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Autore: Eevaa    21/05/2023    4 recensioni
Vegeta è pieno di scheletri nell'armadio. Anche se sono passati anni dalla sua vita da mercenario, gli incubi di quei giorni continuano a tormentarlo.
Oramai è abituato a quella catena attorno alla caviglia che lo tiene agganciato al passato.
Non si sarebbe mai immaginato, però, che quei fantasmi un giorno potessero assumere consistenze di realtà.
Lo sai e lo percepisci: questa volta non hai via di scampo. D'improvviso hai di nuovo sei anni e Freezer sta per portarti via tutto, tutto quello che hai, anche quello che credevi di non avere più.
[Post-Dragon Ball Super] [No Spoiler al manga]
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Broly, Goku, Nappa, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 3
Il miglior figlio di puttana




«Perché non mi hai detto niente? Di Freezer, che ha distrutto lui il nostro pianeta. Lo sapevi da nove anni».
«Da quando in qua sei tu che devi essere a conoscenza dei dettagli, Radish? Se non te l'ho detto vuol dire che non mi fregava assolutamente niente di quello che pensavi a riguardo. Come non me ne frega ora».
«Solo... si trattava del nostro pianeta. Pensavo che mi fossi meritato di sapere la verità».
«Ora ti metterai a frignare come il debole che sei? Smettila di perdere tempo e vattene sulla Terra».
«Agli ordini, Maestà».



Annaspi per emergere dal lago oscuro di ricordi e riapri gli occhi. Non stavi dormendo, non riusciresti mai a dormire in una situazione simile. Ma, ogni volta che provi a concentrarti su altro, ritagli di vite precedenti ti svolazzano davanti. Allunghi le dita per scacciarli, per appallottolarli e gettarli via. Non ci riesci mai.
Con troppe immagini incastrate tra le ciglia ti guardi intorno: la situazione non è cambiata. Siete lì da un tempo che non sai definire – più di dieci ore, sicuramente – e Nappa continua a percorrere distanze chilometriche nella sua cella, Kakaroth si gratta la testa e sospira, Radish è sempre piegato su se stesso con le mani nei capelli e Broly è sempre troppo morto per poterlo guardare a lungo. La sua pelle scura è sempre più pallida, le labbra incolori, le dita bluastre. Il sangue sta iniziando a seccarsi e ti maledici perché non si sarebbe mai meritato nulla di tutto ciò. Dovresti esserci tu al suo posto. Se solo avessi avuto i poteri – o una qualsiasi arma – l'avresti fatto.
Ti sei già sacrificato una volta, non avresti avuto problemi a farlo di nuovo.
Tutto, pur di fermare l'avanzata di Freezer.
Tutto, pur di proteggere chi ami.
Tutto, pur di non tornare all'impero di terrore che ti ha soggiogato per anni.
Ma sei impotente, senza alcuna possibilità, chiuso in gabbia. Vorresti salvare tutti e non puoi salvare nessuno, nemmeno tentarci.
Cedi alla frustrazione e ringhi ma, quando chiudi gli occhi per ritrovare la concentrazione, altri ricordi ti sferzano in faccia.


«Qualunque cosa, la mia devozione verso di te rimarrà la stessa. Sei il maggiore esponente di ciò che resta di noi. Re o Principe, ti rispetterò e combatterò per te fino alla morte.
Promessa solenne, Maestà: diventeremo grandi. E fortissimi. Diventeremo i migliori... cioè, tu il migliore, io dopo di te, ovvio. E lo sconfiggeremo, uccideremo quel bastardo nel peggiore dei modi. Ci prenderemo quello che ci spetta. Ti prenderai un esercito, un trono o un impero, quello che è. Io mi prenderò un saaacco di soldi e con quei soldi un saaacco di astronavi. Ok? Ci stai?»


Radish e il suo entusiasmo ti pungolavano. E, per quanto dicessi che ti infastidiva, la verità era che ti teneva a galla in un mare di merda.
Ti teneva vivo, ti teneva concentrato. Rendeva il vostro schiavismo meno opprimente con il suo perpetuo parlare, blaterare del nulla, di progetti, di sogni, di stronzate. A volte tu e Nappa volevate buttarlo giù a calci dall'astronave, pur di non sentire più la sua voce petulante.
Solo troppo tardi – giusto di recente - ti sei accorto che il mal di spazio che ti tormenta da anni in astronave è il troppo silenzio che lui si è lasciato dietro.
Sospiri e senti la gola che gratta, chiusa, contratta. Alzi lo sguardo e lui è ancora lì, mani dietro la testa, lo sguardo basso. Nessun entusiasmo, nessuna parlantina insopportabile.
Ma poi... poi lo guardi meglio. I suoi occhi sono... concentrati?
Il cuore ti balza in gola quando ti ricordi che lui fosse il figlio di puttana migliore della galassia. Il più scaltro, il più bastardo di tutti.
I tuoi muscoli scattano in modo impercettibile ma lui lo nota, alza di poco lo sguardo e ti fissa, nessun altro se ne accorge.
Basta un secondo, e lui sa già che tu hai capito. Al contrario di venti anni fa, tu hai imparato a manifestare soddisfazione. I tuoi occhi si illuminano e il tuo labbro si solleva appena quando provi a sorridere. Lui non se lo aspetta, vedi il suo volto cambiare. Apre la bocca, ma non dice nulla.
Annuisci e Radish stringe le labbra, poi torna a fare il figlio di puttana.
L'unico figlio di puttana che sai che potrebbe tirarvi fuori da qui.
Non puoi dire nulla, ovvio. Questo posto pullula di telecamere anche se non le puoi vedere, quindi dovete agire in fretta, senza fare intendere le vostre intenzioni. Quindi aspetti, aspetti, aspetti. Ogni tanto lo osservi concentrato, con la lingua tra i denti e gli occhi fissi davanti a sé.
Nappa cammina, Kakaroth sospira, tu attendi e fai finta di niente.
Sei impaziente, il tuo piede inizia a ballare, tamburelli con le dita sul pavimento e ti ricordi che quando lo fai Bulma ti rimprovera. Tenti di non farlo, non ci riesci.
Fino a quando Radish finalmente si alza. E quando lui lo fa, lo fai anche tu. Gli altri sembrano incuriositi dal suo ghigno, ma tu hai occhi solo per quello che lui tiene tra le dita. Impercettibile, troppo piccolo per essere visto dalle telecamere.
«Beh, cosa c'è da ridere tanto? Hai pensato a un piano?» gli domanda Nappa, che oramai sembra aver perso tutte le speranze - insieme alla voglia di avere a che fare con tutti voi.
«No» replica Radish con fermezza, poi ghigna di nuovo. «Perché per vostra fortuna utilizzo meno tempo per pensare e più tempo per... agire» si porta entrambe le mani al collare e lo sradica senza troppa difficoltà, dato il lucchetto oramai aperto.

Nappa sobbalza, Kakaroth strabuzza gli occhi. «Ma come cavolo...?!»
Sorridi quando Radish mostra tra le dita un piccolo ferretto che poi incastra di nuovo alla banda rossa – quella che tiene legata al braccio. Quel mentecatto ha sempre avuto i capelli troppo lunghi, nei pianeti afosi ha sempre avuto il bisogno di legarli. Forcine, fermagli, elastici che lo facevano sembrare ridicolo. Gli stessi fermagli che ricordi ha usato in una vecchia missione di basso profilo, quando con maestria ha scassinato un caveau con chiavi d'accesso a programmi segreti. Non avevi mai capito come avesse fatto, e di sicuro non tenti di capire ora come sia riuscito a forzare un collare con la serratura dietro il collo, senza guardare, senza tentare di farsi scoprire. Ma è Radish. Inutile farsi troppe domande.
Lui apre e chiude i palmi, rinvigorito di nuova forza, nuova energia. Quando eravate giovani non hai mai percepito il suo Ki, non avevi ancora imparato a farlo. Ora che lo senti per la prima volta, ti sembra famigliare.
Senza perdere tempo Radish allunga una mano verso di te e capisci le sue intenzioni, indietreggi e lo lasci fare. Un raggio bluastro si infrange contro il vetro, ci vuole qualche secondo ma riesce ad aprire un varco. Poi fa lo stesso contro la cella di Nappa e corre da lui.
Lo osservi mettergli le mani al collo e forzare il collare: senza l'inibitore di potenziale è piuttosto semplice aprirlo senza doverlo scassinare. Con un tintinnio il collare cade al suolo, spezzato in due.
Nappa si tasta il collo, riesci a percepire anche la sua energia. È diversa da quella di Radish, ma puoi riconoscerla. Di sicuro è più forte.
Li osservi guardarsi negli occhi e scorgi in Nappa qualcosa che un tempo avresti chiamato debolezza, ma che ora riesci a comprendere.
«Moccioso, non dovrei dirlo, ma mi mancavano le tue idee» grugnisce. Sai che gli è mancato lui, non solo le sue idee. Sai che quando Radish è morto Nappa ha provato dolore, ma ha fatto di tutto per nascondertelo per non risultare debole, per non essere giudicato. Sai che lui voleva resuscitarlo e tu non gliel'hai permesso perché eri troppo, troppo orgoglioso, troppo assetato di sangue, troppo anestetizzato.
Ti rifiutavi di cedere ai sentimenti e odiavi che gli altri lo facessero ma, ora che vedi l'ombra di un sorriso sul volto di entrambi, capisci quanto tu sia sempre stato stupido.
«Libera Kakaroth, io penso a Vegeta. Facciamo in fretta» gli dice Radish, con una pacca sulla spalla.

Sussulti quando pronuncia il tuo nome e poi cammina verso di te. L'istinto è di indietreggiare, non ne capisci il motivo. Non hai paura di lui, ma hai paura del suo giudizio. Pianti tuoi piedi a terra e ti costringi a rimanere immobile, persino quando lui si avvicina e oramai ce l'hai davanti.
Riconosci il suo odore ed è forte, perché ha ancora la coda, a differenza tua. Riconosci le sue lentiggini da terza classe e riconosci quella sensazione schifosa di sentirti troppo basso in confronto a lui, che ti costringe ad alzare il collo per poterlo fissare.
D'improvviso sei di nuovo su quel pianeta ghiacciato, quando vi siete guardati un'ultima volta. Anche lui è lì. Lo capisci perché stringe i pugni e non mantiene fede al suo proposito di voler fare in fretta. Senti il tintinnio del collare di Kakaroth a terra, ma lo ignori.
Rimani fisso su Radish, che ti guarda come se volesse strangolarti e tu lo guardi come se non avesse il diritto di volerlo fare. Invece ce l'ha.
«Che c'è, mi vuoi colpire?» lo provochi, senti il suo Ki traballare. Ringrazi il cielo che lui non sappia percepire il tuo.
«Non sono così codardo da farlo quando non puoi reagire» mormora e finalmente agisce. Ti mette le mani al collo e il tuo istinto è di cacciargliele: non gli hai mai permesso di toccarti. Ora però sai che è necessario e provi a ignorare le dita ruvide sulla tua giugulare, quando esercita trazione. Con uno scricchiolio il collare si spezza e non domini il tuo istinto, gli afferri entrambi i polsi appena capisci che il tuo Ki è tornato, li stringi e ringhi, prima che lui possa colpirti sul serio. Anche se non ti farebbe alcun male al suo livello, e lui lo sa. Si avvicina, ti soffia in faccia e arriccia il naso. «E non sono nemmeno così sciocco da farlo quando invece puoi reagire».
Gli spaccheresti la faccia. In passato lo avresti fatto o almeno lo avresti minacciato, di fronte a tanta insolenza. Invece gli domandi sincerità.
«Ma lo faresti, vero? Vorresti».
«Sì, vorrei. Ma non cambierebbe niente» ammette infatti. Non ha paura di te, non ne ha mai avuta anche quando avrebbe dovuto averne.
«No, non cambierebbe» replichi, tra voi c'è un palmo e ventun anni di silenzio.
Quasi lo vorresti tu, che ti colpisse. Quasi vorresti che lui fosse abbastanza forte da tenerti testa e prendersi la sua vendetta, che questo bastasse per sfogare tutta la sua rabbia. Invece sai che non potrà mai prendersi vendetta fisica alcuna su di te, e continuerà a guardarti come se tu fossi il peggiore degli stronzi. E lo sei stato.

A ricordarvi che non siete solo voi due, però, un acuto allarme inizia a suonare. Siete stati scoperti, non vi è dato sapere da chi. Probabilmente Freezer ha piazzato delle guardie.
«Ehm, scusate, potete ringhiarvi in faccia più tardi?» interviene Kakaroth, allarmato, e con un gesto secco molli la presa sui polsi di Radish.
Gli altri sono lì accanto a voi e non li avevi nemmeno visti. Le tue priorità tornano socialmente accettabili e comprendi che dovete andarvene di lì il prima possibile. Lanci un'occhiata a Kakaroth e lui comprende al volo; si porta le dita in fronte e chiude gli occhi, ignora gli sguardi straniti degli altri due.
«Kakaroth, puoi sentire qualcuno?» gli domandi, quando lo vedi corrugare le sopracciglia per lo sforzo.
«No, accidenti! Sono tutti troppo lontani» si arrende e fende l'aria con un pugno a vuoto. «E Freezer deve già aver oltrepassato la soglia dell'Universo Sei. Non posso percepirlo oltre il confine».
Come prevedibile, quel dannato pianeta Tōmok è troppo lontano dal vostro sistema solare, e i vostri orologi e telefoni sono stati sequestrati al momento della cattura. Se solo riusciste a contattare Bulma, potreste chiederle di mandare Whis da voi per fare più in fretta, ma non potete aspettare. Prima ve ne andate da questo schifo di posto, meglio è.
«Dannazione, dobbiamo trovare un'astronave, varcare anche noi la soglia e fermarlo» ruggisci.
«E in che altro modo pensavate di spostarvi, scusate?» domanda Radish.
«Teletrasporto» rispondete tu e Kakaroth, all'unisono, senza troppa enfasi. Giusto per aggiungere una nuova dicitura alla lista delle cose di cui lui e Nappa non sono a conoscenza.
Radish apre la bocca e scuote la testa. «Ok, devo davvero smetterla di fare domande. Andiamo fuori dalle palle!»
E, detto ciò, insieme aprite un varco fino al centro della stanza. Nappa apre il palmo e forza un Ki-blast nel pavimento e, come prevedibile, da dove se ne è andato Freezer si apre un passaggio buio.
Prima di potertici addentrare, però, non puoi fare a meno di notare che lo sguardo di Kakaroth è diretto altrove. A Broly.
Deglutisci. In un'altra occasione avreste portato via il suo cadavere e l'avreste seppellito in attesa delle Sfere del Drago. Ma non potete farlo, e sai che a Kakaroth fa più male che a te.
È un idiota, ma è un idiota che ci tiene a queste cose. Lo ha fatto anche con te, quando ancora non eri nessuno per lui se non un assassino.
«Lo riporteremo in vita presto» mormori, ma tanto sai che Radish e Nappa ti hanno sentito. Il loro sguardo si indurisce, non controbattono, ti osservano e basta.
«Sì...» risponde Kakaroth, ma non ti guarda. Gli metti una mano sulla spalla e lo esorti a farlo. I tempi di repulsione e riluttanza nei suoi confronti sono belli che andati.
«Ok?» gli domandi. Lui sospira, poi si convince. Ti sorride in modo forzato, ma lo fa per ringraziarti. Sai che gli passerà presto.
«Ok. Andiamo».
Ti costringi a ignorare lo sguardo stupefatto di Radish, quando ti vede comportarti come uno che una volta avresti definito debole, quando scopre che sei in grado di essere un amico. Ciò che per lui non sei mai stato, ma ciò che lui è stato per te.



Vi lasciate scivolare in volo nel cunicolo, l'allarme rimbomba, luci rosse si mescolano in fondo al tunnel. Tu e Kakaroth vi lanciate un'occhiata, perché voi li sentite. Sono più di cinquanta, e stanno aspettando solo voi. Arrestate la vostra corsa e frenate gli altri due.
«State qua» ordini perentorio, sai già che le reazioni non saranno compiaciute.
«Ma-»
«Fidati, Nappa. Se non volete tornare già all'Inferno, state qua».
Radish e Nappa ti guardano in cagnesco, ma poi annuiscono. Sarebbe da sciocchi farli combattere contro nemici che negli anni si sono potenziati, mentre loro sono rimasti indietro. Seppur vero che i soldati di Freezer sono spesso delle mezze cartucce, hai prima bisogno di testare il livello di quei due, prima di metterli sul campo.
Lanci un segnale a Kakaroth e insieme precipitate giù in fondo al cunicolo, una grossa stanza scura e circolare si apre di fronte a voi e, tra le luci rosse al neon, i soldati dell'esercito vi attendono con i blaster spiegati.
«FERMI DOVE SIETE!» qualcuno urla. Ignorate l'avvertimento e vi fiondate nella folla.
Ci vuole così poco, per voi, sconfiggere tutti quei soldati. Non puoi fare a meno di ricordare quando eri piccolo, quando eri bambino e temevi di essere sconfitto da loro. È tutto così lontano che non ti sembra nemmeno la tua vita, ma lo è stata. Eri sotto un impero di terrore e sei sopravvissuto abbastanza a lungo da esercitare tu terrore all'impero.
E sai che in qualche modo è anche merito di Kakaroth, ma non lo vuoi ammettere. Ti limiti a combattere al suo fianco, ora che avete imparato a farlo. Ora che vi supportate e vicenda e non vi mettete più i bastoni tra le ruote, ci impiegate meno di due minuti a fare piazza pulita.
«Via libera!» dice Kakaroth e, quando Nappa e Radish levitano fino al centro della stanza, osservano la scena con sbigottimento.
Non lasciate loro tempo di riflettere e cercate l'uscita, ma non avete la più pallida idea di dove vi troviate. Non ci sono finestre, in quel luogo, non sapete nemmeno se siete sotto terra o su un alto grattacielo. Niente di niente. Ogni tanto qualche scienziato – nativo – compare all'orizzonte e alza le mani in segno di resa, sintomo che oltre a un gran cervellone non posseggono alcuna capacità combattiva.
Percorrete cunicoli in lungo e in largo, ogni tanto qualche plotone di soldati salta fuori per arrestarvi, ma non rappresentano un problema. Ogni colpo e ogni combattimento è però motivo di stupore per gli altri due.
Ti senti come un criceto in un esperimento scientifico e il tuo desiderio di far saltare in aria tutto cresce esponenzialmente a ogni piano senza uscita. Ma, proprio quando stai per fare fuoco e fiamme, una porta grigio perla si apre di fronte a voi.


 


Rimani senza fiato nel vedere la lunga distesa di asfalto a ridosso di un lago di magma, e ti domandi quale pazzo scriteriato possa avere costruito un attracco portuale in un posto così inospitale. Quando uscite di corsa, ti rendi conto che foste in una torre alta fino a nuvole arancioni cariche di elettricità. La schiera di astronavi parcheggiate sulle piattaforme è lunghissima e non si vede la fine, mentre altre sono già in volo a presidiare i cieli di Tōmok.
Vi attaccano da destra, da sinistra, dall'alto mentre correte alla ricerca di un mezzo di trasporto decente. Spari attacchi alla rinfusa sperando di colpire qualcuno, ma il risultato è solo un gran polverone nel quale venite accerchiati. Senza pensarci nemmeno, Kakaroth si trasforma in Super Saiyan e fa balzare tutti lontano, polvere compresa.
Lo maledici, lo vorresti strozzare con le tue stesse mani, ma cerchi di mantenere una calma che non ti appartiene, perché avete problemi più grandi.
«Kaioh santissimo, Kakaroth!» lo ammonisci e gli gesticoli in faccia, nevrotico.
«Cosa? Che ho fatto?!» cinguetta, innocente. Si accorge troppo tardi che Radish e Nappa sono diventati dello stesso colore del latte, nel vedere quella trasformazione. E quindi lo scemo inizia a ridacchiare e sproloquiare, noncurante di un altro plotone nemico in avvicinamento sulla lingua d'asfalto. «Ah! Uh, oops, ragazzi. Ecco, sì... niente leggende, questo è il Super Saiyan! Cosa vecchia e superata oramai, ce ne sono di livelli più alti! God, Blue, Evolution, Ultra Istinto, chissà poi! Non temete: potrete raggiungerlo anche voi con l'allenamento! La vera domanda è... Nappa, tu che non hai i capelli, saranno i baffi a diventare biondi?»
«ARGH!» ringhi e lo prendi per un orecchio per trascinarlo altrove, fino a quella che sai potrebbe essere uno dei modelli più veloce di astronave attualmente in commercio.
«Che ho detto di male?!»
«Stai» atterri tre soldati con un colpo solo «zitto».
Lo lanci sulla piattaforma di ingresso e rimani indietro per far salire Radish e Nappa che, ancora troppo allibiti, hanno smesso di prestare attenzione ai colpi di blaster che giungono da lontano. Metti fine a un altro plotone con un Final Flash e doni un po' di tempo alla squadra, poi salite di corsa fino alla sala comandi.
L'astronave è grande, la cabina di pilotaggio vi ospita tutti e quattro, anche se due di voi sono grandi e grossi. Pochi pulsanti, solo un grande schermo piatto che sovrasta il sedile del guidatore e il volante.
Non ti soffermi tanto su quel nuovo tipo di tecnologie, sei inevitabilmente attratto dall'espressione dipinta sul volto di Radish - che ti ricorda tanto quelle di Goten e Trunks quando li hai portati per la prima volta al Luna Park.

«Urcaaa, ma questo modello lo sai guidare, Vegeta?» domanda Kakaroth.
«Potrei, ma...» ti mordi la lingua, ti penti di aver fatto scivolare un implicito che sai che potrebbe dare via a un'insopportabile pantomima, eppure... eppure sai che Radish muore dalla voglia di provare un nuovo modello di astronave. È sempre stato appassionato e, non fatichi ad ammetterlo, è sempre stato un buon pilota. Spericolato, certo, ma un buon pilota.
Ancora una volta Radish ti guarda e tra le ciglia ha due occhi indecifrabili.
«Non so se prenderla come un'ammissione della mia superiorità in quanto a pilota, o un tentativo di tregua, oppure u-»
«Potresti solo...?» lo interrompi. È un invito a sedersi e portare tutti via da qui. Vorresti strozzare anche lui, pur di farlo smettere di fissarti in quel modo. L'imbarazzo che provi non è paragonabile a null'altro, nemmeno al giorno in cui hai ammesso a te stesso che Kakaroth è un tuo amico.
Per fortuna Radish molla la presa al tuo stomaco, alza gli occhi al cielo e con fare spocchioso si scrocchia le dita. Fuori dall'astronave, nel frattempo, si odono esplosioni. Forse qualcuno sta tentando di attaccarvi dal cielo.
«Ok, ok. Ci penso io! Reggetevi!» annuncia, poi balza sul sedile del guidatore e in quattro e quattr'otto riesce a mettere in moto quest'affare. Nonostante nessuno gli abbia insegnato come, se la cava con la nuova tecnologia come se la stesse usando da sempre. Perché, come dimenticare, è il miglior figlio di puttana del cosmo anche nell'uso dell'informatica.
L'astronave si solleva a gran velocità, plana verso l'atmosfera con una manovra tutt'altro che in sicurezza. Non avete nemmeno fatto in tempo a sedervi e allacciarvi le cinture.
«WHAAAH!» urla Kakaroth. Lo afferri per la collottola prima che si ribalti all'indietro. A differenza del fratello, sai che non gradisce viaggiare in astronave. Più per noia che per paura, ma c'è anche da dire che non ha mai viaggiato sotto la guida spericolata di Radish.
E infatti lo vedi diventare verde, quando due grosse astronavi vi vengono incontro e Radish non fa assolutamente nulla per evitarle. O almeno così sembra.
«Vira, vira, per tutti i Kaioh!» grida Nappa, affrancato con le unghie a un comparto superiore.
Radish attiva la manovra all'ultimo e passa in mezzo alle astronavi in posizione verticale. Rischiate di ribaltarvi, dai vani portaoggetti cadono attrezzi non identificati. Quando tornate in asse, Radish ridacchia. «Ehi, ho tutto sotto controllo!»
«Non mi era mancata la tua guida, moccioso!» borbotta Nappa, mentre prova a rimettersi in piedi.
«Suvvia, ho portato il tuo grosso culo in salvo tante di quelle volte che-»
«C'È UN CACCIA!» urli e punti il dito, ma non fai in tempo a dirlo che i blaster dell'astronave lo disintegrano in mille coriandoli.
«C'era» puntualizza Radish. «Ripeto: è tutto sotto controllo».
Un colpo alla coda dell'astronave vi fa traballare.
«Radish!» ringhia Nappa a denti stretti.
«Non è colpa mia se ci sparano!» Un altro colpo vi fa perdere l'equilibrio, e Radish accelera verso l'atmosfera. «MERDA, MERDA!» Il rombo di motore è assordante, le virate ti mettono il voltastomaco e pensi che potresti vomitare ancor prima che lo faccia Kakaroth, che oramai è bianco come la prigione in cui vi siete svegliati. «Tenetevi forte, tento un salto iperspaziale!» annuncia Radish.
Sai che farlo all'interno dell'atmosfera di un pianeta è rischioso, ma lo fa comunque. O così o niente, del resto.
L'astronave schizza in avanti, dal muso puoi scorgere delle scintille dell'impatto, poi d'improvviso un vortice vi avvolge e la gravità ti sospinge all'indietro.
Tu, Kakaroth e Nappa vi ritrovate tutti e tre a terra, sul fondo della cabina di pilotaggio, uno addosso all'altro. E tu ovviamente sei quello sul quale gli altri sono spiaccicati.
Fatichi a respirare e te li scrolli di dosso con un grugnito, ma siete talmente stremati da non riuscire nemmeno ad alzarvi. Mentre Radish, beh... lui si volta verso di voi fresco come una rosa, con un gran sorriso stampato in faccia. E finalmente lo riconosci: il ragazzino che vi scorrazzava in giro per le galassie.

«Beh... è andata bene, no?» domanda.
Dal comparto portaoggetti superiore cade uno stivale dritto sulla testa pelata di Nappa.
Ignori la voglia di lasciarti morire lì per terra e ti alzi. «Dove siamo?» Ti avvicini allo schermo e Radish apre subito la mappa interstellare.
«Mmh. Secondo i miei calcoli, il confine dell'universo conosciuto è proprio qui. Circa quindici ore di viaggio, ma dobbiamo fermarci a fare carburante... qui?» ipotizza, e punta la rotta verso un attracco portuale sconosciuto. «Ma come diavolo si fa ad attraversare il confine? Chi ha provato ad avvicinarsi alla membrana di fine mappa è rimasto incenerito».
Ed era quello il motivo per il quale nessuno era mai riuscito ad andare oltre i confini universali conosciuti e tutti credevano che l'universo fosse uno solo. Ma quello era prima del Torneo del Potere.
«I Dodici Universi sono una scoperta umana degli ultimi anni, prima solo gli Dei potevano muoversi tra le membrane. Le nuove astronavi invece sono state progettate apposta per il salto infrauniversale. E questo modello è il più recente, immatricolato anno 781, quindi possiamo farcela» spieghi e ti chini in avanti per aprire la funzionalità vicina al salto nell'iperspazio. «Eccolo qui».
Una schermata si apre sulla mappa dei Dodici Universi e sulla nuova modalità di navigazione, che attualmente risulta però non disponibile. Siete ancora troppo lontani dalla membrana per poter oltrepassare il confine.
Radish osserva la mappa a bocca aperta. «Che... grandissima... figata!»
Nei suoi occhi scorgi l'entusiasmo di quel bambino di nove anni al quale era appena stato dato il permesso di guidare. Trattieni un sorrisetto, perché la tua coscienza frena bruscamente.
«Ad ogni modo, dobbiamo contattare subito la Terra, così Bulma potrà mandare Whis da noi e risolvere la faccenda in modo più veloce. Prima raggiungiamo Freezer, meglio è».
L’astronave di Freezer è immensa, i serbatoi del salto iperspaziale fin troppi. Il fatto che abbia già oltrepassato la barriera tra gli universi rende quasi impossibile riuscire a raggiungerlo in tempi brevi, con l’astronave che avete.
«Non so di chi tu stia parlando, ma... sono spiacente. A quanto pare gli attacchi subiti in fase di decollo hanno danneggiato l'antenna radio. E anche il sistema idrico di scorta, ma dettagli» annuncia Radish, esaminando l'origine di due grossi simboli rossi apparsi sul pannello di controllo.
Imprechi con la lingua tra i denti. Ovvio che, tra tutto, gli attacchi nemici abbiano danneggiato proprio ciò che vi avrebbe portati a risolvere la faccenda al più presto. E invece no. Sarai costretto ad affrontare i tuoi fantasmi per chissà quante ore, ancora. Nella speranza che sull'attracco portuale ci sia anche un meccanico con dei buoni pezzi di ricambio.

Nappa si avvicina a voi. «Un momento, mi state dicendo che stiamo andando a prendere Freezer? E come diavolo abbiamo intenzione di sconfiggerlo?» domanda, perplesso.
Kakaroth, che finalmente sembra aver assunto un colorito più umano, riesce ad alzarsi da terra e caracollare nella vostra direzione. Si lascia cadere sul sedile e temi davvero che prima o poi possa vomitare anche il pranzo di domenica scorsa. «Beh, non ha raggiunto il potere divino, quindi anche se si è allenato negli ultimi anni sicuramente possiamo farcela. Mal che vada possiamo fonderci in Gogeta, no?»
«Fondervi in che?» domandano Nappa e Radish.
Getti indietro la testa e ti arrendi. «KAKAROTH, PER L'AMOR DEL CAZZO!»
«Ok, ok...» gesticola Radish, per mantenere la calma. «Facciamo pace col cervello e ammettiamo che tutto questo non abbia senso. Ma abbiamo cinque ore prima di giungere all'attracco per i rifornimenti. Direi che è il caso che ci raccontiate una bella storia».
Ha fin troppo senso. Così tanto senso che sarebbe vano ogni tuo tentativo di fuga, a quel punto. E sarebbe stupido lasciare a Kakaroth l'intero resoconto di ventun anni, perché sai che sarebbe a dir poco approssimativo – grande eufemismo.
Il momento della verità è giunto, e tu non sei affatto pronto ad affrontare il giudizio. Ma è tuo dovere donare una totale sincerità che hai sempre negato loro - che erano tutto ciò che rimaneva del tuo popolo. È tempo di rendere onore a tua madre e dimostrarti un sovrano degno di fiducia, come lei avrebbe voluto.
«Bene. Mettetevi comodi, allora. Mi chiedo solo se possano bastare, cinque ore».

 



 
Continua...

Riferimenti:
-I due ricordi in corsivo sono entrambi presi e copiati paro paro da Mercenari.
-Guidare bene e di scassinare abilmente sono dei miei headcanon per Radish, presenti sia in "Across the unvierse" che in "Mercenari". Così come il fatto che Vegeta si appelli a lui come "il miglior figlio di puttana del cosmo". 
-Il pianeta Tomok è ispirato al pianeta Mustafar di Star Wars - come si può vedere nella foto di metà capitolo.
-Non ricordo se ci fossero modalità precise di viaggiare tra gli universi (a parte con gli Dei) ma, contando che prima di DBS non si sapeva nulla, ho deciso di architettare la storia del salto infra-universale e le astronavi in grado di passare attraverso le membrane. 
-La meravigliosa fanart di fine capitolo è stata disegnata per me dal bravissimo Giosuè Graci.

 
ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente!
I nostri eroi e anti-eroi ce l'hanno fatta a fuggire da Tomok. Ovviamente ci sono state delle conseguenze (oh toh, che caso, proprio al sistema di comunicazione, così che debbano cavarsela da soli senza aiuti divini, LOL). E ora... tutti alla ricerca di Nemo- ehm, di Freezer. Che comunque non è il problema numero uno in questo momento, per Vegeta.
Nappa e Radish capiranno le sue scelte di questi ventun'anni? Sapranno perdonarlo? E Goku e Radish riusciranno a trovare punti in comune per costruire un legame di fratellanza? 
Spero che la storia vi piaccia e che siate curiosi per quello che accadrà.
Prima di salutarvi voglio ringraziare di cuore Giosuè, come sempre, per avermi dedicato il suo tempo per dare colore ai miei personaggi tanto amati. Ti abbraccio forte!
A domenica prossima!
Grace
  
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