Epilogo
"Le
vacanze sono una stronzata…"
"Al, non dire così…"
Alice, per la terza volta da quando avevano
lasciato il vagone dei prefetti per raggiungere Lily e Malfoy,
sospirò: Al si
lagnava nello stesso modo in cui lo faceva sua sorella e questo la fece
sorridere.
Stava pensando a cosa dire quando un ragazzino dei
primi anni le finì addosso, facendole perdere l'equilibrio.
Al
riuscì
a prendere la ragazza
per un braccio, evitando di farla cadere e, una volta assicuratosi che
lei
stesse bene, si rivolse al ragazzino. "Non correre, altrimenti ti tolgo
dei punti" disse, contrariato.
Alice alzò gli occhi e gli diede una manata sul
braccio, probabilmente per dirgli di smetterla di bleffare, ma poi
decise di
rassicurare il piccolo studente che aveva sgranato gli occhi
terrorizzato.
"Scusa, prefetto Potter, non lo faccio
più" mormorò lui, ma poi, vedendo arrivare altri
ragazzini, scappò via
nella direzione che aveva preso.
"Non correte, per Salazar!"
"Dai, smettila…"
Alice gli prese il braccio e fece scivolare la mano fino a raggiungere
la sua e
intrecciare insieme le loro dita.
Il ragazzo sbuffò: perché lei non era infastidita
come lo era lui? Se fossero rimasti a scuola
si
sarebbero potuti vedere tutti i giorni, senza che nessuno ficcanasasse
il naso,
e invece così…
A casa sicuramente sua madre avrebbe
voluto che partecipasse a tutti i pranzi di famiglia e altre cose
assurde.
Anche l'ultima riunione con i prefetti era stata assurda, secondo lui. Avrebbero dovuto rimanere a
Hogwarts.
Poi Alice gli strinse le dita e Al sospirò,
voltandosi a guardarla mentre ancora camminavano lungo il corridoio.
Alice
si avvicinò ad Al quando due ragazzi del
quinto anno incrociarono il loro cammino e ne approfittò per
stringersi a lui.
"In verità, secondo me, sarà…"
Ma
lui non le fece finire
la frase e la spinse contro la parete rientrante del vagone, subito
prima della
congiunzione di due carrozze.
"Se fossimo rimasti a scuola, ci saremmo
potuti vedere tutti i giorni, mentre così, fra il mio stage
al Ministero e il
resto, non riusciremo a vederci fino all'anno nuovo, ci scommetto…"
Alice sorrise come aveva sorriso poco prima al
ragazzino: lo avrebbe tranquillizzato, anche lei voleva vederlo spesso.
Alzò una
mano per accarezzargli la guancia e lui gliela prese per baciarle le
dita.
Al appoggiò una mano alla parete dietro alla
ragazza e si chinò su di lei per baciarla: per fortuna non
fece obiezioni,
Alice aveva smesso di nascondersi e l'unico problema di cui lui si preoccupava era Neville, ma stava
sempre attento ad
assicurarsi che non fosse in giro.
"Se tu mi lasciassi parlare, forse…"
disse Alice, appena lui si staccò, ma il
ragazzo rise, perché lei non sembrava avere voglia di
interrompere il bacio;
nessuno dei loro baci.
"Spara" concesse: lei sembrava sempre un
passo avanti a lui e per Al era stata una cosa talmente nuova che si stupiva ogni volta.
"I miei sono a Hogsmeade" iniziò la
ragazza. Come? Davvero? Sentì un sorriso spuntargli sul
viso. "A casa siamo
solo io e Frank, ma…"
Al sentì sparire il suo sorriso.
"Ma?"
Alice
spalancò gli occhi per un secondo, contenta
di avere la sua attenzione. "Non possiamo invitare gente e i miei hanno
deciso di bloccare i camini e di impedire le materializzazioni, quindi…" Al imprecò, ma lei
continuò. "Quindi
dovrò venire a prenderti io".
"Cosa vuol dire che
devi venirmi a prendere?"
"Materializzazione congiunta, Potter" mormorò,
omettendo che lei e Lily lo avevano fatto un sacco
di volte, sia con James che con Frank.
Al
sgranò
gli occhi quando capì
quello che intendeva: avrebbe guidato lei la materializzazione? Era
illegale!
Alice dovette capire quello che stava pensando perché subito
dopo aggiunse:
"Se con me c'è un maggiorenne con patente, il Ministero non
può sapere con
certezza da chi proviene la magia e se…"
Giusto!
Al tornò a
sorridere e non ascoltò la fine della
frase: sapeva di quella falla, suo padre l'aveva raccontata, qualche
volta, in
passato. "Beh, sempre che a te non dia fastidio che debba condurre io
la mat…"
Ma
cosa gli interessava a
lui? "Voglio stare con te, non mi interessa
nient'altro"
la interruppe.
Alice
sorrise e gli prese il davanti del maglione
per tirarlo a sé. "Bene, perché sai
cos'è che voglio io?"
Al le posò le labbra sulle sue e le circondò la
vita con le mani. "Cosa vuoi?"
La ragazza si sollevò sulle punte e sussurrò:
"Voglio fare l'amore con te", prima di tornare a baciarlo.
***
"Sì, sembra che sia incinta" rispose
Fiona, la fidanzata di Hugo, mentre pescava un rospo alla menta
dall'enorme
sacchetto di dolci del ragazzo.
"Davvero?
Mamma non me lo ha
detto" constatò, corrugando la fronte. Ma poi tornò a
guardare la rivista patinata dove scope e
divise svolazzavano a ogni pagina. "Chissà chi prenderanno
al suo posto…"
Sospirò, voltando pagina.
"Peccato che Rose non giochi più, altrimenti…"
Hugo si infilò
in bocca una piperilla
e continuò a parlare con la
bocca piena.
"Davvero!
L'avrebbero
presa subito, senza neanche fare il provino, ci scommetto!"
esclamò la
rossa, sospirando subito dopo.
Scorpius
teneva una mano sulla pancia di Lily e la
mosse in una carezza inconsapevole, mentre guardava fuori dal
finestrino.
"Te dovrai aspettare
ancora due anni".
"Per far che?" gli chiese lei, inclinando
la rivista e guardandolo da sotto.
Scorpius abbassò lo sguardo su di lei. "Per
fare i provini per il Quidditch" precisò; Lily sapeva volare
meglio di un
gufo, era veloce e agile, ed era in grado di guidare la scopa anche
solo con
una mano. Probabilmente avrebbe potuto farlo anche bendata e con una
mano
incantata dietro alla schiena. Per lui, avrebbe potuto giocare da
professionista, in qualsiasi squadra. Con qualsiasi ruolo.
Lily arricciò il naso in un gesto che smosse il
petto del biondo. "Non so…"
"Devi
solo trovare il coraggio di
provarci" disse ancora lui, continuando ad accarezzarla sopra il
maglione.
Quando Lily alzò di nuovo gli occhi su Scorpius,
lui le fece l'occhiolino e poi spostò lo sguardo fuori dal
finestrino, ma senza
staccare la mano da lei. Ma…
Si
tirò su e si voltò
verso il ragazzo. "Ma parli sul serio?"
Scorpius
si girò appena
sentì che Lily si era spostata. "Come?" chiese, non capendo.
"Pensi
davvero quello che hai
detto?" gli chiese lei, sottovoce, come se fosse un
segreto. Eh? Non
avrebbe parlato se non lo avesse pensato!
"Ma
certo.
Perché
dovrei…"
Quando lei si morse il labbro, Scorpius
si sentì perso. "Tu non pensi di poter…"
Si interuppe quando il
rumore del sacchetto di Weasley e della Tassorosso al suo fianco gli
ricordò
che non erano soli. "Ehm…"
"Hugo, andiamo da Stuart, che prima ha detto
che doveva parlarci" disse
la ragazza, alzandosi
in piedi.
"Stuart?
Ma non ha
detto niente del ge…"
La Tassorosso fece una smorfia con la bocca e
interruppe il rosso tirandolo per un braccio. "Certo che lo ha detto! Magari non lo ricordi"
lo apostrofò, mentre il ragazzo la guardava confuso, poi si
rivolse a Lily.
"Tuo cugino ha poca memoria, mi sa…"
Lily sorrise nervosamente e si passò una mano fra i
capelli, mentre con un cenno la ringraziava. Osservò i due
amici uscire dallo
scompartimento, ma poi rimase a guardare la porta anche quando lei e
Scorpius
rimasero soli.
"Guardami, Lily" le disse, dopo un po', e
la ragazza obbedì, girandosi verso di lui, ma senza alzare
gli occhi.
Scorpius
le prese il mento con la mano e le alzò il
viso. "Adesso mi spieghi" ordinò, quasi.
"Pensi veramente che potrei giocare in una
squadra di Quidditch?" Ma che domanda era?
"Tu giochi già in una squadra di
Quidditch!" le rispose.
Lily sbuffò e alzò gli occhi al soffitto. "Ma è quella della
scuola!" esclamò, come se fosse
niente. Scopius fece
cadere la mano.
"Per te che sei brava
è solo la squadra della scuola, ma c'è anche chi
non è stato ammesso…"
Lily
si morse l'interno della guancia; non capiva
se lui volesse farla sentire in colpa o la trattasse come una bambina
capricciosa. Comunque non le piaceva nessuna delle due cose. "Quindi, secondo te sono brava?"
chiese ancora.
Scorpius
sorrise. "Certo che
sei brava. E lo sai
anche tu" rispose, facendo
scorrere il dorso delle dita sulla sua guancia: adorava toccarla.
Lei rise e si spostò su di lui, salendo a cavalcioni sulle sue gambe. "E
quanto sono brava,
allora?" domandò, chinandosi su di lui per baciarlo.
Il ragazzo le posò le mani sui fianchi,
accarezzandola attraverso i jeans. "Beh…"
Si fermò perché lei aveva iniziato a strusciarsi
contro di lui; non andava bene
per niente. "Lily…"
sospirò.
"E sono più brava di te?" gli chiese
ancora, ridendo.
"Cosa dovrei
rispondere?" Lei rise ancora. "Se ti dicessi che sei più
brava di me,
diresti che sono un ruffiano, mentre se sostenessi che sono
più bravo io, tu…"
"Direi che sei un arrogante presuntuoso!"
lo interruppe, ridendo.
"Già, lo immaginavo!" rispose lui,
iniziando a farle il solletico. Lily rise e si buttò di
lato, fino a quando non
si ritrovarono sdraiati vicini.
Lily
sospirò e passò le mani fra i capelli del
ragazzo; le piaceva così
tanto, farlo.
"In verità ho scoperto che non sei male,
sai?" disse, continuando ad accarezzarlo.
"Lily
che mi fa un
complimento?
Ma chi sei tu? E che ne
hai fatto di lei?" Scorpius riniziò
a farle il
solletico e lei rise ancora, mentre il mondo sembrava lontanissimo,
fuori dal
loro scompartimento. Lily ci pensava da un po': Scorpius
l'aveva aiutata
con il Quidditch, la sosteneva e le diceva sempre che era brava.
Perfino Alice
aveva detto che in certi momenti il suo atteggiamento valeva
più dei baci e
delle carezze.
"Potrei dirti che…"
"Mi
dici già quanto
pensi che io sia snob e altezzoso, sai?
Non c'è bisogno che tu lo
faccia anche adesso!" la interruppe lui, ridendo, ma Lily mise il
broncio:
per una volta che era seria!
"Sei sempre gentile…"
iniziò, come se lui non avesse detto niente, rendendosi
conto per la prima
volta che, forse, anche lei poteva essere una persona gentile come lui.
Continuò ad accarezzargli i capelli. "Sei bravo a Quidditch,
sei così
bello che tutte le ragazze ti corrono
dietro e…"
La voce le morì in gola e un groppo alle corde
vocali le fece mancare le parole che voleva dire dopo.
"Lily, non…"
Scorpius cercò di tirarsi su, improvvisamente serissimo, ma
lei gli impedì di
muoversi.
"Shh… zitto.
Chissà
quando ricapiterà che io sia così sincera con te"
disse ancora, prima di
baciarlo e lui obbedì. Continuò a far scorrere le
mani su di lui e poi scese
fino alla spalla e continuare un po' sulla schiena. "Hai i voti
migliori
che io abbia mai visto. E non per qualcosa, ma ti ricordo ancora che
sono
cugina di Rose; sei sempre carino con tutti e non ti ho mai sentito
prendere in
giro o insultare nessuno…"
Scorpius
rimase a bocca aperta: Lily gli stava
elencando tutte quelle qualità, ma lui se le meritava
davvero? Era davvero così
come lo vedeva lei? "Io non…"
Gli chiuse le labbra con un dito, intimandogli
ancora di tacere. "E sei così dannatamente perfetto che
naturalmente non lo sai.
Scorp, io…"
Lei si interruppe
ancora e
lui rimase in bilico fra il prenderla in giro perché aveva
sempre detto che non
lo avrebbe mai chiamato 'Scorp'
e sentire quello che
voleva dirgli, così rimase in silenzio a perdersi nei suoi
occhi nocciola,
quegli stessi occhi che ora lo guardavano con intensità.
"Io… penso di amarti"
concluse Lily, in fretta,
subito dopo, spostando lo
sguardo verso il finestrino, per osservare campi e boschi che si
susseguivano
in un loop infinito di
emozioni.
Stranamente, si sentiva bene; non in imbarazzo,
come pensava, né smaniosa di sentirgli dire la stessa cosa,
lei voleva solo
dirglielo, non per sentirlo rispondere, ma perché lui doveva
saperlo.
"Lily…" la
richiamò il biondo, accarezzandole ancora il viso e lei
tornò a guardarlo, con
una strana tranquillità nel petto.
"Non devi dire niente, Scorpius, non voglio
che tu ti senta obbligato…"
Ma
lui non la fece finire e
si chinò fino ad azzerare lo spazio fra le loro labbra. "Io,
invece, ne
sono sicuro: ti amo, Lily" disse prima di baciarla e farla sentire in
paradiso.
***
Santo
Merlino!
Ginny
stava correndo per la scala che portava ai
piani superiori perché si era scordata i guanti in camera. O
nel guardaroba. O…
Beh, dannazione, se se
lo fosse
ricordato, dov'era, avrebbe potuto fare un accio
e tutto si sarebbe risolto in pochissimo tempo, invece era
già a Diagon
Alley quando si era
accorta di averli lasciati a casa e di non riuscire a resistere senza.
Sbuffò quando inciampò su uno dei gradini e si impose di darsi una calmata:
sapeva perché si sentiva
così nervosa e irritata. Era perché Lily, la sua
cara figliola di soli quindici
anni, aveva raccontato alla sua miglior amica, la sera prima, che quel
giorno
avrebbe fatto l'amore per la prima volta con Scorpius, il suo ragazzo e
lei,
che aveva sentito la conversazione di nascosto, non aveva
potuto far altro che fingere di non sapere niente. Ma
come si fa a fingere di non sapere? Sua figlia,
la sua
bambina più piccola, stava perdendo la verginità
forse proprio in quel momento.
Nervosamente guardò l'orologio. Come sarebbe andata? Sarebbe
stata
un'esperienza bella come la sua con Harry? O sarebbe stato disastroso?
Scorpius
sarebbe stato gentile oppure…
Si
impose
di continuare a
camminare. Ma
perché si era messa con un ragazzo che
lei conosceva? Uno che aveva visto crescere, che considerava parte
della sua
famiglia... Cosa avrebbe
fatto se avesse dovuto
lanciargli una cruciatus
perché non era stato attento
con sua figlia? Per le mutande sporche di Merlino, avrebbe davvero
preferito
non sapere!
Entrò in camera e lì, sul comodino,
trovò ciò che
l'aveva fatta tornare indietro fino a casa. Sorrise scuotendo il capo e
si
affrettò a prenderli. Desiderosa di pace, cercò
anche di tranquillizzarsi: Scorpius
sarebbe stato perfetto per Lily, esattamente come lo era stato Harry
con lei. Sarebbero
stati attenti a tutto e ogni cosa sarebbe andata bene. Sorrise e fece
dietro front per
tornare a fare gli
acquisti.
Invece di smaterializzarsi, però, una volta fuori
sul corridoio, vide la porta della stanza di Al chiusa: ma quante volte
aveva
detto ai ragazzi di lasciare le porte aperte la mattina così
che l'aria
circolasse dappertutto? Le stanze degli adolescenti poi avevano bisogno
di
aria, se qualcuno voleva entrarci ancora.
Con un sospiro profondo aprì la porta ma, quello
che vide la bloccò prima che potesse raggiungere la
finestra: Al era
sdraiato a letto, mentre sul suo torso nudo era
appoggiata una ragazza, nuda dalla vita in su e si stavano bisbigliando
frasi
chiaramente d'amore.
Quando lei si girò verso la porta spalancata, per
poco Ginny non perse l'equilibrio: Alice! Merlino, suo figlio era a
letto con
Alice. E sicuramente avevano fatto…
Oh, Merlino!
Chiuse la porta di scatto e poi si fermò a
guardarla dal corridoio, come se stesse vivendo in trance e stesse
per proclamare una profezia.
"Ginny? Tutto bene?"
La voce dell'uomo la riportò velocemente sul
vecchio tappeto che si ostinava a non buttare e che era stato colpevole
di aver
attutito i suoi passi; come sentì la porta di casa chiudersi
e rumori
inconfondibili riempire la cucina, riaprì
la porta
della stanza del figlio, per mettere dentro la testa.
"Vedete
di
rivestirvi.
Anzi, smaterializzatevi: tuo padre
è qui"
annunciò.
"Ma papà non
aveva
quella cosa al Ministero?" chiese suo figlio, mentre lei sbuffava
ancora.
"Non il tuo, il suo!" urlò bisbigliando,
per poi chiudere di nuovo la porta e raggiungere Neville giù
e impedendogli di
salire.
Era una situazione bizzarra: Lily e Scorpius, Al e Alice… ma cosa era
successo? Non c'era più gente nuova a
Hogwarts? Per un attimo ripensò a quando aveva pensato che i
figli di Lily e di
Alice avrebbero potuto essere amici, da grandi. Amici, aveva pensato,
non cugini, per Godric!
"Hai uno strano sorriso, Ginny" le disse
Neville, quando raggiunse la fine della scala. Oh, davvero? Stava
sorridendo?
Buttò un occhio allo specchio in corridoio e notò
di di
avere un'espressione contenta. Beh, effettivamente
la situazione era buffa e divertente. Guardò verso il
pianerottolo, lì dove
pochi mesi prima i suoi figli si erano tirati
schiantesimi e ora,
invece, stavano crescendo davvero. Ma
era giusto così.
"Ho trovato uno zellino
vicino al letto" mentì, ma felice.
"Porta fortuna"
"Sì,
l'ho sentito
anch'io.
Andiamo? Harry ci raggiunge a pranzo
da Hannah" disse,
prendendo l'amico a braccetto e spingendolo con decisione verso la
porta, per
farlo uscire.
"Oh, mamma!" esclamò James, incrociandoli
davanti all'uscio.
"James, cosa fai a
casa?" domandò, aggrottando la fronte; il rossore sulle
guance del figlio
le fecero capire che non si aspettava di incontrarla e che era a
disagio. Un
altro che tornava a casa di nascosto per incontrarsi con qualcuno?
Quasi rise.
"Oh, aspetti una ragazza?" chiese e
quando gli si arrossò anche la fronte, rise davvero.
"Beh, mamma, pensavo che in casa non ci fosse nessuno…"
Il ragazzo si portò una mano alla nuca e
Ginny non riuscì più a trattenersi.
"Ah, e fammi indovinare: non mi hai detto
niente perché la conosco di
già!"
James spalancò gli occhi e la bocca. "E tu
come fai a saperlo?"
La
rossa si allontanò ridendo al braccio del suo
miglior amico: ma sì, la vita era imprevedibile ed era
proprio questo a
renderla così bella.
Fine
***Eccomi
alla fine! Ma
più che altro, eccoci! Sì, perché
senza
di voi, questa storia, tirata, strampalata, nata diversa, finita un po'
così,
non ci sarebbe stata. Quindi
grazie. Grazie di aver
letto subito quando pubblicavo, grazie per le vostre recensioni, per i
vostri
commenti, per tutto. E scusate se (e probabilmente è
così) la storia avrebbe
meritato di più. È che era nata in un modo, ma
poi io mi sono stufata delle os,
loro (i personaggi) hanno deciso di fare quello che
volevano, fregandosene di tutto ciò che avevo pensato io con
la scaletta e
hanno fatto un po' di casino. Doveva esserci molta più Scorlily
e doveva essere molto
diversa. Me ne scuso. Ma spero
almeno che la coppia Al e Alice vi sia piaciuta
(perché io l'ho adorata e ho fatto fatica a non farle
prendere tutta quella
scena).
Quindi ancora grazie.