli in beneficenza? Oh, ma che cattiva» ribatté lui senza pensarci un momento.

«Questi – a occhio e croce – non mi sembrano cento chilometri» disse indicando l’esigua distanza tra loro due.

«Quel giudice era un cretino e non era nemmeno sano di mente se vogliamo dirla tutta» sentenziò lui.

«Oh, solo perché ha accolto tutte le mie richieste minacciandoti di metterti in carcere se non la smettevi di protestare? Oh, sì, l’ho saputo. Avrei voluto esserci per godermi la scena.»

«Ma non c’eri. Ed ecco una domanda per te che sono anni che desidero farti; cara la mia ex moglie, mentre io ero lì a sentire quell’idiota pontificare contro di me e quasi santificarti, tu dov’eri?»

E lui si aspettava davvero che glielo dicesse? Davanti a tutti?
 
«A festeggiare l’essermi liberata di te» disse con freddezza.

Se solo avesse saputo… ma non era il momento giusto quello.
 
«Aspetta un po’» li interruppe Tom «che vorresti dire, Patty. Che sei stata felice e non devastata dal divorzio?»

E be’, una piccola spiegazione ci stava. E dopo avere guardato Holly per capire se era d’accordo e averlo visto annuire…
 
«Ma come, non ve l’ha detto? Oh, ma davvero hai mantenuto il segreto? Non pensavo ci riuscissi, che bravo, ma tant’è, ora ci penso io.»

«Non tirarla troppo per lunghe a questo punto o lo dico io, tanto ormai… tutta la fatica che ho fatto in questi anni, sprecata così. Tanto valeva che ti lasciassi in balìa dei giornalisti» replicò lui.

«Eh, pazienza, l’hai deciso tu. Io te l’avevo detto di non farlo, ma…» disse e poi fissò tutti prima di dire «ebbene sì, il vostro povero capitano si è immolato per nulla. Sono stata io a dargli il benservito, non lui. Io ho voluto il divorzio.»

E lì non volò una mosca per qualche minuto. Tutti facevano spola di sguardi tra loro due, ma nessuno riusciva a spiccicare parola.
 
«Ehhhhhhhhhh?» Fu il loro commento.

Già, ma non avrebbe certo rivelato il perché né a loro né al suo ex che ancora non l’aveva capito, a quanto pareva.
 
«Ma che ca… tuuu? Assurdo. Smettila di scherzare dai» le disse Bruce.

«Ti pare che stia scherzando, testone?»

«Ma… ma perché? Eri così innamorata di lui e…»

«Ecco, bravo, ero. Ora mi è indifferente.»

Lei lo disse guardando Holly dritto negli occhi come per sfidarlo a replicare. Ma lui la sorprese. Le si avvicinò, mise la sua coniglietta sulla panchina, la fece alzare, le circondò la vita e poi, davanti a tutti – a tutti, che imbarazzo – la baciò. Sulle labbra. Un bacio vero. E lei? E lei, di nuovo, si abbandonò e lui e gli rispose. Ma era diventata pazza del tutto?
No! Nonononono, non posso permetterglielo, non una seconda volta. Ma cazzo, è così bello. Dio, quanto mi sono mancati i suoi baci.
Troppo presto finì e non certo per merito suo.

 
«A me non sembra di esserti poi così indifferente» le rinfacciò con la spavalderia di chi sapeva di avere ragione.

«Tu… tu…» disse con rabbia.

«È vero, è stata lei, ma io mi sono offerto di prendermi la colpa per preservarla da attacchi indesiderati da parte della stampa e non solo. Ci sono riuscito, no? Ci avete creduto anche voi, devo avere fatto proprio un bel lavoro» spiegò agli amici. «Oddio, che bello essersi liberato di questo peso, finalmente.»

«Non è possibile, non ci credo» disse Bruce. «Era questo il tuo segreto. Era per questo che evitavi di parlare di lei o se lo facevi era sempre con cattiveria. Era tutto un piano.»

«Che, ripeto, ha funzionato alla grande» specificò Holly.

Non era possibile. Poi vide Holly prendere la sua coniglietta tra le mani, alzarla al livello del viso e sorriderle. Il guinzaglio della pettorina ancora legato a lei.
 
«No, dico, non è buffo?» Chiese agli amici mentre la mostrava. «Ed è anche morbidissimo. Ha uno sguardo dolce e questo suo continuo muovere le guance è ipnotico.»

«È una lei» si sentì il dovere di specificare cercando di riprendersela, invano.

«Ok, resta il fatto che è buffa» le rispose lui. «Che diamine… cosa le hai messo addosso?» Le domandò guardando l’imbragatura collegata al suo polso.

«Secondo te la porto fuori casa senza nulla? A lei piace passeggiare e io non voglio rischiare di perderla. Che poi a te che te ne frega. Saranno fatti miei cosa faccio o meno alla mia piccolina pelosa, no?»

Ma guarda un po’ tu se doveva giustificarsi con lui, era il colmo.
 
«Be’, è vero, ma ammetterai che è un po’ ridicola.»

«Ridicolo sarai tu» ribatté lei. «Miss Fluffy è bellissima con questa pettorina nera con i girasoli.»

«Come la sua padrona» le disse lasciandola a bocca aperta.

«Ma per favore, con me non attacca più» rispose dopo essersi ripresa. «Mi è bastata una volta e non intendo ripetere l’esperienza, in nessun modo. Ormai non ti credo più. Trovati qualcun’altra da prendere in giro e smettila di fare il galante con me. E di baciarmi. La prossima volta potresti ritrovarti a rimpiangere di averci anche solo pensato.»

«La… prossima volta? Ok, io ci sto. Ti conviene stare in guardia. Come si dice “non c’è due senza tre”

«Argggh, sei impossibile» sbottò, riuscendo finalmente a riprendersi la sua coniglietta.

Diamine, come riusciva a mandarla fuori dai gangheri in pochi minuti? E se la rideva pure, mentre lei ribolliva di rabbia. Inaudito.
 
«Ragazzi che vibrazioni che emanate» constatò Rob sorridendo.

«Il tappetto ha ragione» lo spalleggiò Mark. «Mi chiedo cosa avete divorziato a fare e perchè.»

«Ma la vera domanda è un’altra. Se questo era il secondo, il primo quando è stato?» E anche Bruce s’intromise con un sorrisetto ambiguo.

Ma erano sempre stati così impiccioni? Eh, a ben pensarci… sì. Ci mancavano solo loro. Vibrazioni è? Già, omicide, nel suo caso.
 
«Ok, ok, ora basta con questo siparietto» disse Mister Turner per poi rivolgersi a lei. «La mia proposta è sempre valida. Ha intenzione di accettare? Sono sicuro che il suo aiuto qui potrebbe essere utile.»

Uffa, questa proprio non ci voleva. Si prese un minuto per rifletterci su.
 
«Miss Fluffy, tu che dici?» Interrogò la palla di pelo alzandola e guardandola negli occhi. Poi disse rivolta ai Mister. «Ci dobbiamo pensare. Perché dove vado io, va anche lei sia chiaro. Non che ne senta la necessità, ma…»

«Ma… cosa?» Le chiesero tutti.

«Potrei accettare. A determinate condizioni che discuterò con voi due» si affrettò ad aggiungere poi alzando la voce per farsi sentire, visto che tutti gridavano di gioia. «E non lo faccio per te, sia chiaro. Non pensarci e non sperarlo neanche per un momento e…»

I'll never be, never be, never gonna be, never gonna be, never gonna be…
 
«Scusate un attimo… qualcuno mi cerca. E ora dove ho messo quel coso?» Si domandò andando alla borsa abbandonata sulla panchina per frugarci dentro.

Nobody's wife. Nobody, yeah, nobody, yeah, no no no, never gonna be, never gonna be… ²
 
«Se, se, ho capito e piantala dannato aggeggio fastidioso. Sentite voi due, rendetevi utili» disse poi afferrandola e dirigendosi dai Mister che la fissavano sbalorditi.

«Che cosa… ma che…» cercò di protestare Mister Gamo, invano ovviamente.

«Lei, si prenda Miss Fluffy» disse piazzandola in mano a un Mister Turner ora sconvolto «e lei la borsa, la inclini un po’ che sono bassa io» concluse andando da Mister Gamo che eseguì in automatico.

I'll never be, never be, never gonna be, never gonna…
 
«Oh, eccoti qua. Pronto?... Che cosa… Ma no, stai scherzando? Mamma, guarda che non è divertente… Ah, cazzo che sfiga… Sì, sì, non è carino dirlo, ma dai non poteva certo vivere in eterno… Sì, le volevo bene anch’io a mio modo, ma penso che novanta sette anni e mezzo siano un bel traguardo no?... No, ok, se lo dici tu… Poteva stare qua ancora e certo, come no. Rompicoglioni com’era quella lì, sai che bello» aggiunse a bassa voce. «No, non ho detto niente se non che mi dispiace tantissssimo, dopotutto non era poi così vecchia, no? Ecco, appunto… Ma quando è successo, ci siamo viste fino a due ore fa e non… Ah, è solo da mezz’ora, roba fresca insomma. Ok, arrivo e ne parliamo. Ciao.»

«Aspetta. Novantasette… tornando indietro di cinque anni all’epoca ne aveva novantadue e… no, non dirmi che è morta la prozia Ayame» le disse Holly.

«Wow, che memoria, sono colpita. Sì, lei. Che vuoi, prima o poi doveva succedere, ma di certo nessuno si aspettava che cadesse facendo Tip Tap mentre si esercitava per un teatro di beneficienza e battesse la testa sul palco di legno. Sì, non dire nulla, lo so che a me è andata di culo» aggiunse poi vedendolo pronto a replicare «ma si vede che nella mia famiglia prima o poi capita a tutti. Qualcuno se la cava, altri no, purtroppo e a mia zia è toccato il no. Però dai, almeno è morta facendo qualcosa che amava da sempre.»

«Dio mio, ma quando sei diventata così cinica e insensibile tu. Era pur sempre una tua parente, un po’ di rispetto» l’attaccò Holly.

«Di preciso non lo so, ma posso dirti che prima del nostro matrimonio non ero così» le rispose secca, zittendolo. «Bene, ora vado dai miei, ma prima mi conviene passare al mini market a prendere fazzoletti di carta come se piovesse e pure qualche tappino per le orecchie. Mister Turner, le prometto di pensarci su e darle risposta a breve, bella o brutta che sia» disse prima di girarsi per andarsene.

Quello la chiamò e… oh, cavoli, era la solita sbadata.
 
«Cosa me ne dovrei fare di questa… palla di pelo ultra morbida?» Le disse parlando della coniglietta.

«Presto, Patty, fagli una foto prima di riprendertela. E quando ci ricapita più di poterlo ricattare in futuro» le sussurrò Mark.

Ridacchiando, recuperò la borsa e Miss Fluffy, salutò tutti e corse via
 
 
 
Dio mio, l’aveva baciata davanti a tutti. Per la seconda volta aveva approfittato di un momento di smarrimento della sua ex per incollarsi alle sue labbra che – a dire il vero – erano ancora più morbide e invitanti di come si ricordava.
Holly si ripromise che non sarebbero stati baci isolati.  

 
«Ma è sempre così?» Chiese Mister Turner al gruppo.

«E non hai ancora visto niente, collega» gli rispose Mister Gamo mentre tutti annuivano. «Se accetterà di tornare tra noi, preparati a dire addio alla tranquillità perché con Patty in giro, quella parola non esiste.»

«Ed era tua moglie, Hutton? Ma come cazzo hai fatto a fartela scappare, ma che hai in testa?» Gli chiese.

E mentre lui rispondeva…
 
«Me lo chiedo anch’io.»

Tutti gli altri esclamarono…
 
«I palloni da calcio!»

Questione chiusa.
 
«Forza scansafatiche, mi sembra che vi siete riposati un po’ troppo per i miei gusti, quindi… mettetevi in fila indiana, scansate gli ostacoli davanti a voi e poi fate un giro di campo completo. Iniziate con dieci giri a testa. Muoversi, muoversiiiiii!» Abbaiò ordini Mister Turner.

Tutti si affrettarono a obbedire. L’avrebbe fatto anche lui se…
 
«E questo cos’è?» Disse abbassandosi a prendere qualcosa per terra. «Un angelo di origami? Ma di chi… sarà di Patty, dopotutto c’era lei qui fino a poco fa» disse sperando di vederla in lontananza, ma era già andata via. Che velocità.

Per paura di romperlo mettendoselo in tasca, lo appoggiò sulla panchina.
 
«Che c’è? Trovato qualcosa?» Gli chiese Eve.

«Sì, credo sia di Patty» le rispose mostrandole l’origami particolare.

«Non l’ho mai visto, non saprei dirti. Lo prendo io e glielo ridò appena torna, perché torna, lo so» fece per allungare la mano, ma lui la bloccò.

«No, ci penso io. Lascialo qui. Non so bene perché, ma sento che devo essere io a ridarglielo.»

E sotto lo sguardo stupito dell’amica, corse in campo e si mise in fila dietro Bob. Perché Patty girasse con quell’angelo in tasca era un mistero. Un mistero che lui era intenzionato a scoprire quanto prima. Un sorriso gli spuntò sul volto. L’effetto Patty era tornato.
 
 
 
Legenda:
 
¹ Il fiore sembra galleggiare sull’acqua degli stagni, in realtà affonda le sue radici nel fondo melmoso. Questa sua struttura identifica una via verso il paradiso: nasce dal fango (rappresenta il mondo degli uomini, contaminato dalle impurità), attraversa l’acqua (il difficile cammino verso l’illuminazione) per poi affiorare e sbocciare in tutta la sua bellezza (il paradiso). Inoltre, la particolarità di aprire la corolla di giorno e chiuderla di notte, simboleggia rigenerazione e forza vitale.
 
² “Nobody’s Wife” Brano di Anouk.  Data di uscita: 1997.  Album: Together Alone Generi: Pop, Rock. 
   
 
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