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Autore: Chiara PuroLuce    21/05/2023    6 recensioni
Patty ha preso una decisione importante e non intende tornare sui suoi passi. Holly l'ha fatta troppo soffrire e l'ha delusa. Ma proprio questo dolore assoluto, la porta a rinascere proprio lì dov'era nato il loro amore, a Nankatzu, lontano da lui. E quando pensava di essere andata oltre, lui ricompare nella sua vita e...
Holly non riesce a crederci. Patty è riuscita a sconvolgerlo e ora non gli rimane che rimettere insieme i pezzi della sua vita. Come fare? Non lo sa, ma deve almeno provarci. E proprio quando crede di esserci riuscito, ecco che il destino si mette in mezzo e...
Due cuori che sembravano destinati al per sempre, sono in crisi, ma non tutto è perduto... o forse è già troppo tardi? Dicono che il tempo è la miglior medicina, ma sarà vero? Possono due anime ritrovarsi dopo essersi perdute per tanto tempo? Il dolore ha scandito le loro vite in modi diversi, ma riusciranno a superarlo e a rimettersi in... gioco? L'amore vero è davvero così potente da superare anni di silenzio e lontananza? Patty e Holly ancora non lo sanno, ma stanno per scoprirlo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Due giorni dopo e un funerale appena terminato, Patty era distrutta. Non ne poteva più. Se avesse potuto, l’avrebbe evitato volentieri, ma sua madre aveva tanto insistito che non se l’era sentita di rifiutare. Anche Nobuo era stato costretto a partecipare, non senza proteste. A quanto pare nemmeno il fatto che di lì a pochi giorni ci sarebbe stata la Festa di Primavera a scuola con gli ultimi preparativi, l’aveva esonerato.
E ora, dopo avere accompagnato quella rompicoglioni della prozia al crematorio di Tokyo, stava rientrando a casa con la sua famiglia al fianco.

«Cara, davvero non vuoi pranzare con noi, oggi?» Le chiese sua madre.

«No, te l’ho già detto, mamma. Voglio solo andare a casa da Miss Fluffy e rilassarmi. Già, relax, una cosa che, grazie a te, in questi giorni non ho potuto proprio fare. E la veglia tradizionale visto che la prozia ci credeva molto e ci teneva. E l’arrivo del sacerdote buddista. E la cena coi parenti. E il funerale stamattina. Ci mancava solo andare tutti al crematorio – luogo squallidissimo e tremendo di cui non sentivo la mancanza – creato apposta per fare morire di ansia e paura la gente» sospirò esageratamente, facendo ridere Nobuo e suo padre e alzare gli occhi a sua madre. «E poi questo pomeriggio arriva il tecnico della lavatrice, finalmente, sono stanca di andare in lavanderia. Sarà anche vecchio, ma Eve mi ha assicurato che sa il fatto suo.»

«Speriamo. Ma non è meglio che la cambi? Ultimamente ti sta dando parecchi problemi» le consigliò e poi tornò agguerrita alla carica. «Vieni a pranzo, cara. Questi giorni sono stati pesanti per tutti, ma su di te hanno avuto un effetto distruttivo mia cara» continuò imperterrita. «Si vede che sei stanca, vieni a casa con noi per qualche ora.»

«Lei te l’aveva detto che non voleva partecipare, ma tu non sei stata a sentirla. Eppure, dovevi immaginarti quanto fosse difficile mentalmente per la nostra Patty andare a un funerale. Era la sua prozia dopotutto, non una parente stretta. Bastavamo noi due. E invece hai voluto trascinarci anche i nostri figli. E ora non lamentarti se Patty è stanca, ne ha tutto il diritto» anche suo padre, solitamente taciturno, volle dire la sua alla moglie che non replicò.

«Grazie papà. Ci volevi tu» gli disse raggiungendolo per abbracciarlo. «Se proprio insisti perché non stia da sola… posso portarmi Nobuo con me. Che ne dici, fratellino, ti va di passare qualche ora con quella vecchiaccia di tua sorella?»

«Evvaiii» urlò lui «vado a casa a cambiarmi questi vestiti ridicoli e poi arrivo di corsa. Vi precedo» urlò ai genitori mentre correva via.

«Almeno lui non ha dovuto indossare il kimono. Fastidioso e triste, tutto nero e questa acconciatura così severa» disse toccandosi la testa dove i capelli erano stati raccolti in un piccolo chignon basso sul retro con due ciocche che le cadevano ai lati del viso. «Mi sento comica e non vedo l’ora di tornare me stessa. Meno male non mi ha vista nessuno a parte la famiglia o sai che prese in giro.»

Ed era vero. Nessuno l’aveva mai vista agghindata in quel modo e si sentiva a disagio, non avrebbe mai voluto mettersi così, ma a quanto pare la prozia ci teneva a certe cose e così… tutta la famiglia si era messa in tiro. Certo, era tradizione, ma neanche al funerale della sua Mairi aveva indossato il kimono, come del resto la sua famiglia. E i sandali ai piedi iniziavano a farle davvero male.
 
«Tesoro, sei bellissima, ma hai ragione, dopo un po’ questo vestiario è snervante da indossare.»

«Bene, io vado a casa o rischio che ci arrivi prima Nobuo di me. Tranquilli, dopo lo mando a scuola per ultimare i lavori di allestimento dell’aula. Ciao, ci sentiamo più tardi» e dopo averli abbracciati e baciati sulle guance, si affrettò verso casa.

E ora via, più veloce del vento. Sì, in teoria. Con quei cosi ai piedi al massimo poteva aspirare a fare concorrenza a una lumaca. Toglierli? Ma sì, perché no. Sempre meglio che rischiare le caviglie. Stava per farlo quando venne interrotta da una voce a lei fin troppo familiare ed evitò.
 
«Patty? Ma sei proprio tu?»

Ecco, la sua solita sfiga tornata prepotente. Tra tutte le persone che poteva incontrare nella sua lenta camminata verso casa…
 
«Ciao, ex marito rompiscatole. Che ci fai in giro? Libera uscita?» Gli chiese girandosi a guardarlo.

«Però, che visione!»

Clic! Eh? Ma che…
 
«Mi hai fatto una foto?»

«Mi serviva una nuova schermata home del cellulare» si giustificò.

«No, no, no, non esiste. Cancellala subito, ora, o io…»

«Stai benissimo, ma come mai… ah, già, il funerale della prozia» glissò, mettendo via quell’aggeggio infernale.

E a quelle parole di apprezzamento, suo malgrado, arrossì vistosamente. Che patetica. Ma davvero dopo cinque anni lontana da lui, era tornata a subirne il fascino?
 
«Grazie. La prozia era tradizionalista. Io, invece, non vedo l’ora di togliermeli e bruciare tutto» gli confessò.

«Vuoi una mano?»

Che sfacciato. La voleva? No, giammai. E allora perché il suo cuore era impazzito e aveva iniziato a immaginare quelle mani mentre la spogliavano lentamente? Se le ricordava tremendamente bene. Come riuscivano sempre a eccitarla solo sfiorandola e come avevano imparato a conoscere bene il suo corpo per trarne il massimo piacere. Ah, basta! Cinque anni di astinenza dal sesso e ora si ritrovava a fantasticare su loro due a letto insieme mentre… e arrossì ancora di più, se era possibile.
 
«Ci stai pensando, vero?» La provocò. «Sporcacciona. Io intendevo a bruciare tutto. Ahahah. Però, sono disponibile anche a farti da valletto personale» concluse poi sussurrandoglielo all’orecchio con voce bassa e roca.

Pericolo, Patty, pericolo! Smettila subito. Riprenditi.
 
«Comunque, per rispondere alla tua domanda… i Mister hanno insistito perché fossi io ad andare a ispezionare il manto erboso dello stadio. Hanno saputo che faccio i sopralluoghi prima di ogni partita e, infatti, ne farò un altro il giorno prima. Ma nel frattempo…»

«Vogliono informazioni extra, buona idea. Allora, buon lavoro, ciao.»

«A… aspetta» la bloccò lui «senti, visto che ho un paio di ore libere e ce ne metterò solo una per controllare l’erba, che ne diresti di… em, sì, passare quella rimanente insieme. A parlare. Ne abbiamo bisogno, lo sai tu come lo so io.»

Un appuntamento col suo ex, in pratica. Incredibile. Si aspettava davvero che accettasse? Be’, poteva anche farlo, ma…
 
«Vero, ma non posso. Aspetto Nobuo per pranzo. Mi dispiace. Ciao.»

Ecco fatto. Come rimettere l'ex al suo posto. E allora perché le dispiaceva? E molto anche.
 
«Ok, ok. Dimmi solo una cosa prima di scappare via. Hai deciso di accettare l’offerta di Mister Turner?»

«Tu cosa vorresti che facessi?» Gli domandò a bruciapelo, spiazzandolo.

«Io? Ah, lo sai, ma qui non si tratta di me e non vorrei influenzarti.»

«Quindi, se io dicessi di sì, a te andrebbe bene? Intendo avermi attorno tutto il giorno.»

«Sinceramente?» Le chiese. «Non scherzavo l’altro giorno quando ti ho confessato il mio amore, Patty. Non so ancora perché hai voluto questo divorzio, ma quello che so è che non ero d’accordo allora e vorrei poterlo cancellare via adesso. Quindi, sì, averti vicina e a disposizione mi piacerebbe molto.»

«Sei serio? Holly, dai.»

«Serissimo. Voglio essere sincero con te. Ti rivoglio nella mia vita e questa volta per sempre. Io ti amo e non ho mai smesso di farlo. Starti lontano è stata dura e non sai quante volte ho pensato di prendere un investigatore privato per venirti a stanare ovunque fossi. Ma non potevo. C’era un provvedimento del giudice che pendeva sulla mia testa e, per quanto lo odiassi, dovevo rispettarlo. L’ho capito solo dopo un po’ e solo dopo avere parlato con il mio allenatore. Ma non ti ho mai dimenticata e non ti ho mai tradita e…»

«Ahahah. E ti aspetti che ci creda?» Lo provocò.

«Ma… ma sì, certo. Patty, tu sei sempre stata l’unica per me e sempre lo sarai e non riesco a immaginarmi a… a uscire con un’altra e a fare l’amore con una che non sia tu.»

«Ahahah, bugiardo» l’accusò.

Ops, le era scappato. E ora perché la guardava così?
 
«Cosa? Cos… oddio, è questo, vero? Tu credi che io… oh, no. Perché diamine non me ne hai parlato.»

«Dunque, se a te sta bene, io tornerei, ma non più come capo manager. Maki sta facendo un ottimo lavoro da quello che ho visto, al massimo potrei darle delle dritte.»

«Patty, non cambiare discorso. Ti conosco, lo fai quando vuoi nascondere qualcosa. Hai davvero creduto che io ti tradissi – con chissà chi poi – e ti sei liberata di me.»

Ma perché anche lui le rinfacciava di essere scappata da lui. Sapeva cosa aveva visto e questo doveva bastare, doveva.
 
«Non è il posto migliore per parlarne questo. Senti, facciamo così, fammi cambiare e poi vengo con te allo stadio, parleremo lì. Aspettami al parchetto qua vicino. Devo solo chiamare Nobuo per dirgli di passare un po’ più tardi e…»

«No, non sacrificare il tempo con tuo fratello per me. Lo so bene io che sono riuscito a farmi odiare dal mio e ora è dura rimediare. Ho tante cose cui fare ammenda e la prima sei tu, Patty. Tu e il modo ignobile in cui ti ho trattata. Se solo avessi guardato oltre il calcio…» sospirò. «Ma ci sarà tempo per parlarne. Ti prego solo di farci sapere presto la tua risposta perché i Mister ci contano e vorrebbero averti tra noi quanto prima. Con Miss Fluffy, ovvio.»

«Contaci, sì» gli rispose prima di girarsi per andarsene. «Allora, ciao e…»

E sbam! Ma che cazzo… no, non di nuovo, non in sua presenza, non…
 
«Patty, Patty, Patty… ti piace proprio tanto finire tra le mie braccia, vero?»

Ehhh? Ma che diamine… Solo allora aprì gli occhi. Non era caduta. Era stata presa al volo da Holly che con un braccio le circondava la vita e ora la stava fissando da troppo vicino. Troppo, troppo, troppo vicino.
Pum, pum, pum, pum, pum!
Toc, toc. Chi è? Il tuo cuore. Il tuo cuore cosa? Il tuo cuore che sta per saltare fuori dal petto. E perché lo fa? Perché Patty, è meglio non saperlo.

 
«Ti si è rotto un sandalo. Ah, quei cosi sono delle trappole. Dove abiti?»

Ehhh? Cooosaaa? No, no, no, ma sta scherzando, vero?
 
«Non lo saprai mai nemmeno sotto tortura» gli rispose cercando di riprendersi.

«Io non ti lascio da sola in mezzo alla strada con un sandalo rotto, no.»

«Devi andare al campo, hai un compito da svolgere» gli ricordò.

«Ho due ore libere, te ne sei dimenticata? Ho tempo. Ora dimmi dove abiti o giro a vuoto per tutta Nankatzu con te in braccio fino a che non ti stanchi e me lo confessi, a costo di metterci tutto il giorno.»

Cocciuto. Esasperante.
 
«Tra poco arriva mio fratello e se ti trova lì… be’, non gli stai molto simpatico, ecco» provò ancora.

«Ci sono abituato. E dunque, dove hai detto che devo portarti?» Recuperò il sandalo rotto, le sfilò quello sano e glieli diede in mano, poi la prese in braccio.

Le venne spontaneo lanciare un urletto sorpreso.
 
«Ma… ma che fai, stupido. Mettimi subito giù» provò a replicare.

«Certo, ma solo una volta dentro casa tua. Prima mi ci porti e prima ti accontento. Allora, hai detto dritto, giusto?» E si avviò senza attendere risposta.

Come, dritto? Ma aveva davvero intenzione di portarla a spasso per la cittadina… in bracciooo?
 
«Parla o faccio di testa mia. Ti avviso che terminata la via, vado a sinistra e poi...»

Era matto. Non stava scherzando. No, non poteva permetterglielo. E così a malincuore…
 
«Gira qua, a destra e poi…»

E lo portò nella sua casetta. Cazzo.
 
 



 
Holly non poteva credere alla sua fortuna. E si stava divertendo un mondo. Non si era aspettato di incontrare Patty in giro, ma doveva ammettere di avere detto ai Mister una bugia. Aveva detto che gli servivano un paio d’ore per l’ispezione e solo perché voleva andare a cercare dove abitasse la sua ex e invece… la fortuna gli era caduta letteralmente davanti.
E ora stava andando a casa sua. Con lei in braccio. Patty era tremendamente sexy, anche vestita a lutto in abito tradizionale. E benedetto fosse il sandalo che l’aveva lasciata a piedi.

 
«Ti presento casa mia. Ora puoi anche mettermi giù e andartene, grazie.»

Eh? Erano già arrivati? Holly guardò la piccola casa che aveva davanti a sé e… se ne innamorò. Cavoli, era stupenda. Piccola, intima, magnetica. Capiva come mai Patty l’avesse comprata. Aprì il cancelletto con il fianco – visto che non era chiuso bene – e si piazzò davanti alla porta, lanciando brevi occhiate ammirate al giardinetto.
 
«Non sapevo che avessi il pollice verde, complimenti.»

«Ci sono tante cose che non sai di me, Holly» gli rispose. «E ora ciao. Sono a casa. Sto bene. Sono al sicuro, quindi grazie per il breve passaggio, ma…»

«Potresti avere una storta alla caviglia. Me ne andrò solo dopo essermi accertato che stai veramente bene.»

«Aaarghhh, testone dispotico» gli disse facendolo ridacchiare. «E va bene, fammi solo cercare le chiavi e…»

«Ottima scelta, mia cara» le rispose prima di baciarla sulla fronte «fai pure con calma è?»

Ahia, che occhiataccia e che pizzicotto al braccio. Ok, doveva smetterla di provocarla, ma era più forte di lui.
 
«Hai fatto? Ho sopravalutato la mia forza e inizi a pesare.»

«Che carino. Grazie per avermi detto che sono grassa. Se solo mi mettessi giù… non dovresti fare tutta questa fatica. Mi hai piazzato i sandali in mano e ora devo spostarli o non posso frugare nella borsetta, quindi sopporta e taci.»

«Buttali a terra, te li recupero io. No, davvero ora... sbrigati che pesi. E non sei grassa. Sei formosa e morbida nei punti giusti.»

Holly la sentì protestare con versi inarticolati e frasi sussurrate che, ne era sicuro, erano indirizzate tutte a lui. Il che lo fece ridere. E poi, finalmente…
 
«Wow. Patty, ma… è fantastica. I colori, il parquet, i mobili. Ma… hai il giardino anche dietro? Fantastico. Vedo che alla fine hai realizzato il sogno della cucina aperta. È tutto così luminoso qua dentro. Sei tu, questa.»

«Ha parlato l’agente immobiliare. L’ho già comprata la casa, ma grazie per il tuo parere tanto entusiasta. Non che faccia la differenza, ma fa sempre piacere sentirselo dire. Sì, è bella e speciale. Lo so, l’ho arredata io. E ora mettimi giù. Sul divano.»

E lui lo fece. La sistemò meglio e si sedette accanto a lei per controllarle la caviglia.
 
«Tutto a posto, ma non sforzarla troppo almeno per oggi.» decretò. «Una volta eri tu a curare e fasciare le mie» le ricordò poi facendola sorridere.

«Mi hai fatto preoccupare molto con i tuoi infortuni» gli rispose. «Liberi Miss Fluffy? È nel suo gabbione, apri ed esce da sola e già che ci sei, guarda se ha mangiato il fieno che le ho messo e bevuto l’acqua, era piena la ciotolina. Ah, vicino al microonde ho lasciato una busta con dentro le carote, passamene una e c’è anche una ciotola con delle foglie di radicchio rosso. Lavale e asciugale bene, poi rimettile lì dentro e porta qua. Appoggia sul tappeto.»

«Sì, capo, spero di ricordarmi tutto» le disse mettendosi all’opera. «Fieno finito, acqua a metà, mi sa che ha fatto qualcosa perché la lettiera è sporca e ora la verdura.»

Cavoli, non pensava fosse così difficile occuparsi di quella palla di pelo che ora girava per casa. Poco dopo, era sul tappeto davanti al divano a guardare Miss Fluffy dedicarsi al cibo, era quasi comica.
 
«Quindi non è sempre dentro la gabbia?» S’informò.

«No, no. Solo quando non ci sono o non posso controllarla direttamente sai, durante la notte o mentre mi faccio una doc… em, mi lavo.»

Ed ecco fatto. Il suo cervello era partito per vari lidi più intriganti. Di preciso ora stava comodamente spiaggiato in una visione che vedeva una Patty tutta nuda mentre... scacciò quel pensiero o sarebbe stato difficile nascondere un certo movimento alle parti basse.
 
«Capisco» si limitò a dire, arrossendo un poco. Si schiarì la voce. «E dunque, ora so come mai mi hai mollato su due piedi. Un’amante. Non capisco come ti sia potuta venire un’idea del genere.»

«Un’idea? Un’idea, dice lui» gli rispose seccata. «Non era un’idea. E poi stento a credere che tu non abbia frequentato nessuno dal nostro addio.»

«E tu?» Le domandò con apprensione. «L’hai fatto? Una bellezza come te attira gli uomini come mosche.»

«Se ti dicessi di sì, che faresti? Andresti a cercare il mio spasimante e lo picchieresti?»

«Come minimo» rispose lui senza esitazione guardandola, la voce dura. «Come si chiamava?»

«Che violento. Cosa ti fa pensare che sia passato. Potrei frequentarlo ancora, che ne sai.»

No, non gli piaceva la piega che stava prendendo quella discussione. Doveva indagare. Eppure… qualcosa nello sguardo di Patty lo mise in guardia.
 
«Io non credo che questo tizio esista. No, no. O non avresti risposto ai miei baci. Ti conosco. Tu non sai mentire. Non esiste lui, come non esiste la mia fantomatica amante.»

«Ahahah, bella questa. Ebbene, dimmi ora, come ci si sente ad avere un tarlo in testa che non ti lascia mai?»

Colpito e affondato.
 
«Patty, credimi, come potevo tradirti quando il mio cuore era impegnato con te e tutt’oggi lo è.»

«Tu hai spezzato il mio, in molti modi e ancora è a pezzi. Pezzi che fanno male e sanguinano. Dovevo andarmene, capisci? Non potevo più rimanere tua moglie. La mia fiducia in te era venuta meno.»

«Non capisco. Però capisco di non essere stato un buon marito. Mi dispiace. Quando mi hai chiesto il divorzio… mi sono sentito un fallito. Ti ho lasciata andare, ti ho accontentata, ma è stata la cosa più difficile, ingiusta e orrenda che abbia mai fatto in vita mia. Mi sono ripromesso di ritrovarti e riconquistarti. Sono passati tanti anni, ma la penso ancora così e nessun provvedimento mi fermerà più, sappilo. Ho già perso troppo tempo lontano da te, troppo» le disse prendendo una mano nella sua. «Non mi credi, vero?»

«Holly, io ti ho visto con quella» gli confessò. «Come faccio a credere in quello che mi dici, me lo spieghi? Dicevi di amarmi, ma non me lo dimostravi mai. In compenso ti trastullavi con un’altra e non lo nascondevi ai tuoi compagni. Loro guardavano male me, ma se la ridevano con lei e tu gli davi corda. A casa eri assente per il novanta per cento del tempo e quando c’eri la tua testa era via. Non eravamo più sposati da un pezzo, era solo arrivato il momento di renderlo ufficiale.»

Ehhh? Ma che… ma davvero Patty credeva che lui l’avesse tradita? E l’aveva visto? Stava scherzando, vero?
 
«Quando mi avresti visto e dove?»

«Non ha importanza.»

«Oh, sì che ne ha, eccome. Prima mi sganci una bomba del genere e poi fai la vaga? Eh, no, cara, ora tu mi dici tutto. Ho il diritto di sapere perché da un giorno all’altro mi sono ritrovato una moglie che mi chiedeva il divorzio.»

«Devi andare a controllare il campo, ricordi?»

«Chi se ne fotte dell’erba del campo da calcio, Patty» sbottò. «Posso sempre mentire ai Mister e dire che era chiuso e non c’era nessuno. Ora mi preme sapere cosa cazzo hai visto e perché ti sei convinta di una cosa del genere che ti ha portata a escludermi dalla tua vita. Siamo io e te, Patty. Me la devi questa verità.»

E gliela doveva davvero. Aveva passato cinque anni a struggersi per Patty; per il fatto che non sapesse più dove fosse; per il fatto che non capisse il perché di quel taglio drastico. E ora… e ora lei gli diceva che non era importanteee? Era senza parole.
 
«No, davvero, dovresti andare. Sono stanca. E tra poco arriva Nobuo.»

«È ancora presto, ho due ore libere da riempire, ricordi? Ed è passata solo mezz’ora da quando sono uscito dal ritiro» disse guardando l’orologio a parete.

«Holly, sei esasperante.»

«E tu sei misteriosa. Sai bene che so anche essere pressante e che non mollo la presa fino anche non ottengo quello che voglio. In questo caso, una spiegazione. E dunque, dicevi?»

Holly sapeva di avere aperto il Vaso di Pandora, ma prima o poi andava fatto. Serrò la presa alla mano di Patty, si avvicinò di più e attese.
 
 



 
Ehhhhh? Era uno scherzo, vero? Un brutto, brutto, bruttissimo scherzo. Daichi era senza parole e con lui anche Nobuo lì a fianco.
L’aveva incontrato per caso mentre tornava a casa dopo avere terminato di allestire La stanza degli orrori per la Festa di Primavera ed era stanco. Per quel giorno la sua classe aveva finito e si erano concessi il pomeriggio libero. Con la scusa di avere una riunione con la squadra di calcio, era andato via prima di mezzogiorno. Sì, aveva fatto una breve visita al club, ma non c’era nessuno, ovviamente e così si era diretto verso casa. E aveva incontrato un Nobuo insolito.
 
«E così, mentre tutti sgobbavano a scuola, tu eri in giro a divertirti. Bene, bene, bravo» lo aveva canzonato.

«Uh, ecco il rompiscatole» aveva risposto lui guardandolo. «Non sono affari tuoi dov’ero, ma se proprio vuoi saperlo – così mi libero in fretta di te – ero a un funerale, sai che divertimento e ora sto correndo da mia sorella che mi aspetta a casa sua per pranzo.»

«Oh, mi spiace molto, non lo sapevo. Posso venire con te? Non l’ho più vista dal giorno della nostra improvvisata da lei e poi ho fame.»

«Cos’è, tua madre si rifiuta di cucinarti qualcosa? E poi… cavoli, ma che ci fai in giro tu, non dovresti essere a scuola?»

«Abbiamo finito e ci siamo concessi qualche ora di libertà. Domani controlleremo tutto da capo e poi la nostra aula sarà ufficialmente pronta, anche se qualcuno si è dimenticato – diciamo così – di chiedere un rinvio dell’ispezione, vero? Al mattino le ragazze daranno gli ultimi ritocchi ai costumi, così poi nel pomeriggio saremo pronti in tempo per accogliervi e avere il vostro ok. Caro membro del consiglio scolastico.»

«Voglio sperare. Bene, dammi quindici minuti e poi andiamo da Patty. Dai seguimi, non vorrai aspettarmi in mezzo alla strada.»

«Ok, avviso mia madre di non prepararmi nulla» gli aveva risposto prima di andare con lui, tutto contento e grato per quella piccola fortuna che aveva avuto.
 
Ed ecco perché erano lì, insieme, fuori dalla porta di Patty. Muti. Sconvolti. Increduli.
Una domanda che aleggiava tra di loro… Che cosaaaaaaaaaa? 
   
 
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