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Autore: Scribbling_aloud    30/05/2023    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 3 – La lettera di James
 
La loro vita era molto cambiata da quando era nata Sunrise, prima di tutto perché il silenzio, che Harry aveva disprezzato prima della sua nascita, sembrava un dono dal cielo ora.
Tutto era diventato in qualche modo frenetico. La casa era animata continuamente dalle sue risate, grida, capricci, pianti. Non lasciando a loro tempo per pensare a nient’altro che a lei, neanche al loro dolore per Lily.
Da un certo punto di vista sembrava che questa bambina fosse stata progettata con l’obbiettivo di aiutarli a superare il lutto.
Il magone, quando il nome di Lily veniva pronunciato, era sempre lì e Harry si domandava spesso se a Lily sarebbe piaciuta Sunrise e arrivava sempre alla conclusione che sicuro sarebbe stato così. Era triste pensare che non si sarebbero mai conosciute, e ci teneva molto che Sunrise sentisse parlare di Lily, ma il magone glielo impediva sempre. Sperava egoisticamente che un giorno, quando sarebbe cresciuta un po’, Ginny ci avrebbe pensato al posto suo.
Le sue preoccupazioni sull’avere un’altra femminuccia si erano rivelate assolutamente infondate. Amava Sunrise con tutto se stesso, tanto quanto aveva amato Lily e per via di quello che le era successo, era ancora più attaccato a questa sua nuova bimba.
Il tempo passato con lei era sempre molto piacevole, si trovava ancora in quel periodo di vita in cui era ancora troppo giovane per comprendere la sua situazione e non notava neanche i reporters che cercavano di rubare fotografie mentre erano fuori a fare delle passeggiate o per dei picnic. Il tempo delle domande sarebbe certamente arrivato, e lui si stava già preparando psicologicamente, ma per il momento c’erano solo tutte le gioie senza l’ombra del disagio.
La famiglia Weasley era fuori di sé dalla gioia per questa nuova bambina, perfino George che, nonostante ogni pomeriggio passato con loro si lamentava a gran voce per i mal di testa, le portava sempre dei regalini, incantato dalla sua vivacità e birichineria.
Tutti amavano Sunrise e Sunrise, cordialmente, rispondeva con lo stesso amore entusiastico, non timida per natura, espansiva di carattere, era pronta a saltare di braccia in braccia e non aveva ancora trovato una persona che non le piacesse.
Nonostante tutti fossero amati da lei più o meno allo stesso modo, nutriva però una vera e profonda passione.
‘Abbiamo ricevuto un gufo oggi’ Ginny informò Harry a cena.
Sentirono un sussulto provenire da Sunrise e il rumore del suo cucchiaio di plastica che cadeva. Fissò Ginny con gli occhi spalancati ‘Da Jamie?’
Tutte le volte che sentiva quella frase era sempre la stessa domanda.
Ginny, sorridendo, si alzò per prendere la lettera dalla mensola ‘Sì, amore mio, da Jamie’
Sunrise allungò le mani verso la busta ‘La vojo! La vojo!’ mugolò.
Ginny riprese posto al tavolo e la aprì.
Sunrise, la sua richiesta ignorata, si sporse pericolosamente dal seggiolone ‘La vojoooooo’ piagnucolò pietosamente. Harry scattò in avanti per evitare che si ribaltasse ‘Cosa la vuoi a fare, Siry?? Non sai leggere!’ disse tenendo il seggiolone in sicurezza.
Appena Ginny cominciò a lettere ‘Ciao a tutti…’, Sunrise emise uno stridio d’aquila da accapponare la pelle che indusse Harry a lasciare la sedia immediatamente per tapparsi le orecchie.
‘La vojo la vojo la vojo!!!!’ Cominciò a disperarsi, il viso che diventava scarlatto, lacrime che colavano a profusione e agitandosi come un’ossessa verso la lettera ‘La voooojooooooooo!!!!’. Harry tolse le mani dalle orecchie, nonostante il rischio di rimanere assordato, per rimetterle sulla sedia.
‘Sunny, smettila in questo istante!’ Ginny la rimproverò.
‘La vooojooooooooo!!!’ lei urlò di rimando con tutto il fiato che aveva nei polmoni ma vedendo l’espressione indifferente di Ginny raddoppiò gli sforzi e il volume ‘La voooooojoooooooooo!’ il visetto striato fluorescente, gridava e piangeva con così tanto impeto che stava cominciando a strozzarsi con le sue stesse lacrime.
Harry, oltre al limite di sopportazione, strappò la lettera dalla mano di Ginny e la diede a Sunrise che appena toccò le sue dita paffute tornò ad essere la dolce adorabile bambina che di solito era. Solo un velo di lacrime e un po’ di moccio al naso rimasero a testimoniare l’esplosione.
Ginny si crucciò immediatamente contro di lui ‘Harry, deve imparare che non può fare questi capricci tutte le volte!’
‘Stavo diventando sordo e lei stava per soffocare. Lasciagliela. Tanto scoprirà molto presto che non se ne fa niente’
Sunrise intanto stava studiando il foglio attentamente, girandolo in ogni direzione e spiando ogni angolino. Alla fine, la protese verso Ginny, ‘Mami, leggi’
‘Parolina magica?’ Harry disse pulendole il moccio.
‘Peppiaceeere!’ lei cinguettò tutta contenta con un dolcissimo sorriso da angioletto.
‘Brava la mia bambina’ Harry disse facendole una carezza sulla testa, Ginny, aggrottando un sopracciglio, chiaramente in disaccordo, sprimaccio il foglio e cominciò a scrutarlo in silenzio.
‘Sta bene… Hanno perso una partita’
‘Contro chi???’ Harry si intromise lanciando uno sguardo oltre la sua spalla per leggere.
‘Serpeverde…’
‘Non ci credo!!!’
‘Apparentemente. Ma sembra che sia solo perchè…’ interruppe improvvisamente la lettura per gettare un’occhiata a Sunrise che beveva le sue parole con trasporto ‘Beh… Non sono stati molto sportivi’ continuò schiarendosi la voce.
‘Sì, certo…’ Harry grugnì immusonito intuendo una traduzione inaccurata della lettera.
‘Sta uscendo con una certa Camille…’
‘Non si chiamava tipo Iris o qualcosa?’
‘Quella era prima di Natale, Harry!’ lei lo rimproverò.
‘Scusa… Mi perdo… Cambiano così spesso’ si scusò.
‘Non scrive molto su di lei comunque. La nomina appena… Non dice mai molto di tutte queste ragazze, eh?’ mormorò a sé stessa girando la lettera e illuminandosi immediatamente ‘Ha preso una A in aritmetica! Il mio bravo ragazzo!’ esclamò orgogliosa.
‘Jamie è un bravo ragazzo’ Sunrise ribatté in accordo, annuendo vigorosamente come se fosse una vecchia zia, causando a Harry una risata.
‘Amorino, c’è anche un messaggio per te!’ Ginny esclamò girandosi verso Sunrise che cominciò a saltellare su e giù emozionata.
‘Dice…’ ma poi si bloccò, la sua espressione che cambiava sottilmente con ogni parola letta, e poi, assumendo un sorriso forzatissimo, continuò dicendo ‘Dice di fare la brava bambina e ascoltare sempre quello che dicono mamma e papà’
Harry buttò un’altra occhiata alla lettera, sospettoso ‘…Falli impazzire, Pidocchio! Capricci come se non ci fosse un domani!! Jamie’
Harry inarcò le sopracciglia e sorrise, ripromettendosi di leggere la lettera più tardi in quanto sicuramente più di una censura era stata imposta da Ginny.
Sunrise aveva un’adorazione estatica per James, non ne aveva mai abbastanza di lui, il suo nome sempre in bocca quando non c’era e seguendolo come un’ombra quando c’era. Per lei rappresentava la perfezione, aveva sempre ragione e lo difendeva a ogni costo. Quantunque alzavano la voce contro di lui, lei saltava sui suoi pochi centimetri di altezza con un’espressione oltraggiata ‘Lasciate in pace, Jamie!’ aveva imparato a dire con un’espressione di vivo rimprovero.
James non poteva rimanere indifferente a questo devoto amore; nonostante ci avesse provato alacremente, affrontando tutti gli stati emotivi possibili nei confronti di questa nuova sorellina.
Quando Sunrise aveva solo quattro mesi ed erano a casa per le vacanze di Natale si era rivelato sdegnoso contro questo neonato piagnucoloso, specialmente perché Harry gli aveva insegnato subito come cambiare pannolini e dare il biberon, cosicché potessero dividersi lo stancante compito notturno di occuparsene quando piangeva.
Da principio James, disgustato, si era risentito, l’opposto di Albus che sembrava volenteroso di apprendere.
Però, una notte, Harry aveva sentito un rumore ovattato provenire dalla sua stanza. Andando a controllare aveva trovato James con una neonata Sunrise tra le braccia che camminava per la stanza cullandola e sussurrandole parole sommesse. Lui era rimasto nell’ombra per non essere visto e non aveva cercato di origliare. Era un momento molto privato quello in cui era inciampato e non sembrava corretto soffermarsi. Una volta a letto, però, si era trovato a sorridere tra sé e sé e aveva abbracciato Ginny, che dopo quattro mesi, stava finalmente dormendo profondamente.
Per tutte le vacanze invernali James fu l’unico che si svegliò di notte per prendersene cura (Albus, nonostante l’entusiasmo dimostrato, aveva un sonno talmente profondo che aveva reso l’esperimento impossibile) ma durante il giorno, quando le persone lo guardavano, faceva finta di essere completamente indifferente a lei.
Durante le prime vacanze estive Sunrise, sulle gambette instabili, aveva cominciato a seguirlo costantemente, piangendo disperata se veniva lasciava indietro obbligandolo a fermarsi per prenderla in braccio nonostante la contrarietà. Aveva cominciato a farfugliare e ‘Jamie’ era uno di quei farfugli. Era ripetuto costantemente.
James era molto irritato dall’appiccicosità di questo “Pidocchio” come la chiamava e viveva con un broncio perenne.
Le vacanze di Natale successive Sunrise aveva cominciato a biascicare con più convinzione anche se non più distintamente. Jamie era il principale oggetto di quei dialoghi senza capo né coda. La perplessità prese il posto dell’irritazione. Specialmente quando scoprirono che in braccio a lui, cessava anche il più violento dei capricci.
Passò tutto il suo tempo a casa in uno stato di incredulità con lei sulle gambe.
Per l’estate successiva, aveva finalmente ceduto a quest’onda di amore incondizionato che veniva riversato su di lui senza causa apparente. Cessarono tutte le messinscene e imparò a passare il suo tempo con Sunrise attaccata al collo. L’ultima vacanza invernale andando a svegliare James per andare a correre, Harry aveva trovato Sunrise che dormiva profondamente nel suo letto quasi ogni mattina ‘Ha avuto un incubo’ lui diceva come scusa tutte le volte riportandola nel suo lettino.
Harry non era stato sicuro di crederci ma non aveva obbiettato.
James si stava trasformando in un uomo molto rapidamente. Era alto quanto Harry, doveva farsi la barba di tanto in tanto anche se i peli sul viso gli crescevano ancora a macchie, e aveva perso la magrezza dei giovani adolescenti. Da quando Harry l’aveva introdotto nel mondo della corsa ed esercizio fisico, non si era mai fermato, continuando con costanza anche a Hogwarts. Aveva un buon cuore, molto protettivo nei confronti di Albus e Sunrise e, a modo suo, affezionato e rispettoso nei confronti di Ginny. Harry era orgoglioso di lui, anche se la loro relazione era ancora difficile. James era ribelle e polemico, e si irritava facilmente, specie nei confronti di Harry.
Covava sentimenti contrastanti nei suoi confronti, che si dimostravano chiaramente quando era di ritorno da Hogwarts. A scuola doveva confrontarsi continuamente con la sua fama. Albus, dopo la prima esitazione, arrivando lì, aveva imparato a gestirla abbastanza bene e non ne sembrava troppo infastidito. James, però, forse perché più turbolento o probabilmente forse perché tra i due era quello che gli assomigliava di più, faceva molta fatica a trovare il suo posto e si sentiva messo in ombra; influenzato da quello che si diceva e scriveva su Harry e, nei mesi di separazione, aveva difficoltà a estricare il reale dall’idealizzato. Tutto si manifestava in una grande insicurezza e risentimento.
Harry, percependo tutta questa avversione, ne era ferito ma consapevole delle lotte interiori e delle sue difficoltà a scuola si premurava di colmare, ogni volta che lui era di ritorno, la distanza che li separava. Non era facile perché né Harry, né James, erano molto comunicativi, avviluppati nella loro privacy. Probabilmente troppo simili senza realizzarlo o ammetterlo, per essere capaci di entrare in sintonia al meglio, avevano però trovato un modo di connettere tramite le corse matutine. Silenziose e rancorose da parte di James inizialmente ma come i giorni si srotolavano, le barriere venivano abbassate, il risentimento veniva messo da parte, e riusciva a vedere dietro a quello che la gente pensava che Harry fosse. In quel momento riuscivano finalmente a godere della compagnia l’uno dell’altro.
Sfortunatamente, durava poco, di ritorno a Hogwarts ricadeva nuovamente nelle sue insicurezze e, quindi, risentimenti, sommerso dalle conseguenze della popolarità di Harry.
Quella notte, una volta a letto, Harry stava leggendo la lettera con la testa di Ginny appoggiata sulla spalla.
‘Harry?’  lei mormorò per chiamare la sua attenzione.
‘Mmmmh?’
Lei non parlò subito, i suoi occhi sul foglio ‘Pensi che James…?’
‘James, cosa?’ chiese girandolo preso dal racconto dell’ultima partita che Ginny aveva riassunto con una frase mentre riempiva quasi tutta la lettera.
‘Sai… Tutte queste ragazze…’
Harry interruppe la lettura un momento per gettarle un’occhiata. Sorrise capendo il significato di quella frase incompiuta ‘Sì, Ginny’
Nessuna risposta arrivò per un po’ e poi ‘Sei sicuro?’
‘Sì, sono sicuro’ disse questa volta ridacchiando.
‘Come puoi esserne sicuro? Te l’ha detto?’
‘Mi sembra ovvio, non pensi? Dopotutto ha diciassette anni.’
‘Non ancora’
‘Beh, ne ha diciassette meno qualche mese. Mettila come ti pare ma sta sicuramente trombando come un coniglio e buon per lui’
Ginny scattò seduta e lo colpì alla spalla ‘E’ troppo giovane!’
Harry aggrottò le sopracciglia e la fissò con intensità fino a che lei non arrossì.
‘Maledetto Dean. Non lo perdonerò mai’ disse imbronciato lasciando cadere la lettera sul comodino.
Ginny rise di gusto e poi aggiunse con malizia ‘Potrei dire la stessa cosa di qualcuno che conosciamo entrambi’
‘Almeno nella mia mente c’eri solo tu. E scommetto che non è stato lo stesso per te’
Lei si raggomitolò al suo fianco. ‘Magari lo è stato…’ disse sbadigliando.
‘Ah sì?’ lui chiese speranzoso.
‘No, in realtà, no. Hai ragione’
Harry si trovò pronto ad adottare un umore scontrosissimo quando lei aggiunse ‘Beh, magari giusto un pochino…’
‘Veramente??’ lui chiese afferrandola con rapidità e bloccandola sul materasso. Lei esplose in una risata.
‘Giusto un pochino, eh?’ chiese sfiorandole le labbra con le sue per scendere al mento e per finire sul collo.
‘Magari un po’ di più che un pochino’ lei mormorò ridacchiando sommessamente.
‘Mmmmh… Meglio…’ replicò attaccando la sua camicia da notte ‘Vediamo se con un po’ di sforzo riusciamo ad arrivare a dire che stavi pensando solo a me’
Lei lo fermò ‘No, Harry, aspetta, voglio parlare ancora un po’’
‘Parliamo dopo’ lui ribatté continuando nella sua esplorazione.
‘No, ora’ lei disse tirandosi su seduta e scrollandosi Harry di dosso, che deluso, si alzò su un gomito con una smorfia contrariata.
‘Hai parlato a James di… Lo sai…’
‘Sesso intendi?’ brontolò ‘Sì, e anche con Albus’
‘E sanno come non…’
‘Sì, lo sanno, Ginny. Li ho istruiti perfettamente’ lui disse un po’ meno contrariato ipnotizzato dal modo in cui la camicia da notte rimasta metà aperta si muoveva col suo respiro.
Lei diede un colpetto alla testa facendo cadere i capelli lisci dalla spalla che lasciarono il collo deliziosamente esposto. Harry era più che pronto a chiudere la conversazione per cominciare da dove era stato interrotto, quando lei se ne venne fuori con ‘Sai, non sei molto bravo a…’
‘A cosa???’ lui scattò, la sua attenzione che, con un leggero allarme, tornò immediatamente alla discussione in corso.
‘Sai…’
Momento di puro panico per Harry.
‘Contraccezione…’
Ah….
‘Beh, non sarò bravo nella pratica ma lo sono nella teoria. Stai sicura che non diventerai nonna prima del tempo’ la rassicurò accasciandosi sul cuscino e sbadigliando.
Non aveva alcuna preoccupazione in tal senso ed era contento che James si stesse godendo la giovinezza. Qualche volta gli era mancato non aver sperimentato lo stesso ad Hogwarts, sembrava eccitante quando Seamus (ovviamente non Dean) sgattaiolava via durante la notte. Se fosse stato un po’ meno ingenuo e più sicuro di se stesso avrebbe probabilmente potuto sperimentare quello che James stava sperimentando ora ma, un po’ per la sua ingenuità, un po’ perché stavano accadendo molte cose nella sua vita in quel periodo, non aveva mai avuto l’occasione. O meglio, guardandosi indietro, aveva avuto un sacco di occasioni e non se n’era accorto.
La sua sola preoccupazione veniva da Albus.
Aveva quattordici anni e l’unica ragazza con cui usciva era Rose, che, nell’ultimo anno, era cresciuta molto in fretta diventando una donna in tutto e per tutto, nella mente ma soprattutto nel corpo e Harry era sicuro che suo figlio avesse notato. Solitamente chiacchierino e comunicativo, era stato stranamente riservato l’ultimo Natale e quando Rose era in visita, molto spesso, rimanevano chiusi nella sua stanza e una sospetta musica a tutto volume era l’unica cosa che si sentiva dal di fuori, completamente in contrasto a qualche mese prima che, porta spalancata, li potevi sentire ridere e chiacchierare dal piano di sotto. Harry aveva un’idea abbastanza precisa di quello che stava accadendo dietro quella porta.
Aveva fatto un’allusione a riguardo a James (che sicuro doveva sapere cosa stesse succedendo) sperando di essere illuminato ma lui aveva fatto finta di non capire.
Considerando il grado di parentela, se qualcosa stava veramente accadendo, avrebbe potuto rivelarsi un problema spinoso. Tra i babbani era inusuale e non visto di buon occhio. Sembrava un pochino più accettabile nella comunità magica. Anche se, principalmente solo tra quelli che volevano mantenere una linea di sangue puro. Non essendoci molte famiglie di quel tipo era l’unico modo per garantirlo. Ma loro non credevano in quelle stupidate e Harry era dubbioso su come Hermione, ma soprattutto Ginny che pianificava segretamente con Luna un matrimonio tra Albus e Stella da quando lei era nata, avrebbero ricevuto la notizia. E peggio di tutti, Ron che stava assistendo con un allarme crescente alla trasformazione di Rose, cominciando ad occhieggiare con sospetto ogni ragazzo, che per intenzione o errore, incrociava lo sguardo con lei.
Si ripromise di ottenere delle risposte da Albus quando di nuovo a casa e nel frattempo si accontentava di sperare di sbagliarsi.
‘Dovremo prendere un orologio d’oro per James’ Ginny interruppe i suoi pensieri accoccolandosi sotto il suo braccio.
‘Abbiamo tempo’ Harry rispose guardando l’orologio sul comodino, che segnava un’ora già abbastanza tarda; la sua sveglia era settata molto presto la mattina per andare a correre.
‘Vorrei andare a prenderlo questo weekend’
Harry sospirò ‘Va bene’ arrendendosi all’incapacità di sua moglie di fare le cose all’ultimo minuto ‘Ma ci cambiamo i connotati con la magia. Voglio che la giornata sia rilassante’
Spense la luce e si infilò sotto al piumino. Tenendosi Ginny vicino, le baciò la testa inalando l’odore del suo shampoo e sperimentando quel senso di appagamento nell’averla a fianco.
‘Ho pensato che potremmo sorprendere James a Hogwarts il giorno del suo compleanno e portarglielo’
‘Se ci cambiamo d’aspetto, possiamo andare dove vuoi’
‘Voglio andare con la mia di faccia però. È il suo compleanno dopotutto. Non voglio che riceva gli auguri da due sconosciuti’ lei si lamentò.
‘Ginny, sarebbe come entrare nella gabbia dei leoni. Non ne uscirei vivo’ disse chiudendo gli occhi, stanco e pronto ad addormentarsi.
‘Ma a me piacerebbe…’ lei fece le fusa infilandogli la mano sotto la maglietta e spostandola pericolosamente vicina al bordo dei boxer.
Lui aprì gli occhi, sveglio e pronto all’azione.
‘Beh… non penso sia una buona idea’ disse facilitandole il lavoro rimuovendo la maglietta.
‘Sei sicuro?’ lei bisbigliò con una voce calda e bassa, la sua mano che viaggiava sul suo torso mentre si alzava leggermente su un gomito.
‘Mi sembra difficile’ ribatté abbassando anche lui la voce ma cominciando a essere non propriamente in controllo di quello che gli usciva dalla bocca.
‘Sei sicuro?’ lei ripeté scivolando sinuosamente sopra di lui.
Lui lasciò libere le mani di accarezzarle le cosce proseguendo fino alla vita sottile ‘Magari possiamo trovare un modo…’ concedette.
‘Dici?’ lei mormorò rimuovendo la camicia da notte in un movimento fluido che fece inarcare la schiena a lei e mozzare il fiato a lui.
‘Sicuro. Lo troveremo sicuro’ mormorò giusto prima che si abbassasse su di lui, le loro labbra che si incontravano.
Lo scambio diventò urgente facendoli fremere di desiderio e anticipazione, quando una vocetta proveniente da qualche parte nella stanza li fece sussultare così intensamente che entrambi annasparono.
Ginny rotolò via velocemente tastando il letto per ritrovare la camicia da notte e Harry scattò seduto.
La voce echeggiò nuovamente per la stanza.
‘Papà, ho fatto un blutto sogno’
   
 
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