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Autore: Apollonia Storie    21/05/2023    0 recensioni
Lily. Harry. Ania. Draco. Voldemort.
Gli scacchi principali di questo gioco mortale.
Ania aspettava da anni di conoscere finalmente il grande Harry Potter, eppure, da quel momento in poi una serie di eventi agitano acque pericolose.
Draco non sa cosa ci vede in quella lí, sa solo che lo scava dentro, che é fragile e pericolosa allo stesso tempo, e che a lui i giochi pericolosi sono sempre piaciuti.
E il Signore Oscuro pensa davvero di conoscere bene il suo servitore Severus? E se il piú grande segreto dell'uomo fosse una figlioccia maledetta, per cui darebbe la vita?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ania.
Questa lettera è un Messaggio da Lontano. Sai cosa significa.

Se lo stai leggendo, io non sono più in vita per spiegartene il senso.

Ma mentre scrivo, so già che capirai.
 
Non ti ho mai raccontato nulla di te.
Ne di me.


C’è sempre stato un velo polveroso tra di noi.
Lascia che lo sollevi, per aiutarti a capire meglio.
 
Quando mi recai da tua madre, dieci anni fa, reputai quella visita inutile dal primo istante.

Io e Silente volevamo più informazioni da lei, ma quella donna si era già votata al silenzio prima che potessi ricavarle alcunché.

Non la biasimo.
Azkaban era un luogo senza Dio, all’epoca, persino peggiore di come è adesso.

 Uomini forti sono scappati in lacrime, da quel posto. Ed è per questo che dentro di me fui colto dallo stupore quando vidi una ragazzina di sei anni dondolare le gambe su una sedia in ferro, indifferente al gelo dei Dissennatori.
Mi dissero che eri la figlia di Clelia Wool, e che avevi accoltellato Malocchio, e che eri lì per visitare tua madre, non appena me ne fossi andato io.
 
Ania Eva Wool.
 
Alzasti gli occhi nella mia direzione quando ti sentisti nominare.

Dio solo sa cosa pensai in quel momento.
I più terribili pensieri tentai di scacciare, scorgendo in te una somiglianza che la mia mente non riusciva ad accettare.
Mi guardasti ed accennasti un sorriso che non vidi mai, perché preso da quei pensieri, girai sui tacchi e me ne andai dalla prigione.
 

Passarono mesi prima che ti rivedessi.
 

Una rappresentante dell’Orfanotrofio di Londra si presentò alla mia porta.

Mi era dimenticato di tutte le mie congetture, nel frattempo e anche della tua faccia.
Non ci eravamo nemmeno parlati ad Azkaban, eppure la donna dell’orfanotrofio mi disse che sui tuoi documenti era spuntato il mio nome come affidatario in caso di dipartita o abbandono da parte dei tuoi genitori.

Non ebbi il tempo di infuriarmi che la donna buttò la tua valigia nella porta e sparì in un guizzo.
 

Eri completamente fuori luogo, in casa mia, sicuramente mai stato un posto per bambini.
Mentre scrivevo una lettera piena di ira a Silente, invocandolo per risolvere la situazione entro la mezzanotte di quel giorno, tu mi guardasti e dicesti una cosa che mi lasciò di sasso.

 
“Tu sei l’amico di Lily?”
 

Ricordo che la mia mano si bloccò nell’atto di intingere il pennellino. Macchiai la pergameno di goccioloni di inchiostro, ma poco importava.

Quella lettera non sarebbe mai stata spedita.


Ti chiesi di cosa diavolo stavi parlando.
Ti chiesi un sacco di cose.
Abusai dei tuoi ricordi, li sottrassi dalle tue tempie e ad ogni nuova scoperta mi riempivo di stupore e di dolore.

Avevi visto Lily in sfaccettature che io avevo soltanto potuto immaginare.
 

Le assaporai tutte, incurante delle tue emicranie.
Passai mesi a crogiolarmi di quei ricordi da bambina, e per scavare sempre più affondo firmai le carte per tenerti con me fino agli undici anni, fino al giorno in cui saresti andata ad Hogwarts.

Ma quell’entusiasmo durò poco.
Quando giunsi al tuo ultimo ricordo di Lily, mi si spezzò qualcosa, dentro.
 
Scoprì del patto di sangue.
Scoprì delle tue doti.
Scoprì chi sei.


Quello fu il ricordo che riguardai più di tutti. Ma non per Lily, stavolta, no.
Ma per te.
 

La figlia del Signor Oscuro.

La ragione per cui Harry Potter era sopravvissuto.
 

Avrei dovuto avvisare Silente.
Avrei dovuto agire in qualche modo per quella scoperta .

Ma non lo feci.
Mi vergognavo del modo in cui ero arrivato a quel ricordo.

E con la paura di essere giudicato ti tenni quanto più possibile lontana dal mondo, facendoti studiare privatamente e privandoti ogni occasione di crearti degli amici.
 

Eravamo io e te, chiusi in un castello di menzogne e cristalli, pronto a frantumarsi in mille pezzi al minimo errore.

Il tempo passava e alla fine, a tredici anni sfuggisti per la prima volta al mio controllo.
Qualcosa cambiò in te.
 

Sirius Black era scappato di prigione, poi ricatturato e processato. Il verdetto: Innocente su tutte le accuse.
La finta morte di Peter Minus riempì i giornali.
La cosa riportò alla luce la faccenda dei Potter, e tu iniziasti a farti delle domande.
 

La risposta più banale che riuscisti a darti si tradusse in unica necessità: conoscere Harry Potter, il fratello che riempiva i tuoi ricordi infantili.

Volevi andare ad Hogwarts ed io non sapevo come impedirtelo.
Rifiutasti di vedere tua madre quell’anno.
Era la prima volta.


Ti sentivi ripudiata, sola, diversa. Eri piena di rabbia.
Mi ricordasti i momenti in cui avevo provato lo stesso, mi ricordasti qual’era stato l’unico posto al mondo in cui non mi ero sentito cosi.

Hogwarts.

E allora te lo concessi.
 

Ma il castello non fu facile per te.
Nulla è stato mai facile, per te.

Eppure Ania tu sei tra le streghe più formidabili che io abbia mai visto e mi dispiace non avertelo fatto capire durante questi anni.
 

Ma più di questo mi rammarica non averti mai detto quanto sono fiero.

Non sono stato un padre, né un amico.
Né una guida né un esempio.

Ma ti ho amata con la stessa forza con cui ho amato Lily, ti ho amata dal primo momento che ho visto il tuo viso graffiato tra le mura di Azkaban, anche se non lo sapevo, e ti ho amato ogni giorno che ho passato nel vederti crescere, fino ad oggi, in cui stai leggendo questa lettera e in cui non ci sarò a vederti andare avanti.
 

Sei sempre stata la barriera di qualcuno, Ania.

Sei nata per dare immortalità ad un mago avido.

Sei cresciuta per mantenere viva la protezione di un ragazzino fortunato.

Ma adesso, Ania, adesso voglio che tu sia quella da proteggere, perché sei più preziosa di tutto ciò, e voglio essere io la tua barriera.
 
Buon compleanno per tutti i compleanni a cui non ci sarò, Ania.
E un ultimo consiglio.

Tieniti stretta l’anima.
 
Dall’altra parte del baratro, ti saluto.

Tuo aspirante padre, Severus.

 
 
 
 
Mise un punto ben marcato, alla fine di quel nome.
 
Il pennino sostó sulla pergamena cosí tanto da macchiarla di inchiostro.
 
Fissó la macchia allargarsi fino a coprire alcune delle lettere.
 
Dopo un secondo rimase solo leggibile solo Sev.
 
Non che fosse importante.
Aveva riscritto quella lettera, quelle parole, fino ad imparlare a memoria.
 
Memoria.
 
La parola giusta, dopotutto.
 
 
Si raddrizzó sul sedile del treno, stendendo i piedi su quello di fronte.
 
Theodore si lamentó nel sonno, sentendo la punta delle scarpe di Draco spingergli tra le costole, ma Draco lo ignoró.
 
Aveva altro a cui pensare.
Doveva passare la restate parte di viaggio a navigare nelle memorie di Piton, impresse nella sua mente.
 
Le aveva consumate, quelle ampolle.
 
Era solo che…
Solo che vedere una persona in certi contesti, ti lascia un segno, in un certo senso.
 
Vedere un Ania di nove anni, dondolare i piedi nei freddi corridoi di Azkban.
Vederla leggere assorta, nella sua camera a Spinning’s End, assorta nei suoi pensieri.
 
Tutto attraverso gli occhi di Piton.
 
E poi, la lettera.
 
Quella lettera che Draco non smetteva di leggere nei suoi pensieri.
 
Piton aveva dedicato un intero ricordo a quel momento.
Tutto ció che potevi vedere, era la sua stessa mano, pigiare nell’inchiostro ed intigere quelle parole.
 
Era il ricordo piú strano, piú assurdo.
 
Non si interrompeva.
Ogni volta che Piton firmava la missiva, l’inchiostro si riassorbiva, e il ricordo ricominciava da capo.
Come in loop.
 
 
Scosse la testa e spostó lo sguardo oltre il finestrino.
 
Le colline scozzesi erano completamente innevate, e di tanto in tanto qualche piccolo villagio sperso illuminava quel manto bianco con le sue lucine di Natale.
 
Aveva quasi paura di tornare a casa, e magari trovarsi Clelia Wool appostata davanti la porta.
Si perché la donna non aveva smesso un attimo di scrivergli.
Di invitarlo in maniera ossessiva a quel matrimonio di cui si parlava da mesi.
 
 
Sei una pessima donna
Una pessima madre
E sarai una pessima sposa.
Al diavolo tu e il tuo matrimonio Wool.
 
 
 
Gli aveva lui finalmente scritto un giorno, in preda ad un istinto omicidio.
 
Tanto valeva essere chiari, no?
 
Da lí le lettere avevano smesso di arrivare.
Per il momento.
 

 

  • Ahia Draco! Sono le mie costole quelle. –
  • E tu piantala di muoverti! Non sai dormire stando fermo? – sbraitó Draco accigliandosi.
 
 
Theodore si portó a sedere tastandosi l’addome con una mano.

 
  • Ah no, non sono le mie costole… - borbottó tirando fuori dalla tasca un piccolo scatolino scuro
  • Il regalo per mia madre… forse dovrei metterlo in valigia. –
  • Oh, ma che figlioletto adorabile. Ti fai dare anche un bacino della buonanotte? –
  • Hey, io voglio bene a mia madre, qual’è il tuo problema? – si crucció Theodore mentre Draco e Blaise ridacchiavano di lui.
  • Cosa le hai preso Theo? – rise Pansy sporgendosi dal suo sedile.
  • Oh, niente di che… Una collana con le foto di me e mia sorella… sai, mia madre è quei tipi lí, le piacciono le cose sentimentali e… -
  • Una collana hai detto? – disse Draco di colpo guardingo.
  • Si beh, tua madre non mette collane? È una… una collana… -
  • Cazzo! –
 
Sotto lo sguardo allibito degli amici Draco scattó in piedi.
 
Fissó per un attimo la fine del corridoio, mentre il cervello partiva a mille.

 
  • Draco, stai bene? Sei tipo bianchissimo e… - ma Pansy non terminó la frase perché Draco era aveva afferrato velocemente quel foglio macchiato di inchiostro ed era schizzato fuori dal vagone a mille.

 
 
Potter.
Doveva trovare Potter.
E doveva trovarlo subito.
 

 

   
 
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