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Autore: Eevaa    11/06/2023    3 recensioni
Vegeta è pieno di scheletri nell'armadio. Anche se sono passati anni dalla sua vita da mercenario, gli incubi di quei giorni continuano a tormentarlo.
Oramai è abituato a quella catena attorno alla caviglia che lo tiene agganciato al passato.
Non si sarebbe mai immaginato, però, che quei fantasmi un giorno potessero assumere consistenze di realtà.
Lo sai e lo percepisci: questa volta non hai via di scampo. D'improvviso hai di nuovo sei anni e Freezer sta per portarti via tutto, tutto quello che hai, anche quello che credevi di non avere più.
[Post-Dragon Ball Super] [No Spoiler al manga]
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Broly, Goku, Nappa, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 5
Salto




Quando ti svegli, hai ancora un gran mal di testa e gli occhi rossi dal pianto. Ti specchi e rivedi in te stesso il ragazzino sofferente di molti anni fa, imprigionato nel corpo di un uomo che si porta dietro strascichi di sensi di colpa, omicidi ed efferatezze. Alla tua età dovresti avere il volto solcato da qualche ruga, la pelle meno elastica, i capelli più radi. Invece sei lo stesso di sempre, con qualche cicatrice in più. Ti passi il dito su un segno sotto al sopracciglio, te lo sei guadagnato al Torneo del Potere. Ne hai altre decine sulla schiena, souvenir di battaglie feroci.
Ti sciacqui il viso con acqua gelida – anche perché l'acqua calda su quest'astronave sembra funzionare a ore alterne – e ti costringi a ritornare nel mondo dei vivi.
Quando esci dal cabinato, maledici tutte le costellazioni quando vedi Kakaroth lì, appoggiato alla paratia, in attesa di poter utilizzare il bagno.
«Ehilà, Vegeta! Ti sei svegliato?» trilla, gioviale.
Vorresti sferrargli un pugno sul naso, ma ti limiti a grugnire.
«Mh».
Lui ti guarda e inclina la testa di lato.
«Tutto ok? Non hai un bell'aspetto».
«Vaffanculo, Kakaroth» sbotti. Lo sai anche da solo di essere un cadavere che deambula.
«E dai! Sono solo preoccupato!» si lagna. Ha ragione, tuttavia dovrebbe essere più che abituato al tuo malumore mattutino. Anche se forse non è nemmeno mattina.
Sospiri e provi a rassicurarlo. «Sto bene». Il tuo tono è tutt'altro che rassicurante, infatti lui scuote la testa e non ti crede.
«Seh».
Malgrado tutto – e malgrado la tentazione di tirargli un pugno in faccia e andartene – rimani lì. Perché preferisci mille volte le stronzate di Kakaroth e il suo sguardo indagatore, piuttosto che andare in cabina di pilotaggio e affrontare la presenza scomoda di suo fratello. Hai già fatto pace col cervello che il tuo rapporto con Kakaroth sia l'evoluzione fisiologica più sana del rapporto che avevi con Radish. Più o meno. E più o meno sana.
Tuttavia non ne vuoi parlare. Inclini la testa all'indietro e sbuffi.
«Kakaroth, potresti solo...?»
«Ok, ok, non ne vuoi parlare. Ti lascio in pace» coglie al volo e ti regala una risata asinina. Vorresti prendergli una mano e supplicarlo di teletrasportarvi altrove, lontano da lì, trovare un modo di tornare a casa e dimenticare tutta questa storia. Ma avete delle responsabilità, quindi ti senti solo grato che ci sia anche lui, con voi, ad alleggerire il clima con la sua faccia da idiota e quella risata da imbecille.
«Ti ringrazio» sospiri, e non è solo perché ha detto di volerti lasciare in pace.
Lui ti guarda come uno stoccafisso, perché non è abituato a tale assertività. Si gratta la testa e sgrana gli occhi. «Urca... questa mi è proprio nuova!»
«Vaffanculo» sbotti ancora, ringhiandogli in faccia.
Lui ridacchia e ti sferra un pugno sulla spalla, poi si infila nel cabinato del bagno. «Così ti riconosco!»




Entrare in cabina di pilotaggio è un concerto di buongiorno mugugnati e sbadigli. Ti avvicini alla mappa quanto basta per controllare la rotta, e scopri che tra meno di trenta minuti potrete procedere con il salto infrauniversale. Radish è così impaziente che fa ballare la gamba a ritmo forsennato, Nappa è mezzo addormentato ricurvo sul sedile, ma ti sgancia un'occhiata che suggella tacite promesse di complicità, che apprezzi. Ti siedi dall'altra parte e attendi per minuti interi.
Quando Radish si dà la spinta per ruotare il sedile verso di te, quasi ti va di traverso la saliva.
«Devo solo impostare il salto? Fa tutto in automatico?» chiede, pragmatico.
Bella domanda. Non hai mai varcato la membrana con un'astronave. È sempre stato Whis a trasportavi negli altri Universi.
«Da quello che so, sì» ti limiti a rispondere.
Lui ti fissa e fa spallucce. «Bene... moriremo tutti!»
Quasi lo speri, poi pensi a occhi blu, capelli lilla, due codini color acquamarina. Loro ti stanno aspettando a casa, e daresti qualsiasi cosa per tornarci vivo. Per poter godere la quiete di un letto caldo, le mani di tua moglie che ti accarezzano la testa. Senti nostalgia persino di tutti quei pupazzi che Bra vuole tenere sul letto, che ti solleticano le braccia mentre leggi le storie per farla addormentare. Non lo avresti mai detto, ma senti la mancanza delle urla di Trunks e Goten che si sfidano ai videogiochi fino a tardi, disturbando il tuo sonno regale. Ti mancano anche se ti fanno incazzare e devi minacciarli di allenamenti forzati se non la smettono di chiudersi in camera. Speri che Bulma stia facendo le tue veci nel fargli tenere la porta aperta, durante i loro pigiama-party.
E, a tal proposito, ti ricordi che ancora devi fare un bel discorsetto a Kakaroth su che tipo di rapporto hanno i vostri figli – perché è l'unico che non se ne è ancora accorto, ovviamente, ci è arrivata persino Bra che ha due anni - e non vedi davvero l'ora di vederlo colare a terra dall'imbarazzo.
Rimandi a data da destinarsi e ti desti, quando arriva la notifica dall'astronave che è possibile compiere un salto infrauniversale.

La tensione aumenta, vi sporgete tutti verso i comandi e guardate Radish armeggiare con il touchscreen. Appare un pannello con tutti i potenziali rischi, ripercussioni, catastrofi che potrebbero accadere, ma vi fermate al punto tre. Meglio non continuare a leggere, o potreste cambiare idea.
Sei sicuro di voler procedere con il salto infrauniversale in direzione Universo Sei?” annuncia il computer di bordo.
«Siamo sicuri?» ripete Radish, voltandosi verso di voi.
«Abbiamo scelta?» rimbecca Nappa.
Radish sospira e porta una mano sopra al pannello. «Se sopravviviamo, vi offro un Rokk».
Forse sarebbe meglio morire piuttosto che ingerire quello schifo.
«Cos'è un Rokk?» domanda Kakaroth.
«Meglio che rimani nell'ignoranza» tagli corto. Sia Nappa che Radish ridacchiano, e ti senti rinvigorito. Parlare del più e del meno era quello che ci voleva, per tutti. Anche se siete in punto di probabile morte.
«Reggetevi» annuncia Radish e, prima di poterci ripensare, avvia la procedura per il salto.
In men che non si dica l'astronave si circonda di una luce bluastra. Ti senti catapultato all'indietro schiacciato sul sedile, un vuoto d'aria ti comprime lo stomaco, come se qualcuno ti stesse risucchiando a partire dall'ombelico.
Davanti a voi appare un tunnel, un caleidoscopio di colori, così tanti che ad alcuni non sai nemmeno dare un nome. L'astronave trema, Radish lotta per tenerla dritta, ma iniziate a vorticare come la punta di un trapano. I colori si intensificano fino a diventare di un bianco ottico. Ti fanno male gli occhi, le orecchie ti si tappano e quasi non respiri per la troppa pressione. Anche se volessi, non potresti urlare.
Poi, d'improvviso, nero spazio.
Ti senti sobbalzato in avanti e ringrazi il cielo di avere allacciato la cintura. L'astronave continua a vorticare su se stessa, ma Radish riesce piano a piano a controllarla. Vi riportate in asse in pochi secondi e, quando finalmente sfrecciate con moto normale attraverso l'universo, Radish inizia a esultare come un bambino. Con lo stesso entusiasmo di quando, a sette anni, aveva provato per la prima volta a guidare in un salto iperspaziale. Te lo ricordi ancora.
«Cazzo, è il giorno più bello della mia vita!» urla. Ed è la stessa cosa che aveva detto quel giorno lontano.
Kakaroth si slaccia la cintura con un movimento scomposto e arranca fino al vano dei rifiuti. «Credo che darò di stomaco» mugugna, con una mano sulla bocca.
Fa in tempo a malapena ad aprire il contenitore e ci vomita dentro.
Nappa si ritrae, disgustato. «Mi domando come avrebbe fatto, questo qui, a sopravvivere nello spazio».
Radish esplode in una risata cretina. «Che stomaco da principessa!»
Kakaroth sputa e si asciuga le lacrime con il polsino.
«Se solo non guidassi come un teppista!» ringhia e tossisce di nuovo.
«Cosa ti aspettavi? Di bere latte e biscotti durante un salto nella membrana?»
«E poi fai queste scenate anche quando guido io» intervieni.
«... uffa» si lagna e ti regala un'occhiata supplichevole. Ti rifiuti di aiutarlo ad alzarsi e attendi che strisci fino al suo sedile. Come compagno di viaggio in astronave, Kakaroth è sempre stato un vero disastro.

«E così questo è il famoso universo parallelo al nostro» mormora poi Radish, sporgendosi oltre la cupola, affascinato.
Nappa aggrotta la fronte. «Non ho capito una cosa... ci sono dei nostri doppelganger, qui?»
«Grazie al cielo, no» borbotti. Uno come te basta e avanza in tutti e dodici gli universi. «L'universo è nato come l'esatto gemello del nostro, ma poi sono bastati dei piccoli avvenimenti differenti per portarlo in una direzione diversa. I Saiyan, ad esempio, sono un popolo pacifico. C'è una sottospecie di Freezer, qui, si chiama Frost... ed è un imbecille».
I volti di Nappa e Radish si increspano in espressioni schifate. In effetti anche tu quando hai saputo della natura pacifica dei Saiyan sei rimasto stranito ma, beh... se solo avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo, tenteresti di fare lo stesso nel vostro universo, ora come ora.
«Ma almeno il Rokk ce l'hanno?» domanda poi Radish.
Getti la testa all'indietro e sbuffi. «Non mi sono mai posto il problema».
«Ma cos'è questo Rokk!?» domanda Kakaroth, ma Radish lo ignora.
«Questo vizio di tralasciare i dettagli importanti...»
Tu invece ignori entrambi. Non hai alcuna intenzione di aprire una discussione sul peggior superalcolico di tutte le galassie dell'Universo Sette, né di incassare la frecciatina sui dettagli importanti. Perché sai che lo era, una frecciatina.
«A proposito di cose davvero importanti, Kakaroth, riesci ad avvertire Freezer?»
L'idiota chiude gli occhi e cerca il Ki del vostro obiettivo. «Sì, forte e chiaro. Ci teletrasportiamo?»
«E infuriare una battaglia su un’astronave? Che diamine hai, manie di suicidio?» borbotta Nappa e, per quanto tu abbia una gran voglia di andare a prendere quel bastardo a calci nel sedere, non ha torto.
Ti pizzichi la radice del naso e fai fronte a tutta la buona volontà per non agire d'impulso. «Già. L'astronave andrebbe distrutta in men che non si dica e lui nello spazio può sopravvivere, noi no. Tecnicamente potremmo salvarci teletrasportandoci via, se trovassimo qualche Ki conosciuto, ma sarebbe comunque uno spreco di tempo inutile».
«Quindi che si fa?» chiede Kakaroth, ancora con le dita appoggiate sulla fronte.
In tutta onestà, non sei nemmeno certo che possiate battere Freezer così agilmente. Non vi scontrate da più di un anno e non hai idea di quanto si sia allenato. Sicuramente dovreste ricorrere a Gogeta – e già ti prudono le mani, per questo – e i vostri due nuovi compagni di viaggio potrebbero solo darvi una mano a tener buoni i soldati dell'Esercito.
Avete bisogno di un terreno adeguato al combattimento e, se possibile, anche dell'aiuto di chi potrebbe tener testa a Freezer con voi. E tu hai già in mente chi potrebbe combattere al vostro fianco.
Alzi un pugno e lo stringi. «Si va su Sadala. E lo si aspetta lì».


 


Avete dovuto attendere tre ore di viaggio perché Kakaroth finalmente riuscisse a percepire, seppur lontano, il Ki di Cabba. Lo avverti anche tu, e percepisci una sensazione di ansia mista orgoglio nelle viscere. Malgrado la freddezza che millanti, quel ragazzino ti ha rubato un pezzo di cuore, ed è finito dritto dritto nella lista di quelle persone che vorresti proteggere da ogni male, quelle persone a cui dedichi sorrisi sghembi e pensieri costanti. Una tua responsabilità.
Gli avevi promesso che saresti andato a trovarlo, a visitare il pianeta Sadala, e un po' ti vergogni di mantenere quella promessa solo in un'occasione tanto spiacevole. Avresti voluto andarci prima, perché sei sempre stato curioso di apprendere di più sui Saiyan dell'Universo Sei, sul loro mondo, di quello che avreste potuto essere anche voi se il tuo avo Re Vegeta I non avesse scatenato quella guerra civile.
Ma sei curioso ancora di più, ora, perché sai che ci sono altre due persone che condividono quella curiosità con te. Altre due persone che hanno vissuto abbastanza su Vegeta-Sei per ricordarselo e fare confronti. Kakaroth era davvero troppo piccolo per ricordare e, soprattutto, la sua memoria vacilla a causa di quella botta in testa che, oltre all'amnesia, sicuramente lo ha reso più scemo di quanto già avrebbe potuto essere.
Quindi siete lì, tutti radunati attorno allo scemo, le vostre mani aggrappate alla sua casacca arancione, pronti per fare un nuovo salto. Mentre vi rammenta di tenervi ben saldi, Radish ti lancia un'occhiata indecifrabile. Nonostante l'imbarazzo di stare spalla contro spalla, ciò che ti permetti di pensare prima di saltare è che sei felice di condividere un'altra avventura insieme a lui.


Non ti è mai piaciuta la sensazione di vuoto d'aria del teletrasporto e, a giudicare da come Nappa e Radish barcollano, potrebbe essere un mal comune.
«Vomiti per un salto iperspaziale, e per questo niente?» brontola infatti Radish, più pallido del consueto. Kakaroth si gratta la testa e ride, ma tu sei troppo impegnato a guardarti intorno, per concordare. Cerchi un paio d'occhi e li trovi nella penombra di una cucina disordinata, puoi scorgere spavento e sollievo insieme quando trovano i tuoi, in mezzo a tanti altri che non conosce. Li vedi traboccare di gioia, l'entusiasmo che ricordavi che arde ancora come l'ultima volta che vi siete salutati.
«SENSEI!» urla. Nella foga di raggiungerti fa cadere una pentola e due barattoli di spezie. Si inchina così profondamente che quasi inciampa nei suoi stessi piedi, e non sai con quale forza trattieni una mezza risata.
«Sensei?!» ripete Radish. Non sai se sia più allibito dall'appellativo o dal fatto che anche qui si usi il dialetto antico Saiyan.
«È venuto davvero, alla fine! Ne sono così onorato! Oh, se l'avessi saputo prima avrei messo un po' in ordine, avrei organizzato qualcosa, avrei annunciato al Re il suo arrivo» blatera senza sosta e intanto tenta di impilare dei piatti sporchi nel lavello, di nascondere delle pentole dentro un'antina che straborda. «Però sto preparando dello gyūniku! Non è molto, ma per voi potrebbe bastare. Ah, signor Goku, che piacere rivedere anche lei! Uhm... ma voi, ehm, non mi sembra di conoscervi, non c'eravate al torneo, vero?»
«Ma chi è questa radio?» brontola Nappa nel tuo orecchio, mentre Cabba ancora tenta di raddrizzare dei quadri impolverati alle pareti e ne fa crollare uno.
«Rilassati, Cabba. Non siamo persone che si formalizzano!» ridacchia Kakaroth. «Loro sono Nappa e mio fratello Radish, due vecchi amici di Vegeta».
Ti strozzi con la tua stessa lingua per la parola amici usata a sproposito – o forse fin troppo a proposito.
«Signor Goku, non sapevo avesse un fratello! Non eravate gli unici Saiyan rimasti?» domanda Cabba, con gli occhioni spalancati di sorpresa. In effetti al tempo del Torneo del Potere pensavate di essere rimasti solo voi due – e avete scelto di omettere anche l'esistenza di tuo fratello Tarble da tutta l'equazione - ma poi avete scoperto di Broly – e il solo pensiero del suo cadavere ancora là, su Tōmok, ti fa stringere le viscere.
Avete troppo da dirvi, troppo da raccontarvi, e ringrazi il cielo che il tempo non stringa e che Freezer non sappia usare il teletrasporto.
Ora devi solo trovare le parole giuste.
«Storia lunga, Cabba. Siediti, dobbiamo parlare».


Mentre ripercorri le tappe di questo ultimo anno, non puoi fare a meno di guardarti intorno, posare lo sguardo sui più piccoli dettagli di quella che è una normalissima casa Saiyan di periferia. Le pareti scrostate, il pavimento ricoperto da un sottile strato di sabbia desertica, il profumo di spezie e di cibo saporito. Un lavandino che gocciola, delle vecchie fotografie appese alle pareti, sopra un mobile in ferro antico ci sono delle candele e il ritratto di una vecchia signora Saiyan, probabilmente la nonna di Cabba. Sai che era morta prima del torneo, sai che vive da solo, che lavora nella capitale come guardia anche se è giovanissimo, che guadagna poco ma si impegna tanto. Sai che si meriterebbe di più.
Vi ha versato lo stufato in quattro ciotole di legno – e ha rinunciato alla sua porzione per poterne dare di più a te. A nulla sono valsi i tuoi tentativi di rifiutare. È sorprendentemente buono e, anche se c'è una nota pepata differente rispetto a quello del tuo pianeta natale, assaggiare il gyūniku ti solletica il palato e ti catapulta indietro nel tempo. E sai che come te anche Nappa e Radish non vedono l'ora di assaggiare quel ryokucha – una specie di tè - che sta bollendo sul fuoco. Ti domandi se qui esistano tutte le ricette tradizionali Saiyan del vostro universo, se ce ne siano delle nuove, delle varianti. Ti domandi quale sia il sistema politico del pianeta, come siano i loro abiti tradizionali, ti domandi troppe cose, ma ora sei tu che devi dare risposte. La tua testa è già là fuori, alla scoperta di un mondo che avrebbe potuto essere anche il tuo, ma fai del tuo meglio per non risultare impaziente, per non fremere.
«Caspita! Quel Freezer è proprio un vile! Pensavo che dopo avervi aiutato al Torneo del Potere vi avrebbe lasciati in pace!» Cabba gonfia le guance e si tortura le mani.
«Quel che pensavamo anche noi ma... mai fidarsi di uno come Freezer» sibili. Lanci un'occhiataccia a Kakaroth e lui la coglie al volo. Fino a pochi giorni fa avrebbe avuto l'audacia di sbuffare e ti avrebbe detto di non esagerare, ma ora capisce e, anzi, sembra quasi vergognarsi delle sue pessime decisioni. «A tal proposito, dov'è Frost? Lo state tenendo d'occhio?»
«Non sta dando problemi ma... beh, cavolo, penso che sia il caso di stare attenti anche a lui. E se si stessero alleando di nuovo?»
«Dopo l'ultima volta, non penso. Freezer ha tradito anche lui, durante il torneo» fa spallucce Kakaroth, ma Cabba sembra preoccupato.
«Voi dite che è il caso di contattare Hit, per batterlo?»
Ti accigli. Non avete bisogno di un sicario per uccidere Freezer. Questa è la vostra battaglia, di tutti voi Saiyan. Di qualsiasi universo. «Ehi, ragazzino, pensi che non siamo abbastanza forti?» grugnisci.
Cabba squittisce e si alza in piedi, quasi sbatte la fronte contro il tavolo a furia di inchinarsi.
«N-no, no no! Chiedo perdono, sensei
Ti viene ancora da ridacchiare, ma non puoi perdere di credibilità di fronte a lui e ti trattieni. Lo fa Kakaroth per te.
«Sicuro però bisogna arrivare preparati alla battaglia. Il potere di Kale unito a quello di Caulifla sicuramente potrà esserci utile» spiega Kakaroth, poi si rivolge agli altri due. «Uh, e magari potreste imparare anche voi la Fusione, per unire le vostre forze combattive».
Nappa si strozza con lo stufato, mentre Radish lo risputa tutto nel piatto con disgusto e iniziano a inveire.
«Non ci pensare neanche!» «Preferirei tornare all'Inferno!» «Puah!» «Mi viene il vomito!»
E viene il vomito anche a te, al pensiero di un Nappish. Inserisci l'immagine nella lista delle dieci cose più disturbanti di tutti i tempi, poi scuoti la testa e scacci i brividi altrove.

«Dobbiamo elaborare un piano, trovare un luogo per attirarlo così che i civili non vengano coinvolti, mettere al corrente le autorità della minaccia».
«Quanto tempo abbiamo?» chiede Cabba, ignorando le lamentele di Kakaroth e i versi di disapprovazione degli altri due buzzurri seduti a tavola.
Ti concentri, chiudi gli occhi. Il disgusto verso Nappish torna al secondo posto, quando avverti il Ki di quel bastardo, attraverso le pieghe dello spazio.
«È ancora lontano, non saprei dire quanto».
Radish la smette di inveire e torna serio, si pizzica il mento e tu sai che fa così per macinare calcoli matematici complessi. È sempre stato bravo in quelle cose, anche se a volte utilizzava il suo talento per attività effimere come barare a Sabaq e portare via a Nappa tutti i suoi averi.
«Contando che era circa dieci ore avanti a noi, che la nostra rotta per Sadala distava tredici giorni e mezzo di viaggio, ma la sua astronave era sicuramente più veloce, e con più serbatoi per i salti iperspaziali... facendo due calcoli approssimativi... sarà qui tra cinque giorni. Per la precisione potrebbero essere quattro giorni e ventidue ore».
Kakaroth rimane stupito e non fa niente per nasconderlo. Tu oramai sei abituato alle abilità di Radish, eppure ti stupisce sempre lo stesso – ma lo nascondi troppo bene.
Cabba, invece, salta di nuovo in piedi e inizia a trotterellare in giro per la stanza. «Dobbiamo andare nella capitale! Devo organizzare subito un incontro con Re Sadala VII! È sempre così impegnato, spero che mi riceva già nelle prossime ore! Nel frattempo, dirò a Kale e Caulifla di mostrarvi la città! E devo trovarvi un posto dove dormire. Vi ospiterei qui ma... beh, lo spazio è poco, e sicuramente non sarebbe di vostro gradimento questo posto vecchio e logoro. Ah, accidenti, devo anche dare una pulita, qu-»
«Non ti preoccupare. Abbiamo dormito tutti in posti peggiori» lo interrompi prima che ti faccia venire il mal di testa, anche se apprezzi quella premura.
Anche se ora sei abituato alle comodità della Capsule Corporation, non hai certo dimenticato le notti all'addiaccio su pianeti ai confini del culo intergalattico. Non avresti problemi a dormire in un sacco a pelo in quella casa ma, al contempo, non vorresti nemmeno disturbare.
«Già, piccoletto, io dormo anche sui sassi» ridacchia Radish, gioviale. E sai che è così. Non dimenticherai mai le volte in cui l'hai trovato spalmato a russare persino in mezzo ai rovi.
«Il problema poi è svegliarlo» interviene Nappa. Ricordi bene anche quello.
Soprattutto perché anche con Kakaroth ogni tanto devi utilizzare i Ki-Blast per tirarlo fuori dal mondo dei sogni.
«Un vizio di famiglia...» sibili, sgomitando l'idiota accanto a te. Lui ride, tu grugnisci, Nappa sbuffa, Radish alza gli occhi al cielo.
Cabba vi fissa come se foste lo spettacolo più tragicomico di tutti gli universi – e lo siete. Sorride così tanto da socchiudere gli occhi, poi si inchina di nuovo.
«Sono così onorato di avervi qui! Grazie, sensei, per essersi preoccupato per la mia sorte – per la sorte di noi Saiyan - ancora una volta» balbetta, ma percepisci l'entusiasmo. Ti colpisce in mezzo alle costole, a sinistra.
«Hmpfh...» sbuffi per nascondere quella ghiera di emozioni a te proibite. Non cambierai mai, ma lui ti apprezza così. È un altro di quei pazzi che sanno perdonarti, che sanno riconoscere quello che celi sotto gli strati di orgoglio.
E lo vedi, Radish, con la coda dell'occhio. Vedi che si stupisce di quelle parole, vedi che ancora non è abituato ad avere a che fare con la gente che ti ringrazia per esserti comportato come un essere umano decente. Ti dispiace. Perché vorresti averlo fatto anche con lui, invece sei stato uno stronzo e quindi Radish non è più uno di quei pazzi che sanno perdonarti.
Devi prenderne atto. Deglutisci e torni a colui che invece ora di chiama “maestro”.
«Dovere, Cabba» borbotti, mentre vorresti dirgli che faresti di tutto per lui, per loro. Per i Saiyan di ogni universo. Perché, in fondo in fondo, non hai mai smesso di sentirti Principe. Non più sovrano, non più tiranno, ma colui che darebbe la vita per il bene del proprio popolo.
Cabba si inchina di nuovo. «Bene! Ora andiamo, abbiamo tante cose da fare!» Rovescia la zuccheriera sul tavolo, e questa volta ti lasci scappare un sorrisetto.



 
Continua...

Riferimenti:
-Ho inserito un (non troppo) velato riferimento alla ship GotenxTrunks. Ovviamente non è canonica, ma io la adoro. Non ho messo avvertimenti su coppie yaoi perché faccio solo piccoli riferimenti, spero non dia fastidio a nessuno.
-Ed è tornato un'altra volta il mio amato Rokk: una bevanda superalcolica che, a detta di Vegeta, ha sembianze e consistenze del Vetril. L'ho inventato io e ne parlo in tutte le mie storie, ma giuro che prima o poi lo ricreerò e vi scriverò la ricetta.
-Come in ogni mia storia, la lingua Saiyan è per me assonante con quella giapponese. Quindi ogni termine simil-giapponese che troverete, è lingua Saiyan. (Esempio: Sensei: maestro). Anche alcuni nomi di pietanze tipiche sono ispirate a quelle giapponesi. Gyūniku: stufato. Ryokucha: tè verde. 
-La caratterizzazione di Cabba è un po' enfatizzata e l'ho reso un po' ispirato a Peter Parker. Forse è un po' OOC, ma mi piaceva tanto renderlo in questo modo.
-Anche la storia di Cabba (orfano, solo, che lavora a palazzo) me la sono un po' inventata, visto che non si è potuto osservarne il background.

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente!
Sorvoliamo sui saluti e passiamo direttamente a parlare di quanto sarebbe meraviglioso un Nappish? XD
Scherzi a parte, sono super felice di essere tornata qui *_* scusate se ho saltato la pubblicazione, ma è davvero un periodaccio a livello di impegni. Ho scelto proprio il momento migliore per pubblicare eh!
Finalmente i nostri eroi sono giunti sul pianeta Sadala. Siete curiosi di fare il tour? E di conoscere il Re? Quanto mi piace la Saiyan Culture, oramai lo sapete :D
Grazie di vero cuore per aver letto e per chi mi dedica sempre un momentino per lasciare un parere!
Un abbraccio,
Grace
  
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