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Autore: riccardoIII    14/06/2023    5 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, era nato il futuro.
 
 
 
Era intento a vegetare sul divano, “Atrocity exhibition” suonava dal giradischi per la terza volta quel giorno. Se non avesse smesso di ascoltarlo a ripetizione il disco si sarebbe rovinato prima di compiere un mese.
 
Non che gli importasse davvero, in realtà. Non gli importava di molto in quel periodo, a parte darsi una ripulita per gli incontri settimanali con James e Lily e Materializzarsi in una qualche foresta sperduta del Galles la notte del Plenilunio. L’Ordine operava ancora a intensità ridotta, il che significava che non veniva chiamato più di un paio di volte a settimana per fare cose stupide tipo stilare e consegnare gli incarichi o occuparsi di coprire il turno di qualcun altro, e la sua principale fonte di impegno degli ultimi quattro mesi era morta da, beh, tre. Non aveva nulla da fare, non poteva andarsene in giro per la Londra magica e Moody gli aveva chiesto fin troppo gentilmente di limitare al minimo anche le sue uscite tra i babbani, quindi passava la maggior parte delle sue giornate tappato in casa a rimuginare sul fatto di aver perso suo padre, e sull’attacco di Voldemort, e sulla spia, e sulla loro potenziale morte imminente.
 
Temeva di essere diventato paranoico, e anche un po’ misantropo. L’isolamento non gli aveva mai fatto troppo bene, nemmeno quando era stato un ragazzino segregato in camera sua a Grimmauld Place; ora, con tutti quei pensieri negativi e l’atmosfera lugubre e la guerra e la morte di Charlus che ancora gli faceva sanguinare il cuore, stare rinchiuso tutto il giorno senza uno scopo stava rischiando seriamente di farlo impazzire.
 
Quindi, quello era solo un giorno come un altro a casa Black quando successe qualcosa di terribilmente insolito: sentì bussare alla porta. Istintivamente, in un attimo, impugnò la bacchetta ma lasciò andare il vinile sul giradischi; si avvicinò alla porta il più silenziosamente possibile.
 
-Sono Remus- disse colui che stava fuori dalla porta; almeno aveva la certezza che fosse un maschio.
 
A meno che non abbia preso della Polisucco.
 
-Quale libro ti prestò Rosamund Madley al settimo anno?-
 
Poteva quasi vederlo sbuffare per l’impazienza.
 
-Le Metamorfosi di Ovidio-
 
Sirius spalancò la porta e sorrise genuinamente all’indirizzo del nuovo arrivato.
 
-È un piacere vederti, Moony-
 
Anche l’altro gli sorrise, accettando l’invito a entrare senza smettere di guardarlo.
 
-Direi altrettanto, se non fosse che… Da quanto tempo non fai una doccia, Sirius?-
 
Si passò una mano sul volto, distrattamente.
 
-Sono stato a cena da Prongs martedì, quindi un paio di giorni fa-
 
Remus parve seriamente preoccupato.
 
-Pads, è domenica. Sei chiuso qui dentro da allora? Da solo?-
 
-Non è che io abbia granché da fare ultimamente, vero?-, borbottò retorico, dirigendosi verso il bagno prima che l’amico lo invitasse più eloquentemente a darsi una lavata, -Fa’ come se fossi a casa tua, arrivo subito-
 
Dieci minuti dopo Sirius fu di ritorno in soggiorno, e doveva ammettere di sentirsi molto meglio di prima ora che aveva dei vestiti freschi di bucato addosso. Remus invece di sedersi a poltrire aveva fatto fruttare il tempo che lui aveva passato a rendersi presentabile e sembrava intento a rassettare: aveva spalancato le finestre, il caldo sole di luglio invadeva la stanza insieme al vociare proveniente dalla città sotto di loro, e ora era impegnato ad Appellare tutte le bottiglie e gli incarti di cibo pronto accartocciati e sparsi per la stanza.
 
-Spero che tu non abbia pulito casa nell’ultimo mese e mezzo, altrimenti sarò costretto a pensare che sei diventato un alcolizzato-
 
Lui ridacchiò.
 
-Una cosa non esclude l’altra. Che ti offro?-
 
Remus si voltò a guardarlo come prima. Come se fosse fuori di testa.
 
-Sir, James e Lily ci stanno aspettando per pranzo. È domenica. Sono le dodici-
 
Lui sbuffò, tornando verso la sua stanza per infilarsi le scarpe.
 
-Sono solo un po’ sfasato, ecco tutto. E non azzardarti a venire di qua, Rem, oppure altro che pranzo: ci costringeresti entrambi a restare qui a pulire-
 
Moony si sporse dal corridoio con ancora in mano la busta in cui stava infilando la spazzatura che raccattava in giro per casa.
 
-Dovresti davvero cambiare le lenzuola. E anche trovarti un impegno fisso aiuterebbe!-
 
-Io ce l’avevo un impegno fisso. Poi qualcuno ha ben pensato di far piovere Voldemort dal cielo-
 
-Sul serio, pensavo che con la maturità avresti perso questa tua tendenza al melodramma-
 
-Chi ha detto che sono maturato?-
 
 
 
Fu una bella giornata. Lily aveva una pancia gigantesca, ormai, e spostarsi le costava una grossa fatica, ma era sorridente e felice di vederli come sempre. La costrinsero a starsene seduta in giardino ad accarezzare il piccolo gattino tigrato che la coppia aveva adottato raccattandolo per strada qualche settimana prima, mentre loro tre si occuparono di scaldare il cibo che Sirius e Remus avevano portato dal Black Curtain. Quei pranzi domenicali, infatti, erano stati indetti due mesi prima per avere un appuntamento fisso in cui incontrarsi ma anche per coccolare un po’ gli sposini man mano che si avvicinava il momento del parto: erano sempre i tre Malandrini a portare da mangiare per tutti, cosicché i loro amici potessero prendersi un giorno di totale vacanza.
 
James e Lily avevano deciso di non occupare Villa Potter, almeno per il momento. Sirius era sicuro che per James fosse ancora troppo doloroso passare del tempo in quella casa, che ogni stanza nascondesse per lui un fantasma diverso; era altrettanto certo che gli sarebbe piaciuto molto crescerci suo figlio per leggere insieme nella biblioteca, e giocare a Quidditch nel parco o con le costruzioni cambiacolore nella stanza dei giochi che era stata sua, ma era ancora troppo presto. Era tutto troppo caldo, i sentimenti affatto pacati, e se per Sirius era dura non osava immaginare cosa stesse provando James.
 
Stava per diventare padre proprio dopo aver perso il proprio; quello doveva essere uno dei momenti più belli, sconvolgenti e spaventosi della sua vita, un periodo di cambiamenti e turbamenti, e a James era stato portato via il suo punto fermo nel mondo. Senza contare che si sarebbe sentito in colpa a essere felice, ma anche a non esserlo: in qualsiasi caso sarebbe stato manchevole nei confronti della memoria di suo padre, o dell’arrivo di suo figlio.
 
Sirius leggeva tutto quello negli occhi di James quando guardava sua moglie con una tenerezza disarmante, ma sporcata da un velo di nostalgia. Era difficile attraversare quel momento, lo era anche per la stessa Lily: era stata stoica in quei mesi, e nonostante il proprio dolore e il periodo complesso che stava vivendo a causa della gravidanza non aveva mai fatto mancare il suo supporto a James e nemmeno a lui. Ancora adesso scriveva a Sirius almeno due volte a settimana, indipendentemente da quanto spesso si incontrassero, e gli mandava libri o dischi per tenerlo impegnato. Era il suo modo di fargli sapere che c’era, ed era lì per lui. Sirius lo apprezzava tantissimo.
 
-Allora, è pronto il pollo?-
 
Lui sorrise a James sbucando fuori dai propri pensieri.
 
-Sì sì, ci siamo-
 
James gli lasciò una delicata stretta sul braccio destro, appena percepibile, e se ne andò fuori portando la ciotola dei fagiolini. Quando Sirius raggiunse il gruppetto i tre erano già seduti attorno al tavolo sul retro al riparo dal sole e pronti ad abbuffarsi.
 
-Eccoci qui! Allora, Rossa, hai intenzione di smettere di lievitare o vuoi raggiungere un nuovo record?-
 
-Ehi! Non è carino da parte tua criticare il mio aspetto, sono emotivamente instabile! Potrei piangere!-
 
-Potrebbe davvero-, intervenne James servendole una coscia arrosto, -Scoppia per un nonnulla ultimamente. Ieri perché aveva male ai piedi-
 
-Mi facevano davvero molto male!- ribatté lei, rifilandogli un buffetto. Sirius e Remus risero mentre attaccavano i propri piatti.
 
-Quindi, Pete te lo sei mangiato o ha trovato una nuova scusa per non degnarci della sua presenza?-
 
Remus gli lanciò un’occhiataccia.
 
-Non essere caustico, lo sai che a sua madre non piace…-
 
-Non piace che se ne vada la domenica, sì. Ha vent’anni, Rem, non dodici. Se gli interessasse incontrarci di tanto in tanto sono sicuro che troverebbe il modo di farsi vedere, non trovi?-
 
James, a cui non piaceva notare che le sue convinzioni erano state errate e ancor di più odiava che si stessero perdendo di vista, sbuffò spazientito giocando col cibo ma non intervenne; Lily gli prese la mano nella propria.
 
-Magari verrà per il tè. A proposito, ci raggiungerà Mary dopo pranzo-
 
-Oh, finalmente rivedremo McDonald! Mi è mancata in questi mesi. E invece, Rem, Tara quando la conosceremo?-
 
Remus arrossì e deglutì un boccone parecchio grosso prima di rispondere mentre James e Lily si sforzavano di restare seri.
 
-La conosci già, Pads, ne sono piuttosto sicuro visto che abbiamo frequentato le stesse classi per sette anni-
 
-Oh, sai che all’epoca ero totalmente concentrato su me stesso. E comunque non era ancora la tua fidanzata, allora-
 
Si beccò un calcio sotto il tavolo.
 
-Non è la mia fidanzata, cane degenere-
 
-Mi sei mancato anche tu, Moony. Questo significa che ho ancora qualche possibilità?-
 
 
 
Quando arrivò Mary li trovò ancora lì fuori, a ridere e scherzare come quando erano solo dei ragazzi. Lily, che a un certo punto si era appisolata col gatto in braccio senza che nessuno di loro avesse il cuore di svegliarla, abbracciò stretta la sua amica per quanto il pancione glielo permettesse e poi concesse a tutti loro di fare altrettanto. Non la vedevano dal funerale di Charlus.
 
La loro vecchia compagna di scuola aveva trovato lavoro alla Gazzetta del Profeta come fotografa da qualche tempo, argomento che occupò tutta la prima parte della loro conversazione. James servì tè freddo e dolcetti che a Sirius sembrarono fin troppo familiari per non conoscerne la provenienza mentre Mary raccontava dei primi reportage e del suo superiore scorbutico, e poi parlarono della nascita imminente e del caldo. Nessuno di loro tirò fuori l’argomento guerra, cosa di cui Sirius fu intimamente grato; da quando non facevano più la loro parte non riusciva a non sentirsi in colpa quando veniva a sapere di cose come la spedizione di caccia al babbano nel Surrey che aveva causato la morte di tre famiglie la settimana precedente o della distruzione della drogheria di Godrick’s Hollow che sul retro vendeva anche ingredienti per pozioni per la porzione magica della popolazione locale del mese scorso.
 
Si trattennero lì fino a sera. Prima di andar via Sirius aiutò James a sistemare tazze e piatti mentre Remus dava una mano a Lily a rientrare in casa.
 
-Milly vi manda ancora da mangiare, quindi?- gli domandò indicando il vassoio di pasticcini. James ridacchiò.
 
-Almeno una volta al giorno ci porta qualcosa. Dovresti permettergli di farlo anche con te, gli manchi e si sentirebbe utile-
 
-Ha una casa enorme da gestire, ha già abbastanza da fare. E credimi, se mettesse piede in casa mia sarebbe la volta buona che lo sentiremmo urlare-
 
Prongs lo scrutò con fare indagatore.
 
-Ti stai lasciando andare?-
 
Lui posò il piatto sul tavolo della cucina e fece spallucce, ma si lasciò guardare fin dentro gli occhi.
 
-Non ho nulla da fare, i giorni sono tutti uguali. Staresti impazzendo anche tu se tua moglie non stesse per sganciarti una bomba in braccio da un momento all’altro-
 
Se non l’avesse visto fare e dire cose molto più sconvenienti di quella, forse lo sguardo di biasimo di James avrebbe potuto avere un qualche effetto su di lui.
 
-Non va bene Pads. Non puoi star lì a rimuginare e commiserarti, impazzirai-
 
Sirius abbassò gli occhi sulle piastrelle del pavimento.
 
-Non posso uscire di casa, non posso rendermi utile, e di sicuro non posso piombare qui ogni giorno nonostante quello che dite tu e Lily. Avete la vostra vita e…-
 
-E tu ne fai parte, Sir, ne sei una parte fondamentale. Siamo la tua famiglia, le famiglie si prendono cura gli uni degli altri. Stiamo uscendo da un momento difficile, dovremmo stare uniti-
 
Sirius sollevò lo sguardo su suo fratello e gli sorrise, malinconico.
 
-Lo siamo. Siamo uniti, James, e ci saremo sempre l’uno per l’altro, ma non possiamo… Non viviamo più insieme. Non siamo più adolescenti, siamo uomini ormai. Insomma, guardati, stai per diventare padre! Io… Me ne tirerò fuori, ha ragione Moony, dovrei trovarmi qualcosa con cui passare il tempo. Magari comprerò una moto da risistemare, o prenderò un gatto come avete fatto voi-
 
James guardò fuori dalla finestra; a quanto pareva anche Remus e Lily stavano avendo il loro momento di conversazione privata, perché erano ancora in giardino a chiacchierare guardando il tramonto.
 
-Avrei tanto voluto che papà fosse qui per vederlo-
 
Gli diede una piccola spallata.
 
-Ha un musetto carino, certo, ma in fondo è solo un gattino come tanti-
 
James ridacchiò.
 
-Sei proprio un coglione, Sirius Black-
 
-Il tuo coglione preferito però!-
 
Quello si voltò verso di lui con la solita nota nostalgica nello sguardo.
 
-Su questo ci puoi giurare, fratello-
 
 
 
-Mi scusi, signore, non credo di capire-
 
Silente lo guardava da dietro la sua scrivania con un’aria più tesa del solito.
 
-Ti sto chiedendo, Sirius, di convincere Lily a non partorire al San Mungo-
 
-Questa parte era chiara, non capisco perché non dovrebbe farlo però-
 
Il preside incrociò le dita davanti al naso come faceva spesso, continuando a fissarlo dritto negli occhi.
 
-Visto il particolare momento in cui ci troviamo, e il fatto che Lily e James hanno affrontato Voldemort pochi mesi fa, mi sentirei più sicuro se scegliessero un posto neutro e al riparo da sguardi indiscreti-
 
Sirius aggrottò le sopracciglia.
 
-Intende che potrebbe essere un bersaglio?-
 
-Esattamente quello che volevo dire, sì-
 
-E, non mi fraintenda sono felicissimo di avere una scusa per uscire di casa e ritornare a Hogwarts è fantastico, ma mi ha convocato qui per dirmelo perché…?-
 
Il vecchio brillio tornò a illuminare gli occhi azzurri dietro le lenti.
 
-Perché se mi presentassi a casa tua, o a casa loro, passerei poco inosservato come potrai ben immaginare-
 
Sirius ridacchiò.
 
-Sì, lo immagino. Ha dato le stesse indicazioni anche ad Alice e Juliet?-
 
Per un istante molto breve Sirius pensò che l’uomo l’avesse guardato con sospetto.
 
-Sì, ho fatto in modo che la professoressa McGrannitt avesse una conversazione casuale con Augusta Paciock qualche giorno fa in cui le suggeriva l’idea. Per quel che riguarda Juliet, non dovrebbe partorire prima di settembre quindi abbiamo tempo per pensarci-
 
Sirius accavallò la gamba destra sulla sinistra; era strano stare lì dentro in jeans e t-shirt, in mezzo a tutti quegli strani strumenti e alambicchi così evidentemente magici.
 
-Mi faccia capire, vorrebbe che io non gli rivelassi il vero motivo per cui si renderebbe necessaria questa particolare accortezza?-
 
-Immagino che qualunque ansia riusciremo a risparmiare ai signori Potter in questo momento andrà a vantaggio della loro serenità. Se ritieni sia meglio che siano a conoscenza di tutta la storia, però, informali pure-
 
-Avrebbe anche un’idea su quale soluzione sarebbe meglio adottare?-
 
Silente si accomodò meglio contro lo schienale; Sirius capì che doveva essere convinto di aver ottenuto ciò che gli premeva di più.
 
-Caradoc ed Emmeline hanno dato disponibilità ad assistere ai parti a domicilio, ma nel caso in cui si sentissero più a loro agio in un luogo terzo riferisci pure che l’Infermeria di Hogwarts è disposta ad accoglierli senza alcun problema. Potrebbero perfino ricorrere a un ospedale babbano, se Lily lo preferisse viste le sue origini-
 
-Purchè non siano così avventati di raggiungerlo con troppo anticipo, o da non curarsi di essere pedinati immagino. Signore-
 
-Tenderei a essere tranquillo, su questo. Sono piuttosto certo che ti occuperai tu della loro sicurezza-
 
-Quando parla di sicurezza, intende che non devo rivelare nemmeno ai nostri amici dove ci troviamo? E la madre di Lily? Suppongo la vorrebbe vicina in un momento simile-
 
Silente sospirò.
 
-Se ti rispondessi di sì mi daresti ascolto?-
 
-Charlus mi ha chiesto di occuparmi di James. Del fatto che è troppo “ingenuamente ottimista”. E riteneva non potessimo completamente fidarci di nessuno al di fuori della famiglia, dopo Oxford. Ora, sono piuttosto certo che lei non mi dirà perché è così importante che il parto avvenga in segreto, non so se ha avuto una soffiata o se è un veggente, ma so che mio padre si sarebbe fidato di lei per tenere suo figlio al sicuro. È quello che ho intenzione di fare io-
 
Il vecchio lo scrutò con attenzione ancora una volta, pensoso.
 
-Devo ammettere di trovarti molto cambiato, Sirius. Non mi sarei aspettato che mettessi in dubbio la sincerità…-
 
-Non ho detto che penso che la spia sia uno di loro. Non lo credo. Ma una spia c’è, qualunque cosa lei e Moody abbiate provato a farci credere mesi fa, e lo sa anche lei altrimenti non ci saremmo di fatto sciolti. Quindi, se è questo che devo fare per tenerli al sicuro, lo farò-
 
Il silenzio che calò dopo quelle parole si protrasse per qualche istante, punteggiato dai rumori emessi dalla fenice intenta a pulirsi le piume sul trespolo dietro al suo padrone; il preside continuò a fissare Sirius come se lo stesse soppesando e a lui parve di essere tornato un ragazzino che aveva ordito uno scherzo un po’ troppo violento e stesse per conoscere la sua condanna.
 
-Molto bene. Questo è quello che ti consiglio di fare, Sirius-
 
Lui annuì in risposta.
 
-È per questo che ne ha parlato con me? Perché pensava sarei stato più ragionevole di James?-
 
-Credevo semplicemente che al momento James fosse troppo preso da altri pensieri per dedicarmi del tempo, e so che si fida abbastanza del tuo giudizio da seguire i tuoi consigli senza porre troppe domande-
 
Sirius non sapeva che dire, così non disse nulla per un po’.
 
-Bene, è meglio che vada ora se devo fare questa… Cosa. Lily potrebbe entrare in travaglio da un momento all’altro-
 
Silente lo guardò alzarsi.
 
-Quando dovrebbe nascere?-
 
-Oh, la scadenza del termine era fissata per il venti, sarebbe già dovuto essere fuori. Se la sta prendendo comoda, con immenso disappunto di sua madre-
 
Gli occhiali a mezzaluna divennero opachi per un istante, e Silente gli sembrò incredibilmente vecchio e stanco.
 
-Già. Certe volte le cose vanno proprio come devono andare, non trovi?-
 
 
 
Sirius arrivò a casa Potter prima ancora che il Patronus di James si fosse dissolto. Nel piccolo soggiorno c’era la signora Evans, intenta a lavorare a maglia quella che pareva una coperta verde, che trasalì al vederlo uscire dal camino.
 
-Mi scusi se l’ho spaventata- si affrettò a dire, ma lei scosse la testa con un sorriso teso.
 
-Non preoccuparti caro, James mi aveva avvertito che sarebbe successo. È appena arrivata la dottoressa, sono nella loro stanza e c’è anche una… Cosa… Molto servizievole che si occupa delle necessità del momento-
 
Quasi scoppiò a ridere al rifermento a Milly, tanto da dimenticarsi di chiedere cosa esattamente fosse una dottoressa.
 
Si sentiva euforico, eccitato. Finalmente stava succedendo, dopo tutti i mesi d’attesa e le preoccupazioni e la paura e il dolore, finalmente stava per nascere. Finalmente avrebbero avuto qualcosa di cui essere felici.
 
-Ma cosa fai ancora qui? Sali da loro!-
 
Immediatamente l’euforia fu sostituita dal terrore.
 
-Io… No, non penso sia il caso che…-
 
-Ma certo che lo è! James e Lily ti aspettano, hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile! Vai!-
 
Mentre saliva le scale poco convinto che tutto quello fosse appropriato scene terribili si pararono di fronte ai suoi occhi; non aveva nemmeno voluto immaginare, mai, come nascessero i bambini, e non ci teneva minimamente a vedere Lily dilaniata dal dolore e conoscere la dinamica fisiologica della nascita. Era convinto che avrebbe aspettato fuori dalla stanza, a distanza di sicurezza dal sangue e tutto il resto, in modo da continuare a coltivare l’immagine infantile di un parto magico e non cruento.
 
-Ehilà? Devo davvero entrare?- disse bussando alla porta socchiusa della camera da letto. Da dentro almeno non provenivano urla.
 
-Sì, Sir, vieni-
 
La voce di Lily era affaticata, ma non tanto da fargli tremare le gambe. Sirius entrò nella stanza e tirò un sospiro di sollievo quando la vide, in piedi e in camicia da notte, che camminava per la stanza reggendosi la pancia e respirando forte.
 
-Vorrei avere una battuta da fare ma non la trovo. Come stai?-
 
Lei gli dedicò uno sguardo un po’ allucinato mentre le si avvicinava.
 
-Bene. Sono pronta, posso farcela. Vero Emmeline?-
 
La Guaritrice, che stava sistemando un catino pieno d’acqua fumante in un angolo con l’aiuto di Milly, le sorrise.
 
-Certo che puoi. Ce la faremo, e presto avrai tuo figlio in braccio-
 
-O figlia-, disse James, comparendo dal corridoio con le braccia piene di asciugamani, -Perché noi l’ameremo se sarà una femmina esattamente come se sarà un maschio. Hai capito Bozzo?-
 
Si chinò sulla pancia gigantesca di sua moglie e vi lasciò un bacio, e Sirius si sentì immediatamente di troppo.
 
-Lo chiamate ancora Bozzo? Avete scelto almeno, per quando verrà fuori? Se non ve ne foste accorti ci siamo quasi, eh-
 
-Visto che la sua testa mi sta spaccando in due, lo so piuttosto bene che ci siamo quasi- fece Lily, fissandolo in cagnesco. Sirius indietreggiò.
 
-C’è davvero bisogno di essere così descrittiva?!-
 
-Oh Sir, non fare il verginello, lo so che sai benissimo cosa c’è sotto…-
 
-E direi che ora dovremmo davvero cambiare argomento!- intervenne James lanciandogli un’occhiataccia. Lui sollevò le mani in segno di resa.
 
-Abbiamo i nomi sia per un maschio che per una femmina. E Dio, ricordatemi perché sto partorendo in casa come nel neolitico e non al sicuro in un ospedale!-
 
Lily aveva ripreso a camminare; di tanto in tanto si fermava e stringeva i denti con forza, poi ripartiva. James stava sempre un passo dietro di lei, come se potesse cadere all’indietro da un momento all’altro.
 
-Non ho idea di cosa sia il Neolitico, ma stai tranquilla tesoro! Non c’è nulla di male a partorire in casa, abbiamo una Guaritrice fantastica che ha già fatto nascere quanti, centinaia di bambini?-
 
Sirius lanciò uno sguardo a Emmeline e la vide arrossire; non pensava fosse esattamente il suo campo, quello, ma se la dovevano far andare bene lo stesso.
 
-Signora Potter può stare tranquilla, signora, Milly sa come funzionano queste cose!-
 
-Io stesso credo di essere nato in casa- fece Sirius, inventando di sana pianta. Lily lo guardò di nuovo e non parve molto convinta.
 
-Sto facendo una cosa da Purosangue impallinati, quindi?-
 
-Sei particolarmente gentile e amorevole oggi, eh?-
 
-Sirius, sto facendo uscire un essere umano di tre chili minimo dalla mia…-
 
-Penso che andrò ad aspettare giù, eh? Così voi vi concentrate e tutte quelle cose che servono a farlo uscire il prima possibile-
 
James gli dedicò un’occhiata mezza grata e mezza terrorizzata.
 
 
 
Ci vollero sette ore e ventiquattro minuti. Per tutto il tempo Sirius non fece altro che camminare in giardino, sotto il Mantello dell’Invisibilità che aveva sgraffignato a James, la bacchetta in mano e i sensi all’erta, facendo il giro completo della casa ogni nove minuti. Verso le otto il nuovo gattino dei Potter aveva cominciato a seguirlo nella sua ronda, in quello che doveva essergli sembrato una specie di gioco.
 
Quando alla fine la porta d’ingresso si aprì per lasciare uscire la madre di Lily erano le dieci e mezza di sera del trentuno luglio.
 
-È nato, è nato! Sirius, dove ti sei cacciato!-
 
Lui sbucò da dietro un pruno come se fosse sempre stato lì e si diresse a grandi passi verso la porta; la donna lo abbracciò, cosa che non era mai accaduta prima, e per la prima volta da quando l’aveva conosciuta gli sembrò che avesse riacquistato un po’ di corpo, che non fosse eterea.
 
Insieme salirono al piano di sopra. A Sirius batteva il cuore a mille per l’emozione e la tensione; non aveva idea di cosa aspettarsi, non aveva mai visto un neonato prima di allora, e gli sembrava assurdo esserne spaventato ma lo era mentre apriva la porta della camera da letto di James e Lily e li vedeva lì, tutti e tre sul letto.
 
James lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e lui lo abbracciò stretto, mentre la madre di Lily accarezzava commossa la piccola testina già coperta di capelli neri che spuntava tra le braccia della mamma. A Prongs ci vollero parecchi istanti per ricomporsi e lasciarlo andare con un sorriso enorme sul volto, e lui si voltò verso Lily che sembrava esausta e radiosa allo stesso tempo; le lasciò un bacio sulla fronte a cui lei rispose con uno sguardo pieno di felicità mentre gli mostrava il minuscolo bambino che stringeva al petto, intento ad abbeverarsi con enorme soddisfazione dal suo seno.
 
-Sirius, ecco il tuo figlioccio. Harry Potter-
 
 

 
Note:
Atrocity Exhihbition è un pezzo dei Joy Division, contenuto nel disco Closer pubblicato nel 1980.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto.



 
   
 
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