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Autore: Scribbling_aloud    13/06/2023    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 9 – Il ragazzo senza nome
 
‘O te la fai passare immediatamente o annullo la cena, sei avvisato!’
Harry era di umore nero, appena tornato dal lavoro. Quel giorno un importante membro della Winzegamot gli aveva “suggerito” di prendere nella squadra un ragazzino. Il “suggerimento” era stato dato in un modo che non lasciava altra scelta che adottarlo e questo lo aveva reso furioso. Il ragazzo non era fisicamente preparato e neanche particolarmente intelligente, sicuro un parente di qualche tipo.
‘Non puoi semplicemente rifiutarti di prenderlo?’ Ginny aveva chiesto, cercando di dar da mangiare a una Sunrise reclutante che si stava contorcendo sul seggiolone, pronta a scoppiare in un capriccio da un momento all’altro.
‘Non vojo!’ stava brontolando immusonita, stringendo le labbra in due linee sottili contro i tentativi di Ginny di propinarle dei broccoli.
‘Ma ti sono sempre piaciuti, amorino della mamma. Dai, sono buoni’ cercò di convincerla.
‘Nooooooooo!’ lei urlò in uno stridio, girando la testa mentre Ginny si stava avvicinando con il cucchiaio.
‘Non posso, Ginny’ Harry sbottò facendo avanti e indietro nella cucina ‘Se lo faccio, vuol dire cominciare una guerra che non voglio cominciare. Specialmente con questo fabbricante di Inferi fuori di testa che ancora non siamo riusciti a prendere.’
C’erano persone al Ministero anche troppo pronte ad accusarlo di incompetenza, molti lo considerano un fastidio, troppo popolare e una minaccia alla loro carriera. Sarebbe sicuramente potuto andare dal Ministro per lamentarsi ma avrebbe solo esacerbato l’animosità facendoli diventare anche più propensi a gettare fango sul suo nome con la stampa. La popolarità era una pericolosa arma a doppio taglio che poteva rivoltarsi contro di lui a ogni momento. Era successo a Hogwarts e poteva succedere di nuovo. Doveva sempre stare attento a non pestare i piedi a nessuno. Fortunatamente il Ministro non lo considerava una minaccia ma più uno strumento da utilizzare per vincere l’approvazione dei cittadini. Non aveva nessunissimo interesse che la popolarità di Harry venisse inquinata, proprio l’opposto. Gli dava tutto il supporto e l’aiuto di cui aveva bisogno (anche fin troppo) ma, nonostante ciò, Harry doveva rimanere sempre all’erta, il vento poteva girare a ogni momento.
Doveva costantemente impegnarsi per mantenere un equilibrio tra le persone che lo amavano e quelle che lo odiavano.
‘Devo tenermi il tipo inutile almeno per il momento’
‘Non vojoooooo!!!’ Sunrise urlava, il suo viso congestionato, dimenandosi furiosamente sul seggiolone.
Ginny, sbuffò strofinandosi il viso, provando di nuovo con una voce suadente a convincere Sunrise a mangiare ‘Dai amore della mamma, solo un pochino. È buono, vedi? La mamma lo mangia anche lei’ disse, facendone scivolare uno in bocca e producendo un’espressione esageratamente soddisfatta.
‘Almeno avrai più tempo libero. Una posizione l’avete riempita.’ Disse a Harry prendendo un altro broccolo con la forchetta mentre Sunrise era sul punto di esplodere con la scenata peggiore nella storia dell’umanità, il suo visetto tutto raggrinzito e tutti i suoi ricci che spuntavano dalla testa in direzioni differenti.
‘Cosa?! Stai scherzando, spero!’ Harry abbaiò stizzoso ‘Meno tempo libero, intendi. Qualcuno dovrà coprire per la sua incapacità. È come avere una persona in meno!’ concluse prendendo una sedia e buttandocisi sopra, incollerito.
‘Noooooooooooooooooooooooooooo! Noooooooooooooooooooo!’ Sunrise frignò.
‘Beh, gli puoi dare da fare inserimento dati o qualcosa del genere. Sunny, se non mangi questo, non mangi nient’altro.’ Sbottò, irritazione che si faceva largo nel suo tono.
Harry grugnì rumorosamente e Sunrise lanciò bellicosa il suo cucchiaio giù dal seggiolone.
Era a quel punto che Ginny l’aveva minacciato di annullare la cena. Stavano aspettando Ted e Victoire e sarebbero arrivati da un momento all’altro. Ginny sperava di far mangiare Sunrise prima del loro arrivo, ma si stava rivelando più difficile del previsto.
Si lasciò cadere mollemente contro lo schienale della sedia, esausta, lasciando il piatto con le verdure maligne sul tavolo, poi, vedendo il cucchiaio sul pavimento, lo raccolse ‘Chiederò a Victoire di aiutarmi’ mormorò sottovoce e poi, girandosi verso Harry che aveva un’espressione truce e le braccia incrociate, ‘Non accetto questo comportamento se ci sono ospiti.’ Lo ammonì sventolandogli sotto il naso un minacciosissimo cucchiaio di Sunrise ‘Vai a farti una corsa, una passeggiata, quello che ti pare ma voglio vederti di ritorno in questa casa con un sorriso cordiale, capito?!’
‘Non vojo!’ Sunrise esclamò sedendosi impettita e incrociando le braccia indisponente.
‘Posso sopportare i capricci di un solo Potter alla volta!’ Ginny concluse abbandonando il pasto di Sunrise per andare alla cucina dove una pentola era sul fuoco, il contenuto che sobbolliva pericolosamente.
Harry lasciò la sedia e afferrò la giacca dell’entrata, sfogando il suo malumore aprendo la porta con irruenza.
Ci trovò Ted davanti, il suo pugno sollevato nell’atto di bussare. Dietro di lui c’era Victoire, bella come un angelo, i suoi capelli biondissimi che incorniciavano un viso privo di imperfezioni, che oscurava tutto con il suo fascino sfavillante.
Incontrando i suoi occhi le ginocchia gli diventarono improvvisamente deboli ‘Sai che una volta ho combattuto un drago?’ affermò tutto d’un fiato prima di riuscire a fermarsi.
Ma porca eva! Ma perché mi devo rendere ridicolo ogni santa volta?!!
Ted si morse le labbra per non ridere e Victoire sorrise a disagio.
‘Scusa’ mormorò cupamente abbassando immediatamente lo sguardo.
‘Non ti preoccupare, zio’ lei rispose rassicurante ‘Almeno è vero. Di solito ricevo solo storie assurde. A Natale mi sono scontrata con lo zio Ron nel corridoio e mi ha detto che ne ha sconfitto uno con solo la mano destra e senza usare una bacchetta’
Harry fece un mezzo sorriso, almeno non era l’unico.
‘Dove vai?’ Ted chiese grattando le scarpe sul tappetino.
‘A fare una passeggiata. Apparentemente non sono dell’umore giusto per intrattenere ospiti’ grugnì irritato, tutta l’acidità che tornava in un secondo ‘Ginny è in cucina con...’
‘Noooooooooooooooooooooooooooooo’ un acuto frigno li interruppe.
‘...Sunrise’ tagliò corto.
Si addossò al muro per farli passare in modo da essere il più lontano possibile da Victoire e una volta che furono nel corridoio, sgusciò fuori rapidamente, prima che potessero aggiungere nulla.
‘Torno subito’ disse chiudendosi la porta dietro, bloccando lo sguardo inquisitore di Ted.
Il parco era buio e tranquillo e già quello lo aiutò a sbollire. Le giornate erano ancora corte e fredde, trasformandogli il fiato in una nuvoletta di fronte al viso. Poche persone gironzolavano, alcuni corridori e alcune che portavano fuori il cane. I lampioni illuminavano il viale principale e lui lo seguì cercando di far scemare la rabbia. Si abbottonò il cappotto fino al mento per tenere fuori il freddo e infilò le mani in tasca per tenerle al caldo. Camminò per un po’ godendosi la quiete della serata e poi si sedette su una panchina fissando distrattamente un’aiuola vuota.
Non c’era nessun motivo di arrabbiarsi in questo modo, non poteva farci niente e, dopotutto, magari poteva anche trovare un modo di fare un buon uso del ragazzo. Come Ginny aveva detto c’erano sempre un sacco di scartoffie da tenere in ordine, forse sarebbe potuto tornare utile, magari poteva anche insegnargli una cosa o due e vedere di tirarne fuori qualcosa di buono.
Questa riflessione lo condusse a più miti consigli ma non si sentiva ancora pronto per tornare; non aveva voglia di compagnia. Appoggiò le braccia sullo schienale della panchina riflettendo sul da farsi proprio mentre una figura apparve dinanzi a lui gettandogli addosso una lunga ombra. La figura dava le spalle alla luce impedendogli di vederne il viso ma solo il contorno e quello fu abbastanza per determinarne l’età: era un ragazzino. Probabilmente dell’età di James ma più infantile nell’apparenza, con ancora tutti i tratti dell’adolescenza, appendici troppo lunghe comparate ad un corpo estremamente magro.
Lo fissò intentamente, la sua espressione illeggibile e proprio quando Harry stava per aprire bocca, il ragazzo parlò per primo.
‘Sei Harry Potter...’ mormorò solamente.
Harry sentì una fitta di irritazione. Com’era possibile che non poteva starsene in pace per più di dieci minuti senza essere disturbato? Perché le persone si sentivano autorizzate a rivolgerglisi ogni volta? Una persona normale non andrebbe da uno sconosciuto a importunarlo se si sta facendo una passeggiata al parco; quindi, perché si prendevano quella libertà con lui?
Ma visto che si sforzava sempre di essere educato in queste occasioni, specialmente perché la persona in questione era un ragazzo molto giovane, assentì scacciando la smorfia in favore di un sorriso.
‘Me l’ero immaginato. Ti ho riconosciuto subito’ borbottò timidamente dondolandosi su una gamba. Come tutti gli adolescenti, sembrava non sapere che farsene di tutta quella sovrabbondanza di arti ‘Delle ragazze mi hanno detto che vieni spesso qui’ continuò ‘Ho fatto un po’ di giri sperando di incontrarti ma non succedeva mai’
Harry non seppe cosa dire; si aspettava una richiesta di un autografo o qualcosa del genere, ma non arrivava, quindi, dopo una lunga pausa, disse ‘Sì, non vengo più qui molto spesso’
Il ragazzino annuì chiaramente impacciato e Harry fu sul punto di domandare come potesse essergli utile quando parlò di nuovo.
‘Mi spiace disturbarti e tutto. Deve essere un rompimento assurdo’
‘Non c’è problema. Ci sono abituato’ mentì stancamente. Lo odiava con tutto il cuore ma non c’era ragione di far sentire il ragazzo ancora più in imbarazzo di quanto non fosse già.
Lui annuì alle sue parole, intanto che tracciava una linea nella ghiaia con la scarpa da tennis.
‘Posso fare qualcosa per te?’ Harry chiese cominciando a sentirsi leggermente a disagio.
Il ragazzo aprì la bocca per parlare ma non ne uscì alcun suono. Si guardò intorno distrattamente e poi gli gettò un’occhiata fugace ‘So che suona da stupidi ma ho tipo scritto una lettera e mi domandavo se potessi leggerla’ e poi aggiunse velocemente prima che Harry potesse rispondere ‘Cioè, se non ti crea problemi. Non sei obbligato, se non ti va’
Harry ne rimase un po’ sorpreso. Gli succedeva spesso di ricevere lettere ma non molto spesso da ragazzi, erano di solito le ragazze, o bambini, o donne, o anziani ma non spesso maschi adolescenti. In ogni caso lo rassicurò ‘Certo, dammela. La leggo, non c’è problema’ e, per una volta, non stava mentendo, era curioso di apprenderne il contenuto.
Il ragazzo pescò dalla tasca una lettera mezza stropicciata e gliela porse.
Harry la prese, ma come stava per aprirla, il ragazzo lo bloccò allarmato ‘No! Per favore non qui. Leggila a casa’
‘Ok’ lui rispose sconcertato infilandosela in tasca.
‘Grazie’ il ragazzo disse ‘Non devi rispondere, sai. Non me lo aspetto. Ho solo pensato… sai…’ piegò la testa da un lato la sua attenzione catturata da un cane che abbaiava non molto lontano ‘…di scrivere…’ concluse guardandosi le scarpe.
‘Ok’
‘Vado ora’ Il ragazzo continuò infilando le mani nelle tasche ‘Mi ha fatto piacere conoscerti e tutto’ e poi aggiunse ‘E mi spiace se ti ho disturbato’
‘Non preoccuparti. Non c’è problema’
Il ragazzo annuì ‘Ci si vede’ concluse timidamente con uno scrollamento di spalle e si allontanò, senza voltarsi indietro.
Harry lo seguì con lo sguardo fino a che non sparì, sconcertato da quel bizzarro incontro.
Prese la lettera dalla tasca e la studiò curiosamente girandosela tra le mani. La busta non aveva nessuna scritta sopra. La aprì e ne tirò fuori un singolo foglio di carta stropicciato. Non c’era molto sopra.
E come percorse le prime righe, alzò lo sguardo immediatamente per vedere se il ragazzo fosse ancora in vista, ma non c’era più. Deluso, riportò l’attenzione sulla lettera e quando finì, il suo sguardò si posò di nuovo sull’aiuola vuota, il foglio ancora stretto nella mano, e sospirò. Non rispondeva mai a quelle lettere, la maggior parte delle volte non le leggeva neanche e lo colpì in modo particolare che l’unica volta che si sentì incline a farlo, la lettera in questione non riportava nessun indirizzo. Non era neanche firmata.
Harry fu improvvisamente dispiaciuto di non avergli chiesto il nome.
   
 
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